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venerdì 31 agosto 2012

L’omicidio massonico: tutti lo vedono, tranne gli inquirenti...gli omicidi di Melania Rea e di Yara Gambirasio nascondono inquietanti analogie e somiglianze con i macabri rituali dei delitti esoterico-massonici!

Gli omicidi commessi dalla massoneria seguono tutti un preciso rituale e sono – per così dire - firmati.
 
Dal momento che le associazioni massoniche sono anche associazioni esoteriche, in ogni omicidio si ritrovano le simbologie esoteriche proprie dell’associazione che l’ha commesso; simbologie che possono consistere in simboli sparsi sulla scena del delitto, o nella modalità dell’omicidio, o nella data di esso.
Questo articolo è però necessariamente incompleto, nel senso che sono riuscito a capire la motivazione e la tecnica sottesa ad alcuni delitti solo per caso, con l’aiuto di alcuni amici, giornalisti, magistrati o semplici appassionati di esoterismo. Ma devo ancora capire molte cose. La mia intenzione è di fornire però uno spunto di approfondimento a chi vorrà farlo.

Evitiamo di ripercorrere i principali omicidi, perché ne abbiamo accennato nei nostri precedenti articoli (specialmente ne“Il testimone è servito” e in quello sul mostro di Firenze).
Facciamo invece delle considerazioni di ordine generale.

I miei dubbi sul fatto che ogni omicidio nasconda una firma e una ritualità nacquero quando mi accorsi di una caratteristica che immediatamente balza agli occhi di qualsiasi osservatore: tutte le persone che vengono trovate impiccate si impiccano “in ginocchio”, ovverosia con una modalità compatibile con un suicidio solo in linea teorica; in pratica infatti, è la statistica che mi porta ad escludere che tutti si possano essere suicidati con le ginocchia per terra, in quanto si tratta di una modalità molto difficile da realizzare effettivamente.
Così come è la statistica a dirci che gli incidenti in cui sono capitati i testimoni di Ustica non sono casuali; ben 4 testimoni moriranno in un incidente aereo, ad esempio, il che è numericamente impossibile se raffrontiamo questo numero morti con quello medio delle statistiche di questo settore.

L’altra cosa che mi apparve subito evidente fu la spettacolarità di alcune morti che suscitavano in me alcune domande.
Perché far precipitare un aereo, anziché provocare un semplice malore (cosa che con le sostanze che esistono oggi, nonché con i mezzi e le conoscenze dei nostri moderni servizi segreti, è un gioco da ragazzi)?
Perché “suicidare” le persone mettendole in ginocchio, rendendo così evidente a chiunque che si tratta di un omicidio? (a chiunque tranne agli inquirenti, sempre pronti ad archiviare come suicidi anche i casi più eclatanti)
Perché nei delitti del Mostro di Firenze una testimone muore con una coltellata sul pube? (anche questo caso archiviato come “suicidio”). Perché una modalità così afferrata, ma anche così plateale, tanto da far capire a chiunque il collegamento con la vicenda del mostro?
Perché firmare i delitti con una rosa rossa, come nel caso dell’omicidio Pantani, in modo da rendere palese a tutti che quell’omicidio porta la firma di questa associazione? Ricordiamo infatti che Pantani morì all’hotel Le Rose e che accanto al suo letto venne trovata una poesia apparentemente senza senso che diceva: “Colori, uno su tutti rosa arancio come contenta, le rose sono rosa e la rosa rossa è la più contata”. Ricordiamo anche che Pantani ebbe un incidente (per il quale fece causa alla città di Torino) proprio nella salita di Superga, ovverosia la salita dove sorge la famosa cattedrale che fu eretta nel 1717, data in cui la massoneria moderna ebbe il suo inizio ufficiale. Se questi particolari non dicono nulla ad un osservatore qualsiasi, per un esperto di esoterismo dicono tutto. Tra l’altro la collina di Superga è quella ove si schiantò l’aereo del Torino Calcio, ove morì un’intera squadra di calcio con tutto il personale al seguito. Altra coincidenza inquietante, a cui pare che gli investigatori non abbiano mai fatto caso.
Perché far morire due testimoni di Ustica in un incidente come quello delle frecce tricolori a Ramstein, in Germania, destando l’attenzione di tutto il mondo?

La domanda mi venne ancora più forte il giorno in cui con la mia collega Solange abbiamo avuto un incidente di moto. Con due moto diverse, a me è partito lo sterzo e sono finito fuori strada; mi sono salvato per un miracolo, in quanto l’incidente è capitato nel momento in cui stavo rallentando per fermarmi e rispondere al telefono; Solange, che fortunatamente è stata avvertita in tempo da me, ha potuto fermarsi prima che perdesse la ruota posteriore.
Ora, è ovvio che un simile incidente – se fossimo morti - avrebbe provocato più di qualche dubbio. Magari a qualcuno sarebbe tornato in mente il caso dei due fidanzati morti in un incidente analogo qualche anno fa: Simona Acciai e Mauro Manucci. I due fidanzati morirono infatti in due incidenti (lui in moto, lei in auto) contemporanei a Forlì. Nel caso nostro, due amici e colleghi di lavoro morti nello stesso modo avrebbero insospettito più di una persona e sarebbero stati un bel segnale per chi è in grado di capire: sono stati puniti.

Per un po’ di tempo pensai che queste modalità servivano per dare un messaggio agli inquirenti: firmando il delitto tutti quelli che indagano, se appartenenti all’organizzazione, si accorgono subito che non devono procedere oltre.
Inoltre ho pensato ci fosse anche un altro motivo. Lanciare un messaggio forte e chiaro di questo tipo: inutile che facciate denunce, tanto possiamo fare quello che vogliamo, e nessuno indagherà mai realmente.
Senz’altro queste due motivazioni ci sono.
Ma ero convinto che ci fosse anche dell’altro, specie nei casi in cui la firma è meno evidente.
La risposta mi è arrivata un po’ più chiara quando ho scoperto che Dante era un Rosacroce (dico “scoperto” perché non sono e non sono mai stato un appassionato di esoterismo).
Ora la massoneria più potente non è quella del GOI, ma è costituita dai Templari, dai Rosacroce e dai Cavalieri di Malta.
E allora ecco qui la spiegazione dell’enigma: la regola del contrappasso.

Nell’ottica dei Rosacroce, chi arriva al massimo grado di questa organizzazione, ha raggiunto la purezza della Rosa.
Nella loro ottica denunciare uno di loro, o perseguirlo, è un peccato.
E il peccato deve essere punito applicando la regola del contrappasso.
Quindi: volevi testimoniare in una vicenda riguardante un aereo caduto? Morirai in un incidente aereo.
Volevi testimoniare in un processo contro il Mostro di Firenze? Morirai con l’asportazione del pube, cioè la stessa tecnica usata dal Mostro sulle vittime.
La regola del contrappasso è evidente anche ad un profano nel caso di Luciano Petrini, il consulente informatico che stava facendo una consulenza sull’omicidio di Ferraro, il testimone di Ustica trovato “impiccato” al portasciugamani del bagno. Petrini morirà infatti colpito ripetutamente da un portasciugamani.
Nel mio caso e quello della mia collega il “peccato” consiste invece nell’aver denunciato determinate persone appartenenti alla massoneria (in particolare quella dei Rosacroce). Per colmo di sventura poi andai a fare l’esposto proprio da un magistrato appartenente all’organizzazione (cosa che ovviamente ho scoperto solo dopo gli incidenti, decriptando la lettera che costui mi inviò successivamente). Che è come andare a casa di Provenzano per denunciare Riina.
Nel caso di Fabio Piselli, invece, il perito del Moby Prince che doveva testimoniare riguardo alla vicenda dell’incendio capitato al traghetto, costui è stato stordito e messo in un’auto a cui hanno dato fuoco, forse perché il rogo dell’auto simboleggiava il rogo della nave.

Talvolta invece il simbolismo è più difficile da decodificare e si trova nelle date, o in collegamenti ancora più arditi, siano essi in casi eclatanti, o in banali fatti di cronaca.
Nel caso del giudice Carlo Palermo che il 02 aprile del 1985 tentarono di uccidere con un’autobomba a Pizzolungo (Trapani)[1]. Il giudice Palermo era stato titolare di un’ampia indagine sul traffico di armi ed aveva indagato sulla fornitura di armi italiane all’Argentina durante la guerra per le isole Falkland, guerra scoppiata proprio il 02 aprile 1982 con l’invasione inglese delle isole. L’autobomba scoppiò quindi nella stessa data, e tre anni dopo (tre è un numero particolarmente simbolico).
Ed ancora per quanto riguarda l’omicidio di Roberto Calvi. Come ricorda il giudice Carlo Palermo: “Nella inchiesta della magistratura di Trento un teste (Arrigo Molinari, iscritto alla P2), dichiarò che Calvi – attraverso le consociate latino-americane del Banco Ambrosiano – aveva finanziato l’acquisto, da parte dell’Argentina, dei missili Exocet e in definitiva l’intera operazione delle isole Falkland”[2]. I primi missili Exocet affondarono due navi inglesi (la Hms Sheffield e Atlantic Conveyor). Il 18 giugno 1982 Roberto Calvi fu trovato morto impiccato a Londra sotto il ponte dei frati neri (nome di una loggia massonica inglese). Inoltre il ponte era dipinto di bianco ed azzurro che sono i colori della bandiera argentina.

Nel caso del delitto Moro la scena del delitto è intrisa di simbologie, dal fatto che sia stato trovato a via Caetani (e Papa Caetani era Papa Bonifacio VIII, che simpatizzava per i Templari e a cui mossero le stesse accuse rivolte a quest’ordine) alla data del ritrovamento, al fatto che sia stato trovato proprio in una Renault 4 Rossa. Se Renault Rossa sta per Rosa Rossa, la cifra 4 farebbe riferimento al quatre de chiffre (ma forse anche al numero di lettere della parola “rosa”).

Il mio articolo termina qui.
Non voglio approfondire per vari motivi.
In primo luogo perché non sono un appassionato di esoterismo e scendere ancora più a fondo richiederebbe uno studio approfondito e molto tempo a disposizione, che io non ho.
Il mio articolo è dettato invece dalla voglia di indurre il lettore ad approfondire.
E dalla voglia di dire a chiunque che molti misteri d’Italia, non sono in realtà dei misteri, se si sa leggere a fondo nelle pieghe del delitto.
La conoscenza approfondita dell’esoterismo e del modo di procedere delle associazioni massoniche garantirebbe agli inquirenti, il giorno che prenderanno coscienza del fenomeno, un notevole miglioramento dal punto di vista dei risultati investigavi.
Questo consentirebbe anche di capire alcuni meccanismi della politica italiana, che spesso nelle loro simbologie si rifanno a queste organizzazioni. La croce della democrazia Cristiana, ad esempio, probabilmente non è altro che la Croce templare; mentre la rosa presente nel simbolo di molti partiti è probabilmente nient’altro che la rosa dei RosaCroce.
Quando dico queste cose mi viene risposto spesso che la rosa della “Rosa nel pugno” è in realtà il simbolo dei radicali francesi. E io rispondo: appunto, il simbolo dei RosaCroce, che non è un’organizzazione italiana, ma internazionale. E che non ricorre solo per i radicali ma anche per i socialisti e per altri partiti di destra.
Questo consentirebbe di capire, ad esempio, il significato del cacofonico nome “Cosa Rossa” che si voleva dare alla Sinistra Arcobaleno; un nome così brutto probabilmente non è un caso. Secondo un mio amico inquirente potrebbe derivare da Cristian Rosenkreuz, il mitico fondatore dei RosaCroce.
Mentre la Rosa Bianca potrebbe fare riferimento alla guerra delle due rose, in Inghilterra; guerra che terminò con un matrimonio tra Rosa bianca e Rosa Rossa.

Al lettore appassionato di esoterismo il compito di capire il significato delle varie morti che qui abbiamo solo accennato. Non ho ancora capito, ad esempio, il perché dei cosiddetti “suicidi in ginocchio”. Secondo un mio amico le gambe piegate trovano un parallelismo con l’impiccato del mazzo dei tarocchi, che è sempre raffigurato con una gamba piegata. Era la punizione riservata un tempo al debitore, che veniva appeso in quel modo affinchè tutti potessero vedere la sua punizione e potessero deriderlo.
E infatti, tutti quelli che vedono un suicidio in ginocchio capiscono che si trattava di un testimone scomodo e che si tratta di un omicidio. Tutti, tranne gli inquirenti.


                                                                                                                     (Io speriamo che non mi suicido)
 23 Marzo 2008

Fonte: Prof. Paolo Franceschetti - http://paolofranceschetti.blogspot.com/


 Omicidio Melania Rea e la pista della Massoneria 

Parla il Magistrato Ferraro: «Droga, sesso, ipnosi nell’Esercito!»

Omicidio Melania Rea e la pista della massoneria
«Dietro l’omicidio di Melania Rea,
 si nasconde la pista della massoneria!»
ASCOLI PICENO - Ad ipotizzarlo è il magistrato Paolo Ferraro che ha denunciato una fitta rete di relazioni di sesso e massoneria che gravitano attorno alle caserme militari.
Ma non solo… Questi appuntamenti rientrano, secondo Ferraro, in un programma militare ben preciso l’Mk Ultra oggi Programma Monarch utilizzato negli anni 50 dalla Cia con lo scopo di influenzare e controllare il comportamento di determinate persone ipnotizzandole, drogandole o torturandole per indurle a compiti ingrati (consegna di droga o altro). Anche Melania Rea potrebbe essere caduta in questa rete e ne sarebbe uscita, da morta. Un’ipotesi da molti ritenuta fantasiosa ma che ha trovato sostegno nel gip Giovanni Cirillo.
Il magistrato Ferraro non è mai stato creduto, anzi silurato e rimasto vittima di ritorsioni. Oggi in un’intervista rilasciata alla web tv di Antonio Del Furbo, Zone d’Ombra, l’uomo parla della sua esperienza come di una saggia, lucida follia.
Sembra di trovarsi sul set di Eyes Wide Shut. Il film di Stanley Kubrick in cui l’alta borghesia americana si dà appuntamento in una villa sontuosa per orge a base di sesso, droga e mistero.
E invece il contesto è la cittadella militare dove Ferraro ha risieduto per qualche tempo a partire dal maggio del 2008. Dopo essersi accorto di strani movimenti ha deciso di registrare tutto piazzando microcamere e cimici. La stanza degli incontri è semibuia, le immagini sfuocate, l’atmosfera sovrastata da voci indistinte e confuse. Un leggero fruscio separa gli attori che non vengono mai inquadrati e i loro movimenti. Si intonano canti medievali, dice Ferraro, tipici di questo tipo di pratiche militari.
«Ah, lascia stare, shh, Sado bello rimani, capo», si sente nelle intercettazioni, poi sussurri, gemiti, comandi incomprensibili e cifrati, porte che cigolano, panche che sbattono.
Quando Ferraro ha fornito le prove di tutto ciò non è stato creduto. Sguardo basso, fronte grondante sudore l’uomo ha spiegato a Zone d’Ombra il calvario personale affrontato. Lo hanno dato per pazzo, è stato sospeso dal Csm per quattro mesi per gravi problemi di salute. Poi la proposta di Tso (Trattamento sanitario obbligatorio). L’incendio appiccato sul terrazzo di casa. Chiare intimidazioni, le definisce l’ufficiale. In quelle farneticazioni c’era qualcosa di fascinosamente inquietante.
E Melania Rea che c’entra? Il gip Giovanni Cirillo pensa che la donna abbia scoperto questi esperimenti nella caserma dove lavorava il marito e ne sia stata vittima prima della gravidanza e dopo la nascita della figlia ne stesse elaborando il ricordo.
A suffragare l’ipotesi sono le dichiarazioni della migliore amica di Melania, Imma Rosa, che ha confessato che la donna dopo aver scoperto i tradimenti di Parolisi ha manifestato intenzioni suicide. E ancora un magistrato di Teramo ed un ufficiale dell’Arma di Teramo sono stati vittime di episodi incendiari ai danni delle loro automobili.
Nel meccanismo perverso rientrano anche i politici. Per Ferraro la casta è stata irretita così si spiegano certi ricatti estremi: «i politici non hanno capacità decisionale, appartengono ad un mondo congiunto, non decidono più, le caste sono accordi tra apparati segreti e massonerie. Anche Falcone nelle sue indagini pensava ad un quadro interpretativo di questo genere e per questo gliel’hanno fatta pagare».
E in Abruzzo? C’è la massoneria ed a che livelli?
Ferraro risponde: «quello che so è che c’è ad Ascoli Piceno, quello che so è che ci sono infiltrazione di poteri massonici, quello che so è che i magistrati di Teramo si sono comportati bene ed ho visto piazzare tre bombe ad un magistrato, ad un ufficiale dell’Arma e al titolare di un giornale multimediale. Penso che l’Abruzzo abbia grandi risorse democratiche. Penso che ci siano poteri deviati ma non escono in modo così eclatante».

Yara, chiesta la proroga delle indagini.
E' l'ultima possibilità per far luce sul giallo!

Ancora sei mesi a disposizione degli investigatori: 

senza una svolta il caso sarà archiviato.

YARA GAMBIRASIO
BREMBATE - Per gli investigatori al lavoro da oltre un anno nella Bergamasca è l'ultima possibilità: ancora sei mesi per fare luce sul delitto di Yara Gambirasio o il caso sarà archiviato. Il pm titolare dell'inchiesta, Letizia Ruggeri, ha chiesto la terza e ultima proroga delle indagini. L'istanza è arrivata sul tavolo del gip Ezia Maccora che nelle prossime ore dovrebbe dare il via libera. Continuano, intanto, le analisi su oltre 10mila campioni di dna.
La domanda è stata presentata a pochi giorni dalla scadenza dei termini, prevista il 9 luglio. Nei giorni scorsi il pm Ruggeri aveva incontrato i genitori della ragazzina, Fulvio e Maura Gambirasio. Al centro del colloquio, a quanto si è appreso, vi sarebbero state le abitudini della figlia.
Prima che i coniugi venissero convocati al comando provinciale dei carabinieri, i consulenti dei Gambirasio avevano espresso perplessità sull'operato degli inquirenti, chiedendo in particolare l'analisi approfondita di alcune tracce biologiche trovate sul cadavere e che, secondo i periti di parte, non erano state prese inizialmente in considerazione. E proprio sui campioni di dna continua a concentrarsi il lavoro degli investigatori. L'obiettivo primario sarebbe completare la comparazione tra le tracce trovate sul corpo di Yara e gli oltre 10mila campioni prelevati ai residenti della zona.

Omicidio di Yara : tutti i buchi dell'inchiesta!

Il consulente tecnico Portera: tracce trascurate, si rischia di perderle...


Yara Gambirasio
Da un lato reperti trascurati, non sottoposti ad accertamenti; dall'altro analisi del Dna non complete. Buchi nelle indagini sull'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa da Brembate Sopra il 26 novembre del 2010 e ritrovata senza vita il 26 febbraio successivo, in un campo di Chignolo d'Isola. Critiche dure che arrivano dal consulente di mamma Maura e papà Fulvio Gambirasio, Giorgio Portera (nella foto) , genetista forense al Dipartimento di Biotecnologie Mediche e Medicina Traslazionale. 

  Yara, un delitto ancora irrisolto    Yara, un delitto ancora irrisolto    Yara, un delitto ancora irrisolto    Yara, un delitto ancora irrisolto    Yara, un delitto ancora irrisolto
Conclusioni a cui è arrivato dopo aver letto centinaia di atti, a partire dalla relazione dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo che ha eseguito l'autopsia agli esami del Dna, e dopo aver fatto visita ai laboratori del Reparto investigazioni scientifiche di Parma, il Ris dove lui stesso ha lavorato come tenente fino al marzo del 2009.
Conclusioni inserite in una relazione depositata due giorni fa nell'ufficio del pubblico ministero Letizia Ruggeri che coordina le indagini e in cui il consulente chiede altre analisi sui profili genetici prelevati ad abitanti di Gorno e ritenuti interessanti che chi indaga.
Ha analizzato gli atti scientifici, è andato al Ris, ora ha depositato la sua relazione. 
Quali sono le sue conclusioni sul lavoro svolto fino ad ora da chi indaga?
«Alcuni elementi indicati nella consulenza medico legale dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo non erano stati approfonditi dagli organi istituzionali di polizia scientifica».
Si riferisce alle fibre rosse e alle polveri di cemento trovati sui vestiti di Yara di cui si era già parlato?
«Sì, ma ci sono anche altre tracce biologiche sulle quali, su sollecitazione mia e dell'avvocato Pelillo, il pm ha disposto l'analisi immediata».
Qual è l'esito?
«Gli accertamenti sono in corso adesso».
Perché non erano state analizzate anche quelle tracce biologiche?
«Sono state considerate di secondo piano. Perché un'indagine del genere porta ad analizzare i reperti più importanti. In questo caso il Dna isolato sugli slip e sui leggings della vittima. Poi, però, bisogna analizzare anche il resto».
Che importanza hanno?
«Molta in un'indagine ancora tutta evanescente. Potrebbero infatti contenere o la conferma del Dna ignoto già isolato o Dna di altre persone».
Se voi non aveste sollecitato questi esami, che cosa sarebbe successo?
«Visto che sono stati disposti dopo una mia visita, se non li avessimo sollecitati non sarebbero mai stati fatti, oppure sarebbero stati fatti tra sei mesi o un anno».
Ora è troppo tardi?
«A mio avviso dovevano essere fatti sei mesi fa e non ora. È vero che l'indagine è lunga e che le analisi si sono focalizzate sulla raccolta di campioni di confronto, perché il profilo ignoto è stato isolato dopo poche settimane dal ritrovamento della vittima. E giusto che dal punto di vista logistico ci si impegni molto per la ricerca di un nome e un cognome di questa persona, ma non in maniera esclusiva. Altri reperti avrebbero potuto contenere, ai tempi, altre informazioni importanti».
Sì, ma l'indagine è complessa e i soldi pubblici scarseggiano.
«Ma non lo giustifico, perché è un'indagine fatta da decine di persone. Se sono stati analizzati oltre 8.000 campioni e non hanno portato a nulla, che cosa costava fare altri 10 campionamenti su altri reperti?»
Colpa di chi o di che cosa?
«Della enorme mole di lavoro scaturita a seguito di queste indagini. Speriamo che questo ritardo non ne abbia compromesso l'esito, anche se non potremo mai saperlo».
Cioè?
«Le tracce biologiche non sono eterne. Il rischio che nel frattempo si sia perso qualcosa c'è».
I giornali hanno scritto di profili genetici interessanti, in particolare di due fratelli. I prelievi si sono molto concentrati nel comune di Gorno.
«La ricerca di campioni di confronto, che è scaturita a seguito di una parentela riscontrata su pochi campioni, non si basa su parametri certi. Con la consulenza di parte sono state chieste nuove analisi, per convalidare o bocciare la raccolta di profili genetici in particolari aree geografiche bergamasche effettuata nelle ultime settimane».
Che cosa ne pensa la famiglia Gambirasio?
«È una volontà della famiglia, che crede in quello che ho spiegato. Gliel'ho dimostrato».
Ha sollecitato altri esami?
«Su mia richiesta sono stati fatti nuovi prelievi sulle parti più degradate dei legging e degli slip per cercare meglio di isolare o caratterizzare la traccia genetica isolata».
Esito?
«Negativo. Comunque i reperti sono in abbondanza».
Negativo nel senso?
«Niente di nuovo oltre al Dna isolato».
Ed è sufficiente per isolare un profilo?
«Sì, quello c'è».

Giuliana Ubbiali
 



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