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venerdì 9 settembre 2011

DENUNCIA CONTRO GLI UNICI E VERI EVASORI FISCALI: GLI USURAI LEGALIZZATI!


6800 MILIARDI DI EURO di EVASIONE FISCALE denunciati da Albamediterranea, evasi non dal presunto "ladro di galline" ma dai grandi USURAI
quali la BCE, La Banca d'Italia, i detentori del gioco "d'azzardo legale!" 
 
IO AGGIUNGO: (Senza dimenticare anche l'evasione fiscale sporca della Mafia, della Camorra, della 'Ndrangheta, della Sacra Corona Unita, della Massoneria, dei poteri forti e degli speculatori di ogni genere!)
 
Basta scagliare il canecerbero-esattore EQUITALIA contro gli inermi, mentre voi falsificate bilanci e irretite i popoli con la moneta-debito.
Invece di salassare i cittadini con la scusa del DEBITO-TRUFFA, le tasse facciamole pagare a questi zozzoni usurai non a chi la ricchezza la crea per davvero: NOI, i cittadini.
E' il tempo di agire. Fate girare e invitate le persone a presentare autonomamente la stessa denuncia. Devono sapere che sappiamo e non l'accetteremo più.
Quì sotto il link al testo della denuncia:

Fonte: http://www.youtube.com/user/ALBAMED

giovedì 8 settembre 2011

L'Armistizio dell'8 Settembre 1943...il proclama del Maresciallo Badoglio, la resa disastrosa e il tradimento della Monarchia Italiana!



Il proclama Badoglio dell'8 settembre 1943, che fece seguito a quello del generale Dwight D. Eisenhower delle 18.30,[1] trasmesso dai microfoni di radio Algeri, fu il discorso letto alle 19.42 dai microfoni dell'EIAR da parte del Capo del Governo, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio con il quale si annunciava l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese.
L'abbandono della Capitale da parte dei vertici militari, del Capo del Governo Pietro Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III, e di suo figlio Umberto dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, e la confusione, provocata soprattutto dall'utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali e che fu dai più invece erroneamente interpretata per la seconda volta come la fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano, e che, lasciate senza precisi ordini, si sbandarono.[2][3] Oltre 600.000 soldati italiani vennero catturati dall'esercito germanico, e destinati a diversi Lager con la qualifica di I.M.I. (internati militari italiani) nelle settimane immediatamente successive. Più del 50% dei soldati abbandonarono le armi ed in abiti civili tornarono alle loro case. La ritorsione da parte degli ormai ex-alleati nazisti, i cui alti comandi, come quelli italiani[4] avevano appreso la notizia dalle intercettazioni del messaggio radio di Eisenhower, non si fece attendere tanto che fu immediatamente attuata "l'operazione Achse" (asse), ovvero l'occupazione militare di tutta la penisola italiana, il 9 settembre l'affondamento della Corazzata Roma alla quale nella notte precedente fu ordinato assieme a tutta la flotta della Regia Marina di far rotta verso Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali anziché, come precedentemente stabilito, attaccare gli alleati impegnati nello sbarco di Salerno.
Nelle stesse ore una parte delle forze armate decise di rimanere fedele al Re Vittorio Emanuele III, dando vita alla resistenza italiana di cui uno dei primi esempi terminò con l'annientamento dell'intera Divisione Acqui sull'isola di Cefalonia, in Grecia, una parte si diede alla macchia dando vita assieme a liberi individui, partiti e movimenti alle formazioni partigiane come la Brigata Maiella ed altre. Altre branche, soprattutto al nord, come la Xª Flottiglia MAS, decisero di rimanere fedeli al suo vecchio alleato e al fascismo, sino alla fine. Nonostante il proclama di Badoglio, gli alleati ostacolarono una massiccia e immediata scarcerazione dei POW italiani fedeli al Regno del Sud, questo per evitare un possibile ricongiungimento con le forze armate fasciste presenti nel nord Italia.

Fonte: http://it.wikipedia.org/
 
ROMA - (ITALIA) - 8 Settembre 1943 - Il dramma dell’esercito italiano scoppia alle 19,45 dell’8 settembre 1943, quando la radio italiana divuiga il messaggio del maresciallo Badoglio nel quale il capo del governo comunicava che l’italia ha “chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate” e che la richiesta è stata accolta. Il dramma si trasforma nel giro di poche ore in tragedia per centinaia di migliaia di soldati abbandonati a se stessi nell’ora forse più tragica dall’inizio della guerra.
Le forze presenti sulla penisola e in Sardegna ammontano a un totale di circa 1.090.000 uomini (10 divisioni nell’italia settentrionale, 7 al centro e 4 al sud della penisola e altre 4 in Sardegna), contro circa 400.000 soldati delle unità tedesche; ma mentre queste ultime sono perfettamente efficienti e fortemente dotate di mezzi corazzati, l’esercito italiano è uno strumento bellico estremamente debole(di questo sono convinti anche allo Stato Maggiore, che infatti considera le truppe italiane sconfitte in partenza), con una buona metà delle divisioni del tutto inefficienti, scarsamente dotate di mezzi corazzati e male armate. A queste forze, numericamente notevoli, vanno sommate le unità italiane dislocate nei vari settori fuori dei confini metropolitani: 230 mila uomini in Francia (e Corsica), 300 mila circa in Slovenia, Dalmazia, Croazia, Montenegro e Bocche di Cattaro, più di 100 mila in Albania e circa 260 mila soldati in Grecia e nelle isole dell’Egeo: in totale 900 mila uomini circa, in teoria una forza formidabile, ma solo in teoria. In realtà si tratta di un esercito assolutamente inadeguato ai tempi, su cui non si può in alcun modo fare affidamento. Se a questa situazione si aggiunge, in quel fatidico 8 settembre, l’assoluta mancanza di direttive da parte dei responsabili della macchina da guerra italiana (e in particolare del capo del governo Badoglio, che pure era un militare, del gen. Ambrosio, capo di Stato Maggiore Generale, e del capo di Stato Maggiore dell’Esercito gen. Mario Roatta) e l’imperdonabile leggerezza con cui si affronta il prevedibile momento della resa dei conti con i tedeschi, si puo capire lo sfacelo, il crollo totale dell’esercito italiano all’indomani dell’annuncio della firma dell’armistizio. Nella dissoluzione generale (al momento della prova, molti comandanti sono) lontani dai reparti, o se sono presenti non hanno ricevuto disposizioni), si verificano tuttavia alcuni coraggiosi quanto inutili tentativi di opporsi all’aggressione tedesca: in Trentino-Alto Adige e in Francia le truppe alpine reagiscono all’attacco, ma sono episodi di breve durata; i focolai di resistenza sono spenti con spietata ferocia.In Grecia, nel desolante spettacolo del disarmo dei reparti italiani da parte dei tedeschi, brilla il coraggio della divisione Acqui che a Cefalonia sceglie la lotta e la conseguente autodistruzione: 9646 morti, una vendetta inutile ma feroce.
Il 7 novembre 1943, nel suo rapporto a Hitler sulla situazione strategica, il capo di Stato Maggiore della Wehrmacht, gen. Jodl, riassume in cifre quanto è successo in Italia dopo l’8 settembre: parla di 51 divisioni “certamente disarmate”, di 29 divisioni “probabilmente disarmate” e di 3 divisioni “non disarmate”. I prigionieri sono stati più di mezzo milione, di cui quasi 35.000 ufficiali, il bottino in armi e materiali ingente.Non si parla di morti, di cui non si saprà mai neppure la cifra approssimativa. Un discorso a parte meritano la aeronautica e la marina italiane. Dei circa 1000 aerei teoricamente disponibili (tra bombardieri, caccia, velivoli da combattimento e da ricognizione), sono utilizzabili per varie ragioni non più della metà: dopo l’8 settembre, 246 velivoli riescono a decollare per raggiungere territori non direttamente controllati dai tedeschi. Ne giungono a destinazione 203. La più efficiente delle tre armi è sicuramente la marina, che schiera 5 corazzate, 8 incrociatori, 7 incrociatori ausiliari, 23 sommergibili, una settantina di MAS e 37 cacciatorpediniere e torpediniere. L’8 settembre questa rispettabile forza navale è cosi' dislocata: si trovano a La Spezia e a Genova, al comando dell’ammiraglio Bergamini, le corazzate Roma, Vittorio Veneto e italia (ex Littorio); gli incrociatori Eugenio di Savoia, Duca degli Abruzzi, Montecuccoli, Duca d’Aosta, Garibaldi, Regolo; due squadriglie di cacciatorpediniere. Nel porto di Taranto sono alla fonda le corazzate Doria e Duilio e gli incrociatori Cadorna, Pompeo Magno, Scipione, al comando dell’ammiraglio Da Zara.
Unità minori si trovano in Corsica, in Albania e in altri porti italiani, mentre 2 e 9 sommergibili sono, rispettivamente, a Bordeaux e Danzica. In porti giapponesi, infine, 4 sommergibili, 2 cannoniere e l’incrociatore ausiliario Calitea. All’annuncio della firma dell’armistizio a Genova e La Spezia, la prima reazione è quella di affondare le navi, ma dopo un colloquio telefonico tra l’ammiraglio Bergamini, comandante la squadra, e il capo di Stato Maggiore della marina, ammiraglio De Courten, la mattina del 9 settembre la squadra navale, secondo il suggerimento di De Courten, prende il mare alla volta dell’Isola della Maddalena, presso le coste nord-orientali della Sardegna. Nelle primissime ore del pomeriggio la squadra è in procinto di entrare nell ‘estuario del l’isola quando giunge all’ammiraglio Bergamini un messaggio urgente di Supermarina con l’ordine di invertire la rotta e di puntare in direzione di Bona, in Algeria.E' successo che in mattinata i tedeschi hanno occupato la Maddalena e predisposto un piano per impadronirsi delle unità italiane. L’ordine viene eseguito immediatamente; la squadra fa rotta in direzione delle coste africane mentre i tedeschi, svanita la possibilità di catturare le navi da guerra italiane, rendono operativo il piano per il loro affondamento.
E infatti poco dopo le 15 una formazione di Junker attacca la squadra navale dell’ammiraglio Bergamini, senza peraltro conseguire risultati concreti. Verso le 16 un altro gruppo di bombardieri DO-217 è sulle unità italiane. L’attacco questa volta ha successo, e ne fa le spese proprio l’ammiraglia, la corazzata Roma che, colpita da due bombe-razzo teleguidate alle 15,52, cola a picco in 28 minuti. Dei 1849 uomini dell’equipaggio, 1253 perdono la vita: tra questi il comandante la squadra ammiraglio Bergamini e tutto lo stato maggiore. Il comando passa all’ammiraglio Oliva, che è l’ufficiale più anziano, con insegna sull’incrociatore Eugenio di Savoia. La squadra fa rotta in direzione sud e nella mattinata del 10 settembre entra nel porto della Valletta a Malta, dove già hanno trovato rifugio le unità della flotta dislocata a Taranto e dove giungerà il giorno dopo, 11 settembre, la corazzata Giulio Cesare. Per la flotta italiana la guerra continua al fianco degli Alleati. Dal 10 giugno del 1940 l’Italia ha perduto (nel Mediterraneo) circa 3 milioni di naviglio mercantile (vale a dire più dell’80 per cento di tutta la flotta mercantile) e quasi 300 mila tonnellate di naviglio da guerra con 28.937 marinai.
 
Fonte: http://digilander.libero.it

25 Luglio 1943: Dimissioni di Benito Mussolini Capo e Duce del Fascismo Italiano, Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia dal 1922!



L'Ordine del giorno Grandi - Talvolta indicato come Mozione Grandi - Fu uno dei tre ordini del giorno (O.d.G.) presentati[1] alla seduta segreta del Gran Consiglio del Fascismo convocata per sabato 24 luglio 1943[2], che sarebbe stata anche l'ultima.
L'O.d.G. fu approvato e provocò la caduta di Benito Mussolini aprendo l'ultima fase del regime fascista, caratterizzata dalla Repubblica Sociale Italiana.
I lavori ebbero inizio poco dopo le 17. I consiglieri erano tutti in uniforme fascista con sahariana nera. Il segretario del partito fascista, Carlo Scorza chiamò l'appello, ma per il resto della seduta l'attività di segreteria fu svolta dallo staff della Camera dei Fasci e delle Corporazioni al seguito di Dino Grandi, presidente di quel ramo del Parlamento[6].
Mussolini riassunse la situazione bellica poi trasse le sue conclusioni:

« Ora il problema si pone. Guerra o pace? Resa a discrezione o resistenza a oltranza?...Dichiaro nettamente che l'Inghilterra non fa la guerra al fascismo, ma all'Italia. L'Inghilterra vuole un secolo innanzi a sè, per assicurarsi i suoi cinque pasti. Vuole occupare l'Italia, tenerla occupata. E poi noi siamo legati ai patti. Pacta sunt servanda. »

(Mussolini al termine del discorso introduttivo nella seduta del Gran Consiglio)


Poi Grandi illustrò il suo O.d.G. In sostanza chiedeva il ripristino "di tutte le funzioni statali" e invitava il Duce a restituire il Comando delle Forze armate al Re.
Presero la parola alcuni gerarchi, ma non per affrontare gli argomenti degli O.d.G., bensì per fare chiarimenti o precisazioni. Si attendeva un intervento incisivo del capo del governo. Mussolini, invece, affermò impassibile di non avere nessuna intenzione di rinunciare al comando militare. Si avviò il dibattito che si protrasse fin oltre le undici di sera. Grandi diede un saggio delle sue grandi capacità oratorie: dissimulando abilmente lo scopo reale del suo O.d.G., si produsse in un elogio sia di Mussolini che del Re.
Anche lo stesso Ciano prese parola per difendere l'O.d.G. contestando le parole di Mussolini:

« Pacta sunt servanda? Si, certamente: però, quando vi sia un minimo di lealtà anche dall'altra parte. Ed invece, noi italiani abbiam sempre osservato i patti, i tedeschi mai. Insomma, la nostra lealtà non fu mai contraccambiata. Noi non saremmo, in ogni caso, dei traditori ma dei traditi. »

(Galeazzo Ciano in difesa dell'O.d.G.)
A questo punto anche Roberto Farinacci presentò un analogo Ordine del giorno.
Successivamente Carlo Scorza diede lettura di due missive indirizzate a Mussolini in cui il segretario del partito chiedeva al Duce di lasciare la direzione dei ministeri militari. I presenti rimasero molto colpiti, sia dal contenuto, sia dal fatto stesso che Mussolini avesse autorizzato Scorza a leggerle in quella sede. Quando si era arrivati ben oltre le undici di sera, la seduta venne sospesa momentaneamente e Grandi ne approfittò per raccogliere firme a favore dell'O.d.G.. Alla ripresa anche Bottai si espresse a favore dell'O.d.G. Grandi. Poi prese la parola Carlo Scorza, che invece invitò i consiglieri a non votarlo e presentò un proprio O.d.G. a favore di Mussolini.
Alcuni presenti valutarono nell'O.d.G. Grandi solamente il fatto che Mussolini veniva "sgravato dalle responsabilità militari" e, al contempo, la monarchia veniva chiamata all'azione, "traendola dall'imboscamento" (come dirà a posteriori Tullio Cianetti). Non si rendevano conto di quali enormi conseguenze avrebbe avuto un loro eventuale voto favorevole sull'assetto del regime. Alla fine del dibattito, i consiglieri si aspettavano un cenno di Mussolini.
Di solito egli riassumeva la discussione e i presenti si limitavano a prendere atto di quello che aveva detto. In quest'occasione, invece il Capo del governo non espresse alcun parere e, adottando un atteggiamento passivo, decise di passare subito alla votazione degli O.d.G. Inoltre, anziché cominciare da quello di Scorza, fece iniziare da quello di Grandi. Questa decisione di "disimpegno" fu fondamentale ed impresse una svolta decisiva all'esito della riunione.
I 28 componenti del Gran Consiglio furono chiamati a votare per appello nominale. La votazione sull'ordine del giorno Grandi si concluse con:
Dopo l'approvazione dell'O.d.G. Grandi, Mussolini ritenne inutile porre in votazione le altre mozioni e tolse la seduta. Alle 2,40 i presenti lasciarono la sala.
L'indomani, 25 luglio, Mussolini si recò a Villa Savoia per un colloquio con il Re, che aveva fatto sapere che lo avrebbe ricevuto alle 16; vi si recò accompagnato dal segretario De Cesare, con sotto braccio una cartella che conteneva l'ordine del giorno Grandi, varie carte, e la legge di istituzione del Gran Consiglio, secondo cui l'organismo aveva solo carattere consultivo[7]. Il Re gli comunicò la sua sostituzione con il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio e infine lo fece arrestare all'uscita di Villa Savoia.
Per tutta la giornata venne mantenuto uno strettissimo riserbo su quanto accaduto. Solo alle 22,45 fu data la notizia. La radio interruppe le trasmissioni per diffondere il seguente comunicato:

« Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, presentate da S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, S.E. il Cavaliere Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. »
Badoglio, per non destare sospetti nei confronti dei tedeschi, pronunciò, in un discorso radiofonico alla nazione, queste parole:

« […] La guerra continua a fianco dell'alleato germanico. L'Italia mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni […]. »
L'indomani (lunedì 26 luglio) la notizia aprì le prime pagine dei quotidiani. Tutti la pubblicarono con caratteri cubitali. Nessun giornale, però, sapeva che cosa ne era stato di Mussolini. L'intera giornata del 26 trascorse senza avvenimenti di rilievo. Solo la mattina del 27, martedì, la stampa diede notizia che il Gran Consiglio, nella notte tra il 24 e il 25, aveva votato l'ordine del giorno di Dino Grandi con la conseguente assunzione dei poteri da parte del Re [8].
Badoglio instaurò un governo tipicamente militare. Dietro suo ordine il 26 luglio il Capo di Stato Maggiore, Gen. Mario Roatta diramava una circolare telegrafica alle forze dell'ordine ed ai distaccamenti militari la quale disponeva che chiunque, anche isolatamente, avesse compiuto atti di violenza o ribellione contro le forze armate e di polizia, o avesse proferito insulti contro le stesse e le istituzioni fosse passato immediatamente per le armi. La circolare ordinava inoltre che ogni militare impiegato in servizio ordine pubblico che avesse compiuto il minimo gesto di solidarietà con i perturbatori dell'ordine, o avesse disobbedito agli ordini, o avesse anche minimamente vilipeso i superiori o le istituzioni fosse immediatamente fucilato. Gli assembramenti di più di tre persone andavano parimenti dispersi facendo ricorso alle armi e senza intimazioni preventive o preavvisi di alcun genere.
Il 28 luglio a Reggio Emilia i soldati spararono sugli operai delle officine Reggiane facendo 9 morti. Nello stesso giorno a Bari si contarono 9 morti e 40 feriti. In totale nei soli 5 giorni seguenti al 25 luglio i morti in seguito ad interventi di polizia ed esercito furono 83, i feriti 308, gli arrestati 1.500[9].
Nei giorni seguenti il nuovo esecutivo iniziò a prendere contatti con gli alleati per trattare la resa. Poche settimane dopo, il 3 settembre, il governo firmò con gli Alleati l'armistizio di Cassibile, che venne reso noto l'8 settembre.
Costituita la Repubblica Sociale Italiana il 28 settembre 1943 ad opera di Mussolini liberato dai paracadutisti tedeschi del Fallschirmjäger-Lehrbataillon, i membri del Gran Consiglio che avevano votato a favore dell'ordine del giorno Grandi furono condannati a morte come traditori nel processo di Verona, tenutosi dall'8 al 10 gennaio 1944; Cianetti, grazie alla sua ritrattazione, scampò alla pena capitale e venne condannato a 30 anni di reclusione. Tuttavia i fascisti repubblicani riuscirono ad arrestare solo 5 dei condannati a morte (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi) che furono giustiziati mediante fucilazione l'11 gennaio 1944.

Fonte: http://it.wikipedia.org/

mercoledì 7 settembre 2011

공훈국가합창단음악 우리의 김정일동지

록화보도 위대한 령도자 김정일동지께서 룡림군을 현지지도하시였다

화면음악 평양을 나는 사랑해

Obama nunca respondió entrevista de Yoani Sánchez...(Barack Obama non ha mai risposto all'intervista di Yoani Sanchez!) - (Un incómodo silencio guardan los medios de comunicación internacionales sobre los documentos filtrados por Wikileaks que prueban el carácter fraudulento de la “entrevista” supuestamente concedida por el presidente Barack Obama a la multipremiada bloguera Yoani Sánchez. Como si tuvieran un pacto de sangre, la mayoría de las agencias, televisiones y periódicos que acostubraban a recoger cada una de las declaraciones y reseñar los numerosos premios otorgados al cuestionado personaje, ha dicho absolutamente nada sobre las impactantes revelaciones. Especialmente decepcionante resulta la actitud de El País, de España, y El Nuevo Herald, de Miami, ambos con acceso a los cables de Wikileaks sobre Cuba desde hace bastante tiempo, pero que obviamente no quisieron dar a conocer verdades que le incomodan. Como ya dijimos, “cualquiera con sentido del periodismo sabe que la verdadera noticia está naciendo ahora”, pero los grandes medios intentan escamotearla a sus audiencias. Sin embargo, el Noticiero de la Televisión Cubana -tan criticado por la señora Sánchez y los medios que le hacen eco- recogió la noticia en su edición vespertina del lunes. (Tomado de La pupila insomne) Antecedentes Como dijimos en estas misma páginas, el presidente de Estados Unidos Barack Obama no respondió un cuestionario de preguntas de la bloguera cubana Yoani Sánchez, y fue la Sección de Intereses de Estados Unidos (SINA) la encargada de enviar a Washington el proyecto de preguntas y respuestas para su aprobación, según un cable titulado “Questions From Yoani Sanchez To Potus”, filtrado en las últimas horas por Wikileaks. Jonathan Farrar, quien fuera jefe de la SINA, precisó a sus superiores que era de suma importancia aprobar y publicar las respuestas, como ayuda a la credibilidad de la blogosfera cubana. Barack Obama never responded to the interview Yoani Sanchez!)



Nel novembre 2009, i media di tutto il mondo hanno delineato l'intervista che un blogger ha fatto per la U. S. Presidente. Grazie a Wikileaks, ora sappiamo che il questionario inviato da Barack Obama Yoani Sánchez è stato effettivamente risposto da un funzionario dell'Ufficio della U.S. Sezione di Interessi all'Avana (SINA) nel mese di Agosto 2009.
E un altro dettaglio insolito: il blogger ha detto ai diplomatici Usa che avrebbero un questionario che sarebbe venuto da Raul Castro. Quello che era un questionario rivolto al Presidente Cubano in un cavo dalla missione diplomatica statunitense all'Avana?

En noviembre de 2009 medios de todo el mundo reseñaron la entrevista que una bloguera le hizo al Presidente de los EEUU. Gracias a Wikileaks, ahora sabemos que el cuestionario enviado por Yoani Sánchez a Barack Obama en realidad fue respondido por un funcionario de la Oficina de Intereses de los Estados Unidos en La Habana (SINA), en agosto de 2009.
Y otro detalle insólito: la bloguera entregó a los diplomáticos norteamericanos un cuestionario que supuestamente le haría llegar a Raúl Castro. ¿Qué hacía un cuestionario dirigido al presidente cubano en un cable de la representación diplomática de Estados Unidos en La Habana?
 
In November 2009, media around the world outlined the interview that a blogger did to the U.S. President. Thanks to Wikileaks, we now know that the questionnaire sent out by Barack Obama Yoani Sanchez was actually answered by an official of the Office of the U.S. Interests Section in Havana (SINA) in August 2009.
And another unusual detail: the blogger gave U.S. diplomats allegedly a questionnaire that would come to Raul Castro. What was a questionnaire addressed to Cuban President in a cable from the U.S. diplomatic mission in Havana?
 
Fonte: http://www.youtube.com/user/cubadebatecu

Falsa entrevista a Obama: Silencio embarazoso de la prensa internacional...(Falsa intervista con Barack Obama: il silenzio imbarazzante della stampa internazionale!)

Un incómodo silencio guardan los medios de comunicación internacionales sobre los documentos filtrados por Wikileaks que prueban el carácter fraudulento de la “entrevista” supuestamente concedida por el presidente Barack Obama a la multipremiada bloguera Yoani Sánchez.
Como si tuvieran un pacto de sangre, la mayoría de las agencias, televisiones y periódicos que acostubraban a recoger cada una de las declaraciones y reseñar los numerosos premios otorgados al cuestionado personaje, ha dicho absolutamente nada sobre las impactantes revelaciones.
Especialmente decepcionante resulta la actitud de El País, de España, y El Nuevo Herald, de Miami, ambos con acceso a los cables de Wikileaks sobre Cuba desde hace bastante tiempo, pero que obviamente no quisieron dar a conocer verdades que le incomodan.
Como ya dijimos, “cualquiera con sentido del periodismo sabe que la verdadera noticia está naciendo ahora”, pero los grandes medios intentan escamotearla a sus audiencias.
Sin embargo, el Noticiero de la Televisión Cubana -tan criticado por la señora Sánchez y los medios que le hacen eco- recogió la noticia en su edición vespertina del lunes.
(Tomado de La pupila insomne)

Antecedentes

Como dijimos en estas misma páginas, el presidente de Estados Unidos Barack Obama no respondió un cuestionario de preguntas de la bloguera cubana Yoani Sánchez, y fue la Sección de Intereses de Estados Unidos (SINA) la encargada de enviar a Washington el proyecto de preguntas y respuestas para su aprobación, según un cable titulado “Questions From Yoani Sanchez To Potus”,  filtrado en las últimas horas por Wikileaks.
Jonathan Farrar, quien fuera jefe de la SINA,  precisó a sus superiores que era de suma importancia aprobar y publicar las respuestas, como ayuda a la credibilidad de la blogosfera cubana.

Fonte: http://www.cubadebate.cu/
TRADUZIONE: Un silenzio scomodo stanno mantenendo i media internazionali sui documenti trapelati da Wikileaks per dimostrare il carattere fraudolento della "intervista" presumibilmente falsa rilasciata dal presidente Barack Obama per il pluripremiato blogger Yoani Sanchez.
Come avere un patto di sangue, la maggior parte delle agenzie, televisioni e giornali abituarsi a raccogliere ogni dichiarazioni e revisione i molti premi affidato alla persona interrogata ha detto assolutamente nulla delle rivelazioni scioccanti.
Particolarmente deludente è l'atteggiamento di El Pais, in Spagna, e El Nuevo Herald di Miami, entrambi con accesso ai cavi Wikileaks su Cuba per un certo tempo, ma che ovviamente non ha voluto rivelare verità che fastidio.
Come abbiamo detto, "chiunque con un senso di giornalismo sa che la vera novità sta emergendo ora," ma i media mainstream tentativo di rubare il vostro pubblico.
Tuttavia, le notizie televisione cubana, molto criticato dalla signora Sanchez ed i mezzi per rendere eco-preso la storia nella sua edizione serale il Lunedi.
(Da L'insonne allievo)
Fondo 
Come notato in queste stesse pagine, la U. S. presidente Barack Obama ha risposto a un questionario di domande da parte del blogger cubana Yoani Sánchez, e faceva parte della U. S. Sezione di Interessi (SINA), incaricato di inviare a Washington la proposta di domande e risposte per l'approvazione, secondo un cavo dal titolo "Domande Dal Al POTUS Yoani Sanchez," filtraggio nelle ultime ore da Wikileaks.
Jonathan Farrar, l'ex capo dell'Ufficio di Interessi, ha detto che i suoi superiori che era molto importante adottare e pubblicare le risposte per aiutare la credibilità della blogosfera cubana.
Fonte: http://www.cubadebate.cu/

TRADUZIONE IN INGLESE (English translation): An uncomfortable silence keep the international media on documents leaked by Wikileaks to prove the fraudulent character of the "interview" supposedly granted by President Barack Obama to the award-winning blogger Yoani Sanchez.
As having a blood pact, most of the agencies, television stations and newspapers get used to collect each of the statements and review the many prizes awarded to the person questioned has said absolutely nothing about the shocking revelations.
Especially disappointing is the attitude of El Pais, Spain, and El Nuevo Herald of Miami, both with access to Wikileaks cables on Cuba for some time, but that obviously did not want to disclose truths that bother you.
As we said, "anyone with a sense of journalism knows that the real news is emerging now," but the mainstream media attempt to steal your audience. However, Cuban television news, much criticized by Mrs. Sanchez and the means to make eco-picked up the story in its evening edition on Monday. 
(From The pupil insomniac)
Background 
As noted in these same pages, the U.S. President Barack Obama answered a questionnaire of questions from the Cuban blogger Yoani Sanchez, and was part of the U.S. Interests Section (USIS) in charge of sending to Washington the draft questions and responses for approval, according to a cable entitled "Questions From To Potus Yoani Sanchez," Filtering in the last hours by Wikileaks. Jonathan Farrar, the former head of the Interests Section, said his superiors that was very important to adopt and publish the answers to help the credibility of the Cuban blogosphere.
Fonte: http://www.cubadebate.cu/

sabato 3 settembre 2011

Le grandi cospirazioni Americane dell'ultimo secolo! (1900) Il Mondo verso un Nuovo Ordine Mondiale guidato da un Capitalismo oppressore e schiavista, da una Massoneria onnipotente, da un sistema Bancario che depreda i poveri per mantenere i ricchi e i potenti!



Alcuni dei grandi complotti della storia americana (tra gli altri ricordiamo oltre alle torri gemelle dell' 11 Settembre 2001, i casus belli usati per entrare nelle due ultime guerre mondiali e in quella del Vietnam degli anni '60).
In particolare si parla di kennedy, di Marthin Luther King e dell'MK-Ultra della CIA, della Free Energy e tanti altri piccoli e grandi misteri della storia moderna!

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!