Il popolo del web va oltre i confini dell'Iran, oltre Teheran e le piazze, i marciapiedi, le strade che oggi accolgono la protesta di un popolo che si sente derubato della sua volontà democratica: «Dov'è il mio voto?». È quello che si domandano i giovani iraniani in tutto il mondo convinti che la rielezione di Mahmud Ahmadinejad sia la conferma che il loro voto per Mir Hossein Moussavi è andato perduto. Scomparso.
E allora manifestare sul web diventa l'unica soluzione alla censura. E un modo per rispondere anche al di fuori del Paese, per far sentire viva la propria volontà di elettore. I social network sono invasi dai messaggi, nascono blog, nuovi gruppi su Facebook, l'informazione si ramifica e invade le pagine di utenti di tutto il mondo.
Lo strumento più versatile si sta rivelando Twitter: il servizio internet di sms, che permette di aggiornare il proprio status attraverso messaggi di testo, è infatti quello che più facilmente sfugge alla stretta censura operata dal regime di Teheran sull'informazione online.
Già durante la mattinata di lunedì il governo aveva oscurato alcuni siti di quotidiani dell'opposizione e YouTube. In risposta hacker si erano ribellati alla decisione governativa manomettendo i siti dell'informazione ufficiale del governo iraniano.
Non solo social network. Ma anche i siti di quotidiani esteri vengono utilizzati come piattaforme da cui far esplodere la protesta. Decine di appelli si susseguono nello spazio dedicato ai commenti dal sito della Bbc. «Per favore, aiutateci», scrivono Laleh, Mahsa da Teheran e Sirwan da Sanandaj, nel Kurdistan iraniano. «Il mondo deve sapere che Ahmadinejad non è stato eletto da noi ma dai pasdaran (guardiani della rivoluzione) e da Khamenei», protesta un altro internauta.
Ma c'è anche chi rintuzza le critiche del governo americano alla scarsa trasparenza del voto in Iran. «L'America deve stare zitta, vi ricordate come Bush fu eletto la prima volta?», scrive una persona con il nickname «We The People».
Condanna da parte della Federazione internazionale dei giornalisti. Una dura condanna è stata espressa dalla Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) per le minacce e le intimidazioni mosse dalle autorità di Teheran contro i giornalisti che coprono le manifestazioni di piazza in Iran. «La stampa internazionale è sotto pressione - afferma l'Ifj - con atti vessatori, inclusa la confisca del materiale e il divieto per i giornalisti di filmare le manifestazioni». In alcuni casi, prosegue l'organismo internazionale per la tutela della libertà di stampa, le autorità iraniane «hanno invitato i giornalisti a lasciare il Paese. Abbiamo anche saputo che il servizio radiotelevisivo della Bbc è stato vittima di un pesante sabotaggio elettronico».
Sabato, anche una troupe del Tg3 è rimasta coinvolta negli scontri avvenuti a Teheran tra la polizia e i sostenitori di Moussavi che protestavano per i risultati delle elezioni presidenziali. E nelle ultime ore molti «altri giornalisti sul terreno hanno riferito all'Ifj di aver ricevuto l'ordine di lasciare l'Iran non appena scadrà il loro visto, mercoledì prossimo». «Una deadline - osserva l'organismo con sede a Bruxelles - a cui devono ora far fronte gran parte degli inviati». (r.u.)
Fonte: http://www.youtube.com/user/neoumanesimo
"La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!" (Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
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martedì 23 giugno 2009
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