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venerdì 5 luglio 2024

LA BUONA NOTIZIA DELLA GIORNATA: "Regno Unito: i laburisti vincono le elezioni, come previsto. Tories ai minimi storici, perde anche lo Scottish party!"

KEIR STARMER (LABURISTI)
(Londra - Regno Unito) - Keir Starmer, che gli elettori britannici hanno incoronato primo ministro con il voto di ieri, soltanto il quinto laburista della storia del Regno Unito, ha trionfato con almeno 410 deputati a Westminster mentre mancano al conteggio pochissimi seggi. La sconfitta del partito conservatore, che il premier uscente Rishi Sunak ha ammesso alle 4 del mattino, anche prima che il suo rivale avesse la maggioranza di 326 seggi necessaria per comandare a Westminster, è una catastrofe. I “Tories” perdono almeno 248 seggi e, se non sapranno rispostarsi al centro, con un leader moderato, rischiano l’estinzione. O anche di essere riassorbiti dal partito “Reform” dell’euroscettico Nigel Farage che entra, per la prima volta, in parlamento, accompagnato da alcuni colleghi. Hanno fatto bene i Liberaldemocratici, con almeno 71 seggi, anche se non hanno sostituito i conservatori come principale partito di opposizione. A pezzi sono usciti da queste elezioni anche i nazionalisti scozzesi di “Snp”, che hanno perso almeno 38 seggi e riconsegnato ai laburisti la regione a nord del vallo di Adriano, da sempre terra laburista. Significativa la bassa affluenza alle urne, il 60%, secondo la Bbc, la seconda più bassa nella storia del Regno Unito dal 1885. Trionfo storico per i Laburisti nel Regno Unito: gli exit poll hanno confermato i pronostici della vigilia delle elezioni. Con il 34% dei voti, il partito conquista oltre 400 seggi su un totale di 650, ben al di sopra dei 326 posti richiesti per la maggioranza. Inizia così l'era di Keir Starmer: sarà lui il prossimo premier inglese. Tonfo dei conservatori, mai così male dal 1834. Per loro i seggi sono 119. I Liberaldemocratici centristi di Ed Davey salgono da parte loro a 71, mentre l'ultradestra di Reform UK di Nigel Farage, con più voti dei LibDem ma meno concentrati tra i seggi uninominali, porta a casa 4 deputati per la prima volta. Il premier in pectore laburista Keir Starmer formerà già oggi, subito dopo l'insediamento a Downing Street atteso per le 12.20 (le 13.20 in Italia), il suo governo provvedendo a fare tutte le nomine dei ministri. Lo ha dichiarato a Bbc Radio Pat McFadden, responsabile della macchina elettorale del Labour. È prevista inoltre per domani, di sabato, la prima riunione del consiglio dei ministri. Starmer deve affrontare importanti impegni internazionali a breve, a partire dal vertice della Nato in programma la prossima settimana. Un trionfo, una valanga che chiude quasi tre lustri ininterrotti di governo conservatore nel Regno Unito. I Laburisti vanno oltre ogni più rosea previsione: vincono nettamente le elezioni generali e conquistano 410 seggi su 650, andando ben oltre la maggioranza assoluta e sfiorando il record di 419 conquistati da Tony Blair. I Tories sono terremotati ma, quantomeno, evitano l’estinzione guadagnando circa 119 seggi (mai così male, il minimo erano stati 156 seggi nel 1906) e restano il primo partito di opposizione visto che i Liberaldemocratici di Ed Davey si fermerebbero a 71 secondo i dati della notte. Più indietro i Nazionalisti scozzesi che crollano da 48 rappresentanti a 8 e fanno dire all’ex first minister indipendentista Nicola Sturgeon che è la “più nera delle previsioni”, quindi Sinn Fein con 7 e Reform Uk di Nigel Farage che entra in Parlamento con 4 scranni all’ottavo tentativo. A conti fatti, rispetto all’ultima chiamata alle urne, i Labour raddoppiano i propri seggi mentre i Conservatori ne perdono circa 240, almeno in parte a favore dei Lib-Dem (+50). Lo scarto tra Laburisti e Tory consegna alla leadership di Keir Starmer il secondo più ampio distacco dal primo partito di opposizione nella storia del Regno Unito. “Ce l’abbiamo fatta! Il cambiamento inizia ora. Il partito laburista è cambiato, è pronto a servire il nostro Paese, pronto a riportare la Gran Bretagna al servizio dei lavoratori”, esulta il leader progressista. “Il mandato comporta grandi responsabilità. Dobbiamo riportare la politica al servizio del pubblico. Questa è la grande prova della politica in quest’epoca: la lotta per la fiducia è la battaglia che definisce la nostra epoca. Prima il Paese, poi il partito è il nostro principio guida”. Il Regno Unito controcorrente – Insomma, se in Europa continentale c’è chi guarda a destra, l’isola della Brexit sterza stavolta in direzione opposta: verso il centro se non proprio a sinistra, tornando ad affidarsi al Labour – sotto la guida moderata di Starmer – dopo 14 anni di governi Tory. Lo spoglio notturno delle schede delle elezioni britanniche riguarda ormai solo i numeri – i definitivi sono attesi a inizio mattinata – destinati a fissare le dimensioni del trionfo laburista, frutto anche e soprattutto dell’annunciatissima disfatta dei conservatori del premier uscente Rishi Sunak, travolti da una batosta di portata storica prossima a un annichilimento epocale, come da indicazioni unanimi della vigilia. Sunak, rieletto nel collegio di Richmond and Northallerton (North Yorkshire) ha ammesso la sconfitta all’alba: “È stata una notte difficile per i conservatori. Ringrazio gli elettori per il sostegno, non vedo l’ora di continuare a servirli. Il partito laburista ha vinto, ho chiamato Keir Starmer per congratularmi con lui”.

La fine del quindicennio dei Tories – La scommessa kamikaze di Sunak è stata insomma un fallimento: in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord c’è stato un diffuso rigetto da fine ciclo del partito di governo uscente più che della capacità d’attrazione dell’offerta programmatica – prudente quanto vaga – starmeriana. Scenario che si traduce ad ogni buon conto in una svolta generazionale. Nella fine di quasi tre lustri di governi a guida conservatrice segnati da crisi, scossoni, scandali, lacerazioni interne e cambiamenti di leader, fra responsabilità proprie e conseguenze di terremoti internazionali; oltre che dai contraccolpi – almeno per ora largamente negativi – di quella sorta di gioco di prestigio che è stato il referendum del 2016 sul divorzio dall’Unione europea, sfociato nella Brexit. Una svolta che si consuma nel nome del ritorno alla normalità, caratteristica per ora dominante del profilo da ex procuratore della corona prestato alla politica del 61enne Starmer. Il ‘soft left’ di Starmer – La super maggioranza in Parlamento lascia del resto se non altro margini di manovra all’uomo incaricato di riportare le insegne del laburismo a Downing Street dai tempi di Tony Blair e Gordon Brown. Un uomo nato politicamente nella corrente intermedia della ‘soft left’, salvo spostarsi passo dopo passo su posizioni sempre più centriste, il quale tuttavia promette di lavorare a un miglioramento più equo delle condizioni di vita della “gente comune” come antidoto alla “minaccia populista”. Sebbene escludendo di voler cavalcare i contrasti sociali o riaprire ferite come la stessa Brexit, a cui fu a suo tempo contrario, ma che adesso non intende rimettere in causa.

Da dove ripartono i Labour? – Le priorità programmatiche immediate riguarderanno semmai l’avvio accelerato d’iniziative legislative ordinarie su temi ecumenici quali “la stabilità e il rilancio dell’economia”, la sanità, l’edilizia pubblica, la sicurezza e il contrasto (senza piano Ruanda) “dell’immigrazione illegale”. In un contesto, già benedetto dalle prime reazioni rilassate dei mercati e del business, a cui si affianca l’impegno alla continuità sulla trincea dei conflitti internazionali – sostegno senza quartiere all’Ucraina in primis – e alla lealtà a Usa e Nato. Mentre ai Tories toccherà ripartire dal baratro, con un nuovo leader dopo l’addio inevitabile di Sunak.

La scomparsa dei ministri Tories – Le proporzioni del disastro conservatore è tutto racchiuso nei ‘big’ del partito che perderanno il seggio. Tra loro, il cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt: secondo gli exit poll, è il Tory di più alto profilo destinato a rimanere escluso, con i Lib-Dem che sembrano destinati a conquistare il suo seggio nel collegio di Godalming and Ash. Grant Shapps, ministro della Difesa, ha perso nel suo collegio e una sorte simile potrebbe toccare a Johnny Mercer, dei Veterani. In bilico, secondo gli exit poll, pure Mark Harper (Trasporti), Mel Stride (Lavoro e pensioni), Steve Barclay (Ambiente) e Penny Mordaunt (leader dei Comuni).

Le recenti elezioni nel Regno Unito hanno visto il Partito Laburista ottenere una vittoria schiacciante, conquistando 405 seggi sui 650 disponibili. Questo risultato è innegabilmente un momento storico per i laburisti, che vincono dopo 14 anni e si avvicinano così alla straordinaria performance di Tony Blair nel 1997, quando ottenne 419 seggi. Dall’altro lato, il Partito Conservatore ha subito una sconfitta devastante, riuscendo a conquistare solo 154 seggi.

Secondo gli analisti, la vittoria dei laburisti potrebbe influenzare positivamente la borsa inglese, favorendo anche settori come quello bancario e edile.

Infine, cosa non di poco conto, la vittoria dei laburisti potrebbe avvicinare il paese a stringere legami maggiori con l’Unione Europea.

Keir Starmer eredita un elettorato desideroso di cambiamento, in un contesto di crisi economica e sfiducia nelle istituzioni. La vittoria dei laburisti, con Rishi Sunak pronto a fare le valigie da Downing Street, si inserisce in un quadro politico europeo in cui molti Paesi si spostano verso destra, rendendo il risultato britannico ancora più significativo.

Il Regno Unito ha vissuto inoltre anni di turbolenze sotto la guida dei conservatori. La Brexit, la pandemia di Covid-19 e l’invasione dell’Ucraina hanno colpito duramente l’economia. Scandali come le feste durante il lockdown organizzate dall’ex Primo Ministro Boris Johnson hanno ulteriormente eroso la fiducia degli elettori. L’aumento della povertà e i tagli ai servizi statali hanno spinto molti britannici a cercare alternative politiche.

Il Partito Laburista di Starmer ha adottato una linea più centrista, allontanandosi dalle posizioni radicali dell’ex leader Jeremy Corbyn. Questo approccio ha attratto il sostegno di ampie fasce della comunità imprenditoriale e di giornali tradizionalmente conservatori come il Sun. Starmer è riuscito a ridare speranza a un elettorato stanco e a riportare il partito su posizioni di maggior pragmatismo politico.

Gli impatti economici

Da una prospettiva economico-finanziaria, una vittoria laburista potrebbe influenzare positivamente la borsa di Londra. Henry Dixon, portfolio manager di Man Group, sottolinea che maggioranze parlamentari consistenti hanno storicamente coinciso con una crescita economica superiore alla media. Una maggioranza stabile e centrista potrebbe consentire ai titoli azionari del Regno Unito di recuperare terreno rispetto agli omologhi europei, migliorando anche l’attività di fusioni e acquisizioni e di Ipo.

I settori bancario e delle costruzioni potrebbero beneficiare maggiormente da una vittoria laburista. Il manifesto del partito identifica l’edilizia come un motore economico chiave. Dixon afferma che le valutazioni e il potenziale di utili delle società di costruzioni sono promettenti, mentre le banche non dovrebbero subire impatti negativi significativi. Al contrario, i settori energetico e dei trasporti potrebbero essere penalizzati da elevate aliquote fiscali.

Gli analisti prevedono che, dopo le elezioni, l’attenzione si sposterà rapidamente sulla politica monetaria e sulla riduzione dei tassi di interesse. Il sondaggio di Nomura indica che le decisioni della Banca d’Inghilterra non saranno influenzate dalle elezioni.

Relazioni con l’Ue

Il Labour potrebbe cercare di rafforzare i rapporti con l’Unione Europea, una prospettiva che potrebbe favorire la sterlina e mantenere contenuta la volatilità del cambio euro/sterlina. Starmer ha escluso un ritorno nell’Unione, ma si è detto favorevole a rafforzare i legami commerciali e di sicurezza. Nonostante la campagna originale per rimanere nell’Ue, Starmer ha dichiarato che non ci sarà un ritorno al mercato unico o all’unione doganale.

Starmer ha criticato l’accordo post-Brexit di Boris Johnson, definendolo inadeguato. Il Cancelliere ombra Rachel Reeves ha spiegato che il Labour cercherà un approccio meno conflittuale nei negoziati con Bruxelles, concentrandosi su accordi specifici. Il manifesto laburista prevede una riduzione dei controlli alle frontiere per abbassare il costo degli alimenti e facilitare gli artisti in tournée, oltre al riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali.

Gli accordi che potrebbero essere vantaggiosi per l’economia britannica potrebbero incontrare resistenze politiche interne, soprattutto per quanto riguarda la supervisione della Corte di Giustizia Europea, un punto sensibile per gli elettori euroscettici.

L’impegno per la difesa dell’Ucraina

Il partito laburista ha espresso un forte impegno verso la Nato e la difesa dell’Ucraina, in linea con i conservatori. Patrick Bury, ex analista Nato, ritiene che l’approccio dei laburisti all’alleanza militare sarà di continuità. Il Labour intende mantenere l’impegno a spendere il 2,5% del Pil per la difesa, nonostante le sfide economiche derivanti da un’inflazione elevata. Nel loro programma, i laburisti hanno evidenziato l’importanza di ricostruire le relazioni di sicurezza e difesa con Paesi come Germania e Francia.

Fonte: https://quifinanza.it/https://www.ilfattoquotidiano.it/ 

e https://quifinanza.it/ e https://corriere.it/ 

https://tg24.sky.it/ e https://www.agensir.it/

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