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sabato 6 luglio 2024

LES ÉLECTEURS FRANÇAIS, AU BULLETIN DU 7 JUILLET EN FRANCE, VOTEZ POUR LES RÉPUBLICAINS, VOTEZ POUR LE R.N. PAR MARINE LE PEN ET JORDAN BARDELLA, SOUVENEZ-VOUS DE LA DATE HISTORIQUE DU 7 juillet 1789 QUAND une commission chargée de rédiger la Constitution fut élue et que deux jours plus tard l'Assemblée se proclama Assemblée Nationale Constituante ! ENVOYEZ MACRON LE WARMEN À LA MAISON !

MARINE LE PEN E JORDAN BARDELLA
La Francia è la seconda nazione per popolazione e prodotto interno lordo dell’Unione europea, dopo la Germania. Già questo basterebbe a dire quanto importanti siano le attuali elezioni legislative. Ma di dati ce ne sarebbero altri: la Francia è un paese con una politica estera piuttosto attiva e influente, è membro fondatore dell’Unione Europea ed è una potenza nucleare. Il sistema elettorale francese somiglia un po’ a quello con cui noi in Italia eleggiamo i sindaci: c’è un primo turno e poi un secondo turno che funziona da ballottaggio. Oggi ci troviamo nel bel mezzo di questi due turniIl primo turno delle legislative francesi si è tenuto il 30 di giugno, e a vincere con un certo margine è stata la destra del Rassemblement National (che fino al 2018 si chiamava Front National) – il partito di di Marine Le Pen e del giovanissimo Jordan Bardella alleato con i Repubblicani di Eric Ciotti. La destra ha ottenuto il 33,15 per cento dei voti: poco meno di un terzo dei votanti francesi. Il dato non ha sorpreso. D’altronde in Francia, se si vota in questi giorni, è proprio perché la destra francese è cresciuta molto nell’ultimo periodo, come si è visto nei risultati delle scorse elezioni europee, dove l’eccezionale risultato della destra francese ha portato il presidente Macron a indire nuove elezioni. Il secondo turno è alle porte: si terrà domenica sette luglio. Lo scenario politico, riassumendo, è il seguente: la destra di Le Pen e Bardella è data in vantaggio soprattutto alla luce degli ottimi risultati del primo turno e, ancora prima, delle elezioni europee che citavamo un attimo fa. Poi c’è la sinistra del Nuovo Fronte Popolare, che non è un partito ma un’alleanza con dentro il partito dei verdi (Europe Écologie-Les Verts), quello Socialista, quello Comunista e poi La France Insoumise (che in italiano sarebbe “La Francia indomita”) del leader Jean-Luc MélenchonQuest’alleanza di sinistra ha preso il 27,99 per cento dei voti. Circa 5 punti percentuali in meno della destra. Poi c’è il partito del presidente Emmanuel Macron, Ensemble (il cui nome completo sarebbe “Ensemble pour la République”) che è considerato centrista, oltre a essere fortemente europeista e moderato sui temi sociali. Ensemble ha preso il 20,83 per cento delle preferenze elettorali. Come già successo in passato in Francia si parla molto di un “fronte repubblicano”, cioè un’alleanza politica che sia utile a impedire l’arrivo al potere della destra considerata radicale, filo-russa e, appunto, contraria ai valori repubblicani. A seconda del caso si parla di “fronte unitario”, “fronte repubblicano” o “cordone sanitario”, ma il concetto è lo stesso. La matematica, sulla carta, è molto semplice: i centristi di Macron hanno circa il 21 per cento, l’alleanza di sinistra ha circa il 28, quindi insieme godono del 50 per cento dei voti. Con un’alleanza, quindi, potrebbero vincere e formare un governo che non preveda la destra di Le Pen e Bardella. In teoria, appunto. Ma nella pratica non è così semplice.

L’alleanza tra centro e sinistra non è semplice per un paio di motivi diversi. Il primo è che un’alleanza, agli occhi degli elettori, non è un elemento da poco e cambierebbe le carte in tavola. In altre parole: non è detto che, in caso di alleanza tra centristi e sinistra, la somma dei loro voti continuerà a essere del 50 per cento. Il compromesso potrebbe non pagare in termini elettorali, ed erodere il consensoLa difficoltà più grande di questo fronte politico anti-destra, però, non riguarda tanto la strategia politica, ma i temi. Le posizioni di Ensemble e della France Insoumise sono così distanti da risultare spesso inconciliabili. Nelle scorse settimane diversi esponenti del partito di Macron hanno fatto intendere che un’alleanza con alcuni partiti di sinistra dopo il voto sarà possibile. Ma non con la France Insoumise di Mélenchon. Specularmente diversi esponenti della sinistra di Mélenchon hanno escluso una possibile alleanza con il partito di Macron e il tema che viene citato è sempre lo stesso: un’incompatibilità sui valori e sulle idee politiche. Per riassumere. Se è vero che la tradizione politica francese prevede, da tempo, alleanze anti-destra che per ora hanno sempre impedito alla destra stessa di governare, è vero anche che, nei fatti, queste alleanze per la prima volta potrebbero non riuscire nell’intento.

Peraltro all’interno di ognuno dei tre blocchi politici francesi (destra, centristi e sinistra) ci sono novità e piccoli stravolgimenti che potrebbero avere un grande peso sia nella formazione del prossimo governo transalpino che, più in generale, negli equilibri politici francesi. Dentro la sinistra, per esempio, Mélenchon sta perdendo terreno in favore di un partito di sinistra più convintamente europeista e moderato: la lista che comprende il Partito socialista e Place Publique di Raphaël Glucksmann. Secondo diversi analisti politici La France Insoumise di Mélenchon ha perso consenso per via di alcune posizioni in politica estera, specie per quanto riguarda i momenti successivi agli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso.

In queste elezioni legislative francesi si parla molto di Italia. Ed è una discreta novità. La nostra politica infatti ha funzionato in modo molto diverso da quella francese (e di quella tedesca). In Francia e in Germania le destre sono rimaste, fino ad ora, fuori dai giochi politici proprio per la strategia dei cordoni sanitari e per la convinzione che una certa destra (quella cosiddetta “estrema”) non possa far parte del sistema democratico di un paese europeo. In Italia, invece, la destra è stata al governo più volte, anche con fazioni politiche più o meno radicali, come la Lega. Com’è noto però stare al governo può far perdere voti, perché dalle parole si passa ai fatti e alle responsabilità di varare leggi e prendere decisioni. Mentre stare all’opposizione permette di criticare chi governa senza, ovviamente, avere responsabilità su ciò che accade. Si può anche dire che la destra italiana, oggi, appaia più moderata di quella tedesca e francese. C'è chi la ritiene "smussata", magari proprio dalle esperienze di governo.

Anche di questo si parlerà dopo il secondo turno francese: sia che la destra vinca, sia che non vinca o che (ipotesi più probabile) la Francia si ritrovi in una situazione di difficoltà a formare un governo. Una difficoltà a cui i francesi sono decisamente poco abituati.

Fonte: https://www.esquire.com/ 


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ITALIA-CINA

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