Sopra, il video che rende onore alla memoria di Gheddafi...
Se lo dice l’ideologo della guerra alla Libia, il filosofo Bernard Henri Levy (foto), in troppi ci crederanno: il nuovo regime in Libia, “qualunque cosa accada, sarà migliore di quello a cui l’Occidente si è adeguato per molto tempo”. Dopo aver fatto il grillo parlante di Sarko e avere ottenuto che i mirage francesi aprissero la danza macabra Nato sulla Libia, il maître à penser ha messo tutto nero su bianco dando alla luce la sua bibbia sulla nuova dottrina politico-militare d’oltralpe: “La Guerre sans l’aimer”. La guerra, non amandola: pagine che illustreranno le bombe Nato su Tripoli come male necessario al raggiungimento della democrazia. I neocon d’oltreoceano gli fanno un baffo, a Levy, almeno quelli sono guerrafondai dichiarati e auspicano il dominio Usa su terre e mari. Da Parigi arrivano invece voci flautate in stile canzoncina con chitarrina alla Carlà, e riescono a nascondere il rumore delle bombe. Anche ora. Soprattutto ora, mentre in Libia il “grande dibattito democratico di cui il Paese è finalmente teatro” - sempre parole di Levy – pare si stia facendo a colpi di vendette, attuate e promesse, tra clan, tribù, fazioni. Basta chiudere i libri del filosofo di guerra e smettere di ascoltare la nenia della première dame per accorgersi dei regolamenti di conti che da mesi avvengono all’interno del variegato “mondo ribelle”, affollato di islamisti, tagliagole, leader tribali, ex tirapiedi di Gheddafi. Ora pare che il problema, nel Paese, sia costituito dalla città una volta (solo pochi mesi fa…) martire: Misurata. Un responsabile dei miliziani di Bengasi, che è voluto rimanere anonimo, ha dichiarato al sito web d’informazione Seven Days che “tutta la Libia condivide l’odio per la gente di Misurata”, che “eccede in superbia e si impone” sulle altre tribù. “È necessario che i libici si uniscano e intervengano tutti insieme nella città per porre fine a questo suo ruolo”, anche perché “abbiamo avviato consultazioni con alcuni organismi per coordinarci in vista di un attacco alla città (…) è necessario porre fine a questa situazione con la forza, piegare la città e riportarla sotto l’autorità della legge”. La fonte ha quindi invitato tutte le forze politiche e militari in Libia a unirsi per “estirpare questa spina nel fianco”. Intanto, a proposito di rese dei conti, il Cnt sta provvedendo a “democratizzare” la comunità tuareg. In una un’intervista ad Aki-Adnkronos International Oubana Haddo, presidente dell’associazione Mondo Tuareg di Pordenone, ha denunciato “rappresaglie compiute dalle forze armate del Consiglio nazionale di transizione”. “Il nuovo governo libico sta facendo cose incredibili contro la comunità tuareg, dei veri e propri crimini di guerra (…). Tantissimi di loro sono stati uccisi. Nell’ovest intere comunità sono fuggite in Algeria a causa delle aggressioni”, afferma Oubana. La colpa degli uomini del deserto sarebbe quella di avere appoggiato Muammar Gheddafi e di proteggere la fuga di suo figlio Seif al Islam.
Fonte: http://www.rinascita.eu
Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha chiesto che in Libia non si verifichino ne' ''vendette'', ne' ''regolamenti di conti'' e ha fatto appello ai paesi che ospitano sul loro territorio dei libici ricercati di assicurarli alla giustizia, nel corso di una conferenza stampa congiunta a Tripoli con il primo ministro britannico David Cameron e i vertici del Consiglio Nazionale di Transizione.
Fonte: http://www.asca.it/
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