SIRTE - (LIBIA) - È tutta nei video e nelle foto la morte di Muammar Gheddafi. Una foto ne racconta il ferimento, un video la cattura e l'inutile corsa all'ospedale. O forse i momenti prima dell'esecuzione. L'unica cosa sicura, ormai incontrovertibile, è la fine della quarantennale dittatura 1 di un uomo, di un clan e di una famiglia su un intero Paese.
Lo aveva giurato, sarebbe morto in Libia. Lo avevano annunciato in fuga in Nigeria, nascosto in convogli colmi di lingotti d'oro, mentre è stato trovato nascosto dentro un tunnel, colpito forse da un ragazzo ventenne 4, forse morto dissanguato, forse giustiziato. Tanti forse. Perché sulla fine del Colonnello stanno già nascendo leggende. Dicono che abbia combattuto fino alla fine, che abbia fatto un disperato appello ai miliziani che lo avevano trovato e ferito alle gambe. Secondo qualcuno negli ultimi istanti ha invocato la pietà degli uomini, alcuni solo ragazzi, che da otto mesi combattevano per cacciarlo: "Non sparate", avrebbe detto.
La situazione è precipitata in poche ore, dopo settimane di stallo alle porte di Sirte, città natale del raìs e luogo dove tutto si è concluso. Offensiva dei ribelli sulla città, ultima roccaforte della resistenza, con avanzata da più fronti. E l'annuncio: "Abbiamo conquistato Sirte". Un annuncio in realtà già sentito, accennato, più volte. In fondo la guerra è anche propaganda, e la guerra civile in Libia lo è stato molto di più. Ma dopo un paio d'ore, il Consiglio nazionale di transizione fa filtrare le prime notizie. Gheddafi è stato catturato, è vivo ma ferito, è morto.
Le fonti si accavallano, arriva anche qualche smentita, ma tutti aspettano una prova. Un'immagine. E nel 2011 non può che arrivare da un telefonino, un fotogramma di un video, e uno scoop della France Presse che prova per prima il ferimento del raìs, anche se non la morte. Poi a poco a poco diventa tutto chiaro. Il Cnt non riesce a controllare le notizie, si diffondono voci incontrastate sulla dinamica della cattura 5, in mezzo c'è una taglia di venti milioni di dollari.
Le piazze libiche, la gente della rivoluzione, in realtà non aspetta la conferma ufficiale. Basta una voce e la festa, la gioia si sfoga prepotente 6. Scene già viste, ogni volta che veniva liberata una città, spari in aria e grida in strada. Questa volta, la morte del decennale dittatore, non può fare eccezione. E il governo chiude lo spazio aereo sul Paese, proprio a causa dei numerosi spari di armi leggere e di cannoni anti-aerei.
A Sirte Gheddafi non è solo. Con lui ci sono due suoi figli, Motassim e Saif. Il primo è stato ucciso durante l'attacco, mentre cercava di sfuggire alla cattura. La sorte del secondo ancora non è chiara: per Al Arabiya è morto anche lui, per Al Jazeera solo ferito e catturato.
La fine di Gheddafi cambia la politica, della Libia ma del continente tutto. Anche l'Unione Africana, che finora si era rifiutata di riconoscere il governo provvisorio del Cnt come legittimo rappresentante della Libia, ha assegnato il seggio ai leader della rivolta partita da Bengasi a febbraio. Stesso riconoscimento anche da parte della Santa Sede. E oggi inizia anche la prova del fuoco 7 per il Cnt, alle prese con le divisioni interne e con la necessità di riunire un paese spaccato da mesi di guerra civile. Non c'è più il nemico comune, contro cui unirsi.
Il ministro della difesa del Cnt, Jalal al-Digheili, ha tenuto una conferenza stampa poche ore dopo la morte del dittatore: "L'uccisione di Gheddafi - ha detto - non è il nostro obiettivo finale, noi vogliamo costruire la democrazia. Con la sua morte abbiamo terminato un piccolo jihad, ora ci aspetta il grande jihad che è quello di costruire una nuova Libia unita". Un obiettivo sottolineato anche dall'intervento, in serata, del presidente degli Stati Uniti Barack Obama verso il popolo libico: "Avete vinto la vostra rivoluzione, ora avete una grande responsabilita".
E mentre sulle televisioni di tutto il mondo e sul web 8si alternano le immagini della cattura, della morte e della gioia del popolo libico, il governo provvisorio fa sapere che il Colonnello "sarà sepolto in un luogo segreto". Nessuna tomba, nessun luogo per i suoi fedelissimi dove riunirsi. Ai posteri arriveranno solo quelle foto e quei video. Che raccontano la fine di un dittatore e la nuova speranza di un Paese.
Fonte: http://www.repubblica.it
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