Al Qaida. Ayman al Zawahri punta dritto alla Libia!
TUNISI - Ayman al Zawahri tenta di entrare nello scenario del Nord Africa delle rivoluzioni (più o meno riuscite) e delle guerre. E lo fa con l'ennesimo video nel quale punta dritto alla Libia, chiedendo a chi è riuscito a sconfiggere Muammar Gheddafi di istituire nel Paese la Sharia, la legge islamica, e nel contempo di scacciare il nemico che, per il numero uno di al Qaeda, ha le fattezze degli occidentali scesi in campo al fianco degli insorti.
Un messaggio inequivocabile che si inserisce a pieno titolo in quel disegno che vede oggi nel Nord Africa e nel Sahel il miglior teatro per portare avanti la "guerra" di al Qaeda, e vuole porre le basi per un califfato, spesso auspicato un po' ovunque, ma che evidentemente vede in Libia e, quindi, in Algeria i ‘terreni' più ‘facili'.
Gli argomenti che al Zawahri ha toccato nel suo video (13 minuti, persi nell'immensità della Rete e trovati da un sito specializzato nell'analisi delle comunicazioni degli integralisti islamici) sono quelli di sempre: attaccano l'Occidente e i nuovi ‘crociati' che ne sono i testimoni in arme e chiedono alle popolazioni di quei Paesi sino a ieri retti da dittature dichiaratamente laiche (Tunisia e Libia su tutte) di ribellarsi e riportare ogni frammento della vita quotidiana ai dettami dell'islam. Ma ora al Zawahri sembra avere messo più a fuoco la strategia di al Qaeda e incita gli algerini a rivoltarsi contro il "tiranno" - il presidente Abdelaziz Bouteflika - e a buttarlo (come hanno fatto tunisini e libici con Ben Ali e Gheddafi) nella pattumiera.
Al di là della ritualità delle dichiarazioni di al Zawahri, quelle di ieri sembrano dare un segnale diverso perché chiudono, ideologicamente, il cerchio che sul terreno vede impegnata al Qaeda nel Maghreb. La posta in palio è molto alta, più di quel che può apparire, perché il medico egiziano con le sue parole sembra lanciare un appello a tutte le forze che si riconoscono nella filosofia oltranzista della rete del terrore di scegliere l'Algeria per agire, dove peraltro Aqmi, guidata dall'emiro Droukdel, è a corto di risultati e falcidiata nei suoi quadri dirigenti.
In questi anni Bouteflika, pure artefice della legge di pacificazione nazionale che ha indotto molti esponenti del partito islamico armato algerino a lasciarsi alle spalle il passato, si trova a combattere quotidianamente con attentati e imboscate, dopo avere - con riforme che appaiono peralto abbastanza blande - allontanato per il momento lo spettro di una rivoluzione in casa sua. Una guerra di logoramento che vede ogni giorno aggiornati i suoi bilanci, perché se l'Esercito continua a "neutralizzare" (é così che dicono le autorità di Algeri) i miliziani, i terroristi di Aqmi inanellano attacchi, anch'essi letali. Ma, a differenza dello scenario libico, quello algerino non é a se stante, perché l'Algeria è la chiave di volta del Sahel e se al Qaeda dovesse prevalere il rischio reale è che il terrorismo islamico si trovi spalancate due porte: la prima verso il Mediterraneo e l'Europa, la terra dei "crociati"; la seconda verso gli Stati dell'Africa equatoriale, che vivono una ribollente stagione politica.
Fonte: http://www.americaoggi.info/
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