Sopra, gheddafi gioca a scacchi nei primi giorni di guerra con il famoso campione russo!
Il Cnt: «Il nostro Paese ora è libero!»
Jalil: «Rafforzeremo la Sharia!»
LIBIA (BENGASI) - La nuova Libia non nasce sotto i migliori auspici. Prima le brutalità assortite vissute negli ultimi mesi, tra gli eccidi compiuti da Gheddafi e le umiliazioni inflitte da vivo e da morto all'ex Raìs, e ora l'anuncio del leader del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Abdel Jalil, di uno stato disegnato sui contorni della Sharia, la legge islamica. Davanti a migliaia di persone riunitesi domenica a Bengasi, per la proclamazione della fine del regime e della liberazione, Jalil si è inginocchiato in preghiera dopo aver promesso che la legge islamica sarà rafforzata. Perché la Libia non sarà più un paese soltanto arabo, ma musulmano, "pertanto ogni legge che contraddica i principi dell'Islam non avrà valore". Per esempio, "la legge sul divorzio e sul matrimonio (Gheddafi proibiva la poligamia e autorizzava il divorzio, ndr), è contraria alla Sharia e non è più in vigore". E ancora, "cercheremo soprattutto di istituire banche islamiche che in futuro vieteranno l'usura, secondo la tradizione islamica".
Rivoluzione violenta - Dopo aver ringraziato Lega Araba, Nazioni Unite e Unione europea per l'aiuto e il supporto dato nel conflitto, ha spiegato che "la rivoluzione è iniziata come pacifica, per poi divenire violenta". Per pacificare una nazione divisa, Jalil ha chiesto alla folla "perdono, tolleranza e riconciliazione" e ha invocato "il rispetto della legge", assicurando comunque che "stiamo organizzando la sicurezza nazionale e un esercito nazionale che proteggerà i confini e la nazione". E' una condizione necessaria per impedire che gli otto mesi che separano Tripoli dalle elezioni non diventino un altro bagno di sangue.
Fonte: http://www.libero-news.it
Gli ultimi avvenimenti
Jalil: «Rafforzeremo la Sharia»
Il numero uno del Consiglio di transizione libico, Mustafa Abdel Jalil, si è inginocchiato oggi in preghiera subito dopo avere presenziato alla cerimonia di proclamazione della liberazione della Libia, che si è tenuta a Bengasi. Jalil ha promesso che la legge islamica sarà rafforzata. «Come nazione musulmana la sharia è alla base della nostra legislazione, pertanto ogni legge che contraddica i principi dell’Islam non avrà valore», ha detto. Jalil ha poi ringraziato le Lega Araba, le Nazioni Unite e l’Unione europea per l’aiuto e il supporto dato nel conflitto e che ha portato alla morte di Muammar Gheddafi. «Tutti i martiri, i civili e l’esercito hanno atteso questo momento. Adesso si trovano nel migliore dei posti, il paradiso eterno». Davanti a decine di migliaia di libici che hanno riempito una delle piazze principali di Bengasi in occasione della festa odierna, il presidente del Cnt ha concluso affermando che «la rivoluzione è iniziata come pacifica, per poi divenire violenta».
«Il nostro Paese è libero»
«Dichiariamo al mondo intero che abbiamo liberato il nostro Paese, con le sue città, i suoi villaggi, le nostre più alte montagne, i deserti e i cieli», ha dichiarato un ufficiale libico alla piazza gremita di persone osannanti. Al suo fianco c’è il presidente del Cnt, Abdel Jalil.Il vicepresidente del Conisglio nazionale di transizione libico, Abdul Hafiz Ghoga, ha detto a decine di migliaia di libici radunati in piazza a Bengasi: «Alzate in alto le vostre teste. Siete libici liberi ... liberi dal giogo di Gheddafi». La cerimonia si è svolta tre giorni dopo la morte del Colonnello.
«Dichiariamo al mondo intero che abbiamo liberato il nostro Paese, con le sue città, i suoi villaggi, le nostre più alte montagne, i deserti e i cieli», ha dichiarato un ufficiale libico alla piazza gremita di persone osannanti. Al suo fianco c’è il presidente del Cnt, Abdel Jalil.Il vicepresidente del Conisglio nazionale di transizione libico, Abdul Hafiz Ghoga, ha detto a decine di migliaia di libici radunati in piazza a Bengasi: «Alzate in alto le vostre teste. Siete libici liberi ... liberi dal giogo di Gheddafi». La cerimonia si è svolta tre giorni dopo la morte del Colonnello.
Iniziata la cerimonia per la liberazione
È cominciata a Bengasi, la città portuale da dove otto mesi fa è cominciata la rivolta contro il colonnello Muammar Gheddafi, la cerimonia di proclamazione della liberazione della Libia.
Il leader del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Abdel Jalil, è arrivato nella piazza della città portuale di Bengasi dove migliaia di persone attendono la dichiarazione della liberazione del Paese.
È cominciata a Bengasi, la città portuale da dove otto mesi fa è cominciata la rivolta contro il colonnello Muammar Gheddafi, la cerimonia di proclamazione della liberazione della Libia.
Il leader del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Abdel Jalil, è arrivato nella piazza della città portuale di Bengasi dove migliaia di persone attendono la dichiarazione della liberazione del Paese.
Un colpo in pancia, uno in testa
Uno dei medici che hanno assistito all’autopsia compiuta la notte scorsa sul corpo di Muammar Gheddafi ha riferito alla Reuters che due proiettilo sono stati trovati nel cadavere, uno in testa, l’altro nell’addome. «Ci sono varie ferite - ha detto la fonte - C’è una pallottola nell’addome e ce n’è una nel cervello». In precedenza un altro dottore aveva detto che Gheddafi era ucciso a causa di una ferita d’arma da fuoco.
L’autopsia
A causare la morte di Muammar Gheddafi è stata una ferita d’arma da fuoco. Lo ha detto uno dei medici che ha compiuto l’autopsia. «Ci sono ancora diversi procedure da seguire. Dobbiamo passare tutta la documentazione al magistrato di turno. Allora ogni cosa diventerà di dominio pubblico e nulla sarà nascosto», ha aggiunto un medico che ha condotto l’autopsia sul corpo di Muammar Gheddafi. L’esame è stato eseguito questa mattina nell’obitorio della città di Misurata, a circa 200 km a est di Tripoli. Ufficiali locali hanno annunciato che il corpo del Colonnello sarà riportato nella cella frigorifera di una vecchia macelleria. Un portavoce del Consiglio militare di Misurata, Fathi Bachaga, ha confermato che l’esame è stato condotto in mattinata, anche se non era prevista un’autopsia sul corpo di Gheddafi, ma si è eseguita dopo le richieste di Tripoli. Il giudice incaricato di supervisionare l’autopsia ha fatto sapere che «non essendoci alcun rapporto scritto dell’esame, non si conoscono ancora la cause della morte di Gheddafi».
A causare la morte di Muammar Gheddafi è stata una ferita d’arma da fuoco. Lo ha detto uno dei medici che ha compiuto l’autopsia. «Ci sono ancora diversi procedure da seguire. Dobbiamo passare tutta la documentazione al magistrato di turno. Allora ogni cosa diventerà di dominio pubblico e nulla sarà nascosto», ha aggiunto un medico che ha condotto l’autopsia sul corpo di Muammar Gheddafi. L’esame è stato eseguito questa mattina nell’obitorio della città di Misurata, a circa 200 km a est di Tripoli. Ufficiali locali hanno annunciato che il corpo del Colonnello sarà riportato nella cella frigorifera di una vecchia macelleria. Un portavoce del Consiglio militare di Misurata, Fathi Bachaga, ha confermato che l’esame è stato condotto in mattinata, anche se non era prevista un’autopsia sul corpo di Gheddafi, ma si è eseguita dopo le richieste di Tripoli. Il giudice incaricato di supervisionare l’autopsia ha fatto sapere che «non essendoci alcun rapporto scritto dell’esame, non si conoscono ancora la cause della morte di Gheddafi».
La vicenda
Non ha ancora avuto sepoltura il corpo di Muammar Gheddafi, esposto accanto al figlio Mutassin alle foto ricordo di centinaia di libici di Misurata. E ancora il Cnt (Consiglio nazionale di transizione) non ha dichiarato ufficialmente «la liberazione della Libia» che è attesa per oggi e dovrebbe preludere alla formazione di un governo di transizione `vero´ in grado di preparare, tra otto mesi, le elezioni.
Situazioni in sospeso, mentre resta misteriosa la sorte di Saif al Islam, il figlio dato per morto, ferito, nascosto nel deserto o fuggito in Niger, a seconda del momento o delle fonti. Ieri gli appartenenti alla sua tribù lo hanno nominato successore del padre «nella guerra di liberazione» contro «quelli che hanno fatto la rivoluzione con la Nato».
E si sono rifiutati di riconoscere la legittimità del Cnt. Per il Consiglio ha parlato il premier Mahmoud Jibril, in Giordania per partecipare Forum economico mondiale. Ha detto di avere intenzione di dimettersi dall’attuale incarico e ha rivolto un monito sulla ricostruzione: «Non sarà un compito facile. È come la `Mission Impossible´ del film di Tom Cruise ... Si devono ripristinare stabilità e ordine e quindi, come prima cosa, si devono togliere le armi dalle strade e dalle mani» dei tanti, troppi, che ne sono entrati in possesso in questi otto mesi di guerra.
«Bisognerà - ha sottolineato - prendere decisioni basate sulle regole economiche e non sulla politica». Un modo per dire che un Paese tradizionalmente diviso e complesso come la Libia, senza il Colonnello sarà comunque obbligato all’unità se vorrà risollevarsi economicamente e portare prosperità alla propria gente. E non solo alle multinazionali straniere che si affacciano a chiedere `compensi´ per il loro intervento militare a sostegno della rivoluzione.
Intanto comunque, il cadavere martoriato di Gheddafi è rimasto al centro delle cronache televisive. A centinaia hanno continuato a passargli davanti e l’hanno fotografato con i cellulari branditi come armi, in fila anche i bambini con i padri e nonni, quasi nessuna donna. Ieri - quando ormai una molteplicità di video aveva dimostrato che era stato preso vivo - era stato detto che un medico gli aveva fatto l’autopsia stabilendo che era stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco alla tempia; stamane un ufficiale del consiglio militare a Misurata ha garantito che «nessuno aprirà il corpo» del Colonnello; ma ieri sera una fonte anonima ha assicurato alla Bbc che l’autopsia è stata fatta.
Nessun dettaglio, ma un’informazione: il cadavere sarà restituito «ai parenti». Alcune fonti ritengono però che sia più probabile una `sepoltura segreta´, forse addirittura in mare come Osama bin Laden, in modo da non creare un luogo che potrebbe diventare una sorta di mausoleo.
La stessa sorte potrebbe essere riservata al cadavere di Mutassin, trasferito nella stessa cella frigorifera del padre: anche lui, d’altra parte, era stato catturato vivo (a Sirte, pare) ed era poi stato ammazzato a sangue freddo con un colpo d’arma da fuoco alla gola. Uccisioni che non sono d’aiuto alla necessaria «riconciliazione» e sulle quali - dopo l’Onu, Amnesty International e la moglie Saphia - anche un esponente del Cnt oggi ha chiesto venga aperta un’inchiesta. Ulteriore dimostrazione di dissidi interni all’attuale dirigenza del paese.
Saphia Gheddafi, riparata da tempo in Algeria con i figli Mohammad e Hannibal e con la figlia Aisha, proprio con quest’ultima (e, presumibilmente con la nipotina nata in Algeria) sarebbe partita per un Paese del Golfo. Paese non meglio individuato ma che, secondo fonti di stampa, non avrebbe voluto accogliere i figli maschi del rais, gli unici due certamente in vita insieme a Saadi, l’ex calciatore riparato in Niger con una parte del `tesoro´ di famiglia.
Fonte: http://www.ilsecoloxix.it/
Nessun commento:
Posta un commento