VICTORIA DEL ALBA
Derogada la resolución que expulsó a Cuba de la OEA
Este miércoles se aprobó la propuesta formulada por los cancilleres de los países del ALBA, más Ecuador y Paraguay, que da marcha atrás con la vergonzosa expulsión de Cuba en 1962 por parte de los países miembros de la Organización de Estados Americanos, apuntalados por Estados Unidos. Ahora depende de Cuba su decisión de reingresar o no.
Prensa web YVKE
MIÉRCOLES, 3 DE JUN DE 2009. 2:06 PM
Los cancilleres de los 34 países miembros de la Organización de Estados Americanos (OEA), reunidos en la ciudad hondureña de San Pedro de Sula, ratificaron este miércoles por aclamación la resolución que deroga la expulsión de Cuba de ese organismo en 1962, todo un paso histórico para el continente americano.
El periodista Martín Pacheco, Jefe de Prensa de la cancillería venezolana, informó en contacto directo con VTV que se realizó una reunión a puertas cerradas de todos los cancilleres de la OEA con sus respectivos asesores. Allí se logró un acuerdo sobre la resolución propuesta por los países miembros del ALBA, sumados a Ecuador y Paraguay, en la que queda sin efecto la resolución 662, la cual mantenía excluida a Cuba del sistema interamericano desde hace
La resolución, aprobada por consenso, fue leída por Patricia Rodas, canciller de Honduras, en la Asamblea General ante la ovación de los presentes. Rodas agradeció y se sintió complacida de que pueda haber sido en Honduras donde se albergue a la asamblea que resarció este desagravio fundamental a un país hermano del ALBA.
La aprobación de esta resolución implica que Cuba está en disposición, en forma soberana, de incorporarse a la OEA; siempre y cuando esa nación lo crea conveniente. Vale destacar que en reiteradas oportunidades el líder cubano, Fidel Castro, ha rechazado la posibilidad del reingreso a dicha organización, por considerarla, entre otras cosas, como un instrumento injerencista y un organismo vacío de contenido.
Más en:
http://www.radiomundial.com.ve/yvke/n...
VICTORIA DE CUBA Y DE PAÍSES DEL ALBA
Chávez: La negativa a anular el decreto contra Cuba hubiera fracturado la OEA
El Presidente explicó que Venezuela -y posiblemente otros países- estaban listos para abandonar la Organización de Estados Americanos si el tema de la suspensión a Cuba no se hubiera discutido o aprobado. Estados Unidos trató de sacar el tema de la agenda de la Asamblea General, y dejarlo en una comisión jurídica, pero la diplomacia de los países del Alba revirtió la decisión.
Yvke Mundial (Luigino Bracci Roa)
MIÉRCOLES, 3 DE JUN DE 2009. 6:38 PM
El Presidente Hugo Chávez se mostró orgulloso de que la diplomacia de los países del Alba lograran contrarrestar las intenciones de los sectores conservadores de Estados Unidos, quienes no lograron imponer su agenda en la Organización de Estados Americanos (OEA) este miércoles, sino que -todo lo contrario- se lograra la histórica decisión de derogar el decreto de 1962 que suspendía a Cuba de dicha organización.
"Hemos tenido que asumir posiciones muy duras" para lograr la resolución: el Presidente explicó que Venezuela -y posiblemente otras naciones- estaban listas para abandonar la OEA si finalmente se imponía la tendencia que buscaba imponer Estados Unidos, de evitar que se discutiera el tema en la Asamblea General y se pasara a una comisión jurídica.
Más en:
http://www.radiomundial.com.ve/
Fonte: http://www.youtube.com/user/TVZL
"La Politica è una cosa difficile, talvolta terribile, ma tuttavia umana! Anche nella Politica ci deve essere il disgusto, la pulizia! Non ci si può sporcare di fango, nemmeno per un'idea alta!" (Boris Eltsin - "Il diario del Presidente")
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martedì 30 giugno 2009
OEA Fidel Castro 1/2 Victoria Cuba ALBA discurso Zelaya Honduras la hojilla
Cuba "Fidel Castro sin palabras y con mentiras" O-jec.com
La Organizacion de Jovenes Exiliados Cubanos
"Fidel Castro sin palabras y con mentiras".Algo muy normal en el,tener respuestas para todo lo que ponga en duda su mentirosa revolucion donde todo el pais trabaja y se sacrifica con el proposito que el,su hermano y su familia vivan la dulce vida.
Fonte: http://www.youtube.com/user/OjecVideos
Colpo di stato in Honduras - Notizie in diretta...
(2009-06-30)
"Il colpo di stato in Honduras costituisce un fatto grave ed inammissibile; l’Italia e tutti i Paesi democratici devono levare alta la loro voce affermando la sovranità inviolabile dello Stato di Diritto ed il rispetto delle regole democratiche." Si legge in una dichiarazione dell’on. Fabio Porta (PD), deputato eletto nella ripartizione America Meridionale e membro della Commissione Esteri della Camera.
"Dopo un lungo ed esemplare periodo di democrazia e di partecipazione popolare, l’inquietante riaffacciarsi di un esercito sulla scena politica latinoamericana desta non poche preoccupazioni. - ha proseguito Porta - Per questi motivi va salutata positivamente la condanna immediata del golpe in Honduras da parte dei governi latinoamericani, dell’OSA, e in particolare del governo degli Stati Uniti. Ugualmente positiva va considerata la presa di posizione del Ministro degli Esteri Frattini, che ha parlato di violazione della legalità e delle regole democratiche."
"Anche in quest’occasione l’Italia deve ribadire con forza che sta dalla parte del diritto, della democrazia e delle popolazioni dell’America Latina, che sempre hanno potuto contare sul sostegno del nostro Paese alle loro lotte civili e democratiche. Dobbiamo augurarci che senza nessun tipo di ingerenza esterna le garanzie democratiche ed istituzionali vengano ristabilite.
Quanto accaduto recentemente a El Salvador conferma che e’ possibile vincere con la forza della democrazia, senza ricorrere alle armi e alla violenza: in quel Paese dopo vent’anni di governo di estrema destra ha vinto il candidato dell’ex movimento guerrigliero FMLN e il governo uscente si è comportato in modo impeccabile nella transizione (e l’esercito non ha avuto alcun atteggiamento discutibile). - ha concluso Porta - Faccio mie le parole pronunciate stamane dal Presidente del Brasile, Luis Inacio Lula da Silva, “non possiamo accettare nessun altro Presidente dell’Honduras che non sia Zelaya, perché lui e’ stato eletto democraticamente dal popolo”.(30/09/2009-ITL/ITNET)
Fonte: http://www.youtube.com/user/nuovomagma e http://www.italiannetwork.it/
lunedì 29 giugno 2009
Honduras 26 GOLPE DE ESTADO Presidente Mel Zelaya habla en el ALBA Managua
Militari deportano il presidente Zelaya nel giorno di un referendum. Caos e tensione a Tegucicalpa. La Casa Bianca non riconosce i golpisti
Sembra incredibile. Stamane all'alba i militari sono entrati nella residenza privata del presidente dell'Honduras Manuel Zelaya, l'hanno caricato su un aereo diretto verso il Costarica. Un Colpo di Stato proprio nel giorno in cui gli honduregni devono decidere in un polemico referendum di riforma costituzionale voluto da Zelaya ma rifiutato dal Congresso, la Giustizia e le Forze Armate.Un referendum d'impronta chavista per permettere una rielezione del presidente. Discutibile o no è davvero incredibile un golpe nel 2009. La OEA è riunita d'emergenza, Obama ha detto di essere profondamente preoccupato, di fatto ripudia il colpo di Stato e chiarisce che non c'è nessuna interferenza statunitense e che non si riconosce nessun altro presidente. In Honduras c'è pure una base operativa USA. Prima i golpe venivano decisi a Washington: Oggi?
Fonte: http://www.youtube.com/user/TVZL e http://www.lastampa.it/
La guerra alla democrazia - di John Pilger (10 di 10)
Questo film documentario parla del potere dell'impero e di quello del popolo. E' stato girato in Venezuela, Bolivia, Cile, Guatemala, Nicaragua e Stati Uniti. Racconta la storia, attraverso la voce dei protagonisti che la vivono, del "giardino nel retro" dell'America, il termine spregiativo dato a tutta l'America Latina. Descrive la lotta dei popoli indigeni prima contro la Spagna, poi contro gli immigranti europei che hanno rinforzato la vecchia elite. Le riprese si sono concentrare sui barrios, dove vive il "popolo invisibile" del continente, in baracche infernali che sfidano la legge di gravità.
Racconta, soprattutto, una storia molto positiva: quella del sollevarsi dei movimenti sociali che ha portato al potere governi che promettono di ergersi contro chi controlla la ricchezza nazionale e contro il padrone imperiale. Il Venezuela ha spianato la strada, e un punto focale del film è una rara intervista faccia-a-faccia con il presidente Hugo Chavez, la cui crescente consapevolezza politica, e il cui senso della storia (e dell'umorismo) sono evidenti. Il film indaga il colpo di stato del 2002 contro Chavez e lo inserisce in un contesto contemporaneo. Descrive anche le differenza tra il Venezuela e Cuba, e il cambiamento nel potere economico e politico da quando Chavez è stato eletto per la prima volta.
John Pilger è un giornalista vincitori di numerosi premi, autore di libri e regista di documentari, che ha iniziato la sua carriera nel 1958 in Australia, la sua patria, prima di trasferirsi a Londra negli anni '60. Ha iniziato come corrispondente estero e reporter dalla prima linea, a partire dalla guerra in Vietnam del 1967. E' un feroce critico delle avventure estere, economiche e militari, dei governi occidentali.
"Per i giornalisti occidentali", dice Pilger, "è troppo facile vedere l'umanità in termini della sua utilità per i 'nostri interessi' e per come segue le agende dei governi che decretano chi siano i tiranni buoni e quelli cattivi, le vittime degne e quelle indegne, e presentare le 'nostre' politiche come sempre benigne, quando di solito è vero il contrario. E' il lavoro del giornalista, anzitutto, guardare nello specchio della propria società".
Pilger crede anche che un giornalista dovrebbe essere custode della memoria pubblica e cita spesso Milan Kundera; "La lotta del popolo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio".
Traduzione e sottotitoli di Andy (NoOneWorldGovernment)
Fonte: http://www.youtube.com/user/NoOneWorldGovernment
La guerra alla democrazia - di John Pilger (9 di 10)
Questo film documentario parla del potere dell'impero e di quello del popolo. E' stato girato in Venezuela, Bolivia, Cile, Guatemala, Nicaragua e Stati Uniti. Racconta la storia, attraverso la voce dei protagonisti che la vivono, del "giardino nel retro" dell'America, il termine spregiativo dato a tutta l'America Latina. Descrive la lotta dei popoli indigeni prima contro la Spagna, poi contro gli immigranti europei che hanno rinforzato la vecchia elite. Le riprese si sono concentrare sui barrios, dove vive il "popolo invisibile" del continente, in baracche infernali che sfidano la legge di gravità.
Racconta, soprattutto, una storia molto positiva: quella del sollevarsi dei movimenti sociali che ha portato al potere governi che promettono di ergersi contro chi controlla la ricchezza nazionale e contro il padrone imperiale. Il Venezuela ha spianato la strada, e un punto focale del film è una rara intervista faccia-a-faccia con il presidente Hugo Chavez, la cui crescente consapevolezza politica, e il cui senso della storia (e dell'umorismo) sono evidenti. Il film indaga il colpo di stato del 2002 contro Chavez e lo inserisce in un contesto contemporaneo. Descrive anche le differenza tra il Venezuela e Cuba, e il cambiamento nel potere economico e politico da quando Chavez è stato eletto per la prima volta.
John Pilger è un giornalista vincitori di numerosi premi, autore di libri e regista di documentari, che ha iniziato la sua carriera nel 1958 in Australia, la sua patria, prima di trasferirsi a Londra negli anni '60. Ha iniziato come corrispondente estero e reporter dalla prima linea, a partire dalla guerra in Vietnam del 1967. E' un feroce critico delle avventure estere, economiche e militari, dei governi occidentali.
"Per i giornalisti occidentali", dice Pilger, "è troppo facile vedere l'umanità in termini della sua utilità per i 'nostri interessi' e per come segue le agende dei governi che decretano chi siano i tiranni buoni e quelli cattivi, le vittime degne e quelle indegne, e presentare le 'nostre' politiche come sempre benigne, quando di solito è vero il contrario. E' il lavoro del giornalista, anzitutto, guardare nello specchio della propria società".
Pilger crede anche che un giornalista dovrebbe essere custode della memoria pubblica e cita spesso Milan Kundera; "La lotta del popolo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio".
Traduzione e sottotitoli di Andy (NoOneWorldGovernment)
Fonte: http://www.youtube.com/user/NoOneWorldGovernment
La guerra alla democrazia - di John Pilger (8 di 10)
Questo film documentario parla del potere dell'impero e di quello del popolo. E' stato girato in Venezuela, Bolivia, Cile, Guatemala, Nicaragua e Stati Uniti. Racconta la storia, attraverso la voce dei protagonisti che la vivono, del "giardino nel retro" dell'America, il termine spregiativo dato a tutta l'America Latina. Descrive la lotta dei popoli indigeni prima contro la Spagna, poi contro gli immigranti europei che hanno rinforzato la vecchia elite. Le riprese si sono concentrare sui barrios, dove vive il "popolo invisibile" del continente, in baracche infernali che sfidano la legge di gravità.
Racconta, soprattutto, una storia molto positiva: quella del sollevarsi dei movimenti sociali che ha portato al potere governi che promettono di ergersi contro chi controlla la ricchezza nazionale e contro il padrone imperiale. Il Venezuela ha spianato la strada, e un punto focale del film è una rara intervista faccia-a-faccia con il presidente Hugo Chavez, la cui crescente consapevolezza politica, e il cui senso della storia (e dell'umorismo) sono evidenti. Il film indaga il colpo di stato del 2002 contro Chavez e lo inserisce in un contesto contemporaneo. Descrive anche le differenza tra il Venezuela e Cuba, e il cambiamento nel potere economico e politico da quando Chavez è stato eletto per la prima volta.
John Pilger è un giornalista vincitori di numerosi premi, autore di libri e regista di documentari, che ha iniziato la sua carriera nel 1958 in Australia, la sua patria, prima di trasferirsi a Londra negli anni '60. Ha iniziato come corrispondente estero e reporter dalla prima linea, a partire dalla guerra in Vietnam del 1967. E' un feroce critico delle avventure estere, economiche e militari, dei governi occidentali.
"Per i giornalisti occidentali", dice Pilger, "è troppo facile vedere l'umanità in termini della sua utilità per i 'nostri interessi' e per come segue le agende dei governi che decretano chi siano i tiranni buoni e quelli cattivi, le vittime degne e quelle indegne, e presentare le 'nostre' politiche come sempre benigne, quando di solito è vero il contrario. E' il lavoro del giornalista, anzitutto, guardare nello specchio della propria società".
Pilger crede anche che un giornalista dovrebbe essere custode della memoria pubblica e cita spesso Milan Kundera; "La lotta del popolo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio".
Traduzione e sottotitoli di Andy (NoOneWorldGovernment)
Fonte: http://www.youtube.com/user/NoOneWorldGovernment
La guerra alla democrazia - di John Pilger (7 di 10)
Questo film documentario parla del potere dell'impero e di quello del popolo. E' stato girato in Venezuela, Bolivia, Cile, Guatemala, Nicaragua e Stati Uniti. Racconta la storia, attraverso la voce dei protagonisti che la vivono, del "giardino nel retro" dell'America, il termine spregiativo dato a tutta l'America Latina. Descrive la lotta dei popoli indigeni prima contro la Spagna, poi contro gli immigranti europei che hanno rinforzato la vecchia elite. Le riprese si sono concentrare sui barrios, dove vive il "popolo invisibile" del continente, in baracche infernali che sfidano la legge di gravità.
Racconta, soprattutto, una storia molto positiva: quella del sollevarsi dei movimenti sociali che ha portato al potere governi che promettono di ergersi contro chi controlla la ricchezza nazionale e contro il padrone imperiale. Il Venezuela ha spianato la strada, e un punto focale del film è una rara intervista faccia-a-faccia con il presidente Hugo Chavez, la cui crescente consapevolezza politica, e il cui senso della storia (e dell'umorismo) sono evidenti. Il film indaga il colpo di stato del 2002 contro Chavez e lo inserisce in un contesto contemporaneo. Descrive anche le differenza tra il Venezuela e Cuba, e il cambiamento nel potere economico e politico da quando Chavez è stato eletto per la prima volta.
John Pilger è un giornalista vincitori di numerosi premi, autore di libri e regista di documentari, che ha iniziato la sua carriera nel 1958 in Australia, la sua patria, prima di trasferirsi a Londra negli anni '60. Ha iniziato come corrispondente estero e reporter dalla prima linea, a partire dalla guerra in Vietnam del 1967. E' un feroce critico delle avventure estere, economiche e militari, dei governi occidentali.
"Per i giornalisti occidentali", dice Pilger, "è troppo facile vedere l'umanità in termini della sua utilità per i 'nostri interessi' e per come segue le agende dei governi che decretano chi siano i tiranni buoni e quelli cattivi, le vittime degne e quelle indegne, e presentare le 'nostre' politiche come sempre benigne, quando di solito è vero il contrario. E' il lavoro del giornalista, anzitutto, guardare nello specchio della propria società".
Pilger crede anche che un giornalista dovrebbe essere custode della memoria pubblica e cita spesso Milan Kundera; "La lotta del popolo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio".
Traduzione e sottotitoli di Andy (NoOneWorldGovernment)
Fonte: http://www.youtube.com/user/NoOneWorldGovernment
La guerra alla democrazia - di John Pilger (6 di 10)
Questo film documentario parla del potere dell'impero e di quello del popolo. E' stato girato in Venezuela, Bolivia, Cile, Guatemala, Nicaragua e Stati Uniti. Racconta la storia, attraverso la voce dei protagonisti che la vivono, del "giardino nel retro" dell'America, il termine spregiativo dato a tutta l'America Latina. Descrive la lotta dei popoli indigeni prima contro la Spagna, poi contro gli immigranti europei che hanno rinforzato la vecchia elite. Le riprese si sono concentrare sui barrios, dove vive il "popolo invisibile" del continente, in baracche infernali che sfidano la legge di gravità.
Racconta, soprattutto, una storia molto positiva: quella del sollevarsi dei movimenti sociali che ha portato al potere governi che promettono di ergersi contro chi controlla la ricchezza nazionale e contro il padrone imperiale. Il Venezuela ha spianato la strada, e un punto focale del film è una rara intervista faccia-a-faccia con il presidente Hugo Chavez, la cui crescente consapevolezza politica, e il cui senso della storia (e dell'umorismo) sono evidenti. Il film indaga il colpo di stato del 2002 contro Chavez e lo inserisce in un contesto contemporaneo. Descrive anche le differenza tra il Venezuela e Cuba, e il cambiamento nel potere economico e politico da quando Chavez è stato eletto per la prima volta.
John Pilger è un giornalista vincitori di numerosi premi, autore di libri e regista di documentari, che ha iniziato la sua carriera nel 1958 in Australia, la sua patria, prima di trasferirsi a Londra negli anni '60. Ha iniziato come corrispondente estero e reporter dalla prima linea, a partire dalla guerra in Vietnam del 1967. E' un feroce critico delle avventure estere, economiche e militari, dei governi occidentali.
"Per i giornalisti occidentali", dice Pilger, "è troppo facile vedere l'umanità in termini della sua utilità per i 'nostri interessi' e per come segue le agende dei governi che decretano chi siano i tiranni buoni e quelli cattivi, le vittime degne e quelle indegne, e presentare le 'nostre' politiche come sempre benigne, quando di solito è vero il contrario. E' il lavoro del giornalista, anzitutto, guardare nello specchio della propria società".
Pilger crede anche che un giornalista dovrebbe essere custode della memoria pubblica e cita spesso Milan Kundera; "La lotta del popolo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio".
Traduzione e sottotitoli di Andy (NoOneWorldGovernment)
Fonte: http://www.youtube.com/user/NoOneWorldGovernment
ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!