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giovedì 3 ottobre 2013

Governo, Berlusconi alla fine ci ripensa: «Non senza travaglio, votiamo la fiducia!»

BERLUSCONI A SORPRESA DICE SÌ AL GOVERNO

Prima annuncia il voto contrario, poi il dietrofront. E alla fine l’esecutivo di Enrico Letta incassa 235 sì e 70 no...

ROMA - (ITALIA) - 2 OTTOBRE 2013 - «Mettendo insieme le aspettative e il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo che produca riforme istituzionali e strutturali abbiamo deciso, non senza interno travaglio, per il voto di fiducia!». Fino a mezzogiorno Silvio Berlusconi aveva fatto capire che il governo Letta la fiducia del suo partito non l’avrebbe mai avuta. Poi il dietrofront, in extremis: prendendo la parola in Senato poco prima del voto (era stato annunciato che l’intervento a nome del Pdl lo avrebbe pronunciato il capogruppo Schifani) il Cavaliere cede alle «colombe» e annuncia che tutto il Pdl - perché in quel momento il partito è ancora formalmente uno soltanto - è pronto a votare per la continuazione dell’esperienza di governo. In un attimo perdono consistenza tutti i passi compiuti nell’ultima settimana: l’annuncio delle dimissioni di massa dei parlamentari, il ritiro della delegazione ministeriale, la mobilitazione nelle piazze e sui social network. Uscendo da Palazzo Madama ripeterà più volte a chi gli sta attorno che «non c’è stata nessuna marcia indietro». Ma è una posizione difficile da sostenere dopo che per tutta la mattina i suoi fedelissimi avevano inondato le agenzie di dichiarazioni improntate sulla linea della fermezza: il cambio di strategia è stato costretto a subirlo, alla fine ha potuto solo cercare di assecondarlo.

MAGGIORANZA SALDA - La sua mossa a sorpresa è servita per sterilizzare, mediaticamente, la nascita del nuovo gruppo centrista composto dai fuoriusciti guidati da Alfano e Cicchitto. Anche Enrico Letta al termine del breve discorso gli riconosce indirettamente di essere «un grande». Non è un caso se alla fine il capo del governo è sorridente: ha scampato il pericolo e il voto dà a lui - e indirettamente al Quirinale - la certezza che ora Palazzo Chigi potrà contare su un sostegno solido, che evita il ritorno alle urne senza bisogno di inventare improbabili maggioranze alternative. I voti a favore della fiducia sono 235, quelli contrari 70. Solo sei senatori del Pdl (Sandro Bondi, Manuela Repetti, Remigio Ceroni, Augusto Minzolini, Alessandra Mussolini, Nitto Palma) rifiutano di partecipare al voto. Per ironia della sorte, il presidente Grasso estrae la lettera B ed è dunque proprio Berlusconi uno dei primi a sfilare sotto i banchi della presidenza durante la chiama individuale. Poi, pochi minuti più tardi, uscendo dal palazzo gli toccherà subire anche gli insulti e i fischi di un centinaio di persone radunate sulla piazza. 

IL NUOVO GRUPPO - Il copione della fiducia si ripete alla Camera, dove il Pd aveva comunque una solida maggioranza e i voti dei berlusconiani non sono determinanti. Alla fine infatti a Montecitorio i sì per Letta sono 435. Proprio nell’emiciclo di Montecitorio debutta il nuovo gruppo dei dissidenti: sono 26 i deputati che passano nella nuova formazione, guidata da Fabrizio Cicchitto. Tra loro c’è anche l’ex ministro Beatrice Lorenzin; gli altri ministri uscenti risultano ancora in stand by ma a parte la Di Girolamo, che ha detto di voler restare con Berlusconi. Non si sa ancora bene come chiamarli i parlamentari fuoriusciti: qualcuno azzarda «alfaniani», Roberto Formigoni fa invece sapere che potrebbero chiamarsi «I Popolari», in omaggio al vecchio Partito Popolare di don Luigi Sturzo. Sarebbero al momento una cinquantina, tra Senato e Camera, i parlamentari pronti a far parte della nuova formazione. 

IL BIS ALLA CAMERA - Enrico Letta, che al Senato aveva pronunciato un intervento tutto basato sulla responsabilità e sul bisogno di garantire stabilità al Paese, a Montecitario può sbilanciarsi e ostentare ottimismo: «Da oggi si lavorerà con una maggioranza politica coesa, ora serve chiarezza». Un passaggio ripreso dal capogruppo Pdl Renato Brunetta, uno dei fedelissimi di Berlusconi, che in mattinata aveva twittato convinto a proposito di un voto contrario del suo gruppo. Nel suo intervento a Montecitorio non può che allinearsi a Berlusconi: ««Al di là dei suoi silenzi e dei distinguo e nonostante provocazioni continueremo a stare qui e a darle fiducia. Ci può essere un nuovo inizio? Crediamo sia un suo e un nostro dovere e a testa alta votiamo sì al nostro governo, per realizzare il suo programma, il nostro programma».

SANTANCHE’ E LE MANI NEI CAPELLI - Per il gruppo dei «dissidenti» l’intervento è affidato a Fabrizio Cicchitto che parla di Alfano come di un «campione» a cui affidare le speranze del nuovo centrodestra. Parole decisamente sgradite a Daniela Santanché. indicata proprio da Cicchitto nei giorni scorsi come una delle cause della deriva estremista del Pdl: la deputata ha sottolineato le parole di Cicchitto scuotendo la testa e quando il suo ex collega fa riferimento ad Aflano si porta le mani ai capelli scandendo un «ma come si fa?».

LA MATTINATA - Per Berlusconi è in ogni caso una giornata da dimenticare, il cui epilogo era impensabile fino all’ora di pranzo. Il gruppo del Pdl al Senato aveva optato per la sfiducia al governo Letta. La decisione era arrivata in un convulso vertice tra lo stesso Berlusconi e i parlamentari pidiellini, dopo il discorso di Enrico Letta a Palazzo Madama. «Voi fallirete, avete avuto come unico risultato quello di spaccare il Pdl, noi non assisteremo a questa umiliazione del nostro partito, di Berlusconi e dell’Italia» aveva sottolineato in Aula Sandro Bondi rivolto a Letta. Ma almeno ventitré dissidenti del Pdl avevano già annunciato il «sì» al governo. Tanto che Maria Stella Gelmini aveva ammesso: «I destini sono separati. Fine». 

IL PARTITO - Nelle prime ore della mattinata, Berlusconi aveva lasciato ipotizzare una possibile apertura alla fiducia dicendo ai giornalisti: «Vediamo che succede... Sentiamo il discorso di Letta e poi decidiamo». Apertura che, però, aveva poi compreso, non gli sarebbe bastata a scongiurare la spaccatura del Pdl, tanto da spingerlo a votare comunque la sfiducia. Proprio mentre era in corso il vertice, infatti, i dissidenti avevano lasciato intendere che avrebbero dato vita, comunque, a un gruppo autonomo. Di qui la scelta di andare alla conta. Quando il foglio con le firme raccolte da Quagliariello inizia a circolare, il Cavaliere capisce di non trovarsi davanti a qualche defezione isolata. Nasce in quel momento la decisione di sparigliare , di non farsi chiudere nell’angolo, di cambiare ancora lo scenario. E di votare sì alla fiducia. 

mercoledì 11 settembre 2013

11 SETTEMBRE 2001 - 11 SETTEMBRE 2017: ACCADEVA 16 ANNI FA, L'ATTENTATO ALLE TORRI GEMELLE DI NEW YORK...

11 SETTEMBRE 2001 - NEW YORK

Attentati dell'11 Settembre 2001

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
bussola Disambiguazione – "11 settembre 2001" rimanda qui. Se stai cercando il film, vedi 11 settembre 2001 (film).
Attentati dell'11 settembre 2001
National Park Service 9-11 Statue of Liberty and WTC fire.jpg
Le Torri del World Trade Center bruciano poco dopo l'impatto del volo United Airlines 175 contro la Torre meridionale, sulla destra. A sinistra la Torre settentrionale colpita precedentemente dal volo American Airlines 11, dalla quale esce ancora fumo.

Stato Stati Uniti Stati Uniti
Luogo Manhattan, Arlington (Virginia)
Obiettivo World Trade Center, Pentagono, Campidoglio (Washington D.C.)
Data 11 settembre 2001
08:46 – 10:28 (UTC-4)
Tipo attacco suicida, dirottamento aereo
Morti 2 974 (più i 19 terroristi) e 24 dispersi
Feriti 6 294 (più i 106 feriti al Pentagono)
Responsabili terroristi legati ad al-Qāʿida
Motivazione Ostilità di al-Qāʿida nei confronti degli Stati Uniti d'America, considerati fonte di iniquità e di ingiustizia per tutto il mondo islamico.
Gli attentati dell'11 settembre 2001 sono stati quattro attacchi suicidi, organizzati e realizzati da un gruppo di terroristi aderenti ad al-Qāʿida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d'America.
La mattina dell'11 settembre 2001, 19 affiliati all'organizzazione terroristica di matrice fondamentalista islamica al-Qāʿida dirottarono quattro voli civili commerciali.[1][2] I dirottatori fecero intenzionalmente schiantare due degli aerei sulle torri 1 e 2 del World Trade Center di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini. Il terzo aereo di linea fu fatto schiantare dai dirottatori contro il Pentagono. Il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington,[3] si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell'equipaggio tentarono, senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo.
Gli attacchi terroristici dell'11 settembre causarono circa 3.000 vittime.[4] Nell'attacco alle torri gemelle morirono 2.752 persone, tra queste 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti.[5] La maggior parte delle vittime erano civili di 70 diverse nazionalità.[6]
Gli attacchi ebbero grandi conseguenze a livello mondiale: gli Stati Uniti d'America risposero dichiarando la "Guerra al terrorismo" e attaccando l'Afghanistan controllato dai Talebani, accusati di aver volontariamente ospitato i terroristi. Il parlamento statunitense approvò lo USA PATRIOT Act mentre altri stati rafforzarono la loro legislazione anti-terroristica, incrementando i poteri di polizia. Le borse rimasero chiuse quasi per una settimana, registrando enormi perdite subito dopo la riapertura, con quelle maggiori fatte registrare dalle compagnie aeree e di assicurazioni. L'economia della Lower Manhattan si fermò per via della distruzione di uffici del valore di miliardi di dollari.
I danni subiti dal Pentagono furono riparati dopo un anno e un piccolo monumento commemorativo fu costruito sul luogo. La ricostruzione del World Trade Center è invece stata più problematica, a seguito di controversie sorte riguardo ai possibili progetti e sui tempi necessari al loro completamento. La scelta della Freedom Tower per la ricostruzione del sito ha subito ampie critiche, conducendo all'abbandono di alcune parti del progetto originario.

Le Twin Towers prima dell'attentato

Attacchi

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Cronologia degli attentati dell'11 settembre 2001.
Il mattino dell'11 settembre 2001, diciannove terroristi dirottarono quattro aerei di linea passeggeri in viaggio verso la California dagli aeroporti Logan (di Boston), Washington Dulles (di Dulles, ma utilizzato per voli da Washington) e Newark (in New Jersey ma che serve anche New York).[1] I dirottatori condussero due aeroplani modello Boeing 767, il volo American Airlines 11 e il volo United Airlines 175, a schiantarsi contro le Torri nord e sud del World Trade Center.[7] Un altro gruppo di dirottatori condusse il volo American Airlines 77 a schiantarsi contro il Pentagono, mentre un quarto volo, lo United Airlines 93, col quale i terroristi intendevano colpire il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington,[3] precipitò al suolo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania.[8][9]

Il volo United Airlines 175 si schianta contro la Torre Sud
Nel corso del dirottamento, alcuni passeggeri e membri dell'equipaggio furono in grado di effettuare chiamate con l'apparecchio radiotelefonico aria-superficie della GTE e con i telefoni cellulari;[10][11] affermarono che diversi dirottatori erano a bordo di ciascun aeroplano e che i terroristi avevano preso il controllo dei velivoli usando coltelli e taglierini per uccidere alcuni assistenti di volo e almeno un pilota o un passeggero, tra cui il comandante del volo 11, John Ogonowski;[12] la Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001 stabilì che due dei dirottatori avevano recentemente acquistato attrezzi multifunzione di marca Leatherman.[13] Qualche tipo di spray nocivo, come gas lacrimogeno o spray al peperoncino, sarebbe stato utilizzato sui voli American 11 e United 175 per tenere i passeggeri fuori dalla cabina di prima classe.[14] Un assistente di volo dell'American Airlines 11, un passeggero del volo 175 e alcuni passeggeri del volo 93 riferirono che i dirottatori avevano delle bombe, ma uno dei passeggeri disse anche di ritenere che si trattasse di ordigni inerti. Nessuna traccia di esplosivi fu trovata sui luoghi degli impatti. Il Rapporto della Commissione sull'11 settembre afferma che le bombe erano probabilmente false.[12]
Sul volo United Airlines 93 le registrazioni della scatola nera hanno rivelato che l'equipaggio e i passeggeri tentarono di sottrarre il controllo dell'aereo ai dirottatori dopo aver saputo, per via telefonica, che altri aerei dirottati erano stati mandati a schiantare contro degli edifici, quella mattina.[15][16] Secondo la trascrizione della registrazione, uno dei dirottatori diede l'ordine di virare il velivolo quando fu chiaro che ne avrebbero perso il controllo a causa dei passeggeri.[17] Poco dopo, l'aeroplano si schiantò in un campo vicino Stonycreek, nella contea di Somerset (Pennsylvania), alle ore 10:03:11 ora locale (14:03:11 UTC). In una intervista rilasciata al giornalista di al Jazeera Yosri Foda, Khalid Shaykh Muhammad, dirigente di al-Qā‘ida, affermò che l'obiettivo del volo 93 era il Campidoglio di Washington, il cui nome in codice era «la facoltà di Legge».[18]
Tre edifici del complesso del World Trade Center collassarono a causa di danni strutturali, quel giorno.[19] La torre meridionale (denominata WTC 2) crollò alle 9:59 circa, dopo un incendio di 56 minuti causato dall'impatto del volo United Airlines 175; la torre settentrionale (WTC 1) collassò alle 10:28, dopo un incendio di circa 102 minuti.[19] La caduta di WTC 1 produsse dei detriti che danneggiarono la vicina 7 World Trade Center (WTC 7), la cui integrità strutturale fu ulteriormente compromessa dagli incendi, che portarono al crollo della penthouse est alle 17:20 ora locale di quello stesso giorno; l'intero edificio collassò completamente alle 17:21 ora locale.[20]

Mappa della zona interessata dagli attacchi, sovrapposta ad una immagine di Ground Zero.
Il National Institute of Standards and Technology promosse delle investigazioni sulle cause del collasso dei tre edifici, successivamente allargando le indagini sulle misure per la prevenzione del collasso progressivo, chiedendosi ad esempio se la progettazione aveva previsto la resistenza agli incendi e se era stato effettuato un rafforzamento delle strutture in acciaio. Il rapporto riguardo WTC 1 e WTC 2 fu terminato nell'ottobre 2005, mentre l'indagine sul WTC 7 è stata pubblicata il 21 agosto 2008: il crollo dell'edificio è stato causato dalla dilatazione termica, prodotta dagli incendi incontrollati per ore, dell'acciaio della colonna primaria, la numero 79, il cui cedimento ha dato inizio ad un collasso progressivo delle strutture portanti vicine.[21]
Gli attacchi crearono grande confusione tra le agenzie di notizie e i controllori del traffico aereo in tutti gli Stati Uniti; a tutto il traffico aereo civile internazionale fu proibito di atterrare su terreno statunitense per tre giorni.[22] Gli aerei già in volo furono respinti o indirizzati agli aeroporti in Canada o Messico. Radio e televisioni diffusero notizie non confermate e spesso contraddittorie per tutto il giorno; una delle ricostruzioni più diffuse raccontava di una autobomba esplosa nella Segreteria di Stato degli Stati Uniti a Washington.[23]
Poco dopo aver annunciato per la prima volta l'incidente del Pentagono, la CNN e altre emittenti raccontarono anche che un incendio era scoppiato al National Mall di Washington.[24] Un altro rapporto fu diffuso dalla Associated Press, secondo il quale un Boeing 767 della Delta Air Lines, il volo 1989, era stato dirottato: anche questa notizia si rivelò poi un errore, in quanto si era effettivamente pensato che vi fosse quel pericolo, ma l'aereo rispose ai comandi dei controllori di volo e atterrò a Cleveland, Ohio.[25]

Vittime


Raccolta delle foto di quasi tutte le vittime degli attacchi (mancano solo quelle di 92 persone e dei terroristi): documento presentato nel processo contro Zakariya Musawi.
Le vittime degli attentati furono 2 974, esclusi i diciannove dirottatori: 246 su quattro aeroplani (87 sul volo American Airlines 11,[26] 60 sul volo United Airlines 175,[27] 59 sul volo American Airlines 77[28] e 40 sul volo United Airlines 93;[29] non ci fu alcun superstite), 2 603 a New York e 125 al Pentagono.[30][31] Altre 24 persone sono ancora elencate tra i dispersi.[32] Tutte le vittime erano civili a parte 55 militari uccisi al Pentagono.[33] Furono più di 90 i paesi che persero cittadini negli attacchi al World Trade Center.[34]
Il NIST ha stimato che circa 17 400 civili erano presenti nel complesso del World Trade Center al momento degli attacchi, mentre i dati sui turisti elaborati dalla Port Authority of New York and New Jersey (l'"Autorità portuale di New York e del New Jersey") suggeriscono una presenza media di 14 154 persone sulle Torri Gemelle alle 8:45 del mattino.[35][36] La gran parte delle persone al di sotto delle zone di impatto evacuò in sicurezza gli edifici, come pure 18 persone che si trovavano nella zona di impatto della torre meridionale;[37] Al contrario, 1 366 delle vittime si trovavano nella zona di impatto o nei piani superiori della torre settentrionale;[38] secondo il Rapporto della Commissione, centinaia furono le vittime causate dall'impatto, mentre le restanti rimasero intrappolate e morirono a seguito del collasso della torre.[39] Quasi 600 persone furono invece uccise dall'impatto o morirono intrappolate ai piani superiori nella torre meridionale.[38]
Almeno 200 persone saltarono dalle torri in fiamme e morirono, come raffigurato nella emblematica foto The Falling Man ("L'uomo che cade"), precipitando su strade e tetti degli edifici vicini, centinaia di metri più in basso.[40] Alcune persone che si trovavano nelle torri al di sopra dei punti di impatto salirono fino ai tetti degli edifici sperando di essere salvati dagli elicotteri, ma le porte di accesso ai tetti erano chiuse; inoltre, non vi era alcun piano di salvataggio con elicotteri e, quella mattina dell'11 settembre, il fumo denso e l'elevato calore degli incendi avrebbe impedito agli elicotteri di effettuare manovre di soccorso.[41]
Le vittime tra i soccorritori furono 411. Il New York City Fire Department (i vigili del fuoco di New York) perse 341 vigili del fuoco e 2 paramedici;[42] il New York City Police Department (la polizia di New York) perse 23 agenti,[43] il Port Authority Police Department (la polizia portuale) 37.[44] I servizi di emergenza medica privata persero altri 8 tecnici e paramedici.[45][46]
La Cantor Fitzgerald L.P., una banca di investimenti i cui uffici si trovavano ai piani 101-105 del WTC 1, perse 658 impiegati, più di qualunque altra azienda.[47] La Marsh Inc., i cui uffici si trovavano immediatamente sotto quelli della Cantor Fitzgerald ai piani 93-101 (dove avvenne l'impatto del volo 11), perse 295 impiegati, mentre 175 furono le vittime tra i dipendenti della Aon Corporation.[48] Dopo New York, lo stato che ebbe più vittime fu il New Jersey, con la città di Hoboken a registrare il maggior numero di morti.[49]
È stato possibile identificare i resti di sole 1 600 delle vittime del World Trade Center; gli uffici medici raccolsero anche «circa 10 000 frammenti di ossa e tessuti non identificati, che non possono essere collegati alla lista dei decessi».[50] Altri resti di ossa furono trovati ancora nel 2006, mentre gli operai approntavano il Deutsche Bank Building per la demolizione.
La morte per malattie ai polmoni di alcune altre persone è stata fatta risalire alla respirazione delle polveri contenenti centinaia di composti tossici (quali amianto, mercurio, piombo, ecc.) causate dal collasso del World Trade Center. La gravità dell'inquinamento ambientale derivante da tali polveri - che investirono tutta la punta sud dell'isola di Manhattan - fu resa nota al grande pubblico solo a distanza di circa quattro anni dall'evento: sino ad allora le agenzie governative statunitensi avevano sottovalutato o nascosto il rischio ambientale, forse allo scopo di non causare ulteriore panico e di rendere più spediti i soccorsi, lo sgombero delle macerie, il ripristino delle normali attività della città così gravemente ferita.[51][52][53]

Danni


Il Pentagono fu seriamente danneggiato dal fuoco e una sezione dell'edificio collassò.
Oltre alle Torri gemelle, i due grattacieli da 110 piani, numerosi altri edifici del World Trade Center furono distrutti o gravemente danneggiati, inclusi il 7 World Trade Center, il 6 World Trade Center, il 5 World Trade Center, il 4 World Trade Center, il Marriott World Trade Center e la chiesa greco ortodossa di St Nicholas.[54] Il Deutsche Bank Building, situato al di là della Liberty Street rispetto al complesso del World Trade Center, è attualmente in demolizione, in quanto l'ambiente all'interno dell'edificio è tossico e inabitabile.[55][56] La Fiterman Hall del Borough of Manhattan Community College, situato al 30 West Broadway, ricevette gravi ed estesi danni durante gli attacchi e la sua demolizione è stata programmata.[57] Altri edifici limitrofi, come il 90 West Street e il Verizon Building, subirono gravi danni, ma sono stati riparati.[58] Gli edifici del World Financial Center, la One Liberty Plaza, il Millenium Hilton, e 90 Church Street riportarono danni moderati.[59] Anche gli impianti di telecomunicazioni situati sulla torre settentrionale andarono distrutti, incluse le antenne di trasmissione radio e televisive e i ponti radio, ma le stazioni degli organi di informazioni re-instradarono rapidamente i segnali e ripresero le trasmissioni.[54][60]
Nella contea di Arlington, una porzione del Pentagono fu gravemente danneggiata dall'impatto e dal successivo incendio, e una sezione dell'edificio crollò.[61]

Operazioni di salvataggio e soccorso


Evacuazione di un ferito nell'attacco al Pentagono
Successivamente agli attacchi alle Torri gemelle, il New York City Fire Department inviò rapidamente sul sito 200 unità, pari a metà dell'organico del dipartimento, che furono aiutati da numerosi pompieri fuori-servizio e da personale dei pronto soccorso.[62][63][64] Il New York City Police Department inviò delle unità speciali dette "Emergency Service Units" e altro personale.[65] Durante i soccorsi, i comandanti dei vigili del fuoco, della polizia e dell'Autorità portuale ebbero difficoltà a condividere le informazioni e a coordinare i loro sforzi,[62] tanto che vi furono duplicazioni nelle ricerche dei civili dispersi invece che ricerche coordinate.[66]
Con la situazione che peggiorava, il dipartimento di polizia, che riceveva informazioni degli elicotteri in volo, fu in grado di diffondere l'ordine di evacuazione che permise a molti dei suoi agenti di allontanarsi prima del crollo degli edifici;[65][66] tuttavia, poiché i sistemi di comunicazione radio dei dipartimenti di polizia e di vigili del fuoco erano incompatibili, questa informazione non fu inoltrata ai comandi dei vigili del fuoco. Dopo il collasso della prima torre, i comandanti dei vigili del fuoco trovarono difficoltà a inviare gli ordini di evacuazione ai pompieri all'interno della torre, a causa del malfunzionamento dei sistemi di trasmissione all'interno del World Trade Center. Persino le chiamate al 911 (il servizio di emergenza) non furono correttamente inoltrate.[63] Una enorme operazione di ricerca e salvataggio fu lanciata dopo poche ore dagli attacchi; le operazioni cessarono alcuni mesi dopo.[67]

Attentatori e loro moventi

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Dirottatori degli attentati dell'11 settembre 2001 e Ventesimo dirottatore.

Mohamed Atta, responsabile operativo degli attacchi, morto nell'impatto del volo American Airlines 11.
Gli attacchi dell'11 settembre sono il risultato degli obiettivi dichiarati da al-Qa'ida, così come furono formulati nella fatwa[68] emessa da Osama bin Laden, Ayman al-Zawahiri, Abū Yāsir Rifāʿī Ahmad Ṭāhā, Mir Hamzah, e Fazlur Rahman, la quale dichiarava che fosse «dovere di ogni musulmano [...] uccidere gli americani in qualunque luogo».[69][70][71]

Al-Qa'ida

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi al-Qāʿida.
L'origine di al-Qa'ida risale al 1979, anno dell'invasione sovietica dell'Afghanistan; poco dopo l'invasione, Osama bin Laden si recò in Afghanistan per collaborare con l'organizzazione dei mujaheddin arabi e alla creazione di Maktab al-Khidamat, una formazione il cui scopo era quello di raccogliere fondi e assoldare mujaheddin stranieri per resistere all'Unione Sovietica. Nel 1989, con il ritiro delle forze sovietiche dal conflitto afghano, il Maktab al-Khidamat si trasformò in una "forza di intervento rapido" del jihad contro i governi del mondo islamico.[72]
Sotto l'influenza di Ayman al-Zawahiri, bin Laden assunse posizioni più radicali.[73] Nel 1996, bin Laden promulgò la prima fatwa,[74] con la quale intendeva allontanare i soldati statunitensi dall'Arabia Saudita.[75] In una seconda fatwa diffusa nel 1998, bin Laden avanzò obiezioni sulla politica estera statunitense nei riguardi di Israele, come pure sulla presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita anche dopo la fine della guerra del Golfo.[76] Bin Laden ha citato testi dell'Islam per esortare ad azioni di forza contro soldati e civili statunitensi fin quando i problemi sollevati non saranno risolti, notando che «durante tutta la storia dei popoli islamici, gli ulema hanno unanimemente affermato che il jihad è un dovere individuale se il nemico devasta i paesi musulmani».[76]

Organizzazione degli attacchi


Prima, durante e dopo l'attentato del 11 settembre 2001.
L'idea degli attacchi dell'11 settembre fu formulata da Khalid Shaykh Muhammad, che per primo la presentò a Osama bin Laden nel 1996.[77] In quel momento bin Laden e al-Qāʿida vivevano un periodo di transizione, in quanto erano appena tornati in Afghanistan dal Sudan.[78] Gli attentati alle ambasciate statunitensi del 1998 segnarono un punto di svolta, in quanto con essi bin Laden attaccava direttamente gli Stati Uniti.[78] Alla fine del 1998 o all'inizio del 1999, bin Laden diede il proprio consenso a Mohammed per l'organizzazione dell'attentato.[78] Una serie di incontri ebbero luogo nella primavera del 1999 tra Khalid Shaykh Muhammad, bin Laden e il suo rappresentante Mohammed Atef: bin Laden approvò la scelta dei capi dell'azione e garantì il sostegno finanziario;[78] fu anche coinvolto nella scelta dei partecipanti all'attacco, tanto che fu lui a scegliere Mohamed Atta come il capo dei dirottatori.[79] Mohammed fornì il supporto operazionale, selezionando gli obiettivi e organizzando i viaggi per dirottatori[78] (quasi 27 membri di al-Qāʿida tentarono di entrare negli Stati Uniti d'America per prendere parte agli attacchi dell'11 settembre);[12] bin Laden modificò alcune decisioni di Mohammed, respingendo alcuni potenziali obiettivi come la U.S. Bank Tower di Los Angeles.[80]
La National Commission on Terrorist Attacks upon the United States ("Commissione nazionale sugli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti") fu formata dal governo degli Stati Uniti ed è comunemente nota come 9/11 Commission; il 22 luglio 2004 la commissione rilasciò un rapporto nel quale concludeva che gli attacchi erano stati progettati e messi in atto da membri di al-Qāʿida. La commissione affermò che «gli organizzatori dell'attentato dell'11 settembre spesero in totale tra 400 000 e 500 000 dollari per progettare e mettere in atto il loro attacco, ma che la precisa origine dei fondi utilizzati per eseguire gli attacchi è rimasta sconosciuta».[81]

Dirottatori


Gli edifici intorno al World Trade Center furono gravemente danneggiati dai detriti e dalla caduta delle Torri gemelle.
Quindici dirottatori provenivano dall'Arabia Saudita, due dagli Emirati Arabi Uniti, uno dall'Egitto e uno dal Libano.[82] In contrasto con il consueto profilo degli attentatori suicidi, i dirottatori erano adulti maturi e ben istruiti, le cui visioni del mondo erano ben formate.[83] Dopo alcune ore dagli attacchi, l'FBI fu in grado di determinare i nomi e, in molti casi, i dettagli personali dei sospetti piloti e dirottatori.[84][85] Il bagaglio di Mohamed Atta, che non fu trasbordato dal suo volo da Portland sul volo 11, conteneva documenti che rivelarono l'identità di tutti i 19 dirottatori e altri importanti indizi sui loro piani, sulle loro intenzioni e sui loro precedenti.[86] Il giorno degli attacchi, la National Security Agency intercettò delle comunicazioni che portavano a Osama bin Laden, come avevano fatto i servizi segreti tedeschi.[87][88]
Il 27 settembre 2001, l'FBI rese pubbliche le foto dei 19 dirottatori, assieme alle informazioni sulle possibili nazionalità e nomi falsi di molti.[89] Le indagini dell'FBI sugli attacchi, l'operazione "PENTTBOM", furono le più vaste e complesse nella storia dell'FBI, coinvolgendo più di 7 000 agenti speciali.[90] Il governo degli Stati Uniti determinò che al-Qāʿida, diretta da Osama bin Laden, era responsabile per gli attacchi, con l'FBI che afferma che «le prove che mettono in relazione al-Qāʿida e bin Laden agli attacchi dell'11 settembre sono chiare e irrefutabili»;[91] Il governo del Regno Unito raggiunse la stessa conclusione.[92]
La dichiarazione di una guerra santa contro gli Stati Uniti d'America e la fatwa firmata da Osama bin Laden e altri nel 1996, in cui si chiedeva l'uccisione di civili statunitensi, sono viste come indizi del suo movente negli attacchi dell'11 settembre da parte degli investigatori.[93] Inizialmente bin Laden negò il proprio coinvolgimento negli attacchi, per poi ammetterlo.[94][95] Il 16 settembre 2001, bin Laden negò ogni coinvolgimento negli attacchi leggendo una dichiarazione trasmessa dal canale satellitare del Qatar Al Jazeera: «Sottolineo che non ho attuato questo gesto, che sembra essere stato portato avanti da individui con motivazioni proprie»;[96] questa smentita fu trasmessa dalle testate giornalistiche statunitensi e mondiali. Nel novembre 2001 forze statunitensi recuperarono una registrazione in una casa distrutta a Jalalabad, in Afghanistan, in cui bin Laden parla a Khaled al-Harbi: nella videoregistrazione bin Laden ammette di aver saputo in anticipo degli attacchi.[97] La registrazione fu trasmessa da varie emittenti giornalistiche a partire dal 13 dicembre 2001; la distorsione delle immagini è stata attribuita ad artefatti causati dalla copia del nastro.[98] Il 27 dicembre 2001 fu pubblicato un secondo video di bin Laden, in cui affermava che «il terrorismo contro gli Stati Uniti merita di essere lodato perché fu una risposta ad una ingiustizia, avente lo scopo di forzare gli Stati Uniti a interrompere il suo sostegno ad Israele, che uccide la nostra gente», senza però ammettere la responsabilità degli attacchi.[99] Poco prima delle elezioni presidenziali statunitensi del 2004, bin Laden rivendicò pubblicamente con una registrazione video il coinvolgimento di al-Qāʿida negli attacchi agli Stati Uniti, ammettendo il proprio legame diretto con gli attentati; affermò che gli attacchi erano stati portati perché «siamo liberi [...] e vogliamo riottenere libertà per la nostra nazione. Così come voi indebolite la nostra sicurezza noi indeboliamo la vostra».[100] Osama bin Laden afferma di aver personalmente diretto i 19 dirottatori:[101] nel video afferma che «concordammo assieme al comandante Muhammad Atta, che Allah abbia pietà di lui, che tutte le operazioni avrebbero dovuto essere completate in 20 minuti, prima che Bush e la sua amministrazione se ne accorgessero».[95] Un altro video ottenuto da Al Jazeera nel settembre 2006 mostra Osama bin Laden con Ramzi bin al-Shibh (il più delle volte scritto Ramzi Binelshibh) e due dirottatori, Hamza al-Ghamdi e Wa'il al-Shehri, mentre preparano gli attacchi.[102]

Khalid Shaykh Muhammad dopo la sua cattura in Pakistan.
In una intervista del 2002 con il giornalista di al Jazeera Yosri Foda, Khalid Shaykh Muhammad ammise il proprio coinvolgimento nella "operazione del santo Martedì", assieme a Ramzi bin al-Shibh.[103] Il Rapporto della Commissione sull'11 settembre ha determinato che l'animosità di Khalid Shaykh Muhammad, il «principale architetto» degli attacchi dell'11 settembre, verso gli Stati Uniti ebbe origine «non dalla sua esperienza di studente fatta lì, ma piuttosto dalla sua violenta opposizione alla politica estera statunitense in favore di Israele».[78] Mohammed Atta condivideva le stesse motivazioni di Khalid Shaykh Muhammad. Ralph Bodenstein, un ex-compagno di classe di Atta, lo descrisse come «molto imbevuto, veramente, [di idee] sulla difesa, da parte degli Stati Uniti, di queste politiche israeliane nella regione»[104] Abd al-Aziz al-Umari, dirottatore del volo 11 assieme a Mohamed Atta, affermò nel suo testamento video: «il mio gesto è un messaggio per coloro che mi hanno ascoltato e per coloro che mi hanno visto e, allo stesso tempo, è un messaggio agli infedeli, che lasciate la penisola arabica sconfitti e che smettiate di dare una mano ai codardi ebrei in Palestina».[105] Khalid Shaykh Muhammad fu arrestato il 1º marzo 2003 a Rawalpindi, in Pakistan,[106] per poi essere detenuto definitivamente nel campo di detenzione di Guantanamo Bay, a Cuba. Durante le udienze condotte dagli Stati Uniti nel marzo 2007, che sono state «ampiamente criticate da avvocati e gruppi per i diritti umani in quanto falsi tribunali»,[107] Muhammad confessò nuovamente la propria responsabilità per gli attacchi: «ero il responsabile dell'operazione dell'11 settembre, dalla A alla Z».[107][108]
Nel "Sostituto di testimonianza di Khalid Shaykh Muhammad" del processo a Zakariya Musawi, cinque persone sono identificate come quelle che conoscevano tutti i dettagli dell'operazione: Osama bin Laden, Khalid Shaykh Muhammad, Ramzi bin al-Shibh, Abu Turab al-Urdunni e Mohammed Atef.[109] Fino al 2008, solo le figure di contorno sono state processate o condannate in relazione agli attacchi; bin Laden non è stato ancora formalmente accusato degli attentati.[110] Il 26 settembre 2005, la Audiencia Nacional de España (la corte nazionale spagnola), diretta dal giudice Baltasar Garzón, condannò Abu Dahdah a 27 anni di prigione per cospirazione riguardo agli attentati dell'11 settembre e in qualità di membro dell'organizzazione terroristica al-Qāʿida. Allo stesso tempo, altri 17 membri di al-Qa'ida ricevettero condanne tra i sei e gli undici anni.[111][112] Il 16 febbraio 2006, la corte suprema spagnola ridusse la pena di Abu Dahdah a 12 anni, in quanto considerò non provata la sua partecipazione alla cospirazione.[113]

Moventi


Il sito dell'impatto del volo United Airlines 93 a Shanksville, Pennsylvania.
Molte conclusioni della commissione dell'11 settembre sui moventi degli attacchi sono state condivise da altri esperti. L'esperto di anti-terrorismo Richard Clarke ha spiegato, nel suo libro Against All Enemies, che le scelte di politica estera degli Stati Uniti, inclusi «il confronto con Mosca in Afghanistan, l'invio delle forze armate statunitensi nel Golfo persico» e «il rafforzamento di Israele come base per un fianco meridionale contro i sovietici», contribuirono a formare le motivazioni di al-Qāʿida.[114] Altri, come il corrispondente dall'estero dell'Observer Jason Burke, sottolineano l'aspetto politico dei moventi, affermando che «Bin Laden è un attivista con un'idea molto chiara di ciò che vuole e di come spera di ottenerlo. Questi mezzi possono essere molto distanti dalla normale attività politica [...] ma la sua agenda è fondamentalmente politica».[115]
Molti studi si sono concentrati anche sull'insieme della strategia di Bin Laden per individuare il movente degli attentati. Per esempio, il corrispondente Peter Bergen afferma che gli attacchi erano parte di un piano volto a far incrementare la presenza militare e culturale degli Stati Uniti nel Vicino Oriente, forzando in questo modo i musulmani a confrontarsi con le "malefatte" di un governo non-musulmano e a stabilire governi islamici conservatori nella regione.[116] Michael Scott Doran, corrispondente di Foreign Affairs, enfatizza l'uso "mitico" del termine "spettacolare" nella risposta di Bin Laden agli attacchi, spiegando che si trattava di un tentativo di provocare una reazione viscerale nel Vicino Oriente e di assicurarsi che i cittadini musulmani reagissero il più violentemente possibile a un aumento dell'impegno statunitense nella regione.[117]

Conseguenze


Il presidente degli Stati Uniti d'America, George Bush, riceve la comunicazione dell'impatto del secondo aereo al World Trade Center dal responsabile dello staff presidenziale Andrew Card, mentre si trova in una classe della Emma E. Booker Elementary School di Sarasota, Florida, l'11 settembre 2001[118]

Risposta degli Stati Uniti d'America e guerra al terrorismo

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Guerra al terrorismo.
Gli attacchi dell'11 settembre ebbero un immediato e travolgente effetto sulla popolazione degli Stati Uniti d'America. Molti agenti di polizia e soccorritori di altre parti del paese presero dei permessi dal lavoro per recarsi a New York ad assistere i propri colleghi nel recupero dei corpi dalle macerie delle Torri gemelle.[119] Le donazioni di sangue ebbero un incremento nella settimana successiva agli attacchi in tutti gli Stati Uniti.[120][121] Per la prima volta nella storia, tutti i velivoli civili degli Stati Uniti e di altri paesi (come il Canada), che non effettuavano servizi di emergenza, furono immediatamente fatti atterrare, recando grossi disagi a decine di migliaia di passeggeri in tutto il mondo.[122] La Federal Aviation Administration chiuse i cieli statunitensi a tutti i voli internazionali, obbligando gli aerei a dirigersi su aeroporti di altri paesi; il Canada fu uno dei paesi maggiormente toccati da questo fenomeno e lanciò l'Operazione Nastro Giallo per gestire l'enorme numero di aerei a terra e di passeggeri bloccati negli aeroporti.[123]
Il consiglio della Nato dichiarò che gli attacchi agli Stati Uniti erano considerati un attacco a tutti i paesi della Nato e che, in quanto tali, soddisfacevano l'Articolo 5 del trattato NATO.[124] Subito dopo gli attacchi, l'amministrazione Bush dichiarò la "Guerra al terrorismo", con l'obiettivo dichiarato di portare Osama bin Laden e al-Qāʿida davanti alla giustizia e di prevenire la costituzione di altre reti terroristiche. I mezzi previsti per perseguire questi obiettivi includevano sanzioni economiche e interventi militari contro gli stati che avessero dato l'impressione di ospitare terroristi, aumenti dell'attività di sorveglianza su scala globale e condivisione delle informazioni ottenute dai servizi segreti. L'invasione statunitense dell'Afghanistan (2001) e il rovesciamento del governo dei Talebani da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti fu la seconda operazione della guerra effettuata al di fuori dei confini statunitensi in ordine di grandezza, la più vasta tra quelle direttamente collegate al terrorismo. Gli Stati Uniti non furono l'unica nazione ad aumentare la propria preparazione militare: stati come le Filippine e l'Indonesia dovevano infatti affrontare le minacce portate dal terrorismo islamista interno.[125][126] Subito dopo, alcuni esponenti dell'amministrazione statunitense specularono sul coinvolgimento di Saddam Hussein, il presidente iracheno, con al-Qāʿida.[127] Questi sospetti si rivelarono successivamente infondati, ma questa associazione contribuì a far accettare all'opinione pubblica l'invasione dell'Iraq del 2003.[127]

Reazioni dell'opinione pubblica statunitense


Discorso del presidente Bush davanti ad una seduta congiunta del Congresso degli Stati Uniti d'America, 20 settembre 2001.
A seguito degli attacchi, l'indice di gradimento del presidente Bush salì fino all'86%.[128] Il 20 settembre 2001, il Presidente degli Stati Uniti parlò alla nazione e ad una seduta congiunta del Congresso, esponendo gli eventi del giorno degli attacchi, i successivi nove giorni di sforzi di salvataggio e ricostruzione e la sua risposta agli eventi. Anche il sindaco di New York Rudolph Giuliani ottenne un notevole gradimento a livello locale e nazionale in virtù del ruolo svolto.[129] Molti fondi furono immediatamente aperti per assistere finanziariamente i sopravvissuti e le famiglie delle vittime degli attacchi; al termine ultimo per la compensazione delle vittime, l'11 settembre 2003, erano state ricevute 2 833 richieste dalle famiglie delle vittime.[130] Subito dopo gli attacchi furono messi in atto i piani di emergenza per l'evacuazione dei governanti e per la continuità del governo (la serie di atti necessari a garantire la prosecuzione delle funzioni governative in caso di attacco nucleare o simile).[122] Il fatto che gli Stati Uniti fossero in una condizione di continuità del governo fu però comunicato al Congresso solo nel febbraio 2002.[131] Il Congresso passò l'Homeland Security Act del 2002, che istituì il Department of Homeland Security, la maggiore ristrutturazione dell'amministrazione statunitense nella storia contemporanea. Il congresso passò anche lo USA PATRIOT Act, affermando che sarebbe stato utile a individuare e perseguire il terrorismo e altri crimini; i gruppi per le libertà civili hanno però criticato il PATRIOT Act, affermando che permette agli organi di polizia di invadere la vita privata dei cittadini e che elimina il controllo da parte della magistratura della polizia e dai servizi segreti interni.[132][133][134] L'amministrazione Bush indicò gli attacchi dell'11 settembre per giustificare l'inizio di una operazione segreta della National Security Agency volta a «intercettare comunicazioni via telefono e e-mail tra gli Stati Uniti e persone all'estero senza mandato».[135]
Furono riportati numerosi incidenti di molestie e crimini d'odio contro mediorientali e persone "dall'aspetto mediorientale"; furono coinvolti particolarmente Sikh, in quanto gli uomini sikh vestono un turbante, elemento essenziale dello stereotipo del musulmano negli Stati Uniti. Vi furono abusi verbali, attacchi a moschee e altre costruzioni religiose (tra cui un tempio induista) e aggressioni, tra cui un omicidio: Balbir Singh Sodhi, un Sikh, fu ucciso il 15 settembre, dopo essere stato scambiato per un musulmano.[136] Le principali organizzazioni statunitensi di musulmani[137] furono immediate nella condanna degli attacchi e si appellarono affinché «i musulmani statunitensi si facciano avanti con le loro capacità e le loro risorse per aiutare ad alleviare le sofferenze delle persone coinvolte e delle loro famiglie». Oltre a notevoli donazioni di denaro, molte organizzazioni islamiche organizzarono raccolte di sangue e fornirono assistenza medica, cibo e alloggio alle vittime dell'attentato.[138] A seguito degli attacchi, 80 000 arabi e immigrati musulmani furono registrati e le loro impronte digitali schedate in base all'Alien Registration Act del 1940. Ottomila arabi e musulmani furono interrogati e cinquemila stranieri furono detenuti secondo la Joint Congressional Resolution 107-40, che autorizzava l'uso delle forze armate «per scoraggiare e prevenire atti di terrorismo internazionale contro gli Stati Uniti».[139]

Risposta internazionale


Un vigile del fuoco di New York osserva i resti della Torre meridionale.
Gli attacchi furono condannati da governi di tutto il mondo, e molte nazioni offrirono aiuti e solidarietà.[140] I governanti della maggior parte dei paesi del Medio Oriente, incluso l'Afghanistan, condannarono gli attacchi. L'Iraq fece eccezione, in quanto diffuse immediatamente una dichiarazione in cui si affermava che «i cowboys americani stavano cogliendo il frutto dei loro crimini contro l'umanità».[141] Un'altra eccezione, molto evidenziata dai mass media, furono i festeggiamenti da parte di alcuni Palestinesi.[142] Circa un mese dopo gli attacchi, gli Stati Uniti d'America guidarono una vasta coalizione nell'invasione dell'Afghanistan, allo scopo di rovesciare il governo dei Talebani, accusati di ospitare al-Qāʿida.[143] Le autorità del Pakistan si schierarono nettamente al fianco degli Stati Uniti contro i Talebani e al-Qāʿida: i pakistani misero a disposizione degli Stati Uniti diversi aeroporti militari e basi per gli attacchi contro il governo talebano e arrestarono più di 600 presunti membri di al-Qāʿida, che poi cedettero agli statunitensi.[144] Diversi paesi - tra cui Regno Unito, India, Australia, Francia, Germania, Indonesia, Cina, Canada, Russia, Pakistan, Giordania, Mauritius, Uganda e Zimbabwe - promulgarono legislazioni "antiterroristiche" e congelarono i conti in banca di persone che sospettavano avessero legami con al-Qāʿida.[145][146] I servizi segreti e le forze di polizia di alcuni paesi - tra cui Italia, Malesia, Indonesia e Filippine - arrestarono persone che indicavano come sospetti terroristi con lo scopo dichiarato di distruggere le cellule terroristiche in tutto il mondo.[147][148]
Negli Stati Uniti questi fatti generarono alcune controversie; critici come il Bill of Rights Defense Committee affermarono che le tradizionali limitazioni sul potere di sorveglianza federale (come il controllo degli assembramenti pubblici del COINTELPRO) erano stati "smantellati" dallo USA PATRIOT Act.[149] Organizzazioni per le libertà civili come la American Civil Liberties Union e il gruppo di pressione Liberty affermarono che anche alcune protezioni dei diritti civili erano state aggirate.[150][151] Gli Stati Uniti aprirono un centro di detenzione a Guantanamo Bay, a Cuba, per detenervi quelli che definirono "combattenti nemici illegittimi". La legittimità di tali detenzioni è stata messa in discussione dall'Unione Europea, dall'Organizzazione degli Stati Americani e da Amnesty International, tra gli altri.[152][153][154]

Indagini


Punti di impatto sulle Torri gemelle.

"9/11 Commission"

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001.
La Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001, anche nota come "9/11 Commission" e diretta dall'ex-governatore del New Jersey Thomas Kean, fu istituita nel tardo 2002 per preparare una ricostruzione completa dei fatti riguardanti l'attacco, analizzando anche lo stato di preparazione e l'immediata reazione ad essi. Il 22 luglio 2004, la 9/11 Commission pubblicò il Rapporto della Commissione sull'11 settembre. La Commissione e il suo rapporto hanno ricevuto diverse critiche.[155][156]

Collasso del World Trade Center

Una indagine federale sulle caratteristiche tecniche e di resistenza agli incendi connesse con il collasso delle Torri gemelle e del WTC 7 fu condotta dal National Institute of Standards and Technology (NIST) dello United States Department of Commerce. Questa indagine aveva il compito di trovare il motivo del collasso degli edifici, il numero di morti e feriti causati, oltre che le procedure collegate alla progettazione e alla gestione del World Trade Center.[157]
Il rapporto concluse che i rivestimenti antincendio delle infrastrutture in acciaio furono spazzati via dagli impatti degli aerei e che, se questo non fosse accaduto, le torri sarebbero probabilmente rimaste in piedi.[158]
Gene Corley, direttore dell'indagine originale, commentò che «le torri si comportarono in maniera impressionante. Non furono gli aerei dei terroristi ad abbattere gli edifici; fu l'incendio successivo. Fu dimostrato che era possibile abbattere due terzi delle colonne di una torre e l'edificio sarebbe restato in piedi».[159] Il fuoco indebolì le travature di sostegno dei piani, facendole piegare verso il basso, tirando così le colonne in acciaio esterne che si piegarono verso l'interno. Con le colonne portanti danneggiate, le colonne esterne piegate non furono più in grado di sostenere gli edifici, causandone il collasso. Il rapporto afferma inoltre che le trombe delle scale non erano adeguatamente rinforzate per funzionare da via di fuga per le persone al di sopra della zona di impatto.[160][161] Questo fu confermato da uno studio indipendente della Purdue University.[162] I risultati dell'indagine del NIST sul WTC 7 sono stati pubblicati il 21 agosto 2008: il crollo dell'edificio è stato causato dalla dilatazione termica prodotta dagli incendi che divamparono incontrollati per ore, e che hanno in particolare interessato l'acciaio della colonna primaria numero 79, il cui cedimento ha dato inizio ad un collasso progressivo delle strutture portanti vicine.[21]

Indagine interna della CIA

L'Ispettore Generale della CIA condusse una indagine interna sulle prestazioni della CIA prima dell'11 settembre e fu estremamente critico nei confronti dei funzionari anziani della CIA per non aver fatto tutto ciò che era possibile contro il terrorismo, in particolare per non essere riusciti a fermare due dei dirottatori dell'11 settembre, Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, al loro ingresso negli Stati Uniti, e per non aver condiviso le informazioni su di loro con l'FBI.[163]
Nel maggio 2007, senatori appartenenti sia al Partito Democratico che a quello Repubblicano hanno sostenuto una proposta di legge che avrebbe reso pubblica un rapporto d'indagine interno alla CIA. Il rapporto investiga sulle responsabilità del personale CIA prima e dopo gli attacchi: completato nel 2005, i suoi dettagli non sono mai stati resi pubblici.[164]

Effetti a lungo termine

Conseguenze economiche


Da Manhattan, il 12 settembre 2001, si sollevava una lunga voluta di fumo.
Gli attacchi ebbero un significativo impatto sui mercati finanziari degli Stati Uniti e mondiali. La borsa di New York (New York Stock Exchange, NYSE), l'American Stock Exchange e il NASDAQ non aprirono l'11 settembre e rimasero chiusi fino al 17 settembre. Quando i mercati riaprirono, l'indice Dow Jones precipitò di 684 punti, pari al 7.1%, fino a 8 921, la maggiore flessione mai avuta in un solo giorno.[165] Alla fine della settimana, l'indice Dow Jones era precipitato a 1 369,7 punti (14,3%), la maggiore caduta settimanale della sua storia.[166] Le azioni statunitensi persero 1 400 miliardi di dollari di valore in quella settimana.[166] A New York si contarono circa 430 000 posti di lavoro e 2,8 miliardi di dollari di stipendi persi nei tre mesi seguenti agli attacchi; gli effetti economici si concentrarono sui settori economici dell'export della città.[167] Si stima che la perdita in termini di prodotto interno lordo sperimentata dall'economia newyorkese negli ultimi tre mesi del 2001 e per tutto il 2002 ammonti a 27,3 miliardi di dollari. Il governo federale concesse immediatamente 11,2 miliardi di dollari al governo cittadino nel settembre 2001 e 10,5 miliardi di dollari all'inizio del 2002, per incentivare lo sviluppo economico e la ricostruzione delle infrastrutture.[168]
Gli attacchi ebbero un grosso impatto anche sulle piccole imprese di Lower Manhattan, poste nelle vicinanze del World Trade Center; circa 18 000 di queste imprese furono distrutte o trasferite dopo gli attacchi. L'agenzia federale che gestisce i fondi per le piccole imprese, la Small Business Administration, fornì dei prestiti mentre il governo federale diede assistenza alle piccole imprese danneggiate dagli attacchi tramite il Community Development Block Grants e l'Economic Injury Disaster Loans.[168] Quasi tre milioni di metri quadri di uffici a Lower Manhattan furono danneggiati o distrutti.[169] Gli studi economici sugli effetti degli attacchi hanno confermato che il loro impatto sul mercato degli uffici di Manhattan e su quello dei lavori da ufficio è stato inferiore a quanto previsto, a causa della necessità di una interazione faccia a faccia nell'ambito dei servizi finanziari.[170][171]
Lo spazio aereo nordamericano fu chiuso per diversi giorni dopo gli attacchi e i voli di linea sperimentarono un calo dopo la sua riapertura. Gli attacchi causarono un taglio di circa il 20% della capacità di viaggi aerei, esacerbando i problemi delle compagnie aeree statunitensi.[172]

Effetti sulla salute


Un vigile del fuoco solitario in piedi tra i detriti e il fumo a New York City
Migliaia di tonnellate di detriti tossici risultanti dal collasso delle Torri gemelle contenevano più di 2 500 contaminanti, tra cui alcuni elementi noti per essere cancerogeni.[173][174] Sono testimoniate diversi casi di malattie debilitanti tra coloro che si occuparono dei soccorsi e dei lavori di rimozione delle macerie, malattie ritenute collegate direttamente all'esposizione ai detriti.[175][176] Alcune di queste conseguenze sanitarie hanno toccato anche alcuni residenti, studenti e impiegati della Lower Manhattan e della vicina Chinatown.[177] Molti decessi sono stati collegati alla polvere tossica causata dal collasso del World Trade Center e i nomi delle vittime saranno incluse nel memoriale del WTC.[178] Esistono alcuni studi scientifici che suggeriscono che l'esposizione a diversi prodotti tossici dispersi nell'aria potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo del feto: per questo motivo, un centro studi per la salute ambientale dei bambini sta studiando i figli delle donne incinte all'epoca degli attacchi e che vivevano o lavoravano in prossimità delle torri del WTC.[179]
Sono tuttora in atto procedimenti legali per il rimborso dei costi delle cure per le malattie connesse agli attacchi. Il 17 ottobre 2006, il giudice federale Alvin Hellerstein annullò il rifiuto della municipalità di New York di pagare i costi dell'assistenza sanitaria ai soccorritori, permettendo così numerosi processi contro l'amministrazione cittadina.[180] Ufficiali governativi sono stati censurati per aver spinto le persone a tornare a Lower Manhattan nelle settimane successive agli attacchi; l'amministratrice della Environmental Protection Agency ("Agenzia per la protezione dell'ambiente", EPA) nel periodo immediatamente successivo agli attacchi, Christine Todd Whitman, fu pesantemente criticata per aver affermato scorrettamente che l'area era sicura dal punto di vista ambientale.[181] Il presidente Bush fu anche criticato per aver interferito con le interpretazioni e i pareri dell'EPA riguardo alla qualità dell'aria successivamente agli attacchi.[182] Inoltre, il sindaco Giuliani fu criticato per aver sollecitato il personale del settore finanziario a tornare rapidamente nell'area vasta attorno a Wall Street.[183]

Ricostruzioni

Il giorno degli attacchi, Giuliani affermò: «Ricostruiremo. Ne usciremo più forti di prima, politicamente più forti, economicamente più forti. La skyline tornerà ad essere nuovamente completa».[184] La rimozione dei detriti terminò ufficialmente nel maggio 2002.[185] La Lower Manhattan Development Corporation, incaricata della ricostruzione del sito del World Trade Center, è stata criticata per aver compiuto poco con i notevoli fondi destinati alla ricostruzione.[186][187] Uno degli edifici completamente distrutti, il 7 World Trade Center, ha una nuova torre uffici, completata nel 2006; la Freedom Tower è attualmente (2012) in costruzione e, al suo completamento, sarà uno degli edifici più alti dell'America settentrionale con una altezza di 541 m. Si prevede il completamento di altre tre torri entro il 2014, poste un isolato a oriente rispetto a quelle originali.
La sezione danneggiata del Pentagono fu ricostruita e rioccupata entro un anno dagli attacchi.[188]

Monumenti


Il Tribute in Light, come appariva da Jersey City nell'anniversario degli attacchi nel 2004.
Nei giorni immediatamente successivi agli attacchi, si tennero molte commemorazioni e veglie in tutto il mondo;[189][190][191] mentre ovunque a Ground Zero furono affisse immagini delle vittime.[192] Una delle prime commemorazioni fu il Tribute in Light, una installazione di 88 fari da ricerca posti nelle fondamenta delle Torri che proiettavano due colonne di luce verticalmente verso il cielo.[193] A New York fu istituita una competizione per decidere il progetto di un monumento da erigere sul luogo di Ground Zero; il progetto vincente, Reflecting Absence, selezionato nell'agosto 2006, consiste in una coppia di piscine riflettenti sul luogo delle fondamenta delle Torri, circondate da un monumento sotterraneo in cui sono iscritti i nomi delle vittime.[194] I progetti di creazione di un museo sul sito sono stati sospesi dopo che l'International Freedom Center è stato abbandonato per le critiche delle famiglie delle vittime.[195]
Il monumento del Pentagono è correntemente in costruzione fuori dall'edificio: si tratta di un parco con 184 panchine (pari ai 125 morti che ci sono stati tra gli occupanti dell'edificio più i 59 del volo AA 77) che fronteggiano il Pentagono.[196] Quando il Pentagono fu ricostruito, nel 2001-2002, furono costruiti anche una cappella privata e un monumento interno, posti nel luogo dove il Volo 77 si schiantò nell'edificio.[197] Un monumento del Volo 93 da costruire a Shanksville è in fase di progetto: includerà un groviglio di alberi scolpiti che forma un circolo intorno al sito dell'impatto, tagliato dal percorso dell'aereo, mentre delle campane a vento porteranno i nomi delle vittime.[198] Un monumento temporaneo si trova a 450 m dal sito dell'impatto del Volo 93 a Shanksville.[199] Molti altri monumenti permanenti sono in costruzione in tutto il mondo e la loro lista è aggiornata man mano che sono completati.[200] Oltre a monumenti veri e propri, anche borse di studio e programmi caritatevoli sono stati istituiti dai parenti delle vittime, come pure da altre organizzazioni e privati.[201]

Teorie del complotto

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Teorie del complotto sull'attentato al World Trade Center dell'11 settembre 2001 e Teorie del complotto sull'attentato al Pentagono dell'11 settembre 2001.
A seguito degli attacchi, negli Stati Uniti e nel mondo sono stati sollevati diversi dubbi circa il reale svolgimento dei fatti e sono state formulate numerose teorie difformi da quelle comunemente accettate, generalmente configurabili come teorie del complotto.
Tali dubbi e teorie hanno dato luogo a innumerevoli dispute e controversie circa la natura, l'origine e i responsabili degli attentati, contestando il contenuto dei resoconti ufficiali circa l'accaduto e suggerendo, tra l'altro, che persone con incarichi di responsabilità negli Stati Uniti fossero a conoscenza del pericolo e che deliberatamente avrebbero deciso di non prevenirli, o che individui estranei ad al-Qāʿida avrebbero partecipato alla pianificazione o all'esecuzione degli attacchi.[202] Una delle più diffuse teorie pone in dubbio che gli edifici colpiti a New York siano crollati per conseguenza del solo impatto degli aerei e degli incendi che ne sono seguiti. Tuttavia, la comunità degli ingegneri civili concorda con la versione che vuole il collasso delle Torri gemelle provocato dagli impatti ad alta velocità degli aviogetti e dai conseguenti incendi, piuttosto che da una demolizione controllata[203] della quale non è mai stata fornita alcuna prova.

Attentati dell'11 settembre: celebrazioni sottotono in Usa, e il Cile ricorda i 40 anni dal golpe di Pinochet...

Celebrazioni sottotono in America per il dodicesimo anniversario dell'attentato terroristico alle Torri gemelle e al Pentagono, mentre in Cile si commemorano i 40 anni dal golpe che portò al regime Pinochet e causò la morte del presidente Allende!

Tributo di luci per la commemorazione dell'attentato alle Torri gemelle (Ap)
Tributo di luci per la commemorazione dell'attentato alle Torri gemelle (Ap)

New York, 11 Settembre 2013 - Celebrazioni sottotono in America per il dodicesimo anniversario dell'attentato terroristico alle Torri gemelle e al Pentagono, mentre in Cile si commemorano i 40 anni dal golpe che portò al regime Pinochet e causò la morte del presidente Allende.

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L'ATTACCO DI AL QAEDA - Dodici anni fa l’America subiva il peggior attacco della sua storia. E oggi il ricordo di quell’11 settembre 2001 é ancora vivo e alimentato dai timori su Al Qaeda, riaccesi dalla questione siriana e dalle minacce di terrorismo di agosto, che hanno indotto la chiusura di consolati e ambasciate americani nel mondo.
Celebrazioni ridimensionate rispetto agli anni passati, con Barack Obama che dopo i minuti di silenzio alla Casa Bianca in ricordo dei due aerei che hanno colpito le Torri Gemelle, parteciperà a una commemorazione al Pentagono di Washington, dove si schiantò il terzo velivolo di linea.
A New York sono già stati accesi i fasci di luce al World Trade Center, dove ormai spicca la Freedom Tower, e diverse manifestazioni di ricordo si terranno in città. Fra queste la “Table of Silence Project”, durante il quale 100 ballerini vestiti di bianco si esibiranno al Lincoln Center sulle note del flauto di Andrea Ceccoromi.
Anche se nelle ultime ore le tensioni sulla Siria di sono affievolite, l’avvertimento lanciato dal presidente siriano Bashar el Assad su possibili ritorsioni contro gli Stati Uniti in caso di attacco in Siria, arriva come una doccia fredda, tornando ad alimentare i timori degli americani che non vogliono diventare di nuovo “bersaglio” di rappresaglie.
"Le minacce per New York sono uguali se non maggiori a quelle precedenti all’11 settembre", afferma il capo della polizia di New York, Raymnond Kelly, che guidò le indagini sul primo attentato contro il World Trade Center, quello del 1993, quando nel sotterraneo delle Torri Gemelle esplose un furgone imbottito di esplosivo. Kelly rimprovera i candidati a sindaco del dopo-Bloomberg - oggi si sono tenute le primarie, mentre le elezioni si svolgeranno il 5 novembre - per non essersi interessati alla questione terrorismo e alle minacce per la città.
IL CILE RICORDA I DESAPARECIDOS - Un migliaio di cileni si sono stesi per terra lungo le strade di Santiago per ricordare i ‘desaparecidos’ del regime di Augusto Pinochet.
Alla vigilia del quarantesimo anniversario del golpe dell’11 settembre 1973 che instaurò la dittatura (video), i manifestanti sono restati supini per 11 minuti, sistemati in una lunga fila che si é snodata dalle vicinanze del palazzo presidenziale.
Il Cile é ancora diviso sulla figura di Pinochet e il presidente Sebastian Pinera, vicino alla destra, ha affermato che fu il socialista Salvador Allende, destituito e morto durante il golpe, a distruggere la legalità del Paese.
L’opposizione ribatte invece denunciando la repressione di un regime a cui viene attribuita la morte di 3000 persone e la “scomparsa” di decine di migliaia. Ancora oggi in Cile é difficile far luce sull’evento, perché un decreto sull’amnistia del 1978 esclude da responsabilità penali tutti coloro che violarono i diritti umani dal 1973 al 1978.
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ITALIA-CINA

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