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sabato 2 marzo 2013

Gheddafi - Il video completo dalla sua cattura fino alla sua morte...ucciso dai servizi segreti Francesi!


SOPRA, IL VIDEO CHOC DELL'ULTIMA ORA DI GHEDDAFI
  

ramielobeidiSe si tratta di discutere della fondamentale e imprescindibile neopaternità di Mario Balotelli, le testate giornalistiche fanno a gara per riempire pagine su pagine. Viceversa, fanno a gara per tacere, se un pezzo grosso dei servizi segreti della nuova Libia rivela che l’uccisione di Gheddafi fu opera degli 007 francesi, eseguita per uno scopo: non fargli rivelare i suoi aiuti elettorali occulti a Sarkozy. Un giornale online francese, Mediapart, ne aveva parlato a ottobre. Intorno allo scoop, un grande silenzio, nonostante la notizia si prestasse a qualche ulteriore approfondimento o inchiesta. La testata iraniana IRIB riprende la notizia, a futura memoria. La riprendiamo anche qui, per offrire spunti diversi a chi crede alle guerre “umanitarie” e ad altri ossimori.


 
















PARIGI - (FRANCIA) - Il coordinatore dell'intelligence militare del Consiglio Nazionale Transitorio libico, Rami El Obeidi ha rivelato che Gheddafi venne ucciso dalle unità speciali francesi perchè Parigi temeva che potesse rivelare alcuni 'segreti' sulle attività svolte da Sarkozy.
Intervistato dalla rivista francese digitale Mediapart, al Obeidi spiega che il bombardamento del convoglio di vetture che scortava Gheddafi venne programmato dall'intelligence francese. Egli spiega che i francesi volevano a tutti i costi che Gheddafi si portasse nella tomba ciò che sapeva sulla campagna presidenziale di Sarkozy nel 2006 e nel 2007.
El Obeidi afferma che le immagini mostrate in internet con la gente che lincia Gheddafi sono solo una messa in scena per nascondere che la Francia si macchiò dell'assassinio del rais.  El Obeidi ricorda che Gheddafi venne ucciso direttamente dall'operazione delle unità speciali francesi. L'ex funzionario libico ricorda che Gheddafi aveva dato soldi a Sarkozy per la sua campagna presidenziale ed aveva minacciato di rivelare tutto ciò durante il conflitto; Sarkozy aveva pertanto l'interesse di impedirgli di parlare.
Rami El Obeidi spiega che l'ex moglie di Sarkozy, Cecilia, può raccontare "le relazioni speciali" tra Sarkozy e Gheddafi e che ciò può essere dimostrato anche dal numero elevato di visite che Cecilia stessa ha effettuato in Libia nel 2006 e nel 2007. El Obeidi conclude ricordando che la sua organizzazione compilò anche un resoconto completo sul coinvolgimento della Francia nell'assassinio di Gheddafi e lo consegnò al Cnt che però lo ha fatto sparire.
 

Lavoro, Istat: a Gennaio 2013 salgono a 3 milioni i disoccupati in Italia..."Al Sud boom di disoccupati!"

In un anno sono aumentati del 22,7%. Senza lavoro quasi il 40% dei giovani. Ed è record di precari. La maglia nera in Europa a noi e alla Spagna. Il commento di Squinzi: "Numeri agghiaccianti!"

SONO TRE MILIONI I DISOCCUPATI
12:08 - Il numero di disoccupati a gennaio sfiora i 3 milioni (pari all'11,7%). Lo rileva l'Istat che sottolinea inoltre come la disoccupazione giovanile (15-24 anni) è salita a gennaio al 38,7%. Il numero dei precari invece ha toccato nel 2012 i massimi, con 2 milioni e 375.000 contratti a termine e 433.000 collaboratori. Il livello di dipendenti a termine è il più alto dal 1993 e quello dei collaboratori dal 2004.
Squinzi: "Numeri agghiaccianti" - Questi dati "sono agghiaccianti - ha commentato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi -. E' una situazione assolutamente drammatica, a cui dobbiamo reagire".
Giovani senza lavoro, maglia nera Ue a Italia e Spagna - E, se l'Italia nel 2013 tocca il record di disoccupazione giovanile con il 38,7%, la maglia nera in Europa per lo stesso motivo va anche alla Spagna, dove i giovani senza lavoro sono il 55,5% secondo l'Eurostat. In Italia un anno fa il dato era pari al32,3%, in Spagna al 50,2%.
Gennaio nero - A gennaio i disoccupati sono aumentati del 3,8% (110mila in più) rispetto a dicembre, arrivando a quota 2 milioni e 999mila. Impressionante anche la crescita su base annua: 554mila senza lavoro in più, con un aumento del 22,7%.
2012 da incubo - Considerando i 12 mesi dell'anno trascorso, il numero dei disoccupati è cresciuto di 636mila unità, pari al 30,2%, con un bilancio finale 2012 di 2 milioni e 744mila contro i 2 milioni e 108mila del 2011. Sono cifre mai raggiunte, sottolineano all'Istat, dall'inizio delle serie storiche, che furono aperte nel 1993. In media il tasso di disoccupati del 2012 risulta pari al 10,7% contro l'8,4% del 2011, con una situazione ancora peggiore al Sud, dove si arriva al 17,2%.
Al Sud un giovane su due è senza lavoro - Ed è proprio nelle regioni del Meridione che la disoccupazione assume contorni drammatici: tra i giovani di 15-24 anni più di uno su due è senza lavoro. La percentuale dei disoccupati nel quarto trimestre dell'anno è del 50,5%, il 46,7% per i maschi e il 56,1% per le donne. Al Nord invece la disoccupazione giovanile è del 29,7%, al Centro del 39,3%. Considerando i dati del quarto trimestre, la media è pari al 39%.
In Europa peggio di noi fa solo la Spagna - E, se la nostra situazione sul fronte lavoro è tragica, l'Eurostat fa sapere che peggio di noi in Europa fa solo la Spagna. Nel complesso, la disoccupazione nella zona euro sale a livelli record a gennaio 2013, la più alta dall'inizio delle rilevazioni Eurostat. Nella Ue-17 i senza lavoro sono pari all'11,9%, contro il 10,8% di un anno fa, quando in italia eravamo al 9,6%. In Spagna a gennaio 2013 le persone senza un lavoro sono il 26,2%.

In 5 anni si è registrato un calo di 336mila lavoratori. Il settore più colpito è quello industriale...

 
AL SUD SEMPRE MENO LAVORO
14:48 - Il crollo dell'occupazione in Italia negli ultimi 5 anni ha riguardato soprattutto il Sud, con 336mila lavoratori in meno (-323mila in tutto il Paese dal 2007 al 2012). E' quanto emerge da dati Istat. Il calo ha interessato nel Meridione soprattutto gli uomini (390mila in meno), i giovani tra i 25 e i 34 anni (-305mila). Il settore più colpito è quello industriale.
Al Sud è emergenza lavoro - Gli occupati nel complesso in Italia sono passati dai 23.222.000 del 2007 a 22.899.000 del 2012 (323.000 in meno). Ma se nel Nord gli occupati sono diminuiti di appena 20mila unità (da 11.921.000 nel 2007 a 11.901.000 nel 2012 con un -0,17%) e al Centro si registra un lieve avanzamento delle persone al lavoro (da 4.785.000 a 4.818.000), il Sud subisce un vero e proprio crollo passando dai 6.516.000 del 2007 a 6.180.000 (-336.000 pari al -5,15%). Dei 68.000 posti persi nel complesso tra il 2011 e il 2012 36.000 sono nel Mezzogiorno.
Più colpiti i giovani - Perdono quota soprattutto gli occupati uomini nel Meridione (passati da 4.327.000 a 3.937.000, 390.000 in meno) e la fascia dei giovani tra i 15 e i 34 anni. Se nel complesso del Paese si è registrato un calo di oltre 1,4 milioni di unita' al lavoro in questa età (da 7.237.000 a 5.789.000) per il Sud in questa fascia lavorano 428mila persone in meno di cinque anni fa (-305mila solo nella fascia tra i 25 e i 34 anni).
Male l'industria - Tra i settori che hanno sofferto di più c'è l'industria: nell'industria in senso stretto (escluse le costruzioni) si sono persi in Italia dal 2008 al 2012 (primo anno confrontabile sui settori) quasi 400mila posti di lavoro (da 5.001.000 a 4.608.000). Circa 100mila sono stati persi al Sud (da 905mila a 810mila). Un numero rilevante di occupati l'ha perso anche le costruzioni: tra il 2007 e il 2012 si registrano in tutto il Paese 233.000 occupati in meno (139.000 in meno al Sud).
Calo anche nella pubblica amministrazione - Oltre 70mila occupati in meno si registrano nella pubblica amministrazione in tutto il Paese (esclusi istruzione e sanità) mentre nella scuola e nella sanità si sono persi circa 40mila posti. Al Sud hanno un segno positivo solo il settore dell'alloggio e della ristorazione con 30mila occupati in più (da 326mila del 2008 a 356mila), quello dei servizi di informazione e comunicazione (con appena 2mila occupati in più) e quello dei servizi alle imprese.
 
 

La Nord-Corea fa esplodere una bomba atomica nel sottosuolo e causa un terremoto...sarà vero oppure è stato causato ad arte dagli Americani con il progetto HAARP per avere la scusante di chiedere all'O.N.U. nuove sanzioni contro la Corea del Nord? I sospetti su questa tematica sono leciti...


 Sopra, l'edizione del TG Nord-Coreano alla TV di Stato del 1° Marzo 2013

Pyongyang conferma il test ma dice anche che Cina e Stati Uniti erano stati avvisati. Convocato un consiglio di sicurezza Onu d'emergenza. Il presidente Obama: "E' una provocazione!"

 
08:30 - Un terremoto di magnitudo 4.9 è stato registrato dal Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs) con epicentro in un'area compatibile con quella di Punggye-ri, il sito dei test nucleari nel nordest del Paese. Da subito si è capito che si è trattato di qualcosa di artificiale. Lo hanno confermato anche gli esperti di Pechino. Poche ore dopo la conferma da parte di Pyongyang: è stato un test atomico di cui però Cina e Stati Uniti erano informati.
Consiglio di emergenza dell'Onu - Immediata la reazione internazionale. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu terrà una riunione d'urgenza alle ore 23 di New York sul terzo test nucleare deciso dalla Corea del Nord. Lo anticipa l'agenzia Yonhap.
Una bomba come a Nagasaki - La Corea del Nord potrebbe aver fatto esplodere un ordigno da 10 chilotoni o più (paragonabile alla bomba sganciata su Nagasaki). E' la prima stima del ministero della Difesa di Seul, che ha alzato l'allerta in vista di nuovi test e del lancio di missili. Un chilotone indica l'energia liberata da un'esplosione pari alla quantità di mille tonnellate di tritolo.
Pyongyang esulta: test riuscito - La Corea del Nord ha poi confermato di aver effettuato con "pieno successo" un test nucleare, usando cariche "miniaturizzate" ad alto potenziale. Lo riferisce la Kcna.
Obama: "NordCorea provoca"
Il test nucleare è "altamente provocatorio", mina "la stabilità regionale" e viola gli obblighi di Pyongyang nei confronti di molte risoluzioni dell'Onu. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
 


venerdì 1 marzo 2013

In un'intervista esclusiva all'AP, il primo ministro iracheno avverte: se in Siria vincono i ribelli, Al Qaeda destabilizzerà l'intero Medio Oriente.

Siria: Putin, parliamone davanti a vodka, Hollande, meglio il porto.

MOSCA - (RUSSIA) - 28 Febbraio 2013 - ''Mi sembra che la questione siriana non possa essere risolta immediatamente senza una bottiglia, non dico di buon vino, ma di vodka, dobbiamo sederci e pensare!'' Lo ha detto il Presidente Russo Vladimir Putin nella conferenza stampa congiunta al Cremlino con il Presidente Francese Hollande, il quale pero' ha risposto che ''e' meglio farlo con una bottiglia di porto!'' Quella usata da Putin e' un'espressione idiomatica popolare, secondo cui ''senza mezzo litro di vodka non si capisce nulla!''

IL PRESIDENTE DELLA SIRIA ASSAD

BAGHDAD - (IRAQ) - Il primo ministro iracheno lancia un duro avvertimento: se in Siria vinceranno i ribelli, la violenza settaria contagerà l'intera regione e Al Qaeda controllerà vaste porzioni dei territori, destabilizzando il già precario equilibrio mediorientale. È il contenuto di un'intervista esclusiva che l'AP ha avuto con il premier Nouri al-Maliki: a preoccupare Baghdad, da tempo alle prese con settarismi interni che non permettono una ricostruzione serena sia delle infrastrutture che delle istituzioni irachene, è che la guerra civile in corso in Siria possa tradursi nell'esplosione di un confronto simile in Iraq, tra comunità sunnita e sciita. L'Iraq è vicino alleato del presidente siriano Bashar al-Assad, a cui ha cercato di garantire sostegno soprattutto all'interno di una Lega Araba egemonizzata dai Paesi del Golfo, non votando mai risoluzioni su sanzioni economiche e finanziarie contro la Siria. Allo stesso tempo, Maliki ha sempre tentato un approccio neutrale, affermando in più occasioni che la decisione finale è in mano al popolo siriano. "Se il mondo non è d'accordo a sostenere una soluzione pacifica attraverso il dialogo - ha detto Maliki all'AP - non vedo la luce in fondo al tunnel. Né le opposizioni né il regime possono neutralizzare l'altro. Se le opposizioni saranno vittoriose, scoppierà una guerra civile in Libano, in Giordania e in Iraq". Un confronto che sta già interessando Baghdad, dove proseguono proteste di piazza nelle aree a predominanza sunnita, che il governo cerca di tenere a freno con concessioni, quali la liberazione di duemila prigionieri politici. "Quando sta accadendo in Iraq è connesso a quello che accade nella regione ed è i risultato delle cosiddette Primavere Arabe e di alcune politiche settarie in Medio Oriente", ha concluso Maliki. 

 Fonte: Nena News e Ansa

 

IL CENTRO DESTRA NAZIONALE - FRATELLI D'ITALIA? E' STATO UN TENTATIVO RIDICOLO DELL'ULTIM'ORA DI RICOPIARE PARI PARI IL VECCHIO PARTITO DI ALLEANZA NAZIONALE, SIA NELLA FORMA CHE NELLA SIMBOLOGIA, NOTATE QUI' SOTTO L'EVIDENZA DI UNA BRUTTA FOTOCOPIA ORCHESTRATA DAGLI EX-A.N. FINITA MALE...

VECCHIO MANIFESTO DI A.N. PER SOSTENERE IL P.D.L. NEL 2008
IL NUOVO PARTITO GUIDATO DAL TANDEM MELONI - CROSETTO
Fratelli d'Italia - Centrodestra Nazionale (abbreviato FDI-CDN) è un partito politico italiano di centrodestra nato il 20 dicembre 2012 ad opera di un gruppo di esponenti fuoriusciti dal Popolo della Libertà e capeggiato da Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto.
Durante il Governo Monti I all'interno del Popolo della Libertà, ufficialmente a sostegno di Mario Monti, si sono formate diverse voci critiche nei confronti del governo tecnico, la cui azione è stata oggetto di valutazioni particolarmente negative: esse provenivano dall'area ex AN, come le componenti di Ignazio La Russa, coordinatore nazionale del PdL ed ex Ministro alla Difesa del Governo Berlusconi IV, e quella di Giorgia Meloni, un passato in qualità di presidente della Giovane Italia, nonché responsabile del Ministro della Gioventù nel Governo Berlusconi IV. Anche l'area ex FI, riconducibile a Guido Crosetto, ex Sottosegretario alla Difesa, ha costantemente espresso pareri contrari.
Nel novembre 2012 La Russa e Maurizio Gasparri, capogruppo PdL al Senato, lanciano i circoli di Centrodestra Nazionale in appoggio alla candidatura di Angelino Alfano, segretario politico del PdL, alle primarie di partito del successivo dicembre[1]. In seguito, tuttavia, Silvio Berlusconi annulla le primarie e afferma di volersi candidare alle politiche 2013, scelta che non viene condivisa da Meloni, Fabio Rampelli, Crosetto e Giuseppe Cossiga che il 16 dicembre 2012, giorno in cui si sarebbero dovute celebrare le primarie, organizzano a Roma la convention Primarie delle idee, nelle quali contestano apertamente anche Berlusconi.[2].
Il giorno successivo La Russa annuncia di voler fondare una nuova formazione ideologicamente legata all'area culturale e politica del centro-destra e, di conseguenza, al conservatorismo liberale e al conservatorismo nazionale. I valori di riferimento riguardano significativamente la lotta all'immigrazione clandestina, la sicurezza del cittadino, la meritocrazia, il sostegno incondizionato all'operato delle forze dell'ordine, la legalità, il concetto di identità nazionale, la doverosa valorizzazione delle radici cristiane d'Europa, la famiglia tradizionale considerata come cellula essenziale della società e la tutela dei diritti della persona. Anche l'idea di un'attiva partecipazione dei cittadini alle scelte del partito e di un adeguato radicamento sul territorio assumono un ruolo fondamentale.
Il 18 dicembre 2012 all'interno del Consiglio Regionale della Lombardia si forma il gruppo consiliare del nuovo partito costituito da Romano La Russa, Roberto Alboni e Carlo Maccari[3].
Il 20 dicembre 2012 al Senato si forma il gruppo parlamentare di Centrodestra Nazionale e vi aderiscono dieci senatori: Alessandra Gallone, che sarà il capogruppo; Achille Totaro, vice capogruppo; Pierfrancesco Gamba, tesoriere; Alessio Butti; il presidente della Commissione Giustizia, Filippo Berselli; Antonino Caruso; Mariano Delogu; Alfredo Mantica; Giuseppe Milone e Antonio Paravia[4].
Successivamente anche Crosetto e Meloni annunciano di voler lasciare il PdL e aderiscono all'iniziativa di La Russa, che cambia la denominazione in Fratelli d'Italia - Centrodestra Nazionale[5]. Annunciano di voler fortemente aderire alla nuova avventura anche i deputati Edmondo Cirielli, presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati ed ex presidente della Provincia di Salerno, Giuseppe Cossiga, Massimo Corsaro, Viviana Beccalossi, l'ex vicepresidente della Commissione Cultura alla Camera Paola Frassinetti, Tommaso Foti, Riccardo De Corato, Carlo Ciccioli e Marco Marsilio[6][7] (tutti a quel tempo però ancora nel gruppo parlamentare del PdL). Entrano in FDI-CDN anche gli europarlamentari Carlo Fidanza[8] e Marco Scurria.
 
IL VECCHIO LOGO DI ALLEANZA NAZIONALE (1994-2009)

Alleanza Nazionale (AN) è stato un partito politico italiano di orientamento nazional-conservatore.
È nato nel gennaio 1994 inizialmente come formazione elettorale composto dal partito post-fascista Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale e da altre personalità ed associazioni minori d'area, in particolare, liberali, democristiani e conservatori come Domenico Fisichella, Luigi Ramponi, Giuseppe Basini, Publio Fiori, Gustavo Selva.
Nel primo congresso nazionale del gennaio 1995, con la cosiddetta svolta di Fiuggi, il MSI-DN si è spostato sulle posizioni della destra classica occidentale di stampo conservatore e si è definitivamente sciolto nella nuova formazione.
Il partito, però, pur mantenendo legami storico-culturali con la tradizione del MSI-DN, ha mostrato sempre più una tendenza nazional-conservatrice con qualche apertura al conservatorismo liberale, riconoscendosi nella leadership di Gianfranco Fini, promotore della svolta e leader del partito dalla sua fondazione fino al suo scioglimento.
Il partito si è sciolto nel marzo 2009 per entrare a far parte del Popolo della Libertà. A livello europeo, fino al suo scioglimento, ha aderito all'Alleanza per l'Europa delle Nazioni e al gruppo parlamentare dell'Unione per l'Europa delle Nazioni. Suo organo ufficiale era il Secolo d'Italia.


Sulla casa di Montecarlo Gianfranco Fini rischia il crac: potrebbe pagare 500mila euro di danni al processo civile, e noi tutti sinceramente ce lo auguriamo di cuore, dopo l'ultima immensa "gioia" che le elezioni politiche 2013 ci hanno riservato, il traditore Fini fuori dal Parlamento insieme al suo fido Italo Bocchino, due personaggi che hanno contribuito a demolire un'intera area politica solo per il proprio tornaconto privato e per il proprio egoismo ed egocentrismo!

GIANFRANCO FINI
MONTECARLO - (ITALIA) - Togliete pure i fuori-onda di Gianfranco Fini coi magistrati amici o gli imbarazzi giudiziari dovuti al suo ristrettissimo entourage in Vallettopoli, le escort alla Camera, la cricca di Anemone o il re dei videpoker Corallo. No. L'ex delfino di Almirante annegato nell'acquario dei pesci-pilota Bocchino, Granata e Briguglio, protagonista di una presidenza a Montecitorio a dir poco anti Cav prima e dopo il «che fai mi cacci?», verrà ricordato per l'incresciosa vicenda della casa di Montecarlo.
Il suo vecchio popolo, eppoi quel poco di «nuovo» che l'ha scaricato dopo averlo inizialmente seguito in Fli, non gliel'ha perdonata la storia dell'immobile monegasco della fascistissima contessa Colleoni donato ad An e attraverso società off-shore casualmente finito al cognato Giancarlo Tulliani. Non è passato sopra alle bugie e alla promessa (non mantenuta) di dimettersi di fronte all'«evidenza» sul proprietario dell'appartamento che persino un imbarazzato Michele Santoro non potè fare a meno di rimarcare. E anche se la magistratura romana ha provato in tutti i modi a «tutelare» la terza carica dello Stato non interrogando mai né lui né il cognato in Ferrari, indagando Fini solo il giorno della richiesta d'archiviazione, infischiandosene delle bugie al pm dell'onorevole-tesoriere Pontone oltre che delle perizie che accertavano la «non congruità» del prezzo di vendita col valore effettivo del quartierino, il marchio indelebile «Tulliani-Montecarlo» il Nostro se lo porterà appresso in eterno. Hai voglia a fargli capire che non tutto si risolve sul piano penale, come Gianfry va dicendo forte dell'archiviazione.
GIANFRANCO FINI (A SINISTRA) CON ALMIRANTE
E infatti la maledizione del Principato di Monaco lo seguirà anche fuori dalla Camera e dall'ufficio del gip che l'ha «salvato» girando la pratica ai giudici del tribunale civile. È infatti iniziata la causa intentata dall'avvocato Marco Di Andrea per conto della Destra di Storace, a nome dell'unico erede della contessa Colleoni, e cioè quel Paolo Fabri che rivuole indietro l'appartamento e il patrimonio di famiglia ancora invenduto. Fini e il fidatissimo finiano Donato Lamorte sono stati citati in giudizio per il mancato adempimento del cosiddetto «onere testamentario». Ovvero all'attuazione dei desiderata della nobildonna, certificato dal notaio, che vincolavano l'utilizzo della casa di Montecarlo alla «buona battaglia» del partito guidato da Gianfranco Fini. Onere che a detta dei ricorrenti, il cognato di Giancarlo Tulliani non avrebbe rispettato andando a strizzare l'occhio finanche al centrosinistra. Il processo civile, combattuto in punta di diritto, servirà a chiarire se Fini ha tradito i «vincoli» politici imposti nella donazione dalla discendente del condottiero Colleoni.
Se al cittadino comune Gianfranco Fini i giudici civili dovessero dare torto, il danno - dopo la beffa del prepensionamento da parlamentare - sarebbe enorme: mezzo milione di euro in risarcimento danni. Una cifra ricavata dalla differenza tra il valore dell'epoca della casa monegasca (819mila euro) e il corrispettivo (300mila euro) incassato dal suo vecchio partito direttamente dalla off-shore di Saint Lucia. In subordine, in caso di accoglimento, la richiesta mira a devolvere tutto o in parte il gigantesco «tesoro immobiliare» della Colleoni a una Fondazione che continui a perseguire «gli obiettivi del disciolto partito di Alleanza nazionale» o, nell'impossibilità, di devolverlo «alla Destra di Storace». Nelle carte «processuali» sono finite decine, centinaia, di dichiarazioni e prese d'atto di Fini che «evidenzierebbero un comportamento politico contraddittorio, incoerente e antitetico» con il pensiero identitario missino prima, e di An poi. L'ultimo tradimento: la svendita del gioiello di «famiglia» finito nella disponibilità di un'altra famiglia. La famiglia Tulliani.
                                                                                                                                                                 Fonte: http://www.ilgiornale.it

SCIOGLIERE ALLEANZA NAZIONALE: A COSA E A CHI E' SERVITO?

I risultati delle ultime votazioni alla Camera delle Politiche 2008
I risultati delle ultime votazioni al Senato delle Politiche 2008
SILVIO BERLUSCONI E GIANFRANCO FINI

Roma - (Italia) - (Martedì 10 Agosto 2010) - Dopo 14 anni esatti dalla sua nascita, (o per meglio dire dopo il suo restyling che ha trasformato il vecchio e recalcitrante Movimento Sociale Italiano del 4,5-5,5% di voti ad un più' moderno e dinamico Partito di Destra che si attestava al 12% dei voti sfiorando il 15% in alcune tornate elettorali), Alleanza Nazionale nel 2009 è stata sciolta per fondare il Popolo delle Libertà e insieme alla disciolta Forza Italia, movimento che faceva capo al Premier Berlusconi oggi Leader indiscusso del nuovo grande soggetto politico del Centro-Destra. Oggi sappiamo che la maggior parte degli iscritti al Partito di AN in un primo momento erano contrari allo scioglimento del movimento tanto è vero che la stessa dirigenza Nazionale insieme alle dirigenze locali non indettero mai assemblee consultative e non indettero mai Congressi Politici per votare o approvare tale e seria decisione ma ci furono solo "finte" riunioni tra i vari Rappresentanti Istituzionali del Partito e tra i vari Circoli Territoriali di AN, riunioni e meeting fittizie "coordinate e manovrate" dalle varie Correnti vicine al Presidente Nazionale "padre e padrone" Gianfranco Fini per appoggiare la scellerata decisione di "sopprimere" un'area politica con una sua precisa identità culturale, sociale e ideologica per confluire tutti insieme "appassionatamente" dentro il grande calderone del Popolo delle Libertà. Tutte le maggiori correnti di AN dovevano "obbedire" (ed hanno obbedito) al grande Capo-Traghettatore Gianfranco Fini e tutti coloro che non avrebbero (e di fatto non hanno) appoggiato la "grande svolta" di Fini sarebbero (e sono stati) "cacciati" tutti fuori dal Partito che si stava sciogliendo e non sarebbero mai stati ammessi a partecipare alla grande avventura del PDL e così infatti è stato fatto: uno tra tutti che si opponeva alle scelte imposte dall'esecutivo di AN che era fedele in gran parte a Fini fu Francesco Storace che difatti è stato poi escluso ed estromesso dalla cerchia degli ex-AN-MSI saliti al potere insieme al Cavaliere Berlusconi. In pratica, quello che oggi Fini rimprovera a Berlusconi è uguale a tutto quello che una volta in AN diversi esponenti politici rimproveravano allo stesso Fini; stesse accuse e stesso problema. In Alleanza Nazionale Fini influenzava pesantemente l'esecutivo politico del Partito e la sua Assemblea Nazionale imponendo diktat e con l'aiuto delle varie e diverse Correnti Politiche da lui stesso "fondate" con l'approvazione di uno Statuto che di fatto divideva e spezzettava il Partito in miriadi di Circoli Territoriali e Ambientali male coordinati tra loro dai vari dirigenti locali che non facevano altro se non di eseguire alla meglio gli ordini impartiti dai propri "Capi-Corrente" che facevano a gara tra loro per ingraziarsi i favori e le simpatie del Grande Capo Gianfranco Fini solo per aumentare il proprio potere o il proprio prestigio all'interno del Partito ed esclusivamente per cercare di occupare più spazi politici possibili e più cariche Politiche e Istituzionali possibili favorendo in questo modo l'esaltazione e l'egoismo Politico dei pochi singoli a discapito della grande e storica militanza, tutto a discapito della sana Politica partecipativa e attiva messa da parte e schiacciata violentemente da una politica passiva e disgregatrice di valori e di idee ma così voleva Fini con il vecchio e ormai collaudato detto: "DIVIDI ET IMPERA" che grazie allo Statuto che lui stesso aveva voluto quando il vecchio MSI fu sciolto a Fiuggi nel 1995 insieme alla soppressione del vecchio Statuto, aveva da subito messo in pratica prendendo le redini della guida di Alleanza Nazionale. Nessuno doveva "fiatare" e tutti dovevano "tacere" anche quando il Partito falliva e da subito chiare erano le scelte sbagliate, una per tutte l'idea dell'alleanza politica con la lista di Segni e l'introduzione dell'Elefantino nel simbolo elettorale; come non ricordare l'obbrobrio della coccinella sempre introdotta nel simbolo elettorale e da subito rimossa così come era stato rimosso l'Elefantino? Idee scellerate che avevano fatto male al Partito ma il Capo non ha mai pagato per le sue scelte, MAI! E MAI il Grande Capo Gianfranco Fini ha chiesto scusa ai suoi iscritti e membri del Partito in primis e ai propri elettori soprattutto! Per tutte le sue scelte sbagliate ed imposte al Partito solo i suoi più stretti collaboratori venivano "silurati" rei di aver lavorato male e male interpretato i progetti del Grande Capo Gianfranco Fini, perché LUI aveva sempre e comunque ragione! Tanti e troppi "capri espiatori" hanno pagato al posto suo, nei suoi 14 anni di guida dell'area politica di Destra; perché Fini l'ha sempre spuntata anche di fronte ai peggiori e gravi fallimenti della sua guida? Lui ha sempre e sordidamente "ricattato" i suoi "colonnelli" facendogli tacitamente palesare l'idea della perdita del potere e del prestigio se questi si sarebbero ribellati contro le sue decisioni, decisioni che erano SOLO SUE e che servivano in realtà SOLO alla sua ASCESA Politica! Perché Fini in realtà trattava AN non come un Partito Politico Pluralista formato da una comunità militante e da un'area con una identità ideologica e sociale molto forte e molto ben delineata, una comunità che partecipava attivamente con entusiasmo alla politica attiva in tutte le sue forme ed in tutte le tornate e le sfide elettorali su tutto il territorio Nazionale dalle Alpi alla Sicilia, dalla Sardegna a tutte le più grandi e piccole isole dello stivale, ma bensì Fini trattava il Partito come la SUA COSA personale! Alleanza Nazionale serviva a Fini solo per i suoi scopi personali e solo per la sua carriera politica, così allo stesso modo di AN se ne sono serviti i suoi "colonnelli" e tutti quei capetti che guidavano le faide e le Correnti interne al Partito. Fini riteneva Alleanza Nazionale la sua "creatura" in maniera così egoistica e possessiva che così come contribuì enormemente a farla nascere, allo stesso modo contribuì enormemente a farla morire. Anzi, si può tranquillamente dire alla luce dei fatti politici odierni che Alleanza Nazionale è stata praticamente uccisa dal suo stesso "padre-padrone"! Ora dunque rispondiamo alla domanda: a chi e a cosa è servito lo scioglimento di Alleanza Nazionale? Ovvio: come detto poc'anzi è servito solo ed esclusivamente a chi ha contribuito alla sua nascita prima e alla sua morte poi; in primis al suo ex-Presidente Gianfranco Fini "padre e padrone" che con il suo scioglimento è potuto sopravanzare di grado sopra la scaletta del carrierismo politico intrapreso dagli anni di Giorgio Almirante nel MSI-DN sino ad oggi e se appunto oggi Fini siede sulla poltrona della Presidenza della Camera dei Deputati è solo grazie alla schiacciante vittoria elettorale ottenuta dal PDL nel 2008 ed è sempre grazie alla nascita del PDL se oggi La Russa, Matteoli, Giorgia Meloni e tanti altri vari ex-AN siedono e lavorano all'interno dei Dicasteri del Governo Berlusconi; è grazie ancora al PDL di Berlusconi se Gianni Alemanno è oggi Sindaco della Capitale; ecco a chi è servita la morte di Alleanza Nazionale e dell'area politica che rappresentava: tutti i vantaggi solo a Fini ed ai suoi "soliti" fedeli Colonnelli e a nessun altro. Parte della militanza di AN ha seguito il Capo-Suicida con i suoi Colonnelli rappresentati dai vari Gasparri, Matteoli, La Russa, Alemanno ma la grande maggioranza dei militanti e dei membri del Partito ex-MSI ora ex-AN si è frammentata nei vari Partiti e Movimenti di area e di estrema Destra da Forza Nuova, Casa Pound, Fiamma Tricolore a La Destra di Storace, un altro ex illustre di AN cacciato via solo per averla pensata in maniera diversa dal suo Grande Capo Fini. Quello stesso Fini che oggi si lamenta con il Premier Berlusconi, reo di guidare il PDL in maniera troppo "autoritaria" e centralizzata con la grave colpa di soffocare e annullare il dibattito politico e democratico all'interno del PDL Co-fondato insieme ed oggi Co-smembrato ancora una volta, ancora per colpa di Fini. Quello stesso Fini che in AN non promuoveva e non appoggiava nessun tentativo di dibattito politico interno oggi "piange" e si lamenta, vuole il confronto delle idee e vuole il dibattito politico nel PDL, non gli basta la carriera fatta sino ad ora ma l'ex-Padre Padrone di AN sembra volere di più, anzi molto di più: come non leggere nei suoi occhi la voglia di sostituire il Premier in carica? La sua voglia di arrivare al comando, al vero potere della politica e della Nazione, la sua voglia di diventare Capo del Governo? Cos'è oggi dopo un anno dalla morte definitiva di AN a causa dei suoi stessi fondatori il Presidente della Camera Gianfranco Fini viene cacciato dal PDL e messo alla porta da un furente Berlusconi che non digeriva più i suoi capricci da "prima donna" e nella tragicommedia più comica che mai Fini con i pochi fedelissimi che sono stati disposti a seguirlo fonda un nuovo movimento chiamato "Futuro e Libertà per l'Italia" (FLI) costituendo gruppi autonomi in Parlamento (33 Deputati alla Camera e 10 Senatori al Senato) pochi numeri ma in grado di mettere a serio rischio la tenuta del Governo e la vita stessa della Legislatura. Come in AN Fini perdura con il suo inconfondibile stile del "DIVIDI ET IMPERA" appropriandosi indebitamente (come era nel suo stesso stile in AN) dell'appoggio del quotidiano politico del Secolo d'Italia (Giornale di Partito del vecchio MSI-DN e di AN poi...ma oggi perché deve essere vicino a Fini? Chi lo ha deciso? Quale ruolo riveste oggi il Secolo d'Italia e per quale motivo non è stato chiuso in quanto il Partito da cui era gestito era stato sciolto?) e con le sue Associazioni Culturali "Generazione Italia" e "Fare Futuro" contribuisce a disgregare ancora di più il panorama politico Italiano creando fratture nel tessuto sociale e politico nella Destra Nazionale, creando confusione e destabilizzazione sia all'interno delle Istituzioni sia all'esterno nella società civile. Dunque che senso ha oggi il suo nuovo ed ennesimo progetto politico? Ad un anno di distanza, sempre se è verità la sua voglia di confronto e dibattito politico all'interno del PDL (e noi ne dubitiamo fortemente) perché non ha mantenuto in vita Alleanza Nazionale all'interno della coalizione di Centro-Destra così come ha fatto e sta facendo la Lega Nord di Umberto Bossi? Che senso ha e che senso ha avuto sciogliere un Partito per poi costituirne uno nuovo appena un anno dopo? Con la morte di AN Fini ha decretato indirettamente nella realtà la sua morte Politica, perché oggi Fini ha svelato definitivamente la sua vera faccia che è quella di un uomo politico traditore ed opportunista, cinico calcolatore e carrierista, egoista e capriccioso quanto un "moccioso" che sempre vuole essere al centro delle attenzioni di tutto ciò che lo circonda. Fini ha tradito un'area di Destra identitaria e militante, culturalmente e socialmente attiva che oggi sopravvive a se stessa smembrata nei diversi movimenti di Destra ed Estrema Destra; Fini ha tradito gli stessi elettori ex-AN che lo hanno seguito nel PDL e gli hanno creduto, ignari di quello che sarebbe capitato da lì a un anno dopo; Fini ha tradito i valori che stanno di più a cuore all'elettore medio di Destra contraddicendosi più di una volta e facendo il contrario di quello che gli elettori di Destra si aspettavano tradendo il suo stesso programma elettorale sottoscritto alla fondazione del PDL; Fini ha tradito la Contessa Anna Maria Colleoni che a Montecarlo aveva lasciato in eredità al Partito di Destra che lei stessa "amava" e in cui lei stessa credeva un proprio appartamento, un'eredità lasciatagli proprio perché lei appunto credeva in quella Destra che Fini ha smembrato e cancellato quasi dal panorama Politico Italiano, anche lei dunque tradita da Fini e l'attuale scandalo che grazie a quell'appartamento è venuto a galla lo dimostra pienamente: anche amministrando quell'appartamento Fini e i suoi amici fedeli lo hanno "usato" come se fosse stata roba solo SUA e come con Alleanza Nazionale ne hanno fatto un "uso" privato, opportunistico e personalistico. A monte di tutto quello che è successo sino ad oggi, analizzando profondamente la vita politica di questo personaggio ex-pupillo di Giorgio Almirante negli anni '80 si può ben dire che di Fini ora più che mai bisogna assolutamente diffidare, si deve mettere in guardia la società civile e avvertire, informare per quanto sia possibile tutto l'elettorato di Centro-Destra di buona volontà e dissuadere gli elettori a non farsi tentare dal canto della sirena di "Futuro e Libertà per l'Italia" convincendo il cittadino sia moderato sia quello vicino alla Destra a non votare più per un uomo politico che "usa" le persone e le "cose" solo per i propri scopi, interessi e obbiettivi personali senza ritegno e senza rispetto alcuno per chicchessia.

Alexander Mitrokhin
 

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Serve un governo, non posso sciogliere le Camere!”

Il Capo dello Stato incalza i partiti: “Ora bisogna trovare una soluzione!”
 
PIERLUIGI BERSANI, LEADER DEL P.D.
ROMA - Pier Luigi Bersani lancia un programma di sette-otto punti su cui votare la fiducia a un governo di centrosinistra. Beppe Grillo rimarca il “niet” alle apertura del Pd. Silvio Berlusconi propone di fare una nuova legge elettorale e poi tornare subito al voto. Il rebus del futuro governo sembra lontano da una soluzione. Il problema è che nessuna forza politica sembra in grado di avere la maggioranza in Senato. In questa situazione di incertezza Giorgio Napolitano interviene per lanciare un messaggio chiaro ai partiti: «Andare a rivotare non mi interessa. Non ho potere di scioglimento delle Camere». 
Il Capo dello Stato ha parlato con i giornalisti uscendo dall’Università Von Humboldt di Berlino, dove ha tenuto una «lecture». «Dubito che un nuovo presidente possa pensare solo a sciogliere le Camere». «Bisogna vedere come dare un governo all’Italia... Poi nel merito non entro». E sulle idee di Bersani taglia corto: «Non ho letto il suo programma». Ma comunque «Potremo superare le difficoltà che ci sono davanti nelle prossime settimane, dando un’immagine giusta del nostro paese». Lo ha detto Napolitano sottolineando anche che ogni volta che si vota «come in altri paesi, in un processo democratico ci sono delle incognite. Siamo sereni abbiamo fiducia nelle nostre potenzialità». 
Quanto al suo futuro, Napolitano assicura che «la decisione è automatica, quando sono finiti i 7 anni bisogna procedere all’elezione di un nuovo presidente. Non esistono proroghe, non esistono elezioni a tempo». Il capo dello Stato s’è poi soffermato sulla crisi economica. Secondo Napolitano, in una Unione Europea «che ha abbracciato i valori di una economia sociale e di mercato, non si può non lanciare l’allarme per il configurarsi in Europa di una grave questione sociale», o nascondere «la tendenza delle nostre economie a generare meno occupazione, scarsa occupazione, cattiva occupazione». «Qui si pone e risulta ineludibile, oggi più che mai, il discorso sulle istituzioni, sulle regole, sui canali di rappresentanza della volontà popolare. In questo campo si sono prodotti vuoti e distorsioni, di cui largamente si nutrono le posizioni di disincanto e sfiducia verso la costruzione europea». 

Il Papa ha concluso il suo Pontificato Giovedì 28 Febbraio 2013, si aprono ufficialmente i "giochi" per designare il suo successore...

L'ultimo saluto del Papa a Castel Gandolfo...


ROMA - «Grazie per la vostra amicizia e il nostro affetto. Come sapete, tra poco, io non sarò più Pontefice, sono semplicemente un pellegrino che inizia l'ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora con il mio cuore lavorare per il bene comune della chiesa e della comunità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra amicizia. Grazie vi porto con tutto il cuore la mia benedizione». Sono queste le ultime parole pubbliche di Benedetto XVI pronunciate dal balcone della residenza estiva di Castel Gandolfo. Un messaggio brevissimo rivolto ai fedeli raccolti sotto il palazzo. Alle 20 e un secondo è iniziato ufficialmente il periodo di Sede vacante.                 
GUARDIE SVIZZERE - La fine del Pontificato di Benedetto XVI si è chiusa con una cerimonia simbolica: le guardie svizzere hanno chiuso il portone del palazzo di Castel Gandolfo. Il picchetto delle guardie svizzere ha poi lasciato la sede pontificia e questo atto segna anche visivamente la fine del pontificato di Papa Benedetto XVI, che da questo momento è «solo» Pontefice emerito. Ratzinger è destinato a rimanere nella storia della Chiesa per il suo atto di rinuncia senza precedenti da oltre sette secoli a questa parte.

Papa Benedetto XVI a Castel Gandolfo
L'ADDIO AL VATICANO - Alle 17, l'elicottero con a bordo il Pontefice è atterrato nell'eliporto della cittadina sui Colli Albani, a poca distanza dal Palazzo pontificio dove il Papa uscente risiederà nei prossimi due mesi. Pochi minuti prima, il Pontefice era uscito per l'ultima volta dal Palazzo Apostolico nel cortile di San Damaso dove ha salutato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il sostituto Angelo Becciu, il personale e i prelati presenti, congedandosi da loro per l'ultima volta.                 
CAMPANE - Quindici minuti di volo e ad accogliere il Santo Padre, ci sono il cardinale presidente del Governatorato vaticano Giuseppe Bertello, il segretario arcivescovo Giuseppe Sciacca, il vescovo di Albano Marcello Semeraro, il direttore delle Ville pontificie Saverio Petrillo, il sindaco Milvia Monachesi, Il viaggio in elicottero a Castel Gandolfo.
LE CAMPANE - A Castel Gandolfo sono suonate le campane per segnalare ai fedeli che Papa Benedetto XVI è partito dal Vaticano. Le campane hanno interrotto il Rosario che viene recitato dalle 16.30. La piazza è stracolma e i fedeli hanno invaso tutte le strade laterali del centro. Prima delle campane un lungo applauso è scattato in piazza per Benedetto XVI.         
ULTIMO TWEET - «Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita». È l'ultimo tweet di Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, prima della rinuncia al Pontificato, che avverrà oggi alle 20.

Il papa mentre saluta uno ad uno i cardinali (Ansa)
COMMIATO - Queste sono le ultime ore da Papa. Joseph Ratzinger ha iniziato giovedì mattina la sua ultima giornata nelle vesti di Pontefice della Santa Romana Chiesa con l'incontro con i cardinali: «La vostra vicinanza e il vostro consiglio mi sono stati di grande aiuto, grazie. Anche in momenti in cui qualche nuvola ha oscurato il cielo, abbiamo cercato di servire... abbiamo donato speranza». Ai porporati si è appellato affinché «il collegio dei cardinali sia come un'orchestra in cui le diversità» possano portare ad «una concorde armonia». E poi ha detto: «Continuerò ad esservi vicino nella preghiera, specialmente nei prossimi giorni. Tra di voi c'è anche il futuro Papa al quale oggi prometto la mia incondizionata riverenza e obbedienza».
SALUTO AI CARDINALI- Come da lui stesso annunciato l'11 febbraio scorso, dopo l'ultima udienza generale di mercoledì, davanti a quasi 150 mila fedeli accorsi in Vaticano, Benedetto XVI rinuncia oggi al trono di Pietro. In mattinata Ratzinger si è congedato dai circa 70 cardinali già presenti a Roma; altri arriveranno nei prossimi giorni per partecipare al conclave per l'elezione del suo successore. All'incontro nella Sala Clementina hanno partecipato anche i porporati già convenuti nella Santa Sede dalle loro sedi estere. Ognuno di loro ha potuto fermarsi a parlare con lui. L'ultimo pranzo di Benedetto XVI in Vaticano è avvenuto con i segretari e la famiglia pontificia. «Non credo che ci fossero altri invitati», ha riferito il direttore della Sala stampa vaticana Padre Federico Lombardi.                 
QUELLA PORTA CHIUSA - Dalle ore 20 di giovedì 28 febbraio, Ratzinger vestirà la talare semplice bianca senza mantellina, mentre l'anello piscatorio e il suggello verranno segnati: «Non è che debbano venire distrutti in modo che non ne rimanga nemmeno un pezzo, basta che non siano più integri e cioè siano resi inservibili», precisa il Vaticano. I documenti personali del Pontefice lo seguiranno nella residenza estiva e il resto delle carte andrà negli archivi vaticani. Gli unici segni esteriori della fine del Pontificato saranno alle 17.50 la chiusura del portone del palazzo di Castel Gandolfo, con le guardie svizzere che lasceranno il loro servizio e torneranno in Vaticano (la responsabilità della sicurezza di Ratzinger passa alla gendarmeria della Santa Sede) e, alle 20, la chiusura degli appartamenti papali: verranno sigillati, dal momento che Ratzinger non è più Papa, e nessuno potrà accedervi fino all'arrivo del nuovo Pontefice. Da allora sarà «sede vacante» e partirà l'iter per l'elezione del nuovo Pontefice.

(modifica il 1 marzo 2013)
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ITALIA-CINA

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