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#19marzofestadelpapà: anche i papà e i babbi più deboli e fragili, per i propri figli sono EROI! Buona #festadelpapà a tutti i...

giovedì 25 luglio 2013

Accadeva 70 anni fa: con la "congiura" di gran parte dei membri del Gran Consiglio, orchestrata dal Re Vittorio Emanuele III° il popolo ha creduto che fosse stata la cosa più giusta da fare al momento, invece fu la cosa più nefasta che potevano fare all'Italia che poche settimane dopo si spaccò in due, iniziò da lì l'inizio della Resistenza Partigiana e l'inizio di una guerra civile cruenta che portò i Tedeschi presenti sul territorio Italiano a diventare da forza alleata a forza militare di occupazione, da lì iniziarono le trucidazioni, i massacri degli innocenti e le rappresaglie da parte dei Tedeschi sulle popolazioni Italiche; è stato riscontrato che gli ultimi 2 anni di conflitto (1943-1945) ha causato più disastri e più morti di tutti i primi 3 anni di conflitto (1940-1943) in definitiva, forse sarebbe stato meglio che la seduta del Gran Consiglio del 25 Luglio 1943 non fosse mai avvenuta!!!


25 LUGLIO 1943 - PALAZZO VENEZIA (ROMA)

Ordine del giorno Grandi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'ordine del giorno Grandi - talvolta indicato come mozione Grandi - fu uno dei tre ordini del giorno (O.d.G.) presentati[1] alla seduta segreta del Gran Consiglio del Fascismo convocata per sabato 24 luglio 1943[2], che sarebbe stata anche l'ultima.
L'O.d.G. fu approvato e provocò, il giorno successivo, il 25 luglio 1943, la caduta del ventennale regime fascista presieduto da Benito Mussolini, con il conseguente arresto del Duce, per ordine del re Vittorio Emanuele III.

Le premesse [modifica]

L'operazione aveva preso forma con l'udienza data da Vittorio Emanuele III a Dino Grandi il 4 giugno 1943. [3] In questa occasione il re suggerì a Grandi che solo un voto del parlamento o del Gran Consiglio gli avrebbero dato le basi costituzionali per deporre Mussolini. [3] Come si poteva deporre legalmente il Duce? Il Duce poteva essere esautorato solo dal Re. Ma il monarca non ne aveva più il potere, avendolo consegnato tutto al Duce, sia quello di governo sia quello delle Forze armate. Quindi occorreva come prima cosa che fossero ripristinati i poteri costituzionali del Re; il quale poi avrebbe tolto le deleghe del comando militare a Mussolini e le avrebbe assegnate ad altri.
 
Una settimana prima della riunione del Gran Consiglio, e due giorni prima dell'incontro di Feltre fra Mussolini e Hitler, Heinrich Himmler riceveva un'informativa che anticipava le manovre in corso per deporre il Duce e sostituirlo con Pietro Badoglio. Il documento fa ripetuto riferimento al re Vittorio Emanuele III ed alla massoneria.
Come fare per "restituire" i poteri costituzionali al Re? I gerarchi si sarebbero rivolti formalmente al monarca, chiedendogli di applicare l'articolo 5 dello Statuto Fondamentale del Regno (meglio noto come Statuto Albertino). Era questo l'articolo che attribuiva al Re il Comando Supremo delle Forze Armate, che aveva delegato a Mussolini, e attribuiva al Capo dello Stato ogni decisione di vertice[4]. Lo strumento del Gran Consiglio serviva precisamente allo scopo.
Il compito di parlare a nome dei gerarchi davanti a Mussolini fu assolto da Dino Grandi, sia perché era presidente della Camera, ma anche perché godeva di un grandissimo prestigio tanto che molti lo indicavano come probabile successore di Mussolini. Il piano rappresentava peraltro una mano tesa a Mussolini, cui si forniva una via di uscita che lo sollevava dal pagare per la responsabilità di aver condotto il Paese vicino alla rovina.
« Ebbene, convocherò il Gran Consiglio. Si dirà in campo nemico che si è radunato per discutere la capitolazione. Ma l'adunerò. »
(Con questa frase Mussolini accettò di convocare il Gran Consiglio il 24 luglio 1943)
La riunione del Gran Consiglio, che non si teneva dal 1939, non fu ovviamente chiesta esplicitamente per deporre il Duce, bensì per esaminare la conduzione militare del conflitto; pare a taluni studiosi assai inverosimile che il Duce, accorto conoscitore e della politica e dei suoi gerarchi, non sospettasse subito l'argomento e non si rendesse conto che il Gran Consiglio aveva in mente di destituirlo, perciò è stata avanzata l'ipotesi (forse confortabile a posteriori dalla condotta dell'interessato durante la riunione) che Mussolini intendesse effettivamente rimettersi alle loro decisioni[5].
Chiesta una prima volta il 13 luglio, Mussolini la respinse. Una nuova richiesta venne fatta il 16. Tre giorni dopo, Mussolini, di ritorno dall'incontro con Hitler presso Feltre (BL), la concesse appunto per la sera del 24. Dal fronte giungevano intanto notizie sempre più allarmanti: il 22 luglio gli anglo-americani avevano completato la conquista della Sicilia e si apprestavano a risalire la penisola.

La seduta [modifica]

I lavori ebbero inizio poco dopo le 17. I consiglieri erano tutti in uniforme fascista con sahariana nera. Il segretario del partito fascista, Carlo Scorza chiamò l'appello, ma per il resto della seduta l'attività di segreteria fu svolta dal personale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni al seguito di Dino Grandi, presidente di quel ramo del Parlamento[6].
Mussolini riassunse la situazione bellica poi trasse le sue conclusioni:
« Ora il problema si pone. Guerra o pace? Resa a discrezione o resistenza a oltranza?...Dichiaro nettamente che l'Inghilterra non fa la guerra al fascismo, ma all'Italia. L'Inghilterra vuole un secolo innanzi a sé, per assicurarsi i suoi cinque pasti. Vuole occupare l'Italia, tenerla occupata. E poi noi siamo legati ai patti. Pacta sunt servanda. »
(Mussolini al termine del discorso introduttivo nella seduta del Gran Consiglio)
Esito della votazione nominativa e riassuntiva dell'Ordine del Giorno Grandi
Poi Grandi illustrò il suo O.d.G. In sostanza chiedeva il ripristino "di tutte le funzioni statali" e invitava il Duce a restituire il Comando delle Forze armate al Re.
Presero la parola alcuni gerarchi, ma non per affrontare gli argomenti degli O.d.G., bensì per fare chiarimenti o precisazioni. Si attendeva un intervento incisivo del capo del governo. Mussolini, invece, affermò impassibile di non avere nessuna intenzione di rinunciare al comando militare. Si avviò il dibattito che si protrasse fino alle undici di sera. Grandi diede un saggio delle sue grandi capacità oratorie: dissimulando abilmente lo scopo reale del suo O.d.G., si produsse in un elogio sia di Mussolini che del Re.
Anche lo stesso Ciano prese parola per difendere l'O.d.G. contestando le parole di Mussolini:
« Pacta sunt servanda? Si, certamente: però, quando vi sia un minimo di lealtà anche dall'altra parte. Ed invece, noi italiani abbiam sempre osservato i patti, i tedeschi mai. Insomma, la nostra lealtà non fu mai contraccambiata. Noi non saremmo, in ogni caso, dei traditori ma dei traditi. »
(Galeazzo Ciano in difesa dell'O.d.G.)
A questo punto anche Roberto Farinacci presentò un analogo Ordine del giorno.
Successivamente Carlo Scorza diede lettura di due missive indirizzate a Mussolini in cui il segretario del partito chiedeva al Duce di lasciare la direzione dei ministeri militari. I presenti rimasero molto colpiti, sia dal contenuto, sia dal fatto stesso che Mussolini avesse autorizzato Scorza a leggerle in quella sede. Quando si era arrivati ben oltre le undici di sera, la seduta venne sospesa momentaneamente e Grandi ne approfittò per raccogliere firme a favore dell'O.d.G.. Alla ripresa anche Bottai si espresse a favore dell'O.d.G. Grandi. Poi prese la parola Carlo Scorza, che invece invitò i consiglieri a non votarlo e presentò un proprio O.d.G. a favore di Mussolini.
Alcuni presenti valutarono nell'O.d.G. Grandi solamente il fatto che Mussolini veniva "sgravato dalle responsabilità militari" e, al contempo, la monarchia veniva chiamata all'azione, "traendola dall'imboscamento" (come dirà a posteriori Tullio Cianetti). Non si rendevano conto di quali enormi conseguenze avrebbe avuto un loro eventuale voto favorevole sull'assetto del regime. Alla fine del dibattito, i consiglieri si aspettavano un cenno di Mussolini.
Di solito egli riassumeva la discussione e i presenti si limitavano a prendere atto di quello che aveva detto. In quest'occasione, invece il Capo del governo non espresse alcun parere e, adottando un atteggiamento passivo, decise di passare subito alla votazione degli O.d.G. Inoltre, anziché cominciare da quello di Scorza, fece iniziare da quello di Grandi. Questa decisione di "disimpegno" fu fondamentale ed impresse una svolta decisiva all'esito della riunione.

La votazione [modifica]

I 28 componenti del Gran Consiglio furono chiamati a votare per appello nominale. La votazione sull'ordine del giorno Grandi si concluse con:
Dopo l'approvazione dell'O.d.G. Grandi, Mussolini ritenne inutile porre in votazione le altre mozioni e tolse la seduta. Alle 2,40 i presenti lasciarono la sala.

Le conseguenze [modifica]


L'indomani, 25 luglio, Mussolini si recò a Villa Savoia per un colloquio con il Re, che aveva fatto sapere che lo avrebbe ricevuto alle 16; vi si recò accompagnato dal segretario De Cesare, con sotto braccio una cartella che conteneva l'ordine del giorno Grandi, varie carte, e la legge di istituzione del Gran Consiglio, secondo cui l'organismo aveva solo carattere consultivo[7]. Il Re gli comunicò la sua sostituzione con il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio e infine lo fece arrestare all'uscita di Villa Savoia e lo fece allontanare in un'autoambulanza militare per proteggerlo da una reazione popolare che avrebbe potuto porre in pericolo la sua vita.
Mussolini fu quindi nascosto e tenuto prigioniero presso la caserma della Scuola allievi carabinieri di Roma.

Per tutta la giornata venne mantenuto uno strettissimo riserbo su quanto accaduto. Solo alle 22,45 fu data la notizia. La radio interruppe le trasmissioni per diffondere il seguente comunicato:
« Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, presentate da S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, S.E. il Cavaliere Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. »
Badoglio, per non destare sospetti nei confronti dei tedeschi, pronunciò, in un discorso radiofonico alla nazione, queste parole:
« […] La guerra continua a fianco dell'alleato germanico. L'Italia mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni […]. »
L'indomani (lunedì 26 luglio) la notizia aprì le prime pagine dei quotidiani. Tutti la pubblicarono con caratteri cubitali. Nessun giornale, però, sapeva che cosa ne era stato di Mussolini. L'intera giornata del 26 trascorse senza avvenimenti di rilievo. Solo la mattina del 27, martedì, la stampa diede notizia che il Gran Consiglio, nella notte tra il 24 e il 25, aveva votato l'ordine del giorno di Dino Grandi con la conseguente assunzione dei poteri da parte del Re [8].
Badoglio instaurò un governo tipicamente militare. Dietro suo ordine il 26 luglio il capo di stato maggiore, gen. Mario Roatta diramava una circolare telegrafica alle forze dell'ordine ed ai distaccamenti militari la quale disponeva che chiunque, anche isolatamente, avesse compiuto atti di violenza o ribellione contro le forze armate e di polizia, o avesse proferito insulti contro le stesse e le istituzioni fosse passato immediatamente per le armi. La circolare ordinava inoltre che ogni militare impiegato in servizio ordine pubblico che avesse compiuto il minimo gesto di solidarietà con i perturbatori dell'ordine, o avesse disobbedito agli ordini, o avesse anche minimamente vilipeso i superiori o le istituzioni fosse immediatamente fucilato. Gli assembramenti di più di tre persone andavano parimenti dispersi facendo ricorso alle armi e senza intimazioni preventive o preavvisi di alcun genere.
Il 28 luglio a Reggio Emilia i soldati spararono sugli operai delle officine Reggiane facendo 9 morti. Nello stesso giorno a Bari si contarono 9 morti e 40 feriti. In totale nei soli 5 giorni seguenti al 25 luglio i morti in seguito ad interventi di polizia ed esercito furono 83, i feriti 308, gli arrestati 1.500[9].
Nei giorni seguenti il nuovo esecutivo iniziò a prendere contatti con gli alleati per trattare la resa. Poche settimane dopo, il 3 settembre, il governo firmò con gli Alleati l'armistizio di Cassibile, che venne reso noto l'8 settembre.
Costituita la Repubblica Sociale Italiana il 28 settembre 1943 ad opera di Mussolini liberato dai paracadutisti tedeschi del Fallschirmjäger-Lehrbataillon, i membri del Gran Consiglio che avevano votato a favore dell'ordine del giorno Grandi furono condannati a morte come traditori nel processo di Verona, tenutosi dall'8 al 10 gennaio 1944; Cianetti, grazie alla sua ritrattazione, scampò alla pena capitale e venne condannato a 30 anni di reclusione. Tuttavia i fascisti repubblicani riuscirono ad arrestare solo 5 dei condannati a morte (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi) che furono giustiziati mediante fucilazione l'11 gennaio 1944.

mercoledì 17 luglio 2013

I HATE LOLA - Carrara (MS) - Lola, la scultura “blasfema” coperta con un telo al Marble Weeks! La sera di Marted' 2 Luglio 2013 l'ex-Consigliere di Circoscrizione di Alleanza Nazioanale e de La Destra ha compiuto un incursione dentro la Chiesa della Madonna delle Lacrime, dove espone Donia Maaoui, per contestare l'opera messa davanti all'altare maggiore e al tabernacolo, di una Chiesa che comunque ad oggi è ancora consacrata nonostante sia stata chiusa al culto da 20 anni per motivi di sicurezza della struttura interna, tentando forse anche di danneggiare la statua in gesso e ferro, considerata dall'ex-Consigliere un oltraggio al rispetto della Religione Cristiana e Cattolica...

  MARBLE WEEKS - CARRARA (MS)
CARRARA  (MASSA) - Una statua con le gambe divaricate è stata coperta perché “blasfema”. La “censura”, se così potrebbe essere definita, arriva da Carrara, dove la scultura stilizzata è situata, nella sconveniente posa, proprio davanti al crocifisso della Chiesa delle Lacrime. Il 3 luglio la scultura dell’artista Donia Maaoui era stata esposta a Carrara nell’ambito della mostra, ma dopo le proteste di “blasfemia” lanciate dall’ex consigliere comunale Alessandro Bruzzi, de La Destra, l’artista ha deciso di coprire la sua opera.
La scultura ha le gambe divaricate e per questo, è la motivazione della protesta, non èconsona con l’ambiente che la ospita. E’ stata la stessa  autrice Donia Maaoui, nel pomeriggio del 5 luglio, con un grosso quadrato di stoffa a coprire la statua davanti all’altare. Maaoui è arrivata prima dell’apertura della chiesa accompagnata dal marito, il designer Michel Boucquillon, e dalle due figlie.
Poi, aiutata da uno dei curatori di Marble weeks, Paolo Armenise, ha coperto la sua Lola, riconsegnandola così simbolicamente al buio dal quale la stessa autrice la voleva far fuggire. La Maaoui ha detto: “Sono sinceramente dispiaciuta per quanto è successo, quando ho scelto le sculture per l’installazione, ho pensato a rispettare la chiesa e il suo spazio, credo che sia un vero onore potervi esporre. Il mio tema è la liberazione della donna maltrattata nel mondo. Davanti all’altare Lola è molto felice di essere nella chiesa delle Lacrime e guarda in alto verso Dio e si offre al cielo. Ora l’ho coperta con un velo quadrato bianco. Bianco perché simbolo di speranza, quadrato perché Lola si sta adeguando alle regole della società nella quale vive”.

I HATE LOLA

LOLA - Donia Maaoui

LOLA - Donia Maaoui
MARBLE WEEKS - CARRARA (MS) - Il mio tema è la liberazione della donna maltrattata nel mondo. Dopo essere fuggita dal oppressione del suo paese di origine, Lola, la mia protagonista, vive una totale liberazione in occidente poi piano piano vive un altra oppressione, più virtuale, quella della società occidentale, con le sue regole, con i suoi usi, ma anche le sue deviazioni ed eccessi come quelle di corrispondere ad un perfetto “canone della bellezza” attraverso la chirurgia estetica.
La mia protagonista “ Lola” passa da una gabbia verso un'altra gabbia. 
Lola cerca il benessere in lei. La scultura oggetto della polemica è alla ricerca della spiritualità, quella che le corrisponde. E molto felice di essere nel ambito della Chiesa delle Lacrime di Carrara per vivere un esperienza di grande spiritualità. Guarda in alto verso Dio e si offre al cielo.

Donia Maaoui

martedì 16 luglio 2013

M.A.R.M.O. è una poesia scritta da un giovane libertario Carrarese contro l'ipocrisia del potere politico ed economico locale e contro i bei lustrini di apparenza che si possono scorgere dietro la manifestazione culturale di Marble Weeks in corso a Carrara...


  • L'IPOCRISIA AL POTERE
    M.A.R.M.O.
    M onti …
    A ffannati …..
    R espirano …
    M iti ….
    O rizzonti
    immobili appaiono dal piano ,
    dimenticati dal voler
    esserne lontano
    lontano dal tuono
    di un tonfo veloce
    di chi abbandona il suono
    …..e di colpo non ha voce.
    M onito....
    A ntico.......
    R imasto …...
    M iserabile
    O mbelico
    di chi rivolge ancora
    cinico lo sguardo ,
    e fa riferimento
    alla cima come traguardo.
    M iope ….
    A ustera ...
    R icchezza ….
    M aledetta …...
    O stinatezza........
     di Riccardo Solari

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!