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martedì 19 marzo 2019

DOMENICA 17 MARZO 2019 - ROMA - L'ASSEMBLEA NAZIONALE DEL PARTITO DEMOCRATICO UFFICIALIZZA NICOLA ZINGARETTI SEGRETARIO NAZIONALE DEL PD, VICE-SEGRETERIA CON ANNA ASCANI E DEBORAH SERRACCHIANI, TESORIERE LUIGI ZANDA, PAOLO GENTILONI PRESIDENTE DEL PARTITO...

ASSEMBLEA NAZIONALE 17 MARZO 2019
PRIMO DISCORSO UFFICIALE DI
NICOLA ZINGARETTI DA SEGRETARIO PD
 
 


Assemblea Pd, Zingaretti proclamato segretario: "Serve un nuovo partito, deve cambiare tutto". Gentiloni eletto presidente. Il livetweet

Assemblea Pd, Zingaretti proclamato segretario: "Serve un nuovo partito, deve cambiare tutto". Gentiloni eletto presidente. Il livetweet
NICOLA ZINGARETTI ELETTO SEGRETARIO NAZIONALE DEL PD CON IL 66% DEI VOTI
Al governatore del Lazio 1 milione e 35 mila voti, pari a 653 delegati in Assemblea. Zanda nominato tesoriere. Renzi, assente, manda auguri su Facebook. Eletta anche la direzione del partito. Come primo atto il leader dem porta una corona a Porta San Paolo, luogo simbolo della resistenza romana.
 
 
"Serve un nuovo Pd, deve cambiare tutto a cominciare dallo statuto per impedire la salvinizzazione del Paese". È il grido di battaglia che il neosegretario Nicola Zingaretti lancia dal palco dell'Assemblea del Pd riunita all'hotel Ergife di Roma, dove è stato proclamato ufficialmente segretario dopo la vittoria alle primarie del 3 marzo scorso. Paolo Gentiloni è stato invece eletto presidente del partito con 86 astenuti e nessun contrario. Una candidatura, quella dell'ex premier, su cui c'è stata la convergenza anche dei renziani, come annunciato prima dell'inizio dei lavori da Maria Elena Boschi (che ha salutato calorosamente il neosegretario al suo arrivo e che è rientrata in direzione) e dall'area che fa capo a Guerini e Lotti. "L'obiettivo è quello di tornare a vincere", dice Gentiloni ringraziando i presenti per la sua nomina. E nomina vicepresidenti Anna Ascani e Deborah Serracchiani. Luigi Zanda è stato invece eletto tesoriere con 83 astenuti.
È partita dunque oggi l'era zingarettiana del Pd, in un'Assemblea affollatissima, forse la più partecipata di sempre con oltre 2.000 persone tra delegati e ospiti, che rispecchia i valori in campo alle primarie con le truppe del neosegretario in netto vantaggio (con il 66 per cento) sull'ex maggioranza renziana. In camicia azzurra e cravatta blu, Zingaretti viene proclamato segretario da parte del presidente della Commissione Congresso, Gianni Dal Moro, dopo la prammatica lettura dei risultati definitivi delle primarie (votanti: 1.582.083. Martina ha ottenuto 345.318 voti pari al 22%, Zingaretti 1.035.955 pari al 66%, Giachetti 188.355 voti pari al 12%. I componenti dell'Assemblea sono così suddivisi: 119 membri dalle liste collegate a Giachetti, 228 per l'area Martina, 653 delegati per Zingaretti). Poi il neosegretario fa un lungo intervento, circa un'ora e un quarto, in cui tocca tutti i punti principali del suo programma per un nuovo Pd.

L'intervento di Zingaretti

"Ricordiamo che oggi 17 marzo si festeggia l'Unità di Italia  - esordisce Zingaretti - un augurio al Paese che amiamo e per il quale lottiamo. Ora dobbiamo muoverci. Insieme, io mi auguro, dobbiamo metterci di nuovo in cammino".
"Non è in gioco solo il governo ma le fondamenta irrinunciabili della nostra comunità politica", continua il segretario dem. "Il Paese è bloccato e sta decadendo. Il pil è fermo - prosegue - nel prossimo autunno ci sarà bisogno di una manovra di decine di miliardi di euro e sarà drammatica".
"Su tutte le questioni più urgenti - osserva ancora- abbiamo un governo che pronuncia solo degli imbarazzanti 'ni' con un fraseologia tipica della prima Repubblica. L'Italia è un grande Paese che non si governa con i 'ni', non si governa con l'immobilismo".
"Dobbiamo rimettere al centro la persona umana -  continua Zingaretti -  come hanno fatto le ragazze e i ragazzi scesi in piazza per il clima. Serve più riformismo per affrontare il futuro. Dobbiamo rimettere al centro la giustizia sociale, perché la lotta alla povertà è la condizione per stare meglio tutti". Altro obiettivo è "ricostruire una classe dirigente italiana. Mettiamoci alle spalle le contese sugli equilibri interni, avviamo una dialettica nuova tra le componenti. Non dobbiamo più neppure lambire una politica lontana dalla vita".

I quattro pilastri: infrastrutture green, Rete, scuola e welfare

Quattro sono i pilastri del nuovo Pd di Zingaretti: "In primo luogo le infrastrutture materiali: serve un grande piano per un'Italia più sicura ma anche più rispettosa dell'ambiente. Perché solo con una svolta green si può tornare a produrre ricchezza. La riconversione ecologica dell'economia è il futuro. L'Italia deve contribuire all'obiettivo di emissioni zero in Europa". Il secondo pilastro sono le infrastrutture immateriali, la Rete: "Serve un grande piano per rilanciare innovazione e sapere e superare il digital divide". Terzo è l'infrastruttura della conoscenza: "Investire sulla scuola e sull'istruzione pubblica come architrave di un'ampia operazione di crescita culturale". Quarto, infine, è il welfare e la sanità: "Non crediamo nella monetizzazione del welfare, ci batteremo per la sanità pubblica promuovendo quota 10, ossia un incremento di 10 miliardi per aumentare i livelli di assistenza e assumere 100mila nuovi operatori nella sanità pubblica italiana. La vera priorità di questa epoca è il lavoro, in tutto il Paese ma soprattutto nel Mezzogiorno".

Cambiare tutto

Zingaretti poi spiega come dovrà cambiare il Pd: "Dobbiamo cambiare tutto, penso a un nuovo statuto da scrivere insieme. Credo in un partito aperto e pluralista, aperto al civismo e al volontariato, basta con il correntismo esasperato che ha lasciato fuori troppe persone. A noi serve un Pd forte ma anche una rete di corpi intermedi. Dobbiamo costruire un campo democratico largo più allargato e inclusivo, senza settarismi. Potranno farne parte anche forze diverse, forze civiche ma anche di orientamento liberale, persino nobilmente conservatrici che sono ugualmente lontane da Salvini". Insiste sul movimento ambientalista di Greta Thunberg: "Spalanchiamo le porte del nostro partito a questa nuova generazione, ai ragazzi come Greta, non abbiamo paura di coinvolgerli".
Più attenzione anche alle donne: "Abbiamo bisogno di un protagonismo delle donne, già da domani e nelle prossime settimane avvierò le procedure per ricostituire la Conferenza nazionale delle donne democratiche". E critica la conferenza sulla famiglia in programma a Verona, a cui parteciperà anche Matteo Salvini, contro la quale il Pd organizzerà una contromanifestazione il 30 marzo.
Quanto alle europee, Zingaretti conferma che la collocazione del Pd sarà nel gruppo dei socialisti e democratici, "grazie alla scelta di Matteo Renzi, che ha sciolto (quando era segretario, ndr) il nodo della nostra collocazione".  E aggiunge: "Vi propongo la nostra prima iniziativa. Facciamo nostro e rilanciamo l'appello lanciato da Romano Prodi di fare del 21 marzo una giornata per la nuova Europa, esponendo la bandiera europea".
Nella replica finale il segretario dem ribadisce: "Da 10 anni parlo di un partito pluralista, dobbiamo riconoscere questo valore e questa ricchezza senza costruire tra di noi caricature delle posizioni degli altri. Diamo il buon esempio, anche sul web, perchè se no questo genera confusione. È un invito che faccio a tutti, voltiamo pagina, gli avversari non sono tra di noi ma fuori di noi, raccontiamoci per la forza delle nostre idee".
Matteo Renzi, assente invece per motivi privati, manda un augurio al neosegretario su Facebook: "Oggi Nicola Zingaretti inizia il suo lavoro come Segretario Nazionale del Pd. Un abbraccio a lui e a tutta la squadra che lavorerà con lui. L'Italia si aspetta dal Pd una risposta allo sfascio di Salvini e Di Maio, non più polemiche interne. Avanti tutta! Buon lavoro, Nicola".

I candidati delle altre mozioni

Forti le frecciate di Roberto Giachetti ai bersaniani che hanno lasciato il Pd. "Saremo una minoranza leale, non faremo guerra a questa dirigenza. Ma chiedo a Zingaretti di non cambiare lo Statuto nel punto del doppio incarico del segretario che è anche candidato premier".
"Questo è un partito, non una 'baracca' - sottolinea invece Maurizio Martina - Siamo pronti a dare una mano, saremo una minoranza, non un'opposizione. Vogliamo dare il senso del riformismo radicale che abbiamo messo nella nostra mozione". E aggiunge rivolto al segretario: "Non lascerei mai la battaglia del salario minimo a questa maggioranza di governo", ribadendo che "il mio avversario è questa destra, non è dentro questa sala. Il Pd se vuole essere grande deve essere plurale".

La direzione

A chiusura dell'Assemblea, è stata letta da Gentiloni anche la lista dei 120 componenti della direzione, approvata a stragrande maggioranza. Fra di essi Sesa Amici, Goffredo Bettini, Francesco Boccia, Carlo Calenda, Monica Cirinnà, Tommaso Nannicini, Cesare Damiano, Paola De Micheli, Marianna Madia, Marco Minniti, Antonio Misiani, Andrea Orlando, Roberta Pinotti, Barbara Pollastrini, Lia Quartapelle, Marina Sereni, Sandra Zampa, Matteo Richetti, Alessia Morani, Francesco Russo, Alessia Rotta, Dario Stefàno, Beppe Fioroni, Giuditta Pini, e la già citata Maria Elena Boschi. Tra i venti componenti scelti direttamente da Zingaretti si segnalano Marco Furfaro e Maria Pia Pizzolante (entrambi dell'associazione Futura di cui Laura Boldrini è presidente), Ermete Realacci, Arianna Furi, Patrizia Prestipino, l'economista e vice presidente dell'Emilia Romagna Elisabetta Gualmini, il sindaco di Ravenna Michele De Pascale.

La corona a Porta San Paolo

Dopo la chiusura dell'Assemblea, il primo atto di Zingaretti da segretario è stato quello di portare una corona commemorativa a Porta San Paolo, luogo simbolo dell'inizio della Resistenza romana.
Assemblea Pd, Zingaretti proclamato segretario: "Serve un nuovo partito, deve cambiare tutto". Gentiloni eletto presidente. Il livetweet
Nicola Zingaretti a Porta San Paolo a Roma



venerdì 15 marzo 2019

Il confronto tra Matteo Renzi e Marine Le Pen su France 2 (TV Francese) al talk-show francese "L'Emission politique" - la rivincita del PARTITO DEMOCRATICO è iniziata!!!

MATTEO RENZI CONTRO MARINE LE PEN
 
Renzi-Le Pen, l'acceso confronto sulla tv francese: "Io ho perso qualche volta, lei sempre!" - Acceso confronto verbale fra Matteo Renzi e Marine Le Pen in diretta al talk-show francese "L'Emission politique" della tv pubblica France 2. "Signora Le Pen, voi parlate a me di vittoria elettorale? - dice l'ex premier alla leader dell'estrema destra francese - Matteo Salvini ha avuto il 17% dei voti, noi del PARTITO DEMOCRATICO il 19%. Ma noi non abbiamo accettato l'alleanza con il M5S perché sono pericolosi per la democrazia italiana". Poi incalza ancora: "Siete la donna con più sconfitte in assoluto e voi parlate a me di vittoria elettorale? Ok, io ho perso qualche volta, ho cercato di cambiare il mio Paese, ma voi avete perso sempre, è incredibile".
 



 


mercoledì 6 marzo 2019

Grandioso successo politico delle Primarie Pd, dati finali: oltre un milione e 800 mila votanti. Zingaretti il 66% dei consensi. Ed il Premier Conte telefona al neosegretario...

NICOLA ZINGARETTI
IL NUOVO SEGRETARIO DEL PD
 
Affluenza superiore alle aspettative soprattutto nei grandi centri urbani. Zingaretti vince. Martina al 22%, Giachetti al 12. Veltroni: "Primarie segnale di luce nel buio"
La partecipazione alle primarie del Pd di ieri è stata più larga del previsto. La commissione Congresso del Partito Democratico rende noti i risultati dopo lo scrutinio del 93% dei collegi scrutinati. La partecipazione dovrebbe attestarsi intorno a 1.600.000 votanti. Al momento Nicola Zingaretti si attesta tra il 66% e il 66,5% dei consensi ; Maurizio Martina tra il 22,5% e 23%; Roberto Giachetti fra il 12,5% e il 13%, con un margine di errore di più o meno lo 0,5%.

In serata il premier Giuseppe Conte, a quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, ha telefonato a Zingaretti per congratularsi per la vittoria.

Oggi Walter Veltroni, tra in fondatori del partito, ha definito le primarie "un segnale di luce" nel "buio" della perdita di speranza, pure escludendo per sé ruoli attivi nel Pd.


Ragionando in termini di macroregioni è stato in particolare il Centro-Nord a premiare Zingaretti, sebbene non vi sia area in cui non abbia raggiunto e superato abbondantemente la soglia del 50%. Secondo i dati di YouTrend, infatti, Zingaretti si è affermato con il 68,15% al Nord, con il 66,53% nella "zona rossa" (Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche) e con il 59,43% al Sud.


Gianni Dal Moro, presidente della commissione Congresso ha affermato che "l'affluenza è stata omogenea in tutto il territorio nazionale, senza sacche di difficoltà e con un leggero picco al centro-sud, in particolare nel Lazio e in Campania". Osservando la mappa del voto regione per regione spicca anche un altro elemento, ossia l'aumento del voto nelle città, con Roma dove il gradimento per Zingaretti ha toccato quasi l'80%.

Ora, il voto dei gazebo sarà ratificato dall'Assemblea nazionale, che si terrà domenica 17 marzo.
 

Roma e Lazio

È stata di circa 190 mila persone l'affluenza a Roma e nel Lazio, in crescita rispetto alla scorsa tornata. E per Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, i risultati sono stati superiori a quelli della media nazionale, con quasi l'80% dei consensi. Insomma un vero successo. L'affluenza delle primarie è così suddivisa: circa 92 mila votanti a Roma, 43 mila nella sua provincia, 15 mila a Viterbo, 20 mila a Frosinone, 12 mila a Latina, 5 mila a Rieti. Alle precedenti primarie nel Lazio votarono circa 177 mila persone, di cui 77 mila a Roma città e 41 mila nella sua provincia.

Torino e Piemonte

Superata quota 81.793 votanti nella regione, Zingaretti ha vinto in tutti e 317 seggi con il 66.7% delle preferenze, (Martina il 19%, Giachetti il 14,28%). A Torino città il numero è cresciuto a 22.780, ossia poco in più rispetto al 2017. In tutta la provincia di Torino i votanti sono stati 50.091.

 Firenze e Toscana

L'affluenza in Toscana ha registrato circa 160mila votanti. Nicola Zingaretti è andato oltre il 60% dei consensi e per la classe dirigente renziana è un terremoto. Il governatore del Lazio sfiora il 62 per cento quasi dovunque, anche a Firenze città e la sua affermazione cambia la geografia del Pd locale a trazione renziana.

Marche

Nelle Marche sono stati 38.813 i votanti alle primarie del Pd, un numero leggermente inferiore al 2017 (quando furono 47.106). Nei 264 seggi allestiti (un migliaio i volontari) Zingaretti ha prevalso con il 66,12% di voti.

Veneto

Nella regione governata dalla Lega i votanti sono stati 86.900, in leggero aumento rispetto all'ultima tornata, in cui avevano votato 86.756 persone.

Sardegna

Nicola Zingaretti vince a mani basse, con circa il 70% anche in Sardegna, dove l'affluenza è stata attorno ai 48 mila votanti, superiore ai 47.210 delle precedenti consultazioni del 2017 per la segreteria nazionale del partito.
 

Palermo e Sicilia

La Sicilia non si discosta dal dato nazionale e regala un largo successo a Nicola Zingaretti nelle primarie del Pd. Il dato più significativo quello di Palermo. Il governatore del Lazio va oltre il 67 per cento, contro il 23 della mozione Martina e il 9,5 di Giachetti. In tutto i votanti sono stati circa 15.500.  Zingaretti ha sfondato in città (74 per cento) e ha raggiunto il 60 per cento nei Comuni dell'hinterland palermitano. Singolare il caso di Ragusa dove Zingaretti ha vinto con il 70% e dove, guarda caso, vengono girate le scene della serie "Il commissario Montalbano" con protagonista il fratello Luca.
 

Bologna ed Emilia Romagna

Nicola Zingaretti trionfa alle primarie Pd. E Bologna ha fatto la sua parte: in città e provincia hanno votato quasi 50mila persone e il 71,22% ha scelto il candidato favorito. In totale ben 141.101 cittadini dell'Emilia Romagna hanno partecipato al voto. Rispetto al 2017 (215.958) c'è un calo, ma non il temuto crollo in una delle regioni tradizionalmente più importanti del Pd.

Milano e Lombardia

Nella città metropolitana di Milano le primarie del Pd sono state vinte da Zingaretti con il 68,2% dei voti, seguito da Maurizio Martina col 19,3 e da Roberto Giachetti con il 12,5. Non è però questo il risultato più eclatante, ma quello della partecipazione: nei 351 seggi allestiti hanno infatti votato 96.874 persone, cioè il 9,5% in più del 2017.
 
Genova e la Liguria
 
Oltre ventitremila i votanti solo nel genovese, superiori a quelli per le primarie 2017. Il governatore della Liguria Toti si complimenta: "Le #primariePd sono state un bello spettacolo di #democrazia. Complimenti a chi ha votato e ai candidati. E auguri di buon lavoro al nuovo segretario Nicola #Zingaretti".

Friuli Venezia Giulia

In Friuli Venezia Giulia hanno partecipato 24.691 elettori. La distribuzione territoriale per ambiti provinciali vede a Gorizia 3.191 elettori a Pordenone 5747 a Udine 10894 e a Trieste 4.859. Zingaretti ottiene 17.554 voti, pari al 71,40%, Martina 4.519, pari al 18,38%, e Giachetti 2.510, pari al 10,21%.

Napoli e Campania

Più di 50mila votanti nel capoluogo, per un totale di oltre 80mila voti nell'intera regione.

 Bari e Puglia

Oltre 80mila votanti in Puglia, dove i risultati sono definitivi, dunque ampiamente superata la quota di 50mila votanti che era stata giudicata soddisfacente alla vigilia delle votazioni. Zingaretti vince con il 65% e fa il pieno di voti in tutte e sei le province pugliesi, con un picco del 78,07% in quella di Lecce.

Umbria e Basilicata

Rispetto al 2017 l’affluenza cala in entrambe le regioni per le quali già ci sono dati definitivi: in Umbria si passa dai poco più di 40 mila voti del 2017 a circa 30.700 votanti oggi. Mentre in Basilicata si assiste a un vero e proprio crollo: da 41.700 votanti di due anni fa ai 15.600 di oggi.

Reggio Calabria

Anche nella città di Reggio Calabria, dove hanno votato in tutto 6930 persone, Zingaretti è risultato il candidato più votato. Il governatore del Lazio ha ottenuto il 54,5% dei consensi (3780 voti), al secondo posto è arrivato Martina con il 32.7% (2.263 Voti), al terzo posto il duo 'Giachetti-Ascani' con il 12,8% (887 voti).

Valle d'Aosta

Sono stati 1.500 i votanti  in Valle d'Aosta. A Nicola Zingaretti sono andati 927 voti, pari al 62,17% dei consensi, Maurizio Martina ha ottenuto 347 voti, il 23,27% e Roberto Giachetti 217, il 14,55%.

Estero

Anche gli elettori del Pd all'estero danno fiducia a Zingaretti. Quando mancano solo i dati del Nord America, appare chiara infatti la vittoria del governatore del Lazio anche fuori i confini nazionali, con il 58,4% di preferenze. A seguire Martina, che incassa circa il 33% di preferenze e Giachetti, con l'8,5%.Guardando alle varie circoscrizioni, in Europa 1 Zingaretti prende il 53,4% contro il 36,4% di Martina e il 10,2% di Giachetti; in Europa 2 Zingaretti si impone ancora più nettamente con il 64,6%, Martina si ferma al 24,8% e Giachetti al 10,6%. In America Centrale invece Martina si impone nettamente con il 90%, davanti a Zingaretti con il 6,3%. In America del Sud Zingaretti prende il 55,8% davanti a Martina con il 42,3% e a Giachetti con l'1,9%. Nella circoscrizione Asia, Africa, Oceania e Antartide, invece, Zingaretti prende il 77,1% e e Martina il 22,9%. 
 

김정은과 함장이 실패하지 않았 음을 알리는 회담 : 중요한 회의 - IL SUMMIT TRA KIM JONG UN E TRUMP NON E' STATO UN FALLIMENTO: AD HANOI IN VIETNAM GRANDI PROGRESSI PER LA PACE NELLA PENISOLA COREANA...

 

SUMMIT TRUMP - KIM JONG UN
 
KIM과 TRUMP 사이의 정상 회담은 하노이에서 한반도의 평화를위한 대폭 진전으로 실패했습니다.
 
HANOI - (VIETNAM) - Il presidente Usa Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un si sono incontrati al Metropole di Hanoi, in Vietnam per il summit previsto per il 27 e il 28 febbraio 2019.
I due leader si sono stretti la mano: “Il potenziale è incredibile, un’opportunità come nessun’altra nella storia, per il mio amico Kim Jong-un”, ha detto Trump. Anche Kim ha espresso la sua soddisfazione per l’incontro, specificando che molti “ostacoli sono già stati superati” e che si aspetta molto da questo nuovo incontro. La stretta di mano ha dato il via al summit e ha anticipato la cena durante la quale Kim e Trump discuteranno delle tematiche al centro del summit.
Al centro del faccia a faccia vi è ancora  una volta il tema della denuclearizzazione della penisola coreana, già affrontato nel corso dello storico incontro di giugno 2018.
Il primo summit tra Trump e Kim si era concluso con dichiarazioni piuttosto vaghe circa le mosse da intraprendere pacificare i rapporti tra Usa e Corea del Nord e restano molte le incertezze sull’esito del nuovo incontro.
Le relazioni sono tra i due leader sono in una fase di stallo: gli Stati Uniti vogliono lo smantellamento dell’arsenale nucleare nordcoreano e la lista degli  impianti, ma Kim in cambio chiede la rimozione delle sanzioni.
Nessuna delle due parti però sembra disposta a cedere prima dell’altra, per cui spetta ala diplomazia adoperarsi per giungere ad un compromesso. Se così non fosse, il summit appena iniziato rischia di concludersi con un nulla di fatto o, peggio, con la rottura diplomatica – di nuovo – tra Usa e Corea del Nord. Fin dalla vigilia dell’incontro sono circolate alcune voci secondo cui Trump e Kim potrebbero dichiarare la fine della guerra di Corea, formalmente chiusasi solo con una tregua nel 1953.
Sulla carta, infatti, Stati Uniti e Corea del Nord sono ancora in guerra.
La notizia è stata diffusa da alcune fonti diplomatiche della Corea del Sud, citate dal  New York Times, che specifica come i diplomatici sudcoreani fossero inizialmente scettici. Adesso invece sembra che il raggiungimento della pace non sia un’ipotesi tanto improbabile: una simile dichiarazione darebbe inizio ad un complesso negoziato per un giungere ad un trattato di pace.
Il leader della Corea del Nord e i giornalisti americani avrebbero dovuto soggiornare nello stesso hotel di Hanoi, ma all’ultimo minuto i media sono stati spostati in un’altra struttura.
La presenza nello stesso hotel di Kim e della stampa Usa sembrava un’indicazione di migliori relazioni tra i due paesi e di una maggiore trasparenza del leader nordcoreano, ma così non è stato. Secondo l’agenzia di stampa sud-coreana Yonhap, il ricollocamento è avvenuto per questioni “tecniche”. Il consigliere di sicurezza nazionale Usa John Bolton ha negato oggi, parlando alla CBS, che il summit della scorsa settimana tra il presidente Donald Trump e il numero uno nordcoreano Kim Jong Un sia stato un fallimento.
Il secondo vertice tra Trump e Kim si è tenuto il 27 e 28 febbraio ad Hanoi. E’ finito in anticipo, senza alcun risultato e non c’è stato neanche un comunicato congiunto.
Ma Bolton, parlando a “Face the Nation”, ha detto che il summit è stato un “successo, definito dal fatto che il presidente protegge e fa progredise gli interessi nazionaloi americani”.
Il fatto che Trump abbia “tenuto ferma la sua visione”, a dire di Bolton, “ha approfondito la sua relazione con Kim Jong Un”. E il consigliere ha commentato: “Non vedo dove sia il fallimento, quando l’interesse nazionale americano viene protetto”.

 
 

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!