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mercoledì 24 aprile 2019

김정은이 블라디미르 푸틴 대통령을 만나기 위해 러시아에 도착했다. - KIM JONG UN IN RUSSIA: INCONTRO CON VLADIMIR PUTIN PREVISTO PER GIOVEDI' 25 APRILE 2019 - (러시아) - 김정은이 국제 선교를 위해 북한에서 러시아로 기차를 타고 여행했다. 그의 특별 호송에 탑승 한 북한 지도자는 러시아 국경 인 카산 (Khasan)에 들러 환영 의식을 축하했다. 블라디보스토크에서 4 월 25 일 푸틴 대통령과 만날 ​​예정이다. 김 위원장의 마지막 국제 행사는 2 월말 하노이에서 트럼프 정상 회담이었는데 핵 협상이 결렬 되었기 때문에 실패했다. - (Россия) - Ким Чен Ын путешествовал поездом из Северной Кореи в Россию для международной миссии. На своем специальном конвое северокорейский лидер остановился у российской границы Хасан, чтобы отпраздновать его прием. Он встретится с Путиным 25 апреля во Владивостоке. Последним международным событием Ким был саммит Трампа в Ханое в конце февраля, потерпевший неудачу из-за срыва ядерных перегов$оров. - (Russia) - Kim Jong-un traveled by train from North Korea to Russia for an international mission. On his special convoy, the North Korean leader stopped at the Russian border, Hassan, to celebrate his reception. He will meet with Putin on April 25 in Vladivostok. Kim's last international event was the Trump summit in Hanoi at the end of February, which failed due to the breakdown of nuclear talks...

Kim Jong Un arriva in Russia per incontrare Vladimir Putin

VLADIVOSTOK - (RUSSIA) - Il leader nordcoreano Kim JongUn è arrivato a Vladivostok, dove si terrà un bilaterale con Vladimir Putin.
Kim è stato accolto da funzionari locali del Governo russo, che gli hanno offerto fiori e pane tradizionale locale. "Sono venuto in Russia con i sentimenti della mia gente - dice il leader - e spero che questa visita abbia successo e sia utile: durante i colloqui con il Presidente Putin, discuteremo in particolare i temi della risoluzione sulla penisola coreana e lo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali" Il bilaterale confermato mette fine a settimane di speculazioni su luogo e data dell'incontro: i preparativi sono stati tenuti in segreto, per via di preoccupazioni della Sicurezza nordcoreana.


 



 KIM YONG UN IN RUSSIA DA PUTIN 

 
김정은이 블라디미르 푸틴 대통령을 만나기 위해 러시아에 도착했다. 


블라디보스토크 - (러시아) - 북한 지도자 김정은 (Kim JongUn)이 블라디보스토크에 도착하여 블라디미르 푸틴 대통령과 양자 회담을 가졌다.

김정일 위원장은 러시아 정부의 현지 관리들에게 인사를하고, 그는 꽃과 현지 전통 빵을 제공했다.

푸틴 대통령과의 회담에서 우리는 특히 한반도 문제 해결과 우리의 발전 문제를 논의 할 것 "이라고 말했다. 양국 관계 "

확인 된 양자는 회의 개최지와 장소에 대한 몇 주간의 추측을 종식시킨다. 준비는 북한의 안보 문제로 비밀리에 이루어졌다.

몇몇 분석가들에 따르면,이 회의는 푸틴 대통령이이 지역에서 자신의 영향력을 높이고 워싱턴보다 더 큰 협상력을 얻을 수있는 기회를 제공 할 것이라고 말했다.

김 대표는 이미 외무부 차관을 만났으며 오후에 블카 디보스톡에 도착할 것으로 예상된다.
 
Da https://video.corriere.it - (RUSSIA) - Kim Jong-un in viaggio in treno dalla Corea del Nord alla Russia per una missione internazionale. Il leader nordcoreano, a bordo del suo convoglio speciale, si è fermato nella città russa di confine di Khasan, accolto da una cerimonia di benvenuto. Poi si dirigerà a Vladivostok dove il 25 aprile incontrerà Putin. L'ultimo evento internazionale per Kim è stato il vertice ad Hanoi con Trump a fine febbraio, fallito per i mancati accordi sul nucleare.
 
(러시아) - 김정은이 국제 선교를 위해 북한에서 러시아로 기차를 타고 여행했다. 그의 특별 호송에 탑승 한 북한 지도자는 러시아 국경 인 카산 (Khasan)에 들러 환영 의식을 축하했다. 블라디보스토크에서 4 월 25 일 푸틴 대통령과 만날 예정이다. 김 위원장의 마지막 국제 행사는 2 월말 하노이에서 트럼프 정상 회담이었는데 핵 협상이 결렬 되었기 때문에 실패했다.
 

김정은이 블라디미르 푸틴 대통령을 만나기 위해 러시아에 도착했다.


sabato 20 aprile 2019

لن يتحقق الاستقرار في ليبيا إلا من خلال الاستيلاء على السلطة من قبل الجنرال العام لمدينة طبرق لمساعدة الجنرال في غزو طرابلس وبنغازي ... كل حنين العقيد القذافي يتعاون مع قوات طبرق من أجل الوحدة مواطن ليبي ...

Khalīfa Belqāsim Ḥaftar in arabo: خليفة بلقاسم حفتر
Da Wikipedia: Khalīfa Belqāsim Ḥaftar (in arabo: خليفة بلقاسم حفتر‎; Agedabia, 7 novembre 1943) è un generale e politico libico. Nell'Aprile del 2011 è stato promosso al grado di Tenente generale dalle autorità del Consiglio nazionale di transizione libico. Nel conflitto tra Ciad e Libia fu uno dei comandanti dell'esercito del regime di Mu'ammar Gheddafi. Nel 1987, durante la guerra contro il Ciad, fu preso prigioniero nel corso della battaglia di Wadi al-Dum. In prigionia formò un contingente di circa 2 000 prigionieri libici, la "Forza Haftar", equipaggiata dagli Stati Uniti, col compito di rovesciare il regime libico. Fu rilasciato nel 1990 grazie ai buoni uffici statunitensi e trascorse quasi 20 anni negli USA, ottenendo anche la cittadinanza di quel Paese. Nel 1993, mentre si trovava nella sua residenza di Vienna, in Virginia, fu condannato in patria, in contumacia, alla pena capitale per "crimini contro la Jamāhīriyya libica". Alcune fonti parlano, senza che si possano ovviamente fornire fonti credibili, di suoi legami con la Central Intelligence Agency, comunque smentite dallo stesso generale.
 
DONALD TRUMP
TRIPOLI (LIBIA) - DA FONTE ANSA: Il presidente Donald Trump ha avuto un colloquio telefonico con il maresciallo Khalifa Haftar per discutere gli sforzi antiterrorismo in corso e la ''necessità di raggiungere la pace e la stabilità''. Lo afferma la Casa Bianca. ''Il presidente ha riconosciuto il significativo ruolo di Haftar nel combattere il terrorismo, e i due hanno discusso una visione comune per la transizione della Libia verso un sistema politico stabile e democratico''.
 
 
لن يتحقق الاستقرار في ليبيا إلا من خلال الاستيلاء على السلطة من قبل الجنرال العام لمدينة طبرق لمساعدة الجنرال في غزو
لن يتحقق الاستقرار في ليبيا إلا من خلال الاستيلاء على السلطة من قبل الجنرال العام لمدينة طبرق لمساعدة الجنرال في غزو طرابلس وبنغازي ... كل حنين العقيد القذافي يتعاون مع قوات طبرق من أجل الوحدة مواطن ليبي ...
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طرابلس وبنغازي ... كل حنين العقيد القذافي يتعاون مع قوات طبرق من أجل الوحدة مواطن ليبي .... لن يتحقق الاستقرار في ليبيا إلا من خلال الاستيلاء على السلطة من قبل الجنرال العام لمدينة طبرق لمساعدة الجنرال في غزو طرابلس وبنغازي ... كل حنين العقيد القذافي يتعاون مع قوات طبرق من أجل الوحدة مواطن ليبي ... #Libya #Libia #Tripoli #Haftar #War #Gheddafi #Tobruk #Bengasi #Mediterraneo #nordafrica #guerracivile #guerra #guerrainlibia
 
Petrolio WTI ai massimi da cinque mesi in area 63,60 dollari al barile e Brent sopra i 70 dollari in apertura di contrattazioni: se fosse servita una riprova concreta di quanto il caos libico possa potenzialmente impattare a livello globale sulla commodity più finanziarizzata in assoluto, la giornata di ieri l’ha fornita. E dietro l’avanzata delle milizie del generale Haftar verso Tripoli, concretizzatasi nel bombardamento dell’aeroporto della capitale, dopo una prima controffensiva delle truppe fedeli al governo di Al-Sarraj e il lancio dell’operazione “Vulcano di rabbia”, c’è molto del risiko petrolifero che sembrava terminato in sordina negli ultimi tempi. Oltretutto, con più fronti aperti: il rallentamento dell’economia globale in primis, la crisi in seno all’Opec riguardo la politica dei tagli alla produzione, il rilancio dello shale oil statunitense e, soprattutto, la contrapposizione in atto in Venezuela. Insomma, un potenziale detonatore al rialzo per i prezzi. Con uno spettatore tutt’altro che disinteressato, economicamente e geopoliticamente: l’Arabia Saudita. Da più parti, infatti, si lascia intendere che la rottura degli indugi da parte del generale Haftar sia frutto – più che di un’interessata ingerenza francese per le risorse petrolifere libiche – della rinnovata e rinsaldata alleanza con Ryad in seno agli schieramenti di sostegno dei due governi del Paese nordafricano.


Il Regno saudita, infatti, dopo qualche mese di difficoltà dovuto alla rocambolesca scalata al potere del principe Mohammed Bin Salman, recentemente richiamato all’ordine da re Salman che ne ha limitato per legge i poteri, pare tornato all’antica potenza. Quantomeno, a livello di ricatto petrolifero. Chiusa con una transazione economica, accettata dalla famiglia, la vicenda del rapimento e dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel suo consolato di Istanbul, Ryad ha recentemente reso noti per la prima volta i conti di Aramco, la potentissima azienda petrolifera statale, la cui Ipo rimane l’oggetto del desiderio inconfessato di Wall Street.

GRAFICO DEL PREZZO DEL PETROLIO AL BARILE
Fonte: Bloomberg
Parla più di mille cifre rispetto al livello siderale di profittabilità del gigante energetico, oltretutto in un periodo prolungato di prezzi non certo ai massimi per il barile. Insomma, Aramco val bene qualche rospo da ingoiare. E ne sanno qualcosa a Washington, visto che hanno dovuto accettare, facendo buon viso a cattivo gioco, addirittura la minaccia di far saltare le transazioni petrolifere denominate in dollari, in caso gli Usa proseguissero nella loro intenzione di sottomettere i membri Opec alla legislazione antitrust in vigore Oltreoceano. Di fatto, la fine stessa del concetto di petrodollaro, oltretutto in un momento storico che vede il biglietto verde dover fare i conti con la prima, seria messa in discussione del suo ruolo di valuta benchmark a livello globale, a spese di euro e yuan.

Fonte: Statista
Mostra come anche l’altra grande industria Usa, il comparto bellico-industriale denominato warfare, non possa permettersi un precipitare degli eventi nei rapporti con Ryad, già messi a dura prova dal report sulle responsabilità saudite dietro l’11 settembre nell’era Obama, ecco che in contemporanea con l’offensiva del generale Haftar contro l’aeroporto di Tripoli, Ryad svelava i dettagli della prima mega-emissione obbligazionaria di Aramco, attesa a breve. E, soprattutto, denominata in dollari. La vendita è cominciata lo scorso weekend con un order book da 40 miliardi di dollari, 30 dei quali sono stati sottoscritti soltanto sabato 6 aprile: per Sergey Dergachev, portfolio manager alla Union Investment in Frankfurt, la domanda potrebbe facilmente superare il record di 53 miliardi ottenuto l’anno scorso dal Qatar per il suo bond da 12 miliardi di controvalore. Il tutto, partendo da un target iniziale di raccolta da 10 miliardi di dollari, necessari per diversificare le fonti di finanziamento del deficit di budget saudita, creatosi negli anni del barile ai minimi. Non a caso, l’emissione è stata spezzettata in sei tranche e, stando ai bene informati, l’asta verrà utilizzata come “manifesto pubblicitario” per il vero colpo grosso. Ovvero, la quotazione di Aramco, posticipata l’anno scorso, poiché gli investitori ritenevano esosa la valutazione avanzata da Ryad del suo gigante energetico: 2 trilioni di dollari.
Con il bond che farà prezzo quest’oggi, 9 aprile, si scopriranno parzialmente le carte. E quel prezzo, astronomico soltanto sei mesi fa, potrebbe non fare più tanta paura. E spingere il Regno verso l’Ipo, ovviamente cercando di sfruttarne al massimo il potenziale a livello di contrattazione politica. Ed ecco entrare in scena la Libia e il possibile “sprone” saudita alle mire egemoniche e di conquista del generale Haftar. Se infatti la posizione ufficiale statunitense appare quella della condanna dell’offensiva, almeno stando alle parole del numero uno del Dipartimento di Stato, Mike Pompeo, il fatto che Washington abbia immediatamente evacuato il proprio personale militare e civile manda un segnale ambiguo. Quantomeno di non interventismo diretto. E se i maggiori esperti di commodities si sentono di escludere un impatto immediato in grande stile della rinnovata tensione libica sulle quotazioni del barile di greggio, viene fatto notare come l’avanzata su Tripoli sia strategica anche a livello petrolifero, non solo politico-militare.
Se anche i maggiori terminal ad oggi appaiono lontani dal teatro di scontro, la mente torna infatti allo scorso giugno, quando proprio la conquista di due centri nevralgici da parte delle truppe di Haftar comportarono la sospensione delle spedizioni di greggio per settimane, stante la decisione di trasferirne l’autorità sotto l’egida dell’entità libica dell’Est. L’export crollò di 800 milioni di barili al giorno e il Paese perse quasi 1 miliardo di dollari, prima che i terminal contesi tornassero sotto il controllo della National Oil Corporation, la cui sede è proprio a Tripoli. E questa mappa
Fonte: Tekmor
Mostra nell’area adiacente alla capitale quale potrebbe essere la mira strategica di Haftar. Ovvero, la conquista del porto-terminal di Zawiya, il cui blocco o mal funzionamento potrebbero compromettere del tutto l’operatività del giacimento di Sharara con i suoi 300 mila barili al giorno. “Se Haftar prende il controllo di quel terminal, controllerà virtualmente l’intera industria petrolifera nazionale”, sentenzia Salma El Wardany di Bloomberg. Basti ricordare, in tal senso, come prima dell’intervento Nato del 2011, la Libia di Muhammar Gheddafi producesse circa 1,6 milioni di barili al giorno, mentre i dati ufficiali del 2018 parlano di un output di circa 550mila barili quotidiani. In caso di escalation su ampia scala o di tensione prolungata, nessuno si sente quindi di escludere possibili contraccolpi più incisivi sul prezzo del greggio.
Un qualcosa che non dispiacerebbe affatto a Ryad, la quale in queste ore sta incassando anche un’altra vittoria diplomatica nell’area, in attesa dell’esito del voto israeliano: la messa fuorilegge dei Pasdaran iraniani da parte degli Usa. Di fatto, un atto che trasforma i Guardiani della rivoluzione khomeinista dislocati nei proxies più caldi dell’area, dall’Iraq alla Siria, in potenziali terroristi. Se poi le sanzioni statunitensi contro Teheran e il suo greggio vedranno cadere anche le ultime resistenze europee e la situazione venezuelana dovesse conoscere una drammatica accelerazione verso il caos, l’oro nero potrebbe tornare a giocare un ruolo di primo piano sul fronte delle commodities. E per le casse di Ryad. Innescando, di fatto, un enorme guerra per procura globale fra Cina e Russia da un lato e Stati Uniti dall’altro. Con Iran e Arabia Saudita a giocare il ruolo di pedine sul terreno nella scacchiera del Medio Oriente e la Libia che potrebbe accendere pericolosi fuochi incrociati, stante gli interessi europei per il suo greggio. Italiani e francesi in testa.
 

venerdì 12 aprile 2019

DOPO 8 ANNI DI CAOS, GUERRE, MORTI E DISTRUZIONE, LA LIBIA POTREBBE RINASCERE A NUOVA VITA, TORNARE UNO STATO UNICO CON UN ORDINE BEN COSTITUITO SULLE BASI DELLA RIVOLUZIONE VERDE DI GHEDDAFI: LA JAMAHIRIYA..."مناشدة جميع المقاتلين الموالين للقذافي يناشدون أطفال الثورة الخضراء من أجل الاشتراكية: اليوم أنت تدعم القوات المسلحة للجنرال حفتر من طبرق باعتبارها الوحيدة القادرة على لم شمل أسرة كل شعب ليبيا!في ذكرى القذافي ..." #Libya #Libia #Tripoli #Haftar #War #Gheddafi

Libia, dopo il caos potrebbe tornare il figlio di Gheddafi
 
SAIF AL ISLAM GHEDDAFI
TRIPOLI - (LIBIA) -  C'è un nome in Libia che, quando si tratta di passaggi importanti per il paese africano, non può non essere evocato. Un nome ed un cognome, per la precisione: Saif Al Islam Gheddafi. Mentre a Tripoli il fronte di guerra avanza ed in città la popolazione appare sempre più condizionata dal conflitto, in tanti in tutta la Libia si chiedono dove sia in questo momento il figlio del rais. Secondogenito di Muhammar, erede designato o quasi del padre, più volte Saif viene indicato come colui che appare destinato a continuare a portare avanti il nome dei Gheddafi nel mondo politico libico. Non si vede in pubblico dal giorno della cattura nel sud della Libia nel 2011, condannato a morte e poi graziato, Saif negli ultimi mesi fa sentire la sua voce solo tramite emissari. Da quando è però iniziata la battaglia per la presa di Tripoli, il suo silenzio è diventato ancora più forte e, per questo, anche più rumoroso.  

“Saif aspetta il momento giusto” 

“Il figlio di Gheddafi sta da qualche parte della Libia a guardare, sta osservando quello che si può definire come il vero e proprio autoannientamento reciproco delle principali forze sul campo”: a parlare ai nostri microfoni è Michela Mercuri, docente ed autrice del libro “Incognita Libia”. Già all’indomani del vertice di Palermo la stessa docente parla della possibilità di Saif Gheddafi di tornare in campo: “Del resto – aggiunge Michela Mercuri – Già nei mesi scorsi in passato esprime più volte la volontà di presentarsi alla conferenza nazionale che era prevista e Ghadames e che è saltata soltanto negli ultimi giorni per via di quanto sta accadendo a Tripoli”.
Quali potrebbero essere quindi le ambizioni del secondogenito del rais? Sono in tanti a chiederselo, anche se il suo nome proprio da quando Haftar avanza verso Tripoli viene raramente nominato. C’è chi interpreta il suo silenzio ed il relativo scarso interesse nei suoi confronti da parte dei media, come la prova del fatto che Saif non sarebbe, almeno per il momento, intenzionato a scendere nell’agone politico. Specialmente adesso poi che, di fatto, ogni tavolo diplomatico è saltato. Ma secondo Michela Mercuri il silenzio va interpretato in ben altro modo: “Lui in realtà sta solo aspettando il momento giusto – afferma la docente – In questa fase di aspri scontri tra le parti e soprattutto tra Haftar ed i misuratini, dal suo nascondiglio osserva i rivali in lotta per entrare in campo nel momento più propizio”.
Del resto, sempre secondo Mercuri, non gli mancherebbero le argomentazioni per farlo: “Haftar in questa fase rischia di passare come guerrafondaio, Al Sarraj come un personaggio ricattabile dalle milizie misuratine, lui si ergerebbe come l’unico in grado di riunificare il paese”. In poche parole, Saif Gheddafi potrebbe trarre vantaggio dagli errori strategici dei suoi rivali: “Il suo è un silenzio che vuole esprimere terzietà tra le parti in lotta – dichiara ancora Mercuri – In futuro vuole dire ai libici che solo lui può di nuovo far tornare unita la Libia”.

Gli ultimi messaggi del figlio del rais

Come detto, Saif Al Islam Gheddafi non compare in video da quando viene catturato nel novembre 2011. Pochi mesi prima è proprio lui alla tv di Stato, prima ancora del padre, a parlare al paese cercando di convincere la popolazione ad evitare la destabilizzazione del paese. Segno che, in effetti, è proprio Saif il probabile erede a cui Muammar pensa per lasciare il timone del paese. Poi mai un’apparizione in quasi otto anni: il secondogenito del rais è una sorta di oggetto del mistero. Di lui si dice che vivrebbe in una villetta di una località non specificata, dilettandosi con la sua passione della pittura. Secondo molti è ancora in Libia, ma evita appositamente di farsi vedere in pubblico. 
Nei mesi scorsi, in vista della conferenza di Ghadames, fa sapere tramite i suoi rappresentanti ed emissari di essere favorevole al piano Onu e di voler essere presente alla stessa conferenza.
Nello scorso mese di dicembre, Saif fa recapitare un messaggio anche al presidente russo Vladimir Putin: in esso è contenuto l’auspicio dell’aiuto russo al suo paese ed il sostegno ai piani di riappacificazione. Poi di nuovo il silenzio più totale, che continua mentre invece a Tripoli riecheggiano i crudi rumori della battaglia.    
 
 
 
GUERRA A TRIPOLI (LIBIA)


ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!