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sabato 9 febbraio 2019

Nicola Zingaretti: “Basta con il partito degli ‘anti’, l’Italia aspetta il Pd” - Maurizio Martina: “I miei nemici sono fuori da questa stanza” - Roberto Giachetti: “L’unità ci deve essere dopo il Congresso, una volta discusso e scelto” - Il Partito Democratico verso le primarie del 3 Marzo 2019


CONVENZIONE NAZIONALE DEL PD - 2019
ROMA (ITALIA) - Il primo a parlare dei tre candidati alle primarie è Roberto Giachetti. L’inizio è dedicare ai ringraziamenti: “Voglio ringraziare tutti, innanzitutto il Partito democratico, i suoi dipendenti che nelle condizioni difficili date hanno garantito lo svolgimento corretto di questo Congresso e grazie a coloro che hanno sostenuto la mia candidatura, che si sono impegnati e hanno permesso questo risultato. Voglio ringraziare i candidati, Nicola e Maurizio, ma sopratutto Maria, Dario e Francesco”.
Poi continua con una stoccatina a Zingaretti che giorni fa aveva parlato di ‘un partito di macerie’:  “Centonovantamila votanti tra i nostri iscritti. E’ una cosa meravigliosa, e alle primarie saranno ancora di più. Guardate le primarie farsa della Lega con diecimila persone, o i trentasettemila click per indicare il leader del M5s. Il nostro percorso partecipato non ha paragoni. E dico Basta anche al nostro interno, non ci sono macerie all’interno del nostro partito. Ci sono persone che si confrontano e combattono anche per noi e che dobbiamo aiutare. Basta dire di noi cose che nemmeno i nostri avversari hanno il coraggio di dire”.
E poi un invito agli sfidanti: “Io a Maurizio e Nicola faccio l’invito di fare dibattiti insieme per consentire che cresca l’attenzione per queste primarie. Spieghiamo alla nostra gente le nostre ragioni. Chiediamo alle televisioni di fare confronti tra noi, accendiamo il faro sulle primarie affinché appassioni le persone”.
I RISULTATI DEI CONGRESSI DEI CIRCOLI
Sul congresso e sull’unità Giachetti ha una visione diversa rispetto a quanto detto in mattinata: “Io vorrei che tra noi ci dicessimo una cosa chiara, il momento del Congresso non è il momento dell’unità, ma quello in cui devono emergere le nostre diversità. Se non ci fossero posizioni diverse ci sarebbe un solo candidato. L’unità ci deve essere dopo il Congresso, una volta discusso e scelto. L’unità che non c’è stata nei cinque anni scorsi e che è l’unica che io riconosco all’interno del partito”. Posizione che ha tuttavia suscitato la standing ovation della sala.
Poi ancora una stoccata a Nicola Zingaretti e alle tante contraddizioni, che secondo Giachetti, sono presenti all’interno dei sostenitori della sua mozione: “Io non ho appoggi parlamentari. Nelle altre mozioni ci sono schiere di parlamentari. Io mi chiedo, senza voler essere divisivo, come si può avere delle mozioni dove c’è tutto e il contrario di tutto. Come possono stare insieme chi ha realizzato il Jobs act e chi vuole cancellare, dove c’è chi come Marco Minniti ha fatto una straordinaria politica sull’immigrazione e chi lo considera uno schiavista. Come può stare insieme il mio presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e chi ritiene che l’operato di quel governo è senza appello. E’ un problema che non riguarda me, ma che deve emergere. Dobbiamo dirci come stanno le cose”.
E conclude con un duro attacco ai ministri e i parlamentari che sostengono Maurizio Martina e Nicola Zingaretti: “Noi pensiamo che la risposta ai problemi del Paese sia stata già tracciata e dev’essere implementata. Voglio fare un appello a tutti i parlamentari che appoggiano le altre mozioni, il lavoro che serve a questo Paese è il vostro lavoro. La nostra mozione dice che noi rivendichiamo il lavoro fatto al governo. Noi difendiamo le riforme che hanno fatto la storia di questo Paese, noi a differenza delle altre mozioni che sostenete difendiamo il lavoro che parlamentari e ministri hanno fatto nella passata legislatura”.
CALENDA SI O NO?
“E poi sulle alleanze, vogliamo dire agli elettori quali sono le alleanze che vogliamo fare. Il campo è lo stesso, gli unici nel nostro campo che non sono stati nostri alleati erano quelli di Leu. Se mi dite che l’allargamento delle alleanze significa allearsi con loro, io dico senza di noi”.
In conclusione, Giachetti ha annunciato che conAnna Ascani aprità la campagna per le primarie a Danzica, la città dove circa un mese fa è stato ucciso il sindaco oppositore del governo polacco.
L’intervento di Maurizio Martina inizia con un lungo elenco, quello degli avversari: “I miei avversari non sono Giachetti e Zingaretti, ma questo governo bugiardo che sta portando il Paese dentro una crisi profonda. I miei avversari sono Lega e M5s senza ambiguità, perché sono la nuova destra illiberale.I miei avversari sono quelli che evocano i protocolli dei savi di Sion e non vengono cacciati dal loro movimento. I miei avversari sono quelli che sono contro i vaccini. I miei avversari sono quelli che umiliano le donne, che prendono in giro i disabili. I miei avversari sono quelli che lisciano il pelo al razzismo, che chiudono il centro di Castelnuovo di Porto e lasciano aperta la sede di Casapound”. E propone ai parlamentari del Pd di presentare una mozione di sfiducia al ministro Salvini perché “ha violato la legge”.
E poi il momento delle proposte e indirettamente una risposta a Giachetti con l’orgoglio per ciò che è stato fatto nei governi  Renzi e Gentiloni: “Il Pd che propongo, che proponiamo con la nostra mozione, è il Pd che costruisce l’alternativa a tutto questo. Io so quello che ho fatto al governo e non è materia congressuale tra noi. So di quando ho fatto la legge sul caporalato. So di quando ho difeso i diritti civili anche al nostro interno. So quello che ho fatto, insieme a tutti voi, quando abbiamo sfidato la corrente di terrore dopo il Bataclan con la proposta un euro in sicurezza, un euro in cultura, quello è il mio riferimento. Io rivendico con orgoglio tutto quello fatto quando eravamo al governo del Paese”.
NICOLA ZINGARETTI - MAURIZIO MARTINA

I valori sono un passo molto importante nel discorso di Maurizio Martina: “Chiedo di poter lavorare ad una nuova stagione del Pd, ed avanzare una nuova proposta di riformismo radicale intransigente su valori non negoziabili. I valori di umanità, di rispetto della vita e delle persone. E per questo sono orgoglioso di essere salito sulla Sea Watch 3, e mesi prima davanti alla Diciotti. Io non ci sto ad un governo che lascia quelle persone in mare affinché il ministro della propaganda esibisca lo scalpo”.
E infine la conclusione, con il richiamo all’unità: “Il mio Pd non avrà cedimenti alla deriva in cui viene messa in discussione la democrazia rappresentativa, diciamo no alla proposta Fraccaro. Le ragioni che ci sono fuori di qui devono costituire i presupposti perché il Congresso sia un mezzo per l’unità del partito. Perché se diciamo che fuori del Pd c’è un pericolo democratico allora dobbiamo comportarci di conseguenza, prima di tutto tra noi. Questo non è un Congresso normale, ci giochiamo il futuro del Paese e il nostro futuro. Solo noi possiamo costruire un’alternativa nel Paese”.
L’ultimo candidato ammesso alle primarie intervenuto dal palco della Convenzione nazionale del Pd è stato Nicola Zingaretti, arrivato primo nei congressi di circolo con il 47,38% dei voti.
Dopo aver ringraziato gli iscritti che hanno votato al congresso, Zingaretti ha espresso, attraverso la sua candidatura, la volontà di “indicare al nostro Paese una via possible per tornare a vincere e salvare l’Italia e l’Europa. L’obiettivo del congresso è innanzitutto questo”.
Per Zingaretti “la sconfitta del 4 marzo è stata drammatica, nostra ma anche di un intero campo culturale e sociale. Grazie dunque a chi si è appassionato a questo congresso, perché non era affatto scontato”.
“Dopo la sconfitta – è l’analisi del candidato arrivato primo nel voto tra gli iscritti – siamo stati aggrediti dalla spinta di chi ha tentato di annientare il nostro ruolo. Invece no, eccoci qua, aggrappati per salvare l’Italia”.
In un intervento più volte interrotto da applausi e standing ovation, Zingaretti ha ricordato come “Per tutti noi viene oggi la prova più difficile e importante, e cioè capire come aprire una fase nuova nei confronti del nostro Paese. Dobbiamo ributtarci con passione e umiltà nella società, sapendo che anche quando la pensiamo in modo diverso abbiamo il dovere di dimostrare di vivere in un’unica comunità politica”.
E passando a parlare del governo: “Quando ti rifiuti di porgere la mano a 40 essere umani che ti chiedono aiuto non c’entra niente la politica. Stia zitto il ministro Salvini, non è in questione l’immigrazione, l’integrazione o la sicurezza, si tratta di altro, di una regressione antropologica e umana nel fare politica e di esercitare la forza del potere”.
Ed è qui, nel ragionamento di Zingaretti, che sta principalmente il ruolo del Pd, perché “si apre l’abisso allarmante di una società fondata sulla violenza. Hanna Arendt ci ricorda come nel secolo scorso come tutto sia partito da piccoli soprusi che non hanno suscitato reazioni. Ecco a cosa serve il Pd: a suscitare questa reazione”
E tornando a parlare della maggioranza attualmente alla guida del Paese: “Il nostro ruolo non è solo testimonianza di valori. Noi diciamo che è giusta la lotta alla povertà, ma diciamo anche che cancellare le politiche per il lavoro trasformerà il reddito di cittadinanza in un reddito di sudditanza”.
“Loro -ha rimarcato -che hanno vinto in nome della speranza, stanno togliendo la fiducia all’Italia. L’Italia è in una tenaglia e quando crescerà questa consapevolezza, se non sarà pronta un’alternativa vivremo un’ulteriore fase drammatica, che potrebbe portare a un colpo alle istituzioni repubblicane. Ecco l’urgenza del Partito democratico. Ecco perché la grande questione è il recupero della nostra credibilità”.
E toccando dunque il delicato tasto delle possibili future alleanze, Zingaretti ha chiarito come per lui il Pd debba passare “dalla propaganda alla politica, e politica significa pensare a come aprire contraddizioni nell’avversario, come aprire spazi, come indovinare le parole in grado di dare agli elettori un riferimento democratico”.
“Io mi sono perfino stancato di dire – ha detto dunque Zingaretti in un passaggio particolarmente applaudito – che non intendo favorire nessuna alleanza con i M5S, li ho sconfitti due volte e non governo con loro. Chi mi accusa del contrario imparasse a sconfiggerli. Ma se l’elettorato della Lega è un monolite, c’è un elettorato dei cinque stelle che è un  coacervo di contraddizioni e che erano nostri elettori, e noi non possiamo non porci il problema di guardare a loro e di riconquistarli. Altro che accordi, non facciamo le caricature perché la fine del gioco non ha nessun vincitore”.
E a proposito delle polemiche degli ultimi giorni: “Voltare pagine significa aprire una stagione nuova. Se dietro a una mozione ci sono pluralismo e diversità questo non deve essere un problema. Nel mio partito non ci saranno mai avversari ma concorrenti” e “noi diremo sempre che di fronte a regimi come quello di Maduro saremo sempre da un’altra parte, saremo sempre un’altra cosa, di fronte al Medioevo riproposto dalla legge Pillon e noi solleveremo l’Italia per impedire che venga approvata”.
“E voltare pagina – ha aggiunto – significa mettersi al servizio di una missione unitaria di tutto il Paese. Perquesto propongo che nei nuovi organismi dirigenti vengano invitati in forma permanente esponenti delle associazioni del volontariato, del mondo studentesco. Voltare pagina non è cercare abiure, ma mettere insieme ai successi anche i nostri limiti e la rottura del nostri rapporti con milioni di italiani, per la nostra difficoltà a leggere il dramma profondo che stavano vivendo milioni di persone”.
Ecco perché per ricominciare abbiamo scritto “prima le persone”. Non serve uno spostamento del Pd più a sinistra, ma una rigenerazione programmatica e ideale che guardi al futuro.
“Non è antico ma modernissimo dire che dobbiamo ripartire dallo sforzo di accorciare le differenze tra chi ha troppo e chi non ha nulla. Per questo dobbiamo offrire all’Italia un’altra identità, un buon futuro contro l’empatia dell’odio. Non dobbiamo limitarci ad aiutare chi è rimasto indietro, ma rompere lo schema per cui una grossa fetta rimane indietro”.
E passando a parlare di Europa “L’Europa è il nostro destino, senza Europa nessun Paese europeo ha un futuro. “L’Europa è fiaccata da una condizione che ha imposto l’austerità” e dunque “per difendere l’Europa dobbiamo cambiarla, come è scritto nel manifesto di Calenda che è uno straordinario contributo. Il Pd dovrà svolgere un ruolo positivo, ho detto che il simbolo non è un dogma perché non servono schemini ma la sostanza, e noi ci batteremo per un’unione politica, per un’Europa che rilanci la sua identità sociale. Il nuovo gruppo dirigente del Pd avrà una missione decisiva e tutti collaboreremo”.
E tornando a parlare della necessità della coesione all’interno del Pd,un tasto su cui Zingaretti ha più volte spinto nel suo intervento: “Se vogliamo l’unità prepariamo l’unità, ascoltiamo le differenze, altrimenti saremo sempre gli stessi con vestiti differenti”.
Ma, ha sottolineato in chiusura: “Per fare questo serve un nuovo Pd. In tanti attendono un colpo che segni  l’apertura di una fase nuova. Apriremo una fase costituente ma la vera riforma non sarà mai organizzativa, quello che dobbiamo cambiare è la nostra cultura politica, troppo fondata sul sospetto e troppo poco sul rispetto. E allora riforma del partito e per ciascuno di noi deve significare fuggire alle tentazione di costruire identità contro qualcuno: basta con un partito fondato sugli anti renziani, anti gentilioniani o anti boschiani, con quello che sta succedendo nel Paese. L’Italia si aspetta che tornino in campo i democratici italiani e lo sforzo lo dovremo fare tutti, perché alle persone non interessa nulla delle nostre piccolezze. Mi candido per questo, proiettarci nel futuro e ritrovare l’entusiasmo per il quale siamo nati”.

Il 3 marzo 2019 si tengono le primarie del Partito democratico: la Direzione nazionale del Pd ha approvato il regolamento del congresso con 4 astenuti e nessun voto contrario.
Tra le regole stabilite, rimane il contributo di due euro a carico dei “simpatizzanti” del Pd che voteranno alle primarie del 3 marzo 2019. Nicola Zingaretti, uno dei candidati, aveva proposto di eliminare il contributo. Oltre ai due euro, ai gazebo occorrerà firmare una dichiarazione “di riconoscersi nella proposta politica del Pd, di sostenerlo alle elezioni, accettando di essere registrati nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori del Pd”.
La prima fase dell’iter che porta al Congresso è la costituzione delle Commissioni congressuali provinciali e Regionali, entro il 4 dicembre 2018. Entro il 12 dicembre poi occorre presentare le candidature corredate dalle firme di almeno 1.500 iscritti di cinque regioni appartenenti ad almeno tre circoscrizioni elettorali per il Parlamento europeo.
Le riunioni dei circoli per il voto dei soli iscritti al partito si svolgono dal 7 al 23 gennaio 2019. 
Il 2 febbraio 2019 poi verrà ufficializzato il risultato del voto degli iscritti e i 3 candidati più votati parteciperanno alle primarie del 3 marzo 2019.
Dopo questa data, nelle settimane successive ciascuno dei tre candidati dovrà presentare una o più liste a suo sostegno in ciascuna provincia, dalle quali usciranno i 1.000 eletti all’Assemblea nazionale, il massimo organo del partito.
Per votare il 3 marzo occorrerà presentarsi al proprio seggio con un documento di identità e con la tessera elettorale. Le elezioni si svolgono il 3 marzo dalle 8:00 alle 20:00.
Il 17 marzo si svolgerà l’Assemblea nazionale. Qui verrà proclamato segretario il candidato che ha ottenuto almeno il 50 per cento + 1 dei voti. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta, in sede di Assemblea si tiene un ballottaggio tra i due candidati più votati. Per iscriversi al Pd e avere la tessera del partito è possibile farlo on line da lunedì 3 dicembre alle 12:00 del 21 dicembre 2018.
 





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ITALIA-CINA

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