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giovedì 14 novembre 2019

LA SCOPERTA DI UN INSOSPETTABILE GRUPPO COMPOSTO DA 12 PERSONE, TRA CUI ANCHE APPARENTEMENTE INNOCUI IMPIEGATI DI BANCA, TUTTI RESIDENTI NEL SENESE E COLLE VAL D'ELSA (TOSCANA), APPARTENENTI ALL'EVERSIONE NERA, IN PRATICA VERI TERRORISTI DELL'ESTREMA DESTRA, CI FA CAPIRE COME OGGI IL LIVELLO DI GUARDIA DEMOCRATICA SI SIA ALZATO PERICOLOSAMENTE...LA NOSTRA COSTITUZIONE REPUBBLICANA SEMBRA TORNARE OGGI AD ESSERE MINACCIATA E MINACCIATA E' ANCHE LA NOSTRA LIBERTA' SOCIALE ED INDIVIDUALE, LA NOSTRA SICUREZZA CHE A RAGIONE, COME DICE L'EX-MINISTRO DEGLI INTERNI MARCO MINNITI, E' SOPRATTUTTO LIBERTA'! IL RAZZISMO E LE DISCRIMINAZIONI RELIGIOSE STANNO TORNANDO VIOLENTEMENTE DI MODA NEL NOSTRO VIVERE QUOTIDIANO, NESSUNO E' PIU' AL SICURO IN ITALIA ED IN EUROPA: NON SIAMO AL SICURO DENTRO LE NOSTRE CHIESE CRISTIANE COSI' COME NON SIAMO PIU' SICURI DENTRO UNA MOSCHEA O DENTRO UNA SINAGOGA...CIO' E' GRAVE!!! RICORDATE GLI ATTACCHI ALLE MOSCHEE IN SVEZIA DEL 15 MARZO 2019? A CHRISTCHURCH PRECISAMENTE...QUI A META' ARTICOLO PER CHI RIESCE POTRA' VEDERE IL VIDEO INTEGRALE DI UNO DEI RAZZISTI CHE HA POSTATO LA DIRETTA SU FACEBOOK MENTRE UCCIDEVA DECINE DI PERSONE A SANGUE FREDDO, PER LA SOLA COLPA DI ESSERE IMMIGRATI DI RELIGIONE ISLAMICA...UN VIDEO CHE RAGGELA IL SANGUE NON TANTO PER LE CRUDE IMMAGINI MA PER LA FREDDEZZA APPUNTO DI QUESTO RAGAZZO SVEDESE CHE UCCIDE SENZA RIMORSI E SENZA PIETA' PERSONE, ESSERI UMANI CHE MAGARI NON CONOSCEVA NEPPURE...ANCHE IN ITALIA APPUNTO SIAMO A RISCHIO E DOBBIAMO RINGRAZIARE TUTTE LE NOSTRE FORZE DELL'ORDINE E TUTTI GLI UOMINI DELLA NOSTRA INTELLIGENCE CHE SONO I MIGLIORI DEL MONDO, PER IL LORO LAVORO E LA LORO LOTTA QUOTIDIANA CONTRO TERRORISMO, EVERSIONE E MAFIE DI OGNI GENERE!!! IL PARTITO DEMOCRATICO RIMANE L'ULTIMO BALUARDO POLITICO IN ITALIA PER ARGINARE QUESTA FOLLIA CHE A 70 ANNI DALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE STA TORNANDO IN VOGA NELLA NOSTRA SOCIETA' E REALTA' DI TUTTI I GIORNI: QUELLO CHE E' IL RAZZISMO PIU' SCHIFOSO E BECERO!!!

12.11.2019 - COLLE VAL D'ELSA (SIENA) - (TOSCANA)  Le indagini sarebbero partite da alcune conversazioni sui social, intercettate dagli investigatori della Digos, che inneggiavano all'odio razziale, al fascismo e al nazismo. Gli indagati, intercettati, avevano l'intenzione di costituire, come spiegano gli investigatori, una "struttura qualificata pronta per ogni evenienza!" La Digos cerca nei campi gli ordigni lasciati dagli estremisti di destra, che sarebbero almeno NOVE.
 
 
L'ARSENALE RITROVATO DALLA DIGOS
L’intenzione era quella di far saltare la moschea di Colle Val d’Elsa, in provincia di Siena, sabotando le tubature del gas. Il piano è stato sventato dalla polizia di Firenze e Siena che ha notato la presenza costante attorno l’edificio di un uomo di 60 anni, ora agli arresti per detenzione illecita di esplosivo e parte di ordigni bellici. Con lui anche il figlio di 22 anni. 12 in tutto gli indagati per detenzione abusiva di armi correlata alla costituzione di un’associazione con finalità eversiva nell’operazione coordinata dalla Dda.
Gli agenti, insieme agli uomini della Digos, hanno perquisito casa, capannoni e uffici, nei comuni di Sovicille e Poggibonsi e nel centro di Siena, di proprietà degli indagati, tutti presunti appartenenti ad ambienti di estrema destra: da quanto appreso dalla forze dell’ordine, durante i controlli sarebbe stato trovato dell’esplosivo e dei residuati bellici, così come armi, alcune delle quali regolarmente dichiarate. Tanto da richiedere l’intervento degli artificieri.
Dalle intercettazioni della polizia è emersa l’ipotesi che gli indagati avessero l’intenzione di costituire, come spiegano gli investigatori, una “struttura qualificata pronta per ogni evenienza”, una sorta di “guardia nazionale repubblicana” chiamata a intervenire “armi alla mano, senza chiamare le forze dell’ordine e fare giustizia sommaria“. Si lamentavano però che “noi, come ci si muove, siamo non guardati a vista… di più !”.
La indagini restano aperte: “Al momento – precisa il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo – non abbiamo riscontri di correlazione con formazioni politiche di estrema destra già esistenti. La perquisizione è il primo atto di un’inchiesta ancora da sviluppare”. Le indagini sarebbero partite da alcune conversazioni, intercettate dagli investigatori della Digos sui social, che inneggiavano all’odio razziale e al fascismo: su Facebook il senese di 60 anni Andrea Chesi, dipendente della Banca Monte dei Paschi e nostalgico del fascismo e del nazismo, divulgava foto e scritte inneggianti le Ss, Adolf Hitler e Benito Mussolini.
L'ARSENALE RITROVATO DALLA DIGOS
Nel dettaglio: in una foto si vede il 60enne con addosso una mimetica delle Ss a bordo di un sidecar militare, in altre immagini l’uomo compare a Dongo, paesino sul Lago di Como dove venne catturato Mussolini nell’aprile 1945, intento a fare il saluto romano e mentre mima con le mani il gesto di sparare a un cartello dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani d’Italia. E ancora: una foto in cui il 60enne, che sulla sua pagina Facebook si qualifica come segretario della federazione di Siena del “Movimento Idea Sociale”, impugna un lanciarazzi e un album accompagnato dalla musica dell’inno ufficiale del partito nazista. Tra i 12 indagati c’è anche la moglie, di 52 anni, del 60enne. Sul profilo social della donna sono state pubblicate foto del marito davanti alla tomba di Mussolini a Predappio.
Secondo gli investigatori, il 60enne aveva l’abitudine di recuperare esplosivo da ordigni bellici inesplosi di cui era alla continua ricerca, sia nel territorio senese che in altre province. “Se devo tirare una pistolettata non mi faccio problemi… la destra estrema è una filosofia di vita“, diceva il 60enne intercettato.
 
IL VIDEO INTEGRALE DI UNO DEGLI ATTACCHI
 
Christchurch, il 15 Marzo 2019 ci fu l'attacco in due moschee in Nuova Zelanda: che causarono 49 morti. La strage  fu ripresa in diretta Facebook on-line...
 
 
Christchurch -  (SVEZIA) - "Sentivo le urla strazianti dei tanti colpiti a morte. Sono rimasto immobile, pregando Dio di essere risparmiato. I killer hanno ucciso alla mia destra e alla mia sinistra. Poi si sono spostati nella stanza dove pregavano le donne e da lì sono arrivate altre urla che non riesco a dimenticare. Siamo fuggiti in massa, coperti di sangue...". E' la drammatica testimonianza raccolta dalla Afp da uno dei sopravvissuti alla strage della moschea di Al Noor, una delle due colpite nella città neozelandese di Christchurch. Un uomo che non vuole dire il suo nome: "Sono ancora terrorizzato". Al Noor è una delle due moschee colpite ieri in Nuova Zelanda durante la preghiera del Venerdì. Qui un commando di quattro persone guidate da un ventottenne australiano, Brenton Tarrant, ha assassinato 41 persone, mentre altre otto sono morte in una seconda moschea. Tarrant e i suoi hanno trasmesso live su Facebook il massacro. Poco prima online aveva pubblicato un manifesto dove si descriveva come "un normale uomo bianco". E affermava: "Mi sono ispirato alla strage compiuta ad Utoya, in Norvegia, da Anders Breivik nel 2011. Voglio uccidere gli stranieri invasori".
Gli attacchi sono avvenuti intorno alle 13.40 ora locale - l'1.40 del mattino in Italia - è il bilancio delle vittime è di almeno quarantanove morti. Tanto che la premier della Nuova Zelanda Jacinta Arden ha subito affermato in diretta televisiva: "E' uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda. Siamo davanti a un atto di violenza senza precedenti".
Il primo allarme è arrivato dalla moschea di Al Noor, dove c'erano almeno 300 persone raccolte nella preghiera del venerdì. I killer hanno prima attaccato la sezione maschile e poi si sono spostati nella sala preghiere femminile. Poco dopo il secondo assalto alla moschea di Masjid nel sobborgo di Linwood. La dinamica del secondo attacco non è ancora chiara, ma comporterebbe delle auto cariche di esplosivi. A sparare invece sarebbe stato un commando formato da 3 uomini e una donna, che la polizia è successivamente riuscita a fermare. Ma si teme che ci siano altri complici, parte di una rete molto più larga.
"Il ritrovamento di esplosivi" ha detto il commissario di polizia neozelandese, Mike Bush, durante la prima concitata conferenza stampa "sottolinea la serietà dell'attacco". Tanto più che nelle stesse ore il centro della città era pieno di giovani diretti alla loclale manifestazione per il clima degli studenti, che per ragioni di sicurezza è stata poi cancellata. Fra gli scampati ci sono anche gli atleti della nazionale di cricket del Bangladesh che stavano aspettando dei compagni di squadra in ritardo in un parco, proprio per recarsi alla preghiera nella moschee sotto attacco. Sono riusciti a fuggire tutti illesi: ma il match di sabato con la nazionale neozelandese è stato comunque cancellato.
Non sembrano esserci dubbi sul fatto che matrice dell'attacco è il razzismo anti islamico. Poco prima della strage sui social era infatti apparso un manifesto di 87 pagine "anti-immigrati e anti-musulmani" che è stato poi cancellato. Secondo le prime ricostruzioni uno dei killer è di nazionalità australiana: lo ha confermato anche il premier di quel paese, Scott Morrison. Si tratta di un uomo bianco, tra i 30 e i 40 anni che indossava un'uniforme militare quando ha aperto il fuoco. A rendere ancora più odioso l'episodio, è la comparsa, in un tweet postato da uno terrorirsti di una
lista di eventi storici e di nomi di assassini di migranti scritti su alcuni caricatori di armi automatiche, dove compare anche quello dell'italiano Luca Traini, che nel 2018 tentò una strage di migranti a Macerata ferendo sei persone. "Sono sconcertato" ha detto Giancarlo Giulianielli, il legale di Traini. "Sono certo che anche Luca condannerà la strage. Ha rivisto il suo gesto e lo ha stigmatizzato in pubblico".
Il live della strage trasmesso su Facebook, subito ritirato dalla rete, sta purtroppo ancora circolando. Al punto che la polizia della Nuova Zelanda ha "esortato con forza" media e popolazione a non condividere quei 17 minuti di sangue girati e postati da uno dei killer. Anche molti utenti hanno esortato i social a rimuovere le terribili immagini. E infatti si è subito mossa anche Facebook, con il portavoce locale, Mia Garlick, che poche ore dopo ha confermato che il video della strage è stato rimosso.Per ragioni di sicurezza tutte le moschee del Paese sono state chiuse. Evacuate anche molte scuole.

 



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ITALIA-CINA

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