Visualizzazioni totali delle visite sul blog "Mitrokhin" dalla sua nascita: 08 Novembre 2007

Classifica settimanale delle news piu' lette sul blog Mitrokhin...

Cerca nel blog

Vota il mio blog...

siti migliori

Translator (Translate blog entries in your language!)

Post in evidenza

"I MIEI BRANI" 🎸🎶💞 TUTTI I VIDEO UFFICIALI DI TORRI CRISTIANO CANTAUTORE DI CARRARA (MS) - TOSCANA

TORRI CRISTIANO CANTAUTORE CANALE YOUTUBE DI CRISTIANO TORRI CANALE UFFICIALE DI TORRI CRISTIANO SU SPOTIFY PROFILO FACEBOOK DI TORRI CRISTI...

Visualizzazione post con etichetta Estrema Destra. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Estrema Destra. Mostra tutti i post

giovedì 27 giugno 2024

LES 30 JUIN ET 7 JUILLET 2024 LES ÉLECTIONS POLITIQUES SERONT VOTÉES EN FRANCE, LES CITOYENS FRANÇAIS DONNENT ENTIÈRE CONFIANCE À CIOTTI POUR LES RÉPUBLICAINS ET VOTES POUR LE PARTI DU RASSEMBLEMENT DE MARINE LE PEN : RENVOYEZ MACRON EN MARCHE À LA MAISON ! MACRON VEUT METTRE L'OTAN EN GUERRE CONTRE LA RUSSIE EN UKRAINE ! CE SERAIT UN BAIN DE SANG, RISQUE DE CONFLIT NUCLÉAIRE MONDIAL ! FRANCE, VOUS ÊTES LE BASTION DE LA PAIX ! CHEZ VOUS EN MARCHE, VOTEZ RÉPUBLIQUE, VOTEZ RASSEMBLEMENT!

MARINE LE PEN (RASSEMBLEMENT) 
PARIGI (FRANCIA) — Inizia a comporsi una «coalizione Meloni» in Francia. Con il presidente dei Repubblicani (LR) che annuncia in diretta tv che il partito ha bisogno di “un accordo con il Rassemblement National” di Marine Le Pen e la leader che saluta la decisione come “una scelta coraggiosa”. In prossimità delle elezioni legislative i neogollisti verso il patto con i sovranisti, intesa che crea divisioni nel partito. Il presidente però non si arrende: anche se perdo, non mi dimetto. 

ERIC CIOTTI (REPUBBLICANI)
Francia
: il leader dei Repubblicani Ciotti conferma la svolta in vista delle elezioni:





 “Abbiamo bisogno dell’alleanza con Le Pen!”


MACRON (PRESIDENTE)
In Francia, adesso, persino il vecchio «fronte repubblicano» anti lepenista traballa e imbarca acqua. Ma in generale, il mare si è fatto tempestoso per tutti i naviganti della politica, dopo lo tsunami provocato dalle Europee stravinte domenica dall’ultradestra lepenista del Raggruppamento nazionale (Rn), con l’immediata decisione del presidente Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea Nazionale per convocare nuove Legislative anticipate express già il 30 giugno e 7 luglio. Ieri, un grande colpo di scena è giunto dal neogollista Éric Ciotti, nizzardo con radici familiari italiane, saltato a sorpresa un anno e mezzo fa sulla poltrona di presidente dei Repubblicani (Lr), pur rappresentando la corrente identitaria dei falchi all’interno dello storico partito di centrodestra, già di Chirac e Sarkozy. Senza consultare la direzione Lr, Ciotti ha lanciato la sua bomba in diretta al telegiornale di pranzo di
 Tf1, il più seguito. Per lui, i neogollisti devono accettare subito «un’alleanza con l’Rn, i suoi candidati, con tutti quelli che si ritrovano nelle idee di destra, nei valori di destra». Insomma, un patto elettorale con i lepenisti «che riguarderà tutto il territorio nazionale». Un’idea caldeggiata da «decine di parlamentari» neogollisti, secondo Ciotti. L’annuncio è risuonato subito come una deflagrazione a ridosso del «fronte repubblicano», la tradizionale intesa condivisa dai partiti di governo per mantenere un fossato invalicabile attorno all’estrema destra, evitando qualsiasi sponda. Poi, dopo il boato, un vortice di reazioni. Dai neogollisti, dapprima qualche plauso sparuto, ricoperto presto da un crescente e impressionante fuoco ostile volto a isolare la sbandata del presidente, invitato a dimettersi per direttissima persino dal presidente del Senato, Gérard Larcher. Eloquenti le reazioni degli ambiziosi ex ministri Valérie Pécresse, Laurent Wauquiez e Xavier Bertrand, oggi alla guida delle regioni chiave di Parigi, Lione e Lilla. Ciotti vuol «vendere l’anima per un piatto di lenticchie» (Pécresse), propone un «salto nel buio» (Wauquiez), nega «il Dna della destra repubblicana, che è: “Mai con gli estremisti”» (Bertrand). Ancor più virulenti gli ex neogollisti oggi ministri di Macron, come Gérald Darmanin (Interno), per il quale «Ciotti firma gli Accordi di Monaco», o Bruno Le Maire (Economia), che ha lanciato ai macroniani: «Facciamo posto nella maggioranza a tutti i militanti dei Repubblicani che rifiutano la collaborazione». Sul Figaro, in serata, un’armada di firmatari Lr ha denunciato il «vicolo cieco» proposto da Ciotti, dal canto suo non intenzionato a dimettersi. Il frastuono di piatti infranti in casa Lr ha quasi coperto le reazioni molto soddisfatte del duo Bardella e Le Pen, quest’ultima radiosa per «la scelta coraggiosa» di Ciotti. Alla radio, Bardella ha pure detto: «Mi preparo all’esercizio del potere». E, in serata, ha confermato le investiture in accordo con i repubblicani. Poco dopo, la nipote di Le Pen, Marion Maréchal, capolista alle Europee per l’ultradestra dissidente zemmouriana Riconquista!, ha fatto sapere con stizza che Rn sbatte la porta a un accordo. Un epilogo che sa di vendetta familiare consumata fredda verso la nipote ribelle. Per lottare fino all’ultimo «contro i razzisti e i reazionari», correranno invece assieme i principali partiti di sinistra, cercando di rinverdire il lontano ricordo del «Fronte popolare» vittorioso nel 1936. Fino a sera, si è proseguito a un ritmo forsennato, fra toni tragici alla Racine venati di sprazzi da commedia alla Feydeau. Tra le incognite, pure un ricorso contro i tempi express del voto, con certi politologi pronti intanto a scommettere che Macron, pur in affanno, potrebbe trovare il suo tornaconto in mezzo al caos. Il capo dell’Eliseo doveva esprimersi ieri in conferenza stampa, ma ha rinviato ad oggi il primo di una serie d’interventi in cui cercherà di mostrarsi quanto mai battagliero. Sul Figaro Magazine, ha già lanciato: «Dico ai francesi, non abbiate paura, andate a votare». Macron dichiara pure di voler «tendere la mano a tutti coloro che sono pronti a venire a governare e a lavorare a una sintesi». Parole che confermano il disegno di future larghe intese. Escluse in ogni caso le dimissioni dall’Eliseo, ma semaforo verde per un dibattito con Le Pen. In un clima che rischia di diventare sempre più barricadero anche in piazza, come si è ben visto ieri, il presidente spera d’interpretare la parte del capitano sicuro in mezzo alla tempesta. Ma per molti, correrà dei rischi da “cascatore.”


LES 30 JUIN ET 7 JUILLET 2024 LES ÉLECTIONS POLITIQUES SERONT VOTÉES EN FRANCE, LES CITOYENS FRANÇAIS DONNENT ENTIÈRE CONFIANCE À CIOTTI POUR LES RÉPUBLICAINS ET VOTES POUR LE PARTI DU RASSEMBLEMENT DE MARINE LE PEN : RENVOYEZ MACRON EN MARCHE À LA MAISON ! MACRON VEUT METTRE L'OTAN EN GUERRE CONTRE LA RUSSIE EN UKRAINE ! CE SERAIT UN BAIN DE SANG, RISQUE DE CONFLIT NUCLÉAIRE MONDIAL ! FRANCE, VOUS ÊTES LE BASTION DE LA PAIX ! CHEZ VOUS EN MARCHE, VOTEZ RÉPUBLIQUE, 
VOTEZ RASSEMBLEMENT!

mercoledì 31 gennaio 2024

TENUTA AL GUINZAGLIO COME UNA CAGNA: ILARIA SALIS CON LE CATENE A MANI E PIEDI, SEGUITA E GUIDATA DALLA POLIZIOTTA CARCERARIA UNGHERESE CHE LA TIENE AL LACCIO COME UN CANE PERICOLOSO! TENTATO OMICIDIO E' L'ACCUSA, PER L'ATTIVISTA ANARCHICA ANTIFASCISTA E ANTINAZISTA DOPO UN ANNO DI CARCERE IN UGNHERIA SI METTE MALE! RISCHIA 24 ANNI DI CARCERE! L'UNGHERIA DI ORBAN RISCHIA INVECE UN SEVERO RICHIAMO PER LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI CIVILI! IL GOVERNO ITALIANO CON IN PRIMIS GIORGIA MELONI E' IN IMBARAZZO E DIFFICOLTA' IN QUANTO ORBAN E' STRETTO AMICO ED ALLEATO DELLA PREMIER E DI FRATELLI D'ITALIA, DI SALVINI E DELLA LEGA NORD! COME ANDRA' A FINIRE? SI SAPRA' NELLE PROSSIME SETTIMANE, INTANTO L'11 FEBBRAIO 2024 I NEONAZISTI DI TUTTO IL MONDO SI PREPARANO A TORNARE A SFILARE PER LE STRADE DI BUDAPEST NELLA "GIORNATA DELL'ONORE"!

La Farnesina convoca l’ambasciatore. L’accusa è tentato omicidio: un anno fa aggredì alcuni manifestanti di estrema destra. E i suoi legali denunciano le condizioni in cui è detenuta!

CAGNA AL GUINZAGLIO? 
Ilaria Salis
, 39 anni, è un’anarchica italiana in carcere dal febbraio scorso in Ungheria. Maestra elementare milanese, militante antifascista, è accusata di tentato omicidio per l’aggressione a un gruppo di estrema destra. Si protesta innocente, ha rifiutato il patteggiamento a 11 anni. E ne rischia 24. Al processo è giunta con le manette ai polsi e alle caviglie, legate fra loro e attaccate a un guinzaglio tenuto dalle guardie penitenziarie in abbigliamento antisommossa e mephisto: «Un’immagine pazzesca!» denunciano i legali Eugenio Losco e Mauro Straini. 
La donna è in prigione da un anno. Secondo gli inquirenti, insieme ad alcuni esponenti del gruppo di estrema sinistra Hammerband partecipò ad una caccia all’uomo tra il 9 e il 10 febbraio scorso contro manifestanti di estrema destra.
MANIFESTANTI ANTIFASCISTI
Ora si è aperto il processo, rinviato poi al 24 maggio. E Losco spiega al 
Corriere della Sera le condizioni detentive: 
«È stato scioccante, un’immagine pazzesca. Ci aveva detto che veniva sempre trasferita in queste condizioni, ma vederla ci ha fatto davvero impressione. Era tirata come un cane, con manette attaccate a un cinturone da cui partiva una catena che andava fino ai piedi, con questa guardia che la tirava con una catena di ferro. Ed è rimasta così per tre ore e mezza. È una grave violazione della normativa europea l’Italia deve far finire questa situazione ora!». NON HA POTUTO LEGGERE GLI ATTI - In aula, aggiunge, ha sorriso, perchè per la prima volta ha potuto parlare con i familiari senza un vetro in mezzo: «Lo Stato italiano non può davvero più continuare a ignorare una situazione carceraria e processuale che viola le nostre leggi. L’imputato ha il diritto di seguire il processo libero di fianco al suo avvocato, Ilaria era incatenata in modo pazzesco. Inoltre Ilaria si è dichiarata non colpevole ma ha spiegato di non aver mai potuto leggere gli atti che non le sono stati mai tradotti e di non aver tanto meno visto le immagini su cui sostanzialmente si fonda l’accusa. E quindi ha detto di non poter presentare nessuna memoria. Questa situazione deve finire subito. Ilaria deve essere trasferita ai domiciliari in Italia e il governo deve fare subito qualcosa». Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato l’ambasciatore ungherese a Roma e commenta su Twitter: «Chiediamo al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana Ilaria Salis detenuta in attesa di giudizio!». Il padre di Ilaria, Roberto, ha organizzato una mobilitazione pubblica per riportarla a casa e alla tv Rtl ha detto: «Ha subito nelle prime settimane un trattamento assimilabile alla “tortura”!». Il Comune di Milano ha approvato un ordine del giorno per chiedere al governo di Budapest l’estradizione in Italia «per trascorrere il periodo di custodia cautelare nel suo Paese e per partecipare in videoconferenza dall’Italia al processo!». 


Cos’è il raduno neonazista del “Giorno dell’Onore”?

9 - 10 - 11 FEBBRAIO GIORNO DELL'ONORE
Si tiene ogni anno intorno all'11 febbraio per ricordare i soldati ungheresi e tedeschi uccisi durante l'assedio di Budapest nella Seconda guerra mondiale.
Ilaria Salis, la donna italiana
 detenuta in Ungheria da quasi un anno, è accusata di aver aggredito alcuni militanti neonazisti lo scorso febbraio a Budapest, in occasione delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”. È un evento che si svolge da anni nella settimana dell’11 febbraio: da sempre è legato a movimenti di estrema destra, neonazisti o neofascisti, che si riuniscono nella città e organizzano cortei, proteste e commemorazioni. Si vedono spesso striscioni con slogan antisemiti o ispirati alle ideologie naziste, e i militanti non nascondono la loro appartenenza a gruppi radicali. Il “Giorno dell’onore” non è una ricorrenza ufficiale, ma un anniversario simbolico relativo ad alcuni fatti dell’epoca della Seconda guerra mondiale. Tra l’ottobre del 1944 e il febbraio del 1945 nella città di Budapest ci furono scontri tra l’Armata Rossa, ossia l’esercito sovietico, e le forze tedesche e ungheresi (il regno d’Ungheria rimase alleato dei nazisti per buona parte della guerra). È il periodo del cosiddetto “assedio di Budapest”: a partire da dicembre la città venne accerchiata e bombardata dall’esercito sovietico, e le truppe tedesco-ungheresi rimasero senza via d’uscita. Nonostante la chiara situazione di difficoltà, Hitler impedì alle truppe tedesche di dichiarare la resa. A inizio febbraio però il comandante in carica, Karl Pfeffer-Wildenbruch, decise comunque di ordinare il ritiro dei suoi soldati: la notte dell’11 febbraio quasi 30mila soldati tedeschi e ungheresi iniziarono ad abbandonare Budapest, ma furono nuovamente attaccati dall’esercito russo. Moltissimi vennero uccisi negli scontri che seguirono il tentativo di ritirata, e sono oggi ricordati dai militanti neonazisti nel “Giorno dell’onore”. Secondo alcuni resoconti giornalistici, la manifestazione fu organizzata per la prima volta nel 1997 su iniziativa di István Győrkös, un militante ungherese di estrema destra che si definiva “Vezető”, un termine ungherese comparabile a “Führer” o “Duce”. Nel 1989 Győrkös fondò il movimento paramilitare Gruppo d’azione nazional-socialista ungherese (poi diventato Fronte Ungherese Nazionale): ne fu leader fino al 2016, quando uccise con un colpo di arma da fuoco un poliziotto che stava perquisendo la sua abitazione. Győrkös è stato poi condannato all’ergastolo. La manifestazione del “Giorno dell’onore” cominciò ad affermarsi a partire dai primi anni Duemila, e ancora oggi viene organizzata più o meno ogni anno. È diventato un evento internazionale, a cui partecipano regolarmente centinaia di militanti di organizzazioni neonaziste non solo ungheresi ma anche di altri paesi europei. Tra queste c’è “Sangue e onore”, un gruppo neonazista che prende il nome dal motto della gioventù hitleriana. Il gruppo fu fondato nel 1987 nel Regno Unito ma negli anni si è diffuso in vari paesi, tra cui l’Ungheria, ed è stato dichiarato illegale dalle autorità in Germania e in Spagna. Nell’ambito delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”, oltre ai cortei nel centro di Budapest alcuni militanti partecipano anche a una camminata di 60 chilometri tra le montagne intorno alla città, seguendo il percorso fatto dalle truppe tedesche e ungheresi nel febbraio del 1945: secondo vari resoconti alcuni partecipanti indossano divise militari che ricordano quelle dei soldati nazisti, con svastiche e altri simboli estremisti. La compagnia che organizza la camminata sostiene che non abbia «scopi politici», ma che sia semplicemente un’occasione per ricordare un evento storico. Le manifestazioni neonaziste sono spesso affiancate da contro-manifestazioni ed eventi organizzati da gruppi pacifisti o anti-fascisti. Dal 2017 in poi ci sono stati diversi tentativi per bloccare le manifestazioni del “Giorno dell’onore”, che però sono sempre falliti a causa della contrarietà della Corte Suprema ungherese. Solo nel 2022 la Corte approvò la richiesta presentata dalle forze dell’ordine di Budapest, e la manifestazione fu vietata. Nella sentenza la Corte spiegò che la presenza di gruppi estremisti «potrebbe essere accompagnata da minacce per l’ordine pubblico». Nel 2023 invece la manifestazione si è svolta regolarmente, e diversi militanti neonazisti ungheresi e stranieri si riunirono a Budapest tra il 9 e il 12 febbraio. Alcuni furono aggrediti per strada da un gruppo di persone a volto coperto, che vennero riprese dalle telecamere di sicurezza dei negozi locali: pochi giorni dopo le autorità ungheresi arrestarono alcuni militanti antifascisti tedeschi, insieme a Ilaria Salis.




giovedì 25 gennaio 2024

LA BELLA NOTIZIA DELLA QUARTA SETTIMANA DEL 2024: IN GERMANIA DAL 23 GENNAIO NESSUN PARTITO, MOVIMENTO OD ASSOCIAZIONE POLITICA DI ESTREMA DESTRA O COMUNQUE LEGATA A CULTURE E FILOSOFIE CHE SI RIFANNO ALL'ODIO RAZZIALE OD ALL'ESTREMISMO NAZIONALISTA, POTRA' ACCEDERE O SOLAMENTE PROVARE A RICHIEDERE CONTRIBUTI ECONOMICI STATALI E REGIONALI, GLI ESTREMISTI LEGATI AL NEONAZISMO NON POTRANNO ESSERE SPONSORIZZATI DA ENTI PUBBLICI E DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE TEDESCA! ANCHE IN ITALIA AUSPICHIAMO QUESTO PROVVEDIMENTO DAL GOVERNO!

Corte costituzionale tedesca blocca i finanziamenti pubblici al partito di estrema destra Die Heimat...

La Corte costituzionale tedesca ha deciso di bloccare i finanziamenti pubblici al partito di estrema destra Die Heimat, ex-NPD.

  • Per la prima volta l’Alta Corte costituzionale tedesca blocca i finanziamenti pubblici a un partito di estrema destra.
  • NPD è considerato un partito di estrema destra che va contro i valori democratici della Costituzione perché determina il valore di una persona in base al gruppo etnico o alla nazione di appartenenza.
  • Il divieto non colpisce AfD, il partito di estrema destra fondato nel 2013 e ora al secondo posto nei sondaggi del gradimento degli elettori su scala federale.

STOP RAZZISMO
STOP AL RAZZISMO NAZISTA
La Corte costituzionale di Karlsruhe ha deciso oggi di bloccare i finanziamenti pubblici al partito di estrema destra ex-Nationaldemokratische Partei Deutschlands (NPD), che si è ribattezzato Die Heimat, in quanto questo partito mira a compromettere o distruggere i valori fondamentali della libertà e della democrazia. La sentenza, la prima di questo genere, accoglie le richieste avanzate dai due rami del Parlamento tedesco, Bundestag e Bundesrat, e dal governo federale. Anche le donazioni a questo partito non potranno più beneficiare di esenzione fiscale. Il Partito nazionale democratico tedesco NPD è stato definito dall’Agenzia che protegge la democrazia “Bundesamtes für Verfassungsschutz” come un partito di estrema destra che definisce il valore di una persona in base alla sua provenienza etnica o alla nazione di sua appartenenza: e questo va contro i valori della Costituzione tedesca. L’estremismo di estrema destra è descritto dall’Agenzia anche per i contenuti di nazionalismo, antisemitismo, razzismo, ideologia xenofoba che sono fondamentalmente “incompatibili” con la Costituzione tedesca. In passato, in più occasioni i giudici costituzionalisti di Karlsruhe hanno dovuto respingere le richieste di bando e di chiusura del partito NPD in quanto non sono riusciti ad avere prove esaustive dell’attività anticostituzionale del partito. In seguito a questo “stallo”, l’Alta Corte ha introdotto una legge che consente di bloccare il finanziamento pubblico ai partiti che vanno contro la Costituzione: e sulla base di questa nuova legge, il blocco ai finanziamenti al partito Die Heimat ex-NPD è stato ora deciso. La perdita dei finanziamenti pubblici di Die Heimat crea un precedente: resta da vedere se questa sentenza verrà emanata anche nei confronti di AfD (Alternativa per la Germania), il partito populista di destra che è arrivato al secondo posto nei sondaggi con il 20-23% del gradimento degli elettori su scala federale, dopo il 30% della Cdu/Csu e distaccando il 13-15% di socialdemocratici e verdi. Il ricorso alle vie legali per ostacolare l’ascesa di AfD è un dibattito aperto e molto acceso in Germania. Il leader della Cdu Friedrich Merz preferisce contrastare l’aumento delle preferenze nei sondaggi per AfD sul terreno del dibattito politico. La strada verso il potere è sbarrata al momento per AfD perché tutti i partiti “mainstream” (Cdu/Csu, Spd, Verdi, Fpd) hanno eretto un muro e si sono dichiarati indisponibili a formare un governo con AfD.

Riproduzione riservata ©

BERLINO - (GERMANIA) - La Corte costituzionale tedesca ha stabilito che un piccola formazione neonazista di Germania, la "Heimat" (Patria, già Npd), venga esclusa dal finanziamento pubblico dei partiti per sei anni. La sentenza, di un genere senza precedenti, è stata trasmessa in diretta tv dal canale Phoenix. Pur sostanzialmente simbolica dato che il partito ha troppi pochi votanti e quindi non riceve più finanziamenti dal 2021, la sentenza potrebbe influenzare il dibattito su una possibile cancellazione dei fondi pubblici della ben più forte formazione di estrema destra dell'Afd, prevede l'agenzia Dpa. (ANSA). 

Fonte: https://www.ansa.it/ 

giovedì 14 novembre 2019

LA SCOPERTA DI UN INSOSPETTABILE GRUPPO COMPOSTO DA 12 PERSONE, TRA CUI ANCHE APPARENTEMENTE INNOCUI IMPIEGATI DI BANCA, TUTTI RESIDENTI NEL SENESE E COLLE VAL D'ELSA (TOSCANA), APPARTENENTI ALL'EVERSIONE NERA, IN PRATICA VERI TERRORISTI DELL'ESTREMA DESTRA, CI FA CAPIRE COME OGGI IL LIVELLO DI GUARDIA DEMOCRATICA SI SIA ALZATO PERICOLOSAMENTE...LA NOSTRA COSTITUZIONE REPUBBLICANA SEMBRA TORNARE OGGI AD ESSERE MINACCIATA E MINACCIATA E' ANCHE LA NOSTRA LIBERTA' SOCIALE ED INDIVIDUALE, LA NOSTRA SICUREZZA CHE A RAGIONE, COME DICE L'EX-MINISTRO DEGLI INTERNI MARCO MINNITI, E' SOPRATTUTTO LIBERTA'! IL RAZZISMO E LE DISCRIMINAZIONI RELIGIOSE STANNO TORNANDO VIOLENTEMENTE DI MODA NEL NOSTRO VIVERE QUOTIDIANO, NESSUNO E' PIU' AL SICURO IN ITALIA ED IN EUROPA: NON SIAMO AL SICURO DENTRO LE NOSTRE CHIESE CRISTIANE COSI' COME NON SIAMO PIU' SICURI DENTRO UNA MOSCHEA O DENTRO UNA SINAGOGA...CIO' E' GRAVE!!! RICORDATE GLI ATTACCHI ALLE MOSCHEE IN SVEZIA DEL 15 MARZO 2019? A CHRISTCHURCH PRECISAMENTE...QUI A META' ARTICOLO PER CHI RIESCE POTRA' VEDERE IL VIDEO INTEGRALE DI UNO DEI RAZZISTI CHE HA POSTATO LA DIRETTA SU FACEBOOK MENTRE UCCIDEVA DECINE DI PERSONE A SANGUE FREDDO, PER LA SOLA COLPA DI ESSERE IMMIGRATI DI RELIGIONE ISLAMICA...UN VIDEO CHE RAGGELA IL SANGUE NON TANTO PER LE CRUDE IMMAGINI MA PER LA FREDDEZZA APPUNTO DI QUESTO RAGAZZO SVEDESE CHE UCCIDE SENZA RIMORSI E SENZA PIETA' PERSONE, ESSERI UMANI CHE MAGARI NON CONOSCEVA NEPPURE...ANCHE IN ITALIA APPUNTO SIAMO A RISCHIO E DOBBIAMO RINGRAZIARE TUTTE LE NOSTRE FORZE DELL'ORDINE E TUTTI GLI UOMINI DELLA NOSTRA INTELLIGENCE CHE SONO I MIGLIORI DEL MONDO, PER IL LORO LAVORO E LA LORO LOTTA QUOTIDIANA CONTRO TERRORISMO, EVERSIONE E MAFIE DI OGNI GENERE!!! IL PARTITO DEMOCRATICO RIMANE L'ULTIMO BALUARDO POLITICO IN ITALIA PER ARGINARE QUESTA FOLLIA CHE A 70 ANNI DALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE STA TORNANDO IN VOGA NELLA NOSTRA SOCIETA' E REALTA' DI TUTTI I GIORNI: QUELLO CHE E' IL RAZZISMO PIU' SCHIFOSO E BECERO!!!

12.11.2019 - COLLE VAL D'ELSA (SIENA) - (TOSCANA)  Le indagini sarebbero partite da alcune conversazioni sui social, intercettate dagli investigatori della Digos, che inneggiavano all'odio razziale, al fascismo e al nazismo. Gli indagati, intercettati, avevano l'intenzione di costituire, come spiegano gli investigatori, una "struttura qualificata pronta per ogni evenienza!" La Digos cerca nei campi gli ordigni lasciati dagli estremisti di destra, che sarebbero almeno NOVE.
 
 
L'ARSENALE RITROVATO DALLA DIGOS
L’intenzione era quella di far saltare la moschea di Colle Val d’Elsa, in provincia di Siena, sabotando le tubature del gas. Il piano è stato sventato dalla polizia di Firenze e Siena che ha notato la presenza costante attorno l’edificio di un uomo di 60 anni, ora agli arresti per detenzione illecita di esplosivo e parte di ordigni bellici. Con lui anche il figlio di 22 anni. 12 in tutto gli indagati per detenzione abusiva di armi correlata alla costituzione di un’associazione con finalità eversiva nell’operazione coordinata dalla Dda.
Gli agenti, insieme agli uomini della Digos, hanno perquisito casa, capannoni e uffici, nei comuni di Sovicille e Poggibonsi e nel centro di Siena, di proprietà degli indagati, tutti presunti appartenenti ad ambienti di estrema destra: da quanto appreso dalla forze dell’ordine, durante i controlli sarebbe stato trovato dell’esplosivo e dei residuati bellici, così come armi, alcune delle quali regolarmente dichiarate. Tanto da richiedere l’intervento degli artificieri.
Dalle intercettazioni della polizia è emersa l’ipotesi che gli indagati avessero l’intenzione di costituire, come spiegano gli investigatori, una “struttura qualificata pronta per ogni evenienza”, una sorta di “guardia nazionale repubblicana” chiamata a intervenire “armi alla mano, senza chiamare le forze dell’ordine e fare giustizia sommaria“. Si lamentavano però che “noi, come ci si muove, siamo non guardati a vista… di più !”.
La indagini restano aperte: “Al momento – precisa il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo – non abbiamo riscontri di correlazione con formazioni politiche di estrema destra già esistenti. La perquisizione è il primo atto di un’inchiesta ancora da sviluppare”. Le indagini sarebbero partite da alcune conversazioni, intercettate dagli investigatori della Digos sui social, che inneggiavano all’odio razziale e al fascismo: su Facebook il senese di 60 anni Andrea Chesi, dipendente della Banca Monte dei Paschi e nostalgico del fascismo e del nazismo, divulgava foto e scritte inneggianti le Ss, Adolf Hitler e Benito Mussolini.
L'ARSENALE RITROVATO DALLA DIGOS
Nel dettaglio: in una foto si vede il 60enne con addosso una mimetica delle Ss a bordo di un sidecar militare, in altre immagini l’uomo compare a Dongo, paesino sul Lago di Como dove venne catturato Mussolini nell’aprile 1945, intento a fare il saluto romano e mentre mima con le mani il gesto di sparare a un cartello dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani d’Italia. E ancora: una foto in cui il 60enne, che sulla sua pagina Facebook si qualifica come segretario della federazione di Siena del “Movimento Idea Sociale”, impugna un lanciarazzi e un album accompagnato dalla musica dell’inno ufficiale del partito nazista. Tra i 12 indagati c’è anche la moglie, di 52 anni, del 60enne. Sul profilo social della donna sono state pubblicate foto del marito davanti alla tomba di Mussolini a Predappio.
Secondo gli investigatori, il 60enne aveva l’abitudine di recuperare esplosivo da ordigni bellici inesplosi di cui era alla continua ricerca, sia nel territorio senese che in altre province. “Se devo tirare una pistolettata non mi faccio problemi… la destra estrema è una filosofia di vita“, diceva il 60enne intercettato.
 
IL VIDEO INTEGRALE DI UNO DEGLI ATTACCHI
 
Christchurch, il 15 Marzo 2019 ci fu l'attacco in due moschee in Nuova Zelanda: che causarono 49 morti. La strage  fu ripresa in diretta Facebook on-line...
 
 
Christchurch -  (SVEZIA) - "Sentivo le urla strazianti dei tanti colpiti a morte. Sono rimasto immobile, pregando Dio di essere risparmiato. I killer hanno ucciso alla mia destra e alla mia sinistra. Poi si sono spostati nella stanza dove pregavano le donne e da lì sono arrivate altre urla che non riesco a dimenticare. Siamo fuggiti in massa, coperti di sangue...". E' la drammatica testimonianza raccolta dalla Afp da uno dei sopravvissuti alla strage della moschea di Al Noor, una delle due colpite nella città neozelandese di Christchurch. Un uomo che non vuole dire il suo nome: "Sono ancora terrorizzato". Al Noor è una delle due moschee colpite ieri in Nuova Zelanda durante la preghiera del Venerdì. Qui un commando di quattro persone guidate da un ventottenne australiano, Brenton Tarrant, ha assassinato 41 persone, mentre altre otto sono morte in una seconda moschea. Tarrant e i suoi hanno trasmesso live su Facebook il massacro. Poco prima online aveva pubblicato un manifesto dove si descriveva come "un normale uomo bianco". E affermava: "Mi sono ispirato alla strage compiuta ad Utoya, in Norvegia, da Anders Breivik nel 2011. Voglio uccidere gli stranieri invasori".
Gli attacchi sono avvenuti intorno alle 13.40 ora locale - l'1.40 del mattino in Italia - è il bilancio delle vittime è di almeno quarantanove morti. Tanto che la premier della Nuova Zelanda Jacinta Arden ha subito affermato in diretta televisiva: "E' uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda. Siamo davanti a un atto di violenza senza precedenti".
Il primo allarme è arrivato dalla moschea di Al Noor, dove c'erano almeno 300 persone raccolte nella preghiera del venerdì. I killer hanno prima attaccato la sezione maschile e poi si sono spostati nella sala preghiere femminile. Poco dopo il secondo assalto alla moschea di Masjid nel sobborgo di Linwood. La dinamica del secondo attacco non è ancora chiara, ma comporterebbe delle auto cariche di esplosivi. A sparare invece sarebbe stato un commando formato da 3 uomini e una donna, che la polizia è successivamente riuscita a fermare. Ma si teme che ci siano altri complici, parte di una rete molto più larga.
"Il ritrovamento di esplosivi" ha detto il commissario di polizia neozelandese, Mike Bush, durante la prima concitata conferenza stampa "sottolinea la serietà dell'attacco". Tanto più che nelle stesse ore il centro della città era pieno di giovani diretti alla loclale manifestazione per il clima degli studenti, che per ragioni di sicurezza è stata poi cancellata. Fra gli scampati ci sono anche gli atleti della nazionale di cricket del Bangladesh che stavano aspettando dei compagni di squadra in ritardo in un parco, proprio per recarsi alla preghiera nella moschee sotto attacco. Sono riusciti a fuggire tutti illesi: ma il match di sabato con la nazionale neozelandese è stato comunque cancellato.
Non sembrano esserci dubbi sul fatto che matrice dell'attacco è il razzismo anti islamico. Poco prima della strage sui social era infatti apparso un manifesto di 87 pagine "anti-immigrati e anti-musulmani" che è stato poi cancellato. Secondo le prime ricostruzioni uno dei killer è di nazionalità australiana: lo ha confermato anche il premier di quel paese, Scott Morrison. Si tratta di un uomo bianco, tra i 30 e i 40 anni che indossava un'uniforme militare quando ha aperto il fuoco. A rendere ancora più odioso l'episodio, è la comparsa, in un tweet postato da uno terrorirsti di una
lista di eventi storici e di nomi di assassini di migranti scritti su alcuni caricatori di armi automatiche, dove compare anche quello dell'italiano Luca Traini, che nel 2018 tentò una strage di migranti a Macerata ferendo sei persone. "Sono sconcertato" ha detto Giancarlo Giulianielli, il legale di Traini. "Sono certo che anche Luca condannerà la strage. Ha rivisto il suo gesto e lo ha stigmatizzato in pubblico".
Il live della strage trasmesso su Facebook, subito ritirato dalla rete, sta purtroppo ancora circolando. Al punto che la polizia della Nuova Zelanda ha "esortato con forza" media e popolazione a non condividere quei 17 minuti di sangue girati e postati da uno dei killer. Anche molti utenti hanno esortato i social a rimuovere le terribili immagini. E infatti si è subito mossa anche Facebook, con il portavoce locale, Mia Garlick, che poche ore dopo ha confermato che il video della strage è stato rimosso.Per ragioni di sicurezza tutte le moschee del Paese sono state chiuse. Evacuate anche molte scuole.

 



giovedì 1 marzo 2018

A Livorno, è stato aggredito un militante di Casa Pound. Il Pd ha condannato: “NO a qualunque atto di violenza!”

DOMENICA 4 MARZO 2018
VOTA PD FAI UNA X SUL SIMBOLO
LIVORNO - (ITALIA) - Nella notte un militante della formazione di estrema destra è stato aggredito a Livorno mentre stava tentando di riattaccare un manifesto staccato in via Garibaldi. L’aggressione sarebbe stata perpetrata da quattro persone, con il volto coperto dai cappucci, che hanno sfondato con dei bastoni i finestrini dell’automobile su cui si trovava anche la compagna dell’uomo. L’esponente di CasaPound – che si è poi scoperto essere un militare effettivo al 185° Reggimento Acquisizione Obiettivi dell’Esercito – è stato trasportato in codice rosso al Pronto soccorso e poi dimesso con una prognosi di trenta giorni per una frattura al naso e contusioni maxillofacciali.
Andrea Romano, candidato del Pd nel collegio uninominali di Livorno, si è recato al Pronto Soccorso della città toscana per fare visita all’uomo di 37 anni rimasto coinvolto nell’aggressione. “Ho interrotto la campagna elettorale – ha detto Romano – per accertarmi personalmente delle condizioni del militante di Casa Pound aggredito stanotte. Il ragazzo è stato medicato e dimesso, i Carabinieri di Livorno sono già al lavoro per verificare le esatte circostanze dei fatti e individuare i responsabili. Il Partito Democratico condanna con fermezza qualunque atto di violenza nei confronti di qualsivoglia partito o movimento politico, da qualunque parte provenga e contro chiunque sia rivolto, ribadendo il proprio costante impegno a tutela del confronto democratico e per la sicurezza di tutti, e auspica che le indagini in corso giungano rapidamente a chiarire i fatti e a dare un nome ai responsabili”.
 
Andrea Romano, candidato del Pd nel collegio di Livorno, si è recato al Pronto Soccorso per fare visita all’uomo di 37 anni...
 


venerdì 13 gennaio 2012

IL CASO DEGLI “SCONTRI” POLITICI NELL’«AREA» DELLE DESTRE ITALIANE: PROPORRE UN PATTO DI NON BELLIGERANZA LA SOLUZIONE?


 



In questi giorni, chi frequenta abitualmente blog, forum e facebook, avrà certamente notato all’interno dei social-network riconducibili alla destra ed estrema destra, quante diaspore incontenibili siano state avviate e quanti litigi assurdi siano venuti fuori, con tanto di insulti, accuse e recriminazioni reciproche fra vari esponenti e simpatizzanti (o presunti tali) dei vari gruppi d’area. In particolar modo il tutto sarebbe partito dalla vicenda delle celebrazioni del 7 gennaio per i martiri di Acca Larentia. Ovunque si sono letti commenti al limite dell’assurdo e della decenza, miriade di insulti, scambio rovente di accuse, denigrazioni, sbeffeggiamenti, offese anche personali, tanto che tutto questo non è passato inosservato neppure al circuito mediatico nazionale (ad esempio Il Fatto Quotidiano né ha dato ampio spazio, a modo suo ovviamente).
Dietro l’anonimato di una tastiera o mascherati da nickname fantasiosi, individui non inquadrabili si sono cimentati nella guerra tra bande, di fatto seminando odio, divisioni e zizzania all’interno di una comunità politica già profondamente divisa da lunghi anni di diaspore ed incomprensioni reciproche.
In realtà pare che nessun vero esponente, militante o simpatizzante di questo o quel movimento abbia preso parte a questo gioco al massacro, salvo qualcuno che in buonafede leggendo certe aberrazioni si è sentito chiamato in causa ed ha comprensibilmente voluto difendere il proprio gruppo di appartenenza, alcuni forse calcando un po’ troppo la mano sulla tastiera e cadendo di fatto nella trappola e nelle provocazioni di chi ad arte voleva e vuole tenere diviso questo ambiente, facendoci precipitare in questo vortice senza uscita, in questo Punto di non ritorno (per dirla con le parole di una famosa canzone di Morsello).
Come è più plausibile, sembrerebbe invece che dietro tutto questo ci siano i soliti elargitori di odio facenti parte dell’estrema sinistra che, approfittando delle incomprensioni e della guerra che da anni imperversa dentro l’estrema destra, abbiano voluto cogliere l’occasione per seminare il germe della discordia e contribuire a dividere un ambiente già di per se litigioso, ma che dopo anni si stava ricompattando per l’occasione della ricorrenza del 7 gennaio dei martiri di Acca Larentia. Cosa questa che ha spaventato non poco gli antifascisti da un lato (sempre più deboli sotto ogni piano strategico) e lo stesso Sistema che invece necessita di proseguire con la classica strategia proveniente dall’Antica Roma secondo cui può sopravvivere e mantenersi intatto soltanto applicando il metodo: “Dividi et Impera!”
A questo punto sarebbe opportuno fare chiarezza e lanciare un messaggio forte e chiaro a tutti i naviganti, siano essi amici, finti amici, nemici o personaggi non inquadrabili.
Ma per farlo, per prendere effettivamente e ufficialmente le distanze da certi atteggiamenti che immagino nessuno di noi veramente vuole, per dimostrare la propria estraneità a quanto avvenuto in questi giorni sul web, sarebbe opportuno organizzare un incontro chiarificatore sul tema, che porti i principali esponenti d’area, da Fiore a Iannone, da Romagnoli a tutti gli altri leader delle più svariate sigle, a firmare una sorta di PATTO DI NON BELLIGERANZA, ad esprimere pubblicamente e magari siglare con una stretta di mano la volontà di prendere le distanze da questi atteggiamenti, all’ordinare ai rispettivi militanti e simpatizzanti di rimanere fuori da queste logiche, in sostanza al chiaro rifiuto di prestarsi a guerre fratricide interne a quest’area, e seppur ognuno diretto per la propria strada e con le proprie posizioni e diversità, si intenda almeno non pestarsi i piedi a vicenda. Se poi in futuro possano esserci anche delle occasioni per fare fronte comune, come poteva essere il ricordo di Acca Larentia, o come potrà esserlo ad esempio quello per Sergio Ramelli o per i fratelli Mattei, o per iniziative più concrete come la lotta contro Equitalia o per la sovranità monetaria e nazionale, penso che tutti i principali leader dovranno saper mettere da parte antipatie e recriminazioni reciproche, almeno per queste occasioni. Si badi bene, qui non sto chiedendo nessuna unità d’area, considerato che questo ormai è un tema superato ed un’utopia bella e buona. Semplicemente chiedo si maturi almeno sul piano del rispetto reciproco e di non farsi più un’inutile e dannosa guerra, che non giova a nessuno di noi, ma solo ai nostri avversari. Ritengo sia interesse comune in questo momento sospendere ogni sorta di spirito di rivalsa, ogni dura contrapposizione interna, qualsiasi lite anche quelle più strettamente personali. I nostri nemici non solo ci vogliono divisi, ma è in atto una strategia stile anni di piombo per annientarci politicamente, giuridicamente ed anche fisicamente. Forse questa cosa non è ancora chiara a tutti e per questo faccio appello ai leader perché avendo la responsabilità di guidare ed influenzare le proprie schiere, diano segnali forti ed inequivocabili. Ma perché questi segnali siano chiari e giungano a destinazione, bisogna che i principali leader d’area trovino la forza di mettere da parte l’orgoglio personale, le rivalse e le rispettive antipatie, giungendo responsabilmente ad intraprendere un’iniziativa volta semplicemente a firmare questo patto di non belligeranza. Il segnale che ne conseguirebbe sarebbe davvero efficace e porrebbe fine a troppe logoranti diaspore, fermando soprattutto chi da anni internamente o esternamente vuole minare e distruggere l’intera comunità militante cui tutti apparteniamo. Specie in questo delicatissimo momento della scena politica nazionale. Possiamo almeno giungere a questo patto di reciproco rispetto? Non credo sia chiedere troppo…. Attendiamo fiduciosi risposte concrete.




Michelangelo Turrini

Fonte: http://www.atuttadestra.net

lunedì 12 gennaio 2009

Manifestazione de La-Destra: "Che cosa è successo a Pisa durante il pomeriggio di Sabato 10 Gennaio 2009?"

Il Tirreno di Pisa il giorno dopo la manifestazione de La-Destra...

La Nazione di Pisa nella cronaca di Domenica 11 Gennaio 2009

Il Tirreno di Pisa di Domenica 11 Gennaio 2009

Il Tirreno di Pisa il giorno seguente...

La Nazione di Pisa il giorno seguente...

Gioventù Italiana e La-Destra manifestano in piazza a Pisa

Gioventù Italiana e La-Destra in piazza a Pisa

Simbolo de La-Destra

E’ un copione già visto, quello che si è consumato nella giornata di sabato a Pisa, un copione che rievoca altri tempi che credevamo fossero chiusi definitivamente .
Sabato 10 gennaio Gioventù Italiana movimento giovanile de La Destra scende in piazza per recriminare il diritto all’acqua pubblica e per portare alla cittadinanza la propria proposta che restituisce ai cittadini il diritto ad essere i primi possessori di un bene di vitale importanza quale è l’acqua. Scende in piazza per garantire l’agibilità politica dei propri militanti e delle proprie battaglie in una terra difficile , dove è all’ordine del giorno che chi milita a destra subisca intimidazioni e aggressioni fisiche . Questo quanto è successo circa un mese fa quando alcuni dei nostri militanti mentre distribuivano gratuitamente acqua alla cittadinanza sono stati letteralmente assaliti da oltre cento militanti dell’estrema sinistra.
Sabato 10 gennaio dovevamo essere nella stessa piazza per recriminare il nostro diritto ad esserci e a poter manifestare liberamente, ma non ci siamo riusciti , questa volta si ad attaccarci è stato un potere più forte , lo stesso potere che dovrebbe garantire le regole e i nostri diritti : Sono state le istituzioni.
I fatti sono andati in questo modo : Alle ore 12 la piazza a noi regolarmente destinata con almeno 20 giorni di preavviso era già occupata da gruppi facenti parte ai centri sociali dell’estrema sinistra che senza una manifestazione autorizzata hanno iniziato un volantinaggio dove si sosteneva il doveroso annientamento di forze politiche come la nostra.
Gioventù Italiana in maniera responsabile ha accettato l’idea proposta dal Prefetto e dalle istituzioni di non effettuare più la manifestazione nello stesso luogo per motivi di ordine pubblico ma ha legittimamente chiesto che la solita manifestazione potesse essere spostata in un altro luogo della città . La risposta delle istituzioni è stata netta : Nessuna manifestazione , nessuna diritto a manifestare anche con le regolari autorizzazioni .
La situazione si è dunque capovolta , chi utilizza la violenza e viola la legge viene tollerato , per chi invece segue le regole gli viene tolto il diritto a manifestare.
Le forze dell’ordine dispongono un luogo di concentramento per giovani militanti de la Destra arrivati ormai da molte parti di Italia da cui però sarebbero dovuti partire scortati per arrivare ad un hotel a circa 5 km d Pisa.
I nostri militanti si radunano in via Pietrasantina luogo accordato in extremis con le istituzioni in centinaia , ma qui ad aspettarli ci saranno circa cento poliziotti in assetto anti sommossa, come se i delinquenti oggi a Pisa fossimo noi.
Ancora una volta i militanti di Gioventù Italiana chiedono di manifestare con bandiere slogan e striscioni contro la privatizzazione dell’acqua e contro le lobby affaristiche e politiche che la eseguono. La Polizia con un cordone ferma i nostri manifestanti che in maniera responsabile , tutti uniti e a braccia alzate ribadiscono il loro diritto a manifestare e a esserci .
Di altro avviso sono i responsabili delle forze dell’ordine che circondano la manifestazione per obbligare i ragazzi de la Destra a salire sui mezzi per raggiungere l’hotel , intanto pochi metri da li una ventina di militanti dell'estrema sinistra aggrediscono con violenza inaudita tre partecipanti della manifestazione contro la privatizzazione causandone il ferimento , uno dei delinquenti dei centri sociali viene fermato dalla Polizia che ha visto tutto , ma viene rilasciato immediatamente senza averne preso nemmeno le generalità. Tutto mentre i nostri ragazzi venivano identificati.
Alla fine il senso di responsabilità del nostro partito pone fine a questa paradossale situazione sciogliendo volontariamente la manifestazione visto che dentro di essa vi erano donne , bambini e famiglie intere . Oggi a Pisa abbiamo chiesto ciò che ci era dovuto e ciò che era nei nostri diritti : Manifestare , abbiamo di tutta risposta ricevuto i manganelli.
Siamo certi che vi sia una volontà politica dietro a questa ingiustizia nei nostri confronti e forse anche un timore di fondo per una forza come la nostra che cresce, prende consensi e porta in piazza centinaia di persone su tematiche scomode a molti
Siamo un movimento che rispetta le regole ma vogliamo che venga rispettata la nostra dignità.
Oggi recriminiamo con orgoglio di avere salvaguardato il nostro diritto di manifestare .
A breve torneremo a Pisa, in piazza, e questa volta nessuno ci potrà fermare.

Luca Lorenzi
(Segretario Nazionale dell'Organizzazione di Gioventù Italiana)

sabato 16 febbraio 2008

L'intervista a Paolo Signorelli detto "L'Eretico"! Uno storico leader della Destra Extra-Parlamentare degli anni '70, gli "anni di piombo"!!!

In Esclusiva da LaDestra.Info l'intervista a Paolo Signorelli - "La nostra strada non va né a destra né a sinistra. Va avanti dritta". (Ernst Junger)

1) Paolo Signorelli: dopo una vita spesa nella cosiddetta destra radicale qual è oggi la sua opinione su questa area?


Quale Destra? Io e quanti altri hanno abbandonato la sedicente Area in cui si collocano ancora con pretese antagoniste quei movimenti - da Forza Nuova a Fiamma Tricolore passando per il fantasma del Fronte e per le scorie della Floriani - che per motivi di strapuntini e di danaro si sono schierati elettoralmente sulle posizioni più retrive della liberaldemocrazia rinnegando le Idee e tradendo la militanza, non intendiamo essere in alcun modo identificati con la Destra radicale.Tanto per essere chiari. Prese di posizione ed aspetti che stanno a dire nostalgismo, reducismo, conservatorismo, razzismo becero, bigottismo (basterebbe qui ricordare, a solo titolo d’esempio, la caratterizzazione fortemente ‘confessionale’ data da Forza Nuova a questioni estremamente delicate come i rapporti con la civiltà islamica ed il mondo arabo, affrontati spesso con toni esasperati di una vera e propria crociata. Tutto questo, tra l’altro, in nome e in difesa di un Cattolicesimo astratto ed idealizzato che nelle sue manifestazioni concrete e secolari appare orientato politicamente in tutt’altra direzione), sono estranei a chi ha compiuto scelte non-conformi e, quindi, di opposizione globale nei confronti del sistema di potere. Se poi ci si sofferma a considerare le tentazioni di rilancio, sia pure per finalità di numeri, di un antistorico Movimento neofascista prendendo a modello il vecchio MSI che ha espresso nel tempo il peggio del conservatorismo di destra, sempre disponibile ad essere ruota di scorta di un sistema di potere filoatlantista e referente degli interessi del piccolo capitalismo nostrano, l‘estraneità diviene alterità.A tal punto va detto ancora chiaramente ed una volta per tutte che noi “non conserviamo santini unti di patina agiografica, né proseguiamo le esperienze concluse e gli esperimenti esauriti dal movimento legionario romeno, da quello nazional-socialista tedesco e da quello fascista italiano. Rappresentiamo invece un nuovo segmento sulla medesima linea retta, punti successivi che subentrano ai precedenti nello stesso significato in loro racchiuso, provvisori quanto i precedenti negli atti e nelle opere, ‘provvidenziali’ quanto i precedenti nei compiti e nelle funzioni.” (cfr. F.G. Freda, Professione d’identità, Risguardo IV, 1985 pag. 12).
Da anni ci siamo battuti su posizioni altre, verso un ambizioso e però legittimo posizionamento “al di là della destra e della sinistra” che, a ben vedere, sta a significare il superamento di categorie concettuali estranee alla nostra visione del mondo. Non può esserci per noi - neppure sul piano della provvisorietà “pragmatica” – una scelta di campo a destra, laddove la destra rappresenta un’acritica accettazione di valori ritenuti tradizionali e che, invece, inverano la conservazione di un mondo di cui nulla può essere salvato, perché esso coincide con la difesa dell’Occidente che è nemico dichiarato non soltanto del pensiero eretico nel quale ci si riconosce ma di qualsivoglia tensione ideale diretta a rifiutarlo ed a scardinarne l’assetto politico,.sociale ed economicoInoltre la morte delle ideologie e l’omogeneità in senso liberaldemocratico delle categorie concettuali politiche e delle vecchie forme di partito, non consentono neppure di poter più parlare di destra e di sinistra. Al più si può parlare di contrapposizioni di comodo. Tra servi. Per anni abbiamo assistito ai pellegrinaggi alla City, a Wall Street e in Sinagoga di personaggi che - dismessa la camicia nera o la casacca rossa - andavano alla ricerca di un’ investitura da parte dei signori del Dominio. Tutti figli e tutti servi del Pensiero Unico che sa di oro e di usura.
La dicotomia destra-sinistra continua a rappresentare l’alibi di comodo di quanti non hanno il coraggio di schierarsi sulla trincea dell’antagonismo che solo può rappresentare il superamento di un tempo disegnato dalla congiunzione di Giuda con Caino. Quanto poi è sostenuto da coloro i quali intendono risciacquare la loro cattiva coscienza di rinnegati cercando di dare contenuti ideali alle loro scelte di potere, vale appena ricordare che la destra o è “destra “ o è “sociale”: nel momento in cui la destra si fa sociale automaticamente si estingue come destra..

2) Ordine Nuovo. Secondo lei era un progetto realizzabile? E se sì, cosa sarebbe cambiato in Italia?


Ordine Nuovo ha rappresentato nel panorama italiano del Dopoguerra l’unico Movimento che sia stato in grado di esprimere un progetto politico originale ed organico ponendosi su posizioni extraparlamentari, fortemente antagoniste al sistema di potere e decisamente antiamericane. Un Movimento che seppe conservare intatta la sua valenza rivoluzionaria e, quindi, la sua alterità a fronte di un mondo politico espresso da camerieri al servizio delle Potenze vincitrici dell’ “immane conflitto” e portatrici – e ad Occidente e ad Oriente - di una concezione materialistica e devastante della vita degli uomini e dei Popoli. Ordine Nuovo, prima come Centro Studi poi come Movimento Politico, seppe far sue le esigenze rivoluzionarie delle generazioni che si ribellarono all’occupazione colonialista dell’Europa e seppe elaborare una dottrina politica che, se pur prendendo le mosse dal Tradizionalismo evoliano, fu proiettata verso obbiettivi di radicale rinnovamento anticipando futuristicamente gran parte delle elaborazioni comunitarie ed identitarie che hanno costituito in seguito il patrimonio dottrinario dell’antagonismo non marxista.Da “Imperium” a “Ordine Nuovo”, da “Noi Europa” a “Ordine Nuovo Azione” a “Civiltà” si snoda il percorso culturale e politico ordinovista. Dalla Torre d’Avorio alla piazza, dallo Stato Organico alla Lotta di Popolo. E poi la criminalizzazione delle Idee e lo scioglimento del Movimento scientemente perseguito ed imposto – per logica di potere - da Paolo Emilio Taviani il 23 novembre del 1973. E venne il tempo di “Anno Zero”, il foglio che ritmò ancora le cadenze di lotta di un Movimento costretto alla clandestinità. Anni di piombo, di sangue ma ancora di elaborazioni politiche di avanguardia portate avanti da “Costruiamo l’Azione”.Stiamo lavorando alla ricostruzione storica di Ordine Nuovo perché non è consentito che la nostra Storia continui ad essere manipolata da scriba di parte, da impostori insomma.Mi si chiede se il nostro progetto era realizzabile. Io rispondo che è tutt’ora realizzabile, sicuramente in forme diverse che debbono tener presenti i cambiamenti geopolitici ed epocali del Terzo Millennio.

3) Quali sono secondo lei i punti di riferimento culturali e ideologici che un militante del Terzo Millennio dovrebbe avere? E quali sono i personaggi storici che hanno caratterizzato tali ideologie e culture?


La sfida politico-culturale epocale è tra l’integrazione e la ribellione al Pensiero Unico che pretende omologare, globalizzare, uni-formare, distruggere le diversità e le identità popolari. Una sfida che significa per il non-conforme andare oltre, al di là degli stanchi stereotipi rappresentati dalla destra e dalla sinistra. Anche “per farla finita con la destra” come sostenne Stenio Solinas che pure proveniva dai ranghi della nouvelle vague intellettuale di destra.Personalizzando il discorso io non vengo da lì. Io appartengo ad una generazione che per una manciata di minuti non ha potuto prendere parte all’ultima battaglia della guerra del sangue contro l’oro. Non fui nel tempo giusto un leone morto, ma non sono diventato un cane vivo…La mia generazione ebbe, a guerra finita, pessimi maestri. Vili, impostori, felloni, voltagabbana.Intraprendemmo il viaggio con due libri nel tascapane: “I Proscritti” di Von Salomon e “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola. Poi imparammo a coniugare Nietzsche e Heiddeger con Platone, Marinetti con Papini, Codreanu con La Rochelle, Brasillac con Céline, Ortega y Gasset con Ezra Pound. “A Eleusi han portato puttane…”. Poi Berto Ricci e Junger… E divenimmo correttamente eretici e jungerianamente ribelli.La mia formazione è sicuramente evoliana. Ritengo che nessuno possa mettere in dubbio lo spessore “tradizionalista” e quindi rivoluzionario - nel senso del re-volvere - del pensiero di Julius Evola. Ma la Tradizione non ha nulla a che fare con il dottrinarismo tradizionale. Leggere le “Enneadi” di Plotino o le riflessioni sul “Sole invitto” di Aureliano consente di scoprire universi infiniti e però, per dirla con Nietzsche, terribilmente umani. Se, poi, parlando di dottrine tradizionali si vogliono intendere le dottrine politiche che hanno caratterizzato il secolo scorso, certamente il Fascismo nelle diverse manifestazioni con cui si è storicamente espresso ha influenzato la cultura che arbitrariamente viene detta di destra. Una cultura ricca di fermenti ma incapace, oggi, di proporsi con forza sullo scenario mondiale dove continua a farla da padrone il pensiero debole: imposto dalle centrali del potere e veicolato dalle strutture mediatiche.Esiste una crasi netta, insomma, tra la cultura ufficiale e le culture popolari, “negate” perché non rispettano i canoni imposti.D’altronde quando si aderisce ad una Weltanschauung trasgressiva che “non va di moda” perché non puzza di usurocrazia, la contrapposizione, l’antagonismo sono obbligati e non si può non cadenzare il passo lungo le vie insidiose, ma capaci ancora di suscitare entusiasmi, della lotta. Non si accetta il popperiano miglior mondo possibile: lo si combatte e basta.Un’avanguardia procede senza voltarsi indietro a guardare cosa fanno le salmerie. E una pattuglia di notte ha come guida il sogno e le stelle.

4) Nello scenario internazionale quali sono, per lei, gli obiettivi prioritari di un pensiero “antagonista”?


Il Dominio usa disinvoltamente gli strumenti dell’omologazione culturale e della globalizzazione dei mercati per realizzare l’assoggettamento politico dei Popoli. L’azione di contrasto da parte di chi non è stato ancora catturato e che rifiuta comunque di arrendersi non può non essere indirizzata verso la non accettazione globale, anche simbolica, dei “prodotti” del sistema di potere. E’ prioritario assumere atteggiamenti e comportamenti funzionali al rigetto delle mode imposte e, quindi, svolgere oggi un’incisiva azione estetica, morale, politica e sociale nel tentativo di raccogliere domani in una struttura organica il variegato fronte di opposizione all’omologazione mondialista. Fare antagonismo, insomma, se necessario anche passando jungerianamente al bosco.Ma intendiamoci sull’ “antagonismo”, anche perché non è più consentito ai sedicenti no-global di continuare a sostenere di essere la sola espressione del pensiero antagonista. Si mettano le loro tutine bianche e facciano il servizio d’ordine a Massimo D’Alema…Essere antagonisti, oggi, significa battersi contro il disegno globalizzante, espresso non solo dalle grandi banche internazionali, dal Fondo Monetario e dalla stessa Banca Mondiale ma anche dalle grandi holdings e dai manovratori dei cosiddetti “fondi comuni”, per riaffermare la sovranità politica e l’indipendenza dei Popoli - anche e soprattutto europei - dalla soggezione anglo-americana. Un tale tipo di battaglia non può neanche concettualmente essere combattuta dai neo o post-comunisti. Loro sono dottrinariamente internazionalisti. E i fini della Terza Internazionale propugnavano quello che oggi pretende imporre il capitale finanziario mondiale: un governo unico e un’economia unica e padrona. In breve il Villagio Globale.E, poi, i “disobbedienti” sono favorevoli alla società multirazziale voluta ed imposta da quel sistema contro il quale pretenderebbero di combattere…

5) Ma che cosa intende per società multirazziale?


Voglio essere chiaro sino in fondo anche perchè noi socialisti nazionali non vorremmo essere confusi con le idee ed i comportamenti ludici di gruppi della cosiddetta destra radicale che si ispirano ad una concezione oltranzista del cattolicesimo e che giocano a fare crociate anti-islamiche contro finti musulmani.Il mio rifiuto della società multirazziale discende dalla necessità di opporsi al processo mondialista di omologazione e di omogeneizzazione di uomini e Popoli rispondente al fine di distruggere le differenze e le identità: soltanto attraverso la mescolanza delle etnie e delle razze, e la conseguente distruzione delle diversità culturali, il potere è in grado di eliminare le resistenze al suo disegno globalizzante.E’ per questo che, alla concezione del razzismo strisciante coltivata dal mondialismo senza anima e senza volto, contrapponiamo la concezione plurietnica espressa millenariamente dalla nostra Civiltà. Non etnie svuotate della loro cultura e della loro identità, ma Popoli che sappiano costruire il proprio destino contrastando il falso progressismo dei poteri egemoni.Le cuspidi delle cattedrali devono svettare sui cieli di Europa ed i minareti sulle onde del deserto.E a tal proposito è chiaro che noi guardiamo al Sud come luogo geo-politico in cui realizzare la naturale collaborazione organica tra L’Europa Mediterranea ed il mondo mediorientale ed arabo.

6) Ma è in atto, secondo lei, uno scontro di civiltà ?


No, lo scontro che si tende di accreditare come scontro di civiltà è in realtà rappresentato da “guerre di predazione”.Il sistema di dominio che ha nome Mondialismo ha travolto il diritto internazionale esistente. Per interessi economici (petrolio, pipe-lines e droga) e di strategie geo-politiche. E con l’appoggio di qualche sporca dozzina di Stati europei. Dopo aver aggredito l’Iraq con l’operazione “Desert sturm” (160mila morti civili tra cui 32.195 bambini), si ricominciò in Bosnia a metà degli anni ‘90 per fare operazioni di “peace keeping” (operazioni di polizia internazionale), si continuò in Somalia e quindi in Kosovo (nella Terra dei Merli dove i Serbi avevano fermato l’invasione turkomanna!) attaccando la Jugoslavia. Interventi detti umanitari. Ed ancora migliaia di morti civili.Poi fu la volta dell’Afghanistan, prendendo a pretesto le Twin Towers (operazione “terroristica” con la quale notoriamente i Talebani non avevano nulla a che fare) per occupare un territorio determinante, tra l’altro, per il passaggio di un colossale gasdotto (progettato dalla Unocal cui è interessata gran parte dell’attuale dirigenza statunitense a cominciare da Condoleezza Rice!).E quindi di nuovo l’Irak: giustificando l’aggressione con le fantomatiche ed inesistenti “armi di distruzione di massa”. Ed ora la Terra dei Cedri nella previsione di portare l’attacco ai “Popoli Canaglia”della Siria e dell’Iran. Ma lì sarà diverso…Attacco preventivo e politica di dissuasione.. “Dissuaderemo chi tenterà di potenziarsi coltivando la speranza di sorpassare o eguagliare la potenza degli Stati Uniti”: è il punto centrale e qualificante della dottrina di George Bush contenuta nel “National Security Strategy”.Si è introdotto in termini di brutale arroganza il principio dell’azione preventiva a scavalco della strategia superata e “inaccettabile” della reazione all’attacco. Il gendarme si è trasformato in boia.Naturalmente per motivi umanitari e in nome della Libertà e della Democrazia. Scontro di civiltà… Fregandosene dei Trattati non ritenuti organici. Tant’è che il Tribunale Internazionale viene cosiderato una Corte “la cui giurisdizione non si estende agli americani “.All’Aja Bush non prenderà mai il posto di Milosevic. Né quello di Saddam.La mia posizione (che poi è quella di quanti militano nelle Comunità di Socialismo Nazionale) non può essere oggetto di equivoci. Non sono un pacifista. Mi riconosco con quanto sostenuto ieri da Marinetti ed oggi da Massimo Fini nel suo “Elogio della guerra”. Non sono un filo-islamico. L’Islam con le sporche guerre di predazione Usa/Israel non c’entra nulla. Ecco perché è a dir poco cialtronesco cercare di spacciare per guerra di civiltà (o di religione!) ciò che è il frutto marcio di una politica mondialista e globalizzante estranea agli interessi dell’ Europa in cui noi crediamo e che non potrà mai identificarsi con Maastricht né con gli usurai di Superfinanza.

7) E dinanzi ad uno scenario internazionale quale quello da leidisegnato quale può essere il compito storico delle forze che lei definisce “antagoniste”?


Ritengo che il nostro compito storico sia quello di fare nostro l’impegno di liberazione del Popolo. Proporci come il Fronte di tutti gli Italiani, qualunque sia stato il loro passato politico, pronti a rimboccarsi le maniche per vincere le due grandi scommesse del nuovo secolo: il lavoro e l’identità nazionale.Essere insomma – torniamo a ripeterlo – il “riferimento” dinamico di quanti siano disposti a dare vita ad un Movimento di Liberazione.Liberazione, dunque, sociale ed etno-culturale del Popolo italiano e dei Popoli europei, nella previsione della loro Autodeterminazione in un quadro unitario di un’Europa che geopoliticamente si estende (Progetto Eurasia) da Lisbona a Vladivostok. Liberazione, ancora, dalle logiche del Mercato Unico Globale che manovra la disperazione e la miseria. Liberazione, infine, dall’ingerenza di tutti gli organismi internazionali e delle strutture politico-militari sopranazionali nella vita interna dell’Italia e dell’Europa.Per questo, anche per questo, noi come uomini e come comunità di militanti ci si va attrezzando per la messa in cantiere di un Laboratorio politico-culturale che possa elaborare un modello alternativo di riferimento e di confronto. Insomma un modello che, nel tempo del tramonto della Forma-Stato, nel momento in cui lo Stato ha storicamente cessato di essere il riferimento organico delle particolarità e delle specificità comunitarie ed è divenuto – grazie ai suoi apparati – una pura entità coattiva costruita al fine dela tutela degli interessi partitici che operano al servizio delle lobbies economico-finanziarie sopranazionali, si ponga come prospettiva altra a fronte di un’economia-mondo strutturata da attori globali attraverso i quali i principi del liberalismo trovano la loro naturale affermazione.Il liberalismo poggia le sue fondamenta sull’individualismo. Infrangendo - in tal modo – tutti i legami sociali che vanno al di là dell’individuo. La società liberale non è altro che il luogo degli scambi utilitari ai quali partecipano individui e gruppi mossi dall’esclusivo desiderio di massimizzare il proprio interesse: ogni cosa vale quello che vale il suo valore di scambio, misurato dal prezzo.Così il liberalismo crea un mondo (vedi Popper) dove:- i popoli sono sostituiti dai mercati- i cittadini dai consumatori- le nazioni dalle aziende- le relazioni umane dalla concorrenza commerciale- la “democrazia” dal mercato, come presunta espressione naturale della società che decreta l’estinzione della eterogeneità sociale, l’omogeneizzazione dei valori e del consumismo e dichiara la fine degli Stati (e della Storia!) e delle culture nazionaliNoi, invece, indichiamo nelle Comunità di Popolo l’Idea Forza per la Lotta di Liberazione dall’occupazione mondialista.- Il cittadino e la Comunità sono i soggetti politici, sociali ed economici della Comunità Nazionale. Di qui discende una nuova articolazione dei rapporti e delle potestà che preveda la partecipazione diretta alle scelte politiche e di organizzazione della vita sociale ed all’edificazione di un assetto economico non incentrato sul principio del profitto e dell’utile ma su quello organico della funzione produttiva orientata verso il “Valore di Servizio” della Comunità.- I cittadini liberi sono quelli che posseggono un “Reddito di Cittadinanza” che è un diritto inalienabile che va assicurato a chi opera e produce nella Comunità e per la Comunit�- Sono i Popoli – in quanto espressione delle esigenze comunitarie – i proprietari delle risorse economiche e dei mezzi di produzione- La Banca e la grande impresa sono “Funzioni di Servizio” della Comunità ai cui cittadini spetta la proprietà della moneta.- Gli strumenti finanziari ed economici debbono servire a realizzare il benessere della Comunità e non a soddisfare le esigenze di usura e di profitto dei groups locali e multinazionali su cui si fonda il potere mondialista e globalizzante.- Gli Uomini e i Popoli che noi difendiamo non sono quelli che producono e consumano merci ma quelli che “sono” la Comunità e che se “hanno” lo hanno nella Comunità e per la Comunità.
Il nostro progetto parte, dunque, dalla ri-costituzione dell’entità Stato che non può realizzarsi se non sulla base delle culture “negate”, delle specificità, delle identità comunitarie, di tutto ciò che insomma appartiene alla dimensione etno-ecologica delle realtà di Popolo. Realtà che - a ben vedere – mal si conciliano con l’idea di Stato Nazionale.La riconquista del Territorio significa radicarsi sul Territorio - anche concettualmente inteso -, viverne la consonanza, ricostruirne l’identità.
All’interno di una tale dimensione acquistano valenza di lotta “rivoluzionaria” battaglie quali il “mutuo sociale” ed il “progettoh2o”.
Comunque la riconquista è la nostra Sfida è il Laboratorio ed il Progetto per realizzarla. Attraverso il Movimento di Liberazione che - in termini di “strategia rovesciata” - non è il “prima” ma il “dopo” dell’operazione politica.

8) Nella sua vita ha pagato molto caro l’essersi schierato dalla parte sbagliata: dopo tutti questi anni qual è il suo pensiero a riguardo della giustizia italiana?


La parte sbagliata…Un uomo di milizia ha il dovere di schierarsi sulle posizioni ideali e di lotta che segnano la sua appartenenza. Non c’entra la parte, il discorso è di coerenza con ciò in cui si crede. Non si sceglie, insomma, ciò che altri ritengono essere comodo od utile ma ciò che tu devi fare. Ego sum qui sum. Qualsiasi altra considerazione è di contrasto – esistenziale ancora prima che politico – insanabile con una corretta Weltaanschaung. Nessun vittimismo dunque. Non scelsi la via “più corta” ma neppure mi tirai indietro; e continuai attraverso l’iniziativa di “Costruiamo l’Azione” e delle Comunità Organiche di Popolo a fare politica. Feci quello che dovevo fare, avendo oltretutto la responsabilità di essere un inevitabile riferimento per quanti giovanissimi lastricavano con il loro sangue le strade o trascorrevano il loro tempo coatto nella disperante dimensione delle sezioni di massima sicurezza delle democratiche galere. Non scelsi la via della latitanza all’estero (la via dei “nazional-turisti”, come duramente appellammo quanti dai loro rifugi esterni pretendevano dettare le linee di combattimento agli operativi italiani): rimasi a tener bandiera, essendo perfettamente consapevole di quanto la repressione mi avrebbe regalato.D’altronde non va mai dimenticato che la Trasgressione è tale soltanto se per essa paghi.
La giustizia italiana? In un tempo in cui il Diritto è desacralizzato a farla da padrona è la profana Inquisizione. Nei cosiddetti “anni di piombo” alle operazioni a regia delle “barbe finte” (mai deviate ma sempre istituzionalmente rispondenti alle direttive dell’Esecutivo) si sono specularmene collegate e le operazioni mediatiche intese alla commercializzazione del sangue delle vittime e alla criminalizzazione degli antagonisti e le attività processuali di giudici di parte o comunque operanti alle dipendenze delle cosche di potere.Lo “stato della giustizia” in Italia è dominato da una casta togata che grazie alle continue, costruite “emergenze” (terrorismo, mafia, stadio, pattume) è andata nel tempo imponendo le sue regole spesso in contrasto con le stesse leggi dello Stato.La magistratura è ormai uno dei poteri forti dai quali i sedicenti politici non possono prescindere nelle loro scelte di governo. In termini di ottuso riduttivismo a destra si è parlato troppo spesso di “toghe rosse” dimenticando che il Partito dei Giudici è nato negli anni ’80 dall’incontro tra Magistratura Democratica ( notoriamente di sinistra) e Magistratura Indipendente schierata su posizioni “moderate”. Per decenni si è permesso alla magistratura di seguire la sua via giudiziaria al potere infine realizzatasi con l’accesso di numerosi giudici (ex e non) alle più importanti cariche poliche. E poi? E poi chi si oppone alle regole imposte dalla magistratura organizzata (Associazione nazionale magistrati) e dal suo braccio operativo (Consiglio superiore della magistratura) è fottuto. Insomma chi tocca i fili muore come io ho recentemente scritto e documentato su “Giustizia Giusta” in riferimento a Clementina Forleo e a Luigi De Magistris.

9) Sappiamo che è editore di una rivista dal titolo Giustizia Giusta. Come nasce questo progetto?


Come attuale presidente dell’Associazione per la Giustizia e il Diritto “Enzo Tortora” sono l’editore della rivista “Giustizia Giusta” di cui da più di un decennio curo la redazione. L’Associazione nacque alla fine degli anni ’80 grazie all’iniziativa del radicale Mauro Mellini con il fine di costruire una struttura apartitica che si battesse per la difesa dei diritti e delle garanzie dei cittadini calpestati dallo strapotere di una Magistratura sempre più politicizzata e sempre meno rispettosa della Legge. Sono state numerose le iniziative e le battaglie portate avanti dall’Associazione, soprattutto per smascherare il pentitismo divenuto l’arma vincente del Partito dei Giudici. “Giustizia Giusta” ha costituito di fatto la voce di un’Associazione sempre più disancorata dai partiti istituzionali. Denuncia e documentazione della mala giustizia ovunque e comunque essa si appalesi in spregio della normativa italiana ed internazionale su posizioni di un garantismo espresso a 360°. In difesa del “nero” ma anche del “rosso”, ma soprattutto dei tanti sventurati “senza voce” vittime dell’arroganza e dell’ignoranza della casta togata. Nessun progetto, dunque, ma solo battaglie di libertà. Sulla rivista vengono curati “osservatori” che spaziano dalla situazione internazionale (vedi lotta contro il mandato di cattura europeo e globalizzazione della giustizia) alla criminalizzazione delle curve, dall’azione di contrasto contro le leggi speciali (vedi Fabius e Modigliani-Mancino) con cui si reprimono le idee non-conformi alla disperante condizione delle carceri ed allo smascheramento di quella infamità organizzata nota come pentitismo.





Paolo Signorelli

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!