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mercoledì 6 aprile 2022

La guerra in Ucraina deve essere fermata al di là delle ragioni o dell'ideologia politica di una o dell'altra parte in causa nel conflitto; anche l'esercito Ucraino attacca i civili (nel Dombass dal 2014 sono deceduti a causa della guerra in 8 anni oltre 2000 bambini e 15mila morti tra civili e militari) maltratta chi è anche solo sospettato di simpatizzare con le forze di occupazione della Russia! Wsj: “A Febbraio Scholz tentò mediazione tra Mosca e Kiev. Zelensky rifiutò: non credeva che Putin avrebbe rispettato i patti!”

ZELENSKY e PUTIN
SOLDATI DELL'ESERCITO UCRAINO FERMANO PER STRADA I CIVILI ANCHE SOLO SOSPETTATI DI SIMPATIE O COLLABORAZIONE CON LE FORZE DI OCCUPAZIONE DELLA RUSSIA: VIOLENZA, SANGUE E MORTE DAL 2014 AD OGGI IN 8 ANNI A PARTIRE DAL DOMBASS DELL'EST UCRAINA FINO AI GIORNI DI QUESTA DISGRAZIATA GUERRA TRA MOSCA E KIEV, TRA ZELENSKI E PUTIN, DUE NAZIONALISMI CHE SI STANNO CONFRONTANDO A CANNONATE!!!

KIEV (UCRAINA) - Secondo il quotidiano statunitense il cancelliere tedesco disse al presidente ucraino che il suo Paese avrebbe dovuto "rinunciare all'adesione alla Nato" e "dichiarare la neutralità come parte di un più ampio accordo europeo di sicurezza tra l'Occidente e la Russia". Il patto "sarebbe stato siglato da Putin e Biden, che insieme avrebbero garantito la sicurezza dell'Ucraina!"

GUERRA IN UCRAINA
Il 19 Febbraio 2022 il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha fatto “un ultimo tentativo di mediazione tra Mosca e Kiev”: durante una visita del presidente ucraino a Monaco gli ha detto che il suo Paese avrebbe dovuto “rinunciare all’adesione alla Nato” e “dichiarare la neutralità come parte di un più ampio accordo europeo di sicurezza tra l’Occidente e la Russia”. Lo ha scritto l’1 aprile il Wall Street Journal, nello stesso pezzo in cui ha dato conto di una visita a Kiev (lo scorso gennaio) del capo della Cia William Burns per avvertire Zelensky dei piani del Cremlino dandogli modo di organizzare la controffensiva. Il patto evocato da Scholz “sarebbe stato siglato da Putin e Biden, che insieme avrebbero garantito la sicurezza dell’Ucraina”. L’interlocutore disse di no, spiegando che “non si poteva credere che Putin avrebbe tenuto fede a un accordo del genere e che la maggior parte degli ucraini voleva far parte della Nato”. Una risposta, commenta il quotidiano Usa, che “ha fatto temere ai funzionari tedeschi che le chance della pace stessero scomparendo!” L’articolo ricostruisce poi il ruolo della Cia nel preparare il governo ucraino all’attacco. Nei mesi che hanno preceduto l’invasione russa Burns ha intrapreso due missioni top secret. La prima a Mosca, per recapitare a Vladimir Putin il messaggio che l’Occidente avrebbe risposto con dure sanzioni se avesse attaccato il Paese vicino. La seconda a Kiev, per dare a Zelensky informazioni cruciali nei primi giorni di guerra per sventare il blitz contro l’aeroporto della capitale. L’ex sottosegretario e vicesegretario di stato nell’amministrazione Obama rivelò le direttrici d’attacco, spiegando che Putin aveva preparato una guerra lampo puntando su Kiev dalla Bielorussia. E che mirava ad un obiettivo strategico, l’aeroporto Antonov a nord della capitale per far sbarcare i paracadutisti, prendere Kiev e decapitare il governo, saltando così la difesa ucraina ai confini. Informazioni preziose, che hanno consentito di organizzare la controffensiva. Infatti le truppe russe non sono riuscite a impossessarsi dello scalo e alcuni giorni fa si sono ritirate dalla regione della capitale. Probabile che il Cremlino contasse su un’azione di una quinta colonna, composta da collaborazionisti, che doveva favorire l’eliminazione di Zelensky o costringerlo alla fuga. Gli Usa, in quelle ore drammatiche dell’inizio dell’offensiva russa, offrirono infatti al presidente ucraino una via d’uscita, per portarlo in salvo. Lui rifiutò, continuando a restare nella capitale per dirigere la resistenza. Il primo viaggio nella capitale russa, a inizio novembre, era già noto ma il quotidiano fornisce particolari inediti. A Mosca il capo degli 007 americani lanciò il suo monito in un collegamento criptato con lo ‘zar’ che, isolato nella sua residenza di Sochi, respinse i sospetti di invasione e criticò gli Usa per aver ignorato per anni le richieste di sicurezza russe. Aggiungendo che l’Ucraina “non è un Paese reale”, come disse poi ricordando che i suoi confini furono tracciati arbitrariamente da Lenin e che ora esiste solo perché nel 1991 l’Urss collassò. Tornato a Washington, Burns informò Joe Biden che Putin non aveva preso una decisione ma era fortemente propenso a invadere. 

Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it

 

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ITALIA-CINA

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