MARINE LE PEN E JORDAN BARDELLA |
L’alleanza tra centro e sinistra non è semplice per un paio di motivi diversi. Il primo è che un’alleanza, agli occhi degli elettori, non è un elemento da poco e cambierebbe le carte in tavola. In altre parole: non è detto che, in caso di alleanza tra centristi e sinistra, la somma dei loro voti continuerà a essere del 50 per cento. Il compromesso potrebbe non pagare in termini elettorali, ed erodere il consenso. La difficoltà più grande di questo fronte politico anti-destra, però, non riguarda tanto la strategia politica, ma i temi. Le posizioni di Ensemble e della France Insoumise sono così distanti da risultare spesso inconciliabili. Nelle scorse settimane diversi esponenti del partito di Macron hanno fatto intendere che un’alleanza con alcuni partiti di sinistra dopo il voto sarà possibile. Ma non con la France Insoumise di Mélenchon. Specularmente diversi esponenti della sinistra di Mélenchon hanno escluso una possibile alleanza con il partito di Macron e il tema che viene citato è sempre lo stesso: un’incompatibilità sui valori e sulle idee politiche. Per riassumere. Se è vero che la tradizione politica francese prevede, da tempo, alleanze anti-destra che per ora hanno sempre impedito alla destra stessa di governare, è vero anche che, nei fatti, queste alleanze per la prima volta potrebbero non riuscire nell’intento.
Peraltro all’interno di ognuno dei tre blocchi politici francesi (destra, centristi e sinistra) ci sono novità e piccoli stravolgimenti che potrebbero avere un grande peso sia nella formazione del prossimo governo transalpino che, più in generale, negli equilibri politici francesi. Dentro la sinistra, per esempio, Mélenchon sta perdendo terreno in favore di un partito di sinistra più convintamente europeista e moderato: la lista che comprende il Partito socialista e Place Publique di Raphaël Glucksmann. Secondo diversi analisti politici La France Insoumise di Mélenchon ha perso consenso per via di alcune posizioni in politica estera, specie per quanto riguarda i momenti successivi agli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso.
In queste elezioni legislative francesi si parla molto di Italia. Ed è una discreta novità. La nostra politica infatti ha funzionato in modo molto diverso da quella francese (e di quella tedesca). In Francia e in Germania le destre sono rimaste, fino ad ora, fuori dai giochi politici proprio per la strategia dei cordoni sanitari e per la convinzione che una certa destra (quella cosiddetta “estrema”) non possa far parte del sistema democratico di un paese europeo. In Italia, invece, la destra è stata al governo più volte, anche con fazioni politiche più o meno radicali, come la Lega. Com’è noto però stare al governo può far perdere voti, perché dalle parole si passa ai fatti e alle responsabilità di varare leggi e prendere decisioni. Mentre stare all’opposizione permette di criticare chi governa senza, ovviamente, avere responsabilità su ciò che accade. Si può anche dire che la destra italiana, oggi, appaia più moderata di quella tedesca e francese. C'è chi la ritiene "smussata", magari proprio dalle esperienze di governo.
Anche di questo si parlerà dopo il secondo turno francese: sia che la destra vinca, sia che non vinca o che (ipotesi più probabile) la Francia si ritrovi in una situazione di difficoltà a formare un governo. Una difficoltà a cui i francesi sono decisamente poco abituati.
Fonte: https://www.esquire.com/
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