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venerdì 5 agosto 2011
mercoledì 3 agosto 2011
Tutti i punti più importanti del trattato di amicizia e cooperazione politico-economica tra Italia e Libia siglato a fine Estate del 2010 e "tradito" subito dopo 6 mesi, dall'inizio del conflitto NATO-Libia il 17 Febbraio 2010!
Il trattato di Bengasi (2008)
Wikisource contiene il testo completo del Trattato di Bengasi (2008)
- Processo di ratifica
Il 30 agosto 2008 Gheddafi e Berlusconi hanno firmato un trattato di Amicizia e Cooperazione, nella città di Bengasi.[16][17][18] Il trattato è stato ratificato dall'Italia il 6 febbraio 2009[16] e dalla Libia il 2 marzo, durante una visita di Berlusconi a Tripoli[17][19] Tale trattato comporta notevoli oneri finanziari a carico dell'Italia, e offre una cornice di partenariato tra i due paesi[20]
- Visita di Gheddafi a Roma
Nel giugno 2009 Gheddafi ha compiuto la sua prima visita a Roma. Gheddafi ha soggiornato tre giorni in Italia, seppur fra molte polemiche e contestazioni. Il leader libico si è recato al Campidoglio, a La Sapienza (dove ha ricevuto la contestazione degli studenti del movimento dell'Onda[21]), alla sede di Confindustria e ha incontrato le massime cariche italiane (il primo ministro Berlusconi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Renato Schifani e il presidente della Camera Gianfranco Fini)[17].
Durante la visita di stato Gheddafi ha mostrato, appuntata sulla divisa militare, una foto dell'eroe della resistenza libica antitaliana Omar al-Mukhtar, suscitando perplessità e proteste.[22]
Il Partito Democratico e l'Italia dei Valori si sono opposti alla visita[23][24] e diverse proteste sono state messe in atto in tutta Italia da attivisti dei diritti umani e dal Partito Radicale Transnazionale.[25]
Particolarmente ostili all'accoglienza trionfale preparata per il leader libico da parte del governo sono stati i Radicali Italiani, che con il deputato Matteo Mecacci ed il senatore Marco Perduca (entrambi membri della delegazione Radicale nel PD) hanno organizzato manifestazioni di protesta, in aula del Senato e fuori[26]. Queste proteste hanno fatto sì che la sede dove il colonnello Gheddafi avrebbe dovuto tenere il suo discorso fosse spostata dal Senato alla meno prestigiosa sala Zuccari di palazzo Giustiniani[27].
Il discorso pronunciato dal colonnello l'11 giugno 2009, ha destato comunque molte polemiche per alcuni dei suoi passaggi:
| « Gli Stati Uniti sono terroristi come Bin Laden, hanno fatto dell'Iraq un Paese islamico e le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente[28] » |
| « Quale differenza c'è tra l'attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden?[28] » |
Gheddafi ha anche preso parte al G8 dell'Aquila del luglio 2009, come presidente dell'Unione Africana.[17]
Nell'agosto 2009 Berlusconi ha visitato nuovamente Tripoli per il primo anniversario del trattato di Amicizia.
- Contenuti del trattato
In base al trattato di Bengasi, l'Italia pagherà 5 miliardi di dollari alla Libia come compensazione per l'occupazione militare. In cambio, la Libia prenderà misure per combattere l'immigrazione clandestina dalle sue coste, e favorirà gli investimenti nelle aziende italiane.[17][29]
Il trattato di Bengasi rappresenta il definitivo accoglimento da parte italiana delle rivendicazioni libiche in materia di risarcimenti per le vicende coloniali attraverso la costruzione di un’autostrada di duemila chilometri lungo la costa libica, con una spesa totale 3,5 miliardi di euro, bilanciata in modo solo parziale dalla chiusura del contenzioso con le ditte italiane danneggiate dalle decisioni libiche prese nel 1970, che ha un valore stimato di soli 600 milioni.
Il trattato consta di tre parti: principi, chiusura del passato e dei contenziosi, partenariato[30]
- "Principi"
La parte del trattato relativa ai principi ha fatto sorgere discussioni relativamente al rispetto dei diritti umani e alla compatibilità del Trattato con la partecipazione dell’Italia alla NATO.
L'esplicito riferimento alla Carta delle Nazioni Unite ed alla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo previsto dal Trattato dovrebbe costituire una possibilità per l'Italia di chiedere il rispetto dei diritti umani in Libia. La Libia è infatti parte dei principali trattati internazionali in materia di diritti umani, ad eccezione della Convenzione sui rifugiati del 1951, ma è parte della Convenzione africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, che contiene norme sul trattamento degli stranieri.
Il trattato prevede inoltre che ciascuno dei due contraenti non consenta la commissione di atti ostili contro l’altro, a partire dal proprio territorio. Tale clausola andrebbe interpretata in riferimento ad atti che comportano la minaccia o l’uso della forza in contrasto con il diritto internazionale. Non costituirebbe quindi "atto ostile", ad esempio, una dimostrazione di protesta contro la Libia; ma potrebbero sorgere problemi, ad esempio, in caso di navigazione della flotta statunitense nel golfo della Sirte, a partire da basi navali in Italia, al fine di rivendicare i diritti di libertà dell’alto mare.
- "Chiusura del passato"
La seconda parte del trattato, relativa alla chiusura del passato, è la più onerosa per l'Italia. Il governo di Roma si impegna a realizzare infrastrutture in Libia per un valore di 5 miliardi di dollari, tramite esborso di 250 milioni di dollari all'anno per 20 anni. I fondi sarebbero reperiti tramite addizionale IRES a carico delle aziende petrolifere. L'esecuzione dei lavori sarebbe affidata a ditte italiane, e i fondi sarebbero gestiti direttamente dall'Italia.
- "Partenariato"
La terza parte del trattato prevede iniziative speciali meno onerose ma comunque a carico dell'Italia: borse di studio, e un programma di riabilitazione per lo scoppio di mine.
Il nuovo partenariato Italia-Libia potrebbe giovare all'economia italiana grazie all'attrazione di investimenti diretti esteri, nella forma dei fondi sovrani libici, nel settore bancario.
Un esempio di ciò è avvenuto nell'ottobre 2009: in un momento di crisi che ha visto le azioni di Unicredit fortemente svalutate, i fondi sovrani libici hanno acquisito il 4,23% del gruppo, diventandone il secondo maggiore azionista, alle spalle della Fondazione Cariverona; contestualmente il gruppo ha annunciato un aumento di capitale di 6 miliardi di dollari, provocando il rialzo del titolo nella Borsa di Milano.
La cooperazione energetica e le
nuove relazioni economiche (2008-2010)
Il 16 ottobre 2007 l’ENI e la Lybian National Corporation hanno firmato un accordo che prolunga la presenza della società energetica italiana in Libia fino al 2042 e al 2047 rispettivamente per l’estrazione del petrolio e del gas.
Tra 2008 e 2010, quasi 40 miliardi di euro sono stati scambiati tra Italia e Libia[31]:
- la banca centrale libica e la Lybian Investment Authority (fondo sovrano) hanno investito 2,5 miliardi di euro per acquisire circa il 7% di Unicredit, divenendo il primo azionista del primo gruppo bancario italiano
- il 7,5% detenuto da Lafico nel capitale azionario della Juventus ne fanno il quinto investitore per dimensioni sulla borsa di Milano
- l'1% dell'ENI è stato acquisito dai libici, che hanno allungano di 25 anni le concessioni energetiche, in cambio di investimenti Eni per 28 miliardi
- Lafitrade, insieme a Fininvest, controllano il 10% di Quinta Communications, società di Tarak Ben Ammar
- Cesare Geronzi, patron di Generali, ha accolto anni fa la Libia nel patto di società di Banca di Roma (poi Capitalia), così come in banca Ubae
- il 14,8% di Retelit, società di telecomunicazioni, è controllato dalle finanziarie libiche.
Il trattato di Bengasi del 2008 ha inoltre aperto le porte a commesse da distribuire tra gli investitori italiani:
- 2,3 miliardi di euro per la costruzione dei 1.700 chilometri dell'autostrada costiera libica
- costruzione di un centro congressi (Impregilo) e commesse di elicotteri (Finmeccanica) e segnalamento ferroviario (Ansaldo) sono stati affidati a ditte italiane.
Dal 2005 al 2009 l'Italia ha rilasciato licenze per l'esportazione di armi verso la Libia per un valore di 276,7 milioni di euro in progressione crescente, di cui tre quarti del valore nel solo biennio 2008-2009. L'Italia è stata così il primo paese UE per esportazioni di armi verso la Libia, coprendo un terzo del totale nel quinquennio. Il valore delle esportazioni è coperto principalmente da aerei militari, ma comprende anche missili ed attrezzature elettroniche.[32] Un'ulteriore consegna di 8 milioni € di armi leggere attraverso Malta è stata fatta risalire alla Fabbrica d'armi Pietro Beretta. Non sono chiare le autorizzazioni ricevute per la consegna.[33]
Fonte: http://it.wikipedia.org
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Libia, Gheddafi attacca l'Italia: Missile Libico lanciato contro la nave Italiana 'Bersagliere'! E' la risposta anche un pò tardiva del Rais per punire il gravissimo tradimento del Governo Berlusconi che non ha mantenuto i patti del trattato di amicizia Italo-Libica siglato proprio un anno fa a Roma! Come non ricordare le pacche, i sorrisi e le strette di mano tra i due leader alla fine di Agosto del 2010? Precisamente dal giorno 29, Gheddafi venne in visita ufficiale a Roma, destando anche non poche polemiche soprattutto per la sua personale e privata lezione Coranica a 200 Hostess, bellissime e giovanissime modelle "prenotate" dallo staff di Gheddafi poche settimane prima del suo arrivo! Berlusconi ha da meno di un anno subito "disertato" i patti e le clasusole che quel trattato prevedeva, tra cui la più importante dove l'Italia prometteva di astenersi da qualsiasi intervento armato rivolto contro la Libia oltre alla promessa solenne di non concedere a paesi stranieri l'utilizzo delle proprie basi aeree, delle proprie caserme e dei propri porti marittimi ad altri eserciti stranieri ed Europei che avessero voluto attaccare militarmente Tripoli e la Libia! Sappiamo che dal 17 Febbraio 2010 tutto ciò non lo è stato, anzi da appena pochi giorni dall'inizio del conflitto scatenato dagli attacchi Francesi e Americani, l'Italia ha da subito messo a disposizione le proprie basi militari, i propri aerei ed il proprio territorio con uomini e mezzi pronti ad attaccare congiuntamente il territorio Libico insieme ai Paesi che fanno parte della NATO! Normale dunque la reazione delle forze armate regolari di Gheddafi, anzi la loro reazione è anche stata un pò troppo tardiva, perchè il "tradimento" dell'Italia è stato anche fin troppo palese, oltre tutto nei giorni precedenti all'inizio del conflitto NATO-Libia, il Governo Italiano non ha fatto il benchè minimo sforzo per impedire l'escalation della tensione e per riappacificare il manipolo degli insorti (tra l'altro finanziati e armati non solo dai Paesi Europei ma anche dalle frange più estremiste dei fondamentalisti Islamici che hanno pericolosi contatti con Al Qaeda in Africa) con il Governo regolare Libico guidato da 40 anni dal Rais Gheddafi, l'unico in grado di mantenere l'ordine e la stabilità sociale in Libia, oltre che l'unità Nazionale stessa della Repubblica Nord-Africana!
Un missile è stato lanciato dalle coste libiche verso una nave italiana alla fonda nel Golfo di Tripoli. I militari dell'equipaggio hanno visto l'ordigno puntare nella loro direzione prima di mancare il bersaglio ed esplodere in mare. Fortunatamente non ci sono state conseguenze per la fregata "Bersagliere". La notizia dello scontro è stata data dal ministro Ignazio La Russa che ha poi affermato: "Non ci sono motivi di particolare preoccupazione!"
Un missile è caduto questa mattina in mare, a due chilometri dalla fregata 'Bersagliere', senza alcuna conseguenza per la nave militare italiana. Lo ha riferito il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, durante una conferenza stampa per la presentazione di una iniziativa politica del Pdl."Non ci sono motivi di particolare preoccupazione", ha rassicurato il ministro. La fregata, "per prudenza, si e' allontanata al largo" delle coste libiche. "Il tracciato del radar ha individuato la scia di un missile libico che e' caduto in mare a circa 2 chilometri dalla fregata Bersagliere, che si trova nelle vicinanze delle coste libiche. Nessun pericolo per la fregata, che si e' allontanata e, per prudenza, si e' spostata piu' al largo". Ancora incerta la provenienza del missile e la sua destinazione: "Molto probabilmente - spiega La Russa, che e' stato informato dell'accaduto durante una conferenza stampa - si tratta di un missile antiaereo libico che e' caduto in mare. Ma potrebbe anche trattarsi di un missile partito dalla terraferma", lanciato con l'obiettivo di colpire la fregata italiana.
Era il 15 Aprile 1986 quando il colonnello Gheddafi imparti' l'ordine di lanciare un attacco missilistico contro Lampedusa. La sera precedente, i cacciabombardieri degli Stati Uniti sferrarono tre attacchi sulla Libia: l'obiettivo era il Rais. Nome in codice del raid aereo "El Dorado Canyon". L'attacco contro fu ordinato dal Presidente Ronald Reagan, in risposta all'attentato alla discoteca La Belle di Berlino del 5 aprile 1986, frequentata da soldati Usa. Il bilancio fu di 3 morti e 250 feriti Le ritorsione di Gheddafi fu per l'appunto il lancio di due missili "SS-1 Scud" che, almeno nelle intenzioni, avrebbero dovuto colpire l'installazione militare Usa "Loran". I due Scud libici, anche in quell'occasione, fallirono il bersagli e caddero in mare: il primo esplose 2 km a nord-ovest ed il secondo a 2 km a sud-ovest dalla base di Capo Ponente.
LA NAVE/SCHEDA - 'Bersagliere' partecipa alla missione "Unifield Protector" insieme alla nave San Giusto: le due unita' hanno sostituito recentemente la portaerei Garibaldi e la fregata Euro. E' comandata dal Capitano di Fregata Gennaro Falcone, e dispone di un equipaggio di 185 persone. E' un pattugliatore la sigla e' F 584. E' stasta varata nel 1985, e' lunga 113 metri e larga 11. Ha un'autonomia di 5000 miglia ed e' armata con un cannone OTO Melara 127/54; 2 impianti binati Breda da 40/70; 8 S/S Teseo; 1 lanciatore a 8 celle per S/A Aspide (16 missili); 2 lanciarazzi SCLAR da 105 mm; 1 elicottero AB-212/ASW.
Nave Bersagliere, ricalcando le caratteristiche strutturali e tecnico-operative delle unita' della ex classe Lupo e' una piattaforma poliedrica in grado di assolvere diversi ruoli istituzionalmente assegnati alla linea operativa, risultando particolarmente efficace nei compiti di pattugliamento, controllo, blocco navale, presenza e deterrenza, appoggio di fuoco, difesa antiaerea ed antimissile. Tale versatilita' ha trovato immediato impiego nel 1996, anno in cui Nave Bersagliere ha effettuato il periplo del mondo unitamente al cacciatorpediniere Luigi Durand de La Penne impegnato in una prolungata missione di rappresentanza ed addestramento.
Le due unita', salpate il 12 luglio di quell'anno, rientrarono a Taranto il 4 aprile 1997 dopo aver percorso oltre 46000 miglia e toccato 35 porti di 23 Paesi. La nave e' stata scelta quale piattaforma per la sperimentazione di sistemi d'arma in via di sviluppo, quali il cannone di nuova generazione 127/54 Light Weight e il sistema lanciarazzi integrato SCLAR H per il contrasto della minaccia missilistica. Diverse sono state le attivita' operative svolte nel corso degli anni, prevalentemente fuori area, con l'efficace partecipazione a missioni prolungate in contesti di forze multinazionali, nonche' a diverse esercitazioni multilaterali.
Fonte: www.libero.it
SUCCEDEVA UN ANNO FA (FINE AGOSTO 2010):
Gheddafi show a Roma con le hostess: «L'Islam religione di tutta Europa!»
Cinquecento ragazze reclutate da un'agenzia per la lezione sul Corano: tre si convertono!
ROMA - «L'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l'Europa». Così il leader libico Muammar Gheddafi ha apostrofato domenica pomeriggio a Roma le quasi 500 ragazze convocate per una lezione sul Corano. Il leader libico, giunto in mattinata nella capitale per celebrare il secondo anniversario della firma del Trattato di amicizia fra Italia e Libia, ha distribuito copie del Corano a 487 ragazze (c'erano anche 47 ragazzi, ma per loro non c'è stato tempo), che ha incontrato divise in due scaglioni. Tre ragazze, due italiane e una spagnola, si sono presentate con il velo perché si sono convertite all'Islam: una decisione che Gheddafi ha suggellato con un «rito veloce», una piccola cerimonia di iniziazione. Le tre convertite sono uscite, tra le ultime, tutte insieme, senza rilasciare alcuna dichiarazione. Tutte indossavano il tradizionale chador islamico, dal quale però uscivano i capelli. Dopo qualche minuto, è uscita anche una quarta ragazza, anch'essa con un velo musulmano completamente nero. Secondo alcune delle hostess presenti all'incontro, tuttavia, quest'ultima non si sarebbe convertita in vista dell'arrivo di Gheddafi, ma aveva abbracciato già da tempo la religione islamica. Gheddafi ha collegato l'ipotesi di un'Europa islamica all'ingresso della Turchia nell'Unione europea, e ha parlato di Maometto, «ultimo profeta», mentre Gesù sarebbe il penultimo. Le ragazze gli hanno potuto fare alcune domande: vietate però quelle politiche o «scomode» (leggi il resoconto della giornata nel racconto di un'«infiltrata» tra le hostess).
«CI HANNO CHIESTO 500 PERSONE» - Spiega Alessandro Londero, presidente di Hostessweb, l'agenzia di casting che ha reclutato i partecipanti all'incontro: «La richiesta dei libici era stata di circa 500 persone, ma probabilmente se ne aspettavano di meno, perché la sala prevista per l'incontro non le conteneva tutte». «Ecco perché - ha aggiunto - abbiamo dovuto fare due sessioni, e nonostante questo un'ottantina di ragazze sono rimaste fuori». Inoltre, il colonnello avrebbe dovuto impartire una terza lezione di Corano esclusivamente agli ospiti uomini, ma «abbiamo fatto tardi e non ce n'è stato il tempo. Lui poi ha detto: sono stanco, e abbiamo finito». Il responsabile dell'agenzia ha inoltre precisato che per le ragazze era previsto un «rimborso spese» di 100 euro per chi veniva dal Lazio, e 150 euro per chi veniva da un'altra regione e che il pagamento sarebbe avvenuto solo dopo l'evento. Lunedì è in programma un nuovo incontro con altre hostess, ma «come sempre - ha detto Londero - sapremo tutto all'ultimo minuto».
LE HOSTESS CACCIATE - Non tutte le ragazze presenti hanno superato la selezione del personale libico. Due di loro, che uscivano arrabbiate e deluse, non hanno voluto spiegarne il motivo, giustificandosi con un «noi non siamo nessuno». E alla domanda se fosse stata una «brutta esperienza», hanno risposto: «Lasciamo perdere». Le due ragazze hanno lasciato rapidamente l'edificio coprendosi il volto dalle telecamere con il passaporto. La tensione nel gruppo era già emersa prima dell'ingresso in accademia, quando alcune hostess e un coordinatore avevano avuto un acceso diverbio. «Non siamo retribuite» avrebbe poi detto una ragazza ai giornali. La volta scorsa, invece, ad ognuna delle partecipanti all'incontro era stato riconosciuto un «gettone» di 50 euro. «Mettete nei guai le ragazze - ha detto ai cronisti uno dei responsabili dell'agenzia, che teneva d'occhio le giovani che parlavano ai giornalisti - perché chi rilascia dichiarazioni non verrà pagata».
BINDI: UMILIATE DONNE ITALIANE - «Berlusconi finisce per rendersi complice non solo della sorte dei tanti disperati ricacciati nel deserto libico ma di una nuova umiliante violazione della dignità delle donne italiane», afferma la vicepresidente della Camera Rosy Bindi. «Solo nell'Italietta berlusconiana che si compiace di barzellette e battute misogine - afferma - e che ha incoraggiato una nuova forma di mercificazione del corpo della donna è possibile assistere alla celebrazione così imbarazzante e subalterna di un personaggio come Gheddafi. Purtroppo non c'è da stupirsi - aggiunge Bindi - per lo spettacolo offerto agli italiani con l'avallo del nostro governo. Invece di chiedere ragione delle condizioni di vita di migliaia di migranti, il governo Berlusconi si presta ad offrire un palcoscenico a chi per fare la sua propaganda pretende di circondarsi di belle ragazze».
STORACE: SHOW INTOLLERABILE - «Qualcuno ricordi a Gheddafi che l'Europa è cristiana. Gli show sulla fede sono intollerabili». È quanto dichiara Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.
LE POLEMICHE - «La richiesta di Gheddafi di avere centinaia di avvenenti ragazze ad attenderlo al suo arrivo in Italia suona tanto come istigazione alla prostituzione», tuona il senatore dell'Italia dei Valori Stefano Pedica, per il quale «a Gheddafi non è bastato fare spregio dei diritti umani deportando i profughi nei lager costruiti nel deserto, ignorare la responsabilità gravissima di aver appoggiato il terrorismo internazionale e prendere in giro gli italiani rimpatriati dalla Libia che non ha ancora indennizzato: ora ha voluto anche ricostruirsi il suo harem con hostess italiane, reclutate per avvenenza e disponibilità. E chi meglio poteva assecondarlo nei suoi desideri se non il satrapo Silvio Berlusconi? È un'offesa alle donne che in Italia hanno conquistato parità e diritti con fatica». il senatore della Lega Piergiorgio Stiffoni, sentendo parlare di Europa islamizzata, commenta: «Dopo Boumedienne, allora presidente algerino, nel 1974 quando all'Onu disse che sarebbe stato «il ventre delle loro donne a dare loro la vittoria» nella sopraffazione dell'occidente, ora Gheddafi si contorna di una platea femminile per mandare i suoi messaggi. L'Islam non viene in pace ma per conquistarci». «Il circo mediatico organizzato per accogliere il dittatore Gheddafi serve a coprire le scomode verità che si nascondono dietro il Trattato Italia-Libia», dice Mario Staderini, segretario di Radicali italiani.
L'ARRIVO CON LE AMAZZONI - Gheddafi era arrivato a Ciampino alle 13.30, dopo un doppio cambio di programma. Sempre imprevedibile, Gheddafi - che indossava la tradizionale jeard libi e che è sceso dalla scaletta del velivolo scortato da due delle donne che compongono la sua scorta personale - è stato accolto dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, e dall'ambasciatore libico in Italia, Abdulhafed Gaddur. Dopo i saluti da cerimoniale, per il leader libico sono previste oltre 24 ore di appuntamenti privati: fino cioè alle 17 di lunedì, quando si terrà il primo appuntamento ufficiale della visita, il convegno all’Accademia libica su «I rapporti fra Libia e Italia», seguito da una mostra fotografica sulla storia del paese nordafricano. Al seguito del rais ci sono 30 cavalli arabi con altrettanti cavalieri: lunedì sera, alle 21, si esibiranno nel corso delle celebrazioni previste alla caserma Salvo D’Acquisto, alla presenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Gheddafi ha trovato già montata nei giardini dell'ambasciata di Libia a Roma la grande tenda beduina che sempre lo accompagna nei viaggi all'estero e che è giunta sabato nella capitale.
IL FUORI PROGRAMMA IN CENTRO - In serata l'ennesimo fuori programma: Gheddafi è uscito dalla residenza dell'ambasciatore libico per fare un giro nel centro della città. Lo stuolo di macchine al seguito della limousine bianca si è diretto a Campo dè Fiori, dove il leader libico si è seduto al tavolino del bar Obika: davanti al locale si è subito formato in capannello di gente e di telecamere, con il colonnello che, sorridente, ha salutato a più riprese la folla. Le decine di macchine della scorta hanno causato più di qualche grattacapo ai responsabili della sicurezza. Poi il colonnello, contornato da una decina di guardie del corpo, si è diretto passeggiando verso piazza Navona, dove si è anche fermato a chiacchierare con alcuni ambulanti arabi a una bancarella, chiedendo loro come si trovano in Italia. Finito il colloquio, uno dei consiglieri del leader libico, dietro indicazione di Gheddafi, ha comprato per 300 euro in contanti un’abbondante manciata degli anelli venduti dagli ambulanti. Dopo avere attraversato a piedi Piazza Navona - circondato dalle guardie del corpo e da una folla di curiosi - Gheddafi si è fermato per un ultimo drink al ristorante «Il Passetto» in piazza di Santa Apollinare. Accomodatosi in un tavolo all'esterno, Gheddafi è stato accolto dai gestori del ristorante che gli hanno offerto un'aranciata, sempre sotto i riflettori delle telecamere e dei numerosi flash dei fotografi. Dopo pochi minuti Gheddafi ha lasciato il tavolo del ristorante per rientrare nella residenza dell'ambasciatore libico sulla Cassia.
Roma - 29 agosto 2010 (Ultima modifica: 30 agosto 2010)
Fonte: http://www.corriere.it
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