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venerdì 6 dicembre 2019

Chinese machine for making building bricks - آلة صينية لصنع طوب البناء - Macchina Cinese per fabbricare mattoni per costruzioni edili... 中國製磚機

中國製磚機

 
لقد استثمرت الصين منذ فترة طويلة في أفريقيا من خلال تنفيذ سياسة اقتصادية ممتازة ، استثمارات مهمة تساعد الشعب الأفريقي على التقدم في المجتمع المدني والاقتصادي!  في هذه الحالة ، تبيع شركة صينية آلات صنع الطوب!  البريد الإلكتروني: linda@zcjk.com أو الموقع الإلكتروني: www.zcjk.com
 
China has long invested in Africa through the implementation of an excellent economic policy, important investments that help the African people to advance in civil and economic society!  In this case, a Chinese company sells brick-making machines!  The e-mail: linda@zcjk.com or website: www.zcjk.com
 
THE PRICE
La Cina ha da tempo investito in Africa attraverso l'attuazione di un'eccellente politica economica, importanti investimenti che aiutano il popolo africano ad avanzare nella società civile ed economica!  In questo caso, un'azienda cinese vende macchine per fabbricare i mattoni!  Contattare per info e-mail: linda@zcjk.com o visitate direttamente il sito web dell'azienda: www.zcjk.com
 

中國長期以來通過實施出色的經濟政策在非洲投資,這是有助於非洲人民在公民和經濟社會中進步的重要投資!在這種情況下,一家中國公司出售製磚機!聯繫信息電子郵件:linda@zcjk.com或直接訪問公司網站:www.zcjk.com
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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mercoledì 19 dicembre 2018

北京(中國) - 2018年12月18日 - 中國國家主席習近平承諾“一個新的奇蹟,甚至更大,這將留下深刻印象的世界”:紀念40年改革開放的“奇蹟”的基礎有用解除擺脫貧困7.4億人,並把北京第二大經濟體的作用,習近平說,“5000年的文明,”沒有人能告訴中國,他們應該或不應該做的事情。“下一步的改革開放,不為” 。“沒有人是在一個位置,迫使中國人應該怎樣或什麼不應該做的”霸道“和”在其他國家或我們的步驟放棄“為代價的增長現在,他在慶典過程中添加習近平 - 下降而北京面臨挑戰的外交和貿易從美國王牌 - “我們必須堅決改革有什麼可以而且必須改變,我們必須堅決不改革有什麼不可以,不應該改變。”中國不CER習說,霸權及其發展“不會對他人構成威脅”。中國“將在犧牲別人追求的”從未自己的發展,“他在一個專門為亞洲,歐洲和非洲,皮帶道,這是他在2013年推出之間的基礎設施連接的主動通道放心羲和”不會放棄從來沒有其合法權益“。 “無論中國發展多少,我們都永遠不會尋求霸權,”他補充說。 - Il Presidente Cinese Xi Jinping promette "un nuovo miracolo, persino più grande, che impressionerà il mondo!"

XI JINPING - PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA POPOLARE CINESE E DEL
PARTITO COMUNISTA CINESE (PCC)
 
PECHINO (CINA) - 18 Dicembre 2018 - Il presidente cinese Xi Jinping promette "un nuovo miracolo, persino più grande, che impressionerà il mondo": commemorando i 40 anni d'apertura e riforme alla base del "miracolo" utile a sollevare dalla povertà 740 milioni di persone e portare Pechino al ruolo di seconda economia mondiale, Xi ha ricordato che "con una civilizzazione di oltre 5.000 anni "nessuno può dire alla Cina quello che deve o non deve fare". Avanti con apertura e riforme, no a "egemonia" e a "crescita a spese di altre nazioni o rinuncia al nostro passo". "Nessuno è nella posizione di imporre al popolo cinese cosa dovrebbe o cosa non dovrebbe fare". Ora, ha aggiunto Xi Jinping durante le celebrazioni - che cadono mentre Pechino fronteggia la sfida diplomatica e sul commercio da parte degli Usa di Trump - "dobbiamo risolutamente riformare quello che deve e può essere cambiato, e risolutamente non dobbiamo riformare quanto non può e non deve essere cambiato". La Cina non cerca l'egemonia, e il suo sviluppo "non pone minacce ad altri" ha detto Xi. La Cina "non perseguira' mai il proprio sviluppo a scapito di altri", ha assicurato Xi in un passaggio dedicato all'iniziativa di connessione infrastrutturale tra Asia, Europa e Africa, Belt and Road, da lui lanciata nel 2013, e "non rinuncerà mai ai suoi diritti e interessi legittimi". "Non importa quanto la Cina si sviluppi, non cercheremo mai l'egemonia", ha aggiunto.
 
 
Xi Jinping  _  (習近平T, 习近平S, Xí JìnpíngP; Pechino, 15 giugno 1953) è un politico cinese, Segretario generale del Partito Comunista Cinese dal 15 novembre 2012 e Presidente della Repubblica popolare cinese dal 14 marzo 2013.  La sua nomina a segretario avvenne al termine del XVIII Congresso del partito comunista del 2012. In tale occasione venne anche eletto capo della Commissione militare centrale del Partito Comunista Cinese.  Fa parte del gruppo dei Taizi, ovvero dei "principi rossi", che riunisce i figli e i nipoti dei protagonisti della "Lunga Marcia" e della vittoria del 1949, politicamente in una posizione mediana rispetto al Tuanpai, il gruppo degli ex giovani comunisti, e al gruppo di Shanghai, influenzato da posizioni liberiste. Il 15 novembre 2012 al termine del XVIII Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese Xi Jinping è stato eletto segretario generale del Partito Comunista Cinese. Nello stesso giorno è stato nominato anche capo della Commissione militare centrale. Si tratta delle due cariche più importanti all'interno del Partito Comunista Cinese, in precedenza detenute dal segretario uscente Hu Jintao. Il fatto che Xi Jinping abbia assunto in quest'occasione entrambi gli incarichi viene interpretato come un segno della compiuta transizione dalla vecchia alla nuova leadership. Il 14 marzo 2013, secondo una consuetudine che prevede che il segretario generale acceda alla massima carica istituzionale dello stato, Xi Jinping è stato eletto presidente della Repubblica dall'Assemblea nazionale del popolo, riunitasi per l'elezione del nuovo governo della repubblica. Xi e gli ideologi del partito hanno coniato l'espressione "Sogno Cinese" per descrivere il piano generale del leader per il futuro della Cina. Dal 2013 la frase è emersa a simbolo di una ideologia quasi ufficiale del partito. L'espressione prende probabilmente ispirazione dal concetto di Sogno Americano. The Economist ha notato come la natura astratta e apparentemente aperta del concetto, che non prescrive nessuna precisa politica, sia un cambiamento volontario rispetto al gergo altamente ideologico dei suoi predecessori. Sebbene il Sogno Cinese sia stato inizialmente interpretato come analogo al Sogno Americano (che enfatizza l'auto miglioramento e le opportunità individuali), l'uso dello slogan in contesti ufficiali dal 2013 ha assunto un carattere più nazionalista: la parola "Sogno" è stata costantemente collegata alla frase "la grande resurrezione della Nazione Cinese". Le implicazioni politiche del "Sogno Cinese" rimangono non chiare. Xi ha usato per la prima volta l'espressione durante un'importante visita al Museo nazionale della Cina, il 29 novembre 2012, in occasione di un'esibizione sulla "resurrezione nazionale". Da allora l'espressione è diventata lo slogan politico simbolo dell'era Xi. Xi Jinping ha affermato, l’8 giugno 2013, durante il suo incontro con il presidente americano Barack Obama, che il sogno cinese significa la prosperità del paese, la ripresa della nazione e la felicità del popolo. Ed è anche il sogno di cooperazione, di sviluppo, di pace e di win-win. Il sogno cinese è simile a quello americano, ed a quello del popolo di tutto il mondo, ossia, la ricerca alla felicità. Il 18 settembre 2017 i media di stato cinesi hanno annunciato che il Comitato centrale del Partito Comunista Cinese aveva deciso che la filosofia politica di Xi, comunemente chiamata "il pensiero di Xi Jinping" dai media occidentali, sarebbe entrata nella costituzione cinese. Xi ha parlato per la prima volta dei suoi "Pensieri sul Socialismo con Caratteristiche Cinesi per una Nuova Era" nel discorso di apertura del diciannovesimo congresso del partito nell'ottobre 2017. Il Comitato permanente dell'ufficio politico del Partito Comunista Cinese ha aggiunto, nel suo commento al discorso, "di Xi Jinping" dopo "Pensieri". Xi stesso ha descritto il Pensiero come parte di un più ampio progetto di "Socialismo con caratteristiche cinesi" (un'espressione che si deve a Deng Xiaoping) che vede la Cina a uno "stadio primario di socialismo". Nei documenti ufficiali del partito e nelle dichiarazioni dei colleghi di Xi, il Pensiero è definito una continuazione del Marxismo-Leninismo, del Pensiero di Mao Tse Tung, della Teoria di Deng Xiaoping, delle "Tre rappresentanze" e della Prospettiva di Sviluppo Scientifico. L'insieme di queste dottrine rappresenta il "Marxismo adattato alle condizioni cinesi" e alla situazione contemporanea. Il 24 ottobre 2017, nella sua ultima sessione, il Diciannovesimo Congresso del Partito ha approvato l'incorporazione del Pensiero di Xi Jinping nella Costituzione del Partito Comunista Cinese. Fin dalla sua elezione Xi ha affermato ripetutamente la supremazia del Partito Comunista, riprendendo le parole di Deng Xiaoping secondo il quale riforme economiche efficaci possono avere luogo solo sotto la guida di un partito unico. Secondo Xi il Partito Comunista è l'unico partito legittimo e costituzionale e da esso deriva la legittimità della così detta "linea di massa": in altre parole il partito rappresenta gli interessi della grande maggioranza delle persone comuni. Xi ha mostrato di prediligere un potere politico fortemente centralizzato come mezzo per una ristrutturazione economica di larga scala. Xi crede che la Cina debba seguire "il proprio cammino" e che un governo forte e autoritario sia parte integrale del "modello cinese", basato su un "sistema di valori socialista" visto come in contrapposizione ai valori occidentali. Così come il partito deve controllare la vita politica dello stato, le autorità centrali del partito devono esercitare un controllo completo e diretto su tutte le attività del partito. Ciò nonostante Xi e i suoi seguaci riconoscono le sfide alla legittimità della guida comunista, in particolare la corruzione dei funzionari di partito. La risposta a queste sfide, secondo il programma di Xi, è duplice: da una parte rinforzare il partito dall'interno, imponendo una stretta disciplina e iniziando un'ampia campagna anti-corruzione; dall'altra l'organizzazione di campagne propagandistiche sulla "linea di massa" nello stile di Mao.  Le politiche di Xi sono state definite come "economicamente liberali ma politicamente conservatrici" da Cheng Li della Brookings Institution. Xi è sposato con Peng Liyuan, sua seconda moglie, dal 1987. Peng è una cantante di discreto successo, nonché membro dell'Esercito Popolare di Liberazione e deputata al Comitato nazionale della Conferenza politica consultiva del popolo. La loro vita impegnata li tiene frequentemente separati. La coppia ha una figlia di nome Xi Mingze, che ha studiato a Harvard sotto pseudonimo, onde evitare possibili favoritismi.
 


martedì 27 marzo 2018

DONALD TRUMP AD UN ANNO DALLA SUA ELEZIONE A 45ESIMO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, STA APPLICANDO ALLA LETTERA TUTTO IL SUO PROGRAMMA ELETTORALE E STA MANTENENDO LE SUE PROMESSE: L'ECONOMIA E' IN NETTA RIPRESA, LA CLASSE MEDIA E' STATA SALVATA DA UN BRUTTO DESTINO DI MISERIA E POVERTA'!!!

Donald Trump ha fatto molte promesse. Ad un anno dal suo insediamento è tempo di un primo bilancio, a partire dai suoi cavalli di battaglia: sanità e tasse!
 
DONALD TRUMP - PRESIDENTE U.S.A.
Passa veloce il tempo quando ci si diverte: è passato solo un anno da questo tweet: “Il 20 gennaio 2017, sarà ricordato come il giorno in cui il popolo è di nuovo al comando di questa nazione!”. A scriverlo era Donald J. Trump, neo presidente degli Stati Uniti d’America, fresco di discorso inaugurale. 


 
 
Ѐ così, quindi? Al contrario di quanto accadeva sotto l’amministrazione di Barack Obama ora in America è il popolo a governare? Ovviamente è una domanda scema. Si tratta di banale retorica presidenziale, ma da quando Trump si è candidato, ha fatto dichiarazioni riguardanti l’agenda politica decisamente più precise e verificabili. Il sito di fact-checking PolitiFact ha provato a mettere insieme le principali promesse fatte in campagna elettorale verificandone lo stato, se sono cioè state mantenute o se sono state disattese.
Ma anche se si trovano in una fase di stallo, se si è arrivati a un compromesso o se riguardano processi che necessitano di più tempo.
Inutile dire che quest’ultima categoria è la più nutrita. Sommata alle promesse arrivate a un punto morto o che per il momento hanno trovato una soluzione alternativa raggiunge circa l’84%. Invece, arrotondando, per il 7% si può già dire che non sono state mantenute e che per il 9% invece Trump è stato coerente con la parola data.
Va da sé che tutto ciò rappresenta una cosa negativa o positiva a seconda dei punti di vista: per esempio tra le promesse mantenute c’è l’uscita dall’accordo sul clima di Parigi, e tra quelle non mantenute l’intenzione di denunciare tutte le donne che l’hanno accusato di molestie sessuali.
Ma iniziamo dalle promesse che PolitiFact definisce le top 5, quelle cioè che in campagna elettorale hanno fatto più discutere.
 
1. L’abrogazione dell’Obamacare:
La riforma sanitaria approvata durante l’amministrazione Obama e che Trump ha definito disastrosa finora non è stata abolita. Anzi. Gli svariati tentativi del governo Trump sono falliti in modo anche abbastanza eclatante, con pesanti defezioni all’interno dello stesso Partito repubblicano. La faccenda è piuttosto complicata e tocca un tema molto delicato, cioè il rapporto tra il concetto di welfare pubblico, le assicurazioni private e il governo statunitense. Basti dire che a fatica Trump è riuscito a far approvare parzialmente una nuova riforma sanitaria che in sostanza smonta molte parti fondamentali dell’Obamacare. Ma di fatto non è stata ancora del tutto abrogata.
2. Il muro al confine con il Messico:

Ѐ una delle promesse più roboanti, ma Trump ha pure ripetutamente rincarato la dose, sostenendo diverse volte che, in un modo o nell’altro, il Messico avrebbe pagato tutte le spese. In realtà esistono già delle barriere fisiche di vari tipi precedenti Trump.
Il governo messicano, dal canto suo, ha detto molto chiaramente che non ha intenzione di pagare un bel niente. Bisogna comunque ancora capire quanto costerebbe l’opera. E soprattutto in che modo dovrebbe essere finanziata. A fine gennaio 2017 ha firmato un ordine esecutivo per iniziare la progettazione. Nel frattempo sono stati realizzati alcuni prototipi in cemento.
3. Lotta al terrorismo e contrasto all'immigrazione clandestina:

Sull’immigrazione e sul terrorismo Trump si è espresso in modo colorito. Ha anche indicato i paesi che secondo lui sono pericolosi: Corea del Nord, ovviamente, ma anche Ciad, Yemen, Venezuela, Libia, Iran e Somalia. Alle persone provenienti da questi paesi il governo statunitense ha imposto rigide restrizioni, se non dei veri e propri blocchi. Ѐ il cosiddetto travel ban. Tuttavia diversi giudici federali hanno opposto l’incostituzionalità dei provvedimenti. Il governo ne ha quindi impugnato la sospensione. La Corte suprema allora ha sospeso la sospensione, ma la questione non è affatto conclusa. La legittimità costituzionale del travel ban deve ancora essere discussa. 
4. Taglio delle tasse per tutti:
Eh sì, l’ha detto: “Tutti quanti avranno un taglio delle tasse, specialmente la classe media”. Una riduzione fiscale c’è stata, ma sicuramente finora non ha riguardato tutti. Anzi, stando a diversi studi, proprio la classe media tendenzialmente pagherà di più. Secondo il Joint Committee on Taxation (una commissione governativa) a beneficiarne saranno i ricchi. Entro i prossimi dieci anni chi avrà ricavi al di sotto dei 75mila dollari vedrà un incremento delle tasse. La stima del gruppo indipendente Tax Policy Center è che solo la ristretta fascia dei contribuenti al di sopra dei 225mila dollari avrà una consistente riduzione delle tasse.
5. Riduzione dell’aliquota di imposta alle imprese:
Stando a quanto dichiarato, l’aliquota di imposta alle imprese dovrebbe scendere dal 35% al 15%. In effetti il disegno di legge approvato prevede una drastica riduzione. Ma si passa dal 35% al 21%, sei punti percentuali in meno. Si è arrivati quindi a una soluzione di compromesso, seppure di non poco conto. 
Le promesse mantenute:
Trump è un personaggio politico che esterna una quantità di messaggi pubblici senza precedenti. Tra quelli che possono essere considerate promesse elettorali, ci sono alcune che PolitiFact identifica già come mantenute. Iniziamo con la deregolamentazione normativa. Secondo l’amministrazione Trump ci sono troppe leggi. Questo danneggerebbe l’economia e produrrebbe perdita di posti di lavoro. Per questo il presidente ha promesso che a ogni nuova legge approvata due sarebbero state eliminate. Ed effettivamente ha emanato un ordine esecutivo che impone ai legislatori di attenersi a questa regola.
Sarà vietato lavorare per la Casa Bianca a chi fa attività di lobby per un governo straniero. Un ordine esecutivo di Trump mette tutto nero su bianco, mantenendo una dichiarazione espressa agli elettori. In realtà un’ordinanza simile, ma più specifica, era già stata firmata da Obama nel 2009. Con un’indagine in corso per una possibile ingerenza russa nelle politiche americane questa ordinanza appare un po’ stridente.
I giudici della Corte suprema degli Stati Uniti vengono nominati dal Presidente. Hanno l’incarico a vita, per cui quando ne muore uno dev’essere sostituito. Alla morte di Antonin Scalia Trump ha dichiarato che avrebbe nominato un altro giudice. Così ha fatto. Al posto di Scalia ora c’è il giudice conservatore Neil Gorsuch. Barack Obama durante i suoi due mandati ha provato in tutti i modi a chiudere il controverso campo di detenzione di Guantanamo. Non ci è riuscito. Trump, invece, Gitmo (come viene confidenzialmente chiamato il centro) l’ha sempre voluto tenere attivo. E così è rimasto. Ha anche fatto aumentare i fondi pubblici per finanziarne le spese.
Il rapporto che l’attuale amministrazione americana ha con il cambiamento climatico e con l’ambiente in generale è tutt’altro che idilliaco. Trump ha annunciato: “Cancelleremo l’accordo di Parigi sul clima e bloccheremo tutti i pagamenti di dollari di tasse statunitensi ai programmi delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale”. Gli Stati Uniti hanno quindi stralciato l’accordo di Parigi.
Praticamente tutte le nazioni del mondo tranne la Siria e il Nicaragua l’hanno ratificato, compresa la Corea del Nord. Come previsto, Trump si è anche ritirato dal Trans-Pacific Partnership, o TTP.
Si tratta di un ambizioso accordo commerciale sottoscritto nel 2015 da 12 nazioni che si affacciano sull’Oceano Pacifico. Ora che gli Stati Uniti sono fuori dall’accordo, sarà verosimilmente la Cina ad avere maggiore potere contrattuale.
Effettivamente la Carrier ha annunciato che avrebbe mantenuto negli Stati Uniti circa 800 posti di lavoro. Trump in cambio ha concesso loro incentivi fiscali per circa sette milioni di dollari. Per cui a rigor di logica la promessa è stata mantenuta: la Carrier ha cambiato idea. Tuttavia è durato poco. L’azienda ha già detto che manterrà l’intenzione di trasferire parte della produzione all’estero.  
In campagna elettorale Trump ha promesso di abbassare le aliquote fiscali per incoraggiare le società a far rientrare nel paese i capitali esteri.
L’aliquota unica avrebbe dovuto essere del 10%. Non è andata proprio così, nel senso che la percentuale non è quella prevista, ma in media si avvicina Durante la sua presidenza, Obama era riuscito a imporre un minimo di regolamentazione per l’acquisto di armi. Le persone affette da malattia mentale non avrebbero potuto acquistarle. Secondo Trump questo metteva in pericolo il Secondo emendamento. Il diritto di possedere armi da fuoco è costituzionale e appartiene a tutti. La regolamentazione di Obama andava abrogata. Promessa mantenuta.
Le promesse non mantenute: Come detto, non è sempre facile identificare il raggiungimento degli obiettivi promessi in campagna elettorale. Per alcuni però si può affermare che non potranno essere raggiunti. Innanzitutto la Cina. Si tratta di un paese commercialmente e politicamente importante, è evidente. Tuttavia, tra le varie dichiarazioni, Trump aveva detto che da presidente avrebbe dichiarato la Cina manipolatrice di valuta. Ecco, no. Non lo è e l’amministrazione statunitense non dichiarerà mai nulla del genere. Trump ha ammesso che le circostanze sono cambiate. Ben prima dello scandalo Weinstein, ci sono state diverse donne che hanno accusato Donald Trump di molestie sessuali.
Donald Trump ha promesso più volte di voler aumentare i posti di lavoro nell’industria manifatturiera americana. Il settore del carbone gli sta particolarmente a cuore. Si tratta di un obiettivo difficilmente raggiungibile in un anno, però qualcosa è successo. La scorsa estate un’azienda che produce impianti di riscaldamento e di refrigerazione, la Carrier, aveva annunciato che avrebbe trasferito parte della produzione in Messico. Apriti cielo. Trump ha subito promesso che avrebbe convinto l’azienda a desistere. 
                                                                                                                               Fonte: https://www.wired.it

























 







 

 

 

 


 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




 



 


 
 






 

 

 


 







 

 
 
 
 
 
 
 



 


 
 
 
 

 
 

 
 

 

 
 



 






 





 




 





 




 
 








 






















 






 






 






 





 





 





 





 





 





 





 





 





 





 





 





 





 





 





 





 





 





 















 










 








 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 






ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!