Il trattato di Bengasi (2008)
- Wikisource contiene il testo completo del Trattato di Bengasi (2008)
- Processo di ratifica
Il 30 agosto 2008 Gheddafi e Berlusconi hanno firmato un trattato di Amicizia e Cooperazione, nella città di Bengasi.[16][17][18] Il trattato è stato ratificato dall'Italia il 6 febbraio 2009[16] e dalla Libia il 2 marzo, durante una visita di Berlusconi a Tripoli[17][19] Tale trattato comporta notevoli oneri finanziari a carico dell'Italia, e offre una cornice di partenariato tra i due paesi[20]
- Visita di Gheddafi a Roma
Nel giugno 2009 Gheddafi ha compiuto la sua prima visita a Roma. Gheddafi ha soggiornato tre giorni in Italia, seppur fra molte polemiche e contestazioni. Il leader libico si è recato al Campidoglio, a La Sapienza (dove ha ricevuto la contestazione degli studenti del movimento dell'Onda[21]), alla sede di Confindustria e ha incontrato le massime cariche italiane (il primo ministro Berlusconi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Renato Schifani e il presidente della Camera Gianfranco Fini)[17].
Durante la visita di stato Gheddafi ha mostrato, appuntata sulla divisa militare, una foto dell'eroe della resistenza libica antitaliana Omar al-Mukhtar, suscitando perplessità e proteste.[22]
Il Partito Democratico e l'Italia dei Valori si sono opposti alla visita[23][24] e diverse proteste sono state messe in atto in tutta Italia da attivisti dei diritti umani e dal Partito Radicale Transnazionale.[25]
Particolarmente ostili all'accoglienza trionfale preparata per il leader libico da parte del governo sono stati i Radicali Italiani, che con il deputato Matteo Mecacci ed il senatore Marco Perduca (entrambi membri della delegazione Radicale nel PD) hanno organizzato manifestazioni di protesta, in aula del Senato e fuori[26]. Queste proteste hanno fatto sì che la sede dove il colonnello Gheddafi avrebbe dovuto tenere il suo discorso fosse spostata dal Senato alla meno prestigiosa sala Zuccari di palazzo Giustiniani[27].
Il discorso pronunciato dal colonnello l'11 giugno 2009, ha destato comunque molte polemiche per alcuni dei suoi passaggi:
« Gli Stati Uniti sono terroristi come Bin Laden, hanno fatto dell'Iraq un Paese islamico e le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente[28] » |
« Quale differenza c'è tra l'attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden?[28] » |
Gheddafi ha anche preso parte al G8 dell'Aquila del luglio 2009, come presidente dell'Unione Africana.[17]
Nell'agosto 2009 Berlusconi ha visitato nuovamente Tripoli per il primo anniversario del trattato di Amicizia.
- Contenuti del trattato
In base al trattato di Bengasi, l'Italia pagherà 5 miliardi di dollari alla Libia come compensazione per l'occupazione militare. In cambio, la Libia prenderà misure per combattere l'immigrazione clandestina dalle sue coste, e favorirà gli investimenti nelle aziende italiane.[17][29]
Il trattato di Bengasi rappresenta il definitivo accoglimento da parte italiana delle rivendicazioni libiche in materia di risarcimenti per le vicende coloniali attraverso la costruzione di un’autostrada di duemila chilometri lungo la costa libica, con una spesa totale 3,5 miliardi di euro, bilanciata in modo solo parziale dalla chiusura del contenzioso con le ditte italiane danneggiate dalle decisioni libiche prese nel 1970, che ha un valore stimato di soli 600 milioni.
Il trattato consta di tre parti: principi, chiusura del passato e dei contenziosi, partenariato[30]
- "Principi"
La parte del trattato relativa ai principi ha fatto sorgere discussioni relativamente al rispetto dei diritti umani e alla compatibilità del Trattato con la partecipazione dell’Italia alla NATO.
L'esplicito riferimento alla Carta delle Nazioni Unite ed alla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo previsto dal Trattato dovrebbe costituire una possibilità per l'Italia di chiedere il rispetto dei diritti umani in Libia. La Libia è infatti parte dei principali trattati internazionali in materia di diritti umani, ad eccezione della Convenzione sui rifugiati del 1951, ma è parte della Convenzione africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, che contiene norme sul trattamento degli stranieri.
Il trattato prevede inoltre che ciascuno dei due contraenti non consenta la commissione di atti ostili contro l’altro, a partire dal proprio territorio. Tale clausola andrebbe interpretata in riferimento ad atti che comportano la minaccia o l’uso della forza in contrasto con il diritto internazionale. Non costituirebbe quindi "atto ostile", ad esempio, una dimostrazione di protesta contro la Libia; ma potrebbero sorgere problemi, ad esempio, in caso di navigazione della flotta statunitense nel golfo della Sirte, a partire da basi navali in Italia, al fine di rivendicare i diritti di libertà dell’alto mare.
- "Chiusura del passato"
La seconda parte del trattato, relativa alla chiusura del passato, è la più onerosa per l'Italia. Il governo di Roma si impegna a realizzare infrastrutture in Libia per un valore di 5 miliardi di dollari, tramite esborso di 250 milioni di dollari all'anno per 20 anni. I fondi sarebbero reperiti tramite addizionale IRES a carico delle aziende petrolifere. L'esecuzione dei lavori sarebbe affidata a ditte italiane, e i fondi sarebbero gestiti direttamente dall'Italia.
- "Partenariato"
La terza parte del trattato prevede iniziative speciali meno onerose ma comunque a carico dell'Italia: borse di studio, e un programma di riabilitazione per lo scoppio di mine.
Il nuovo partenariato Italia-Libia potrebbe giovare all'economia italiana grazie all'attrazione di investimenti diretti esteri, nella forma dei fondi sovrani libici, nel settore bancario.
Un esempio di ciò è avvenuto nell'ottobre 2009: in un momento di crisi che ha visto le azioni di Unicredit fortemente svalutate, i fondi sovrani libici hanno acquisito il 4,23% del gruppo, diventandone il secondo maggiore azionista, alle spalle della Fondazione Cariverona; contestualmente il gruppo ha annunciato un aumento di capitale di 6 miliardi di dollari, provocando il rialzo del titolo nella Borsa di Milano.
La cooperazione energetica e le
nuove relazioni economiche (2008-2010)
Il 16 ottobre 2007 l’ENI e la Lybian National Corporation hanno firmato un accordo che prolunga la presenza della società energetica italiana in Libia fino al 2042 e al 2047 rispettivamente per l’estrazione del petrolio e del gas.
Tra 2008 e 2010, quasi 40 miliardi di euro sono stati scambiati tra Italia e Libia[31]:
- la banca centrale libica e la Lybian Investment Authority (fondo sovrano) hanno investito 2,5 miliardi di euro per acquisire circa il 7% di Unicredit, divenendo il primo azionista del primo gruppo bancario italiano
- il 7,5% detenuto da Lafico nel capitale azionario della Juventus ne fanno il quinto investitore per dimensioni sulla borsa di Milano
- l'1% dell'ENI è stato acquisito dai libici, che hanno allungano di 25 anni le concessioni energetiche, in cambio di investimenti Eni per 28 miliardi
- Lafitrade, insieme a Fininvest, controllano il 10% di Quinta Communications, società di Tarak Ben Ammar
- Cesare Geronzi, patron di Generali, ha accolto anni fa la Libia nel patto di società di Banca di Roma (poi Capitalia), così come in banca Ubae
- il 14,8% di Retelit, società di telecomunicazioni, è controllato dalle finanziarie libiche.
Il trattato di Bengasi del 2008 ha inoltre aperto le porte a commesse da distribuire tra gli investitori italiani:
- 2,3 miliardi di euro per la costruzione dei 1.700 chilometri dell'autostrada costiera libica
- costruzione di un centro congressi (Impregilo) e commesse di elicotteri (Finmeccanica) e segnalamento ferroviario (Ansaldo) sono stati affidati a ditte italiane.
Dal 2005 al 2009 l'Italia ha rilasciato licenze per l'esportazione di armi verso la Libia per un valore di 276,7 milioni di euro in progressione crescente, di cui tre quarti del valore nel solo biennio 2008-2009. L'Italia è stata così il primo paese UE per esportazioni di armi verso la Libia, coprendo un terzo del totale nel quinquennio. Il valore delle esportazioni è coperto principalmente da aerei militari, ma comprende anche missili ed attrezzature elettroniche.[32] Un'ulteriore consegna di 8 milioni € di armi leggere attraverso Malta è stata fatta risalire alla Fabbrica d'armi Pietro Beretta. Non sono chiare le autorizzazioni ricevute per la consegna.[33]
Fonte: http://it.wikipedia.org
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