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domenica 30 marzo 2008

Se anche lo "studioso ebreo" si fa "antisemita"…..

Fin da giovane so che, sulle opinioni mie ed altrui, è inutile fare "disputazzellam". Pertanto ho insistito su certe mie tesi, facendo spallucce al fatto che altri potesse catalogarmi come "antisemita". Ripeto per sommi capi: io inquadrerei la nascita dello "Stato di Israele" nel 1948 come uno dei tanti casi di "colonialismo". E, pertanto, ripeterei l’insegnamento evangelico: "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Già: siete capaci di distinguere, nell’America latinoamericana, i "conquistatori" spagnoli e portoghesi dai nativi? O, nel Quebec, i "colonizzatori" francesi dagli indigeni? Perché Francesi, Portoghesi e Spagnoli, che sapevano di storia, hanno fatto come gli antichi Romani: volevano le donne e le terre dei Sabini, hanno sposato le Sabine ed hanno fuso due popoli in uno.
In Palestina, purtroppo, gli Ebrei non hanno seguito l’esempio degli antichi romani. Ma hanno pensato di risolvere il problema dei "nativi" cacciandoli dai paesi natali e spogliandoli dei loro poveri averi. Da quel momento nasce la "questione palestinese". E nasce non perché gli Ebrei vogliono un "loro Stato" ma perché vogliono uno "Stato religiosamente puro". Perché, agli occhi dei locali e dell’opinione pubblica mondiale sarebbe stato pressoché indifferente se quello spezzone territoriale si fosse chiamato "Israele" oppure "Palestina".
Strano ma vero: gli Ebrei che giustificano la nascita di "Israele" con le discriminazioni e i genocidi subiti in Europa, nel dare vita ad un loro sogno, cominciano con una "pulizia etnica". E non venitemi a dire "fu a causa della guerra". Perché ancora oggi, nel 2008, dopo sessanta anni da quei fatti, gli Israeliani non consentono ai Palestinesi espulsi di rientrare nei paesi natali.
Ed è su questo che nasce il problema del Vicino Oriente. Che avvelena la vita dei popoli viventi in quei territori e rischia di avvelenare la politica mondiale con la continua sequela di guerre, di attentati e di rappresaglie.
***
A complicare le cose, e a dar loro una patina surreale, interviene lo studioso Ebreo/Israeliano Shlomo Sand, professore di storia moderna all’Università di Tel Aviv. Ma diamo la parola al "Corriere della Sera": "In 297 pagine, Shlomo Sand sostiene che gli ebrei non vennero esiliati dai romani dopo la distruzione del secondo Tempio; gli ebrei della diaspora sarebbero i discendenti di popolazioni locali convertite" (1). E, a precisa domanda, risponde: "Quella che si è diffusa nel mondo è la religione, non la gente" (1).
Insomma, stante allo studioso Shlomo, degli "stranieri convertiti al giudaismo" opprimerebbero i Palestinesi, nelle cui vene scorre in parte il sangue degli antichi Ebrei. Inutile dire che Shlomo è accusato, da più parti, di essere "antisemita". E non nascondo che questo mi è di qualche conforto. E, difatti, se siamo tutti "antisemiti", vuol dire che i "semiti" sono una invenzione.

Antonino Amato

(1) "L’esilio degli ebrei, un mito. Uno storico scuote Israele" in "Corriere della Sera" del 29 marzo 2008, pagina 17.

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ITALIA-CINA

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