INCONTRO CON UNA TESTIMONE D'ECCEZIONE:
Incontro con Madre Agnes-Mariam de la Croix, testimone della tragedia siriana. Roma, 25 luglio, ore 18. ALLA SALA METODISTA, VIA FIRENZE... 38
La Rete No War ROMA, a sostegno dell'iniziativa siriana MUSSALAHA (Riconciliazione dal basso), sta organizzando per il 25 luglio, la visita a Roma di madre Agnès-Mariam de la Croix, religiosa palestinese che vive con religiosi di dieci paesi nel monastero Deir Mar Yacoub a Qara (governatorato di Homs) e da mesi aiuta le vittime civili del conflitto e la causa del negoziato e della pace. Ha anche fondato nell'ambito della diocesi di Homs un centro di informazione, Vox Clamantis. Adesso sembrano parlare solo le armi, degli uni e degli altri. La Madre vorrebbe chiedere all'Italia - popolazione e governo - di aiutare questo sforzo siriano di riconciliazione anziché appiattirsi sulle posizioni statunitensi che mirano ad obiettivi geostrategici e non alla vera pace.
La Madre, che organizzò la visita a Homs del
giornalista Gilles Jacquier, ucciso poi da un obice dell'opposizione
(come da indagine del governo francese), si è recata più volte in luoghi
oggetto di scontri e combattimenti. E' una testimone di prima mano. La Rete No War ROMA, a sostegno dell'iniziativa siriana MUSSALAHA (Riconciliazione dal basso), sta organizzando per il 25 luglio, la visita a Roma di madre Agnès-Mariam de la Croix, religiosa palestinese che vive con religiosi di dieci paesi nel monastero Deir Mar Yacoub a Qara (governatorato di Homs) e da mesi aiuta le vittime civili del conflitto e la causa del negoziato e della pace. Ha anche fondato nell'ambito della diocesi di Homs un centro di informazione, Vox Clamantis. Adesso sembrano parlare solo le armi, degli uni e degli altri. La Madre vorrebbe chiedere all'Italia - popolazione e governo - di aiutare questo sforzo siriano di riconciliazione anziché appiattirsi sulle posizioni statunitensi che mirano ad obiettivi geostrategici e non alla vera pace.
Fonte: http://oraprosiria.blogspot.it/
Gruppi islamisti in azione a Damasco: le vittime sono civili cristiani e profughi iracheni
Il gruppo ribelle islamista “Liwa al-Islam” (“La Brigata dell’Islam”), che nei giorni scorsi ha rivendicato l’uccisione di alti generali del governo Assad, questa mattina ha ucciso una intera famiglia cristiana a Bab Touma. Fra i fedeli locali, racconta un fonte di Fides, c’è costernazione e sdegno per l’assalto ai civili indifesi. I militanti di “Liwa al-Islam” hanno bloccato l'auto di un cristiano, Nabil Zoreb, pubblico ufficiale civile, hanno fatto scendere dall’auto lui, sua moglie Violet e due figli, George e Jimmy, uccidendoli tutti a bruciapelo. I militanti del gruppo sono molto attivi soprattutto nella regione di Duma e in altre zone a Est di Damasco, dove hanno compiuto altri atti criminali.
Inoltre nel Sudest di Damasco, combattenti islamisti del gruppo “Jehad al nosra”, vicini alla Fratellanza musulmana, hanno attaccato le case dei profughi iracheni, saccheggiandole, bruciandole e costringendo i loro occupanti a fuggire. L’assalto è stato riportata anche dai mass media occidentali, come la BBC. Secondo i profughi iracheni, “bande di terroristi musulmani ci hanno attaccato e inseguito”. La maggior parte delle bande che operano nel Sudest di Damasco sono considerate vicine alla Fratellanza musulmana, mentre i membri del gruppo “Liwa al Islam” sono di ideologia wahhabita.(Agenzia Fides 23/7/2012)
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=39578&lan=ita
I cristiani, epicentro della solidarietà per gli sfollati interni di Damasco!
In questo immane spostamento di famiglie, donne anziani e bambini, i quartieri in prevalenza cristiani di Jaramana, Qassaa e Bab Touma sono divenuti oasi di accoglienza e solidarietà, senza distinzione di etnia, comunità o religione. I giovani cristiani coordinano l’accoglienza dei nuovi sfollati dirottandoli in posti disponibili come scuole, chiese, moschee, edifici pubblici. I primi aiuti umanitari arrivano grazie a una rete di organizzazioni cristiane come la Caritas Siria, il “Middle East Council of Churches”, il Patriarcato Greco-ortodosso, la Comunità di Sant’Egidio.
I giovani stanno anche provvedendo a servizi pubblici basilari, in una città paralizzata: ad esempio, data la temperatura di oltre 42 gradi, i cumuli di immondizia per le strade costituiscono un grave pericolo per la salute pubblica, così alla loro raccolta stanno provvedendo i volontari.
Con loro vi sono i rappresentati dei Comitati locali del movimento interreligioso “Mussalaha”, che promuove non violenza e riconciliazione. Il Movimento ha tenuto nei giorni scorsi un incontro a Damasco, ribadendo che lealisti o ribelli possono entrare a far parte del movimento, con l’unica condizione di rinunciare alle armi. La riconciliazione, si afferma, si può costruire a partire delle famiglie, dalle tribù, dai clan, dalle comunità che si incontrano e si riconoscono reciprocamente.
Fonte: http://oraprosiria.blogspot.it/
Una suora di Damasco: “Preghiamo che tutto finisca, non abbiamo fiducia nella rivoluzione!”
I profughi continuano a bussare alla porta del Santuario di Tabbaleh, dedicato alla Conversione di San Paolo, a Damasco. I frati francescani della Custodia di Terrasanta e le Suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, che gestiscono la Chiesa, hanno accolto stabilmente otto famiglie e provvedono al sostentamento di altre 45 famiglie, cristiane e musulmane. Sono i rifugiati di Damasco, i civili vittime degli scontri fra forze dell’esercito regolare e gruppi rivoluzionari che negli ultimi giorni hanno messo a ferro e fuoco la città.
“Camminiamo con speranza e cerchiamo di consolare tutti, in queste ore tragiche”, dice a Fides p. Romualdo Fernandez OFM, Rettore del Santuario, informando che una folla di persone viene ogni giorno a pregare nella Chiesa, e si formano spontanei cenacoli di cristiani e musulmani che pregano insieme per la pace e chiedono la protezione a Dio e alla Vergine Maria.
Suor Yola, siriana, una delle religiose francescane che ogni giorno aiutano le famiglie dei profughi, racconta a Fides: “Stiamo facendo del nostro meglio per aiutare la famiglie di sfollati. La gente piange e spera in tempi migliori. Il costo della vita è altissimo, non si trovano medicinali, l’impatto dell’embargo che subiamo è tutto sulla popolazione civile e sui più poveri. Speriamo e preghiamo perché questa sofferenza finisca presto. Non abbiamo alcuna fiducia in questi cosiddetti ‘rivoluzionari”. Quali sono i rivoluzionari che fanno del male al popolo? Hanno danneggiato tutti, cristiani e musulmani, tante famiglie che hanno perso tutto”.
“In queste azioni armate e in questa sofferenza – prosegue la suora – la religione non c’entra. Con i musulmani abbiamo sempre vissuto fianco a fianco e continueremo a farlo. Il governo siriano finora è stato laico, ha garantito alla Siria sicurezza e stabilità. Oggi abbiamo solo disordine, insicurezza, caos, sofferenza. E cosa sarà domani? Ma sappiamo, come cristiani, che Dio ci protegge e la nostra speranza è viva. E, come cristiani, abbiamo una certezza: non abbandoneremo mai la Siria”.
Fonte: http://oraprosiria.blogspot.it/
L’urgenza del dialogo. Come
conferma al Sir una fonte della Chiesa locale, che ha chiesto l’anonimato
per motivi di sicurezza: “Ci sono focolai di scontri tra esercito siriano e
terroristi in atto in alcune zone periferiche della capitale. Si tratta di
centinaia di militanti islamici, alcuni di Al Qaeda, entrati in Siria per
fomentare disordini da Paesi come Kuwait, Iraq, Libano, Arabia Saudita e Qatar.
I loro corpi vengono bruciati dai loro compagni una volta colpiti dalle forze
fedeli ad Assad, per non fornire prove al regime siriano. La gran parte della
popolazione è con il regime e non ne vuole sapere di questi combattenti
integralisti, i musulmani siriani non conoscono fanatismi. Se il popolo fosse
stato tutto contro Assad lo avrebbe spazzato via in pochi giorni, come accaduto
in altre nazioni. Questo non vuol dire, però, che tutto vada bene. La Siria non
è una democrazia perfetta. La Siria ha bisogno di riforme e non di armi, ha
bisogno di dialogo e non di scontri a fuoco”. Si punta l’indice contro la
comunità internazionale e i media che “distorcono la realtà”. “Vogliono togliere
la Siria ai siriani per consegnarla ai Fratelli musulmani come accaduto in altri
Paesi mediorientali. Il nostro resta l’unico baluardo all’Islam integralista e
questo non piace ad altri Paesi della regione. I cristiani non soffrono
persecuzioni ma in quanto minoranza sono tra i più vulnerabili specie davanti a
questi terroristi stranieri che s’infiltrano nei quartieri anche cristiani,
seminando violenze e morte”. Ne è una prova il movimento “Mussalaha”
(Riconciliazione), nato dalla società civile, interreligioso, che punta al
dialogo fra le diverse componenti della società siriana e che tante vite umane
sta salvando in queste settimane. Ad Homs un Comitato della “Mussalaha” ha
mediato un accordo fra le forze governative e i rivoluzionari armati consentendo
l’evacuazione di oltre 60 civili, in maggioranza cristiani.
Fonte: http://oraprosiria.blogspot.it/
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