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lunedì 1 marzo 2021

LA BUONA NOTIZIA DEL GIORNO: ARRESTATO PER CORRUZIONE L'EX PRESIDENTE DELLA FRANCIA NICOLAS SARKOZY! 10 ANNI DOPO IL DISASTRO CHE LUI STESSO HA CREATO IN LIBIA, SIRIA E IRAQ...10 ANNI DOPO L'ASSASSINIO DI GHEDDAFI PER MANO DI AGENTI SEGRETI FRANCESI INFILTRATI TRA I RIBELLI DI BENGASI...

(Sopra: l'ex Presidente Libico Gheddafi)
(L'ex Presidente Francese Nicolas Sarkozy)

ARRESTATO NICOLAS SARKOZY PER CORRUZIONE IN FRANCIA (Lunedì 1° Marzo 2021)

Lunedì 1° MARZO 2021 - Parigi (Francia): #NikolasSarkozy è stato ARRESTATO per #corruzione! Ottima notizia: questo criminale di guerra esattamente 10 anni fa contribuiva con il suo attacco militare unilaterale in #libia, a INCENDIARE tutto il #nordafrica (#guerra in Libia, in #Siria e #Iraq) GRAZIE a Sarkozy nacque l'#ISIS che ha seminato MORTE e TERRORE in tutta l'#Africa, in #Europa ed in mezzo mondo!!! Grazie a #Sarkozy ci furono in #Francia ed in Europa molti attentati tra cui l'attacco al #Bataclan e a #CharlieEbdo, l'attacco sulla #promenade per citarne alcuni tra i più famosi e sanguinosi!!! Nella sua ultima campagna elettorale, dove fu eletto Presidente della Repubblica Francese, il suo staff fu finanziato con fondi illeciti e occulti tra cui anche diversi finanziamenti inviati da #Gheddafi che decise di farlo assassinare non solo politicamente ma anche fisicamente, sicuramente anche per nascondere la magagna che poi diversi anni dopo venne comunque a galla!!! #politica #politicaestera #geopolitica

Fonte: https://www.inews24.it/2021/03/01/francia-arrestato-sarkozy-corrotto-magistrato/

giovedì 19 aprile 2018

IL PRESIDENTE DONALD TRUMP, CONSIGLIATO MALE DAI SUOI COLLABORATORI E MILITARI, PROPRIO COME UN ANNO FA NELL'APRILE 2017, E' CADUTO NELLA TRAPPOLA DEI RIBELLI ANTI-ASSAD CHE INSIEME ALL'AIUTO DEI SERVIZI SEGRETI FRANCESI, HANNO ORCHESTRATO LA FARSA DELL'ATTACCO CHIMICO, FAKE NEWS CHE AVEVA L'INTENTO DI PROVOCARE LA REAZIONE DEGLI AMERICANI CHE PROPRIO TRE GIORNI PRIMA DEL FALSO ATTACCO CHIMICO AVEVANO ANNUNCIATO IL RITIRO DELLE TRUPPE DALLA SIRIA...IL PRESIDENTE MACRON COME IL SUO EX-COLLEGA SARKOZY, E' PARTE ATTIVA PERCHE' VUOLE PREDOMINARE IN NORD-AFRICA PER AMMINISTRARE LE MATERIE PRIME COME ORO, DIAMANTI, COLTAN E LE RISORSE PETROLIFERE ESCLUDENDO DALL'AREA GLI ALTRI PAESI EUROPEI, IN PRIMIS L'ITALIA (RICORDIAMO I MILIARDI DI EURO ANDATI IN FUMO, CONTRATTI STIPULATI TRA LE IMPRESE ITALIANE COME L'ENI, CON IL GOVERNO LIBICO POI STRACCIATI PER COLPA DELLA GUERRA SCATENATA, SEMPRE GRAZIE A FAKE NEWS ED ALLE PRIMAVERE ARABE CAUSATE E FOMENTATE AD ARTE DAI SERVIZI SEGRETI FRANCESI, DALL'OCCIDENTE E DALLA NATO CONTRO GHEDDAFI) IL PRESIDENTE LEGITTIMO ASSAD E' L'UNICO BALUARDO CONTRO IL CAOS, IL SOLO CAPACE DI MANTENERE UNA SIRIA UNITA, LAICA E TOLLERANTE CONTRO IL FONDAMENTALISMO ISLAMICO! IN QUESTO CASO, VLADIMIR PUTIN CI HA VISTO GIUSTO!

FAKE NEWS SULLA SIRIA E SU ASSAD
 
La solita #FakeNews già dell'#Aprile2017 (primo lancio di 59 #missili da parte delle #ForzeArmate #Usa ordinato dall'allora neo-eletto Presidente #DonaldTrump contro la #Siria di #Assad) a distanza di un anno preciso ritorna riesumata a fare danni...#Trump è di nuovo caduto nella trappola tesa dai ribelli anti-Assad, guarda caso proprio tre giorni dopo l'annuncio dello stesso #tycoon sulla volontà di ritirare presto le truppe USA dal territorio Siriano! Pare che questa #farsa... sia stata montata ad arte dai #servizisegreti Francesi, già attivi e distruttivi con le loro fake nella #Libia di #Gheddafi e dunque già esperti nel manipolare cose e uomini per fornire ad hoc prove false contro il governo di #Damasco!!! In questo #Aprile2018 è necessario ora attivare tutti i canali diplomatici e fare pressing sull'#ONU per far terminare finalmente una #guerra sanguinosa che dura ormai da 7 anni...ricordiamoci che è solo grazie alle #primaverearabe fomentate dall'#occidente con in testa la #Francia, dobbiamo la nascita del #Califfato dell'#ISIS con tutti i morti causati non solo dalle guerre civili, ma anche dagli attentati compiuti in mezzo mondo negli ultimi 8 anni per non parlare dei milioni di #profughi che sono scappati dall'inferno della #guerrasanta in #Europa inceppando la macchina degli aiuti e dell'#accoglienza!!!
 
 

Il video di un presunto attacco chimico girato e diffuso da un gruppo ribelle jihadista può bastare a scatenare la guerra? Se pensiamo alla storia recente e alle immagini finte o contraddittorie emerse dal caos siriano la risposta  può essere soltanto no. Ecco cinque casi d’autore che c’impongono di dubitare e riflettere anziché seguire chi invita alla guerra contro la Siria di Bashar al Assad.
 
1) Febbraio 2003. Il segretario di Stato Usa Colin Powell si presenta davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu  per convincere il mondo a intervenire contro Saddam Hussein accusato di possedere arsenali chimici e biologici in grado di minacciare la comunità internazionale. Tra le altre prove esibisce le immagini di alcuni laboratori mobili utilizzati per spostare i gas e gli agenti nervini. I laboratori e i depositi di armi chimiche non verranno mai ritrovati. E alla fine gli Stati Uniti dovranno ammettere che la guerra a Saddam Hussein è stata lanciata sulla base d’informazioni d’intelligence sbagliate o manipolate. 
 2) Febbraio 2011. Pochi giorni dopo lo scoppio della rivolta anti Gheddafi televisioni e giornali di tutto il mondo pubblicano le foto di quelle che vengono definite fosse comuni utilizzate per seppellire le vittime della violenta repressione attuata dal regime. Pochi giorni dopo si scoprirà che quelle sono le immagini del cimitero di Sidi Habed. E che le presunte vittime della repressione sono un’invenzione della propaganda anti-regime orchestrata da  Al Jazeera  e dal Qatar di concerto con i gruppi jihadisti protagonisti della ribellione. Il tutto sotto gli occhi di una Francia ansiosa di trovare un pretesto per l’intervento.
 3)  Agosto 2016.  Le immagini del bambino Omran  fanno piangere il mondo. Il bimbo, si dice, è stato estratto dai cosiddetti Elmetti Bianchi dalle macerie della sua casa di Aleppo Est distrutta da una bomba russa. Le foto vengono diffuse dall’Aleppo Media Center, l’ufficio stampa  di Jabhat Al Nusra, la costola siriana di Al Qaida  che al tempo controlla quella zona della città. Ma i media internazionali  non ci fanno caso e danno per buona la storia. Dopo la liberazione di Aleppo dai ribelli, Mohamad  Kheir Daqneesh, il padre di Omran,  racconterà che i cosiddetti “Elmetti Bianchi”  gli strapparono  il figlio dalle braccia e, anziché portarlo all’ospedale, persero tempo a    fotografarlo e filmarlo.
 4) Siria (?) 2014  Il filmato di un bambino siriano che salva la sorellina dai colpi dei cecchini di Bashar Assad nonostante sia stato lui stesso ferito fa il giro del web raccogliendo milioni di commenti entusiastici.  A novembre il regista norvegese Lars Klevberg racconta di aver girato quel video a Malta usando il set del film “Il Gladiatore”,   alcuni attori professioni e qualche comparsa arruolata tra i rifugiati siriani. Proprio per dimostrare come in guerra realtà e finzione possono venir facilmente capovolte.
 5)  Aprile 2018.  Un video diffuso sabato 7 aprile  dai  ribelli di Jaysh Al Islam,   la fazione jihadista finanziata dall’Arabia Saudita  che in quei giorni controlla ancora la  città di Douma nella regione di Ghouta,  mostra le terribili conseguenze di un presunto attacco con agenti chimici messo a segno  poche ore prima  da  due elicotteri governativi. Da tempo però gira in rete un filmato in cui si vede come nelle scuole controllate dai  ribelli s’insegni  ai bimbi a mimare le conseguenze di un finto attacco chimico. Le immagini sono facilmente sovrapponibili. E ben difficilmente distinguibili. 
 
Il presidente USA Donald Trump ha attaccato la Siria  nella notte di Sabato 13 Aprile 2018 con una serie di bombardamenti aerei contro alcuni importanti siti strategici di armi chimiche controllati dal regime di Bashar al-Assad (qui puoi seguire tutti gli aggiornamenti).
L’intervento militare a guida USA, con il supporto delle forze aeree di Francia e Regno Unito, giunge in risposta all’attacco chimico di Douma di una settimana fa, che ha causato la morte di almeno 100 persone. Sui social media di tutto il mondo sono stati diffusi video falsi sull’attacco di sabato notte avvenuto in Siria da parte degli aerei statunitensi, francesi e britannici.
Tuttavia, come succede anche per altri eventi come per esempio quando si verificano attacchi terroristici, viene diffusa molta disinformazione, anche dai media.
Ecco alcuni dei video e delle immagini condivisi ampiamente su Twitter e Facebook che in realtà non corrispondono agli attacchi aerei avvenuti la notte del 13 aprile 2018 in Siria.

Non in Siria, ma in Ucraina: Il video più ampiamente condiviso, anche da grandi testate internazionali come NBC News, PressTV e Telemundo, presumibilmente mostra diversi missili che colpiscono obiettivi in Siria. Il video tuttavia non è stato girato durante gli attacchi aerei di sabato in Siria, ma in Ucraina. Il filmato è stato caricato per la prima volta nel febbraio 2015.

Per ulteriori approfondimenti con video integrali clicca qui sul link:

di Fabrizio Casari tratto da http://www.altrenotizie.org/

Senza lo straccio di una prova, senza nessuna verifica circa l’accertamento dei fatti e le responsabilità, senza nessuna certezza sul materiale chimico utilizzato e, con esso, sull’identità dell’eventuale possessore, gli Stati Uniti hanno sferrato un attacco a base di missili Tomahawk sulla base militare siriana di Al Shayrat. Il Presidente Trump ha così avuto il suo “battesimo del fuoco”, rito di passaggio di ogni presidente statunitense che segna il passaggio dalla sua elezione all’assunzione effettiva di ruolo.
Stavolta è toccato alla Siria, il cui governo sembra effettivamente poco entrarci con le armi chimiche che hanno avvelenato decine di vittime. Ma non c’è nessuna prova che accusi le forze armate siriane dell’accaduto, che riferiscono invece di aver centrato con i loro aerei un deposito di armi dei terroristi jahidisti, dove evidentemente erano stoccate anche quelle chimiche.
Che l’Isis e le fazioni terroristiche facenti riferimento ad Al-Nusra dispongano di armi chimiche non è un segreto: gliele hanno fornite i turchi un anno fa su indicazione statunitense. Le hanno già usate in diverse occasioni, a Palmira come ad Aleppo, ma nel silenzio dei media occidentali che, del resto, tacciono anche sul flagello saudita su Sana’a e derubricano a incidente il massacro USA a Mosul. Come a dire che le vittime pesano a seconda di chi le fa.
Ma in guerra, come in politica, di fronte agli eventi domandarsi a chi giovano è esercizio ineliminabile se si vuole limitare i danni della propaganda. E anche in questo caso andrebbe fatto. E qui davvero non si comprende quale utilità avrebbe avuto Assad all’utilizzo di armi chimiche. In primo luogo la guerra in Siria è agli sgoccioli e l’alleanza tra Damasco e Mosca, con l’aiuto di Teheran e Hezbollah libanesi, ha praticamente vinto. Dunque perché provocare la comunità internazionale quando si sta già decidendo sede e composizione del tavolo della pace sulla Siria?
In secondo luogo: visto che la Siria ha dichiarato di aver inviato a suo tempo a Gioia Tauro tutte le armi chimiche siriane e che la Russia si è resa garante internazionalmente della moratoria sul loro uso, perché mai effettuare una sortita così goffa che distruggere la credibilità di Mosca e Damasco di fronte alla comunità internazionale? E tutto questo, ovvero un prezzo altissimo, sarebbe stato pagato per avere ragione di una casamatta dell’Isis in un paese senza particolare importanza, quando per la stessa presa di Aleppo, ben più importante strategicamente e politicamente, non è stato fatto?
Per sostenere la tesi dell’attacco aereo con armi chimiche su Khan Sheikhoun bisognerebbe ritenere che Assad sia stupido. Ma stupido non è. Lo fosse, non avrebbe resistito per anni e vinto una guerra con la quale tutto l’Occidente, in forma diretta e per procura con i terroristi islamici, ha tentato di spodestarlo. Damasco può semmai essere accusata di cinismo, di opportunismo, autoritarismo, ma certo non di stupidità.
La nuova crociata intrapresa si spiega con ragioni di politica interna statunitense, abilmente sollecitate. L’intenzione di Trump è di offrire spazio all'apparato militare statunitense per poter rafforzare una presidenza altrimenti già in crisi di credibilità, caratterizzata ogni giorno da licenziamenti, dimissioni e gaffes. L'apparato bellico statunitense, già in disaccordo con Obama sul mancato attacco in Siria, è il bastone indispensabile per Trump, l'unico in grado di bilanciare l'ostilità di CIA e FBI verso il tycoon, che deve quindi, in primo luogo, divincolarsi dalle accuse di collusione con Putin. In questa direzione va il licenziamento di Bannon, voluto dal falco McMaster: Trump cerca di acconsentire alle tesi guerrafondaie dei neocons, per cumulare forze utili a ridurre l’impatto dell’offensiva democratica, che punta a costruire le condizioni per arrivare in tempi rapidi all’impeachment.
Tutto ciò non esaurisce le motivazioni dietro all’ordine di attacco impartito ieri, vi sono anche ragioni di politica internazionale ancor più serie, non ultima quella di assegnare al presidente un profilo di uomo determinato, capace di sorvolare sulle ragioni della mediazione politica a favore del decisionismo. Le coincidenze non vanno mai sottovalutate. Trump attacca Damasco soprattutto per inviare un monito a Pechino.
Ospite del governo statunitense in Florida, il Presidente cinese è stato il vero destinatario del messaggio. Il riferimento è al nuovo equilibrio di forze che Trump chiede alla Cina. Un avvertimento forte circa la Corea del Nord, sul quale Washington la ritiene non sufficientemente attiva nel controllo e poco trasparente nelle sue intenzioni.
Quello che Trump vuole è un sostanziale reset del quadro delle relazioni con i cinesi, che comprenda la disputa sul Mar della Cina, il destino di Taiwan e, appunto, la soluzione della questione spinosa di Pyongyang. In cambio di questo offre l’apertura di relazioni commerciali prive delle logiche protezionistiche che si vorrebbero imporre al resto del mondo. L’Asia, i suoi immensi mercati, il suo ruolo geostrategico sono l’essenza della visione di politica estera della Casa Bianca e raggiungere un accordo con la Cina che veda gli Stati Uniti come dominus nell’area è il suo vero indirizzo strategico in politica estera.
Le reazioni russe all’attacco sono state dure, ma si sono fermate allo scontro politico e diplomatico, almeno per ora. Ha sospeso il memorandum con la coalizione a guida americana per la prevenzione degli incidenti e la garanzia della sicurezza dei voli ed ha annunciato che rafforzerà la difesa aerea siriana e chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Nella valutazione di Mosca pesa la sostanza militare dell’operazione, davvero per ora assai limitata. Il bombardamento ha colpito una base militare già evacuata, nessun missile ha colpito Damasco né obiettivi politici. Si può quindi definire l’azione militare una iniziativa che, sebbene rischi di innescare conseguenze gravi – resta comunque un gesto a carattere sostanzialmente dimostrativo.
La valutazione di Putin è che l’offensiva politica e diplomatica occidentale contro Mosca tende a stroncare sul nascere il clima di dialogo tra Putin e Trump. In questo senso pur muovendo le pedine politico-diplomatiche si guarda bene dall’incrementare lo scontro, consapevole che l’obiettivo strategico è quello di riportare il dialogo con Washington ad un livello che consenta il definitivo sdoganamento di Mosca nel grande risiko internazionale.
Obiettivo però ostacolato in diversi modi e da diverse forze. Gli interessi in gioco sono enormi e vanno da quelli del Pentagono, che senza la “minaccia russa” vedrebbe una diminuzione effettiva del suo ruolo e, in conseguenza, del budget per la Difesa. Ci sono poi gli interessi europei, tedeschi in testa, che puntano al rafforzamento della tensione con Mosca utilizzando la Crimea, l’Ucraina e le accuse di ingerenze russe nelle elezioni europee.
Parigi è interessata ad uno scontro politico aperto con Putin nella speranza che nell’attuale campagna elettorale francese questo possa danneggiare Marine Le Pen, che di Putin è estimatrice, mentre alla Germania giova un clima di tensione crescente con la Russia. Nella strategia tedesca c’è l’intenzione di candidare Berlino a un ruolo di garante politico verso i paesi dell’ex Patto di Varsavia.
La Germania pensa in sostanza di poterne rappresentare uno scudo politico e militare, prefigurando una sorta di suo protettorato verso Est e, in questa veste, disporre di una interlocuzione esclusiva con Mosca, bypassando la stessa UE, che considera un problema e non una soluzione.
Vedremo quali saranno gli sviluppi nelle prossime ore. Nel frattempo si può solo registrare come l’attacco alla Siria non abbia nulla a che vedere con la sorte delle vittime, a maggior ragione in un paese dove la guerra scatenata dall’Occidente in cinque anni ha lasciato sul terreno 270.000 morti di cui 14.000 bambini e mezzo milione di profughi. E’ solo il teatro cinico ed ipocrita di una colossale fake news avente come oggetto il tentativo disperato d’invertire le sorti del campo di battaglia, nella speranza di fermare una storia già scritta, quella della sconfitta occidentale in Siria.

mercoledì 12 aprile 2017

Nord Corea, Xi Jinping stoppa Trump: "Serve una soluzione pacifica!" - 朝鮮,習近平拖特朗普:“我們需要一個和平的解決辦法!” - 북한은시 진핑 트럼프를 드래그 : "우리는 평화로운 솔루션이 필요합니다.!"

북한은 진핑 트럼프를 드래그 :
"우리는 평화로운 솔루션이 필요합니다!"
 
 
DONALD TRUMP E XI JINPING
Lunga telefonata fra i leader di Pechino e Washington sulla situazione in Siria e Corea del Nord, i due punti più caldi sull’attuale scenario internazionale. Chiamato dal presidente Usa Donald Trump, il cinese Xi Jinping ha definito «inaccettabile» l’uso delle armi chimiche in Siria, secondo quanto riportato dall’agenzia Nuova Cina, e ha auspicato «una sola voce» in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Xi ha espresso anche preoccupazione per le tensioni che agitano il continente asiatico. Il leader cinese ha assicurato a Trump che Pechino è intenzionata a collaborare con gli Stati Uniti per convincere la Corea del Nord a porre fine al suo programma militare nucleare ma ribadisce la «necessità di una soluzione attraverso mezzi pacifici». Il capo della Casa Bianca ha inviato la portaerei USS Carl Vinson aircraft verso la penisola coreana come deterrente alle ambizioni missilistiche e nucleari di Pyongyang.
MAKE LOVE NOT WAR
La telefonata giunge all’indomani di un tweet in cui Trump spronava la Cina «a fare di più». A modo suo, Pechino ha già cominciato a fare pressioni con un avvertimento informale alla Corea del Nord a mezzo stampa. In un editoriale sul tabloid cinese Global Times, pubblicato dal Quotidiano del popolo, ossia l’organo ufficiale del Partito comunista cinese, si chiede a Pyongyang di astenersi da ulteriori provocazioni. «Se condurrà il suo sesto test nucleare, la possibilità di un’azione militare degli Stati Uniti sarà più alta che mai —, scrive il tabloid cinese —. Non solo Washington trabocca di fiducia e arroganza dopo l’attacco missilistico alla Siria, ma Trump vuole anche essere visto come un uomo che onora le proprie promesse». Un nuovo test nucleare di Pyongyang, avverte il giornale cinese, dopo le voci delle scorse settimane che lo davano per imminente, sarebbe «uno schiaffo in faccia al governo statunitense» e aumenterà il conflitto tra i due Paesi, e Pechino «presumibilmente reagirà con forza alle nuove azioni nucleari di Pyongyang».
La Cina sostiene la risoluzione della crisi attraverso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e il ripristino dei colloqui a sei sul nucleare nord-coreano, spiega ancora il quotidiano. «Se gli Stati Uniti intraprenderanno azioni unilaterali, guadagneranno scarso sostegno internazionale. Pyongyang può continuare con il suo duro atteggiamento, ma — conclude il Global Times — «per la propria sicurezza dovrebbe almeno fermare le provocazioni nucleari e missilistiche. Pyongyang dovrebbe evitare di fare errori, questa volta».
 
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시리아, 북한, 현재 국제 시나리오에있는 두 개의 가장 인기있는 장소의 상황에 중국과 미국의 지도자 사이의 긴 전화 통화. 미국 대통령이 도널드 트럼프에 의해 명명 된, 중국의시 진핑 기관의 새로운 중국을보고 "받아 들일 수없는"시리아 화학 무기의 사용이라고하며 '의 안전 보장 이사회에서 "한 목소리"를 촉구했다 UN.
사이는 아시아의 긴장에 대해 우려를 표명했다. 중국 지도자들은 중국이 핵무기 프로그램을 종료 북한을 설득하기 위해 미국과 작업 치열하지만 강조 것을 트럼프를 보장 "평화적인 수단을 통해 솔루션에 대한 필요성을." 백악관의 머리는 평양의 미사일과 핵에 대한 억지력으로 한반도에 USS 칼 빈슨 항공기 항공 모함을 보냈다.
이 호출은 트럼프가 중국을 촉구하는 트윗의 여파로 온다 "더 많은 작업을 수행 할 수 있습니다." 자신의 방법으로, 중국은 이미 언론에서 북한에 비공식적 경고 로비를하기 시작했다. 중국 공산당의 공식 기관이다 인민 일보, 발표 중국 타블로이드 글로벌 시대에 사설, 그는 추가 도발을 자제하기 위해 평양을 요청합니다. 당신이 그의 여섯 번째 핵 실험을하면 "미국의 가능성은 군사 행동은 그 어느 때보 다 높을 것이다 - 그녀는 중국의 타블로이드 신문을 기록 -. 뿐만 아니라 미국은 시리아에 미사일 공격 후 자신감과 오만으로 가득하지만 트럼프는 약속을 명예를 사람으로 볼 수 싶어. " 새로운 북한의 핵 실험, 그것은 임박한 걸린 최근 몇 주 동안의 소문 후 중국 신문을 경고, 그것은 "미국 정부에 대한 모욕"하고 두 나라 사이의 갈등을 증가시키고, 베이징 '아마 강력하게 대응할 것 평양의 새로운 핵 활동. "
중국은 유엔 안전 보장 이사회와 북한의 핵 6 자 회담의 복원을 통해 위기의 해상도, 매일을 설명하고 지원합니다. 미국이 일방적 조치에 착수 할 경우 "그들은 작은 국제 지원을 얻을 것입니다. 북한이 자신의 힘든 태도를 계속 할 수 있지만 - 글로벌 타임스는 말했다 - "자신의 안전을 위해 적어도 핵과 미사일 도발을 중지해야합니다. 북한은 이번 실수를하지 않도록해야합니다. "


venerdì 7 aprile 2017

L'attacco chimico è stato orchestrato ad'arte dai ribelli anti-Assad per coinvolgere gli Stati Uniti nel conflitto Siriano, la farsa del bombardamento sotto falsa bandiera è stato costruito per influenzare l'opinione pubblica e prepararla alla guerra contro Damasco, Donald Trump è cascato nella trappola propagandistica della falsa notizia! Химическая атака была организована по ad'arte против Асада повстанцев вовлечь Соединенные Штаты в сирийском конфликте, фарс ложной бомбардировки флага был построен, чтобы повлиять на общественное мнение и готовиться к войне против Дамаска, Дональд Трампа Он попал в ловушку пропаганды ложных новостей! The chemical attack was orchestrated by ad'arte anti-Assad rebels to engage the United States in the Syrian conflict, the farce of false flag bombing was constructed to influence public opinion and prepare for war against Damascus, Donald Trump It fell into the propaganda trap of false! نظمت هجوم كيماوي من قبل ad'arte ضد المتمردين الأسد للانخراط الولايات المتحدة في الصراع السوري، تم بناء مهزلة من التفجيرات العلم كاذبة، للتأثير على الرأي العام والاستعداد للحرب ضد دمشق، دونالد ترامب، حصل في فخ الدعاية أخبار كاذبة!


59 Missili Americani sparati dalle navi al largo della Siria
TUTTI I VIDEO, CLICCA SU QUESTO LINK
SIRIA - Il presidente russo Vladimir Putin considera i raid statunitensi in Siria "un'aggressione contro uno Stato sovrano in violazione delle norme di diritto internazionale, su pretesti inventati", ha riferito il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. "Quest'azione di Washington - ha aggiunto Peskov - arreca un danno considerevole alle relazioni russo-americane, che erano già compromesse. Ma soprattutto, non ci avvicina all'obiettivo finale della lotta contro il terrorismo internazionale, ma al contrario pone dei seri ostacoli per la costituzione di una coalizione internazionale per la lotta contro il terrorismo".
La Russia, che sostiene il regime di Damasco con la sua aviazione da fine settembre 2015, in Siria ha dispiegato aerei ed elicotteri che potrebbero essere rimasti danneggiati nel raid. Poco prima che 59 missili tomahawk colpissero la base aerea di Al Chaaryate, l'ambasciatore russo ad interim presso le Nazioni Unite aveva messo in guardia gli Usa dal condurre "un'azione tragica e dubbia".
"Dobbiamo pensare - ha detto - alle conseguenze negative. Pensate all'Iraq e alla Libia". Non è chiaro se i russi siano stati informati dell'attacco aereo: il Pentagono sostiene di sì, mentre il segretario di Stato americano non solo ha smentito, ma ha anche accusato Mosca di aver "fallito" in Siria, non riuscendo ad evitare l'attacco.
Putin, dal canto suo, continua ad affermare "che l'esercito siriano non dispone di armi chimiche" e che gli osservatori internazionali lo hanno certificato. "Ignorare l'uso da parte dei terroristi di armi chimiche aggrava la situazione", prosegue. Ora la domanda è come reagirà davvero il Cremlino, al di là delle dichiarazioni ufficiali di rito. Forse qualche risposta arriverà dalla visita di Tillerson a Mosca prevista la settimana prossima. 
Gli Stati Uniti hanno lanciato 59 missili cruise verso la base aerea siriana da cui si presume sia partito l'attacco con armi chimiche nella provincia di Idlib. Si tratta di missili 'Tomahawk', lanciati da due navi americane di stanza nel Mediterraneo. E' il primo attacco diretto Usa alla Siria dall'insediamento del presidente Donald Trump.
"Nessun bambino dovrebbe soffrire" come hanno sofferto quelli siriani, ha affermato Trump. E ha aggiunto: il bombardamento americano in Siria e' nel "vitale interesse della sicurezza" degli Stati Uniti. La Siria ha ignorato gli avvertimenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ha sottolineato Trump. E ha chiesto al mondo di unirsi agli Usa "per mettere fine al flagello del terrorismo".
LA BASE AEREA SIRIANA COLPITA DAI MISSILI USA
Sono cinque i morti nell'attacco americano alla base militare siriana di Shayrat, tra cui tre soldati e due civili. Lo ha detto Talal Barazi, il governatore della provincia di Homs, aggiungendo che altre 7 persone sono rimaste ferite.
Il Comitato di Difesa della Duma di Stato (la Camera bassa) russa afferma che l'attacco missilistico degli Stati Uniti contro la Siria potrebbe peggiorare i rapporti tra Mosca e Washington, nonché portare a un ampliamento dei conflitti armati in Medio Oriente. Lo riportano i media russi.
Secondo Mosca gli Usa avevano deciso di attaccare la Siria già prima della strage avvenuta tre giorni fa nella provincia siriana di Idlib per un presunto attacco con armi chimiche di cui sono accusate le truppe di Damasco: lo sostiene il ministero degli Esteri russo, secondo cui la carneficina di Idlib è stata per gli americani solo "un pretesto". "E' evidente - dichiarano da Mosca in un comunicato letto dalla portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova - che l'attacco con i missili da crociera americani è stato preparato in anticipo. Ad ogni esperto è chiaro che la decisione di effettuare gli attacchi è stata presa da Washington prima degli eventi ad Idlib che sono stati semplicemente usati come pretesto per dimostrare la forza".
"La Russia prima di tutto chiederà una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questo può essere considerato come un atto di aggressione da parte degli Stati Uniti contro uno Stato dell'Onu", ha detto ai media russi Viktor Ozerov, presidente del comitato di Difesa e sicurezza del Consiglio federale (Parlamento) russo.
L'attacco americano sulla base militare siriana "viola la legge internazionale. Washington ha compiuto un atto di aggressione contro uno Stato sovrano", ha sottolineato il presidente russo Vladimir Putin, citato dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, secondo i media russi. La Russia ha deciso di sospendere il memorandum con la coalizione a guida americana per la prevenzione degli incidenti e sulla garanzia della sicurezza dei voli durante l'operazione in Siria: lo riferisce il ministero degli Esteri russo. 
L'attacco americano in Siria "è un atto di aggressione con un pretesto assolutamente inventato" e "ricorda la situazione del 2003, quando gli Usa e la Gran Bretagna, con alcuni loro alleati, hanno invaso l'Iraq": lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov.
La Nato "rimanda alle autorità degli Stati Uniti per quanto riguarda" commenti agli attacchi in Siria. Lo riferisce un funzionario dell'Alleanza Atlantica, aggiungendo di "poter confermare che il Segretario generale, Jens Stoltenberg, è stato informato dal Segretario alla Difesa americano, James Mattis, prima degli attacchi".
Cinquantanove missili Tomahawk, spediti a colpire al-Shayrat, in Siria, in quella che il presidente Donald Trump, nella dichiarazione ufficiale della Casa Bianca, ha definito "un attacco militare sulla base aerea da dove l'attacco chimico è stato lanciato".
"Non possono esserci dubbi sul fatto che la Siria abbia usato armi chimiche, violando i suoi obblighi sotto la convenzione delle armi chimiche, e ignorando le sollecitazioni del Consiglio di sicurezza della Nato", sostiene il presidente americano, a pochi giorni dall'attacco che ha fatto molte vittime a Khan Sheikhun, nella provincia di Idlib occupata dalle milizie ribelli islamiste.

La risposta è arrivata durante la notte e sulle modalità le versioni per ora si contraddicono. "Non ci sono state discussioni o contatti preventivi, né ci sono stati dopo l'attacco con Mosca", ha detto alla stampa il segretario di Stato Rex Tillerson, parlando da Mar-a-Lago. Tuttavia la versione del ministro di Trump confligge con quanto sostenuto dal Pentagono.
Di "molteplici conversazioni" attraverso il canale di comunicazione esistente con la base di Latakia, in Siria, parla il portavoce del Pentagono Jeff Davis, secondo cui ci sarebbe stata coordinazione. "Ci sono russi alla base - ha commentato - e abbiamo preso precauzioni straordinarie per non colpire l'area dove i russi si trovano". 
 

mercoledì 5 aprile 2017

Bombardamento con armi chimiche in Siria, ha ragione il Governo di Mosca a difendere Assad, Presidente legittimo in carica a Damasco: tutti i resoconti sull'uso di gas sono fake news! Bombardment with chemical weapons in Syria, he is right, the Moscow government to defend Assad, legitimate president in office in Damascus: all reports on the use of gas is a fake news! Бомбардировка с применением химического оружием в Сирии, он прав, московское правительство, чтобы защитить Асад, законный президент в офисе в Дамаске: все отчеты по использованию газа являются поддельными новостями!

Damasco nega ogni responsabilità. Per la Russia la risoluzione Onu è "inaccettabile". Il vescovo di Aleppo: "Non credo sia colpa del Governo!"
 
Una città nel nord della Siria è stata esposta ad agenti tossici provenienti da un arsenale ribelle colpito in un bombardamento aereo. E' questa la tesi di Mosca, che bolla le notizie sull'attacco chimico nella provincia di Idlib, dove sono morte 72 persone, come "false". Ma la Turchia avverte Russia e Iran che i raid sono "una grave violazione degli accordi per il cessate il fuoco che mette estremamente a rischio la tregua".
 
ASSAD e PUTIN
La tesi della Russia: "Esploso arsenale chimico dei ribelli" - Il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale maggiore Igor Konashenkov, ha detto che le attività militari russe hanno registrato martedì un attacco delle forze aeree siriane su depositi di armi e una fabbrica di munizioni nella periferia orientale della città di Khan Sheikhoun. Le autorità di Mosca hanno poi aggiunto che armi chimiche prodotte dalla fabbrica sono state utilizzati in Iraq e lo stesso tipo di arsenale era stato utilizzato in precedenza dai ribelli ad Aleppo, dove si erano riscontrate sintomatologie simili a quelle osservate a Khan Sheikhoun.

Damasco nega attacco con gas tossici: "Accuse false" - Il comando generale delle forze armate siriane "smentisce categoricamente" di avere compiuto un attacco chimico a Khan Sheikhun. Lo si legge in un comunicato diffuso dall'agenzia governativa Sana. Le forze armate "non hanno e non useranno mai questi materiali in nessun luogo o momento", si legge ancora nella nota, in cui si afferma che lo stesso comando generale "ritiene responsabili per l'uso di sostanze chimiche e tossiche i gruppi terroristi e i loro seguaci".

Il vescovo di Aleppo: "Strage non compiuta dal governo" - "In questa situazione così frammentata, con tanti interessi e attori in gioco, è difficile poter essere sicuri al cento per cento di come stanno le cose. Ma per quello che conosciamo in base alle nostre esperienze, non riesco proprio a immaginare che il governo siriano sia così sprovveduto e ignorante da poter fare degli errori così madornali". Così il vescovo siriano Antoine Audo, alla guida della diocesi caldea di Aleppo.

Cremlino: "Continuiamo a sostenere Assad" - E intanto Mosca precisa che continuerà a sostenere il regime di Damasco. "La Russia e le sue forze armate continuano l'operazione per sostenere la campagna antiterroristica per la liberazione del Paese svolta dalle forze armate della Repubblica araba siriana", ha affermato il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov. Inoltre il ministero degli Esteri russo ha bollato i resoconti sull'attacco chimico a Idlib, in Siria, come "fake".

Ankara a Mosca e Teheran: "Tregua a forte rischio" - Ma la Turchia alza i toni e ritiene che l'attacco chimico sia stato compiuto dall'aviazione del regime siriano. Ankara, fa sapere il portavoce del ministero degli Esteri turco, Huseyin Muftuoglu, ha "portato all'attenzione" delle ambasciate di Russia e Iran che si tratta di "una violazione molto grave degli accordi per il cessate il fuoco", ricordando "le responsabilità degli altri due Paesi garanti" della tregua di Astana e spiegando che "violazioni del genere mettono estremamente a rischio la prosecuzione del cessate il fuoco".

Mosca respinge la bozza di risoluzione Onu - Il presidente siriano Bashar al Assad deve "cooperare pienamente con il meccanismo di inchiesta e con Onu e Opac. Deve fornire i dati dei voli militari del giorno dell'attacco, i nomi degli individui al comando di squadre ed elicotteri, e accesso alle basi aeree da cui si crede siano state lanciate le armi chimiche". E' quanto chiede la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu elaborata da Usa, Francia e Gran Bretagna. Mosca, però, "rigetta in modo categorico" la bozza di risoluzione.

Francia: "Samo di fronte a crimini di guerra" - "Stiamo parlando di crimini di guerra, crimini di guerra con armi chimiche": lo ha detto l'ambasciatore francese all'Onu, Francois Delattre, a margine della riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu sulla Siria. "Siamo chiari - ha aggiunto - l'attacco nella provincia di Idlib è avvenuto in una zona dove operano l'esercito e l'aviazione siriana".

Papa: "Ferma deplorazione, strage inaccettabile" - "Assistiamo inorriditi agli ultimi eventi in Siria, faccio appello - ha detto il Papa circa la strage di Idlib - alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche, a livello locale e internazionale, affinché cessi questa tragedia e si rechi sollievo a quella cara popolazione da troppo tempo stremata dalla guerra". Il Pontefice ha espresso "ferma deplorazione per l'inaccettabile strage avvenuta ieri nella provincia di Idlib, dove sono state uccise decine di persone inermi, tra cui tanti bambini".
 


venerdì 1 marzo 2013

In un'intervista esclusiva all'AP, il primo ministro iracheno avverte: se in Siria vincono i ribelli, Al Qaeda destabilizzerà l'intero Medio Oriente.

Siria: Putin, parliamone davanti a vodka, Hollande, meglio il porto.

MOSCA - (RUSSIA) - 28 Febbraio 2013 - ''Mi sembra che la questione siriana non possa essere risolta immediatamente senza una bottiglia, non dico di buon vino, ma di vodka, dobbiamo sederci e pensare!'' Lo ha detto il Presidente Russo Vladimir Putin nella conferenza stampa congiunta al Cremlino con il Presidente Francese Hollande, il quale pero' ha risposto che ''e' meglio farlo con una bottiglia di porto!'' Quella usata da Putin e' un'espressione idiomatica popolare, secondo cui ''senza mezzo litro di vodka non si capisce nulla!''

IL PRESIDENTE DELLA SIRIA ASSAD

BAGHDAD - (IRAQ) - Il primo ministro iracheno lancia un duro avvertimento: se in Siria vinceranno i ribelli, la violenza settaria contagerà l'intera regione e Al Qaeda controllerà vaste porzioni dei territori, destabilizzando il già precario equilibrio mediorientale. È il contenuto di un'intervista esclusiva che l'AP ha avuto con il premier Nouri al-Maliki: a preoccupare Baghdad, da tempo alle prese con settarismi interni che non permettono una ricostruzione serena sia delle infrastrutture che delle istituzioni irachene, è che la guerra civile in corso in Siria possa tradursi nell'esplosione di un confronto simile in Iraq, tra comunità sunnita e sciita. L'Iraq è vicino alleato del presidente siriano Bashar al-Assad, a cui ha cercato di garantire sostegno soprattutto all'interno di una Lega Araba egemonizzata dai Paesi del Golfo, non votando mai risoluzioni su sanzioni economiche e finanziarie contro la Siria. Allo stesso tempo, Maliki ha sempre tentato un approccio neutrale, affermando in più occasioni che la decisione finale è in mano al popolo siriano. "Se il mondo non è d'accordo a sostenere una soluzione pacifica attraverso il dialogo - ha detto Maliki all'AP - non vedo la luce in fondo al tunnel. Né le opposizioni né il regime possono neutralizzare l'altro. Se le opposizioni saranno vittoriose, scoppierà una guerra civile in Libano, in Giordania e in Iraq". Un confronto che sta già interessando Baghdad, dove proseguono proteste di piazza nelle aree a predominanza sunnita, che il governo cerca di tenere a freno con concessioni, quali la liberazione di duemila prigionieri politici. "Quando sta accadendo in Iraq è connesso a quello che accade nella regione ed è i risultato delle cosiddette Primavere Arabe e di alcune politiche settarie in Medio Oriente", ha concluso Maliki. 

 Fonte: Nena News e Ansa

 

sabato 29 settembre 2012

La Siria non si arrende, l'esercito di Assad ha sferrato un duro colpo ad Al Qaeda! Scandalosamente e incredibilmente, c'è stato il panico a Washington...

Washington - (USA) -  Tutti i siti cospirazionisti ormai hanno la notizia. La prendiamo dal Réseau Voltaire: 
«Anche se non annunciata dalle autorità saudite, la morte del principe Bandar bin Sultan bin Abdulaziz al-Saud è stata confermata in via ufficiosa al Réseau Voltaire. Il principe Bandar era stato nominato capo dei servizi segreti sauditi il 24 luglio. Una promozione interpretata come ricompensa per aver organizzato l’attentato del 18 luglio a Damasco.
I servizi sauditi, con il sostegno logistico della CIA, erano riusciti a far saltare in aria il quartier generale della sicurezza nazionale siriana durante una riunione della cellula di crisi: i generali, Assef Shawkat Daoud Rajha e Hassan Turkmani morirono nell’esplosione.
Il generale Hisham Ikhtiar moriva poco dopo, per le ferite. Questa operazione, denominata ‘Vulcano di Damasco’, aveva dato il segnale di attacco alla capitale a un esercito di mercenari, in gran parte provenienti dalla Giordania.
Il principe Bandar è stato lui stesso vittima di un attentato dinamitardo il 26 luglio, come hanno annunciato i media yemeniti. Sarebbe deceduto per le ferite.
Personalità brillante e cinica, il principe Bandar aveva 63 anni.
Era figlio del principe Sultan (l’inamovibile ministro della Difesa dal 1963, fino alla morte nel 2011) e di una schiava. Confidente di re Fahd, è stato ambasciatore a Washington durante il suo regno (1983-2005). Si era poi legato a George H. Bush (allora vicepresidente degli Stati Uniti) ed era diventato per lui un ‘figlio adottivo’, ragione per cui la stampa statunitense l’aveva soprannominato ‘Bandar Bush’.Un vero genio delle operazioni segrete, ha organizzato la vendita di armi al-Yamamah, riuscendo a intascare oltre un miliardo di sterline, secondo fonti ufficiali inglesi. Ha poi usato questo colpo di fortuna, e molti altri, per finanziare le attività dei gruppi jihadisti di tutto il mondo, tra cui al-Qaeda.
All’inizio del 2010, il principe Bandar aveva tentato di rovesciare re Abdullah per sostituirlo con suo padre Sultan. Il complotto fallì e fu bandito dal regno, ma col declino della salute del monarca, riuscì a tornare in Arabia Saudita l’anno dopo.
Dopo la morte del principe Sultan, era diventato il leader de facto della casa dei Sudeiri, il clan di falchi nella famiglia reale.La sua morte è un grave colpo per l’intero sistema occidentale delle operazioni segrete nel mondo musulmano.
Alla Siria sarebbe bastata solo una settimana per avviare questa spettacolare operazione di rappresaglia».
Bandar era l’uomo chiave della corte saudita, il trait-d’union con il potere americano, era soprattutto il vero fondatore e finanziatore di «Al Qaeda nel mondo», quella che sta servendo così egregiamente l’imperialismo americano nel mondo islamico.
Sicuramente è stato lui il mandante dell’attentato che, il 18 luglio, ha decimato la Direzione della Sicurezza siriana nel cuore di Damasco. È lui l’organizzatore dei «ribelli siriani» armatissimi che vogliono abbattere il potere degli Assad in Siria. Della sua morte in questo attentato parlano Russia Today, parla l’iraniana Press TV.
Ne parla il sito libanese Middle East Strategic Perspective (per tentare di negarne la morte), ne parla l’israeliano DEBKA Files, attribuendo l’attentato ai servizi iraniani (il chiodo fisso sionista).
La cosa più sensazionale è che non ne parlano i media arabi sauditi. Passano le ore, e da Ryad, sulla morte del principe «figlio adottivo di Bush», non viene nè una smentita nè una conferma.
Questo silenzio, come nota giustamente DEBKA, «significa che il panico ha invaso la Corte saudita». Questi principi miliardari, con centinaia di miliardi di dollari al sicuro nei paradisi fiscali, credevano di poter impunemente portare morte e distruzione, coi loro jihadisti, all’interno della Siria, si sentivano al sicuro, senza alcun pericolo personale. Ora si accorgono di poter essere colpiti sanguinosamente nel loro guardatissimo centro di potere, e hanno paura. Una paura folle. E poi: se l’attentato all’uomo-chiave fosse una congiura di palazzo? Una frattura nella compagine dei prìncipi sauditi stessi? Sicuramente in queste ore si sta cercando di capirlo a Ryad, nel panico e nell’angoscia.Ma ancor più clamoroso, se possibile, il silenzio di Washington.
Passano le ore, passano i giorni, e il Dipartimento di Stato tace sulla morte di Bandar. Tacciono i «grandi» giornali americani. Salvo errore, tace persino la BBC, leggendaria per essere sempre sulla notizia.
È una botta per Al Qaeda, e l’America è in guerra con Al Qaeda; dovrebbe esultare. Oppure no?Il sito Washington’s Blog evoca sardonico il 1984 di Orwell. Nel romanzo, la dittatura di Oceania è in guerra da innumerevoli anni con Eurasia. Di colpo, il regime di Oceania cambia alleanza: si allea con Eurasia, e insieme lottano in una guerra perpetua con Estasia. Lo Stato di Estasia diventa il mortale nemico.
E la propaganda del regime convince il popolo che «Siamo sempre stati in guerra con Estasia»; ovviamente la popolazione, istupidita dalla propaganda del Grande Fratello, si mette ad inveire contro Estasia e ad applaudire il nuovo alleato Eurasia.«Siamo sempre stati in guerra con Estasia».
Gli americani sono pregati di dimenticare – e dimenticano subito, grazie a CNN e Fox News, al Washington Post e al New York Times – che ufficialmente erano da decenni in guerra con Al Qaeda su tutti i fronti possibili e immaginabili, perchè Al Qaeda appare dovunque, in Somalia, in –Nordafrica, in Iraq, in Siria, in Libano. Solo che stavolta, Al Qaeda combatte contro il regime laico di Assad in Siria, e l’Occidente dà una mano ai ribelli, ossia ad Al Qaeda.
Già in Libia, l’alleanza fra Al Qaeda (Bandar bin Sultan) e gli occidentali è apparsa evidente. Oggi «Al Qaeda» controlla la Libia, e manda combattenti in Siria, che commettono atrocità contro la popolazione civile.È un’alleanza antica.
Zbigniew Brzezinski, che fu il consigliere di Sicurezza Nazionale di Jimmy Carter, ha raccontato come l’America creò, sostenne e finanziò Bin Laden e gli altri fondatori di Al Qaeda per combattere i sovietici in Afghanistan.
Lo stesso Brzezinski ha raccontato, in una audizione al Senato USA del 2007, che «la guerra al terrore islamico» (Al Qaeda) è «un mito storico, una narrativa».(SFRC Testimony - Zbigniew Brzezinski, February 1, 2007)
Al Qaeda servì agli USA per prendere piede in Bosnia ed addestrarvi terroristi jihadisti contro la Serbia.
Varie testimonianze, fra cui quelle di commandos francesi che erano giunti a tiro di Bin Laden in Afghanistan, hanno testimoniato che i comandi americani lo lasciarono fuggire deliberatamente, per aver la scusa di continuare la «lunga lotta al terrore». (Afghan article says US Bin-Ladin hunt phoney).
Le Figaro rivelò che il capostazione della CIA nella zona aveva fatto visita e colloquiato con Bin Laden in una clinica di Dubai due mesi prima dell’11 settembre. (CIA agent alleged to have met Bin Laden in July)
Eccetera, eccetera. Ma «Siamo sempre stati in guerra con Estasia».
Solo che il silenzio e lo sgomento di Washington per la morte del principe Bandar svela che qualcosa s’è rotto nella «narrativa».

domenica 16 settembre 2012

La vérité sur Houlé - La verità sul "falso" massacro di Houle in Siria: come la propaganda dei ribelli terroristi manipola l'informazione così come è accaduto in Libia; menzogne, falsità, bugie per accattivarsi il favore e l'appoggio militare dell'Occidente e dell'opinione pubblica mondiale! Ma sono i ribelli Siriani i veri terroristi e il vero pericolo per la pace in Medio-Oriente...

VOX CLAMANTIS – 26 Maggio 2012
Traduzione dal francese a cura della Fraternità Maria Gabriella
Domandiamo agli nostri lettori di non lasciarsi impressionare dalla campagna mediatica a proposito del massacro di Houle. Contrariamente a quanto viene affermato dai media e dalle nostre prime informazioni raccolte, l’armata siriana regolare non si è posizionata e non ha bombardato Houlè.
Si tratta, da parte dei terroristi, di un colpo montato al quale l'opinione pubblica è già molto abituata e, da parte del governo di una dimissione inaccettabile, che lascia civili innocenti affidati alla sua protezione e forze dell'ordine in numero insignificante essere oggetto di impressionanti attacchi da parte di centinaia di miliziani feroci, pronti a tutto ed armati fino ai denti, con la pura missione di “creare” le  vittime per sfruttare mediaticamente il loro sangue.
Questo coincide con l'annuncio della prossima visita di Kofi Annan e lo scopo è quello di screditare questa missione, gettandone tutto il biasimo sulle legittime  autorità siriane. Le notizie che noi forniamo vengono da testimoni oculari che vivono sui luoghi. Essi non hanno per finalità quella di “proteggere” il regime ma di “proteggere” la popolazione civile, abbandonata dal governo e consegnata alla selvaggia furia dei terroristi.
La verità su Houle
Ecco ciò che noi abbiamo ricevuto da un testimone oculare di Kfar Laha, vicino a Houle: “Le bande armate sono uscite da Rastan e da Saan, tra Homs e Hama verso le otto di sera. Hanno attaccato le barricate delle forze dell'ordine intorno all'ospedale e hanno ucciso e ferito circa 35 elementi tra le forze dell'ordine, poi sono penetrati nell'ospedale statale. All'interno dell'ospedale si trovavano i pazienti e le equipes sanitarie e alcuni familiari che accompagnavano i malati, circa 25 persone. Le bande armate hanno massacrato tutte le persone presenti poli hanno bruciato l'ospedale dopo aver trasportato i cadaveri. Sui canali video dei ribelli si vede che quelli che trasportano i cadaveri lo fanno su coperte sulle quali è scritto in arabo “ministero della salute”. Questo prova che essi sono gli autori del crimine. Le bande armate si sono in seguito dirette verso le case circostanti, hanno massacrato i loro abitanti, hanno bruciato cinque case dopo aver trasportato i cadaveri. Dei rinforzi sono arrivati da parte delle forze dell'ordine. Ci sono stati scambi di fuoco e nove terroristi sono stati uccisi.
Sulla via, essi si sono introdotti in una farmacia ed hanno fucilato il farmacista per punirlo di aver venduto dei medicinali a un membro del servizio dell'ordine ed hanno bruciato la sua farmacia.
Verso le 22 le bande armate si sono dirette verso il villaggio di Tel Do. Hanno investito il quartiere sud e hanno massacrato famiglie alauite, uomini, donne e bambini, poi hanno appiccato fuoco dopo aver trasportato i cadaveri.
I cadaveri raccolti sono stati ammassati  in una moschea per mostrarli agli osservatori dell'ONU come se fosse stato un massacro perpetuato dall'armata regolare.
Diverse notizie dalla regione di Homs e di Hama
A Salamiyeh, grosso villaggio a est di Hama, sulla strada di Aleppo, abitato da una maggioranza di ismaeliti di cui un gran numero sono oppositori ( comunisti e houranis) c'era un funerale e le persone venivano a presentare le loro condoglianze, bande armate vestite con degli “schmakhs”, copricapi dei beduini del deserto, senza dubbio per incitare gli abitanti di Salamiyeh a credere che questi fossero i loro vicini i beduini del deserto “badiyat” e fomentare la guerra civile. Le bande armate di PKC hanno aperto il fuoco sulla folla per cinque minuti, uccidendo sette persone e ferendone un gran numero.
Nel villaggio di Siphonyeh, presso Kattineh, a 15 km a nord di Homs, bande armate si sono introdotte in gran numero e hanno massacrato due famiglie: Abdallah Abdel Nabi e i suoi  6 bambini e anche il suo vicino e suo figlio. Hanno anche bruciato le case prima di ritirarsi.
Tutta la campagna di Kusayr è a ferro e  fuoco, in un vuoto di sicurezza spaventoso. Da due settimane  la guerra civile è cominciata tra i villaggi sunniti e i villaggi sciiti. E sunniti del villaggio di Saargi, contrabbandieri e banditi, hanno cominciato a uccidere e rapire civili dei villaggi sciiti di Safsafè, Zeytè, Hawik . Per proteggersi gli sciiti hanno dovuto prendere le armi perché i sunniti attaccavano con fucili, mitragliatrici e mortai e RPG. Gli sciiti sono stati presi di sorpresa perché essi non erano armati ma alcuni possedevano armi personali. Gli sciiti hanno rapito due sunniti della famiglia Hseykeh e fino ad oggi l'atmosfera è molto tesa. Un antico contenzioso opponeva questi due villaggi ma essi avevano celebrato una grande riconciliazione con la presenza dello Cheikh Naim Qassem, il vice presidente di Hezbollah. Erano stati invitati villaggi all'intorno e i notabili cristiani di Kusayr  erano stati invitati. Purtroppo la consegna delle bande armate è di accendere ad ogni costo il conflitto religioso e, nell'assenza di forze dell'ordine o davanti alla loro impotenza, non c'è altra alternativa per gli abitanti che proteggersi dalle bande armate prendendo essi stessi le armi.
Come abbiamo spiegato nel nostro articolo di ieri, le città e villaggi si organizzano verso un'autonomia di sicurezza a partire dalle alleanze e dagli equilibri tribali sottili e inimmaginabili, per esempio ,come noi dicevamo, l'accordo realizzato tra Nebek e Flitta: “non rapite più i nostri sennò noi interdiremo agli abitanti di Flitta di entrare a Nabek.”
Il regime sta per accettare la realtà di una disaffezione della sua presenza rispetto alla sicurezza, in virtù della quale il mosaico siriano si fratturi in una logica di affinità confessionali tribali o politiche, in base ad alleanze, a rifiuti, a tradimenti , per un riallineamento alla maniera libanese? Sinistra prospettiva….
Vox Clamantis
Vox Clamantis est un centre d’information du diocèse grec melkite catholique de Homs, Hama et Yabroud.
AGGIORNAMENTO DA VOX CLAMANTIS 
31 Maggio 2012 – Redatto da Frére Jean
Il generale Suleiman, Presidente del tribunale militare, capo dell'investigazione sul massacro di Houlé (del 26 maggio 2012) ha dato questa sera i risultati preliminari, basati su dichiarazioni di testimoni oculari presenti sulla scena, ed anche sullo studio dei rilievi militari e penali: Il Generale ha detto che dopo la preghiera del venerdì, 600-800 uomini armati hanno attaccato di sorpresa le 5 postazioni di controllo tenute dalle forze di sicurezza siriane nella regione di Taldo. Tutte le armi furono utilizzate in questo attacco, compresi cannoni di mortaio. Le forze di sicurezza hanno cercato di respingere questi attacchi. Allo stesso tempo delle bande armate si sono sparpagliate intorno alle posizioni del national hospital di Taldo e della piazza dell'orologio. Hanno massacrato famiglie parenti del Deputato Abdel Karim di Taldo che ha sfidato l'embargo dell'opposizione nelle ultime elezioni parlamentari. Le famiglie massacrate sono note per essere pacifiche e vicine al regime. I cadaveri sono stati trasportati su veicoli dei terroristi per essere riuniti nella moschea. Un altro gruppo armato si è diretto su Shumariyeh a pochi chilometri di distanza e ha massacrato famiglie appartenenti alla confessione di Sciita, anch’esse vicino al regime. Anche questi cadaveri sono stati anche ammassati nella moschea. Il Generale Suleiman ha assicurato che l'osservazione dei morti mostra che essi furono tutti uccisi da vicino, o da arma da fuoco o da un strumento tagliente. Nessuno porta traccia di obus o schegge metalliche. Nessuno sembra essere stato colpito da un oggetto provocato da un bombardamento. Al momento del massacro di forze siriane stavano respingendo vari attacchi e non potevano disperdersi per un'altra missione. Più quartieri dove i massacri siano stati commessi sono sotto l'autorità dei miliziani ribelli ed è praticamente impossibile alle forze di ordine entrarvi. Mr Jihad Makdessi, portavoce del Ministero degli affari esteri ha segnalato che appena al  corrente degli eventi drammatici di Hula, le autorità siriane hanno contattato il Generale Mood, capo osservatore della Nazioni Unite, per chiedergli di recarsi sulla scena. I miliziani ribelli lo attendevano con i corpi delle vittime raccolte da loro. Mr Jihad Makdessi, dopo questo atto criminale gravemente condannato dal suo governo, sta cercando di dimostrare che la Siria soccombe a una guerra settaria. Anche Vox Clamantis i.D.D. ha saputo da un testimone oculare che il 29 maggio, h 5 del mattino, bande armate attaccarono la stazione di polizia nel villaggio di Dmeineh, sulla strada per Qusayr. Questo villaggio è interamente cristiano e conta circa 400 famiglie greco-cattoliche. Gli scontri sono durati più di due ore e due case hanno ricevuto tutta la forza di proiettili lanciati dai terroristi. La stazione di polizia ha respinto l'attacco in cui un ufficiale di polizia ha perso la vita, e molti sono rimasti feriti. Si sono registrati sette morti tra i miliziani. La città di Dmeineh, tagliata fuori come Kusayr del mondo esterno, vive difficili giorni e si prepara a sua volta a evacuare, come è avvenuto per Kusayr e i quartieri cristian di Homs.
Vox Clamantis in Deserto Damasci è il centro di informazione delle diocesi greco-cattolica di Homs, Hama e Yabroud.
Syrien Eine Auslöschung 
13.06.2012 · Das Massaker von Hula ist ein Wendepunkt im syrischen Konflikt. Die westliche Öffentlichkeit beschuldigt, gestützt auf die UN-Beobachter, die syrische Armee. Diese Version kann auf Grundlage von Augenzeugenberichten bezweifelt werden. Demnach wurden die Zivilisten von sunnitischen Aufständischen getötet. 
  

Ascolta il Messaggio del Nunzio Mons Zenari a Radio Vaticana:

"Il massacro di bambini innocenti è un crimine insopportabile, che getta una nuova ombra su questa orribile guerra. Tuttavia, le reazioni indignate degli organi internazionali non bastano. L'Onu deve sostenere e dare voce alle iniziative delle comunità siriane, che tentano di reagire alle violenze in modo costruttivo e non con la vendetta". "Non importa chi sia l'autore di queste stragi - continua il prelato - la spirale di sangue e violenza deve cessare". "Gli osservatori Onu non stanno facendo molto - racconta mons. Zenari - e vi è poca fiducia fra la popolazione sui risultati concreti del piano di Kofi Annan. La popolazione sta tentando di organizzarsi da sola per trovare soluzioni alternative". In questi giorni a Homs, una delle città simbolo della rivolta contro il regime, i leader cristiani cattolici e ortodossi, alawiti, sunniti e rappresentanti della società civile, hanno organizzato una serie di incontri per cercare una soluzione non violente al conflitto. "L'idea - aggiunge il nunzio - è quella di dare un segno di speranza ai siriani e invitarli a mettersi in gioco e a reagire in modo costruttivo e pacifico, contro chi vuole distruggere il Paese". Tali iniziative continueranno nei prossimi giorni e saranno proposte anche in altre città della Siria.

Preghiera e digiuno nell’inferno della lotta: l’esperienza di un prete cattolico
Nel bel mezzo di massacri, violenze, spari, rapimenti, vendette, una piccola fiammella di fede e di amore si è accesa nella città di Qusayr (nei pressi di Homs), uno dei luoghi dove la guerra infuria più violentemente: come l’Agenzia Fides apprende da fonti locali, un prete cattolico, che per ora preferisce conservare l’anonimato, si è coraggiosamente stabilito in città, in una casa parrocchiale, con il solo scopo di fare un’esperienza di continua preghiera e digiuno, per implorare da Dio la pace e la riconciliazione.
Proprio laddove “si sta scatenando l’inferno”, la sua presenza, spiega il sacerdote, vuole essere un “segno forte di non violenza, una testimonianza di fede e di amore per il popolo siriano”. Il suo essere “segno di contraddizione”, sarà un’esperienza che i fedeli di tutte le religioni potranno comprendere, in quanto “le armi della preghiera e del digiuno sono importanti nel cristianesimo e nell’islam”. Vuole essere un modo, rimarca, “per ricordare a tutti gli uomini, a chi sta combattendo e uccidendo, che l’unica fonte di speranza è Dio: il Dio della vita, il Dio della pace, il Dio della riconciliazione, che ci rende fratelli e non nemici”.
Fonti di Fides non escludono che, mentre la sua esperienza si diffonde in città, fedeli cristiani e musulmani possano unirsi a lui, nonostante i pericoli, e che nella città martoriata dal conflitto possa accendersi un nuovo lume di speranza per la Siria, grazie a uomini e donne che rifiutano l’odio e scelgono la non violenza, in nome della loro fede. La religione e la fede – notano le fonti di Fides – sono infatti una componente importante della vita e dell’identità del popolo siriano e, in queste ore difficili di brutalità, occorre fare leva sulla componente spirituale, che restituisce all’uomo la sua vera dimensione, la sua autentica dignità. (PA) (Agenzia Fides 28/5/2012)

PATRIARCA GREGORIO III LAHAM, “FERMARE STRAGI, PIENO APPOGGIO AL PIANO ANNAN

“Fermare subito gli scontri e la violenza e dare pieno appoggio al piano di Kofi Annan”: dalla Germania, dove si trova in visita, a parlare è Gregorio III Laham, patriarca di Antiochia dei greco-melkiti. In una dichiarazione rilasciata al Sir il presule, commentando le ultime stragi a Hula, Hama, con molti bambini tra le vittime, torna ad invocare “la fine delle violenze che stanno gettando il Paese nel baratro. Con l’aiuto dello Spirito Santo prego che tutte le parti coinvolte possano trovare vie di dialogo. La comunità internazionale, l’Europa in testa, sappiano aiutare la Siria ad uscire da questa grave situazione. Il mondo aiuti tutti i siriani, Regime, militari, opposizione, donne e uomini a dialogare. Basta con le stragi, con la violenza - papa Benedetto XVI lo ricorda sempre - non si ottiene nulla. Come vescovi di Siria lo abbiamo detto più volte ed oggi lo ribadisco, diamo pieno appoggio al piano di pace di Kofi Annan”.

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, A PROPOSITO DELLA STRAGE DI HULA

La recente strage di Hula, dove ha perso la vita un centinaio di persone, tra cui numerosi bambini, addolora e preoccupa profondamente il Santo Padre e l’intera comunità cattolica, nonché la comunità internazionale, che ha condannato unanimemente l’accaduto.
Nel rinnovare il suo appello alla cessazione di ogni forma di violenza, la Santa Sede esorta le parti interessate e tutta la comunità internazionale a non risparmiare alcuno sforzo per risolvere la crisi attraverso il dialogo e la riconciliazione. Anche i leaders e i credenti delle diverse religioni, con la preghiera e la collaborazione vicendevole, sono chiamati a promuovere con grande impegno l’auspicata pace, per il bene di tutta la popolazione.




ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!