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sabato 20 ottobre 2012

Un anno fa, il 20 Ottobre 2011, la morte del Leader Libico Gheddafi; HRW denuncia l'esecuzione sommaria eseguita senza processo ed ordinata dai Servizi Segreti Francesi che volevano sbarazzarsi di un ingombrante e scomodo testimone di oltre 40 anni di intrighi, durante la "Guerra Fredda" tra l'Est e l'Ovest del Mondo!

TRIPOLI (LIBIA) - Dubbi e incertezze sulla morte di Gheddafi. Quasi un anno dopo l’uccisione dell’ex rais, permangono indecisioni circa le esatte circostanze che circondano la morte di Muammar Gheddafi avvenuta a Sirte il 20 ottobre 2011.
Secondo il rapporto di 58 pagine di Human Rights Watch (UNHCR) intitolato Death of a Dictator, oltre all’ex rais le milizie di Misurata avrebbero preso d'assalto il convoglio di Gheddafi in fuga presso l'Hotel Mahari a Sirte, catturando e uccidendo almeno 66 parenti del dittatore.
Inoltre la relazione sostiene l'idea, già avanzata da varie ONG internazionali, che Gheddafi potrebbe essere stato freddamente ucciso dai thuwwars (rivoluzionari), e non colpito accidentalmente in uno scontro a fuoco, come sostengono le autorità libiche che hanno sempre rifiutato di indagare sulle circostanze della morte dell'ex leader libico.
La mattina del 20 ottobre 2011, Mutassim Gheddafi suggerì a suo padre e al suo entourage di fuggire dalla loro roccaforte di Sirte, assediata dai ribelli sostenuti dalla NATO. Muammar Gheddafi e i suoi uomini fuggirono in un convoglio armato di cinquanta veicoli. Ma nelle vicinanze dell’ hotel Mahari il convoglio venne attaccato dalle milizie di Misurata. Muammar Gheddafi e i superstiti si rifugiarono in nelle vicinanze, prima di tentare di scappare ma vennero intercettati e fermati.
"Quando Gheddafi fu catturato, le milizie lo colpirono con la pistola e con calci e quando venne messo in ambulanza per essere trasportato a Misurata, era già morto", è scritto nel rapporto delle testimonianze dei sopravvissuti presenti quel giorno.
Sono passati diversi mesi da quando HRW e altre ONG hanno denunciato gli abusi dei thuwwars. Tra le nuove prove, c’è un video di sette minuti, girato da un combattente ribelle in cui si vedono 29 uomini di Gheddafi, seduti contro un muro mentre vengono insultati, umiliati, e colpiti. Secondo il rapporto, le forze anti-Gheddafi hanno catturato circa 150 persone quel giorno, 70 furono trasferite nella prigione a Misurata, invece altri 66 sono stati trovati morti il ​​giorno dopo nei pressi del Mahari Hotel. 
Nonostante le accuse di esecuzioni sommarie delle organizzazioni internazionali, nessuna indagine è stata condotta fino ad oggi dalle autorità libiche. La famiglia Gheddafi aveva presentato una denuncia per crimini di guerra dinanzi alla Corte penale internazionale. L'Alto Commissario ONU per i diritti dell'uomo e numerose ONG (Amnesty International, il Comitato Internazionale della Croce Rossa e Human Rights Watch) avevano anche richiesto un'indagine. Ma tali richieste sono rimaste inascoltate.
"Le autorità libiche non hanno mantenuto la promessa di indagare sulla morte di Gheddafi, 
né su quella di suo figlio", si legge nel rapporto di HRW. 


 
Libia, avvocato di Aisha Gheddafi: Processare responsabili di morte raìs! I responsabili dell'uccisione di Muammar Gheddafi dovrebbero essere portati davanti alla giustizia. Lo ha detto Nick Kaufman, l'avvocato israeliano della figlia dell'ex raìs, Aisha. Il legale, che nel passato ha rappresentato alcune figure controverse, è stato ingaggiato dalla donna l'anno scorso. Kaufman ha inoltre accusato le autorità libiche di non essere in grado di garantire un processo giusto al figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, arrestato un mese dopo la morte del padre il 20 ottobre del 2011. La Corte penale internazionale, che ha formulato nei confronti di Saif al-Islam accuse di crimini contro l'umanità, non ha ancora deciso dove l'uomo sarà processato.

Morto il giovane che scovò Gheddafi, rapito e torturato, è spirato a Parigi...

Era diventato celebre per aver riconosciuto il dittatore, nascosto in una conduttura nei pressi di Sirte. Inizialmente si credette che fosse stato proprio lui a sparargli a bruciapelo. Sequestrato lo scorso luglio, è rimasto nelle mani dei lealisti per 50 giorni. E adesso in Libia è caccia all'uomo!

MISURATA (LIBIA) - Omran Ben Shaban, il giovane che divenne famoso come colui che smascherò Muammar Gheddafi nel suo ultimo nascondiglio, il 20 ottobre del 2011, consegnandolo al suo tragico destino, ha pagato con la vita l'essere assurto a figura eroica e icona della vittoria della resistenza libica sulla dittatura del Colonnello. Shaban, 22 anni, è spirato lunedi a Parigi, dove si trovava per curare le gravi ferite infertegli dai fedelissimi del Colonnello, che nel luglio scorso lo avevano rapito e torturato.

FOTO Folla ai funerali di Shaban 1

VIDEO Il ragazzo che scoprì il Colonnello 2

FOTO La pistola d'oro di Gheddafi 3

Shaban era stato liberato la scorsa settimana, dopo 50 giorni di prigionia nella città di Bani Walid, grazie alla mediazione di Mohammed Magarief, presidente dell'Assemblea nazionale libica. Shaban era in condizioni critiche: durante il sequestro aveva provato a fuggire e i suoi rapitori gli avevano sparato allo stomaco e al collo. Secondo quanto riportato dalla stampa, aveva le gambe paralizzate per una ferita da proiettile vicino alla spina dorsale.

Ieri un aereo privato ha riportato il cadavere di Omran a Misurata, sua città natale e tra i luoghi simbolo della resistenza anti-Gheddafi. Nelle prime ore di questa mattina la sepoltura. Ai funerali, celebrati nello stadio cittadino, erano presenti oltre 10mila persone. Dopo il dolore, ora in Libia è caccia all'uomo per scovare i responsabili della sua morte.
L'Assemblea nazionale di Tripoli, riferisce l'agenzia di stampa ufficiale Lana, ha concesso ai ministeri della Difesa e dell'Interno dieci giorni di tempo per "arrestare i responsabili del sequestro e delle torture" subite dal 22enne. "Questo è un crimine che va punito. I responsabili vanno individuati e processati", si legge in una nota del presidente Mohammed al Magarief. L'Assemblea nazionale ha riconosciuto a Shaban il titolo di "martire".
Il mondo aveva conosciuto Omran Shaban il 20 ottobre dell'anno scorso, grazie alle immagini e ai filmati che lo ritraevano accanto a Gheddafi mentre il dittatore veniva tirato fuori da una grande conduttura definita 'la fogna del ratto', nei pressi di Sirte, città d'origine del dittatore. Ormai braccato nel suo disperato tentativo di fuga, Gheddafi si era infilato in quel buco sperando di sfuggire alla cattura. Ma era stato riconosciuto da Omran Shaban, che ne aveva segnalato la presenza ai miliziani. La grande caccia si era poi conclusa con l'uccisione sul posto di Gheddafi. Omran, portato in trionfo, era apparso in quelle foto e in quei video che ritraevano lo storico momento. Si era diffusa anche la notizia che fosse stato proprio lui, Shaban, a sparare 4 a bruciapelo puntando alla testa del dittatore.
Secondo il racconto dei familiari, Omran era stato rapito da uomini armati nei pressi di Bani Walid, dove era stato inviato dal governo per sedare degli scontri in corso nella Libia occidentale. Bani Walid, una delle roccaforti di Gheddafi, è stata l'ultima città a cedere ai ribelli. Dopo l'uccisione dell'ambasciatore americano 5 a Bengasi, lo scorso 11 settembre, la morte di Shaban è l'ulteriore prova dell'esistenza di sacche di resistenza e tensioni tra i nuovi leader libici, alimentata da bande armate e una forte rivalità con Misurata, distante circa 140 chilometri da Bani Walid. Sempre lo scorso luglio, combattenti da Misurata minacciarono di attaccare Bani Walid dopo il rapimento di due giornalisti, liberati con la mediazione delle autorità. 
 

 

 




20 OTTOBRE 2011 - 20 OTTOBRE 2012: Esattamente un anno fa, ricorrono i 365 giorni dalla fine orribile di Gheddafi, ucciso a Sirte da quello che poi si saprà essere un Agente Segreto Francese che ha eseguito gli ordini precisi dell'allora Presidente Francese Nicolas Sarkozy. L'urlo ai ribelli: «Non sparate!»

La «Bbc»: «Scovato da un combattente di vent'anni!» - Il cadavere a Misurata, sarà sepolto in un luogo segreto!

LIBIA (20 OTTOBRE 2011 - 20 OTTOBRE 2012) - Muammar Gheddafi, dittatore della Libia per 42 anni, è stato ucciso giovedì mattina nei dintorni di Sirte dai guerriglieri della rivoluzione. La notizia viene confermata dal primo ministro del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), Mahmoud Jibril. Che commenta: «Aspettavamo da tempo questo momento». E proclama: «È tempo di dare vita a una nuova Libia unita, un popolo e un futuro». Il cadavere di Gheddafi è stato portato a Misurata, dove sarà sepolto in un luogo segreto.
GLI ULTIMI ISTANTI DEL COLONNELLO - I dettagli sulla cattura e la morte di Gheddafi non sono chiarissimi. I video girati con i cellulari dagli stessi guerriglieri mostrano che il raìs è stato preso vivo e ucciso dopo pochi minuti. Il primo ministro Jibril riferisce che Gheddafi è stato colpito alla testa, durante una sparatoria avvenuta, dopo la cattura, tra i sostenitori del Colonnello e le forze del Cnt. Non c'è stata quindi, secondo la versione di Jibril, una esecuzione. Prima di cadere in mano ai ribelli, all'alba di giovedì, Gheddafi avrebbe tentato la fuga ma il suo convoglio sarebbe stato fermato dai bombardamenti dei caccia Nato. In serata sia gli Stati Uniti che la Francia, hanno rivendicato la paternità di quell'azione. Il ministro della Difesa di Parigi, Gerard Longuet, dice che i caccia che hanno «bloccato» il convoglio in fuga erano francesi. Mentre da Washington arriva una precisazione: c'era anche un drone americano.
LA PISTOLA D'ORO - Altri dettagli sugli istanti della cattura arrivano dal racconto di Mohammed al-Bibi, guerrigliero libico 20enne che alla Bbc dice di essere stato lui a scovare Gheddafi e di essersi impossessato della pistola d'oro che il Colonnello aveva con sé. Il giovane sostiene che Gheddafi era nascosto in una buca nel centro di Sirte e che lo ha supplicato: «Non sparare! Non sparare!».

LE IMMAGINI - A poche ore dalla notizia della morte di Gheddafi, una foto del volto insanguinato del leader è stata diffusa dall'agenzia France Presse, firmata da Philippe Desmazes. In seguito il canale inglese di Al Jazeera ha mandato in onda vari video della cattura e poi del cadavere di Gheddafi. Nella prima serie di immagini, Gheddafi appare malmenato da un gruppo di combattenti e sembra a un certo punto che provi a reagire; il volto è insanguinato, mentre viene spinto contro una macchina e colpito alla testa con una pistola. In una seconda serie di video, Gheddafi è già cadavere e viene trascinato dai ribelli lungo una strada. Si vede il corpo mezzo nudo, cui viene strappata la maglia. Il volto è coperto di sangue e ha un foro di proiettile su un lato della testa.
L'ultimo nascondiglio del rais L'ultimo nascondiglio del rais L'ultimo nascondiglio del rais L'ultimo nascondiglio del rais L'ultimo nascondiglio del rais L'ultimo nascondiglio del rais L'ultimo nascondiglio del rais
I FIGLI - Anche Mutassim, uno dei figli di Gheddafi, è stato ucciso a Sirte, mentre cercava di resistere agli uomini che lo avevano catturato. Sarà sepolto nello stesso luogo segreto di Gheddafi. Nella serata di giovedì, si rincorrono voci che anche Saif al-Islam, l'altro figlio del Colonnello, sia stato ucciso. Altre fonti dicono invece che è rimasto ferito mentre tentava di fuggire da Sirte ed è ricoverato in ospedale. Insieme con i familiari, capitolano anche i vertici del regime del raìs: viene ucciso il ministro della Difesa di Gheddafi Abubakr Yunes Jaber, arrestati il potente capo dei servizi segreti Abdallah Senoussi e il portavoce del Colonnello Moussa Ibraim.
LA FESTA - A Sirte i ribelli ballano in strada. Le scene di giubilo e di caroselli si ripetono anche a Tripoli e in altre città della Libia. Talmente grande è l'entusiasmo che, in serata, su tutto il Paese viene sospeso il traffico aereo: si temono i colpi di artiglieria sparati in aria in segno di festa.
IL CONFLITTO - La morte di Gheddafi arriva nelle stesse ore in cui crolla Sirte, l'ultimo fortino e la città natale del raìs. «Non ci sono più forze di Gheddafi in città» annuncia il colonnello Yunus Al Abdali su Al Jazeera. Un altro comandante delle forze del Cnt ha spiegato che l'attacco finale per conquistare la città, iniziato verso le otto del mattino, è durato una novantina di minuti. Nei giorni scorsi, i guerriglieri della Rivoluzione avevano espugnato anche l'altra roccaforte di Gheddafi, Bani Walid. Tanto che i vertici della nuova Libia, ma anche i leader internazionali - Obama in testa -, iniziano già a programmare la fase post-guerra

Redazione Online
20 ottobre 2011 23:05

domenica 30 settembre 2012

La polizia Spagnola malmena il "barista eroe" di Madrid: IO PROPONGO DI REVOCARE SUBITO IL PREMIO NOBEL PER LA PACE A BARACK OBAMA ED A MICHAIL GORBACIOV: RESTITUIRE QUESTI DUE PREMI NOBEL AL BARISTA SPAGNOLO MALMENATO DALLA POLIZIA NEL SUO BAR, NELLA SUA PROPRIETA' PRIVATA, NEL SUO LUOGO DI LAVORO DA LIBERO PROFESSIONISTA!!! SOLO PERCHE' DISARMATO, HA DATO RIPARO AI GIOVANI DISOCCUPATI SPAGNOLI DISARMATI PER NON FARLI MASSACRARE A MANGANELLATE! ALLA FINE LE MANGANELLATE LE HA PRESE LUI, PER DIFENDERE IL LAVORO E LA DIGNITA' UMANE! EUROPA VIGLIACCA: VERGOGNA!!!

Una immagine veramente VERGOGNOSA: il "barista eroe" di Madrid che aveva offerto riparo ai giovani indignados inermi per evitare che fossero pestati dalla Polizia, è stato gonfiato di botte.
I poliziotti spagnoli si sono  vigliaccamente"vendicati!" Di seguito le immagini del barista eroe che hanno fatto il giro del mondo, dando una lezione di DIGNITA', CORAGGIO E UMANITA' a tutti noi:
Al barista EROE di Madrid porgiamo tutta la nostra solidarietà, ed invitiamo chiunque si trovi o si rechi a Madrid a recarsi da lui per ringraziarlo: di avere difeso quei ragazzi evidentemente inermi (vedi foto: certo non sono "black block" o facinorosi) ma anche per la LEZIONE DI DIGNITA' che ci ha impartito... GRAZIE. In un mondo di egoismo, indifferenza, squallore, questo barista ci ha dato una GRANDISSIMA lezione, grazie ancora...

sabato 29 settembre 2012

La Siria non si arrende, l'esercito di Assad ha sferrato un duro colpo ad Al Qaeda! Scandalosamente e incredibilmente, c'è stato il panico a Washington...

Washington - (USA) -  Tutti i siti cospirazionisti ormai hanno la notizia. La prendiamo dal Réseau Voltaire: 
«Anche se non annunciata dalle autorità saudite, la morte del principe Bandar bin Sultan bin Abdulaziz al-Saud è stata confermata in via ufficiosa al Réseau Voltaire. Il principe Bandar era stato nominato capo dei servizi segreti sauditi il 24 luglio. Una promozione interpretata come ricompensa per aver organizzato l’attentato del 18 luglio a Damasco.
I servizi sauditi, con il sostegno logistico della CIA, erano riusciti a far saltare in aria il quartier generale della sicurezza nazionale siriana durante una riunione della cellula di crisi: i generali, Assef Shawkat Daoud Rajha e Hassan Turkmani morirono nell’esplosione.
Il generale Hisham Ikhtiar moriva poco dopo, per le ferite. Questa operazione, denominata ‘Vulcano di Damasco’, aveva dato il segnale di attacco alla capitale a un esercito di mercenari, in gran parte provenienti dalla Giordania.
Il principe Bandar è stato lui stesso vittima di un attentato dinamitardo il 26 luglio, come hanno annunciato i media yemeniti. Sarebbe deceduto per le ferite.
Personalità brillante e cinica, il principe Bandar aveva 63 anni.
Era figlio del principe Sultan (l’inamovibile ministro della Difesa dal 1963, fino alla morte nel 2011) e di una schiava. Confidente di re Fahd, è stato ambasciatore a Washington durante il suo regno (1983-2005). Si era poi legato a George H. Bush (allora vicepresidente degli Stati Uniti) ed era diventato per lui un ‘figlio adottivo’, ragione per cui la stampa statunitense l’aveva soprannominato ‘Bandar Bush’.Un vero genio delle operazioni segrete, ha organizzato la vendita di armi al-Yamamah, riuscendo a intascare oltre un miliardo di sterline, secondo fonti ufficiali inglesi. Ha poi usato questo colpo di fortuna, e molti altri, per finanziare le attività dei gruppi jihadisti di tutto il mondo, tra cui al-Qaeda.
All’inizio del 2010, il principe Bandar aveva tentato di rovesciare re Abdullah per sostituirlo con suo padre Sultan. Il complotto fallì e fu bandito dal regno, ma col declino della salute del monarca, riuscì a tornare in Arabia Saudita l’anno dopo.
Dopo la morte del principe Sultan, era diventato il leader de facto della casa dei Sudeiri, il clan di falchi nella famiglia reale.La sua morte è un grave colpo per l’intero sistema occidentale delle operazioni segrete nel mondo musulmano.
Alla Siria sarebbe bastata solo una settimana per avviare questa spettacolare operazione di rappresaglia».
Bandar era l’uomo chiave della corte saudita, il trait-d’union con il potere americano, era soprattutto il vero fondatore e finanziatore di «Al Qaeda nel mondo», quella che sta servendo così egregiamente l’imperialismo americano nel mondo islamico.
Sicuramente è stato lui il mandante dell’attentato che, il 18 luglio, ha decimato la Direzione della Sicurezza siriana nel cuore di Damasco. È lui l’organizzatore dei «ribelli siriani» armatissimi che vogliono abbattere il potere degli Assad in Siria. Della sua morte in questo attentato parlano Russia Today, parla l’iraniana Press TV.
Ne parla il sito libanese Middle East Strategic Perspective (per tentare di negarne la morte), ne parla l’israeliano DEBKA Files, attribuendo l’attentato ai servizi iraniani (il chiodo fisso sionista).
La cosa più sensazionale è che non ne parlano i media arabi sauditi. Passano le ore, e da Ryad, sulla morte del principe «figlio adottivo di Bush», non viene nè una smentita nè una conferma.
Questo silenzio, come nota giustamente DEBKA, «significa che il panico ha invaso la Corte saudita». Questi principi miliardari, con centinaia di miliardi di dollari al sicuro nei paradisi fiscali, credevano di poter impunemente portare morte e distruzione, coi loro jihadisti, all’interno della Siria, si sentivano al sicuro, senza alcun pericolo personale. Ora si accorgono di poter essere colpiti sanguinosamente nel loro guardatissimo centro di potere, e hanno paura. Una paura folle. E poi: se l’attentato all’uomo-chiave fosse una congiura di palazzo? Una frattura nella compagine dei prìncipi sauditi stessi? Sicuramente in queste ore si sta cercando di capirlo a Ryad, nel panico e nell’angoscia.Ma ancor più clamoroso, se possibile, il silenzio di Washington.
Passano le ore, passano i giorni, e il Dipartimento di Stato tace sulla morte di Bandar. Tacciono i «grandi» giornali americani. Salvo errore, tace persino la BBC, leggendaria per essere sempre sulla notizia.
È una botta per Al Qaeda, e l’America è in guerra con Al Qaeda; dovrebbe esultare. Oppure no?Il sito Washington’s Blog evoca sardonico il 1984 di Orwell. Nel romanzo, la dittatura di Oceania è in guerra da innumerevoli anni con Eurasia. Di colpo, il regime di Oceania cambia alleanza: si allea con Eurasia, e insieme lottano in una guerra perpetua con Estasia. Lo Stato di Estasia diventa il mortale nemico.
E la propaganda del regime convince il popolo che «Siamo sempre stati in guerra con Estasia»; ovviamente la popolazione, istupidita dalla propaganda del Grande Fratello, si mette ad inveire contro Estasia e ad applaudire il nuovo alleato Eurasia.«Siamo sempre stati in guerra con Estasia».
Gli americani sono pregati di dimenticare – e dimenticano subito, grazie a CNN e Fox News, al Washington Post e al New York Times – che ufficialmente erano da decenni in guerra con Al Qaeda su tutti i fronti possibili e immaginabili, perchè Al Qaeda appare dovunque, in Somalia, in –Nordafrica, in Iraq, in Siria, in Libano. Solo che stavolta, Al Qaeda combatte contro il regime laico di Assad in Siria, e l’Occidente dà una mano ai ribelli, ossia ad Al Qaeda.
Già in Libia, l’alleanza fra Al Qaeda (Bandar bin Sultan) e gli occidentali è apparsa evidente. Oggi «Al Qaeda» controlla la Libia, e manda combattenti in Siria, che commettono atrocità contro la popolazione civile.È un’alleanza antica.
Zbigniew Brzezinski, che fu il consigliere di Sicurezza Nazionale di Jimmy Carter, ha raccontato come l’America creò, sostenne e finanziò Bin Laden e gli altri fondatori di Al Qaeda per combattere i sovietici in Afghanistan.
Lo stesso Brzezinski ha raccontato, in una audizione al Senato USA del 2007, che «la guerra al terrore islamico» (Al Qaeda) è «un mito storico, una narrativa».(SFRC Testimony - Zbigniew Brzezinski, February 1, 2007)
Al Qaeda servì agli USA per prendere piede in Bosnia ed addestrarvi terroristi jihadisti contro la Serbia.
Varie testimonianze, fra cui quelle di commandos francesi che erano giunti a tiro di Bin Laden in Afghanistan, hanno testimoniato che i comandi americani lo lasciarono fuggire deliberatamente, per aver la scusa di continuare la «lunga lotta al terrore». (Afghan article says US Bin-Ladin hunt phoney).
Le Figaro rivelò che il capostazione della CIA nella zona aveva fatto visita e colloquiato con Bin Laden in una clinica di Dubai due mesi prima dell’11 settembre. (CIA agent alleged to have met Bin Laden in July)
Eccetera, eccetera. Ma «Siamo sempre stati in guerra con Estasia».
Solo che il silenzio e lo sgomento di Washington per la morte del principe Bandar svela che qualcosa s’è rotto nella «narrativa».

domenica 16 settembre 2012

Drammatiche testimonianze dalla Siria in fiamme: «I ribelli ci uccidono. L’esercito di Assad deve restare!» Ci sentiamo indignati e impotenti di fronte al tipo di informazioni che circolano in Europa e fanno opinione, sostenendo le sanzioni internazionali! Solo il Governo di Assad è quello legittimo e giusto per la Siria...

Tratto da "Avvenire" - TESTIMONIANZE - 11 Aprile 2012
Maalula, Monastero S. Tecla
Viviamo in Siria da più di sette anni, amiamo questo Paese e il suo popolo. Ci sentiamo indignati e impotenti di fronte al tipo di informazioni che circolano in Europa e fanno opinione, sostenendo le sanzioni internazionali, una delle armi più inique che l’Occidente usa per tenersi le mani pulite e dirigere comunque la storia di altri popoli. Pulite fino a un certo punto: si moltiplicano le segnalazioni della presenza di personale militare inglese, francese (e di altri Paesi) a fianco degli insorti per organizzare le azioni di guerriglia, grave violazione internazionale che passa sotto silenzio.
Sono state raccolte firme e fondi per aiutare la “primavera” del popolo siriano.
Ma chi ha dato – in perfetta buona fede – offerte e sostegno della “liberazione” della Siria deve sapere che ha finanziato assassini inumani, procurando loro armi, contribuito alla manipolazione dell’informazione, fomentato una instabilità civile che richiederà anni per essere risolta. Sconvolgendo l’equilibrio in un Paese dove la convivenza era pane quotidiano. Perché intervenendo senza conoscere la realtà non siamo più liberi, ma funzionali ad altri interessi che ci manipolano.
Non è nostro compito fornire una lettura socio-politica globale della vicenda siriana, altri lo stanno facendo meglio di noi. E chi lo vuole davvero può trovare informazioni alternative. Noi ci limitiamo a raccontare solo ciò che i nostri occhi vedono, qui nel piccolo villaggio di campagna dove viviamo. E dove, quasi ogni notte, i soldati presenti nella piccola guarnigione che lo presidia sono attaccati. Sia dagli insorti presenti nella zona, sia da bande mercenarie che passano il confine siriano nel tentativo di sopraffare l’esercito e aprire un varco per il flusso di armi e combattenti. I militari rispondono? Certo, e la gente ne è contenta perché di armi e mercenari il Paese è già pieno.
Sta per scadere l’ultimatum per il ritiro dell’esercito, che qui nessuno – nel senso letterale del termine – vuole. La gente si sente sicura solo quando i militari sono presenti. Ormai le violenze compiute dai cosiddetti liberatori nelle città, nei villaggi, sulle strade, sono tante e così brutali che la gente desidera solo vederli sconfitti. Gli abusi sono continui: uccisioni, case e beni requisiti o incendiati, persone, bambini usati come scudi umani. Sono i ribelli a bloccare le strade, a sparare sulle auto dei civili, a stuprare, a massacrare e rapire per estorcere denaro alle vittime. Invenzioni? La notte del Venerdì Santo, non lontano da dove abitiamo, hanno ucciso un ragazzo e ne hanno feriti altri due: tornavano alle loro case per celebrare la Pasqua. Il ragazzo morto aveva 30 anni ed era del nostro villaggio. Non sono i primi tra la nostra gente a pagare di persona. Ormai prima di spostarsi a fare la spesa o anche solo per andare a lavorare ci si assicura che l’esercito controlli la zona. Anche a noi è capitato di trovarci bloccati dalle sparatorie per tre ore in un tratto di autostrada e siamo riusciti a ripartire solo quando si è formato un corridoio di carri armati che proteggevano gli automobilisti in transito dai tiri dei rivoltosi.
Perché di tutto questo non si parla? Perché non si parla dei tanti militari assassinati in vari agguati, gli ultimi ieri ad Aleppo? Sono tanti i drammatici esempi che potremmo citare. Il fratello di un nostro operaio, tenuto prigioniero a Homs dai ribelli insieme ad altri civili, è ormai considerato morto, due padri di famiglia del nostro villaggio sono stati sempre a Homs dai rivoltosi perché compravano e distribuivano pane a chi era rimasto isolato. La questione che qui, però, ci preme sottolineare e per la quale invitiamo tutti a mobilitarsi è quella delle sanzioni internazionali. Chi sta pagando e pagherà ancora di più fra poco, è la gente povera.
Non c’è lavoro, non ci sono le materie prime e le esportazioni di prodotti locali, come bestiame e uova, sono ferme. Quel poco che c’è, poi, si vende a prezzi esorbitanti.
Tra le principali urgenze c’è quella del latte per i bambini. I prezzi dei cartoni sono raddoppiati, passando da 250 lire siriane a 500 (la paga giornaliera di un operaio è di 7-800 lire). Scarseggia il mangime per il bestiame: le poche confezioni disponibili sono passate da 650 a 1850 lire. Mancano i medicinali specialistici, scarseggia l’elettricità perché i ribelli hanno fatto saltare più volte le centrali e le linee di conduzione. Non c’è gasolio (e l’inverno è stato molto freddo quest’anno), perché la Siria non può più esportare il suo greggio in cambio di petrolio raffinato. I trattori quindi sono fermi e non si può lavorare la terra. Sono bloccati perfino i camion che prelevano la spazzatura. Ci sono problemi con l’acqua perché le pompe funzionano col gasolio. Il nostro villaggio e quello vicino – che condividono lo stesso pozzo – hanno acqua un unico giorno alla settimana e solo per 3-4 ore. Si rischia una vera carestia per l’avvenire: presto mancherà il grano e quindi anche il pane, il solo alimento che, per ora, il governo riesce a distribuire a un prezzo calmierato, anche ai più poveri. E poi si protesta perché la Croce Rossa non può portare aiuti. È possibile arrivare a sanzionare addirittura l’importazione di pannolini per i lattanti?
Tutto questo è profondamente ingiusto. Non si è riusciti a rovesciare il governo con le armi, lo si vuole fare esasperando la gente. Certo, è proprio questa la logica delle sanzioni. Quando, però, una grande maggioranza della popolazione – che piaccia o meno – non vuole un cambiamento violento della situazione, tale sistema diventa una vera sopraffazione. Chiediamo con forza a chi può fare qualcosa di sospendere le sanzioni e di intervenire. Che la nostra tanto osannata democrazia si dimostri capace di servire il vero bene del popolo.
 
Un gruppo di italiani che vive in Siria (Testo raccolto da Giorgio Paolucci)

Fonte: http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/i-ribelli-ci-uccidono.aspx 

IL GRIDO DEI CRISTIANI SIRIANI AL PAPA

I Vescovi di Aleppo,
costretti a rinunciare all’incontro con il Papa,
lanciano un appello a Benedetto XVI°
per il cessate il fuoco e la riconciliazione!
 
Agenzia Fides 14/9/2012
Aleppo è da più di due mesi al centro degli scontri armati tra i ribelli e l’esercito siriano. Il Consiglio dei sei Vescovi cattolici della seconda metropoli della Siria ha dovuto rinunciare a malincuore a recarsi all’incontro con il Papa in Libano per rimanere al fianco dei propri fedeli. Ma dalla città devastata dal conflitto hanno lanciato un appello a Benedetto XVI, chiedendo al Papa di richiamare la comunità internazionale all’urgenza di trovare una soluzione pacifica e porre fine a un conflitto “che sta distruggendo il Paese e seminando dovunque miseria e desolazione”.
Nel loro appello, inviato all’Agenzia Fides, i Vescovi di Aleppo (greco-cattolico, siro-cattolico, armeno-cattolico, maronita, caldeo e latino) pregano ardentemente Benedetto XVI di sottoporre ai capi delle nazioni e agli organismi internazionali due richieste: “Esigere che cessino definitivamente i combattimenti sul suolo della Siria”, per poi “incoraggiare e appoggiare le parti in conflitto affinché giungano a un dialogo serio e efficace in vista di una riconciliazione nazionale”.
I Vescovi di Aleppo descrivono la condizione vissuta dal popolo siriano in termini angosciati: “Il Paese si distrugge, il numero delle vittime si moltiplica, e quello dei feriti aumenta di giorno in giorno. Molte abitazioni sono distrutte, e i poveri vedono le proprie risorse diminuire progressivamente. Tutto ciò fa precipitare le famiglie in uno stato di disperazione e spinge molte di esse a emigrare”.
L’ appello si conclude con il ringraziamento a Benedetto XVI “per tutte le iniziative che Voi prendete al servizio della pace”, e con l’augurio “che la Vostra voce arrivi alle orecchie dei popoli e raggiunga quelli che hanno il potere di decidere”.
“Fedeli, non lasciate la Siria!”
Il messaggio dei Patriarchi di Damasco,
stretti attorno al Papa Benedetto XVI°!
 
(Agenzia Fides 14/9/2012)
“Con tutto il cuore chiediamo ai fedeli cristiani della Siria di non abbandonare il nostro amato paese, nonostante la violenza, le sofferenze, lo sfollamento”: è quanto chiedono i Patriarchi delle Chiese cristiane in Siria, da questa mattina in Libano per “stringersi attorno a Benedetto XVI, pellegrino di pace in Medio Oriente”. In un messaggio reso noto tramite l’Agenzia Fides, i leader cristiani, dando il benvenuto a Benedetto XVI, rimarcano il tema più caro alle Chiese locali: la presenza delle comunità cristiane in Medio Oriente. A condividere il messaggio sono quattro leader con sede a Damasco: il Patriarca greco-cattolico Gregorio III Laham; il Patriarca greco-ortodosso Ignatius IV Hazim; il Patriarca siro-cattolico Ignatius III Younan; il Patriarca siro-ortodosso Zakka I Iwas.
In particolare oggi in Siria c’è il pericolo di un esodo dei fedeli, molti dei quali sono già fortemente colpiti dalla povertà, sono stati costretti a lasciare le loro case per gli scontri armati, e vivono da sfollati interni o nei paesi limitrofi. In queste tragiche ore, i Patriarchi chiedono ai fedeli: “Abbiate pazienza, non fuggite”, invitando a “sopportare il dolore”, per amore di Cristo.
I leader cristiani in Siria deplorano l’atteggiamento di alcune Cancellerie occidentali che, esplicitamente o in modo implicito, stanno offrendo ai fedeli siriani l’opportunità di emigrare, notando che questo “costituisce una tentazione”, ma che non è la soluzione per i cristiani in Siria. Il rischio, notano, è una “libanizzazione del conflitto siriano” (oltre il 50% dei cristiani fuggì dal Libano, al tempo della guerra) o lo scenario iracheno (negli ultimi anni le comunità cristiane locali, sotto la pressione del terrorismo, sono notevolmente diminuite).
I Patriarchi sostengono con forza il recente appello del Santo Padre al dialogo e alla riconciliazione in Siria, definite dal Papa “prioritarie per tutte le parti implicate” e auspicano che il viaggio di Benedetto XVI possa lasciare “una profonda traccia di pace”.
Come riferito a Fides, simbolo potente della solidarietà e dell’amore verso il Papa è, in particolare, la presenza del Patriarca siro-ortodosso Zakka I Iwas che, nonostante la malattia e le cure di dialisi di cui necessita, ha voluto comunque essere presente accanto a Benedetto XVI.
 
Nunzio a Damasco: Benedetto XVI°
sia un faro per tutto il Medio Oriente
 
Damasco (AsiaNews) - "Il viaggio del Papa in Libano sarà un faro per tutto il Medio oriente, soprattutto per i cristiani della Siria. Mi auguro che la presenza del Pontefice incoraggi la comunità internazionale ad aiutare le parti in conflitto ad abbandonare le armi e sedersi sul tavolo dei negoziati per porre fine a questa carneficina". È la speranza di mons. Mario Zenari, Nunzio apostolico a Damasco, a poche ore dalla visita di Benedetto XVI che nel Libano, che inizia oggi e termina il 16 settembre. 
"Il Papa - sottolinea Zenari - segue da mesi la situazione siriana e non ha mai smesso di far sentire la sua voce negli incontri pubblici. Egli conosce quali sono i desideri dei cristiani siriani e dei loro vescovi, che da oltre un anno tentano di testimoniare la pace nel Paese piegato dagli odi confessionali ed etnici".
Il Nunzio spiega che per le condizioni critiche vissute dal Paese la visita non ha avuto molta risonanza fra la popolazione, che in molte zone non ha accesso a giornali e televisioni. Tuttavia, parrocchie e diocesi stanno facendo di tutto per richiamare i fedeli a questo importante appuntamento. "La situazione ad Aleppo e in alcune zone di Damasco è drammatica - afferma il prelato - combattimenti fra ribelli ed esercito avvengono in ogni angolo del Paese". L'insicurezza delle strade e degli aeroporti civili, utilizzati da Assad come piste per i suoi aerei da guerra e tenuti sotto tiro dall'artiglieria del Free Syrian Army, non permetterà ai vescovi siriani di salutare di persona il pontefice. "I vescovi di Aleppo - racconta Zenari - hanno inviato una lettera di benvenuto, dove spiegano la loro situazione. Ma saranno presenti con la preghiera".

Fonte: http://www.asianews.it/notizie-it/Nunzio-a-Damasco:-Benedetto-XVI-un-faro-per-tutto-il-Medio-Oriente


 da TV7 del 14/09/12
Reportage di Gian Micalessin dalla Siria
"Voi Occidentali vi siete dimenticati di noi,
fratelli Cristiani d'Oriente!"
dal minuto 00.21.03 al minuto 00.27
 
Fonte: http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#ch=1&day=2012-09-14&v=146500&vd=2012-09-14&vc=1 
 

Intervista esclusiva a Jocelyne Khoueiry

sulla grave situazione Siriana


 Intervista esclusiva per “Ora pro Siria” a cura di Mario Villani, redattore di APPUNTI Attualità Politica Cultura.

Jocelyne Khoueiry è nata a Beirut il 15 agosto 1955. Maronita, è laureata in Teologia e giornalismo. Nel 1975, allo scoppio della guerra in Libano ha preso le armi per difendere i quartieri cristiani di Beirut mettendosi al comando di un gruppo di ragazze che si sono battute con coraggio non inferiore a quello degli uomini. A partire dagli anni '80, seguendo un suo processo di maturazione interiore e di approfondimento della Fede, ha lasciato le armi ed ha fondato un'associazione mariana chiamata “La Libanaise: Femme du 31 mai” con il compito principale di promuovere la formazione cristiana della donna. L'associazione ha avuto l'appoggio delle Suore Carmelitane del convento di Harissa (tra le quali vi era allora Suor Agnes Marie de la Croix).
Da allora ha agito su tre piani:1) ha tenuto migliaia di conferenze in tutto il mondo (di cui molte in Italia) per far conoscere e comprendere la situazione del Libano e, in generale, della regione; 2) ha svolto un'incessante opera di formazione cristiana delle donne e delle ragazze che aderiscono al movimento; 3) ha avviato un'opera di assistenza morale materiale a famiglie in difficoltà, con particolare riguardo per i bambini. A tal fine ha costituito un centro, dedicato a Giovanni Paolo II°, dove operano anche psicologi infantili e operatori sociali. Attualmente sta anche curando la ristrutturazione di un antico convento  a Jouniè che dovrebbe diventare un centro di spiritualità e ospitare pellegrini da tutto il paese. Conosce molto bene la situazione siriana, anche perchè è amica di suor Agnese ed ha con lei frequenti contatti.
Le ho rivolto alcune domande
1) Da quello che trasmettono in media libanesi che idea Ti sei fatta sulle cause della guerra in Siria ?
I media libanesi trasmettono quotidianamente i dettagli della guerra in Siria. Da quanto ci viene mostrato possiamo constatare che vi è in corso una crisi complessa che si sviluppa a diversi livelli. Il primo è quello delle rivendicazioni di riforme concernenti la costituzione del paese, in particolare in materia di libertà e pluralità politica. Il secondo è quello degli islamisti sunniti, o almeno delle sue fazioni più estremiste, che stanno cercando di prendere il potere. Questo livello non è più allo stadio di una richiesta di riforme, ma piuttosto ha l'aspetto di un colpo di stato armato e molto violento che non fa differenza tra civili e militari e che non esita a terrorizzare la popolazione per raggiungere i suoi scopi. D'altra parte abbiamo avuto un esempio di queste agitazioni anche in Libano, nelle regioni del nord, tra l'anno 2000 e il 2008, quando le operazioni terroriste di questi gruppi, legati a quelli siriani, si sono rivolte contro reparti dell'esercito libanese.
Il terzo livello della crisi è di ordine regionale e internazionale ed è allo stesso tempo politico e confessionale. Politico perchè strettamente legato al conflitto israelo-palestinese che ha diviso la regione in due fronti: il fronte israelo americano ed i suoi alleati sunniti (paesi dei petrodollari e Giordania) che vogliono un nuovo Medio Oriente segnato dalla supremazia di Israele, una predominanza sunnita ed una pace imposta secondo le condizioni (e gli interessi) di Israele. Questo progetto prevede la neutralizzazione di tutte le potenze che possono costituire un ostacolo alla sua realizzazione e che costituiscono il secondo dei fronti di cui ho parlato.
Secondo diverse analisi della situazione siriana, ed in considerazione agli avvenimenti della cosiddetta « primavera araba », la Siria sta affrontando un'operazione multidimensionale manipolata da una volontà straniera, ormai scoperta, che ha fissato il « timing » dell'azione, finanziato la sua realizzazione, fornito le armi ed i gruppi armati che provengono dalla Libia, attraverso il territorio turco, e dal nord del Libano. D'altra parte questo spiega perchè figure pacifiche e stimate dell'opposizione ( che da tempo chiedono legittimamente una riforma ed un cambiamento del regime) hanno contestato la violenza armata e l'ingerenza straniera.
2) Quale è la posizione della Chiesa libanese (in particolare del Patriarca Maronita Bechara Rai) sulla situazione siriana?
La posizione della Chiesa libanese, ed in particolare il Patriarca Maronita Bechara Rai prende in considerazione la totalità degli elementi che presenta la situazione. Dopo aver osservato e sperimentato le conseguenze della politica occidentale ed americana e dei suoi alleati sulla presenza cristiana in Iraq, Terra Santa ed Egitto; e dopo aver ascoltato i diversi interventi dei Vescovi orientali al Sinodo nell'ottobre 2010, i responsabili della Chiesa in Libano e in tutta la regione sono obbligati a essere più vigili nei loro giudizi che non devono andare contro la ragione ed i fatti reali. La Chiesa afferma la necessità di un cambiamento, di riforme e di un rispetto delle libertà, ma quello che sta avvenendo in Siria rischia di mandare al potere un regime teocratico e salafita che sarà molto diverso dagli slogan dietro ai quali ha nascosto le sue azioni. Un regime ideologicamente contrario alla libertà ed alle diversità culturali. La Chiesa vuole attirare l'attenzione su questo pericolo e considera che l'attuale regime ha ancora la possibilità di realizzare i cambiamenti richiesti da una grande parte del popolo siriano. Per questo la Chiesa ritiene che sia imperativo fermare la violenza, avviare un dialogo ed arrivare ad un minimo di intesa perchè una guerra civile in Siria si trasformerà immediatamente in una guerra confessionale che potrà incendiare tutta la regione e non solo il Libano.
3) Quali possono essere le conseguenze per il Libano della crisi in Siria?
La situazione politica, economica, confessionale e della sicurezza in Libano è direttamente influenzata dalla situazione siriana. Questo spinge i responsabili libanesi a voler controllare i movimenti del traffico di armi e il passaggio di gruppi armati tra i due territori. Non mi riferisco a quella parte della classe politica libanese che attende una sconfitta del regime siriano e che è stata paradossalmente la sua alleata privilegiata, contro i libanesi liberi, quando l'esercito siriano occupava il Paese dei Cedri.
4) Come sono i rapporti tra le comunità cristiane libanesi e quelle siriane?
I rapporti sono ottimi. Sono vissuti in uno spirito di scambio e di comunione ecclesiale e pastorale. D'altra parte le strutture dell'APECL (Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici) facilita questa comunione nel quadro delle differenti attività. Noi pensiamo che questi rapporti possono costituire una realtà positiva e pacificante all'interno del conflitto. Sarà un passaggio non facile da realizzare, soprattutto nelle condizioni attuali, ma che potrebbe non essere impossibile in un futuro non troppo lontano.
 
 Mario Villani
 
  Articoli ripresi dal blog: http://oraprosiria.blogspot.it  

 


I ribelli Jihadisti in Siria vogliono una teocrazia basata sulla sharia e sulla legge del Corano: ecco il vero motivo che sta alla base della rivolta armata contro Assad, appoggiata ingiustamente e ipocritamente dall'Occidente, dalla Turchia e dall'Arabia Saudita! I poteri forti e la Massoneria occulta hanno l'obiettivo di destabilizzare l'intera area medio-orientale per continuare ad alimentare i loschi traffici che gravitano intorno a quello del petrolio, cioè di armi, diamanti e oro...i poteri occulti guidati dalla loggia degli Illuminati vuole continuare ad arricchirsi indiscriminatamente sfruttando le risorse naturali e le popolazioni piu' povere e ignoranti! Ecco perchè dobbiamo appoggiare il Governo legittimo di Assad in Siria, sperando in una resa dei ribelli che hanno tra le fila per lo piu' mercenari e assassini di mestiere, inviati e pagati dall'Arabia Saudita, dalla Turca e dall'Occidente (Europa compresa) con in prima linea sul territorio la C.I.A. (Il servizio segreto Americano) così come hanno fatto con Gheddafi in Libia, anche in Siria puntano a creare un clima di tensione e di caos con uno Stato che senza Assad diventerà ingovernabile alla pari dell'Iraq, della Libia, dell'Egitto, dell'Afghanistan...meglio il Governo laico di Assad che un governo basato sul fondamentalismo Islamico piu' cruento e intollerante!!!

DAMASCO (SIRIA) – Un chirurgo francese è tornato dopo 2 settimane da un ospedale di Aleppo. Dice che lì vi sono combattenti francesi ispirati ispirati al pistolero Merah di Tolosa e che la Turchia ha provocato delle inondazioni sul confine per fermare i profughi.
(Nel frattempo il nostro ministro Terzi:   Italia invia in Turchia 30 tonnellate di beni umanitari per profughi siriani )
9 sett – Un chirurgo francese che ha curato i combattenti ad Aleppo ha detto che gli islamisti stranieri intenti a trasformare la Siria in una teocrazia autocratica hanno gonfiato le fila dei ribelli che combattono per rovesciare il presidente Bashar al-Assad e stanno conducendo una “guerra santa“.
Jacques Beres, co-fondatore di medico Medici Senza Frontiere carità, è tornato dalla Siria venerdì sera dopo aver trascorso due settimane a lavorare clandestinamente in un ospedale della città settentrionale siriana assediata.
Sabato, in un’intervista alla Reuters nel suo appartamento al centro di Parigi, il  medico 71enne, ha detto che, contrariamente alle sue precedenti visite a Homs e Idlib all’inizio di quest’anno, circa il 60 per cento di coloro che aveva trattato questa volta erano combattenti ribelli e che almeno la metà di loro non erano siriani.
Essi dicono che non sono direttamente interessati alla caduta di Bashar al-Assad, ma stanno pensando a come prendere il potere in seguito e istituire uno Stato islamico con la legge della sharia .
I jihadisti stranieri, inclusi giovani francesi, hanno detto di ispirarsi a Mohammed Merah, il sedicente militante islamista da Tolosa, che ha ucciso sette persone in marzo a nome di al-Qaeda.
Assad stesso ha sempre sostenuto che i la rivolta contro di lui è in gran parte il lavoro di terroristi stranieri e ha detto le sue forze agiscono per ripristinare la stabilità.
Durante le sue precedenti visite in Siria – a marzo e a maggio – Beres ha detto di capito che i ribelli sono comandati da combattenti islamici e che nella lotta contro Assad è impegnato un numero sempre maggiore di arabi e musulmani guidati dal senso di dovere religioso di eseguire la jihad (guerra santa) e la disponibilità a soffrire per l’Islam.
Alcuni di loro sono “jihadisti” professionisti, veterani di Iraq, Afghanistan, Cecenia o Libia, che sanno combattere e fabbricare bombe con grande abilità.
Beres ha detto di aver trattato di decine di jihadisti provenienti da altri paesi arabi, ma anche due giovani francesi.
“Alcuni di loro erano francesi e completamente fanatici per il futuro,” ha detto. “Sono state persone molto prudenti, anche con il medico che li trattava. Non avevano fiducia in me, ma per esempio mi hanno detto che Maometto Merah era un esempio da seguire.”
Merah provocò una ferita nel fragile senso di comunità della Francia a marzo, quando uccise tre soldati, un rabbino e tre bambini ebrei. A Parigi da diversi anni i francesi temono gli islamisti radicali. Merah aveva viaggiato in Afghanistan e Pakistan per ricevere una formazione.
INDISCRIMINATO BOMBARDAMENTO
Nei suoi viaggi precedenti Beres ha lavorato in ospedali di fortuna, ma questa volta ha detto che ha ricevuto ben 40 feriti ogni giorno in un ospedale normale, che era sotto il controllo dei ribelli, nel centro economico di Aleppo.
Ha detto di aver trattato i civili che erano  in coda per il pane in un mercato che era stato bombardato. “Il fornaio è stato ucciso. Era un uomo magro completamente rivestita di farina bianca con fori di schegge e sangue dappertutto. Era un’immagine sorprendente e preoccupante”, ha detto.
“Quello che la gente deve sapere è che il numero di morti è ben lontano da ciò che è stato annunciato. Direi che devi moltiplicare per due per ottenere la cifra reale.”
L’Osservatorio siriano per i diritti umani dice che più di 23.000 persone sono state uccise nella rivolta. Più di 200.000 siriani sono fuggiti nella vicina Turchia, Giordania, Iraq e Libano.
Beres, entrato in Siria dal confine settentrionale della Turchia, ha detto di aver visto anche che Ankara stava cercando di fermare i siriani attraversano la frontiera. Mostrando i suoi abiti chirurgici, scarpe e vestiti infangati, Beres ha detto che le forze turche avevano inondato la zona di frontiera Reyhanli con acqua rendendo difficile a i rifugiati di attraversare inosservati.
“Ci sono stati profughi catturati dall’esercito turco. Ci sono volute 20 ore per attraversare la frontiera e mi è stata comminata una multa di $ 500 per averla attraversata illegalmente. Hanno invaso la frontiera completamente in modo da poter sentire chi sta attraversando. Quelli che si fanno prendere vengono mandati indietro”, ha detto. 
Fonte: http://www.reuters.com/article/2012/09/08/syria-crisis-jihad-idUSL6E8K80WG20120908


mercoledì 12 settembre 2012

In Libia, dove oramai a nessuno interessa più, la pace sociale non esiste da quasi due anni, cioè da quando un manipolo di ribelli e dissidenti armati dall'Occidente decise di scatenare la violenza e la rivolta armata nelle città Libiche, rivolta che ha dato poi il là per l'attacco militare Francese prima, Anglo-Americano poi con l'approvazione dell'O.N.U. e dell'Unione Europea! Il tutto basato sulla demagogia, la menzogna, la propaganda populista e sulle falsità orchestrate apposta per scardinare il Regime quarantennale di Gheddafi, ucciso poi brutalmente dai ribelli a fine conflitto con il plauso e la felicità dei Servizi Segreti di mezzo Mondo! Chissà Gheddafi quanto aveva da dirci sui misteri della "guerra fredda" e sui Russi e Americani? Omicidio "providenziale" come la rivolta e la guerra civile manipolata e manovrata dall'esterno così come sta accadendo oggi alla Siria di Assad...la Massoneria Internazionale con l'avvallo dell'alta Finanza ha gettato le basi, da quel famoso 11 Settembre 2001, per costituire il Nuovo Ordine Mondiale basato sul Capitalismo sfrenato, lo sfruttamento indiscriminato di tutte le risorse naturali Mondiali con in testa il petrolio, al solo scopo di creare profitto e arricchimento per pochi a scapito di molti! Le fasce della popolazione Mondiale più povere ed i popoli più deboli saranno costretti a soccombere e lavorare "apparentemente liberi" ma in realtà schiavi del "Dio Denaro" sotto il comando dei "Paperoni" e dell'Elite che guiderà i Governi e le Economie di tutti i Paesi più ricchi del Pianeta Terra! Intanto il terrorismo di Al Qaeda, dopo Gheddafi, imperversa in tutto il paese che è crollato in mano al fondamentalismo Islamico piu' estremo; dopo Gheddafi solo caos, morte e distruzione...e questo solo grazie alla scelleratezza dell'Occidente e degli Stati Uniti che oggi hanno di nuovo pagato i loro errori con un ennesimo tributo di sangue! Era meglio prima, era meglio con Gheddafi...


Dove sono finiti tutti quelli che erano a favore dell'intervento armato in Libia? Ah già, i TG hanno smesso di parlare della Libia e quindi per loro la Libia non esiste più...ora però i TG parlano della Siria! È quella la nuova dittatura? Andiamo a portare la democrazia anche in Siria con la violenza, con la menzogna e l'anarchia armata così come è successo alla Libia di Gheddafi! Gli Illuminati e la Massoneria Mondiale, con l'appoggio dell'alta finanza, hanno dall'11 Settembre 2001 gettato le basi per costruire il Nuovo Ordine Mondiale costituito sull'arroganza,  sulla falsità e sul profitto sempre a spese dei più deboli e dei più poveri! Lo sfruttamento indiscriminato di petrolio e di tutte le risorse naturali mondiali ha avuto inizio già da tempo, appunto da quell'11 Settembre...l'avidità e l'egoismo umano non ha limiti!

Alexander Mitrokhin 

I 16 privilegi che il popolo Libico ha praticamente quasi perso, se non del tutto, dopo la guerra del 2011-2012...

Chi è convinto che il presupposto più importante della guerra mossa alla Libia sia stato il (non più) suo petrolio, forse ignora il fatto che essa era rimasta uno dei pochissimi Paesi al mondo in cui la moneta era emessa direttamente dallo Stato e non da banche private e poi prestata a strozzo allo Stato, come accade in tutti gli altri Paesi.
A titolo di cronaca, dopo la sottomissione di Iraq e Libia, gli unici tre Paesi al mondo in cui lo Stato è ancora padrone della moneta sono la Corea del Nord, Cuba e, guarda un po', l'Iran...

...e forse ignora anche il fatto che, in base ad un preciso comandamento islamico, non è (era?) consentito lucrare sui prestiti di denaro, neanche e soprattutto alle banche.
Ora, tenendo ben presente i veri motivi che hanno portato l'Occidente nella sua manifestazione più violenta a sottomettere militarmente un Paese, sovrano e pacifico, in quanto non allineato col suo costume criminale, ecco un elenco di privilegi che rende difficile credere come anche il meno felice cittadino libico sano di mente possa aver mai sognato di ribellarsi contro un governo capace di servire il suo popolo fino a questo punto. L'elenco è declinato al presente come buon augurio per l'immediato futuro del popolo libico anche se vi sono legittimi dubbi che tali "pericolosi" privilegi possano perdurare in un Paese ormai divenuto "democratico" all'occidentale...:

1 – Non vi è alcun bolletta elettrica in Libia; l’elettricità è gratuita per tutti i cittadini.

2 – Non vi è alcun interesse sui prestiti, le banche in Libia sono di proprietà dello Stato e i prestiti concessi a tutti i suoi cittadini hanno, a norma di legge, lo zero percento di interesse.

3 – Avere una casa è considerato un diritto umano in Libia.

4 – Tutti i novelli sposi in Libia ricevono  60 mila dinari (U.S. $ 50.000) da parte del governo per acquistare i loro primo appartamento contribuendo così all’avvio della famiglia.

5 – Istruzione e cure mediche sono gratuite in Libia. Prima di Gheddafi solo il 25 per cento dei libici erano alfabetizzati. Oggi, la cifra è dell’83 per cento.

6 – Se un libico volesse intraprendere una carriera agricola, riceverebbe terreni agricoli, una casa in campagna, attrezzature, sementi e bestiame per avviare la propria attività, il tutto gratuitamente.


7 – Se i libici non fossero riusciti a trovare il sistema medico o scolastico di cui avessero avuto bisogno (in Libia), ci sarebbero stati dei fondi governativi per andare all’estero e non solo, avrebbero ottenuto mensilmente US $ 2.300 / al mese per indennità di alloggio e auto.

8 – Se un libico compra una macchina, il governo sovvenziona il 50 per cento del prezzo.

9 – Il prezzo del petrolio in Libia è di $ 0,14 per litro.

10 – La Libia non ha un debito estero e le sue riserve monetari sono pari a $ 150 miliardi (ora congelate).

11 – Se un libico non è in grado di trovare lavoro dopo la laurea lo stato paga l’equivalente dello stipendio medio per la professione. (Ciò vale anche per le professioni per cui non serve una laurea).

12 – Una parte degli introiti derivanti dalla vendita del petrolio libico viene accreditato direttamente sui conti bancari di tutti i cittadini libici.

13 – Una madre che dà alla luce un bambino riceve 5.000 dollari USA.

14 – 40 pagnotte di pane in Libia costano $ 0,15.

15 – Il 25 per cento dei libici è laureato.

16 – Gheddafi rese possibile il più grande progetto mai sperimentato al mondo di irrigazione, conosciuto come il Great Manmade River project, al fine di rendere disponibile più facilmente l’acqua nella regione desertica.
 

Ucciso l'ambasciatore Usa in Libia, il Presidente Americano Barack Obama manda i marines!

Proteste a Bengasi per un film anti-Islam. Pronti anche i droni. Romney attacca: risposta debole!

12 Settembre 2012, ore 23:07
 
 
BENGASI - (LIBIA) - L'ombra di Al Qaida si allunga sulla morte dell'ambasciatore Usa in Libia Chris Stevens, ucciso ieri notte nell'assalto alla sede di rappresentanza statunitense a Bengasi. Con lui hanno perso la vita altri tre americani, un funzionario e due marines. Nell'attacco sono rimasti feriti altri cinque civili statunitensi e sono morti una decina di agenti di sicurezza libici.
La reazione di Washington e' durissima: si parla di atto ''oltraggioso'', e soprattutto, di almeno 200 marines che sono in viaggio per la Libia, come altre unita' di elite, chiamate ad assicurare la sicurezza a Tripoli e Bengasi, come in Afghanistan ed Egitto. Scioccato, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che appena ieri aveva ricordato le vittime delle Torri Gemelle, ha promesso che ''sara' fatta giustizia'' ma che i legami fra gli Stati Uniti e la Libia ''non si romperanno''. Gli Usa tuttavia non si sbilanciano per ora sulla matrice dell'attacco: fonti della Casa Bianca si sono limitate a parlare di "un attacco chiaramente complesso", senza citare al Qaida.
Annunciato intanto il ritiro dalla Libia di tutto il personale americano, mentre per le indagini scendono in campo Cia e Fbi, in stretto coordinamento con le autorita' libiche. Tutto e' iniziato con la protesta per un film anti-Maometto che gia' ieri aveva scatenato le proteste al Cairo, con dimostrazioni violente sfociate nell'assalto all'ambasciata nella capitale egiziana, condito con scritte come ''Osama bin Laden riposi in pace''. Ma la concomitanza con l'anniversario dell'11 settembre non puo' rimanere una semplice coincidenza, ne' tantomeno l'annuncio 'ufficiale' della morte di Abu al-Libi, il numero due di al Qaida ucciso in giugno che proprio ieri Ayman al Zawahiri, il successore di bin Laden, ha deciso di confermare.
La dinamica degli eventi di Bengasi e' ancora difficile da chiarire: secondo numerose testimonianze, una dimostrazione 'pacifica' contro il film su Maometto e' stata l'occasione per dar vita a un vero e proprio assalto, a colpi di armi automatiche, Rpg e mitragliatrici pesanti. I miliziani di Ansar al-Sharia, i 'partigiani della legge islamica', protagonisti negli ultimi mesi di numerosi episodi di intimidazione e violenza ''hanno bloccato tutte le strade di accesso alla sede Usa, e dicevano di voler uccidere tutti quelli che si trovavano dentro'', ha raccontato un testimone, appartenente a una brigata dei ribelli incaricata di mantenere l'ordine a Bengasi.
Il console italiano, Guido De Sanctis, che si trovava a poca distanza - e che stamani avrebbe dovuto incontrare proprio Stevens per ''fare il punto sulla situazione'' in vista dell'elezioni da parte del neonato Parlamento libico del nuovo premier - ha riferito di ''un gran botto, il caos'' e di una sparatoria intensa. Un confronto ''feroce'', andato avanti per ore e che, secondo le autorita' libiche, ha lasciato sul campo almeno 10 ribelli incaricati della sicurezza.
Ansar al-Sharia ha negato un coinvolgimento ''ufficiale'' nell'attacco, ma si e' congratulata con coloro che hanno portato a compimento l'attacco ''per difendere il profeta Maometto''.
Funzionari dell'amministrazione Usa, citate dalla Cnn, hanno parlato di un ''attacco pianificato da al Qaida'', nel quale la vicenda del film 'blasfemo' ha svolto solo un ruolo ''diversivo''.
Gli esperti anti-terrorismo collegano l'episodio all'uccisione di al-Libi, e a una vendetta di al Qaida: ''Gli estremisti sapevano che l'ambasciatore era nell'edificio'', spiegano alcune fonti.
Altri due americani, del corpo dei Marines, sarebbero stati uccisi invece in una ''casa'' dove alcuni impiegati della sede diplomatica erano stati ''messi al sicuro'' dopo il primo assalto al consolato.
Stevens e' il primo ambasciatore americano assassinato dal 1979, l'ultimo aveva perso la vita in Afghanistan. E Washington non esclude neppure l'uso dei droni per dare la caccia ai responsabili. I medici hanno provato a rianimarlo per oltre un'ora e mezza senza successo. E' morto per asfissia e i video e le foto che circolano sui suoi ultimi momenti sono atroci.
La condanna dell'assalto a Bengasi e' unanime: si sollevano i musulmani, la comunita' internazionale, a partire dalla stessa Tripoli. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano parla di ''vile atto terroristico'', il premier Mario Monti, come l'Onu, sottolinea la ''ferma condanna''. ''Orrore e sdegno per un gesto infame'', sono invece le parole di Giulio Terzi.
Ma il film su Maometto e l'arrivo dei Marines in Libia rischiano di creare nuove tensioni e violenze con i ribelli libici, anche quelli non legati all'Islam, che gia' parlano di ''invasione Usa!''

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
di Claudio Accogli
 

venerdì 17 agosto 2012

Aleppo massacres perpetrated by mercenaries hired by radical Islamic terrorists who are with the rebels against the Assad government! Ad Aleppo massacri compiuti da mercenari, assoldati da terroristi islamici radicali!

For the people of Aleppo, their only hope is Syria's security forces restoring order. In the pockets of Syria's largest city the so-called "Free Syrian Army" (FSA) has dug into, a campaign of systematic detention, torture, and mass murder has been carried out against "enemies of the revolution." Demonized as either "Shabiha" or "government supporters," men have been rounded up, lined up against walls, and gunned down en mass. Others await barbaric "drumhead trials" where FSA warlords deal out arbitrary justice under the guise of "Sharia law."
Syrian rebels arrest a man who is claimed to be traitor at an old military base near Aleppo

Image: The Western media is covering - or more accurately, "spinning" - an unfolding sectarian genocide in Syria's largest city Aleppo. In the alleys of seized streets, FSA terrorists are detaining, torturing, and killing anyone suspected of supporting the government. Such suspicions coincidentally run along sectarian divisions. By using the label "Shabiha" for all of FSA's victims, the Western press has given a carte blanche to genocidal sectarian extremists and by doing so, has become complicit in war crimes themselves.
...

Worst of all, all of this is being reported by the Western media, but carefully downplayed, excused, spun, and otherwise sneaked through news cycles and headlines.

Reuters presented just such a report titled, "Rebels fill Aleppo power vacuum, some disapprove." Judging from the title, one might assume residents in the "liberated" alleys of select Aleppo neighborhoods are simply dissatisfied with late garbage collection and perhaps broken street lights. The title is far from the blood curdling hysteria accompanying Western accounts (and fabrications) of Syrian security operations over the last year and a half.

However, what Reuters actually reports is indeed growing basement-dungeons full of "suspected Shabiha," clear evidence of torture and abuse, as well as a growing number of summary executions and mass murder carried out before cameras and Western media in the streets.

The London Guardian likewise spins and downplays what are overt, ghoulish atrocities committed right on camera for the entire world to see. Russia Today covered one such massacre providing a graphic video depicting several bloodied men lined up against a wall and machine gunned to death, their bodies left in a tattered pile by FSA terrorists. RT leaves no doubt in the reader's mind that what they just witnessed was a war crime.

The Guardian however, begins downplaying the brutal massacre with the headline, "Syria crisis: rebels 'execute shabiha' in Aleppo." Already Guardian plays a role in shaping the potential reader's perception, convicting the massacred victims as "Shabiha." Scrolling down through a list of unverified accusations leveled against the Syrian government, one finds not an objective journalistic report of the massacre, but the justification provided by the FSA themselves, in a quote by Guardian's FSA "contact" that includes the somber warning:
"Regarding the video of the shabiha killed by the FSA, as far as I know these shabiha are from the "Berri" clan in Aleppo. They have a long history of being pro-regime shabiha and they have been involved in a lot of killing in Aleppo.

The regime used to provide them with light weapons and knives and gather them in schools to go and launch their attacks against civilians. Just before they left one of the schools they were caught by the FSA and killed.
In this war in which we left alone to fight such a vicious regime, everything is possible and legitimate and as long as the international community keeps looking at Syria in such carelessness, you will see more of that and even worse."
The Guardian not only excuses what was a massacre of civilians, but sows the ground for excusing war crimes that eclipse even this episode of barbarism. Unfortunately, the Guardian is not alone - this is a pattern that repeats itself throughout the Western media and signifies that as the military campaign winds down, the terror campaign is just beginning. US special interests' promise to "bleed" Syria is manifesting itself before our eyes.

The FSA's claims of everyone they round up, torture, and execute being "Shabiha" carry with them the familiar and horrifying ring of the term "African mercenaries" used to label black Libyans who were targeted by NATO-armed racist sectarian extremists also posing as "revolutionaries." In the end, entire cities were emptied out of blacks (and here) who had for generations called Libya home. Refugee camps were then systematically targeted until Libya's blacks were either dead, imprisoned or exiled beyond their homeland's borders as part of a brutal genocidal campaign covered up by the Western media and downplayed by the West's self-appointed global arbiters of human rights, namely Amnesty International and Human Rights Watch.

While the West still to this day claims Libya's blacks were "pro-Qaddafi," Libya's blacks had no choice but to fight NATO's terrorists of Benghazi, as their complexions and creeds, not political affiliations, had marked them as intolerable and undesirable by NATO's "liberators."

Likewise, a similar campaign of sectarian driven genocide, predicted for years should the US, Israel, Saudi Arabia and others unleash Al Qaeda aligned death squads across the Levant to destabilize their geopolitical enemies, is unfolding, due in part to the complicity of the Western media.
Image: Christians in Syria have been particularly hit hard by what is being described as "ethnic cleansing," not by Syrian security forces, but by NATO-backed death squads under the banner of the "Free Syrian Army." The LA Times has been quietly reporting on the tragedy of Syria's minorities at the hands of the Syrian rebels for months - and indicates that wider genocide will take place, just as it is now in Libya, should Syria's government collapse under foreign pressure.
 
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In 2007, in Hersh's "The Redirection," the following foreshadowing to the NATO and FSA's unfolding genocidal rampage was given:
"Robert Baer, a former longtime C.I.A. agent in Lebanon, has been a severe critic of Hezbollah and has warned of its links to Iranian-sponsored terrorism. But now, he told me, “we’ve got Sunni Arabs preparing for cataclysmic conflict, and we will need somebody to protect the Christians in Lebanon. It used to be the French and the United States who would do it, and now it’s going to be Nasrallah and the Shiites" -The Redirection, Seymour Hersh (2007)
Now, demonstratively, we see exactly this feared onslaught manifesting itself in Syria, in particular against Christians as indicated in LA Times' "Church fears 'ethnic cleansing' of Christians in Homs, Syria," and more recently in USA Today's distorted, but still telling, "Christians in Syria live in uneasy alliance with Assad, Alawites." Even the massacre in Houla, seems to echo of this 2007 warning, bearing all the hallmarks of sectarian extremists like Al Qaeda.

With the Western press freely admitting that their "freedom fighting" FSA is lining up "suspected government supporters" and machine gunning them en mass, it seems the massacre the West feared would unfold in Aleppo has come to pass - only it wasn't perpetrated by the Syrian government or its security forces, but rather by NATO and the Gulf State's very own armed and coddled FSA terrorists.

As the West's machinations implode upon themselves and shareholders begin hedging their bets and distancing themselves from possible culpability for egregious crimes against humanity, we must hope that global opposition reaches a critical mass, forcing the West to stand down and allowing the Syrian government to restore order across their nation-state. Until then, we as individuals must identify, boycott, and replace the corporate-financier interests driving this insidious conspiracy against humanity. While swatting mosquitoes seems to be the most immediate remedy at hand, draining the swamp from within which they flourish is the only way to solve this problem permanently.


Tony Cartalucci is a frequent contributor to Global Research. Global Research Articles by Tony Cartalucci


“Amnesty fa bene a denunciare a gran voce i massacri ad Aleppo e in tutta la Siria, ma dovrebbe anche chiamare i soggetti autori con il loro nome e cognome. Sul sito almaghrebiya.it circolano le immagini relative alla mattanza di civili ad Aleppo, fatti a pezzi dai mitra e dai kalashnikov dei mercenari assoldati dal terrorismo estremista e radicalista che impazza in Siria.
Ancora bugie senza pudore, sulla pelle del popolo siriano: l’Onu perché non vede e non denuncia anche questo massacro? Questa è disinformazione pura”. Così l’On. Souad Sbai commenta “le immagini di un video sul web che mostra civili siriani ammassati dopo un pestaggio in un angolo di strada e crivellati di colpi dai mercenari in Siria”.
“Se nessuno ha il coraggio di dire che cosa ha infettato la Siria da mesi lo facciamo noi. Bande di assassini che trucidano la popolazione e si macchiano di tanti crimini quanti i miliziani, solo che vengono omessi nella loro responsabilità, perché qualcuno ha interesse a mistificare un massacro che ha autori ben noti.
Gli opinionisti della geopolitica corrotta dal denaro di qualche sceicco anch’esso ben noto – dice Sbai – dovrebbero vergognarsi delle bugie con le quali hanno falsificato la vicenda siriana e prima quella libica. Sulla Siria va fatta informazione, sui diritti umani: e non rispolverare ad ogni ora filmati triti e ritriti, che altro non fanno se non continuare una certa propaganda.
Vedendo queste immagini qualcuno dovrebbe farsi un grosso esame di coscienza e poi spiegare all’opinione pubblica mondiale perché vuole consegnare la Siria e con essa tutto il quadrante mediorientale e caucasico all’integralismo, infiltratosi nelle fila della protesta da alcuni paesi arabi. Siamo di fronte al più grande inganno internazionale di sempre – conclude – in cui hanno parte attiva l’Occidente intero e gli Stati Uniti, corresponsabili del massacro del popolo siriano innocente e ormai allo stremo delle forze”.

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!