L'avvocato
Carlo Fusco ha lasciato la difesa di Paolo Gabriele, il maggiordomo
papale arrestato e poi rinviato a giudizio per il furto di documento
riservati di Benedetto XVI. "Lascio l'incarico per divergenze sulla
linea difensiva - ha detto il legale all'ANSA - rimane però il rapporto
di amicizia".
L'avvocato Fusco difendeva Paolo Gabriele - arrestato il 23 maggio
scorso e tuttora agli arresti domiciliari in attesa del processo -
dall'inizio dell'istruttoria formale sulla vicenda della fuga di
documenti.
L'altro difensore del maggiordomo, avvocato Cristiana Arru, al
momento mantiene ancora l'incarico, ma secondo quanto apprende l'ANSA,
"sta valutando" il da farsi.
L'inchiesta: La notizia che "vi siano venti, o una
ventina, di indagati o indiziati nel processo che riguarda la fuga di
documenti riservati dal Vaticano non ha fondamento". E' quanto ha
dichiarato ieri come riportato dalla Radio Vaticana, il vicedirettore
della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, in relazione
"ad alcuni articoli e servizi pubblicati in questi giorni su diversi
organi d'informazione" e relativi all'inchiesta sui documenti trafugati e
finiti sulle pagine di libri e giornali.
Tre giorni fa era stata l'ANSA - sottolineando peraltro che non si
parlava in alcun modo di soggetti "indagati" - a informare sul fatto che
dopo la chiusura del primo filone dell'inchiesta 'Vatileaks', che ha
portato al rinvio a giudizio del maggiordomo papale Paolo Gabriele per
furto aggravato e del tecnico informatico Claudio Sciarpelletti per
favoreggiamento, l'attenzione degli investigatori vaticani si era
concentrata su una rosa di persone, in tutto circa una ventina, tenute
sotto osservazione per gli ulteriori accertamenti e per quelli che
potranno essere i futuri sviluppi delle indagini, nel caso siano
raccolte prove a carico.
Il Vaticano ora nega che ci siano venti indagati. Tuttavia fonti
attendibili e ben informate confermano all'ANSA che le posizioni al
vaglio dei detective d'Oltretevere, oggetto delle verifiche in corso
anche in questa fase di pausa estiva nell'attività dei magistrati,
riguardano appunto una ventina di persone, per valutare se e a quale
titolo possano aver avuto parte nella vicenda della fuga delle carte
riservate.
Va sempre ribadito che non si tratta certo di "indagati" e che, allo
stato attuale, è del tutto prematuro dire se e per quanti di questi
verra' effettivamente aperta un'istruttoria. Tra l'altro, solo in una
minima parte le persone interessate coincidono con quelle sentite nella
prima fase dell'istruttoria.
E' quindi quanto meno arbitrario lasciar intendere che il numero sia
dedotto da quello dei testimoni citati nelle carte dell'inchiesta con le
lettere dell'alfabeto o dai circa venti "corvi" di cui parlò lo stesso
Paolo Gabriele nella sua intervista, sotto mascheratura, a "Gli
intoccabili". Nè, tanto meno, si può parlare di confusione tra testimoni
e indagati o indiziati.
Al di là di quello che viene confermato o smentito ufficialmente (per
due mesi e mezzo le autorità vaticane hanno negato che ci fossero altri
indagati oltre Gabriele, mentre invece c'era un'altra persona, un
cittadino italiano, che, almeno temporaneamente, era stato addirittura
arrestato), il fatto che il controllo delle conversazioni telefoniche,
lo screening delle e-mail, i riscontri anche in forma discreta e 'soft',
vadano avanti anche in questo periodo estivo e riguardino un gruppo di
persone ben delimitato e identificato, è prova ulteriore che gli
investigatori intendono fare sul serio, che si voglia effettivamente
fare chiarezza sullo scandalo 'Vatileaks', come sollecitato dallo stesso
Benedetto XVI nell'incontro del 27 luglio con gli inquirenti vaticani,
da lui invitati "a proseguire il lavoro con solerzia".
Fonte: http://www.rainews24.rai.it
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