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venerdì 15 febbraio 2019

Matteo Renzi si racconta nel suo nuovo libro: "Sono stato arrogante, ho sottovalutato le fake news!" Esce nelle librerie italiane il nuovo saggio di politica scritto da Matteo Renzi: "UN'ALTRA STRADA: IDEE PER L'ITALIA DI DOMANI!"

MATTEO RENZI: "UN'ALTRA STRADA!"
 
ROMA (ITALIA) - Quando la politica diventa solo propaganda, bisogna avere la forza e il coraggio di affermare la verità. Probabilmente uno degli errori più clamorosi che mi si possano imputare è proprio questo: ho sottovalutato la portata del fenomeno fake news. Per quale ragione? Forse per una forma di arroganza o di sopravvalutazione delle mie capacità comunicative. Pensavo di poter spiegare la verità, mi sono sempre fidato della realtà, quando invece contro di me hanno messo in campo strumenti di odio e di falsità. Ho dato per scontato che il mio racconto della verità sarebbe stato accolto e ho sottovalutato la loro capacità di raccontare bugie. Sia chiaro, non provo alcun rancore. Bisogna saper sorridere di tutto, anche di queste cose. Ho imparato a sorridere della colata di fango che mi è stata rovesciata addosso e non consentirò a chi mi ha massacrato mediaticamente di guastarmi il carattere: sono più forte delle menzogne che mi hanno cucito addosso e vado avanti. Ma so anche che in tanti hanno sofferto, a cominciare dalla mia famiglia, per l’odio gratuito con cui hanno investito la mia vita. Proviamo a fare mente locale. Non mi hanno accusato solo per l’aereo di Stato e per i sacchetti di plastica, ma sono diventati virali in rete video delle mie vacanze in Lamborghini a Ibiza a spese degli italiani, notizie su mio fratello portaborse, mia cugina imprenditrice, mia sorella raccomandata. Tutte false, ovviamente. E, ancora, i bambini africani dell’Unicef, i Rolex arabi, gli sms per i terremotati, le spese folli e altre folli accuse. Si prende una storia e, di condivisione in condivisione, la si rende virale. E quello che era un semplice boy scout di provincia diventa un gangster che si è montato la testa e vive nel lusso alle spalle dei cittadini. Manca una sola accusa: essere il mandante del mostro di Firenze. E magari qualcuno prima o poi farà girare anche questa: del resto sono stato eletto nel collegio che comprende anche Scandicci. 
Il sorriso va bene come reazione di difesa personale, ma alla fine c’è ben poco da ridere. Il tema è serio, ha a che fare con la manipolazione della realtà ed è dunque una questione decisiva per ogni paese democratico che voglia dirsi e rimanere tale. Riflettere pacatamente sul problema non vuol dire abdicare al senso di giustizia, e in alcuni casi ritengo doveroso dare avvio ad azioni legali in sede penale e civile. Difendo senza remore il ruolo e la funzione dei giornalisti, ma penso che se qualcuno rilancia volutamente una campagna di diffamazione quasi persecutoria vada querelato o comunque sia giusto agire in sede civile per la quantificazione del danno. Ho scelto di farlo in una decina di casi per affermare un principio di civiltà giuridica. Ma resta il fatto che se dovessi perseguire tutti quelli che mentono su di me, di mestiere farei più processi di un cancelliere di tribunale. E comunque rimane l’odore del fango, che non va più via. La strumentalizzazione di notizie false su di me e sulle persone a me vicine resterà negli annali delle tecniche di propaganda e di character assassination. Non avevano nulla. Mi hanno passato al setaccio per anni, mi hanno seguito fin da quando ero sindaco, controllato i movimenti bancari, le vacanze, i mutui, le macchine, persino le sigarette che non fumo. E comunque non avevano niente per attaccarmi. Bel problema per chi voleva distruggere la mia immagine: alla fine hanno fatto prima. Hanno inventato. Tuttavia sarebbe miope pensare che la rilevanza del tema sia legata al solo piano personale, mentre è emergenza politica di enorme portata: da che mondo è mondo la propaganda è un modo di fare politica, un’arma di gestione del potere. E allora proviamo ad allargare il ragionamento. Oltre la mia persona, oltre il nostro paese. Estratto da: Matteo Renzi, Un’altra strada. Idee per l’Italia di domani, Marsilio (pp. 240, euro 16). In libreria dal 15 febbraio 2019.
 
 
Arriva in edicola e nelle librerie italiane il nuovo libro di Matteo Renzi, dal titolo “Un’altra strada: Idee per l’Italia di domani”. Un racconto spassionato dell’ex premier che analizza i frutti raccolti nel passato per presentare al futuro un nuovo modo di fare politica. Renzi analizza anche e soprattutto gli errori suoi, da quando era sindaco a Firenze 10 anni fa, passando per la segreteria del Partito Democratico e ancora il referendum ed infine ila disfatta del 4 marzo. Oggi Renzi non è segretario del Pd ed ha anche deciso di rinnovare la sua carriera debuttando in televisione con “Firenze secondo me”: quattro puntate dedicate alla città con l’ex premier a fare da Cicerone. Il libro serve proprio a certificare una nuova vita politica di Matteo Renzi, che risponde alle “fake news” e la macchina del fango: “Ho imparato a sorridere della colata di fango che mi è stata rovesciata addosso e non consentirò a chi mi ha massacrato mediaticamente di guastarmi il carattere”.
 


sabato 19 gennaio 2019

ESATTAMENTE OGGI DI 79 ANNI FA NASCEVA A PALERMO IL GIUDICE PAOLO BORSELLINO, ASSASSINATO DALLA MAFIA DI TOTO' RIINA 2 MESI DOPO L'OMICIDIO DEL SUO AMICO E COLLEGA GIOVANNI FALCONE...

PAOLO BORSELLINO
Paolo Borsellino, all'anagrafe Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940Palermo, 19 luglio 1992), è stato un magistrato italiano, assassinato da Cosa nostra assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio[2]), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.  Assieme al collega e amico Giovanni Falcone, Paolo Borsellino è considerato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale. Il 19 Luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia di Carini con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove vivevano sua madre e sua sorella Rita. Alle 16:58 una Fiat 126 imbottita di tritolo, che era parcheggiata sotto l'abitazione della madre, detonò al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, scampato perché al momento della deflagrazione stava parcheggiando uno dei veicoli della scorta.
Il 24 Luglio circa 10.000 persone parteciparono ai funerali privati di Borsellino (i familiari rifiutarono il rito di Stato: la moglie Agnese infatti accusava il governo di non aver saputo proteggere il marito, e volle una cerimonia privata senza la presenza dei politici), celebrati nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, disadorna e periferica, dove il giudice era solito sentir messa, quando poteva, nelle domeniche di festa. L'orazione funebre fu pronunciata da Antonino Caponnetto, il vecchio giudice che aveva diretto l'ufficio di Falcone e Borsellino: «Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi». Pochi i politici: il presidente Oscar Luigi Scalfaro, Francesco Cossiga, Gianfranco Fini, Claudio Martelli. Il funerale è commosso e composto, interrotto solo da qualche battimani. Qualche giorno prima, i funerali dei 5 agenti di scorta si erano svolti nella Cattedrale di Palermo, ma all'arrivo dei rappresentanti dello Stato (compreso il neo Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro), una folla inferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per mantenere l'ordine, mentre la gente, strattonando e spingendo, gridava: "Fuori la mafia dallo Stato". Il Presidente della Repubblica venne tirato fuori a stento dalla calca, venne spintonato anche il capo della polizia. La salma è stata tumulata nel Cimitero di Santa Maria di Gesù a Palermo.
 

sabato 12 gennaio 2019

NADIA TOFFA E' MORTA!!!??? - Nadia Toffa, il silenzio lungo cinque giorni che spaventa i fan...

NADIA TOFFA DI NUOVO IN OSPEDALE
MILANO - (MI) - ITALIA - L’ultima immagine che appare sul profilo Instagram di Nadia Toffa risale a QUATTRO giorni fa e non è molto rassicurante nonostante il suo sorriso e ciò che ha scritto. La conduttrice de Le Iene appare sul letto dell’ospedale San Raffaele di Milano mentre viene sottoposta all’ennesima seduta di chemioterapia per combattere il cancro che l’ha colpita alcuni mesi fa. In quell’occasione Nadia Toffa scriveva: “Buongiorno ragazzi cari . La mattinata inizia con un’altra chemioterapia. A chi sostiene che spettacolarizzo la malattia rispondo “magari fosse finzione; è invece solo una cruda e terribile realtà. A chi dice che faccio pubblicità alla chemioterapia rispondo “sì, e la faccio anche col sorriso dato che grazie alla scienza è l’unica cura che abbiamo insieme alla radioterapia per sconfiggere il cancro”.
Da quel giorno Nadia Toffa non ha più scritto sui suoi social. Detto che ovviamente ha tutto il diritto di prendersi delle pause dai social dopo quattro giorni alcuni follower e fan iniziano a preoccuparsi chiedendosi se questa assenza di comunicazioni non sia da imputare ad un peggioramento del suo stato di salute.
PROFILO TWITTER: https://twitter.com/nadiatoffa (@NadiaToffa)
PROFILO INSTAGRAM: https://www.instagram.com/nadiatoffa/?hl=it (@nadiatoffa)
 


venerdì 30 novembre 2018

Kenya: Silvia Romano, vestita col niqab per non farla riconoscere? I sequestratori ormai sono circondati...si spera in una felice conclusione di questa terribile vicenda!

Kenya - La giovane volontaria, secondo fonti locali, è tenuta in ostaggio a Malindi, dove i rapitori "le hanno tagliato le treccine"!
Silvia Romano, la volontaria italiana rapita in Kenya, secondo quanto fonti locali "è stata costretta a indossare un niqab" che lascia scoperti solo gli occhi, e i sequestratori "le mettono fango sul viso e sulle mani" per non farla riconoscere. La giovane è tenuta in ostaggio a Malindi, dove i rapitori "le hanno tagliato le treccine". I malviventi sono però ormai "circondati" e "appare difficile" possano avanzare ulteriormente verso la Somalia. Secondo le fonti, "e' naturale che i rapitori abbiano fatto questo, perchè si trovano in una zona a prevalenza musulmana caratterizzata dalla presenza di tribù di origini somale, tra cui gli 'Orma' a cui appartengono i sequestratori. Si tratta di comunita' dedite alla pastorizia e all'agricoltura nelle quali il niqab è molto diffuso. Giorni fa, l'emittente keniana Ntv aveva riferito che alcuni abitanti della zona costiera, dove è stata rapita Silvia, "hanno visto la volontaria italiana con i suoi rapitori". Gli abitanti "delle comunità di Garsen e Bombi, coinvolti nelle ricerche, si sono addentrati nella foresta", ha affermato la tv. Intanto, la situazione sul campo lascia intuire - spiegano alcuni osservatori - che l'operazione per la liberazione della ragazza è entrata in uno stadio avanzato. A Garsen, oltre 100 chilometri a nord di Malindi, sede della base di polizia 'Tana Delta' dove opera il centro di coordinamento dell'operazione, i militari keniani supportati da agenti dell'intelligence italiana stringono sempre di più il cerchio attorno ai rapitori, stremati da giorni di clandestinità nella foresta circostante. Si ipotizza che la banda, secondo alcune fonti nella foresta ci sarebbero più di tre persone a tenere in ostaggio Silvia, volesse tentare la fuga attraversando il fiume Tanta, o forse navigandolo, verso le regioni somale dominate dagli Shabaab, uno dei pochi gruppi terroristici africani ancora legato ad Al Qaeda.
Fonte: www.tgcom24.com - www.lanazione.it

lunedì 26 novembre 2018

25 Novembre: "NON UNA DI MENO" - Non dimentichiamo in questa giornata internazionale contro la violenza sulle donne, non solo tutte coloro che sono state assassinate, ma anche tutte quelle che sono sopravvissute ai sopprusi ma che hanno con sé i segni indelebili di questi atti scellerati ed inumani!

Non solo assassinate, spesso anche sfregiate con l'acido! La follia degenerativa della gelosia, apice dell'egoismo più bieco dei sentimenti umani, scatena nella mente degli uomini quel pensiero per cui: "Meglio saperti morta piuttosto che di un altro!" O peggio: colpire nel più profondo della femminilità, cancellare la bellezza ed i connotati della donna, renderla mostruosa agli occhi degli altri uomini, renderla INDESIDERABILE al resto della popolazione maschile! Chi sfregia con l'acido a volte è peggio di un assassino...invito i parlamentari del Partito Democratico a varare una legge per cui, chi acquista taniche o barattoli di un qualsiasi acido o soda caustica, venga immediatamente registrato e segnalato alle forze dell'ordine, così come succede per il porto d'armi...cittadini che non hanno consorzi, cooperative o imprese agricole, chi non fa un mestiere attinente all'utilizzo di sostanze chimiche altamente pericolose e nocive, per legge gli dovrebbe  essere impedito l'acquisto di questi materiali se non sotto una seria e comprovata giustificazione! Perché ad oggi se un uomo anche appena 18enne, entra in una ferramenta o acquista barattoli di sostanze chimiche online, può farlo liberamente senza darne conto a nessuno...così come ha fatto colui che ha avvelenato un'intera famiglia con il veleno acquistato proprio via web...veleni per topi, acidi e sostanze chimiche varie, soda caustica...sono come vere e proprie armi!
 
 
 

Storia
 

Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
L'Assemblea Generale dell'ONU ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981.
Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

In Italia

Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
In Italia solo dal 2005 alcuni centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi anni anche istituzioni e vari enti come Amnesty International celebrano questa giornata attraverso iniziative politiche e culturali.
Nel 2007 almeno 100.000 donne (40.000 secondo la questura) hanno manifestato a Roma "Contro la violenza sulle donne", senza alcun patrocinio politico. È stata la prima manifestazione su questo argomento che ha ricevuto una forte attenzione mediatica, anche per le contestazioni che si sono verificate a danno di alcuni ministri e di due deputate. Nel 2016, il 26 novembre, il movimento delle donne, organizzato intorno alla sigla "Non una dimeno" scende sulle strade di Roma in una imponente manifestazione contro la violenza alle donne con la presenza di 200.000 donne.
Dal 2006 la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna promuove annualmente il Festival "La violenza illustrata", unico festival nel panorama italiano interamente dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ormai centinaia di iniziative in tutta Italia vengono organizzate in occasione del 25 novembre per dire no alla violenza di genere in tutte le sue forme.
 
Fonte: www.wikipedia.it
25 NOVEMBRE - GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

mercoledì 7 febbraio 2018

Quando negli anni '90 uno spot diceva: "Una telefonata può salvarti la vita!"

MIGRADVISOR, difficile quasi a pronunciare questa parola che individua un'applicazione che può veramente salvare una vita! Vi ricordate dello spot della Telecom Italia degli anni '90? Il cellulare non era ancora un must e l'offerta era indirizzata alle linee fisse: "Una telefonata può salvarti la vita!" Con Massimo Lopez del famoso Trio che in procinto di essere fucilato dal plotone della famigerata Legione Straniera chiedeva come ultimo desiderio di fare una telefonata a casa e...quella telefonata non finiva più! Ecco...questa applicazione innovativa è più o meno un salvavita non solo per gli immigrati ma anche per i clochard, per i nostri putroppo poveri Italiani che sono finiti loro malgrado a vivere su una strada, sotto un ponte, dentro le stazioni e aeroporti, dentro una macchina sfasciata o dentro un camper abbandonato! L'APP totalmente gratuita collegata al GPS guida in base al territorio, il bisognoso verso le strutture che possono aiutarlo ad avere un posto al caldo, cibo, vestiario o altro...questo vale indistintamente sia per gli Italiani che per gli immigrati...migliaia di volontari sono pronti ad accogliere tutti senza distinzione di razza, sesso, religione o condizione sociale...proprio come è scritto nella nostra Costituzione Italiana! Oggi più che mai è vero: il telefono può salvare una vita!!!
 
Alexander Mitrokhin
 

martedì 28 febbraio 2017

DJ FABO HA SCELTO EUTANASIA - LA MORTE DIGNITOSA DI UN CITTADINO ITALIANO CHE HA SCELTO IL "SUICIDIO ASSISTITO" (EUTANASIA) PER PORRE FINE ALLE SUE SOFFERENZE FISICHE, MORALI E MENTALI; MA IN ITALIA L'EUTANASIA RISULTA ANCORA UNA PRATICA ILLEGALE; CI SONO MOLTI NODI DELL'ETICA DA SCIOGLIERE: DALL'EUTANASIA AL TESTAMENTO BIOLOGICO, LA POLITICA ITALIANA OGGI E' IN SERIA DIFFICOLTA'!

Fonte: (di Giorgiana Cristalli)

ROMA - "Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano il 9 Febbraio 1977, all'età di sette anni, frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suono come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento, i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, villa Simonetta, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso": inizia così il testo autobiografico inedito consegnato all'associazione Luca Coscioni dal ragazzo che ieri ha scelto di morire in Svizzera.
Ripercorrendo le tappe principali della sua vita e soffermandosi sull'incidente spartiacque tra il prima, a colori, e il dopo, buio, Dj Fabo conclude: "Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora" motivando così la scelta di chiedere di morire.
 
 L'APPELLO DI DJ FABO
 
Da Welby a Dj Fabo, i casi che hanno scosso le coscienze
 
Tornando al racconto dei suoi 40 anni, nel testo Fabiano scrive che, dopo quel primo contatto, da bambino, con il mondo delle sette note, lascia il mondo della musica.
"Da sempre lavoratore, appena diplomato da geometra, inizio a lavorare per svariate aziende. Per otto anni - racconta - lavoro con la mia seconda passione, il moto cross, e mi occupo del reparto commerciale del team supermotard Daverio (durante le competizioni più importanti, mondiale ed italiano) e contemporaneamente lo pratico come sport". Ma nel 2009, "a causa di un incidente durante una gara, sono costretto ad abbandonare il mondo del motocross". Contemporaneamente, in questi anni, "mi trasferisco, nei periodi estivi, ad Ibiza per un periodo di studi in cui ricomincio a lavorare con la musica piu' moderna.
Forse a causa della magica influenza dell'isola, forse per vocazione - rivela - subito mi rendo conto che il mio unico e vero posto è dietro la consolle! E' così che in un momento, ringraziando gli studi di musica del passato, la mia musicalità e le numerose conoscenze di dj set, in poco tempo inizio a suonare un po' ovunque". L'amore per la musica e la voglia di viaggiare e scoprire altri posti del mondo, spinge Dj Fabo ad una scelta importante.
"Mi licenzio da un contratto a tempo indeterminato a Milano, ma ormai capisco che il mio posto è altrove. Per lavoro, passione e amore negli ultimi anni riesco a dividermi tra l'Italia e Goa, dove lavoro e vivo mantenendomi con la musica, scoperta per caso in uno dei viaggi più indimenticabili della mia vita (India) - racconta ancora - capisco che il mio posto e il mio futuro sarebbero stati in quel Paese. Mi trasferisco per otto mesi l'anno con la mia fidanzata e riconosco finalmente me stesso, dopo aver indossato numerosi abiti che mi andavano stretti".
 

In India "inizio ad avere un nome e successo, mi cercano spesso per suonare nei locali più importanti". Ma purtroppo, in uno dei rientri in Italia, "dopo aver suonato una sera in un locale di Milano, tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita", racconta ricordando il giorno in cui divenne cieco e tetraplegico. Dj Fabo parla ancora di sé come di un "giovane adulto sempre vivace e vero amante della vita".
 
IL POST DELLA FIDANZATA VALERIA SU FB

 
"Non riesco a fare a meno degli amici per esserne al centro trascinandoli con me. (Il messaggio agli amici: "Mettete le cinture di sicurezza" - VIDEO) Generoso forse un po' insicuro quando si tratta di scelte importanti da fare da solo. Vittima spesso della mia stessa vivacità, facilmente mi annoio, pronto a gettarmi per primo nelle situazioni più disparate. Un trascinatore. Incapace di sopportare il dolore sia fisico che mentale. Preferisco stare solo ora - si legge ancora nel testo autobiografico - che non poter vivere come prima. Vivo oggi a casa di mia madre a Milano con una persona che ci aiuta e la mia fidanzata che passa più tempo possibile con me. Mi portano fuori ma spesso non ne ho voglia. Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando più il senso della mia vita ora. Fermamente deciso - conclude - trovo più dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia". Da qui il contatto con l'Associazione Luca Coscioni, "una realtà che difende i diritti civili in ogni fase dell'esistenza dei cittadini. Compreso il diritto sacrosanto di morire. Grazie. Fabiano Antoniani".
 
Fine vita: da un anno la discussione in Parlamento. Che fine ha fatto?
 
http://www.quotidiano.net - Milano, 28 Febbraio 2017 - Ci aveva provato un paio di settimane fa rivolgendosi direttamente al presidente Mattarella. Tutto inutile. Anzi, la risposta arrivata dal Parlamento venerdì era stato un altro rinvio sulla legge sul biotestamento. L’ennesimo, insopportabile rinvio. Che per lui, dj Fabo, inchiodato a letto, al buio da quasi tre anni, in attesa di poter uscire da quella prigione in cui un terribile incidente stradale lo aveva costretto, dev’essere stato doloroso come un pugno.
Così Fabiano ha deciso: con quel filo di disperata voce che ancora gli rimaneva, ha gridato in un ultimo messaggio video tutta la rabbia contro la vergogna di un Parlamento che non trova il coraggio di occuparsi «delle persone che soffrono», ed è partito per la Svizzera. Accompagnato da Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni, dalla fidanzata Valeria Imbrogno e dalla delusione per uno Stato che l’a obbligato a scappare per liberarsi «da una tortura insopportabile e infinita», ha lasciato Milano domenica mattina.
HA AFFRONTATO quella che la stessa associazione Luca Coscioni ha definito «l’umiliazione di un difficile trasporto» (Fabiano era immobile su un letto, attaccato al respiratore) e nel pomeriggio di domenica è arrivato a destinazione: una palazzina di due piani affacciata sul piccolo lago di Pfaffikon, poco fuori Zurigo. Il cui nome, Dignitas, rappresentava in definitiva il suo ultimo desiderio: andarsene per propria scelta, con dignità, appunto. «Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato», aveva comunicato domenica su Twitter, tramite l’account dell’associazione Luca Coscioni.
Ed è stato ieri mattina che Fabiano ha chiuso con quello che considerava da tempo un vivere senza vita. E ha dovuto farlo, come prevede la legge elvetica, con un gesto autonomo e volontario. Un gesto che per lui, tetraplegico, è potuto arrivare solo tramite un morso. È stato quell’ultimo movimento della bocca a liberarlo. Non prima di aver ringraziato Cappato per averlo «sollevato da questo inferno di dolore».
UN MORSO sul pulsante per azionare l’immissione del cocktail letale di farmaci. Un morso al buio che, ha raccontato chi era con lui, lo ha messo molto in ansia "perché temeva, non vedendo il pulsante, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato". Dopo quest’ultimo sforzo, nel giro di qualche minuto, Fabiano si è addormentato per scivolare finalmente, senza soffrire, nel silenzio che desiderava da tempo. L’annuncio della morte è arrivato nella tarda mattinata: Fabo si è spento alle 11.40. Lasciando i suoi familiari liberi di piangere una morte, questa volta davvero definitiva.
 
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

sabato 4 gennaio 2014

Messaggio di fine anno - 31 Dicembre 2013 - Beppe Grillo (Movimento Cinque Stelle) e Giorgio Napolitano (Presidente della Repubblica Italiana)


BEPPE GRILLO - 
MOVIMENTO CINQUE STELLE
GIORGIO NAPOLITANO - 
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA


Intervista integrale al professor Davide Vannoni sul metodo Stamina - "Mentre il Ministero della Salute Italiano continua a negare vigliaccamente tutti i miglioramenti dei piccoli pazienti in cura con la terapia delle cellule staminali, negando anche le cure compassionevoli a tutti i malati che vorrebbero accedere al metodo Stamina del Professor Vannoni! Perchè? Perchè questo crimine sociale e psicologico contro coloro che non hanno piu' da perdere null'altro se non la propria vita che hanno appesa ad un piccolo filo di speranza? Forse perché lo Stato Italiano vuole garantire certi interessi milionari a determinate Industrie Farmaceutiche che con il metodo Stamina perderebbero centinaia di migliaia di pazienti nel mondo e di conseguenza una fetta del loro mercato di vendita? Non si può giocare agli affari sulla salute malata di poveri piccoli nati sfortunati, la cura compassionevole è un diritto assoluto che lo Stato Italiano deve garantire e tutelare a tutti, soprattutto nel caso delle cure compassionevoli del metodo Stamina! Se lo Stato Italiano continua a combattere per annullare il metodo Stamina a tutti, lo Stato Italiano si trasforma in uno Stato assassino!!! Allora bisognerebbe denunciare il Ministero della Salute Italiano al Tribunale Penale dell'Aja perché sta commettendo gravi crimini contro l'umanità e sta violando i diritti umani!"

PROFESSORE DAVIDE VANNONI - FONDAZIONE STAMINA


Stamina Foundation Onlus, associazione fondata nel 2009 dal prof. Davide Vannoni per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa.
Il trapianto di cellule staminali adulte non rappresenta soltanto una speranza per il futuro ma è una realtà già sperimentata con risultati documentati.
Il sito staminafoundation.org nasce dalla volontà di condividere informazioni aggiornate sulle terapie e sui progressi della medicina rigenerativa.




Mattia, una storia di speranza con il metodo Stamina...



Mattia è nato con una malattia genetica, degenerativa e mortale - la sindrome di Sandhoff. I medici avevano preventivato due anni di vita, eppure tra pochi giorni ne compirà sei. Non riesce a muoversi dal suo lettino, respira a fatica e ad agosto non riusciva più neanche a tossire. Grazie all'intervento del tribunale e di una forte campagna stampa partita dal programma televisivo Le Iene, la mamma Simona riuscì a portarlo a Padova per un ciclo di trattamento Stamina con il metodo Vannoni. Lo stesso metodo bocciato due giorni fa dal comitato scientifico nominato dal ministero della Salute. Mattia, però, è migliorato grazie alle infusioni di cellule staminali. Oggi è tornato a tossire e sorridere. Questa è la sua storia.

Metodo Stamina, la piccola Sofia muove le gambe!


Nuovo appello dei genitori della piccola Sofia, la bimba affetta da leucodistrofia metacromatica che solo pochi mesi fa non riusciva a muovere nemmeno la testa.
Dopo la cura a base di cellule staminali oggi riesce a muovere le gambe. Filmata dai genitori ecco le commuoventi immagini.

Vannoni presenta il suo Metodo Stamina...



Intervista, in esclusiva, a Davide Vannoni, ideatore del metodo "Stamina". L'iniziativa del ricercatore, di origine teramana, è al centro del dibattito della comunità scientifica internazionale.

venerdì 3 gennaio 2014

Metodo Stamina: Vannoni annuncia una diffida al ministero della Salute, nemmeno il nuovo Comitato chiamato a valutare il metodo Stamina soddisfa il suo ideatore. Che preannuncia un secondo ricorso al Tar...

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Nella foto il Professor Vannoni ideatore del discusso progetto Stamina per le cure con le cellule staminali...
Sono ben quattro i ricercatori inclusi dal ministero dalla Salute nel nuovo Comitato per la valutazione di Stamina che non soddisfano le aspettative di Davide Vannoni, ideatore e principale fautore del discusso metodo a base di cellule staminali. Per questo, fa sapere lui stesso: “La prossima settimana partirà una lettera di diffida al ministero della Salute” in quanto il nuovo pool di esperti sarebbe composto, secondo Vannoni, “per almeno un terzo da ricercatori che si sono già espressi negativamente sul metodo Stamina”.
Nell’eventualità di una mancata risposta dal ministero, il patron diStamina Foundation preannuncia già un secondo ricorso al Tar, dopo quello, vinto lo scorso 4 dicembre, che invitava le autorità competenti a ricostituire la commissione di esperti chiamati a valutare i protocolli secondo criteri di maggior obiettività e includendo scienziati stranieri. E che dava, di fatto, una nuova possibilità alla presunta “cura”. Una “cura” che, ricordiamo, prevede cicli di infusioni di cellule immature del midollo osseodirettamente nel sangue e nel midollo spinale di pazienti affetti damalattie neurodegenerative o autoimmuni nel tentativo di ripristinare le funzionalità compromesse, seppur in assenza di qualsiasi evidenza scientifica né di riscontri clinici.
Vannoni (come scrive sulla sua pagina Facebook) non ha nulla da obiettare sulla scelta del garante del nuovo Comitato, il presidente del Methodist Research Institute di Houston Mauro Ferrari, che anzi gli sembra “partire con il piede giusto” poiché intenzionato a incontrare di persona i bambini e gli adulti trattati con Stamina, così come i loro medici.
Nessuna obiezione nemmeno sugli staminologi stranieri scelti dal ministro della Salute: il professor Sally Temple del Neural stem cell institute di New York e lo scienziato Curt R. Freed dellaSchool of Medicine di Chicago.
Critiche pesanti, invece, quelle del presidente di Stamina contro gli altri quattro componenti, scelti tra i biologi e clinici più esperti nel campo delle terapie cellulari in Italia.
In particolare, Carlo Dionisi Vici dell’ospedale Bambin Gesù di Roma sarebbe per Vannoni troppo vicino a un membro dello scorso Comitato, Bruno dalla Piccola, per poter essere considerato imparziale. Il parere di Vania Broccoli, del San Raffaele di Milano, non sarebbe invece attendibile poiché lo scienziato risulta coinvolto in progetti di ricerca finanziati da Telethon e quindi, secondo Vannoni, creerebbe un palese conflitto d’interessi nella valutazione dei protocolli.
Su Antonio Uccelli del Centro per la sclerosi multipla di Genova eFrancesco Frassoni dell’Istituto scientifico Giannina Gaslini della stessa città, il problema per Vannoni sarebbero alcunedichiarazioni in merito al metodo Stamina fatte in precedenza rispetto alla nomina e che risulterebbero incompatibili con le linee guida dell’ordinanza del Tar.
Se la lettera di diffida annunciata da Vannoni sarà inviata, starà nuovamente al ministro della Salute Beatrice Lorenzin valutare se accogliere o meno le sue condizioni. Tra cui, informa il professore, vi sarà anche la richiesta di reclutare i pazienti dalla lista di attesa per le infusioni agli Spedali Civili di Brescia e di utilizzare nel trial esclusivamente i preparati provenienti dai suoi laboratori.
Fonte: http://www.Wird.it


METODO STAMINA
(CHE COS'E')
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Avvertenza
Le pratiche qui descritte non sono accettate dalla scienza medica, non sono state sottoposte alle verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o non le hanno superate. Potrebbero pertanto essere inefficaci o dannose per la salute. Le informazioni hanno solo un fine illustrativo. Wikipedia non dà consigli medici: leggi le avvertenze.
Il metodo Stamina è un controverso trattamento medico[1] inventato da Davide Vannoni[2] principalmente rivolto alle malattie neurodegenerative, si baserebbe sulla conversione dicellule staminali mesenchimali in neuroni[3][4].
Il metodo, al 2013, risulta tenuto segreto dai suoi promotori[5] e privo di una validazione scientifica che ne attesti l'efficacia terapeutica[6]. Non risulta, inoltre, che Vannoni abbia mai pubblicato alcun articolo sul metodo Stamina su riviste scientifiche sottoponendolo dunque ai consueti processi di revisione paritaria[6]; i brevetti, che in un primo tempo aveva affermato di avere registrato a tutela del metodo, si sono dimostrati essere semplici domande di brevetto il cui iter risulta o concluso negativamente o in attesa di risposta alle domande degli esaminatori[3], che vi hanno rilevato lacune e sollevato numerose obiezioni[7][8]. La rivista Nature ha inoltre scoperto che alcuni risultati presentati per la richiesta di brevetto provengono da altre pubblicazioni precedenti che sarebbero state usate senza autorizzazione[9][10].
Il parlamento italiano decide l'avvio di una sperimentazione nel maggio 2013: Umberto Veronesi, fra gli altri[11], sostiene che il caso "ripercorre il canovaccio delle vicende BonifacioDi Bella", cioè di sperimentazioni avviate sotto la spinta "della piazza" piuttosto che da criteri realmente scientifici.[12]

Il metodo[modifica | modifica sorgente]

Cellula staminale mesenchimale non differenziata
Il metodo proposto dalla Stamina Foundation Onlus prevede la conversione di cellule staminali mesenchimali (cellule solitamente destinate alla generazione di tessuti ossei e adiposi) in neuroni, dopo una breve esposizione ad acido retinoico diluito in etanolo.[3] La terapia consiste nel prelievo di cellule dal midollo osseo dei pazienti, la loro manipolazione in vitro (incubazione delle cellule staminali per 2 ore in una soluzione 18 micromolare di acido retinoico), e infine la loro infusione nei pazienti stessi.[10]
Vannoni ha ripetutamente evitato di rivelare i dettagli del suo metodo al di là di quelli disponibili nella sua domanda di brevetto.[10] Nel 2012 l'Ufficio Brevetti degli Stati Uniti aveva parzialmente respinto la domanda di brevetto, con una procedura che consente la ri-presentazione: Vannoni non l'ha più ripresentata. Il rifiuto era dovuto al fatto che la domanda aveva dettagli insufficienti riguardo alla metodologia, al fatto che è improbabile che la differenziazione cellulare si verifichi durante un periodo di incubazione così breve e che la comparsa di cellule nervose nella coltura rischierebbe di essere frutto di cambiamenti citotossici.[10]
Tale metodo viene descritto dal suo ideatore come utile per curare malattie di diverso tipo, anche molto diverse tra loro per cause, sintomi e decorso.[6] In particolare, il metodo viene indicato da Vannoni per la cura di malattie neurodegenerative[13].

Storia[modifica | modifica sorgente]

Davide Vannoni, laureato in lettere e filosofia[1][14], docente e autore di testi di psicologia della pubblicità e della comunicazione,[15][16]racconta di avere avviato il progetto in seguito alla propria esperienza personale: curato nel 2007 in Ucraina per una paralisi facciale con un trapianto di staminali,[17][18] decide di proporre il trattamento anche in Italia mettendosi in società, fra gli altri, con due biologi ucraini[18] (Vyacheslav Klimenko e Olena Shchegelska[19]), prima stabilendosi a Torino, nel sottoscala della sua azienda di ricerche di mercato[18] e, in seguito, dopo l'entrata in vigore della disciplina europea del 2007 sulle terapie con staminali, a San Marino.[17] Il metodo viene pubblicizzato da depliant che parlano di «oltre mille casi trattati, un recupero del danno dal 70 al 100 per cento (90 ictus con 72 recuperi [...]), una gamma di una ventina di malattie trattate»[20] e da dei video che mostravano «un ballerino russo affetto da parkinsonche si alzava dalla carrozzella e tornava a ballare», «di una giovane paralizzata dalla SLA che riprendeva a camminare», «Di un uomo che guariva da una grave forma di psoriasi alle mani»[21][22].
Nel maggio del 2009, in seguito ad un articolo del Corriere della Sera[20] e ad un esposto di un dipendente della società Cognition, di cui Vannoni era amministratore, viene avviata un'inchiesta dal magistrato Raffaele Guariniello[23], che intende chiarire la posizione di Vannoni in merito all'uso di cellule staminali al di fuori dei protocolli sperimentali previsti dalla legge.[17] Sul finire del 2009 compaiono sulla stampa diversi articoli giornalistici sulle attività di Vannoni, coinvolto in un intreccio di società e la fondazione Stamina.[17] La stampa riporta di come Vannoni prometta la cura di molte malattie neurodegenerative per cifre che oscillano dai 20.000 ai 50.000 euro,[17][22] utilizzando metodi poco chiari e a volte con danni e conseguenze indesiderate[24][25][22]. L'inchiesta di Guariniello coinvolge anche San Marino, dato che le cure venivano praticate anche in un centro estetico sammarinese privo di autorizzazione medica.[26] Nell’agosto 2012, la procura dispone il rinvio a giudizio di 12 indagati, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione per delinquere.[17]
Dal 2011[17] grazie all'interessamento del dottor Marino Andolina, divenuto collaboratore di Vannoni, il "metodo Stamina" veniva praticato come cura compassionevole nell'Ospedale di Brescia; agli inizi 2013 viene sospeso in seguito a un'ispezione dei NAS e dell'AIFA, in cui fu rilevato il mancato rispetto dei requisiti di sicurezza e igiene e la carenza nella documentazione prescritta dalla legge.[27]. Nelle ispezioni si rilevò che i preparati cellulari non contenevano quantità rilevanti di cellule staminali mesenchimali, non erano in grado di differenziarsi in neuroni e contenevano una quantità rilevante di inquinanti pericolosi[28][29]. L'AIFA da parte sua procedette all'analisi delle cartelle cliniche di 36 pazienti, da esse non risultava alcun miglioramento nei pazienti salvo che in tre casi e solo in base a valutazioni soggettive: i genitori riportavano miglioramenti nel caso di due bambini e un adulto riferiva di essere migliorato dalla patologia che lo affliggeva[30].
Nel 2013 il metodo Stamina giunge sotto i riflettori dei media in seguito ad un servizio del programma televisivo Le Iene, che ne mostra l'utilizzo su alcuni bambini affetti da diverse malattie neuro-degenerative (tra queste anche la SMA di tipo I). Nel servizio si sostiene che le infusioni di staminali avrebbero generato significativi miglioramenti nello stato di questa malattia, e si suggerisce, senza alcuna evidenza, che possa modificarne il decorso fatale.[31] Il metodo Stamina diviene quindi oggetto di proteste popolari in favore della cura.[32]
Del caso si occupano anche l'Accademia dei Lincei,[33] e il 26 marzo, in ambito internazionale, anche la rivista Nature[34] e l'Agenzia europea per i medicinali.[35] Il 3 maggio 2013, tredici scienziati pubblicano sul The EMBO Journal una analisi critica del metodo, mettendo in luce le loro preoccupazioni in relazione all'inconsistenza delle prove scientifiche, alle carenze metodologiche e all'assenza di pubblicazioni.[36][3][37] A partire da marzo dello stesso anno anche l'associazione Famiglie SMA, che riunisce i familiari dei pazienti affetti da SMA, interviene esprimendosi più volte in maniera molto critica verso il metodo Stamina e verso i servizi televisivi de Le Iene.[38][39][40][41]
Il risalto è tale che lo studioso e medico giapponese Shinya Yamanakapremio Nobel per la medicina nel 2012 e presidente della Società Internazionale per la Ricerca sulle Cellule Staminali (ISSCR), pubblica un comunicato in cui esprime preoccupazione per l'autorizzazione da parte delle autorità italiane di un metodo del quale non si conosce la sicurezza e privo di qualunque evidenza di efficacia[42][43].
Il 2 luglio 2013 la rivista Nature in un nuovo articolo definisce la presunta terapia come promossa da «uno psicologo trasformatosi in imprenditore medico»,[10] «basata su dati fallaci» e «plagio di un altro studio già sviluppato e soprattutto tecnica inefficace»:[44] la rivista ha scoperto che due immagini utilizzate per depositare il brevetto della terapia nel 2010 erano in realtà identiche a quelle di un articolo del 2003 e uno del 2006 di un team di ricercatori russi e ucraini, coordinati dalla biologa molecolare Elena Schegelskaya, della Kharkov National Medical University.[10] Anche il team della Schegelskaya cercava cellule del midollo osseo capaci di differenziarsi in cellule nervose, ma la loro soluzione di acido retinoico raggiungeva un decimo della concentrazione del metodo di Vannoni, e prevedeva l'incubazione delle cellule per diversi giorni: Nature fece notare perciò come la stessa immagine era stata utilizzata per rappresentare due modalità molto differenti di sviluppo sperimentale.[10] Vannoni ha replicato alle accuse definendo l'intervento di Nature del 2 luglio 2013 "il solito articolo politico" che "non scopre nessun segreto"; ha sostenuto, infatti, di aver "sempre lavorato e condiviso materiale con i russi e con gli ucraini" e ha definito l'"articolo e i commenti che contiene [...] di cattivo gusto"[45]. La ricercatrice ucraina, ex socia dello stesso Vannoni, che aveva prodotto le foto ha tuttavia negato di conoscere Vannoni all'epoca in cui le aveva realizzate, affermando inoltre di non essere a conoscenza del loro utilizzo da parte di Vannoni, e di non averlo mai autorizzato[46]. Una delle foto infatti è stata pubblicata dalla ricercatrice e dai suoi colleghi nel 2003[47], prima del viaggio di Vannoni in Ucraina, mentre l'altra è stata pubblicata nel 2006[48], prima dell'inizio collaborazione dell'autrice con Stamina.
Vengono inoltre posti dubbi di conflitto di interessi in ragione dell'accordo siglato tra Vannoni e la multinazionale Medestea, interessata al business delle staminali, che è stata accusata di puntare ad ottenere una deregolazione per l'uso delle staminali così da poter approvare più facilmente eventuali nuovi prodotti[49].

La sperimentazione in Italia[modifica | modifica sorgente]

Il 15 maggio 2013 la Commissione affari sociali della Camera dei deputati ha approvato all’unanimità l'avvio della sperimentazione clinica del metodo ideato da Vannoni;[50] il 23 maggio il Parlamento ratifica la sperimentabilità del metodo, stanziando anche 3 milioni di Euro per gli anni 2013-2014.[51][52] Il 21 giugno 2013 Vannoni avrebbe dovuto consegnare la documentazione scientifica sul suo metodo all'Istituto Superiore di Sanità, all'Agenzia Italiana del Farmaco e al centro nazionale trapianti per permettere di elaborare il protocollo dei test, ma chiede di rinviare l'incontro, per ben due volte.[10][53] A fine giugno 2013 il ministro della salute Beatrice Lorenzin nomina i membri del comitato che dovrà seguire la sperimentazione nel servizio pubblico (definendone aspetti quali la scelta delle cell factory per produrre le staminali, l'arruolamento dei pazienti, la scelta degli ospedali) e che seguirà le fasi della ricerca (della durata di 1 anno e mezzo). La presidenza è affidata al capo dell'Istituto Superiore di Sanità, e tra i membri ci sono i direttori dell'AIFA, del Centro nazionale trapianti, la federazione delle associazioni delle persone colpite da malattie rare.[54] Il giorno precedente alla pubblicazione del decreto ministeriale, Vannoni ha chiesto per la terza volta di rinviare l'incontro per depositare il protocollo della sperimentazione, la cui data di avvio è stata inizialmente fissata per il 1º luglio 2013: quindi essa non è potuta cominciare.[54]
L'11 luglio la rivista scientifica Nature pubblica un editoriale in cui invita il governo italiano a non portare avanti la sperimentazione, in quanto questa non è giustificata da alcuna ragione scientifica.[55] Camillo Ricordi, esperto in trapianti, con l'organizzazione The Cure Alliance, afferma di non essere né pro né contro il protocollo Stamina, ma resta a favore di una verifica scientifica che sia nell'interesse di tutte le parti in causa.[56][57]
Il 31 luglio 2013 la Regione Abruzzo, ed il 1º agosto la Regione Siciliana, individuano due strutture sanitarie per ciascuna Regione, in cui è autorizzato l'avvio del trattamento,[58][59][60][61] in attesa del consenso da parte del Ministero della Salute. Il 1º agosto viene consegnato presso l'Istituto Superiore di Sanità il protocollo del metodo Stamina per poter far partire la sperimentazione.[62]
Il 5 agosto una ventina di studiosi accademici ed esperti ricercatori,[63] tra cui il noto patologo Luigi Frati, sono firmatari di una lettera rivolta al ministro Lorenzin per chiedere che il protocollo venga reso pubblico, per garantire che esso non sia coperto da brevetti altrui e per verificare che il protocollo consegnato coincida con il metodo Stamina già divulgato e conosciuto, poiché la sperimentazione è "promossa per legge e finanziata dallo Stato" e né la legge n. 57/2013 né il decreto ministeriale attuativo (DM 18 giugno 2013) prevedono la secretazione del protocollo.[58][64][65] Il 12 agosto il ministro fa sapere che il protocollo non sarà pubblicato ma dovrà essere usato solo nell'ambito della sperimentazione promossa dal Ministero della Salute.[66]
Il "caso SMA1"[modifica | modifica sorgente]
I protocolli consegnati propongono per la sperimentazione la sindrome di Kennedy, la paralisi cerebrale infantile e la sclerosi laterale amiotrofica; di queste, solo una o due saranno scelte per l'effettiva sperimentazione.[31]
La scelta delle patologie da trattare ha escluso la SMA 1 suscitando sconcerto tra i rappresentanti dell'associazione Famiglie SMA.[67] La SMA 1, esclusa su richiesta dello stesso Davide Vannoni,[31][68] è la patologia più trattata finora con il Metodo Stamina[67] e protagonista anche del programma televisivo Le Iene che ha fatto conoscere il metodo al grande pubblico. Per tale patologia gli ideatori e sostenitori del metodo Stamina hanno dichiarato una eccellente efficacia[31][69][70], tanto che anche la Fondazione Stamina ha sostenuto che la SMA 1 è l’unica malattia su cui sono disponibili «dati scientifici, con miglioramenti certificati e monitorati anche da medici esperti della patologia»[31].
Alle richieste di chiarimenti delle famiglie SMA ha risposto il pediatra Marino Andolina, vice presidente di Stamina, spiegando che "la scelta delle patologie da sottoporre a sperimentazione non dipende da quanto pensiamo sia utile il trattamento con staminali in una o più malattie, ma dalla possibilità che dopo un anno arrivino risultati documentabili"[71]. Davide Vannoni ha inoltre risposto dichiarando che la SMA1 non è stata inclusa perché troppo complessa nell'attestare i miglioramenti, presentando troppe variabili[31].
Controversie giudiziarie sulla sperimentazione[modifica | modifica sorgente]
L'11 settembre 2013 il comitato scientifico istituito dal Ministro ha steso un rapporto consultivo secondo cui il metodo non avrebbe nessuna consistenza scientifica[72], per cui mancano delle basi che giustifichino la sperimentazione già autorizzata dal Parlamento;[73][74] il trattamento inoltre esporrebbe al rischio di trasmissione di malattie quali l'AIDS e ilmorbo della mucca pazza;[75] la notizia è stata riportata anche dalla stampa scientifica internazionale[76].
Le motivazioni di tale bocciatura vengono sottoposte allo studio da parte del Ministero della Salute e delle commissioni parlamentari Affari sociali e Sanità di Camera e Senato, al fine di decidere se procedere o meno con la sperimentazione:[77] il 10 ottobre la sperimentazione viene definitivamente bloccata, in quanto il metodo «è pericoloso per la salute dei pazienti»[78].
Vannoni fa quindi ricorso al TAR del Lazio, lamentando una mancanza di imparzialità da parte della Commissione del Ministero della Salute che aveva bocciato il metodo. In data 4 dicembre 2013 il TAR sospende il decreto di nomina della Commissione, richiedendo la formazione di un nuovo comitato scientifico,[79][80] annunciato poi il 28 dicembre.[81]

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!