Golpe cileno del 1973
Il
golpe cileno dell'11 settembre
1973 fu un evento fondamentale della
storia del Cile e della
Guerra Fredda.
Gli storici hanno da allora discusso su quello che è considerato uno
degli avvenimenti più controversi del secolo scorso. Allo stesso modo
tali eventi sono diventati un simbolo della guerra fredda come una
guerra tra servizi segreti che ha avuto effetti sconvolgenti sulla vita
di milioni di persone.
Nelle
elezioni presidenziali cilene del 1970, in accordo con la costituzione, il
Congresso risolse la situazione creatasi con il risultato del voto — tra
Salvador Allende (con il 36,3%), il conservatore (ed ex presidente)
Jorge Alessandri Rodríguez (35,8%), e il cristiano-democratico
Radomiro Tomic
(27,9%) — votando per l'approvazione della maggioranza relativa
ottenuta da Allende. Diversi settori della società cilena continuavano
ad opporsi alla sua presidenza, così come gli
Stati Uniti,
che esercitarono una pressione diplomatica ed economica sul governo.
L'11 settembre 1973 le forze armate cilene rovesciarono Allende, che
morì durante il colpo di Stato. Una giunta guidata da
Augusto Pinochet prese il potere.
La situazione prima del colpo di Stato
Quando Allende salì al potere nel 1970, la società cilena era già
afflitta da difficoltà economiche. Problemi come la lenta crescita, l'
inflazione,
la cattiva distribuzione delle entrate, e la concentrazione dei poteri
economici rimanevano ostinati e intrattabili. La maggioranza della
popolazione cilena era posta sul gradino più basso della scala
socio-economica ed era ormai stanca dei problemi perenni che
affliggevano la nazione.
Allende diventa presidente
Esistono essenzialmente due visioni del voto del 1970. Gli oppositori
di Salvador Allende rilevano che ottenne solo una maggioranza relativa
del 37,8% del voto. Chi lo appoggiava invece faceva notare il fatto che
le forze di sinistra avevano ottenuto chiaramente la maggioranza
assoluta: in aggiunta ad Allende, candidato della coalizione
Unidad Popular
(UP, Unità Popolare), il cristiano-democratico Radomiro Tomic ottenne
il 27,9% dei voti con una piattaforma molto simile a quella di Allende.
L'ex presidente conservatore Jorge Alessandri ricevette poco meno del
35,8% dei voti.
| Candidato |
Voti |
% |
| Allende |
1.066.372 |
36,29% |
| Alessandri |
1.050.863 |
35,76% |
| Tomic |
821.350 |
27,95% |
| Tot. votanti |
2.943.561 |
Fonte: PDBA |
In base alla costituzione, il
Congresso doveva scegliere tra i due candidati che avevano ricevuto più voti. Il precedente, basato sulle tre occasioni dal
1932
in cui era sorta questa situazione, prevedeva che il Congresso
scegliesse semplicemente il candidato che aveva ottenuto il più alto
numero di voti; tanto è vero che l'ex presidente Alessandri era stato
eletto nel
1958 con il 31,65% del voto popolare.
In questo caso, comunque, esisteva un'attiva campagna contro la
conferma di Allende da parte del Congresso, e la sua presidenza venne
ratificata solo dopo che ebbe firmato uno "Statuto di garanzie
costituzionali".
Si è sostenuto che dato che meno della maggioranza degli elettori
votò per lui, Allende non avesse un chiaro "mandato" per imbarcarsi
nell'ampio programma di riforme che voleva attuare. Ma la legalità
dell'elezione in sé non è in discussione.
Gli anni di Allende
Durante il suo ufficio, Salvador Allende perseguì una politica che egli chiamava
"La vía cilena al socialismo". Questa comprendeva la
nazionalizzazione
di determinate grandi imprese (soprattutto quella del rame), la riforma
del sistema sanitario, una continuazione delle riforme del suo
predecessore
Eduardo Frei Montalva riguardanti il sistema scolastico, un programma per la distribuzione di
latte gratis per i bambini, e un tentativo di
riforma agraria[1]. Il precedente governo di Eduardo Frei aveva già parzialmente nazionalizzato il
rame,
acquisendo il 51% delle miniere di proprietà straniera. Allende
espropriò la percentuale restante senza ricompensare le compagnie
statunitensi che possedevano le miniere.
I presidenti cileni avevano un mandato massimo di sei anni, il che
può spiegare la fretta di Allende nel ristrutturare l'economia. Non solo
Allende aveva organizzato un significativo programma di riforme, ma
questo doveva anche essere un successo perché venisse eletto un
successore ad Allende.
Gli sforzi del governo nel portare avanti queste riforme condussero
ad una forte opposizione da parte dei proprietari terrieri, di alcuni
settori del ceto medio, della destra rappresentata dal Partito
Nazionale, della
Chiesa Cattolica Romana (che era scontenta della direzione cui puntava la riforma scolastica
[2]), ed infine dei cristiano democratici.
La riforma della terra che Allende evidenziò come una delle politiche
centrali del suo governo aveva già avuto inizio con il suo predecessore
Eduardo Frei Montalva, che aveva espropriato tra un quinto ed un quarto
di tutte le proprietà soggette ad esproprio
[3]. L'intenzione del governo Allende era di prendere tutte le proprietà di più di ottanta ettari irrigati
[4].
Allende intendeva inoltre migliorare il benessere socio-economico dei
cileni più poveri. Un elemento chiave era quello di fornire occupazione,
sia tramite le nuove imprese nazionalizzate, che con progetti di lavori
pubblici.
Nel primo anno del mandato di Allende, i risultati a breve termine
dell'impressionante politica monetaria del Ministro dell'Economia
Pedro Vuskovic, furono senza ombra di dubbio favorevoli: 12% di crescita industriale e 8,6% di incremento del
PIL,
accompagnati da un considerevole declino dell'inflazione (in discesa
dal 34,9% al 22,1%) e della disoccupazione (scesa al 3,8%). Comunque,
questi risultati non vennero mantenuti e nel
1972 l'
escudo
cileno aveva un'inflazione galoppante al 140%. La combinazione di
inflazione e calmieramento dei prezzi ordinato dal governo, diede vita
al
mercato nero di riso, fagioli, zucchero e farina, e alla "scomparsa" di questi beni di prima necessità dagli scaffali dei supermercati.
Verso la fine del
1971,
Fidel Castro girò il Cile in lungo e in largo nel corso di una visita di quattro settimane
[5].
Questo diede credito al convincimento della destra che la "Via cilena
al socialismo" era un tentativo di mettere il Cile sullo stesso binario
di
Cuba.
L'ottobre del
1972
vide la prima di quella che sarebbe stata un'ondata di scioperi da
parte di alcuni settori della società cilena. Ad uno sciopero dei
camionisti si aggiunsero quelli dei piccoli imprenditori, di alcuni
sindacati (principalmente di professionisti), e di alcuni gruppi
studenteschi. Oltre all'inevitabile danno all'economia, l'effetto
principale dello sciopero di 24 ore fu di portare il capo dell'esercito,
generale
Carlos Prats, all'interno dell'esecutivo come Ministro degli Interni.
In aggiunta alle condizioni per favorire l'impiego discusse in
precedenza, Allende alzò i salari in diverse occasioni durante il 1970 e
il 1971. Questi aumenti venivano annullati dai continui rialzi nel
prezzo degli alimentari. Anche se la crescita dei prezzi aveva avuto
inizio sotto Frei (27% all'anno tra il 1967 e il 1970), un paniere base
di beni di consumo crebbe del 120%, da 190 a 421 escudos, in un solo
mese, nell'agosto 1972. Nel periodo 1970-72, mentre Allende era al
governo, le esportazioni calarono del 24% e le importazioni crebbero del
26%, con l'importazione di alimentari stimata in crescita del 149%
[6].
Anche se i salari nominali crescevano, gli aumenti non corrispondevano
ad un commisurato aumento nello standard di vita della popolazione
cilena.
Il crollo delle esportazioni era dovuto principalmente al crollo del
prezzo del rame. Il Cile era alla mercé delle fluttuazioni nel valore
del suo più importante prodotto da esportazione. Come per quasi la metà
dei paesi in via di sviluppo, più del 50 percento degli introiti delle
esportazioni del Cile derivava da una singola materia prima
[7].
Le fluttuazioni avverse nel prezzo internazionale del rame ebbero
un'influenza negativa sull'economia cilena durante il 1971-2. Il prezzo
del rame cadde da un massimo di 66$ a tonnellata nel 1970 a solo 48-9$
nel 1971 e 1972 [Nove, 1986]. Questo crollo nel valore del rame si
sarebbe combinato ad una mancanza di aiuto economico, per creare le
condizioni economiche che avrebbero in seguito portato agli eventi del
1973.
Nonostante gli indicatori economici in declino, la coalizione "Unità
Popolare" di Allende aumentò leggermente i suoi voti (al 43 percento)
nelle elezioni parlamentari di inizio 1973. Comunque, a questo punto,
quella che era iniziata come un'alleanza informale con i
Cristiano-Democratici
[8]
era ormai scomparsa: I Cristiano-Democratici ora si schieravano con la
destra rappresentata dal Partito Nazionale per opporsi al governo
Allende: i due partiti si fecero chiamare
Confederación Democrática (CODE). Il conflitto tra esecutivo e legislatura paralizzò le iniziative di entrambe le parti.
Il 29 giugno
1973, un reggimento corazzato al comando del colonnello
Roberto Souper circondò il palazzo presidenziale (la Moneda) in un violento ma infruttuoso tentativo di golpe
[9].
Quel colpo fallito venne seguito da un ulteriore attacco alla fine di
luglio, cui questa volta si aggiunsero anche i minatori di rame di El
Teniente. Il 9 agosto, il generale Prats venne nominato Ministro della
Difesa, ma questa decisione si rivelò così impopolare presso i militari
che il 22 agosto fu costretto a dimettersi, non solo da quell'incarico,
ma anche da quello di comandante in capo dell'esercito; venne sostituito
in quest'ultimo ruolo da Pinochet.
La protesta popolare era canalizzata dal
movimento gremialista. Ormai da alcuni mesi il governo temeva il dover mobilitare la polizia nazionale, nota come
carabineros,
per paura della sua mancanza di lealtà. Nell'agosto 1973, una crisi
costituzionale era chiaramente alle porte: la Corte Suprema si lamentò
pubblicamente dell'incapacità del governo di far rispettare la legge e
il 22 agosto la Camera dei deputati (con i Cristiano-Democratici ora
fermamente uniti al Partito Nazionale) accusò il governo Allende di atti
incostituzionali e fece appello ai ministri militari per assicurare
l'ordine costituzionale.
All'inizio di settembre del 1973, Allende ventilò l'ipotesi di risolvere la crisi con un
plebiscito.
La Camera dei deputati si appella ai militari
Come menzionato, il 22 agosto 1973 i membri Cristiano-Democratici e del Partito Nazionale, della Camera dei deputati si
appellarono ai militari[senza fonte]
per "porre fine immediata" a quello che descrivevano come
"infrangimento della Costituzione... con lo scopo di reindirizzare
l'attività del governo sul percorso della Legge ed assicurare l'ordine
costituzionale della nostra Nazione e le basi essenziali della
coesistenza democratica tra i cileni."
Anche se questo documento venne invocato per giustificare il colpo
dell'11 settembre, è chiaro che il programma del colpo era qualcosa di
differente dal ripristino dell'ordine costituzionale.
Il documento
[10]
accusava il governo Allende di cercare "...di conquistare il potere con
l'ovvio scopo di assoggettare tutti i cittadini al più stretto
controllo politico ed economico da parte dello Stato... [con] lo scopo
di stabilire un sistema totalitario," e sosteneva che avesse compiuto
"violazioni della Costituzione" come "sistema permanente di condotta".
Molte delle accuse si abbassarono fino all'ignorare la separazione dei
poteri e all'arrogarsi le prerogative legislative e giudiziarie
all'interno dell'esecutivo.
Tra gli altri particolari il governo venne accusato di:
- governare per decreto, impedendo così il funzionamento del normale sistema legislativo.
- rifiutarsi di attuare le decisioni giudiziarie contro i suoi
sostenitori e "non eseguire le sentenze e le risoluzioni giudiziarie che
contravvengono ai suoi obbiettivi."
- ignorare i decreti dell'indipendente Ufficio del Controllore Generale.
- varie offese riferite ai media, tra cui usurpare il controllo della
rete televisiva nazionale e "applicare... pressioni economiche contro
quegli organi di informazione che non appoggiano incondizionatamente il
governo..."
- permettere ai suoi sostenitori di radunarsi anche quando armati, impedendo al tempo stesso i raduni legali dei suoi oppositori.
- "...aver appoggiato più di 1.500 'espropri' illegali di fattorie..."
- repressione illegale dello sciopero di El Teniente.
- limitazione illegale dell'emigrazione.
Ultimo, ma non meno importante, il governo venne accusato di un
"crollo delle regole della Legge per mezzo della creazione e dello
sviluppo di gruppi armati protetti dal governo i quali... sono guidati
verso il confronto con le forze armate." Gli sforzi di Allende di
riorganizzare l'esercito e la polizia (dei quali aveva chiaramente
ragione di temere nella loro forma attuale) furono caratterizzati come
"espliciti tentativi di usare le forze armate e di polizia per fini di
parte, distruggendo la loro gerarchia istituzionale, e infiltrando
politicamente le loro file."
La tesi di una possibile guerra civile imminente fu sostenuta anche da
Patricio Aylwin:
"Il
governo di Allende aveva esaurito, con un totale fallimento, la via
cilena verso il socialismo e si apprestava a consumare un autogolpe per
instaurare con la forza la dittatura comunista. Il Cile visse sull’orlo
del "Golpe di Praga" che sarebbe stato tremendamente sanguinoso, e le Forze Armate non fecero altro che anticipare quel rischio imminente".
[11]
La risposta di Allende
Due giorni dopo, il 24 agosto
1973, Allende rispose
[12][13],
dipingendo la dichiarazione del Congresso come "destinata a danneggiare
il prestigio della nazione all'estero e a creare confusione interna", e
predicendo che "Faciliterà le intenzioni sediziose di certi settori".
Egli puntualizzò che la dichiarazione non era riuscita ad ottenere la
maggioranza dei due terzi richiesta dalla costituzione per muovere le
accuse contro il presidente: essenzialmente il congresso stava
"invocando l'intervento delle forze armate e dell'ordine contro un
governo democraticamente eletto" e "subordinando la rappresentazione
politica della sovranità nazionale alle istituzioni armate, che non
possono né devono assumere le funzioni politiche o la rappresentanza
della volontà popolare."
Allende sostenne di aver seguito mezzi costituzionali nel portare
membri dell'esercito nel gabinetto "al servizio della pace civica e
della sicurezza nazionale, difendendo le istituzioni repubblicane contro
l'insurrezione e il terrorismo." Per contro, egli disse che il
Congresso stava promuovendo un
colpo di Stato e una
guerra civile,
usando una dichiarazione "piena di affermazioni che sono state già
confutate in precedenza" e che, nella sostanza e nei fatti
(consegnandola direttamente a diversi ministri invece che presentarla al
presidente) violava una dozzina di articoli della
costituzione in vigore. Inoltre sostenne anche che la legislatura stava cercando di usurpare il ruolo dell'esecutivo.
"La democrazia cilena," scrisse, "è una conquista di tutto il popolo.
Non è né l'opera né il dono delle classi sfruttatrici, e verrà difesa
da coloro i quali, coi sacrifici accumulati nelle generazioni, l'hanno
imposta... Con una coscienza tranquilla... Io sostengo che mai prima
d'ora il Cile ha avuto un governo più democratico di quello che io ho
l'onore di presiedere... Reitero solennemente la mia decisione di
sviluppare la democrazia e lo
Stato di diritto fino alle conseguenze ultime... Il
Parlamento
si è fatto bastione contro i cambiamenti... e ha fatto tutto ciò che
poteva per perturbare il funzionamento delle finanze e delle
istituzioni, rendendo sterili tutte le iniziative creative."
Allende continuò sostenendo che i parlamentari usavano l'espressione
"Estado de Derecho"
("Stato di diritto", ma anche "Stato di giustezza") per riferirsi ad
"una situazione che presuppone l'ingiustizia economica e sociale... che
il nostro popolo ha rigettato." Forti mezzi economici e politici, disse,
sarebbero necessari per portare la nazione fuori dalla sua attuale
crisi, e il Congresso stava ostacolando questi mezzi; avendo già
"paralizzato" lo Stato, stavano ora cercando di "distruggerlo".
Allende concluse appellandosi "ai lavoratori, a tutti i democratici e
i patrioti" perché si unissero a lui nella difesa della costituzione e
del "processo rivoluzionario".
Il colpo di Stato militare del 1973
Pinochet raffigurato poco dopo la realizzazione del golpe
Il generale Pinochet, alla guida dell'esercito, prese il potere con un
colpo di Stato, l'11 settembre
1973, cingendo d'assedio il
Palazzo Presidenziale, attaccandolo via terra e bombardandolo con dei caccia
Hawker Hunter
di fabbricazione britannica. Allende morì nel corso dell'attacco. Le
cause della sua morte sono rimaste controverse: la tesi ufficiale
divulgata subito dopo l'attacco fu che Allende si fosse suicidato con un
fucile mitragliatore
AK-47 che stava utilizzando durante l'assedio (si presume che sia quello che gli era stato regalato personalmente da
Fidel Castro)
e la stessa autopsia etichettò il suo decesso come suicidio. Tuttavia,
soprattutto da parte degli oppositori al nuovo regime, sia in Cile sia
all'estero, si sostenne subito la tesi dell'assassinio da parte dalle
truppe di Pinochet durante l'irruzione finale all'interno del palazzo
che stava difendendo
[14][15].
Alcuni anni dopo il suo medico personale, che era tra quelli che
insieme con Allende si trovavano all'interno della Moneda, diede in
un'intervista (trasmessa negli anni ottanta dalla trasmissione
televisiva
Mixer di
Giovanni Minoli)
una versione dettagliata dell'accaduto. Secondo il suo racconto a
seguito del bombardamento aereo e del successivo incendio del palazzo
Allende avrebbe detto a quelli che stavano con lui a difendere la Moneda
dalle finestre del I piano di uscire dal Palazzo ormai indifendibile e
sarebbe rimasto solo nell'ufficio. Tuttavia, sempre secondo il suo
racconto, il medico sarebbe rientrato nell'ufficio nel momento in cui
Allende si stava suicidando con una scarica di mitragliatore alla testa
dal basso in alto. In particolare il medico disse di aver visto la parte
superiore della calotta cranica di Allende volar via per effetto della
scarica. L'autenticità di tale racconto rimane comunque incerta,
considerando anche la situazione cilena negli anni in cui tali
dichiarazioni sono state rilasciate. Comunque, nel luglio 2011 una nuova
autopsia effettuata sul corpo riesumato di Allende da esperti
internazionali e divulgata dal Servizio Sanitario di Santiago ha
confermato la tesi del suicidio.
Inizialmente la
junta che prese il potere era formata da quattro capi: oltre a Pinochet della
fanteria, c'erano
Gustavo Leigh Guzmán dell'aviazione,
José Toribio Merino Castro della marina, e
César Mendoza Durán dei
carabineros.
I capi del golpe si accordarono subito per una presidenza a rotazione
(cosa che Pinochet non farà mai) e nominarono Pinochet capo permanente
della giunta.
Pinochet si mosse subito per consolidare il suo controllo contro ogni
opposizione. Il 13 settembre, la giunta militare sciolse il Congresso.
Nel frattempo, progettando l'eliminazione di tutte le forze di
opposizione lo
Stadio Nazionale
venne temporaneamente trasformato in un enorme campo di concentramento.
All'interno dello stadio, in quei mesi, avvenivano torture e
interrogatori violentissimi e moltissime donne vennero stuprate dai
militari addetti al "campo". Approssimativamente 130.000 individui
vennero arrestati nei seguenti tre anni, con il numero di "scomparsi"
(noti come
desaparecidos, dal termine
spagnolo) che raggiunse le migliaia nel giro di pochi mesi.
Moltissime di queste persone sono state uccise: alcune lanciate dagli aerei in stato semicomatoso, spesso accompagnati da sacerdoti che "benedicevano" tali atti,[senza fonte]
altri ancora sono scomparsi nel nulla, cancellati dai registri da un
regime che avrebbe voluto eliminare tutte le opposizioni. Altro fatto
accertato è il rapimento dei bambini degli oppositori, che venivano
affidati a sostenitori del regime. Gran parte delle persone prese di
mira erano stati sostenitori di Allende. Inoltre il "decreto del 13
settembre" mise fuori legge tutti i partiti che avevano fatto parte di
Unità Popolare.
Nelle sue memorie, Pinochet afferma che fu l'organizzatore principale
del golpe ed usò la sua posizione di comandante dell'esercito per
coordinare un piano estensivo, che era stato concordato con altri
settori militari.
Negli
anni recenti, comunque, alti gradi delle forze armate dell'epoca hanno
dichiarato che Pinochet si fece coinvolgere con riluttanza nel colpo di
Stato, pochi giorni prima della data stabilita.[senza fonte]
Tale tesi, tutta da accertare, sembra comunque in contrasto con il
ruolo di potere immediatamente assunto dal generale, che si assunse
immediatmente le maggiori cariche di Stato. Infatti quando la giunta
giunse al potere, Pinochet ne consolidò ben presto il controllo, prima
mantenendo la guida solitaria della giunta (che in base agli accordi
originali doveva ruotare tra i membri), e poi facendosi proclamare
Presidente della Repubblica.
Ruolo statunitense nel colpo di Stato del 1973
| « Non vedo
perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese
diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La
questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere
lasciati a decidere da soli. » |
| (Henry Kissinger a proposito dell'elezione di Salvador Allende in Cile) |
Mentre l'ostilità del governo statunitense nei confronti del governo Allende non è messa in discussione, il ruolo degli
USA nel
colpo di Stato rimane una questione controversa. Documenti declassificati durante l'
amministrazione Clinton mostrano che il governo degli Stati Uniti e la
CIA avevano cercato di rovesciare Allende nel
1970, immediatamente dopo la sua elezione ("
Progetto FUBELT";
gli sforzi statunitensi per impedire l'elezione di Allende sono discussi in elezioni presidenziali cilene del 1970),
ma le pretese del loro coinvolgimento diretto nel colpo di Stato non
sono né dimostrate né contraddette dalle prove documentali disponibili
al pubblico; molti documenti potenzialmente rilevanti rimangono tuttora
coperti da segreto. Riguardo all'ascesa al potere di Pinochet, la CIA
intraprese un'analisi esaustiva delle sue registrazioni e delle memorie
individuali, oltre a condurre interviste di ex agenti, e concluse in un
rapporto del
2000 che la CIA "non assistette Pinochet nell'assumere la presidenza"
[16].
La CIA venne avvisata da suoi informatori dell'imminente colpo di
Pinochet con due giorni di anticipo, ma sostiene di "non aver giocato
alcun ruolo diretto" nel golpe. Dopo che Pinochet prese il potere, il
Consigliere Nazionale per la Sicurezza
Henry Kissinger disse al presidente
Richard Nixon
che gli Stati Uniti "non lo avevano fatto" (riferendosi al colpo di
Stato), ma ne avevano "creato le condizioni il più possibile"
[17].
Immediatamente dopo l'insediamento del governo Allende, gli USA
cercarono di applicare una pressione economica sul Cile. Documenti del
Consiglio Nazionale per la Sicurezza, in seguito declassificati dalla
presidenza Clinton
[18], comprendono il "
decision memorandum no. 93", datato 9 novembre
1970,
scritto da Kissinger ed indirizzato ai capi della diplomazia, della
difesa e dell'intelligence. Questo documento dichiarava che la pressione
doveva essere posta sul governo Allende per impedirne il consolidamento
e limitarne la capacità di implementare politiche avverse agli USA e ai
suoi interessi nell'emisfero, come la completa nazionalizzazione da
parte di Allende di diverse imprese straniere e dell'industria del rame.
Nello specifico, Nixon indicò che nessun nuovo aiuto economico
bilaterale doveva essere intrapreso con il governo del Cile [Kissinger,
1970].
Tra il
1964 e il
1970
(sotto il governo Frei), oltre un miliardo di dollari in assistenza
economica fluì verso il Cile; durante il governo Allende (1970-73) gli
esborsi furono inesistenti o trascurabili [Petras & Morley, 1974].
La riduzione negli aiuti, combinata alla caduta del valore del rame da
un massimo nel 1970 di 66$ a tonnellata ad un minimo di 48$, minò la
ristrutturazione dell'economia cilena proposta da Allende. Essendo il
programma dipendente dalle spese governative, questo causò un declino
delle condizioni socio-economiche dei cittadini cileni più poveri.
Esponenti del governo statunitense ordinarono misure che arrivavano
fino a comprendere il supporto ad un potenziale colpo di Stato per
impedire ad Allende di insediarsi alla presidenza, anche se ci sono
opinioni contrastanti sul fatto se gli USA si ritirarono successivamente
da tale posizione. Che gli USA pianificassero un potenziale colpo di
Stato risulta evidente da una comunicazione segreta inviata da Thomas
Karamessines, il Vice Direttore delle Operazioni della CIA, alla
stazione della CIA di
Santiago,
datata 16 ottobre 1970, dopo le elezioni ma prima dell'insediamento di
Allende. "È politica ferma e in atto che Allende venga rovesciato da un
golpe ... è imperativo che queste operazioni vengano intraprese
clandestinamente e in sicurezza, in modo tale che la mano americana e
dell'USG [Governo degli Stati Uniti] rimanga ben nascosta"
[Karamessines, 1970]. In ogni caso documenti pubblicati nel 2004
chiariscono il ruolo di sostegno fornito dal governo USA al golpe
[19].
Una volta diventato chiaro che Allende aveva vinto con la maggioranza relativa dei voti nel 1970, la CIA propose due piani.
Track I era pensato per persuadere il Congresso cileno, attraverso il presidente Cristiano-Democratico uscente
Eduardo Frei, a confermare il candidato conservatore
Jorge Alessandri
come presidente. Alessandri si sarebbe dovuto dimettere poco dopo,
rendendo Frei eleggibile per sfidare Allende in nuove votazioni.
Comunque, il
Track I venne scartato, poiché Frei, nonostante
fosse fermamente contro Allende, era anche chiaramente contrario a
mettersi contro la lunga tradizione democratica del Cile.
La CIA aveva anche previsto un secondo piano,
Track II, nel caso il
Track I
fosse fallito. L'agenzia avrebbe cercato generali desiderosi di
impedire ad Allende di assumere la presidenza, per fornirgli supporto
per un golpe. Si presumeva che una giunta militare provvisoria avrebbe
potuto indire nuove elezioni nelle quali Allende poteva essere
sconfitto.
La CIA venne in contatto con il generale
Roberto Viaux,
che stava progettando un golpe assieme ad ufficiali a lui fedeli. Una
parte importante del piano di Viaux era il rapimento del Capo di Stato
Maggiore dell'esercito, generale
René Schneider,
il quale, da costituzionalista, si opponeva all'idea di un colpo
condotto da una classe militare storicamente apolitica. La CIA mantenne i
contatti con Viaux, ma alla fine decise di non appoggiare il suo piano,
cercando invece altri generali disposti a prendere parte ad un colpo.
Circa la situazione di Viaux, Kissinger disse a Nixon, il 15 ottobre
1970, "Questa sembra senza speranza. L'ho abbandonata. Niente sarebbe
peggio di un colpo fallito."
Comunque, il 22 ottobre, Viaux andò avanti con il suo piano, che
venne eseguito con incompetenza. Il generale Schneider estrasse una
rivoltella per difendersi dagli assalitori, che a loro volta estrassero
le loro armi colpendolo in quattro punti vitali; venne dichiarato morto
all'ospedale militare di
Santiago del Cile. L'evento provocò un'ondata di sdegno nazionale. Per quanto riguarda il coinvolgimento statunitense, il
Comitato Church,
che investigò il coinvolgimento USA in Cile in quel periodo, determinò
che le armi usate in quella debacle "erano, con tutta probabilità,
diverse da quelle fornite dalla CIA ai cospiratori."
Non esistono prove che gli USA appoggiarono direttamente il colpo di
Stato di Pinochet nel 1973, ma l'amministrazione Nixon fu indubbiamente
contenta del suo esito; Nixon aveva parlato con disappunto del colpo
fallito in precedenza nello stesso anno. Se Allende fosse riuscito a
completare il suo mandato di 6 anni, la CIA avrebbe probabilmente e
semplicemente fornito fondi per appoggiare la candidatura di un rivale
non marxista, come aveva fatto nel 1964 e nel 1970.
Gli USA fornirono supporto materiale al regime dopo il golpe, anche
se lo criticavano in pubblico. Un documento pubblicato dalla CIA nel
2000, intitolato "Le attività della CIA in Cile", rivelò che la CIA
appoggiò attivamente la giunta militare dopo il rovesciamento di Allende
e che molti degli ufficiali di Pinochet divennero informatori pagati
della CIA o dell'esercito statunitense, anche se alcuni erano noti per
essere coinvolti in abusi dei
diritti umani[20].
Le politiche pubblicamente dichiarate della CIA rispetto agli
informatori pagati sono da allora state modificate per escludere
soggetti coinvolti in quel tipo di abusi, ma all'epoca venivano valutate
caso per caso e misurate rispetto al valore delle informazioni fornite.
I documenti prodotti da varie agenzie statunitensi furono forniti dal
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti
nell'ottobre 1999. La collezione di 1.100 documenti trattava degli anni
che portarono al colpo di Stato. Uno di questi documenti stabilisce che
l'aiuto militare statunitense venne innalzato notevolmente dopo la
salita al potere di Allende nel 1970, quando ammontava ad 800.000
dollari annui, giungendo ai 10,2 milioni di dollari del 1972. Il governo
statunitense appoggiò il governo di Pinochet dopo che questi prese il
potere.
La Cia inoltre fornì fondi e appoggio propagandistico agli oppositori di Allende durante le
elezioni presidenziali cilene del 1964 e
del 1970, così come durante l'amministrazione Allende.
Il 10 settembre
2001, venne aperta una causa da parte della famiglia del generale costituzionalista
René Schneider, già Capo di Stato Maggiore cileno, che accusava l'ex segretario di Stato statunitense
Henry Kissinger di aver organizzato l'assassinio di Schneider nel 1970, perché questi si sarebbe opposto ad un colpo di Stato militare
[21].
Comunque, i documenti della CIA indicano che mentre questa aveva
discusso possibili piani per il suo rapimento, la sua uccisione, che
venne commessa da un gruppo di militari ribelli con contatti CIA, non fu
mai prevista. Inoltre, Nixon e Kissinger avevano deciso una settimana
prima dell'uccisione, che il generale Viaux, organizzatore del complotto
che portò alla morte di Schneider, non era adatto per il colpo.
Il governo statunitense di
Richard Nixon
non nascose mai l'antipatia per il governo Allende, è dunque difficile
che ci si potesse aspettare che gli fornisse un appoggio attivo. Non è
chiaro se le politiche statunitensi nei confronti del Cile causarono la
crisi economica o aggravarono semplicemente ciò che era già una
situazione ingestibile. È realistico far notare che queste politiche
ebbero un effetto negativo sulle possibilità di Allende di alleviare la
crisi.
Il colpo di Stato, indipendentemente dal grado di coinvolgimento
degli USA, fece raggiungere al governo statunitense l'obbiettivo di
sradicare la minaccia del socialismo in Cile e portò al potere un regime
favorevole agli interessi statunitensi. Nella sua valutazione della
politica estera USA attorno al periodo del golpe in Cile,
Jeanne Kirkpatrick, futura ambasciatrice statunitense alle
Nazioni Unite,
sottollineò la mancanza di aggressività dichiarata della sua nazione,
nei paesi in via di sviluppo, mentre si svolgevano gli eventi in Cile.
"Particolarmente nell'ultimo decennio abbiamo praticato ovunque un
notevole attendismo" [Kirkpatrick, 1979]. Mentre questo è vero per le
politiche pubbliche degli USA, gravemente limitate dal movimento che era
cresciuto in opposizione alla
Guerra del Vietnam,
cionondimeno, come discusso in precedenza, come minimo le politiche
statunitensi circa gli aiuti contribuirono alla caduta di Allende, e del
resto gli USA in alcuni momenti appoggiarono attivamente la
progettazione di colpi di Stato, anche se probabilmente non quello che
si svolse realmente.
In un'intervista del
2003 al network televisivo
Black Entertainment Television, venne chiesto al Segretario di Stato
Colin Powell il perché gli USA si vedevano come "moralmente superiori" nel
conflitto iracheno,
citandogli il golpe del Cile come un esempio di intervento statunitense
che andava contro i desideri della popolazione locale. Powell rispose:
"Rispetto ai tuoi commenti precedenti sul Cile negli anni settanta e a
ciò che successe a Mr. Allende, non è una parte della storia americana
di cui siamo fieri". I quotidiani cileni salutarono la notizia come la
prima volta che il governo statunitense ammetteva un ruolo nella
questione.
L'influenza nel mondo del colpo di Stato cileno
Il golpe di
Pinochet
ebbe un'influenza politica enorme in tutto il mondo, e l'eco di questo
avvenimento si farà sentire significativamente anche in Italia negli
anni settanta.
Salvador Allende
rimane tuttora uno dei pochi presidenti che, eletti democraticamente,
abbiano tentato la costruzione di una società socialista. Con l'appoggio
a Pinochet, gli
USA
vollero preventivamente stroncare sul nascere la pericolosa via al
socialismo, mandando un segnale di avvertimento a tutti i partiti
socialisti, comunisti e organizzazioni terroristiche che cercavano di
conquistare il potere in vari paesi del mondo.
Augusto Pinochet
Augusto José Ramón Pinochet Ugarte (
Valparaíso,
25 novembre 1915 –
Santiago del Cile,
10 dicembre 2006) è stato un
generale e
politico cileno, che governò il suo paese come
dittatore dall'11 settembre
1973 all'11 marzo
1990.
Con un
colpo di Stato militare si autonominò
presidente e, durante la sua
dittatura militare, venne attuata una forte repressione dell'opposizione, ritenuta un vero
sterminio di massa,
con l'uccisione di circa 3000 oppositori politici - 2279 è una delle
cifre, 3197 la cifra ufficiale stabilita dal governo democratico cileno
dopo la fine del regime
[6] - su 130.000 arrestati in maniera arbitraria, e sistematiche violazioni dei
diritti umani, anche se c'è chi sostiene che i morti furono invece più di 40.000, comprese le
sparizioni forzate[7], con 600.000 tra arrestati e torturati.
[8]
Generale dell'esercito, di orientamento fortemente
conservatore, guidò un governo considerato
militarista e
reazionario anche se distante dai
fascismi storici
[9], nonostante la definizione di simpatizzante o appartenente a tali regimi, data da molti oppositori
[10], poiché privo delle strutture
corporative e
sociali di tali regimi. Il reale orientamento politico del generale, al di là del suo governo di stampo conservatore e accanitamente
anticomunista, è stato discusso: indubbia è l'ammirazione che Pinochet aveva nei confronti del generale
Francisco Franco, dittatore
spagnolo, anticomunista e filo-fascista.
[11] Pinochet arrivò al potere a seguito del
golpe del 1973, inizialmente sollecitato da parte del
Parlamento: il
colpo di Stato militare - appoggiato da
Stati Uniti, nelle persone di
Richard Nixon ed
Henry Kissinger, in funzione
anticomunista - e da esponenti di ceti elevati cileni, rovesciò il legittimo governo del Presidente
socialista Salvador Allende, il quale perse la vita nel golpe.
Pinochet attuò una politica economica fortemente
liberista, con l'assistenza di un gruppo di giovani economisti cileni, guidati da
José Piñera, detti
Chicago boys, poiché formati a
Chicago da
Milton Friedman. Per alcuni questa politica durante
il periodo di Pinochet, provocò una grande crescita economica, il cosiddetto
miracolo del Cile. Un
referendum nel 1988 mise fine alla
dittatura, lo costrinse ad avviare la transizione, e reintrodusse la
democrazia con libere elezioni nel
1989. Lasciò ufficialmente il potere solo nel
1990, rimanendo però capo delle forze armate fino al
1998. Divenne poi senatore a vita, godendo dell'
immunità parlamentare. Arrestato nel
Regno Unito su mandato del governo spagnolo
per la sparizione di cittadini iberici e accusato di
crimini contro l'umanità, di
corruzione ed
evasione fiscale, non fu però mai condannato per motivi di salute: rientrò in
Cile, dove riuscì ad evitare i processi e dove morì nel
2006. Il suo governo coincise con l'inizio della maggior parte delle sanguinose dittature militari in
America Meridionale,
come quella della confinante
Argentina, con cui Pinochet rischiò anche una guerra per contrasti di confine.
Le origini
Suo padre era Augusto Pinochet Vera, medico e nipote di contadini. Gli avi paterni di Pinochet lasciarono
Lamballe in
Bretagna nel
XVIII secolo per trasferirsi in
Cile, mentre sua madre Evelina Ugarte Martínezil era invece di origine
basca.
Gli inizi della carriera
Pinochet frequentò la scuola primaria e secondaria al
Seminario San Rafael di
Valparaíso, l'Istituto "Rafael Ariztía" di
Quillota (tenuto dai
Fratelli maristi), la Scuola dei Fratelli francesi di Valparaíso, e la Scuola Militare, nella quale entrò nel
1931 dopo essere stato bocciato due volte. Dopo quattro anni di studio, si diplomò in quest'ultima con il grado di
alférez di fanteria. Nel settembre
1937, si unì al Reggimento
Chacabuco, a
Concepción. Due anni dopo, nel
1939, con il rango di sottotenente, si trasferì al Reggimento
Maipo, di stanza a Valparaíso. Ritornò alla scuola di Fanteria nel
1940. Nel gennaio del
1943
sposò la ventunenne Lucía Hiriart Rodríguez, figlia di un senatore
radicale che fu anche ministro dell'Interno, con la quale ebbe cinque
bambini: tre figlie e due figli, che chiamò
Marco Antonio e
Cesare Augusto, a motivo della sua passione per la
storia romana che lo portò a paragonarsi a
Cincinnato. Alla fine del
1945, entrò nel Reggimento
Carampangue, a
Iquique. Nel
1948
entrò nell'Accademia di Guerra, ma dovette posporre i suoi studi,
perché, essendo l'ufficiale più giovane, doveva portare a termine una
missione nella zona carbonifera di
Lota. L'anno seguente ritornò ai suoi studi in Accademia.
Dopo aver ottenuto il titolo di ufficiale di
Stato maggiore, nel
1951,
ritornò ad insegnare alla Scuola Militare. Nello stesso periodo, lavorò
come aiuto insegnante all'Accademia di Guerra nei corsi di
geografia e
geopolitica militare. In aggiunta a questo, era attivo come direttore della rivista istituzionale
Cien águilas (Cento Aquile), un organo che rappresentava la voce degli ufficiali. Durante l'inizio del
1953, con il grado di Maggiore, fu inviato per due anni al Reggimento
Rancagua ad Arica. Mentre si trovava là, fu nominato professore dell'Accademia di Guerra, e ritornò a
Santiago del Cile per occupare il suo nuovo incarico. Ottenne un baccalaureato e, con questo diploma, entrò nella Scuola di Legge dell'
Università del Cile. All'inizio del
1956
Pinochet fu scelto, insieme ad un gruppo di giovani ufficiali per
formare una missione militare che avrebbe collaborato con
l'organizzazione dell'Accademia della Guerra dell'
Ecuador a
Quito,
il che lo obbligò a sospendere i suoi studi di legge. Rimase con la
missione a Quito per tre anni e mezzo, tempo durante il quale si dedicò
allo studio della geopolitica, della geografia militare e dell'
intelligence.
Alla fine del
1959, ritornò in Cile e fu inviato al Quartier generale della 1ª Divisione dell'esercito, ad
Antofagasta. L'anno successivo, fu assegnato al comando del 7º Reggimento
Esmeralda, a Line. Grazie al suo successo in questa posizione, fu nominato vice-direttore dell'Accademia di Guerra nel
1963. Nel
1968,
fu nominato comandante in capo della 2ª Divisione dell'esercito, a
Santiago, e alla fine dell'anno fu nominato generale di Brigata e
Comandante in Capo della 6ª Divisione del presidio di Iquique. Nella sua
nuova funzione, fu anche nominato intendente rappresentante della
regione di
Tarapacá.
Nel gennaio del
1971,
salì al grado di generale di Divisione e fu nominato generale
comandante della guarnigione dell'esercito di Santiago. All'inizio del
1972, fu nominato generale
capo di stato maggiore
dell'esercito. Mentre i conflitti interni crescevano in Cile, Pinochet
fu nominato comandante in capo dell'esercito, il 23 agosto
1973, dal Presidente, il socialista
Salvador Allende, che lo considerava fedele e lo definì
un militare tutto d'un pezzo.
La situazione sociale prima del golpe
Al momento del
colpo di Stato, l'economia era in forte crisi. Il presidente
Salvador Allende, che era stato eletto nel
1970
con il 36 per cento dei voti, per risollevare l'economia del Paese,
aveva varato numerose riforme economiche e sociali, come la
nazionalizzazione delle
miniere di
rame,
carbone e
ferro,
riforma costituzionale approvata all'unanimità dal parlamento,
controllate fino allora da imprese straniere, un'autentica riforma
agraria e la nazionalizzazione di piccole e medie imprese strategiche e
banche. Queste riforme non erano però gradite dalla borghesia cilena e
dagli investitori stranieri. Il 15 luglio 1971 i commercianti
cominciarono ad accaparrare generi alimentari e di prima necessità,
mettendo in ginocchio economicamente il Paese.
Il 4 giugno
1972
i camionisti cileni organizzarono uno storico sciopero contro il
governo, provocando l'interruzione dei rifornimenti di carburante ed
aggravando ancor di più la situazione a livello di approvvigionamento
alimentare; il primo Dicembre le donne del Barrio Alto (quartieri
eleganti come Las Condes, ecc. letteralmente "quartiere alto") scesero
nelle strade per un "
cacerolazo", forma di protesta sonora con concerto di pentole vuote. L'università era sotto il controllo del
Movimento gremialista di
Jaime Guzmán.
Il 22 agosto
1973
il Congresso cileno votò una risoluzione in cui si elencavano le
violazioni delle legalità compiute dal governo Allende e si invitava
l'esercito a rimuovere il presidente. Secondo la costituzione cilena,
per essere approvata una risoluzione simile necessitava del voto
favorevole di due terzi del parlamento. La votazione si concluse con una
maggioranza di voti favorevoli, ma senza raggiungere i due terzi
richiesti.
La tesi della guerra civile imminente, e di Allende ormai esautorato dalle forze di guerriglia comunista, fu sostenuta anche da
Patricio Aylwin, il primo presidente del ritorno alla democrazia negli anni '90:
"Il
governo di Allende aveva esaurito, con un totale fallimento, la via
cilena verso il socialismo e si apprestava a consumare un autogolpe per
instaurare con la forza la dittatura comunista. Il Cile visse sull’orlo
del "Golpe di Praga" che sarebbe stato tremendamente sanguinoso, e le Forze Armate non fecero altro che anticipare quel rischio imminente".
[12]
Colpo di Stato del 1973
I vertici militari cileni, l'11 settembre
1973, destituirono Allende con un
colpo di Stato militare. I leader del golpe usarono aerei da combattimento
Hawker Hunter per bombardare il
Palazzo Presidenziale
che lo ospitava. Lì morì Salvador Allende, ma la reale causa della sua
morte rimane un mistero: secondo la versione ufficiale si suicidò (come
afferma anche l'autopsia effettuata nel
2011
sui resti di Allende), mentre altri sostengono che fu ucciso dai
golpisti di Pinochet durante la difesa del palazzo presidenziale. Come
sostenuto dalla figlia, egli si uccise pur di non arrendersi a Pinochet,
che voleva offrigli l'
esilio al posto dell'arresto, almeno a parole
[13](forse per inscenare poi un incidente aereo
[14]), anche se i golpisti sono considerati senza dubbio i responsabili morali della sua fine.
[15]
Pinochet fu nominato a capo del concilio di governo della giunta
vittoriosa, e si mosse per frantumare l'opposizione socialista del Cile,
arrestando approssimativamente 130.000 individui in un periodo di tre
anni.
Il ruolo di Pinochet nella pianificazione del colpo di Stato è
oggetto di discussione. È comunemente accettato che Pinochet sia stato
il capo dei congiurati e che abbia usato la sua posizione di Comandante
dell'esercito per coordinare un piano ad ampio raggio con le altre forze
militari. Questa è la versione degli eventi che Pinochet stesso
conferma nelle sue memorie. In anni recenti, comunque, alti ufficiali
militari del tempo hanno raccontato che Pinochet, riluttante, fu
coinvolto da Nixon nel colpo di Stato solo pochi giorni prima che questo
avvenisse. Quale che fosse la verità, una volta che la Giunta fu al
potere, Pinochet presto consolidò il suo controllo su di essa. In
contrasto con la maggior parte delle altre nazioni dell'America Latina,
il Cile aveva avuto, prima del colpo di Stato, una lunga tradizione di
governi democratici civili, con l'eccezione del governo di
Gabriel González Videla
il decennio precedente, civile e salito al potere regolarmente, ma
trasformatasi presto in dittatura; l'intervento militare in politica era
stato raro. Alcuni ricercatori politici hanno ascritto la violenza del
colpo di Stato alla stessa stabilità del sistema democratico esistente,
che richiese azioni estreme per essere rovesciato.
La politica economica di Allende implicava il possesso da parte dello
Stato di molte compagnie chiave, soprattutto le miniere di
rame possedute dagli
U.S.A.
In altri termini Allende si attirò l'odio dei grandi proprietari
terrieri cileni, che accentravano nelle proprie mani una gran parte
della ricchezza del paese. Inoltre rifiutava la politica di
privatizzazione delle risorse primarie dello Stato cileno, temendo
abusi, e arrivò persino a statalizzare il sistema bancario. Pinochet
promise di promuovere lo sviluppo di un mercato più aperto o, per usare
le sue parole, "di fare del Cile non una nazione di proletari, ma una
nazione di imprenditori".
Il governo di Allende era in rapporti amichevoli con
Cuba.
Archivi declassificati degli USA provano che gli Stati Uniti d'America
approvarono fondi per azioni che prevenissero l'elezione di Allende e,
più tardi, per destabilizzare il suo governo. Il ruolo degli USA nel
colpo stesso non è stato stabilito, ma un documento rilasciato dalla CIA
nel 2000, intitolato "CIA Activities in Chile", rivelava che l'agenzia
americana supportò attivamente la giunta militare prima e dopo il
rovesciamento di Allende e che essa fece di molti ufficiali di Pinochet
degli agenti pagati dalla CIA o dai militari USA, anche se l'agenzia
sapeva che erano coinvolti in sistematiche e ampie violazioni dei
diritti umani
[16].
Tra repressione e normalizzazione
| « In Cile non si muove una foglia senza che io lo sappia. » |
| (Augusto Pinochet[17]) |
Fino al 27 giugno
1974
Pinochet era semplicemente il presidente della Giunta militare,
leadership che avrebbe dovuto alternarsi con quelle dei comandanti delle
altre forze armate. Da quella data assume il titolo di "Capo Supremo
della Nazione", poi ufficializzato in Presidente del Cile, usato
soprattutto dopo il trasferimento del generale alla Moneda ricostruita, e
l'apparente smilitarizzazione del governo (Pinochet cominciò ad
apparire in pubblico, nelle occasioni politiche e non militari, in abiti
civili anziché in divisa). Il 17 dicembre
1974 è la data ufficiale dell'insediamento come presidente della Repubblica.
La violenza e il bagno di sangue del colpo di Stato continuarono però
durante l'amministrazione di Pinochet. Una volta al potere, Pinochet
governò con pugno di ferro. La
tortura
contro i dissidenti era pratica comune, sia per avere informazioni, sia
come metodo per incutere terrore, in modo che, se un oppositore fosse
stato rilasciato, non avrebbe più avuto la forza di impegnarsi
politicamente. Molte delle persone sequestrate, a differenza di quanto
avvenne in Argentina, furono poi rilasciate dopo tempi più o meno lunghi
di detenzione, ma costrette all'esilio o all'isolamento sociale e
politico (come accadde al futuro scrittore e regista
Luis Sepúlveda). I dissidenti assassinati per aver pubblicamente parlato contro la politica di Pinochet venivano invece definiti "scomparsi" (
desaparecidos).
Non si sa esattamente quanta gente sia stata uccisa dalle forze del
governo e dei militari durante i diciassette anni che rimase al potere,
ma la
Commissione Rettig,
voluta dal nuovo governo democratico, elencò ufficialmente 2.095 morti e
1.102 "scomparsi". L'ultimo computo aggiornato, presentato nell'agosto
2011 da una commissione incaricata dal governo, porta il numero totale
delle vittime a 40.018
[7].
Tra le vittime, ucciso nello
Estadio Nacional de Chile insieme a molti altri durante i giorni del golpe, anche il regista e cantante
Víctor Jara.
Migliaia di cileni lasciarono il Paese per sfuggire al regime. Tranne
che per la strage dell'Estadio Nacional de Chile, Pinochet tentò di
insabbiare questi crimini parlando di morti in scontri di guerriglia o
di esiliati, anziché di sequestri e omicidi. Pinochet sostenne anche,
interrogato in
Inghilterra dopo la fine del regime, di non aver mai personalmente ordinato torture, ma solo di aver usato la mano dura sul
comunismo, scaricando la responsabilità delle violenze sui capi della
DINA, come
Manuel Contreras.
[18]
La presidenza di Pinochet era frequentemente resa instabile da
sollevazioni e da isolati attacchi violenti. I tentativi di assassinio
erano comuni, il che aumentò la paranoia del governo e probabilmente
alimentò il ciclo dell'oppressione. La situazione in Cile raggiunse
l'attenzione internazionale nel settembre
1976 quando
Orlando Letelier, un ex-
ambasciatore cileno negli
Stati Uniti e ministro del governo Allende, fu assassinato con un'autobomba a
Washington. Il generale
Carlos Prats,
predecessore di Pinochet come comandante dell'esercito, che si era
dimesso piuttosto che sostenere le azioni contro Allende, era morto in
circostanze simili a
Buenos Aires,
Argentina due anni prima. Nell'ottobre del 1999, il
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America
declassificò una collezione di 1.100 documenti prodotti da varie
agenzie degli USA che trattavano degli anni che portarono al colpo di
Stato militare. Uno di questi documenti diede indicazione della scala
della collaborazione degli USA con Pinochet.
Pinochet con la fascia presidenziale nel 1980
L'aiuto militare USA crebbe drammaticamente tra la venuta al potere
di Allende nel 1970, quando ammontava a 800.000 dollari all'anno, fino a
10,9 milioni di dollari nel 1972, quando avvenne il colpo di Stato. Il
10 di settembre del 2001, una causa fu intentata dalla famiglia del
generale
René Schneider, una volta capo dello staff del generale cileno, accusando il precedente
Segretario di Stato Henry Kissinger di aver preparato il suo assassinio nel 1970 per essersi opposto al colpo di Stato militare
[19]. Nonostante il regime di Pinochet sia durato 17 anni, non tutti i Paesi riconobbero il nuovo Governo. L'
Italia e la
Svezia non riconobbero mai il cambio degli ambasciatori, e formalmente rimasero in carica quelli nominati da Salvador Allende.
Politica economica
Pinochet e i membri della giunta fotografati ad una sfilata militare il 1º maggio 1975
La brutale repressione politica di Pinochet esistette in parallelo
alle riforme economiche. Per formulare la sua politica economica,
Pinochet si affidò ai cosiddetti
Chicago Boys, che erano giovani economisti cileni istruiti all'
Università di Chicago e fortemente influenzati dalle politiche monetaristiche di
Milton Friedman: privatizzazione, taglio della spesa pubblica e politiche anti-
sindacali
colpirono soprattutto i ceti meno abbienti della nazione, sebbene
strati della società abbiano beneficiato di una crescita reale. Sotto i
primi anni del governo Pinochet l'economia cilena mise in campo un
massiccio recupero.
Alcuni economisti mondiali lo chiamarono il
miracolo del Cile,
mentre altri hanno contraddetto questa affermazione teorizzando che,
anche se le riforme di Pinochet attrassero grossi investimenti esteri,
poca parte di quei soldi venne investita a fini produttivi. Il
regime dei cambi fissi strideva, però, con il paradigma
liberista del regime e nel
1982 infatti l'aumento dei
tassi di interesse internazionale innescò una fortissima
recessione.
Nei primi anni '80, alcune personalità che avevano sostenuto il golpe
come un male necessario, cominciarono a prendere le distanze, una volta
appresi i crimini che Pinochet perpetrava ai danni degli oppositori:
tra i critici vi furono il suo ministro
José Piñera, autore della riforma liberista delle
pensioni,
il quale intercedette per un importante leader sindacale, impedendo il
suo arresto e anche il suo esilio. L'economista lasciò la giunta, e nel
1988 lui e suo fratello
Sebastián, ricco imprenditore e futuro presidente cileno, si schierarono contro il generale nel plebiscito che lo costrinse al ritiro.
Dal maggio
1983,
l'opposizione e il movimento sindacale organizzarono dimostrazioni e
scioperi contro il regime, provocando una violenta risposta da parte
delle forze di sicurezza. Molte piccole imprese dichiararono
bancarotta, mentre l'economia, comprese le industrie appena privatizzate finirono per essere dominate da
monopoli favoriti dalle connessioni della giunta e dai legami con le imprese straniere.
L'
inflazione dopo aver toccato il suo massimo nel
1976 (a causa della
crisi petrolifera), venne ridotta mediante una politica di stabilizzazione dei cambi e l'economia iniziò a crescere di nuovo verso la fine degli
anni settanta con la ripresa economica mondiale. Benché la
disoccupazione rimanesse alta, la povertà iniziò a diminuire. Comunque, una seconda recessione colpì il Cile nel
1982, e l'economia non ripartì fino al
1986, quando ci fu un nuovo boom economico, che da allora non si è più arrestato.
Anche la disoccupazione cominciò a calare, arrivando al 7,8% nel
1990, quando Pinochet lasciò la presidenza. La crescita durante quel periodo fu superiore di molto al resto dell'America Latina. Al
2004, il Cile è considerato un esempio di successo economico nell'
America Latina, avendo sostenuto la crescita delle esportazioni e del
PIL per diversi anni. La relazione tra le politiche economiche di Pinochet e questo boom rimangono materia di discussione.
Ritorno alla democrazia
Nel settembre del
1986, un attentato alla vita di Pinochet venne organizzato, senza successo, dal
Fronte Patriottico Manuel Rodríguez
(FPMR), che si pensava fosse connesso al fuorilegge Partito Comunista.
Pinochet subì solo ferite superficiali. La giunta cominciò ad allentare
la morsa del proprio potere: nel
1988, in accordo con le norme transitorie della nuova
Costituzione del Cile (che Pinochet stesso aveva voluto, e scritta da
Jaime Guzmán), venne deciso di indire un
plebiscito
nell'ottobre dello stesso anno, per votare un nuovo mandato
presidenziale di 8 anni per Pinochet, convinto che avrebbe vinto. A
seguito del
plebiscito del 1988,
che si svolse senza brogli e il cui esito fu considerato regolare, a
sorpresa i sostenitori del "NO" vinsero con il 55,99% dei voti contro il
44,01% dei favorevoli a Pinochet e, in accordo con le norme della
costituzione, elezioni libere furono convocate e tenute l'anno
successivo. Pinochet lasciò la presidenza l'11 marzo del
1990, e gli succedette il Presidente eletto
Patricio Aylwin.
Capo delle Forze armate
Grazie alle norme transitorie della costituzione, Pinochet ebbe nel
1990 la carica di comandante in capo delle Forze armate del Cile
democratico, dove restò fino al marzo
1998. Una volta abbandonato questo ruolo, divenne senatore a vita e gli fu garantita l'
immunità parlamentare.
Fotografia propagandistica di Pinochet per la campagna elettorale del plebiscito
Rapporti con il Regno Unito
Pinochet permise il rifornimento di carburante agli aerei britannici durante la
Guerra delle Falkland, cementando così la propria alleanza con il
Regno Unito e con il Primo Ministro
Margaret Thatcher. Successivamente andò in visita da
Margaret Thatcher per il tè e per molte altre occasioni
[20]. I rapporti controversi di Pinochet con la Thatcher furono oggetto di scherno da parte del Primo Ministro
laburista Tony Blair, che, nel
1999, derise il Partito Conservatore britannico definendolo "il partito di Pinochet".
L'arresto
Nell'ottobre del
1998, mentre si trovava a
Londra,
Pinochet fu arrestato e fu posto agli arresti domiciliari, prima nella
clinica nella quale era appena stato sottoposto ad un intervento
chirurgico alla schiena e poi in una residenza in affitto. Il mandato di
arresto era stato emesso dal
giudice spagnolo
Baltasar Garzón per
crimini contro l'umanità e le accuse includevano 94 casi di
tortura contro cittadini spagnoli e un caso di
cospirazione per commettere tortura. La
Gran Bretagna aveva solo di recente firmato la
Convenzione internazionale contro la tortura, e tutte le accuse erano per fatti avvenuti negli ultimi 14 mesi del suo regime.
Il governo del
Cile si oppose al suo arresto, alla sua
estradizione e al suo processo. Ci fu una dura battaglia legale nella
Camera dei lord, il massimo organo giurisdizionale britannico, che durò 16 mesi. Pinochet rivendicò l'
immunità diplomatica
in quanto ex capo di Stato, ma i Lords gliela negarono in
considerazione della gravità delle accuse e concessero l'estradizione,
pur con vari limiti. Poco tempo dopo però una seconda pronuncia della
Camera dei lord
consentì a Pinochet di evitare l'estradizione a causa delle sue
precarie condizioni di salute (aveva 82 anni al momento del suo
arresto).
Dopo alcuni accertamenti sanitari, l'allora ministro degli esteri britannico
Jack Straw consentì a Pinochet, dopo quasi due anni di arresti domiciliari o in clinica, di fare ritorno nel suo Paese. Al suo rientro in
Cile (3 marzo
2000),
comunque, un giudice era stato nominato per indagare su di lui a
seguito di numerose accuse, e il generale viene nuovamente arrestato, in
Cile.
Nonostante il suo rilascio per cause di cattiva salute, la detenzione
di Pinochet in uno Stato straniero per crimini contro l'umanità
commessi nel suo Paese costituisce un punto di svolta molto rilevante
nel
diritto internazionale. Il mandato d'arresto emesso da
Baltasar Garzón
si fondava infatti in maniera significativa sul principio della
giurisdizione universale: alcuni crimini internazionali sono talmente
gravi che qualsiasi Stato può procedere per eseguire la loro punizione.
I rapporti con il Vaticano
Papa Giovanni Paolo II visitò il Cile nell'aprile
1987 e incontrò Pinochet
[21]. A volere fortemente quel viaggio fu l'allora
nunzio apostolico nel Paese sudamericano
Angelo Sodano.
Suscitarono polemiche l'affacciarsi del Papa al balcone del Palazzo
della Moneda con il generale e la benedizione impartita, nel cortile
interno dello stesso palazzo ai funzionari del governo
[22][23].
Il 18 febbraio del
1993
giunsero a Pinochet due lettere di auguri da parte del papa Wojtyła e
del Segretario di Stato Angelo Sodano in occasione della ricorrenza
delle sue nozze d'oro
[24].
Processo in patria per crimini contro l'umanità
Nel
2000 la Corte d'Appello di Santiago votò per togliere a Pinochet l'
immunità parlamentare (13 voti a favore e 9 contrari), ed egli venne quindi inquisito. Comunque, il caso venne annullato dalla
Corte Suprema per motivi medici (
demenza vascolare) nel luglio
2002.
Poco dopo il verdetto, Pinochet si dimise dal Congresso, e visse
quietamente da ex senatore. Fece rare apparizioni pubbliche, e fu
soprattutto assente dagli eventi che celebravano il 30º anniversario del
golpe, l'11 settembre
2003.
Il 28 maggio
2004,
la Corte d'Appello votò per revocare lo stato di demenza di Pinochet
(14 voti a favore e 9 contrari), e quindi la sua immunità al processo.
Nel sostenere il suo caso, l'accusa presentò una recente intervista
televisiva concessa da Pinochet ad un canale televisivo di
Miami. I giudici trovarono che l'intervista sollevava dubbi sulle reali facoltà mentali di Pinochet. Il 26 agosto
2004,
con un voto di 9 a 8, la Corte Suprema confermò la decisione che
Pinochet dovesse perdere l'immunità senatoriale ed affrontare il
processo, portando i suoi critici a sperare di vederlo giudicato per le
numerose violazioni di diritti umani. Come parte importante del
processo, il suo reale stato di salute mentale è stato valutato da un
gruppo di esperti proposto dal giudice e dalle parti (12 ottobre
2004). Il 2 dicembre
2004,
la Corte d'Appello di Santiago del Cile ha tolto a Pinochet l'immunità
dal processo per l'assassinio del suo predecessore, generale
Carlos Prats, che fu ucciso nel
1974 da un'autobomba mentre era in esilio in
Argentina.
Dal 13 dicembre
2004 fu messo agli arresti domiciliari. Lo annunciò il giudice
Juan Guzmán, il magistrato che indagava sul ruolo di Pinochet nella
Operazione Condor, il piano concordato negli
anni settanta tra le dittature
latinoamericane e gli
Stati Uniti d'America per reprimere le derive progressiste del continente.
Nel gennaio del
2005 viene pubblicato il
Rapporto Valech il quale ha indicato in 35.000 i casi di torture commesse dal regime, di cui 28.000 provate.
La Riggs Bank e i processi per evasione fiscale e riciclaggio
Un comitato investigativo del
Senato degli Stati Uniti, ha rilasciato il 15 luglio
2004, dopo un anno di lavori, un rapporto sulla
Riggs Bank, che valutò tra i quattro e gli otto milioni di dollari del patrimonio di Pinochet. Secondo il rapporto, la Riggs partecipò al
riciclaggio di denaro per conto di Pinochet, costituendo
società di comodo offshore
(riferendosi a Pinochet solo come a "un ex funzionario pubblico") e
nascondendo i suoi conti correnti alle agenzie regolatrici. Il rapporto
diceva che le violazioni erano "sintomatiche di una scorretta e, a
volte, inefficace applicazione di tutte le regolamentazioni bancarie
federali o del compimento da parte della banca degli obblighi contro il
riciclaggio di denaro".
Cinque giorni dopo una corte cilena aprì formalmente
un'investigazione sulle finanze di Pinochet, per la prima volta, con
accuse di frode, appropriazione indebita di fondi e corruzione. Quindi,
poche ore dopo, il procuratore di Stato del
consiglio di difesa statale del Cile (
Consejo de Defensa del Estado),
presentò una seconda richiesta allo stesso giudice per investigare sul
patrimonio di Pinochet, ma senza accusarlo direttamente di reati. Il 1º
ottobre
2004, il Servizio delle Imposte Interne cileno (
Servicio Impuestos Internos) istruì un'azione legale contro Pinochet, accusandolo di
frode ed
evasione fiscale, per un totale di 3,6 milioni di dollari in conti di investimento alla Riggs, tra il
1996 e il
2002.
Pinochet avrebbe potuto affrontare sanzioni per un totale pari a tre
volte tale somma e la pena della detenzione se fosse stato condannato.
Gli ultimi anni
Dall'età di ottantatré anni ha vissuto nella sua villa di Santiago,
afflitto da problemi di salute. Pur essendo finito per ben quattro volte
agli arresti domiciliari (l'ultima delle quali il 30 ottobre
2006 per i crimini avvenuti nel centro di detenzione clandestino di
Villa Grimaldi) riesce ad evitare fino alla fine un processo vero e proprio.
La morte
Pinochet nella bara durante i funerali
Il 3 dicembre
2006,
all'età di 91 anni, viene ricoverato in un ospedale militare di
Santiago per un arresto cardiaco e un edema polmonare, e subisce un
intervento di
bypass. Il giorno seguente si aggrava ulteriormente, al punto tale da ricevere il sacramento dell'
estrema unzione.
Il 10 dicembre
2006, Pinochet muore per scompenso cardiaco presso l'Ospedale Militare di
Santiago del Cile. Anche da morto il dittatore ha diviso il suo Paese: nel giorno della sua morte sono state fermate, a
Santiago del Cile
ed in un'altra dozzina di città, 53 persone, in seguito a scontri tra i
sostenitori dell'ex dittatore, che ne piangevano la morte, e gli
oppositori che manifestavano per festeggiare l'evento.
Esequie militari di Pinochet
Il Presidente della repubblica, la socialista
Michelle Bachelet,
il cui padre
morì in prigione a causa di Pinochet (lei e sua madre furono arrestate e
poi esiliate), ha negato al generale i funerali di Stato, ma non ha
potuto evitare le esequie militari. Sessantamila persone hanno reso
omaggio alla salma. Poco prima della cerimonia religiosa hanno fatto il
loro ingresso, alla scuola militare di Santiago del Cile, 3.000 persone
(altre 5.000 sono rimaste fuori). Alla cerimonia era presente, per il
governo, il Ministro della Difesa
Vivianne Blanlot. La salma è stata cremata, probabilmente per evitare profanazioni del corpo come accaduto al presidente argentino
Perón[25], e le ceneri sono state tumulate a
Los Boldos,
in un terreno annesso a una residenza di famiglia, dopo il rifiuto
delle Forze armate di accoglierle in un terreno di proprietà
dell'esercito. Parallelamente al funerale un migliaio di oppositori ha
reso omaggio alla memoria di
Salvador Allende.
Eredità politica
I cileni rimangono divisi tra quanti vedono in lui un brutale
dittatore,
che pose fine al governo democratico di Allende e guidò un regime
caratterizzato da violente repressioni, e quanti affermano che egli
abbia evitato al Paese una deriva verso il
comunismo
e guidato la trasformazione dell'economia cilena in un'economia
moderna. Anche se vi è un crescente riconoscimento della innegabile
brutalità del suo regime, i suoi sostenitori giustificano ciò nel
contesto della crescente violenza nella società cilena provocata dai
gruppi politici armati rivoluzionari nel decennio che precedette il
colpo di Stato. La sua azione politica ha ispirato il movimento cileno
di
estrema destra detto
pinochetismo. Nel
2012 il governo conservatore di
Sebastián Piñera (fratello di José Piñera), benché sia un governo completamente democratico e rispettoso dei
diritti civili, è stato accusato di promuovere il
revisionismo e il
negazionismo
nei confronti della dittatura pinochetista: in particolare il Ministero
dell'Istruzione ha ordinato di cancellare la parola "dittatura" per
descrivere il periodo di Pinochet nei libri di scuola elementare. Le
disposizioni, che hanno suscitato moltissime polemiche, definiscono il
suo governo solo come "regime militare", che ristabilì l'ordine in un
periodo di guerra civile e violenze in tutto il Cile.
[26]
Pinochet nella cultura popolare
Pinochet e il suo ruolo dittatoriale sono abbastanza presenti nella cultura popolare:
Musica
Romanzi
Cinema
Onorificenze
Onorificenze cilene
Onorificenze straniere
Salvador Allende
| « Noi partiamo da diverse posizioni ideologiche. Per voi essere un comunista o un socialista significa essere totalitario, per me no... Al contrario, io credo che il socialismo liberi l'uomo. » |
| (Salvador Allende, risposta al giornalista Joseph Novitski durante l'intervista al New York Times del 4 ottobre 1970[1]) |
Salvador Guillermo[3][4] Allende Gossens[2] (
pron. [salbaˈðoɾ ɡiˈʝeɾmo aˈʝende ˈɣosens];
Valparaíso,
26 giugno 1908[5] –
Santiago del Cile,
11 settembre 1973) è stato un
politico cileno, primo
Presidente marxista democraticamente eletto nelle
Americhe[6] e, secondo alcuni, al mondo
[7].
Allende fu
Presidente del Cile dal
3 novembre 1970 fino alla destituzione violenta a seguito di un
colpo di stato militare appoggiato dagli
Stati Uniti, avvenuta l'
11 settembre 1973, giorno della sua morte.
Laureatosi in medicina all'
Universidad de Chile, ne fu allontanato e venne inquisito per motivi politici alla fine degli studi. Nel 1933 partecipò alla fondazione del
Partito socialista cileno. Successivamente eletto deputato del parlamento cileno nel 1937; quindi nel 1943 venne scelto come segretario dei
socialisti
e ricoprì la carica di ministro della sanità; infine nel 1945 divenne
senatore. Nel 1970 ottenne la vittoria elettorale, come candidato
apertamente "marxista", alla nomina a Presidente della repubblica del
Cile, quindi presiedette un governo di coalizione. Nel
1973 un golpe organizzato dall'esercito causò la sua morte in circostanze drammatiche - probabilmente
suicida - nel
palazzo presidenziale a
Santiago del Cile, portando al
governo il
generale Augusto Pinochet che instaurò una
dittatura militare. I suoi sostenitori si riferiscono a lui come
Compañero Presidente ("
Compagno Presidente") e lo ricordano come uno dei pochi
rivoluzionari non violenti.
[8]
Biografia
Origini e famiglia
I genitori di Allende: Salvador Allende Castro e Laura Gossens Uribe
Allende e la moglie Hortensia
Nacque a
Valparaíso il
26 giugno del
1908 con il nome di
Salvador Isabelino del Sagrado Corazón de Jesus Allende Gossens[9], che successivamente cambiò in Salvador Guillermo Allende Gossens, figlio di
Salvador Allende Castro, un avvocato e politico
cileno di origini
basche e
spagnole, e da Laura Gossens Uribe,
cilena di origini
vallone
e profondamente religiosa. Entrambi i genitori appartenevano ad
abbienti famiglie borghesi di tradizioni progressiste. Il suo nome fu
ripreso da quello di uno dei suoi fratelli, morto ancora piccolo.
[10] Il nonno
Ramón Allende Padin Huelvo fu Serenissimo
Gran Maestro della Gran Loggia del Cile, la principale
loggia massonica del paese e fondatore della Loggia di Valparaiso, del quale fecero parte Allende e suo padre.
[11] Nel
1940 Allende sposò
Hortensia Bussi, soprannominata "Tencha", dalla quale ebbe tre figlie, Carmen Paz,
Isabel e Beatriz. Inoltre si occupò della famiglia della giovanissima cugina e futura scrittrice
Isabel Allende Llona, abbandonata dal padre, che Allende considerava come una nipote (lei stessa lo chiamava zio).
[12] Allende ebbe anche numerose relazioni extraconiugali nel corso della sua vita.
[13]
Inizio dell'attività politica
Allende frequentò il Liceo Eduardo de la Barra a
Valparaíso; proprio in quegli anni conobbe l'
anarchico Juan De Marchi,
calzolaio di origini
italiane emigrato da
Torino, che influenzò la sua formazione giovanile
[14].
Pedro Vuskovic, Ministro del governo Allende ed ex sindaco di Valparaíso, affermò che Allende era un
marxista non ortodosso,
socialista libertario e
anti-leninista, in quanto rifiutava l'idea del
monopartitismo e quella della
dittatura del proletariato.
[15]
Dopo gli studi, esercitò dapprima la professione di medico. Nella sua
tesi di laurea vi erano anche idee che successivamente avrebbe
rinnegato, tra le quali un'adesione parziale alle teorie
criminologiche ed
eugenetiche di
Cesare Lombroso, che però lo stesso Allende critica per le sue rigide e
pseudoscientifiche formulazioni di
criminologia.
[16] Nella stessa tesi esprime apprezzamento per le idee mediche di
Nicola Pende ed
Enrico Ferri[17], scienziati italiani che avevano sottoscritto e sostenuto il
Manifesto della razza del
fascismo. Nel
1937 fu però tra i firmatari di un telegramma al
governo tedesco in cui si protestava contro la
persecuzione degli ebrei, dimostrando la sua avversione all'
antisemitismo.
[18] Ateo e
massone, Salvador Allende, da
marxista, criticò aspramente il sistema
capitalista. Probabilmente già durante gli studi universitari si avvicinò al nascente
Partito Socialista Cileno, del quale sarebbe molto presto divenuto cofondatore e principale
leader. Allende fu dapprima ministro in governi di coalizione e successivamente presidente del Senato cileno.
Allende ministro
Da Ministro della sanità incrementò il sistema pubblico in favore
delle classi povere. Allende fu autore di una vasta gamma di riforme
sociali progressiste, comprese le leggi sulla sicurezza e la protezione
dei lavoratori nelle fabbriche, l'aumento delle pensioni per le vedove,
leggi sulla maternità, il cibo e programmi gratuiti per bambini in età
scolare.
La campagna elettorale del 1958, con il cosiddetto "treno della vittoria"
Controversie
Allende sostenne anche una controversa legge, ispirata all'eugenetica
e sul modello di quelle esistenti allora, ad esempio, negli
Stati Uniti e in
Svezia, che rendeva possibile, secondo i detrattori e anche per alcuni storici, la
sterilizzazione da adulti di
malati di mente,
alcolisti cronici,
epilettici, personalità definite "asociali" e individui affetti dalla
corea di Huntington, e istituiva inoltre il trattamento sanitario obbligatorio della
tossicodipendenza e delle malattie sessuali (compresa l'
omosessualità, che la
psichiatria di allora considerava una malattia, e che anche un altro leader marxista,
Fidel Castro, considerava una deviazione). La legge non fu approvata.
[19][20][21][22][23][24][25]
Candidature, campagne elettorali ed elezione
Nel
1968 Allende si adoperò per salvare i sopravvissuti della spedizione fallita di
Ernesto Che Guevara in
Bolivia, consentendo loro di tornare a
Cuba; inoltre venne in possesso del diario personale di Guevara, redatto nei giorni precedenti alla sua morte, e lo spedì a
L'Avana.
[26] Nel 1970 Allende si candidò per la terza volta (dopo le sconfitte del
1952 e del
1958) alla presidenza. Oltre all'appoggio degli operai e degli studenti, ebbe l'aiuto della borghesia
progressista (professionisti e piccoli imprenditori vicini alla sinistra) e del mondo intellettuale, tra cui spiccarono il poeta
Pablo Neruda (inizialmente candidato comunista), il cantante
Victor Jara e gli altri membri della
Nueva Canción Chilena, come gli
Inti-Illimani che eseguirono spesso l'inno della campagna di
Unidad Popular,
Venceremos,
il cui testo era opera di Jara. Promise che se, eletto presidente, era
sua intenzione promuovere riforme socialiste, la cosiddetta "via cilena
al socialismo".
Copertina del settimanale argentino
Primera plana, che annuncia la vittoria elettorale di Salvador Allende
Le manovre della CIA
Una volta che Allende fosse stato eletto, con l'appoggio della Democrazia Cristiana, la
CIA condusse operazioni nel tentativo di spingere il Presidente uscente del Cile,
Eduardo Frei Montalva,
a bloccare la ratifica, da parte del Congresso, della nomina di Allende
a nuovo Presidente. Il piano della CIA era di persuadere il Congresso
Cileno ad eleggere presidente l'avversario di Allende, il candidato del
Partito Liberal Conservatore
Jorge Alessandri Rodríguez.
Sempre secondo il piano, Alessandri avrebbe prontamente rassegnato le
dimissioni dopo essere stato eletto, per poter indire nuove elezioni.
Con il ricorso a questo trucco, Eduardo Frei avrebbe così potuto
ripresentarsi alle elezioni nell'apparente formale rispetto della
legalità (la Costituzione cilena allora vigente vietava infatti più di
due mandati presidenziali, ma solo se questi erano consecutivi), e
presumibilmente avrebbe sconfitto Allende.
In ogni caso, alla fine, Frei, nonostante le fortissime pressioni
statunitensi, non se la sentì di forzare la Costituzione bloccando la
ratifica, così il Congresso scelse di designare Allende come presidente,
a patto però che firmasse uno "Statuto di Garanzie Costituzionali" nel
quale garantiva che le sue riforme socialiste non avrebbero stravolto
nessun elemento della Costituzione Cilena.
Presidenza
Arrivato al potere con il 36% dei suffragi, chiarì subito di sentirsi
il presidente di tutti i cileni, all'interno della coalizione che lo
aveva sostenuto e che annoverava, accanto ai partiti di ispirazione
marxista, i cattolici e la sinistra. Le accuse di sbilanciamento a
sinistra, però, trovavano allarmata attenzione presso gli
Stati Uniti,
che manifestarono di considerare pericolosa la sua crescita politica,
ovviamente non solo per motivi legati all'ideologia, stanti gli enormi
interessi economici americani in quell'area. Documenti recentemente
declassificati del governo USA
[27] hanno confermato che precisi ed inequivocabili ordini erano stati diramati agli agenti della
CIA
per prevenire l'elezione di Allende alla presidenza o, ove ciò non si
fosse potuto impedire, per creare condizioni favorevoli per un
golpe. Allende fu eletto presidente, dopo aver tentato per tre volte la corsa presidenziale, il
5 settembre 1970 con poco più di un terzo dei voti, come leader della coalizione
Unidad Popular.
Ottenne il primo posto al voto con 1.070.334 preferenze, ma, non avendo
il 50% dei voti (36,3% a lui, il 34% all'ex presidente
Jorge Alessandri conservatore, e il 27,4% a
Radomiro Tomic, della
Democrazia Cristiana Cilena),
il Congresso avrebbe dovuto decidere tra lui ed il secondo più votato,
ma riuscì comunque a spuntarla. Anche prima della sua vittoria
elettorale, Allende attirò rapidamente su di sé il veto dell'
establishment
politico statunitense. A causa delle sue idee socialiste, si cominciò a
temere che ben presto il Cile sarebbe diventato una nazione comunista e
sarebbe entrato nella sfera d'influenza dell'
Unione Sovietica. Per di più gli
USA avevano cospicui interessi economici in Cile, con società come
ITT,
Anaconda,
Kennecott ed altre. L'amministrazione
Nixon,
in particolare, fu la più strenua oppositrice di Allende, per il quale
nutriva un'ostilità che il Presidente ammetteva apertamente. Durante la
presidenza Nixon, i cosiddetti "consiglieri" statunitensi (che avrebbero
imperversato in buona parte dell'
America Latina
per tutti gli anni settanta e ottanta) tentarono di impedire l'elezione
di Allende tramite il finanziamento dei partiti politici avversari. Si
sostiene che lo stesso Allende abbia ricevuto finanziamenti da movimenti
politici comunisti esteri, ma tale ipotesi rimane ufficialmente non
confermata, ed in ogni caso la portata degli eventuali contributi
sarebbe stata ben minore rispetto alle possibilità di "investimento"
statunitensi.
L'investitura presidenziale di Allende
Governo
Allende entrò quindi in carica nominando il suo governo. Ecco
l'elenco completo dei ministri, iniziali e quelli che subentrarono:
- Interni: José Tohá, PS (1970-1972), Alejandro Ríos Valdivia (1972), Hernán del Canto (1972), Jaime Suárez (1972), gen. Carlos Prats, indipendente (1972-1973), Gerardo Espinoza (1973), Carlos Briones (1973), Orlando Letelier (1973), Carlos Briones (1973)
Francobollo della
DDR dedicato ad Allende dopo il golpe. La scritta dice: "Solidarietà al popolo cileno"
- Esteri: Clodomiro Almeyda, PS (1970-1973), Orlando Letelier (1973), Clodomiro Almeyda (1973)
- Economia e finanze: Pedro Vuskovic, indipendente (1970-1972), Carlos Matus (1972), Fernando Flores (1972), Orlando Millas (1972-1973), José Cademártori (1973)
- Proprietà: Américo Zorrillas Rojas, PC (1970-1972), Orlando Millas (1972), Fernando Flores (1972-1973), Raúl Montero Cornejo (1973), Daniel Arellano (1973)
- Educazione pubblica: Mario Astorga, PR (1970-1972), Alejandro Ríos Valdivia (1972), Aníbal Palma (1972), Jorge Tapia (1972-1973), Edgardo Enríquez (1973)
- Giustizia: Lisandro Ponce, API (1970-1972), Manuel Sanhueza (1972), Jorge Tapia Valdés (1972), Sergio Insunza (1972)
- Difesa: Alejandro Ríos, PR (1970-1972), José Tohá (1972-1973), Clodomiro Almeyda (1973), Carlos Prats (1973), Orlando Letelier (1973)
- Opere pubbliche e trasporti: Pascual Barraza, PC (1970-1972), Ismael Huerta (1972-1973), Daniel Arellano (1973), Humberto Martones (1973), César Ruiz Danyau (1973), Humberto Maglochetti (1973)
- Agricoltura: Jacques Chonchol, MAPU (1970-1972), Rolando Calderón (1972-1973), Pedro Hidalgo (1973), Ernesto Torrealba (1973), Jaime Tohá (1973)
- Terra e colonizzazioni: Humberto Martones, PSD (1970-1973), Roberto Cuéllar (1973), José María Sepúlveda (1973)
- Lavoro e previdenza sociale: José Oyarce, PC (1970-1972), Mireya Baltra (1972), Luis Figueroa (1972-1973), Jorge Godoy Godoy (1973)
- Salute pubblica: Óscar Jiménez Pinochet, PSD (1970-1971), Juan Carlos Concha Gutiérrez (1971), Arturo Jirón (1972), Mario Lagos (1973)
- Miniere: Orlando Cantuarias, PR (1970-1972), Mauricio Yungk (1972), Pedro Palacios (1972), Alfonso David (1972), Claudio Sepúlveda (1972-1973), Sergio Bitar (1973), Pedro Felipe Ramírez (1973)
- Ambiente e urbanizzazione: Carlos Cortes, PS (1970-1971), Julio Benítez Castillo (1971-1972), Orlando Cantuarias (1972), Luis Matte (1972-1973), Aníbal Palma (1973), Pedro Felipe Ramírez (1973)
- Segretario generale: Jaime Suárez, PS
- Vicepresidente: Carlos Prats, 1973 (dimissionario ad agosto)
Il governo Allende al momento dell'insediamento
La via cilena al socialismo
Una volta insediato il governo di
Unidad Popular,
Allende iniziò ad operare per realizzare la sua "piattaforma" di
riforma socialista della società cilena. Le riforme socialiste di
Allende presero il nome di "rivoluzione con
empanadas[28] e vino rosso", a sottolinearne il carattere pacifico.
[29]
Nazionalizzazioni
Fu avviato un programma di
nazionalizzazione delle principali industrie private, fra cui le miniere di
rame fino ad allora sotto il controllo della Kennecott e della Anaconda (aziende americane), si diede mano alla
riforma agraria, fu creata una sorta di
tassa sulle
plusvalenze. Il governo annunciò una sospensione del pagamento del
debito estero e al tempo stesso non onorò i crediti dei potentati economici e dei governi esteri.
[30]
Tutto ciò irritò fortemente la media e alta borghesia e da qui la
tensione politica nel paese, oltre ovviamente a creare un discreto
dissenso internazionale. Vi fu la nazionalizzazione delle
banche, delle
compagnie di assicurazione
e, in generale, di tutte quelle attività che condizionavano lo sviluppo
economico e sociale del paese. Tra queste la produzione e la
distribuzione di
energia elettrica, i trasporti
ferroviari,
aerei e
marittimi, le
comunicazioni, la
siderurgia, l’industria del
cemento, della
cellulosa e della
carta.
Nel 1973 lo Stato controllava il 90% delle miniere, l'85% delle banche,
l'84% delle imprese edili, l'80% delle grandi industrie, il 75% delle
aziende agricole ed il 52% delle imprese medio-piccole.
[31]
Allende firma il decreto della nazionalizzazione delle miniere di rame
Laicità
Vi furono l'introduzione del
divorzio e l'annullamento delle sovvenzioni statali alle
scuole private, leggi che irritarono i vertici della
Chiesa cattolica (nonostante molti preti e anche vescovi, seguaci della
teologia della liberazione, sostenessero Unidad Popular
[32]).
Protezione dell'infanzia, alfabetizzazione e stato sociale
Furono introdotti la garanzia di mezzo litro di
latte ad ogni bambino, l'incentivo all'
alfabetizzazione, l'aumento dei
salari, degli
stipendi e delle
tutele sociali, il
prezzo fisso del
pane,
che non poté superare una certa soglia; 55.000 volontari furono inviati
al sud del paese per insegnare a leggere e scrivere e a fornire
assistenza medica ad un settore della popolazione che era stato
precedentemente ignorato, una commissione centrale venne istituita per
sovrintendere un piano di pagamento tripartito nella quale uguale posto
venne dato a governo, lavoratori e datori di lavoro, e venne firmato un
protocollo d'intesa con i rappresentanti dei lavoratori che concedette i
diritti di rappresentanza nel consiglio di finanziamento del Ministero
di pianificazione sociale.
[33]
Venne imposta la riduzione degli
affitti, riprogrammata la costruzione della metropolitana di Santiago, in modo da servire meglio i quartieri
operai, avviate nuove opere pubbliche, costruite numerose
case popolari, distribuito cibo gratis agli indigenti. Nelle campagne furono favoriti i
contadini braccianti e i piccoli
imprenditori
coltivatori (in gran parte ex braccianti che avevano acquistato piccole
proprietà o imprese familiari), che godettero di sovvenzioni e sgravi
fiscali notevoli.
[31]
Attivisti di Unidad Popular realizzano un murales di propaganda, al tempo della vittoria elettorale
I servizi igienico-sanitari vennero aumentati e resi gratuiti o a
basso costo. Furono espropriati i latifondi e i tutte le proprietà più
grandi di ottanta ettari, provocando l'avversione dei proprietari
terrieri. Furono aumentate le pensioni minime.
[31]
La spesa sociale è stata notevolmente aumentata, in particolare per
l'alloggio, l'istruzione e la salute, mentre un grande sforzo è stato
fatto per ridistribuire la ricchezza per i cileni più poveri, tra cui
gli
indigeni mapuche.
[31]
Come risultato di nuove iniziative in nutrizione e salute, insieme con
salari più alti, molti cileni più poveri sono stati in grado di nutrirsi
da soli e si vestirà meglio di quanto non fossero in grado di prima.
L'accesso del pubblico al sistema di sicurezza sociale è stato
aumentato, mentre i benefici statali come gli assegni familiari sono
state sollevate in modo significativo.
[31]
La redistribuzione del reddito salariale abilitato e impiegati per
aumentare la loro quota di reddito nazionale dal 51,6% (la media annuale
tra il 1965 e 1970) al 65%, mentre i consumi delle famiglie è aumentato
del 12,9% nel primo anno del governo Allende. Inoltre, mentre
l'incremento medio annuo della spesa personale era stato del 4,8% nel
periodo 1965-1970, ha raggiunto il 11,9% nel 1971.
[31]
Politica culturale
Il governo Allende ha anche cercato di diffondere l'arte tra la
popolazione cilena, attraverso il finanziamento di una serie di attività
culturali.
[34]
Con la concessione del voto ai giovani di 18 anni e agli analfabeti, la
partecipazione di massa al processo decisionale fu incoraggiato, e le
tradizionali strutture gerarchiche contestate dall'
egualitarismo socialista.
[31]
Il governo Allende fu in grado di utilizzare l'idealismo dei suoi
sostenitori, con squadre di "Allendistas", che viaggiavano verso la
campagna e la baraccopoli a svolgere attività di volontariato. Nel 1971,
l'acquisto di una casa editrice privata da parte dello Stato ha dato
origine a "Quimantu Editoriale", che divenne il centro delle attività
culturali del governo Allende. Nel giro di due anni, 12 milioni di copie
di libri, riviste e documenti (8 milioni dei quali erano libri)
specializzati in analisi sociale, vennero pubblicati.
[31]
Edizioni economiche di grandi opere letterarie furono prodotte su base
settimanale, e nella maggior parte dei casi furono vendute in un giorno.
La cultura entrò nelle masse per la prima volta, il popolo risposecon
entusiasmo.
[31]
L'"Editoriale Quimantu" incoraggiò la costituzione di biblioteche in
organizzazioni comunitarie e in organizzazioni sindacali. Attraverso la
fornitura di libri di testo a buon mercato, ha permesso alla sinistra di
progredire attraverso il contenuto ideologico della letteratura messa a
disposizione dei lavoratori.
[31]
Il governo Allende virò il sistema educativo verso i cileni più
poveri, ampliando le iscrizioni attraverso sussidi governativi. La
"democratizzazione" della formazione universitaria venne così ottenuta,
rendendo il sistema quasi gratuito. Ciò ha portato ad un aumento
dell'89% nelle iscrizioni universitarie tra il 1970 e il 1973.
[31]
Il governo Allende ha aumentato anche l'iscrizione nelle scuole
secondarie dal 38% del 1970 al 51% nel 1974. L'iscrizione nella
formazione ha raggiunto livelli record, tra cui 3,6 milioni i giovani, e
otto milioni di libri scolastici sono stati distribuiti tra 2.600.000
alunni nella scuola primaria. 130.000 studenti sono stati immatricolati
dalle università, che divenne accessibile a contadini e operai. Il tasso
di analfabetismo venne ridotto dal 12% del 1970 al 10,8% nel 1972,
mentre l'iscrizione alla scuola primaria è aumentato da una media annua
del 3,4% nel periodo 1966-1970 al 6,5% nel 1971/72. L'istruzione
secondaria è cresciuta ad un tasso del 18,2% nel 1971/72 e l'iscrizione
alla scuola media di bambini tra i 6 ei 14 anni è passata dal 91%
(1966-1970) a 99%.
[31]
Diritti delle donne
Per migliorare le condizioni sociali ed economiche delle donne, venne
fondata nel 1971 la Segreteria delle Donne che si occupò di assistenza
prenatale, servizi di lavanderia, programmi alimentari pubblici, centri
diurni, e cura della salute delle donne. La durata del congedo di
maternità è stata estesa da 6 a 12 settimane.
[35]
Telecomunicazioni
Allende si impegnò inoltre nel Progetto Cybersyn, un sistema di macchine
telex, in una rete controllata dai primi computer in circolazione. Cybersyn è stato sviluppato da esperti britannici di
cibernetica.
La rete avrebbe dovuto trasmettere i dati dalle fabbriche al governo di
Santiago, consentendo la pianificazione economica in tempo reale, ma
mai non venne mai effettivamente completato.
[36]
Successi e critiche
Durante la sua presidenza Allende non ebbe facili rapporti col Congresso Cileno, in cui era forte l'influenza della
Democrazia Cristiana Cilena,
partito cristiano-sociale. I Cristiano-Democratici continuavano ad
affermare che Allende stava conducendo il Cile verso un regime
dittatoriale, sulla falsariga del governo cubano di
Castro,
e cercavano di moderare molte delle sue maggiori riforme
costituzionali. Alcuni membri del Congresso addirittura invocarono
l'intervento delle forze armate, tradizionalmente neutrali, a compiere
un
golpe per "proteggere la costituzione". Appena prima del golpe del 1973, l'inflazione annuale era cresciuta di più del 700%.
[37]
Secondo lo storico Paul Sigmund, anche qualora il golpe non si fosse
verificato, il governo Allende non sarebbe giunto al termine del mandato
dei sei anni a meno di modificare radicalmente il proprio operato.
[38]
Nel 1971, a seguito di una singolare visita ufficiale, durata addirittura un mese, del presidente cubano
Fidel Castro (con il quale aveva stretto una profonda amicizia personale), Allende annunciò il ripristino delle relazioni diplomatiche con
Cuba, nonostante in una dichiarazione dell'
Organizzazione degli Stati Americani,
cui il Cile aderiva, si fosse stabilito che nessuna nazione occidentale
avrebbe concesso aperture verso quello Stato. Allende strinse un
rapporto anche col presidente
argentino Héctor José Cámpora,
peronista di sinistra, e incontrò nel 1973 anche
Juan Domingo Perón, leader da sempre malvisto dagli
Stati Uniti.
La politica di Allende, sempre più sbilanciata a sinistra verso il
socialismo (in parte in accoglimento delle pressioni di alcune delle
frange più massimaliste della sua coalizione), e gli stretti rapporti
con Cuba
[39], allarmarono
Washington.
L'amministrazione Nixon cominciò ad esercitare una pressione economica
sempre più crescente attraverso molti canali, alcuni dei quali erano
legali (come l'
embargo),
ma molti di più illegali, attraverso il finanziamento degli oppositori
politici nel Congresso Cileno e nel 1972 attraverso l'inconsueto
appoggio economico erogato al sindacato dei camionisti, che paralizzò il
paese. Va notato però che la banca americana Import-Export non aveva
concesso prestiti nemmeno a Frei, il predecessore di Allende, e che le
pressioni per saldare i debiti provenivano spesso da banche private, e
quindi le motivazioni erano di carattere economico e non politico.
[38] Allende ricevette il
premio Lenin per la pace da parte dell'
Unione Sovietica. Fu anche criticato per non aver concesso, così come i predecessori e il successore, l'estradizione in Germania del criminale
nazista Walter Rauff, rintracciato in Cile dal centro di
Simon Wiesenthal.
[40]
Relazioni esterne durante la Presidenza di Allende
Coinvolgimento sovietico
Il materiale basato sull'"Archivio Mitrokhin"
Secondo il più che discusso archivio Mitrokhin, il KGB disse di
Allende che "gli fu fatta capire la necessità di riorganizzare
l'Esercito Cileno ed i servizi segreti, istituendo un rapporto tra i
servizi d'intelligence Cileni e quelli dell'Unione Sovietica". Fu
inoltre sostenuto che ad Allende furono dati $30 000 "al fine di
consolidare i rapporti di fiducia" con lui.
[41] Secondo
Vasili Mitrokhin,
un importante ex archivista del KGB, di alto livello nella sede del KGB
di Yasenevo, Allende presentò una richiesta personale per del denaro
sovietico attraverso i suoi contatti personali, l'ufficiale del KGB
Svyatoslav Kuznetsov, venuto urgentemente in Cile, da
Città del Messico per aiutare Allende.
[42]
L'assegnazione originale di denaro per queste elezioni con il KGB fu di
$400 000 con l'aggiunta di un contributo personale di $50 000, furono
inviati direttamente ad Allende.
[42]
Allende in visita a Mosca
Lo storico Christopher Andrew sostenne che l'aiuto del KGB fu un
fattore decisivo, in quanto Allende vinse con un margine ristretto di
39.000 voti su un totale di tre milioni. Dopo le elezioni, il direttore
del KGB,
Yuri Andropov,
ottenne il permesso per l'erogazione di ulteriori fondi e di altre
risorse da parte del Comitato Centrale del PCUS al fine di garantire la
vittoria di Allende al Congresso. Nella sua richiesta del 24 ottobre,
dichiarò che il KGB "effettuerà misure volte a promuovere e consolidare
la vittoria di Allende e la sua elezione alla carica di Presidente del
Paese". Nel suo file del KGB, Allende fu segnalato per avere "dichiarato
la sua disponibilità a collaborare in via riservata e a fornire tutta
l'assistenza necessaria, dal momento che si considerava un amico
dell'Unione Sovietica". Condivideva volentieri l'informazione politica.
[42]
Un celebre ritratto fotografico di Salvador Allende, riprodotto qui in una stampa per un francobollo sovietico
Andrew scrisse che, dopo le elezioni di Allende, furono mantenuti
contatti regolari con il suo agente del KGB, Svyatoslav Kuznetsov, che
fu incaricato dalla sede centrale di "esercitare un'influenza favorevole
sulla politica del governo cileno ". Secondo il file del KGB su
Allende, "gli fu fatta capire la necessità di riorganizzare l'Esercito
Cileno ed i servizi segreti e di istituire relazioni tra le intelligence
di Cile e URSS". Fu detto che Allende reagì positivamente.
Come poi la Storia ha però dimostrato, l'URSS "non mosse un dito" per
evitare che si determinasse la spirale che poi portò al golpe dei
militari ed alla morte di Allende.
Una ipotesi più realistica fu quella inerente ad un possibile "aiuto"
da parte di Fidel Castro il quale, contravvenendo per altro alle
indicazioni dell'URSS, suggerì e propose ad Allende un aiuto cubano in
consiglieri militari da "infiltrare" nello Stato Maggiore dell'esercito
cileno. Ma la cosa si concluse unicamente con un regalo costituito da
uno stock di fucili d'assalto Kalashinkov AK47 per la guardia personale
di Allende (il GAP, Grupos Amigos del Presidente) che effettivamente
combatté disperatamente con quei fucili l'11 settembre 1973 contro i
militari golpisti.
L'ipotesi di un sostegno sovietico al Cile di Allende perde così ogni
fondamento, anche perché, come da pianificazione predefinita in pieno
clima di 'guerra fredda', l'URSS non avrebbe consentito la creazione di
"una nuova Cuba" in Cile.
Coinvolgimento degli Stati Uniti
La possibilità di vittoria di Allende alle elezioni cilene del
1970
fu considerata un disastro dal governo statunitense che voleva
proteggere gli interessi commerciali e prevenire la diffusione del
comunismo durante la
Guerra Fredda.
[43] Nel settembre 1970, il Presidente
Nixon informò la
CIA
che un governo di Allende in Cile non sarebbe stato accettato ed
autorizzò $10.000.000 per fermare Allende nella sua corsa al potere o
per spodestarlo
[44]. I piani della CIA finalizzati ad impedire l'investitura di Allende a Presidente del Cile erano conosciuti come
"Track I" e
"Track II"; con
Track I
si cercò di impedire che Allende prendesse il potere attraverso il
cosiddetto "inganno parlamentare", mentre sotto l'iniziativa del
Track II, la CIA cercò di convincere gli ufficiali chiave delle Forze Armate cilene ad effettuare il colpo di stato.
[44]
La crisi e il primo tentativo di golpe
Tentativo di sfiducia del Congresso
Il Parlamento tentò di sfiduciare Allende, approfittando del suo calo di consenso anche in
Unidad popular,
senza ottenere la maggioranza. La dichiarazione doveva ottenere i due
terzi della maggioranza: passò alla Camera dei deputati con 81 voti
favorevoli e 47 contrari, ma non ottenne la maggioranza dei due terzi
del Senato,
costituzionalmente necessaria per condannare il presidente per abuso di potere.
Risoluzione della Corte suprema contro Allende
Il
26 maggio 1973,
la Corte Suprema del Cile denunciò all'unanimità il governo di Allende
per distruzione della legalità della Nazione nel mancato rispetto delle
decisioni giudiziarie, a seguito del continuo rifiuto nel consentire le
risoluzioni di polizia giudiziaria in contrasto con le misure del
governo.
Il fallito golpe di giugno
Il
29 giugno 1973, il colonnello
Roberto Souper circondò con il suo reggimento La Moneda con l'intento di deporre il governo di Allende.
[45] Il fallito
colpo di stato è conosciuto come
Tanquetazo o
golpe dei carri armati e fu organizzato dal gruppo paramilitare
Patria y Libertad, ma fallì per l'intervento del generale
Carlos Prats, fedele ad Allende; fu seguito, alla fine del mese di luglio, da uno sciopero generale che includeva i minatori di El Teniente.
Appello ai militari degli avversari
Nell'
agosto 1973 si verificò una crisi costituzionale, e la
Corte Suprema,
lamentando pubblicamente l'incapacità del governo di Allende di
applicare la legge nel Paese e la Camera dei deputati (con i Cristiano
Democratici Uniti al Partito Nazionalista), accusarono il
22 agosto
il Presidente di atti incostituzionali, a seguito del suo rifiuto di
promulgare emendamenti costituzionali già approvati dalla camera, i
quali impedivano al suo governo l'applicazione dei massicci piani di
statalizzazione.
[46] Venivano altresì invitati i militari a far rispettare l'ordine costituzionale.
[47]
Le dimissioni di Prats e la nomina di Pinochet
Per mesi, il governo Allende aveva temuto l'invio dei
Carabineros
(Carabinieri), la polizia nazionale, ritenuti sleali verso il proprio
governo. Il 9 agosto, il Presidente Allende nominò il Gen.
Carlos Prats Ministro della Difesa. Il
24 agosto 1973, Prats fu costretto a rassegnare le dimissioni come Ministro della Difesa e come
Comandante in capo delle
Forze Armate Cilene, imbarazzato dall'
incidente automobilistico con Alejandrina Cox
(in cui Prats sparò alcuni colpi contro l'auto di una donna che l'aveva
tamponato, in quanto era spaventato per un possibile attentato) e per
una protesta pubblica inscenata dalle mogli dei suoi generali sotto la
propria abitazione. Lo stesso giorno il Gen.
Augusto Pinochet, che Allende considerava fedele, lo sostituì come comandante in capo
[47], nonostante gli avvertimenti di Fidel Castro sulle infiltrazioni della destra cilena nelle forze armate.
[48]
La risposta del Presidente Allende alle accuse
L'ufficio presidenziale di Allende, oggi restaurato. È visibile il
divano sul quale Allende si sparò alla testa l'11 settembre 1973
Il
24 agosto 1973, il Presidente Allende rispose,
[49] dichiarando che, in sostanza, il Congresso stava
invocando l'intervento delle forze armate e dell'Ordine contro un governo democraticamente eletto e
subordinando
alle istituzioni armate la rappresentanza politica della sovranità
nazionale, che non possono e non devono farsi carico o funzioni
politiche, in quanto essa è la rappresentanza della volontà popolare, caratterizzando la dichiarazione del Congresso come
destinata a danneggiare il prestigio del Paese ed a creare confusione interna, predicendo che
Ciò faciliterà la sediziosa intenzione di determinati settori.
Il golpe dell'11 settembre 1973
Nel settembre del 1973, i continui scioperi, l'altissimo tasso di
inflazione
e la mancanza di materie prime a causa del boicottaggio avevano
precipitato il paese nel caos. Le forze ostili ad Allende, che avevano
manovrato onde condurre il paese sull'orlo di una guerra civile che
giustificasse un colpo di stato, si preparavano ad agire. Il generale
Pinochet fu messo a capo delle operazioni, in quanto comandante delle
forze armate. I conservatori ripresero gli argomenti del Congresso
accusando il governo di violenze e repressioni degli scioperi, censura,
corruzione
[50],
e, con una campagna di stampa continuata dopo il golpe a opera dei
militari, misero in giro voci diffamatorie sulla vita privata e sui
piani politici di Allende, accusandolo di voler diventare un
dittatore
inscenando un finto colpo di stato per esautorare il Parlamento,
diffondendo queste illazioni giustificandole con la presenza nel paese
delle formazioni paramilitari di estrema sinistra, come il
MIR, che sostenenevano la coalizione di governo, ma non avevano rinunciato alla lotta armata.
[51]
Allende rifiutò fino all'ultimo di usare la forza e la legge marziale,
che i poteri presidenziali permettevano, per evitare una guerra civile e
per non tradire i propri principi, anche se una legislazione di
emergenza avrebbe potuto salvare il governo.
[52]
La tesi della guerra civile imminente, e di Allende ormai esautorato
dalle forze di guerriglia comunista, fu sostenuta anche da
Patricio Aylwin, il primo presidente del ritorno alla democrazia negli anni novanta:
"Il
governo di Allende aveva esaurito, con un totale fallimento, la via
cilena verso il socialismo e si apprestava a consumare un autogolpe per
instaurare con la forza la dittatura comunista. Il Cile visse sull’orlo
del "Golpe di Praga" che sarebbe stato tremendamente sanguinoso, e le Forze Armate non fecero altro che anticipare quel rischio imminente".
[53]
L'esercito attaccò quindi Santiago, cogliendo il presidente alla sprovvista, bombardando
La Moneda e arrestando o uccidendo gli oppositori. Era l'
11 settembre e le forze armate cilene guidate dal
generale Augusto Pinochet misero quindi in atto il piano del
golpe contro Allende.
La morte di Allende
Il palazzo presidenziale colpito dai bombardamenti
Durante l'assedio e la successiva presa del
Palacio de La Moneda, Allende morì in circostanze non del tutto chiarite
[54], dopo un ultimo discorso alla radio, concluso con le seguenti parole:
| « Lavoratori
della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini
supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende
di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i
grandi viali per i quali passerà l'uomo libero, per costruire una
società migliore. Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!
Queste sono le mie ultime parole
e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza
che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la
vigliaccheria, la codardia e il tradimento. » |
| (Estratto dall'ultimo discorso radiofonico di Salvador Allende, poche ore prima della sua morte, l'11 settembre 1973[55]) |
Secondo la ricostruzione degli eventi il presidente si asserragliò
con la sua guardia di sicurezza, un pugno di uomini conosciuti come
Grupo de Amigos Personales o
Grupo Amigos del Presidente (
GAP) all'interno degli uffici della
Moneda.
Tra le persone rimaste vi erano il direttore generale dei Carabineros,
Sepulveda, e la segretaria personale di Allende, Miria Contreras detta
la Payita,
che si era trattenuta, nascondendosi, contro il volere del Presidente
che aveva fatto uscire tutte le donne e coloro che non sapevano
maneggiare armi. Il presidente, ignaro che la sua casa era anch'essa
stata bombardata, fece uscire due delle sue tre figlie, che si trovavano
lì, raccomandando loro di raggiungere la madre e la sorella.
[56] Allende respinse ogni ipotesi di fuga, sia organizzata dai suoi uomini, sia come un possibile aiuto fornito dalla
Massoneria ad un confratello in grave pericolo.
[57] Circa le circostanze della sua morte, la versione ufficiale, confermata dal suo medico personale, Patricio Guijon
[58], è che il Presidente si sarebbe tolto la vita con un fucile
AK-47 donatogli da
Fidel Castro, mentre altri
[59]
sostengono che fu ucciso dai golpisti di Pinochet mentre difendeva il
palazzo presidenziale (un racconto di tali momenti fu scritto da
Gabriel García Márquez). Negli
anni ottanta il medico diede in un'intervista (trasmessa dalla trasmissione televisiva
Mixer di
Giovanni Minoli)
la versione dettagliata dell'accaduto. Secondo il racconto del medico,
che era insieme con Allende all'interno della Moneda, a seguito del
bombardamento aereo e del successivo incendio, Allende disse a coloro
che con lui difendevano la Moneda dalle finestre del primo piano di
uscire dal Palazzo ormai indifendibile rimanendo solo nell'ufficio, e
che lui sarebbe uscito per ultimo. Il medico rientrò poco dopo
nell'ufficio, proprio nel momento in cui Allende, seduto su un divano,
si stava uccidendo con una scarica di mitragliatore alla testa dal basso
in alto. In particolare, il medico disse di aver visto la parte
superiore della calotta cranica di Allende volar via per effetto della
scarica.
[60]
Anche altri testimoni videro Allende con il fucile in mano, sdraiato
sul divano, dopo lo sparo. Sono state avanzate ipotesi di omicidio anche
da parte di una guardia del corpo cubana su ordine di Castro, per
poterne usare la morte a fine propagandistico, ma tale ipotesi,
propugnata da storici ostili ad Allende
[61], non trova riscontri.
[62]
Esposizione di una lente degli occhiali indossati da Allende
Le autopsie e i funerali
La famiglia, con qualche dubbio della moglie che riteneva possibile
l'omicidio da parte dei soldati di Pinochet, ha sempre accettato la
versione ufficiale del suicidio: nel
2011 la figlia
Isabel Allende Bussi ha chiesto la riesumazione del corpo, dal Cimitero monumentale di Santiago del Cile dove riposa dal
1990 in un grande mausoleo (nel
1973 fu sepolto senza
funerale in un luogo nascosto, a
Viña del Mar e sotto un falso nome, benché tutti sapessero della tomba del
Chicho[63], il diminutivo affettuoso di Allende
[64][65]); l'
autopsia ha accertato che si tratta sicuramente del corpo di Allende e ha confermato senza ombra di dubbio la versione del suicidio.
[66] Come sostenuto dalla figlia, egli si uccise pur di non arrendersi a Pinochet, che voleva offrigli l'
esilio al posto dell'arresto, almeno a parole
[67] (forse per inscenare poi un incidente aereo
[68]), anche se i golpisti sono considerati senza dubbio i responsabili morali della sua fine.
[69] Una foto del corpo senza vita di Allende fu scattata dai militari
[70],
mentre la moglie non poté invece vederlo chiaramente; l'autopsia del
1973 fu superficiale; in altre immagini dei reperti della scena si nota
che la pallottola aveva trapassato e rotto i suoi occhiali.
Statua di Allende alla Moneda. La targa riporta un estratto dell'ultimo
discorso e porta incise le parole: «Salvador Allende Gossens 1908-1973
"Ho fede nel Cile e nel suo destino" 11 settembre 1973»
Le conseguenze del golpe e la memoria di Allende
| « Il sangue del Compagno Presidente / Colpisce più forte che le bombe e la mitraglia. » |
| (Víctor Jara, Estadio Chile[71]) |
In seguito al colpo di stato, in
Italia ci furono molti scioperi in solidarietà con Allende e il popolo cileno. Italia e
Svezia
non riconobbero mai il regime di Pinochet e per tutti i 17 anni di
dittatura ufficialmente rimasero in carica gli ambasciatori accreditati
da Salvador Allende. Il colpo di Stato, che molti cileni speravano
proteggesse la costituzione, ora si manifestava in tutto il suo orrore. I
soldati fucilarono i primi dissidenti catturati nell'
Estadio Nacional de Chile, tra di essi il cantante Victor Jara, mentre i sostenitori di
Unidad popular
venivano sequestrati, torturati e, molti, uccisi. Pablo Neruda sarebbe
morto invece in ospedale, in circostanze poco chiare. Il 13 settembre la
giunta sciolse il parlamento e proibì i partiti politici. Alla
famiglia Allende fu concesso di andare in esilio all'estero, prima a
Cuba e poi in
Messico o negli Stati Uniti (la figlia Beatriz e la sorella Laura si sarebbero successivamente suicidate, mentre la nipote
Isabel, la moglie
Hortensia e la figlia
Isabel
rientrarono in Cile nel 1990), mentre i collaboratori di governo di
Allende e i membri più influenti dei partiti democratici furono
internati all'
Isola Dawson fino al
1976. Pinochet avrebbe invece di fatto "regnato", non democraticamente eletto, per i successivi diciassette anni. La violazione dei
diritti umani
da parte del suo governo è stata, così come testimoniano precise prove
documentali, sistematica prassi quotidiana e alla fine del lungo periodo
di
dittatura si stimarono più di 3000 vittime (anche non cilene), fra morti e
desaparecidos e circa 30.000 persone torturate (le cifre sono tratte dal
Rapporto Rettig, un'inchiesta ufficiale condotta in Cile dopo la fine della dittatura di Pinochet, nel
1990),
anche se alcuni conti indicano 40000 vittime, cifra non ufficiale.
Tranne che per la strage dell'Estadio Nacional de Chile, Pinochet tentò
di insabbiare questi crimini parlando di morti in scontri di guerriglia o
di esiliati, anziché di sequestri e omicidi. Molti cileni continuarono a
rimpiangere Allende nonostante la repressione e la censura dei
militari. Documenti americani declassificati a partire dalla presidenza
Clinton indicano altresì come la
CIA, il servizio segreto degli
Stati Uniti d'America, sia stato la "
longa manus"
del governo di quest'ultimo Paese, appoggiando il rovesciamento con la
forza di Allende e incoraggiando l'uso della tortura da parte delle
forze armate di Pinochet.
L'eredità spirituale ed il dibattito successivo
| « Come Giacomo Matteotti, andò consapevolmente incontro al suo tragico destino. Egli, come Matteotti, ha gettato tra la libertà e la dittatura
il suo corpo - ridotto ormai a una macchia di sangue dalla selvaggia
aggressione - perché esso fosse il primo spalto della lotta dei cileni
contro la dittatura. » |
| (Sandro Pertini) |
Il grande mausoleo di Salvador Allende, al Cimitero monumentale di
Santiago del Cile: veduta del complesso funebre dal viale principale (a
sinistra) e tomba di Allende (a destra)
Più di trent'anni dopo la sua morte, Allende rimane un personaggio
controverso. Un ampio e partecipato dibattito si è aperto in tutto il
mondo su come avrebbe potuto evolvere la storia del Cile se Allende non
fosse morto. Ma in queste riflessioni Allende è un simbolo, che
impersona le idee sostenute ed in via di applicazione, mentre il
dibattito fu ed è di idee.
Elemento fattuale comune a tutte le impostazioni polemiche è che, in
concreto, si è subito sospettato ed abbiamo oggi per ben certo (per loro
stessa ammissione documentale) che gli Stati Uniti abbiano quantomeno
favorito un arresto coatto e violento di un processo politico
democratico interno di un altro paese. Ciò ovviamente veniva
interpretato alternativamente come un'insostenibile sopraffazione
imperialista o come un opportuno intervento per impedire avanzamenti
dell'ideologia sovietica in
America Latina, considerata dagli Stati Uniti il proprio 'cortile di casa' sin dai tempi della
Dottrina Monroe.
Dalla sinistra dunque Allende è considerato un
martire,
caduto per la causa del socialismo. I militanti di sinistra, e non
solo, si volsero ben presto ad identificare negli Stati Uniti, e
specificamente in
Henry Kissinger, con l'avallo del
Presidente Richard Nixon, e nella
CIA (in particolare nel suo agente principale in Sudamerica,
Michael Townley), i diretti responsabili della sua morte e lo vedono come una delle vittime dell'"
Imperialismo Americano". Il suo viso è stato anche stilizzato e riprodotto come un simbolo del Marxismo, così come era accaduto per
la famosa immagine di
Che Guevara. Allende e altri leader sono stati l'ispirazione del cosiddetto
socialismo del XXI secolo. Dalla destra si guarda invece meno favorevolmente alla figura di Allende. La sua stretta amicizia con
Fidel Castro ha portato molti ad accusarlo di essere un
comunista.
Affermano anche che le profonde riforme che aveva attuato mentre era al
potere avevano messo in ginocchio l'economia del paese, tentando di
instaurare il
socialismo reale di stampo sovietico, o una dittatura sul modello di Castro, cosa sempre negata da Allende, che si ispirava ad un
socialismo democratico marxista ma riformista.
Il coinvolgimento degli USA nel golpe che depose Allende rimane un argomento scottante sulla condotta della
Casa Bianca durante la
Guerra Fredda
in territorio extra-statunitense. L'abbattimento del governo
democratico di Allende resta sicuramente tra i più controversi colpi di
stato in America Latina. Pressati dall'opinione pubblica internazionale,
a partire dalla presidenza di
Jimmy Carter
gli Stati Uniti cominciarono a prendere le distanze dal regime
dittatoriale cileno. Come dimostrato in parte dai documenti poi
declassificati e resi pubblici dal presidente americano
Bill Clinton, è oggi provato l'appoggio americano al colpo di stato. Solo negli
anni 2000,
Colin Powell,
segretario di stato (cioè Ministro degli Esteri) del presidente statunitense
repubblicano George W. Bush,
ha dichiarato che il sostegno al golpe cileno "non è un momento della
storia degli Stati Uniti di cui andiamo particolarmente orgogliosi".
[72]
11 settembre 1973, disegno di
Carlos Latuff che raffigura Allende che difende la Moneda dal golpe
Il festival del cinema latino-americano di Trieste assegna ogni anni
il "Premio Salvador Allende", a chi si è distinto con il proprio impegno
culturale, politico o sociale nel
"riscattare la memoria e la storia dei popoli latinoamericani". Tra i vari vincitori
Miguel Littín e
Bettino Craxi (premio alla memoria).
[73]
Influenza culturale
Galleria fotografica
-
Durante il servizio militare
-
Allende vota alle elezioni del 1964
-
-
Alla Moneda ad un incontro ufficiale
-
-
-
La targa della via intitolata a Madrid
-
Il cosiddetto Salone Bianco alla Moneda, intitolato ad Allende, con dipinto raffigurante il Presidente socialista
Bibliografia
- Patricio Guzmán, Salvador Allende,film documentario, La parabola umana, intellettuale e politica del presidente della Repubblica del Cile, Feltrinelli, 2006 ISBN 978-88-07-74017-6
- Patricia Verdugo, Salvador Allende. Anatomia di un complotto organizzato dalla CIA, Dalai editore, 2004
- Luciano Aguzzi, Salvador Allende. L'uomo, il leader, il mito, Ediesse, 2003
- Christopher Hitchens, Processo a Henry Kissinger (tit. or.: The Trial of Henry Kissinger, London, Verso 2002). Milano, Editrice Fazi, 2005. ISBN 88-8112-613-3: sul ruolo di Kissinger come organizzatore del golpe contro Allende
- Patricio Guzmán, Salvador Allende - La memoria ostinata. DVD. Con libro, Feltrinelli 2006
- D. Fernando García, Oscar Sola, Salvador Allende, Sperling e Kupfer, 1998
- Victor Farías, Salvador Allende. La fine di un mito. Il socialismo tra ossessione totalitaria e corruzione. Nuove rivelazioni, Medusa edizioni, 2007
- Andrea Mulas, Allende e Berlinguer. Il Cile dell'Unidad Popular e il compromesso storico italiano, Manni, 2005
Onorificenze
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