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domenica 20 aprile 2008

20 Aprile...oggi moriva il grande scrittore Bram Stocker creatore di Drakula!

Nato a Dublino l'8 novembre 1847, terzo di sette figli, Abraham Stoker (ma chiamato affettuosamente in famiglia solo Bram), era figlio di un impiegato statale nell'ufficio della segreteria del castello di Dublino. Afflitto fin dalla nascita da grossi problemi fisici, vive un'infanzia solitaria fino ai sette anni, anche se ciò non contribuisce minimamente a scalfire la grande forza di volontà e l'instancabile tenacia, coniugata ad una notevole fiducia in se stesso, che mai lo abbandonarono. Contrariamente a quanto potrebbe far intendere una certa tradizione che vuole gli scrittori intrisi di cultura umanistica, la sua formazione fu di tipo scientifico, culminata con una laurea a pieni voti in matematica al prestigioso Trinity College di Dublino. A conclusione degli studi, sviluppa un grande interesse per la letteratura ed il teatro. Tale è la sua passione che arriverà anche a lavorare, seppur non a tempo pieno, addirittura come critico teatrale per il "Mail", acquistando la fama di severissimo stroncatore. Fra una recensione e l'altra è costretto ad arrotondare con un lavoro più stabile e regolare: quello di impiegato dell'amministrazione pubblica. La frequentazione teatrale gli apre comunque le porte del bel mondo. Conosce così l'attore Henry Irving (famoso all'epoca per l'interpretazione di Frankenstein, personaggio partorito dalla mente della scrittrice Mary Shelley) e lo segue a Londra, diventandone amico e consigliere. In breve, grazie anche alle sue straordinarie doti dirigenziali e alla sua grande intelligenza, Bram Stoker diventa organizzatore del Lyceum Theatre di Dublino e inizia a scrivere racconti e testi teatrali del tutto conformi alle mode del tempo, sempre in bilico fra l'effetto grand-guignolesco e il feuilleton che imperava sulle riviste popolari. Pochi sanno che si dedicò in questo periodo (1881) anche alla letteratura per l'infanzia, per la quale scrisse una raccolta di storie per bambini, pubblicata con il titolo di "Sotto il tramonto". E' con la pubblicazione di "Dracula", il più famoso vampiro della storia (anche se storicamente l'autentico creatore del primo vampiro fu John Polidori), che Stoker ottiene la consacrazione. Pare che l'idea per il personaggio gli venne osservando proprio il suo amico Irving, sempre pallido, gentile e magnetico come un perfetto vampiro. Per descrivere il castello di Dracula, Bram Stoker si ispirò ad una fortezza tutt'ora esistente a Bran, nella regione dei Carpazi. Il resto della vicenda, plasmata sul modello del romanzo epistolare e diaristico, fu ambientato nell'Inghilterra vittoriana. Stoker morì a Londra il 20 aprile 1912 e non potè mai vedere la realizzazione cinematografica delle sue opere. Fra le sue opere minori vale la pena di ricordare i quattro macabri racconti che poi costituirono "L'ospite di Dracula" (la raccolta uscì postuma nel 1914), "La dama del sudario" (1909) e soprattutto "La tana del Verme Bianco", uscito giusto un anno prima della sua morte. Altra creatura fantastica partorita dalla fervida fantasia di Bram Stoker, il Verme Bianco è una creatura che vive da millenni nel sottosuolo ed è capace di prendere le sembianze di Lady Arabella, osceno incrocio tra donna e serpente. Malgrado l'affascinante e disturbante soggetto, il romanzo non eguagliò neanche per un istante il successo di "Dracula".


Winston Churchill...chi era l'uomo forte della Gran Bretagna e del Regno Unito Inglese!

Sir Leonard Winston Churchill Spencer, uno dei più importanti uomini di Stato della storia inglese, nasce a Woodstock, nell'Oxfordshire, il 30 novembre 1874. I genitori provengono da due ambienti molto diversi tra loro: Lord Randolph Churchill, il padre, appartiene alla migliore aristocrazia britannica, mentre la madre, Jenny Jerome, è figlia del proprietario del New York Times; il sangue americano che scorre nelle vene di Winston ne farà sempre un fervente sostenitore dell'amicizia dei popoli anglosassoni e dei particolari vincoli che legano tra loro Gran Bretagna e Stati Uniti. Trascorsa l'infanzia in Irlanda, studia presso la celebre scuola di Harrow e nel 1893 è ammesso alla scuola di Sandhurst, nonostante la sua scarsa inclinazione allo studio. Il giovane cadetto insegue sogni di gloria. Nominato sottotenente nel IV battaglione ussari, parte come osservatore al seguito dell'esercito spagnolo incaricato di reprimere la rivolta di Cuba. Poi è inviato in India e partecipa a una campagna contro le tribù afgane alla frontiera nord-occidentale: questa spedizione gli ispirerà il suo primo libro. In seguito fa poi parte di una missione come ufficiale e corrispondente di guerra del Morning Post nel Sudan dove assiste alla carica a cavallo dei dervisci nella battaglia di Omdurman che farà da spunto al suo secondo servizio giornalistico. Tentato dall'attività politica, Churchill si ritira dalla vita militare e si presenta come candidato alle elezioni a Oldham. Non è eletto, ma nuove occasioni gli si offriranno in Africa del Sud. La guerra del Transvaal è appena scoppiata e Churchill si reca in quei luoghi e vi assiste in qualità di corrispondente di guerra. È fatto prigioniero dai Boeri ma presto riesce a evadere e può in questo modo inviare al suo giornale il racconto delle proprie esperienze. Così l'Inghilterra conosce l'avventuroso discendente di Malborough. Furbescamente, Churchill approfitta immediatamente della notorietà acquisita per lanciarsi nella campagna elettorale (sono le elezioni "kaki" del 1900): è eletto deputato conservatore di Oldham. Sicuro di sè, affascinante e arrogante, non resta a lungo conservatore: nel 1904 si avvicina ai liberali e si lega d'amicizia con i rappresentanti radicali del partito, in particolare con Lloyd George; nel 1906 viene eletto deputato liberale di Manchester. Gli viene in seguito assegnato il posto di segretario di Stato presso il gabinetto di Campbell-Bannerman, iniziando così la sua carriera ministeriale. Nel 1908 viene nominato ministro del Commercio nel governo liberale di Herbert Henry Asquith. Con questa carica e poi come ministro dell'Interno (1910-11) si impegna in una serie di riforme collaborando con David Lloyd George. Come primo lord dell'Ammiragliato (1911-1915) Churchill avvia un processo di profonda modernizzazione della Marina militare. Il ruolo di Churchill nella prima guerra mondiale è contraddittorio e rischia di compromettere la sua carriera politica. I problemi con la Marina militare e il suo appoggio alla disastrosa campagna di Gallipoli lo costringono a dimettersi dall'Ammiragliato. Dopo aver trascorso un periodo al comando di un battaglione in Francia, entra a far parte del gabinetto di coalizione di Lloyd George e tra il 1917 e il 1922 ricopre numerosi incarichi di rilievo, fra cui quello di ministro dei Rifornimenti e di ministro della Guerra. Dopo la caduta di Lloyd George e il collasso del Partito liberale nel 1922, Churchill rimane escluso dal parlamento per tre anni. Entrato nuovamente a farvi parte, è nominato cancelliere dello Scacchiere nel governo conservatore di Stanley Baldwin (1924-1929). Tra le misure da lui adottate in questo periodo vi sono la reintroduzione della parità aurea e la decisa opposizione ai sindacati in occasione dello sciopero generale del 1926. Negli anni della Grande Depressione (1929-1939) a Churchill vengono preclusi incarichi di governo. Baldwin e successivamente Neville Chamberlain, figura di rilievo nella vita politica del paese dal 1931 al 1940, non approvano la sua opposizione all'autogoverno dell'India e il sostegno da lui espresso nei confronti di Edoardo VIII in occasione della crisi del 1936, conclusasi con l'abdicazione del re. La sua insistenza sulla necessità del riarmo e l'aperta condanna del patto di Monaco, firmato nel 1938, erano guardate con sospetto. Quando però, nel settembre del 1939, l'Inghilterra dichiara guerra alla Germania, il punto di vista di Churchill viene rivalutato e l'opinione pubblica si esprime apertamente a favore del suo ritorno all'Ammiragliato. Churchill succede a Chamberlain come primo ministro nel 1940. Nei difficili giorni di guerra che seguono la rotta di Dunkerque, la battaglia d'Inghilterra e la guerra lampo, la sua combattività e i suoi discorsi incitano gli inglesi a continuare la lotta. Collaborando con il presidente americano Franklin Delano Roosevelt, Churchill riesce a ottenere aiuti militari e il sostegno degli Stati Uniti. Dalle sue stesse parole apprendiamo: "Da questi primi inizi" - scrive Churchill dopo avere descritto gli sforzi del presidente Roosevelt per aiutare l'Inghilterra con la legge sugli affitti e prestiti, ai primi del 1940, e per aggirare gli isolazionisti del Congresso - "nacque il vasto disegno di una difesa combinata dell'Oceano Atlantico da parte delle due potenze di lingua inglese". L'anno di nascita della Nato è ufficialmente il 1949, ma l'Alleanza informale risale al luglio 1940, quando Roosevelt manda in Inghilterra, quasi segretamente, una missione militare ad altissimo livello. Quando nel 1941 l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti entrano in guerra, Churchill stabilisce rapporti molto stretti con i leader di quella che definisce la "grande alleanza". Spostandosi incessantemente da un paese all'altro fornisce un contributo importante al coordinamento della strategia militare nel corso del conflitto e alla sconfitta di Hitler. Le conferenze con Roosevelt e Stalin, in particolare il vertice di Jalta del 1945, serviranno a ridisegnare la carta dell'Europa postbellica. Nel 1945 Churchill è ammirato in tutto il mondo, anche se ormai il ruolo militare della Gran Bretagna è diventato secondario. Ciononostante, a causa della sua scarsa attenzione alla richiesta popolare di riforme sociali nel dopoguerra, viene sconfitto dal Partito laburista nelle elezioni del 1945. Terminato il conflitto Churchill vuole comunque raccontare la seconda guerra mondiale a modo suo, scrivendo migliaia di pagine. Studiando questo monumento storico e letterario (il cui autore verrà premiato nel 1953 con il Nobel) possiamo seguire, giorno per giorno, il nascere e l'evolversi dell'atlantismo anglo-americano come fatto, oltre che morale, anche politico. In seguito Churchill avrebbe criticato gli interventi sullo stato sociale attuati dal suo successore Clement Attlee. Nel discorso di Fulton (Missouri) del 1946, detto "della cortina di ferro", mette inoltre in guardia dai pericoli legati all'espansione sovietica. Viene nuovamente eletto primo ministro e rimane in carica dal 1951 al 1955 (nel 1953 è decorato cavaliere dell'ordine della Giarrettiera, diventando "Sir"), ma l'età avanzata e i problemi di salute lo inducono a ritirarsi a vita privata. Ormai privato della stimolante attività politica, sotto il peso dell'età e della malattia, trascorre gli ultimi dieci anni della sua esistenza nella casa di campagna di Chartwell, nel Kent, e nella Francia meridionale. Winston Churchill si spegne a Londra il 24 gennaio 1965. Le sue esequie, alla presenza della regina, sono trionfali. Dal suo matrimonio con Clementine Hozier, avvenuto nel 1908, sono nati un figlio, giornalista e scrittore, Randolph Churchill (1911-1968) e tre figlie. Le opere scritte da Winston Churchill sono considerevoli e varie. Da ricordare: My African Journey (1908), The World Crisis, 1911-1918 (La crisi mondiale 6 voll., 1923-31), il suo diario politico (Step by Step 1936-1939, 1939), War speeches (6 voll., 1941-46), A History of the English-speaking Peoples (Storia dei popoli di lingua inglese 4 voll., 1956-58) e la Seconda guerra mondiale (1948-54).


Charles De Gaulle...chi era in breve l'uomo forte della Resistenza Francese al Nazismo Tedesco!

Nato a Lille il 22 novembre 1890, Charles De Gaulle è stato il Generale che per quasi trent'anni ha incarnato il nome stesso della Francia, accompagnando la trasformazione del paese da potenza coloniale a potenza economica e politica. Scelta a diciott'anni la carriera militare, nell'agosto del 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale è sottotenente. Fatto prigioniero dai tedeschi nel 1916 verrà liberato con l'armistizio nel settembre dell'anno successivo. Diventa capitano e nel 1922 ottiene l'ammissione alla scuola superiore di guerra. Nel 1931 viene distaccato presso il segretariato generale della difesa ed è lì che inizia ad interessarsi agli affari di Stato. Il 3 settembre del 1939, quando la Francia dichiara guerra alla Germania, ha già raggiunto il grado di colonnello. Sono anni di grande tensione unita ad enorme eccitazione, causata dalla circolazione in terra d'Europa delle inarrestabili armate della morte generate da Hitler. La Francia si sente minacciata in prima persona, ma purtroppo entra nel conflitto in condizioni economico-sociali disastrate. Nel 1936 il Fronte popolare della sinistra vince le elezioni, ma il governo del socialista Leon Blum non riesce a risollevare le sorti del paese, che dunque giunge impreparato alla guerra. Il 1° giugno del 1940 de Gaulle viene nominato generale di brigata e sottosegretario alla difesa. La situazione precipita. A metà giugno, di ritorno da un incontro con il premier inglese Winston Churchill, apprende a Bordeaux delle dimissioni del primo ministro Paul Reynard, sostituito dal maresciallo Philippe Petain, che si affretta subito a chiedere un armistizio alla Germania. Per la Francia inizia un periodo oscuro, in cui prende corpo il cosiddetto "collaborazionismo" con gli occupanti, che porterà una parte della società francese, primo fra tutti il governo, trasferito a Vichy, a condividere l'odio e la follia dei nazisti. De Gaulle ripara a Londra: il 18 giugno dai microfoni della BBC lancia un famoso appello ai francesi perché resistano ai tedeschi. Qualche giorno dopo denuncia l'armistizio: questo gli vale una condanna a morte in contumacia. Dall'Africa organizza le forze della Francia libera e il 3 giugno del 1944 viene nominato presidente provvisorio della repubblica dal Consiglio della difesa, organo nato in Congo nel 1940. Un governo che alla fine di ottobre, viene riconosciuto dalle grandi potenze, Usa, Urss e Gran Bretagna. Vinta la guerra, scacciati i nazisti dalla Francia, all'inizio del 1946 De Gaulle rimette il suo mandato di presidente provvisorio con la speranza, nemmeno tanto nascosta, che il paese faccia ancora appello a lui. Ma le elezioni che si svolgono in autunno lo vedono sconfitto. Nasce così la Quarta repubblica, non molto diversa dalla precedente (mentre de Gaulle aveva proposto nel suo programma ampie riforme e polso fermo in economia). Tuttavia De Gaulle è ormai lanciato in politica e nell'aprile del 1947 dà vita al suo movimento, il "Rassemblement du peuple français", che riporta subito un grande risultato alle elezioni amministrative. Ma nelle politiche del 1951 l'effetto positivo si sgonfia. Per il Generale inizia un periodo di volontario esilio politico nel suo ritiro di Colombey-les-Deux-Eglise mentre la Francia attraversa gravi difficoltà, anche a causa dello sgretolamento del suo impero coloniale. De Gaulle viene richiamato dal suo esilio e il 1° giugno 1958 è eletto Presidente del Consiglio dall'Assemblea nazionale. I deputati concedono al Generale pieni poteri e la possibilità di elaborare una nuova Costituzione. In sostanza, molti storici concordano nel definire questa situazione anomala una sorta di "golpe bianco", un momento della storia di Francia in cui un generale ha i pieni poteri, quasi fosse un dittatore. Il grande statista, ad ogni modo, assai legato al suo paese e con nel cuore un enorme senso dello Stato, qualità che lo ha sempre caratterizzato, il 28 settembre, sottopone a referendum la nuova Costituzione, che ottiene il favore della stragrande maggioranza dei francesi. Il 21 dicembre viene eletto Presidente della repubblica. Nasce la Quinta repubblica, con un sistema elettorale e politico fortemente presidenzialista in vigore ancora oggi. Frattanto esplodono i fatti d'Algeria, una delle tante colonia francesi che da tempo pretendono l'autonomia. De Gaulle propone l'autodeterminazione per la colonia del nord Africa, e il referendum dell'8 gennaio 1961 la conferma. Alcuni generali non sono d'accordo e il 22 aprile 1961 danno vita ad un golpe militare ad Algeri. La strada dell'indipendenza è però segnata e la sollevazione non ha effetto, se non quello di creare una organizzazione terroristica (l'Oas), formata da militari contrari alla decolonizzazione, che attenterà più volte alla vita del Generale e sarà per anni al centro di trame oscure in tutta Europa. Nel 1962 de Gaulle compie un altro passo verso la totale riforma dello Stato, introducendo l'elezione diretta del Presidente della repubblica. Nel 1965 si candida e vince al ballottaggio contro il socialista François Mitterrand. Intanto potenzia la politica nucleare della Francia, istituendo la "force de frappe", rifiutando la tutela degli Stati Uniti e chiamandosi fuori dalla Nato. Questa politica delle mani libere ai francesi piace. Arriva il 1968 e Parigi brucia dei tumulti degli studenti e degli operai. Per la Francia è un altro momento drammatico. Il 20 maggio dieci milioni di lavoratori entrano in sciopero. Nove giorni dopo De Gaulle prende contatto con i militari, nel tentativo di ristabilire l'ordine nel paese. Rientra il 30 maggio ed annuncia lo scioglimento dell'Assemblea nazionale. E' una prova di forza che vince a metà: i tumulti cessano, ma dalle elezioni esce una forte maggioranza di destra, refrattaria alle riforme che il Generale vuole ancora introdurre. All'inizio del mese di aprile del 1969 promuove un referendum per dare maggior potere alle Regioni e al Senato, ma viene battuto. Alla mezzanotte e dieci minuti del giorno 28 aprile si dimette da presidente: è la sua plateale uscita di scena dalla politica francese. Si autoesilia quindi a Colombey; qui Charles De Gaulle muore il giorno 9 novembre 1970.


Ernesto Che Guevara...chi era in breve l'uomo Rivoluzionario che ha contribuito all'ascesa al potere di Fidel Castro a Cuba!

Figlio della piccola borghesia agiata, Ernesto "Che" Guevara de la Serna, (il nomignolo "Che" gli venne affibbiato per la sua abitudine a pronunciare questa breve parola, una specie di "cioè", in mezzo ad ogni discorso), nasce il 14 giugno 1928 a Rosario de la Fe in Argentina. Il padre Ernesto è ingegnere civile, la madre Celia una donna colta, grande lettrice, appassionata soprattutto di autori francesi. Sofferente di asma fin da bambino, nel 1932 la famiglia Guevara si trasferisce vicino a Cordoba per consiglio del medico che prescrive per il piccolo Che un clima più secco (ma in seguito, fattosi più grandicello, la malattia non gli impedirà di praticare molto sport). Studia con l'aiuto della madre, che avrà un ruolo determinante nella sua formazione umana e politica. Nel 1936-1939 segue con passione le vicende della guerra civile spagnola, per la quale i genitori si sono impegnati attivamente. A partire dal 1944 le condizioni economiche della famiglia peggiorano, ed Ernesto comincia a lavorare più o meno saltuariamente. Legge moltissimo, senza impegnarsi troppo nello studio scolastico, che lo interessa solo in parte. Si iscrive alla facoltà di Medicina e approfondisce le sue conoscenze lavorando gratuitamente all'istituto di ricerche sulle allergie, a Buenos Aires (dove la famiglia si è trasferita nel 1945). Con l'amico Alberto Granados, nel 1951, parte per il suo primo viaggio in America Latina. Visitano il Cile, il Perù, la Colombia e il Venezuela. A questo punto i due si lasciano, ma Ernesto promette ad Alberto, che lavora in un lebbrosario, di rincontrarsi appena finiti gli studi. Ernesto Guevara nel 1953 si laurea, riparte per mantenere la promessa fatta a Granados. Come mezzo di trasporto usa il treno sul quale a La Paz incontra Ricardo Rojo, un esule Argentino, insieme al quale comincia a studiare il processo rivoluzionario che è in corso nel paese. A questo punto decide di rimandare la sua carriera medica. L'anno successivo il Che giunge a Città di Guatemala dopo un viaggio avventuroso, con tappe a Guajaquil (Ecuador), Panama e San Josè de Costa Rica. Frequenta l'ambiente dei rivoluzionari che sono affluiti in Guatemala da tutta l'America Latina. Conosce una giovane peruviana, Hilda Gadea, che diventerà sua moglie. Il 17 giugno, al momento dell'invasione del Guatemala da parte delle forze mercenarie pagate dall'United Fruit, Guevara tenta di organizzare una resistenza popolare, ma nessuno gli dà ascolto. Il 9 luglio 1955, intorno alle ventidue, al numero 49 di via Emperàn a Città del Messico, nella casa della cubana Maria Antonia Sanchez, Ernesto Che Guevara incontra una figura decisiva per il suo futuro, Fidel Castro. Fra i due scatta subito una forte intesa politica e umana, tanto che si parla di un loro colloquio durato tutta la notte senza alcun dissenso. Oggetto della discussione sarebbe stata l'analisi del continente sudamericano sfruttato dal nemico yankee. All'alba, Fidel propone ad Ernesto di prendere parte alla spedizione per liberare Cuba dal "tiranno" Fulgencio Batista. Ormai esuli politici, partecipano entrambi allo sbarco a Cuba nel novembre 1956. Fiero guerriero dall'animo indomito, il Che si rivela abile stratega e combattente impeccabile. A fianco di una personalità forte come quella di Castro ne assume le direttive teoriche più importanti, assumendo l'incarico della ricostruzione economica di Cuba in qualità di direttore del Banco Nacional e di ministro dell'Industria (1959). Non completamente soddisfatto dei risultati della rivoluzione cubana, però, avverso ad una burocrazia che si andava sclerotizzando malgrado le riforme rivoluzionarie, irrequieto per natura, abbandona Cuba e si avvicina al mondo afro-asiatico, recandosi nel 1964 ad Algeri, in altri paesi africani, in Asia e a Pechino. Nel 1967, coerente con i suoi ideali, riparte per un'altra rivoluzione, quella boliviana, dove, in quell'impossibile terreno, viene tratto in agguato e ucciso dalle forze governative. Non si conosce la data esatta della sua morte, ma sembra ormai accertato con buona approssimazione che il Che sia stato assassinato il 9 ottobre di quell'anno. Diventato in seguito un vero e proprio mito laico, un martire dei "giusti ideali", Guevara ha indubbiamente rappresentato per i giovani della sinistra europea (e non solo) un simbolo dell'impegno politico rivoluzionario, talvolta svilito a semplice gadget o icona da stampare sulle magliette.


Dino Grandi...chi era l'uomo che è stato per un ventennio il braccio destro del Duce!

Dino Grandi nasce a Mordano, piccolo paesino della provincia bolognese, il giorno 4 giugno 1895, in una famiglia romagnola di proprietari terrieri. Iscritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna nel 1913, durante il suo periodo di studi accademici inizia a collaborare come giornalista per il Resto del Carlino. Inizia il suo percorso politico nelle fila della sinistra italiana, poi nel 1914 seguirà le idee di Benito Mussolini. In questo periodo è, insieme al futuro Duce, un acceso "interventista", sostenitore della tesi che l'unico modo per l'Italia per acquistare importanza politica internazionale è quello di partecipare attivamente alla Prima guerra mondiale. Allo scoppio della guerra viene chiamato alle armi; alla fine del conflitto, nel 1919, si laurea con una tesi in economia politica, ma resta nell'esercito. Congedato si trasferisce poi ad Imola dove inizia la sua carriera di avvocato. Nella polemica politica del periodo Grandi si caratterizza per il suo grande ardore e la sua violenza dialettica. E' indicato come un bersaglio per l'opposta parte politica, tanto che il 17 ottobre 1920, in un agguato, viene ferito da cinque colpi di pistola. Due giorni più tardi il suo studio viene devastato da alcuni militanti della sinistra. Dino Grandi è in seguito tra i fondatori dei fasci emiliani, dei quali diviene segretario regionale nel 1921. In breve si sviluppa la sua vicinanza alle ali più agitate e di fatto più discutibili del movimento fascista. Nella sua lunga carriera sarà sempre accompagnato da squadristi. Nelle elezioni politiche del 15 maggio 1921 Grandi viene eletto deputato: un anno dopo, a conclusione di un lungo dibattito parlamentare, la sua elezione viene annullata - insieme a quelle di Giuseppe Bottai e Roberto Farinacci - perché al momento del voto i giovani non avevano ancora l'età necessaria per essere eletti. Insieme a Italo Balbo si rende protagonista di un tentativo per convincere Gabriele D'Annunzio a prendere il posto di Mussolini. Il poeta-soldato avrebbe però evitato ogni coinvolgimento. Rifiutata la proposta, il coinvolto Grandi si ritrova come principale candidato alternativo a Mussolini alla guida del movimento. Per superare l'insidia, Mussolini presenta le dimissioni della sua giunta esecutiva e, come aveva sperato ma anche previsto, le dimissioni non vengoono accettate. Dino Grandi, unico reale antagonista del Duce all'interno del movimento, era troppo giovane per essere una guida convincente. Mussolini sconfiggendo Grandi, elimina definitivamente tutte le opposizioni interne. Il giovane bolognese assume comunque un ruolo autorevole presso gli squadristi. Nell'estate dello stesso 1921, Grandi guida la rivolta dello squadrismo agrario contro la dirigenza dei Fasci; nel luglio del 1922 dirige duemila fascisti all'occupazione di Ravenna. Pur avendo stabilito rapporti profondi con lo squadrismo, Dino Grandi diventa poi uno dei "moderati" fra i più importanti gerarchi del regime. Diviene sottosegretario all'Interno ed agli Esteri dal 1924 al 1929, ministro degli Esteri dal 1929 al 1932. Lascia poi il suo incarico per andare nel mese di luglio a Londra, dove rimane come ambasciatore fino al 1939. Sarà infine ministro della Giustizia e dal 1942 presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni. A Dino Grandi ministro della Giustizia si deve l'ultimazione della codificazione - con l'entrata in vigore nel 1942 - del codice civile e di quello di procedura civile e del codice della navigazione, nonché della fallimentare legge dell'ordinamento giudiziario e di altre norme speciali. Segue in prima persona le fasi finali della codificazione, avvalendosi di giuristi di altissimo livello, molti dei quali (come Francesco Messineo e Piero Calamandrei) sono notoriamente antifascisti. L'attività in cui Grandi sarebbe riuscito ad esprimere le sue doti migliori è comunque quella di aver rappresentato l'Italia presso le altre nazioni. L'impostazione che Grandi avrebbe dato alle relazioni internazionali sarebbe stata molto più saggia, delicata e prudente rispetto a quella prevista dall'aggressivo Mussolini. A questo punto l'efficace attivismo del ministro richiama l'attenzione di Mussolini, che ancora una volta teme una perdita di prestigio personale a favore di Grandi. Quest'ultimo viene così rimosso dall'incarico di ministro degli esteri per essere nominato ambasciatore a Londra. Londra sarebbe stata tuttavia una grande occasione: Grandi si fa apprezzare dai politici inglesi e segue da vicino le fasi di avvicinamento di Churchill all'Italia. E in Italia intanto si guadagna la fiducia di Casa Savoia, in particolar modo di Vittorio Emanuele III. Dino Grandi viene fatto conte di Mordano e in seguito riceve il Collare dell'Annunziata, con la conseguenza di diventare "cugino del Re". Nel 1941 arriva l'ordine di Mussolini che lo spedisce a combattere sul fronte greco. Con un'azione quasi certamente concordata con Vittorio Emanuele III, l'"Ordine del giorno" che il 25 luglio 1943 provoca la caduta di Mussolini vede Dino Grandi come l'autore principale: decisivo è il suo voto ed essenziale la sua opera di persuasione nei confronti degli altri membri del Gran Consiglio del Fascismo. Insieme agli altri importanti gerarchi Giuseppe Bottai e Galeazzo Ciano, da tempo Dino Grandi riteneva che una soluzione alla crisi avrebbe potuto sortire soltanto dalla sostituzione o dalla deposizione del Duce. All'inizio del 1944, al Processo di Verona, per la mozione del 25 luglio Grandi viene condannato a morte in contumacia. Il bolognese però, avendo previsto quanto stava per accadere dopo la caduta di Mussolini, era emigrato in Spagna già nell'agosto del 1943. Si trasferisce poi in Portogallo, dove risiede fino al 1948. Durante gli anni '50 Grandi lavora come informatore delle autorità americane e in particolare di Clare Boothe Luce, ambasciatrice americana a Roma. Grandi serve spesso da intermediario in operazioni politiche ed industriali tra Italia e Stati Uniti. Si trasferisce in America Latina, vivendo perlopiù in Brasile. Tornerà in Italia negli anni '60 per aprire una fattoria nella campagna modenese. Dino Grandi muore a Bologna il giorno 21 maggio 1988.


Saddam Hussein...chi era l'uomo forte Iraqeno che ha sfidato il Mondo!

Saddam Hussein prima di diventare Presidente e primo ministro dell'Iraq (carica che ha detenuto a partire dal 1979), il tiranno arabo ha avuto una vita assai turbolenta. Nato ad Auja il 28 aprile 1937 si dedica molto presto alla politica, unendosi al ramo iracheno del partito socialista arabo (il "Bath"). Condannato a morte per un attentato al leader politico Qasim nel 1959, ripara in Siria, poi al Cairo. Rientrato in Iraq nel 1963, viene eletto vicesegretario del Bath nel 1964 e, grazie alle sue carismatiche doti di trascinatore di folle e di organizzatore politico, diventa il protagonista della rivoluzione del 1968, tesa a rovesciare il governo allora in carica. I tentativi per rovesciare lo "status quo" sono molteplici ma, in particolare, Saddam prende parte a due colpi di stato, assumendo il ruolo di responsabile della sicurezza. Collaboratore del presidente Ahmed Hasan al Bakr, gli succede appunto nel 1979 come presidente della Repubblica e segretario del Bath. Il 22 settembre del 1980, dietro sua forte pressione politica, esplode la guerra contro l'Iran, causata dall'occupazione, avvenuta nel 1973, di alcuni territori da parte dell'Iran. Il conflitto è aspro e cruento e causerà, durante i quindici anni della sua durata (la guerra finisce nell'88), migliaia di morti. Tuttavia, malgrado l'estenuante guerra per il territorio, nessuna della due parti in causa ne uscirà il realtà vincitrice. Dopo questo duro contraccolpo che piega la popolazione irachena, non si ferma però la sete di potere che Saddam cova dentro di sè da lungo tempo. Infatti, appena due anni dopo, con una mossa a sorpresa e senza nessuna ragione apparente invade il Kuwait. L'azione, com'è comprensibile, anche per via della grande importanza strategica ed economica del Kuwait, ha una forte ripercussione internazionale; allerta nazioni occidentali e gli Stati Uniti e preoccupa fortemente i vicini stati arabi, già pressati da una situazione geo-politica esplosiva. Dopo numerose minacce, puntualmente ignorate da parte del Rais arabo, un contingente alleato (a cui aderiscono più di trenta paesi) interviene il 17 gennaio 1991 provocando la cosiddetta "Guerra del Golfo". L'Iraq rapidamente si trova costretto al ritiro e subisce una pesante sconfitta. Nonostante ciò, il dittatore riesce a mantenersi saldamente al potere. Anzi, approfittando del caos internazionale e dell'apparente debolezza che il suo Paese esprime agli occhi della comunità internazionale, scatena una campagna di sterminio nei confronti delle popolazioni curde, da sempre fortemente osteggiate ed emarginate dall'Iraq e invise in particolar modo al dittatore. Fortunatamente, anche in questo caso l'intervento delle forze occidentali lo costringe ad una drastica limitazione dell'aviazione irachena all'interno dello stesso spazio aereo del Paese. Ad ogni modo, Saddam non smette di prodursi in una serie di piccole e grandi provocazioni, che vanno dal tentativo di impedire le ispezioni Onu agli impianti sospettati di produrre armamenti non convenzionali, agli sconfinamenti in territorio kuwaitiano, ai movimenti di missili. Nel febbraio del 1998 provoca una nuova crisi a livello internazionale, minacciando di ricorrere a oscure "nuove strategie" se le sanzioni non verranno sospese (in realtà, la minaccia è quella di utilizzare armi chimiche). Atteggiamenti che portano a nuovi interventi compreso un parziale bombardamento della stessa capitale, mentre l'Onu promuove un altro e più rigido embargo nei confronti dell'Iraq. Le sanzioni portano ad un rapido declino dell'economia irachena: cibo insufficiente, peggioramento dei servizi sanitari pubblici. Tutto ciò, però, non sembra al momento indebolire il radicato potere di Saddam. Isolato sul piano internazionale, Saddam riesce infatti a mantenere la sua leadership anche grazie a una forte repressione interna e a continui rimescolamenti all'interno delle posizioni di potere. Si susseguono epurazioni e uccisioni, anche a tradimento, addirittura ai danni dei suoi stessi familiari, come quando il suo primogenito viene fatto oggetto di un attentato mai ben chiarito. Per non saper nè leggere nè scrivere, Saddam fa arrestare la propria moglie Sajida accusandola del complotto. Com'è facilmente comprensibile, nel protrarsi degli anni, l'embargo internazionale a cui è stato soggetto l'Iraq ha fortemente prostrato la popolazione civile, l'unica a pagare le conseguenze della scellerata politica del despota. Eppure, il paese arabo poteva contare sugli introiti derivanti dalla vendita di petrolio, di cui è abbondantemente fornito; fonti governative di vari paesi, però, hanno dimostrato come in realtà Saddam Hussein intascasse buona parte dei milioni derivanti dalla vendita del cosiddetto "oro nero", per spenderli in buona parte per un uso "personale" (e per mantenere il vasto apparato burocratico e difensivo di cui si era circondato). Negli anni del suo massimo potere, poi, come ulteriore sfregio alla miseria in cui versavano le masse, ordinò la costruzione di un monumento a Baghdad per celebrare la guerra del Golfo, chiedendo non contento la composizione di un nuovo inno nazionale. Fortunatamente, come ormai è ben noto, la storia recente ha visto la fine di questo satrapo mediorientale, grazie all'entrata delle truppe americane a Baghdad, in seguito alla guerra scatenata contro di lui dal presidente americano Bush. Indipendentemente dalla legittimazione che questa guerra ha raccolto e alle numerose critiche si è trascinata dietro, nessuno può dirsi indifferente alle scene di giubilo del popolo iracheno che, con la caduta di Saddam (simbolicamente rappresentata dall'abbattimento delle statue precedentemente erette in suo onore), ha festeggiato la fine di un incubo e l'aprirsi di uno spiraglio per una nuova storia nazionale tutta da costruire. Dopo la caduta di Bagdad (9 aprile 2003) Saddam fugge e di lui non si hanno più notizie, se non alcuni messaggi audio registrati. Il giorno 1 maggio George W. Bush proclama finita la guerra. I figli Uday e Qusay vengono uccisi in uno scontro a fuoco il 22 luglio. Ma la caccia a Saddam Hussein è finita solo il 13 dicembre 2003 in modo poco glorioso: è stato catturato in un buco scavato nella terra in una fattoria vicino a Tikrit, sua città natale, con la barba lunga, stanco e demoralizzato, senza opporre alcuna resistenza. Viene processato da un tribunale iracheno per la strage di Dujail del 1982 (148 sciiti uccisi); il 5 novembre 2006 viene proclamata la sua condanna a morte per impiccagione. L'esecuzione avviene per impiccagione il 30 dicembre.


Fonte: http://biografie.studenti.it e per ulteriori approfondimenti andare su http://it.wikipedia.org/wiki/Saddam_Hussein

Giuseppe garibaldi...chi era in breve il Rivoluzionario che ha contribuito all'unità d'Italia!

Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza il 4 luglio 1807. Carattere irrequieto e desideroso di avventura, già da giovanissimo si imbarca come marinaio per intraprendere la vita sul mare. Nel 1832, appena venticinquenne è capitano di un mercantile e nello stesso periodo inizia ad avvicinarsi ai movimenti patriottici europei ed italiani (come, ad esempio quello mazziniano della "Giovine Italia"), e ad abbracciarne gli ideali di libertà ed indipendenza. Nel 1836 sbarca a Rio de Janeiro e da qui inizia il periodo, che durerà fino al 1848, in cui si impegnerà in varie imprese di guerra in America Latina. Combatte in Brasile e in Uruguay ed accumula una grande esperienza nelle tattiche della guerriglia basate sul movimento e sulle azioni a sorpresa. Questa esperienza avrà un grande valore per la formazione di Giuseppe Garibaldi sia come condottiero di uomini sia come tattico imprevedibile. Nel 1848 torna in Italia dove sono scoppiati i moti di indipendenza, che vedranno le celebri Cinque Giornate di Milano. Nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana insieme a Mazzini, Pisacane, Mameli e Manara, ed è l'anima delle forze repubblicane durante i combattimenti contro i francesi alleati di Papa Pio IX. Purtroppo i repubblicani devono cedere alla preponderanza delle forze nemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deve abbandonare Roma. Di qui, passando per vie pericolosissime lungo le quali perde molti compagni fedeli, tra i quali l'adorata moglie Anita, riesce a raggiungere il territorio del Regno di Sardegna. Inizia quindi un periodo di vagabondaggio per il mondo, per lo più via mare, che lo porta infine nel 1857 a Caprera. Garibaldi tuttavia non abbandona gli ideali unitari e nel 1858-1859 si incontra con Cavour e Vittorio Emanuele, che lo autorizzano a costituire un corpo di volontari, corpo che fu denominato "Cacciatori delle Alpi" e al cui comando fu posto lo stesso Garibaldi. Partecipa alla Seconda Guerra di Indipendenza cogliendo vari successi ma l'armistizio di Villafranca interrompe le sue operazioni e dei suoi Cacciatori. Nel 1860 Giuseppe Garibaldi è promotore e capo della spedizione dei Mille; salpa da Quarto(GE) il 6 maggio 1860 e sbarca a Marsala cinque giorni dopo. Da Marsala inizia la sua marcia trionfale; batte i Borboni a Calatafimi, giunge a Milazzo, prende Palermo, Messina, Siracusa e libera completamente la Sicilia. I1 19 agosto sbarca in Calabria e, muovendosi molto rapidamente, getta lo scompiglio nelle file borboniche, conquista Reggio, Cosenza, Salerno; il 7 settembre entra a Napoli, abbandonata dal re Francesco I ed infine sconfigge definitivamente i borbonici sul Volturno. I1 26 ottobre Garibaldi si incontra a Vairano con Vittorio Emanuele e depone nelle sue mani i territori conquistati: si ritira quindi nuovamente a Caprera, sempre pronto per combattere per gli ideali nazionali. Nel 1862 si mette alla testa di una spedizione di volontari al fine di liberare Roma dal governo papalino, ma l'impresa è osteggiata dai Piemontesi dai quali viene fermato il 29 agosto 1862 ad Aspromonte. Imprigionato e poi liberato ripara nuovamente su Caprera, pur rimanendo in contatto con i movimenti patriottici che agiscono in Europa. Nel 1866 partecipa alla Terza Guerra di Indipendenza al comando di Reparti Volontari. Opera nel Trentino e qui coglie la vittoria di Bezzecca (21 luglio 1866) ma, nonostante la situazione favorevole in cui si era posto nei confronti degli austriaci, Garibaldi deve sgomberare il territorio Trentino dietro ordine dei Piemontesi, al cui dispaccio risponde con quel "Obbedisco", rimasto famoso. Nel 1867 è nuovamente a capo di una spedizione che mira alla liberazione di Roma, ma il tentativo fallisce con la sconfitta delle forze garibaldine a Mentana per mano dei Franco-Pontifici. Nel 1871 partecipa alla sua ultima impresa bellica combattendo per i francesi nella guerra Franco-Prussiana dove, sebbene riesca a cogliere alcuni successi, nulla può per evitare la sconfitta finale della Francia. Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882.


Joseph Goebbels...chi era in breve l'uomo fedele e fautore della propaganda Nazista Hitleriana!

Joseph Goebbels fu un politico, giornalista e scrittore tedesco, la triste storia del nazismo lo ricorda come uno dei più importanti e più fanatici gerarchi del regime; Ministro della Propaganda del Terzo Reich dal 1933 al 1945, Gauleiter di Berlino (capo sezione del Partito Nazista) dal 1926 al 1945, è stato anche Cancelliere del Reich, per sole poche ore, successive al suicidio di Hitler (30 aprile 1945). L'ascesa al potere in Germania del Partito Nazista (1933) è indubbiamente frutto anche delle innovative, brillanti nonchè spregiudicate tecniche di propaganda di Goebbels. Paul Joseph Goebbels nasce il 29 ottobre 1897 a Rheydt, centro di circa trentamila abitanti simbolo dell'industria tessile della Renania; il padre Fritz è capo operaio di una fabbrica tessile, la madre Maria Katharina Odenhausen, figlia di un fabbro; entrambi i genitori sono cattolici devoti e daranno una formazione religiosa al figlio. L'infanzia di Joseph è segnata dall'osteomielite, grave malattia che consiste nell'infiammazione del midollo osseo (secondo altre fonti la sua malattia fu una forma di paralisi infantile, che lo colpì intorno ai sette anni). Viene operato al femore sinistro senza esito positivo: la gamba rimarrà per sempre rattrappita e più corta della destra. A causa di questo difetto fisico zoppicherà vistosamente per il resto della vita; non parteciperà nemmeno alla Prima guerra mondiale rimanendo privo della gloria che vissero i giovani della sua generazione in quella circostanza. L'invalidità non impedirà comunque a Goebbels di terminare con profitto i propri studi. Dopo aver frequentato otto diverse università, il giovane Goebbels si laurea presso l'Università di Heidelberg nel 1922 in Filosofia. Nel giugno dello stesso anno ha occasione di ascoltare per la prima volta Adolf Hitler in un suo discorso pubblico; Goebbels viene sedotto dalla veemente oratoria del leader nazista, tanto che si converte alle sue idee iscrivendosi al partito. Il deputato nazista Gregor Strasser - cui Hitler aveva affidato il compito di riorganizzare il partito nel nord - dopo aver assistito a un intervento di Goebbels, gli offre di diventare suo segretario personale, posto fino a quel momento occupato da Heinrich Himmler. Nell'autunno del 1925 Goebbels si schiera al fianco di Strasser nel sostenere una campagna (proposta dai deputati comunisti e socialdemocratici) per l'espropriazione dei beni dei nobili decaduti: l'assemblea dei capi nazisti dei distretti settentrionali, capeggiata dai fratelli Strasser e dallo stesso Goebbels, sceglie ufficialmente di seguire questa linea. Il 14 febbraio 1926 Hitler stronca definitivamente la "ribellione" di Strasser e Goebbels, costringendoli a rinunciare al loro programma. Hitler è comunque positivamente impressionato dal carisma del giovane Goebbels e decide di cercare di portarlo dalla propria parte: offre a Goebbels di parlare in pubblico a Monaco il successivo 8 aprile. Goebbels accetta e da quel momento in poi seguirà completamente le indicazioni del Führer con rinnovata fiducia. Rotti ufficialmente i rapporti con Strasser e passato completamente agli ordini di Hitler, diviene in breve il seguace più fanatico del Fuhrer, e tale rimarrà fino alla morte. Alla fine del mese di ottobre Hitler nomina Goebbels Gauleiter di Berlino, con il compito di portare la "rossa" capitale tedesca verso il nazionalsocialismo. Nel 1928 Goebbels è eletto deputato al Reichstag; l'anno seguente viene incaricato della propaganda su tutto il territorio nazionale. Nel 1933 è Ministro della Propaganda del primo gabinetto Hitler, carica che manterrà ininterrottamente fino alla fine del Terzo Reich. In tale veste Goebbels assume il controllo totale dell'informazione nonchè della vita culturale e sociale tedesca (stampa, cinema, teatro, radio, sport), ovunque applicando con fermezza e rigore i principi del nazismo. E' Goebbels infine il principale artefice delle campagne volte a celebrare la razza ariana in campo culturale, campagne che costringeranno all'esilio centinaia di artisti e scienziati, sia ebrei che non. Durante la guerra - e specialmente dopo le prime difficoltà che al fronte rendono critica la situazione militare della Germania - è l'abile opera di propaganda portata avanti da Goebbels che sosterrà i soldati al fronte e i civili duramente provati dai bombardamenti. Le argomentazioni del lavoro di Goebbels si fondano sulla fede nella vittoria e con il miraggio dell'"arma segreta", concetti che contribuiscono ad alimentare la resistenza morale quando l'esito della guerra, dopo gli iniziali successi, sembra volgere verso una disfatta. Hitler nelle sue volontà nomina Goebbels Cancelliere del Reich della Germania (con Karl Dönitz come Führer). Come storicamente accade per i momenti finali della vita di Hitler, anche i dettagli sia delle ultime ore che della morte di Goebbels, come quella di sua moglie e dei loro sei figli sono oggi poco chiari e non del tutto appurati. Alle ore 20:00 del giorno 1 maggio 1945, la signora Goebbels insieme a Helmut Kunz, medico delle SS, narcotizza i figli utilizzando della morfina. Una volta addormentati, Magda Goebbels - forse con l'aiuto del dottor Ludwig Stumpfegger - li uccide rompendo una capsula di cianuro dentro la bocca di ognuno. Secondo la ricostruzione fatta da alcuni storici, Goebbels sparò alla moglie rivolgendo poi l'arma verso di sé; secondo altri studiosi i due diedero disposizioni per la cremazione dei loro corpi, facendosi uccidere con due colpi alla nuca da un attendente. Quando vennero ritrovati dai sovietici i loro corpi erano carbonizzati, tanto da non poter risalire alla verità.


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Heinrich Himmler...in breve chi era l'uomo che ha messo in pratica ed ha progettato i piani Hitleriani per lo sterminio sistematico degli Ebrei!

Il gerarca nazista Heinrich Himmler, nato il 7 ottobre 1900, è considerato dagli storici l'anima nera di quello sciagurato regime, il carnefice più spietato e cinico, nonché il folle pianificatore dei campi di sterminio, ritratto confermato da lui stesso, dato che amava dire di essere "un boia senza pietà". Secondo di tre figli, il padre era docente al ginnasio di Monaco, mentre la madre era una casalinga molto premurosa nei confronti dei figli. Entrambi i genitori erano fermi credenti cattolici e provvidero alla formazione culturale dei figli, che, appunto per questo motivo, erano fra i primi delle rispettive classi alle quali erano iscritti. Allo scoppio della prima guerra mondiale Himmler aveva quattordici anni. Seguì da vicino gli avvenimenti e spinse i genitori a mandarlo al fronte come ufficiale, date le loro amicizie fra gli aristocratici. Tuttavia La guerra finì prima che gli fosse data quest'opportunità. Himmler rimase mortificato dall'improvvisa sconfitta tedesca e dalle umilianti condizioni di pace imposte alla nuova repubblica. Fu questa la causa del suo cambiamento da ragazzo modello a quello che poi è diventato. Nel 1923 partecipò al fallito colpo di Stato di Monaco da parte di Hitler. In questo periodo l'ideologia di Himmler si mescolò all'ambizione di far carriera. Si iscrisse alle SS nel 1925. Le qualità organizzative e burocratiche di Himmler furono immediatamente apprezzate. Le SS crebbero insieme all'avanzare della carriera di Himmler, che, nel 1929, ne divenne il capo. Il 3 luglio 1928 Himmler sposava Margarete Boden, che in seguito gli diede una figlia. Le SS, erano inizialmente uno sparuto drappello di uomini, inglobato all'interno delle affermate SA, le squadre d'assalto paramilitari del partito nazional-socialista guidate da Rohm, ma ben presto le cose cambiarono: le SS e la loro guida aumentarono sempre di più il loro prestigio e la loro importanza agli occhi del fuhrer, finchè, il 30 giugno 1934, in quella che fu la "notte dei lunghi coltelli", Rohm e i suoi luogotenenti furono barbaramente trucidati, per ordine di Hitler e dietro congiura dello stesso Himmler. Da quel momento le SA furono soppiantate dalle sempre più numerose SS, che sarebbero divenute tristemente note per la loro crudeltà e per le agghiaccianti rappresaglie a cui diedero vita, nel corso del loro operato. Le SS furono, dunque, le milizie paramilitari del grande Reich ed Himmler il loro feroce condottiero: erano soldati necessariamente ed obbligatoriamente di puro sangue ariano, dalle nere uniformi che non smisero mai di seminare il panico nell'Europa occupata. Nel loro cappello era raffigurato un teschio, simbolo di morte e di terrore, nei loro pugnali era inciso il farneticante motto "il mio onore è la fedeltà". Il progetto di Himmler diventò quello di svincolare le sue SS dal controllo dello Stato e del Partito Nazista, perciò creò uno Stato nello Stato che ben presto avrebbe terrorizzato sia i nemici del regime che i suoi avversari personali. Hitler, stranamente, lo lasciò fare. Per volere di Himmler le SS cambiarono organizzazione e si diversificarono molto. Dopo la presa del potere da parte dei nazisti, Himmler fu nominato capo della polizia politica della Baviera. Grazie al suo ruolo di prestigio nelle SS, divenne in pratica capo anche delle polizie delle altre regioni tedesche. Nel 1933 creò il primo campo di concentramento a Dachau, costruito sull'area dell'ex fabbrica di munizioni e polvere da sparo di Dachau nelle vicinanze di Monaco, allo scopo di diminuire il numero dei prigionieri nelle prigioni. Questo luogo, destinato ad accogliere tutti i prigionieri politici della Baviera, fu subito definito dalle SS " campo di concentramento"( KZ Konentrationlager). Nei dodici anni della sua esistenza vi sono stati registrati più di duecentomila prigionieri, ma non è possibile stabilire il numero dei deportati non registrati. Dachau fu un campo "modello" nel quale furono sperimentate e messe a punto le più raffinate tecniche di annientamento fisico e psichico degli oppositori del regime. Poco prima della liberazione le SS distrussero gran parte dei loro documenti ufficiali, per evitare che essi potessero venire usati come prova a loro carico. Con la guerra Himmler poté attuare in pieno il programma di sterminio cosicché alla vigilia dell'invasione dell'Unione Sovietica il suo potere era incontrastato. Nel 1941 creò, insieme a Heydrich, gli Einsatzgruppen, unità di sterminio in unione sovietica. In seguito (1943) assommò ai suoi poteri anche quello di Ministro degli Interni ottenendo così il controllo totale della macchina repressiva tedesca. Quando le speranze di vincere la guerra divennero nulle per la Germania, tentò di intavolare una pace con gli angloamericani. Venutone a conoscenza, Hitler lo destituì. Dopo la resa della Germania Himmler assunse una falsa identità, tentò la fuga ma venne arrestato dagli inglesi e pochi giorni dopo si suicidò.


ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!