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sabato 17 febbraio 2018

VOTARE PD SIGNIFICA VOTARE PER UN PROGRAMMA SERIO, ONESTO E RAZIONALE!!! VOTARE PARTITO DEMOCRATICO SIGNIFICA VOTARE PER UN PARTITO DI GOVERNO CHE POTRA' VERAMENTE RISOLVERE L'EMERGENZA IMMIGRAZIONE!!! MIGRANTI CHE NON SI ACCONTENTANO DI 500 € AL MESE COME INCENTIVO ALL'INSERIMENTO NELLA SOCIETA' ITALIANA MA NE VOGLIONO ADDIRITTURA 2000 €...LAURA BOLDRINI, PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI IN QUOTA E CANDIDATA CON LIBERIEUGUALI DI PIETRO GRASSO, AUSPICA E SI AUGURA ALTRA IMMIGRAZIONE DI MASSA IN ITALIA ED IN EUROPA, L'ESTREMA SINISTRA NON HA VOTI E GIOCA LA CARTA PRO-IMMIGRAZIONE SOGNANDO L'ESODO DI MEZZO CONTINENTE AFRICANO VERSO I PAESI DELL'UNIONE EUROPEA...UNA FOLLIA COLLETTIVA!!! VOTARE PD - VOTARE MATTEO RENZI IL 4 MARZO 2018 SIGNIFICA VOTARE PER LA STABILITA' ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE...PER CONTARE DI PIU' IN EUROPA! VOTARE PARTITO DEMOCRATICO SIGNIFICA VOTARE CONTRO L'AUSTERITY E CONTRO I BUROCRATI DI BRUXELLES!!! VOTARE PD PER DARE CONTINUITA' AL BUON LAVORO DI MINNITI E DEI MINISTRI DEM!!!

Laura Boldrini di "LIBERIEUGUALI" è FAVOREVOLE ad una immigrazione di massa in Italia ed in Europa, è candidata con Pietro Grasso alle elezioni politiche del 4 Marzo 2018 ...
Il Governo Italiano offre 500 € al mese per ogni PROFUGO come incentivo per l'inserimento e l'integrazione nella nostra società, ma a loro non basta è troppo poco: chiedono 2000 € al mese!
 
I PUNTI PRINCIPALI DEL PIANO MINNITI (MINISTRO DELL'INTERNO) CANDIDATO PER IL PARTITO DEMOCRATICO (PD) ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 4 MARZO 2018  PER CONTROLLARE E ARGINARE L'IMMIGRAZIONE DI MASSA NEL NOSTRO PAESE:


Linea dura sui rimpatri forzati: Nella visione del Viminale, la prima e più fondamentale esigenza pare una soltanto: rimandare a casa quanti più “irregolari” possibili. E davvero, perché “il foglio di via non basta: chi non ha diritto a restare deve essere riportato nel paese di provenienza”.

Estensione del sistema della detenzione amministrativa: Nell’attesa di stipulare e rendere esecutivi altri accordi come quelli già siglati ed ottenere così l’accelerazione delle procedure di rimpatrio, la soluzione principe pare sempre quella della detenzione amministrativa. Il secondo elemento della ricetta di Minniti è infatti quello dell’estensione del sistema della detenzione amministrativa per gli immigrati. Quadruplicazione della capienza – dai nemmeno 400 posti attuali a 1600 – tramite l’apertura di nuovi centri, che, nella visione del Ministro, con gli attuali Centri di identificazione e espulsione (Cie) non dovrebbero avere proprio niente a che fare. Centri nuovi, nomi nuovi – da Cie a Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) – uno in ogni regione, dovrebbero essere “di piccole dimensioni, con governance trasparente e poteri di accesso illimitato per il Garante dei detenuti”.

Accorciare i tempi delle procedure d’asilo con aspetti positivi: l’investimento in accoglienza diffusa e rimpatri volontari e l’impegno per la trasparenza. Nelle linee programmatiche presentate da Minniti ci sono anche dei buoni propositi: all’eccessivo affidamento sui rimpatri forzati – assai lontani da essere usati come extrema ratio e anzi identificati come strumento fondamentale della strategia di gestione dei flussi – si affianca comunque la volontà di raddoppiare i fondi per i programmi di rimpatrio volontario assistito (RVA), l’alternativa umana su cui è importante investire. Poi c’è l’impegno per garantire un maggior coinvolgimento degli enti locali nella rete Sprar e far quindi crescere l’accoglienza diffusa e integrata. E infine tentativi di migliorare la trasparenza di un sistema notoriamente ed insopportabilmente opaco: da un lato, la rivoluzione degli appalti di gestione per i servizi dei centri per gli immigrati “lottizzati” (e cioè non a gara unica ma ciascuno messo a gara singolarmente) già approvata dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac); dall’altro, l’estensione del mandato del Garante nazionale dei detenuti sui centri.  


     Ecco le linee guida di Minniti per governare l'accoglienza
 
Il Viminale presenta il Piano nazionale di integrazione per i titolari di protezione internazionale. Regole da rispettare e cooperazione con gli enti locali per assicurare a tutti, italiani compresi, una convivenza sostenibile.
L'Italia si dota di un piano organico per gestire il flusso di migranti titolari di protezione internazionale. Le linee guida serviranno a inserire i migranti all'interno di percorsi di integrazione, una volta riconosciuto a chi ne ha diritto lo status di rifugiato politico o la protezione internazionale: si tratta di 74.853 persone attualmente presenti sul territorio italiano. Il piano, presentato ieri dal ministero dell'Interno, è uno strumento previsto dalla Costituzione, quando all'articolo 3 recita che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Gli obiettivi sono due: garantire una vita dignitosa a chi arriva nel nostro paese e, allo stesso tempo, permettere alle istituzioni – soprattutto a quelle locali – di governare in modo efficace l'accoglienza. Per questo, spiega il Viminale, cittadini italiani e titolari di protezione internazionale avranno pari obblighi e doveri perché possa essere garantita una pacifica convivenza.

Con un sistema di accoglienza diffusa – che prevede il coinvolgimento di enti nazionali, locali e settore privato – si affrontano i diversi aspetti dell'inserimento dello straniero nel nostro paese: dal piano abitativo, all'inserimento nel mondo del lavoro, passando per il diritto alla salute. Ma gli "ospiti" dovranno anche rispettare regole precise e inderogabili: oltre al dovere di imparare la lingua italiana, dovranno anche rispettare la laicità dello stato, l'uguaglianza di genere, il rispetto delle libertà personali. La libertà religiosa – precisa inoltre il testo del Viminale – non può essere normata per legge: sono piuttosto il confronto e la conoscenza reciproca che alimentano la tolleranza interconfessionale. Gli imam, nei casi della popolazione musulmana, dovranno rivolgere i propri sermoni in italiano e le moschee dovranno essere aperte a tutti, dice il piano, proprio per garantire la conoscenza reciproca e, allo stesso tempo, scongiurare casi di integralismo religioso. L'obiettivo è quello di creare un sistema di collaborazione virtuoso tra centro e periferia, che garantisca ai rifugiati e a coloro che possono avvalersi di protezione internazionale di condurre una vita dignitosa e sostenibile. Nel rispetto, però, di chi ospita.

ISTRUZIONE E CULTURA - Per "realizzare un concreto percorso di inserimento sociale e per l'accesso al mercato del lavoro" va resa obbligatoria la partecipazione ai corsi di lingua svolti nelle strutture del sistema di accoglienza e favorita la partecipazione a corsi di lingua offerti sul territorio per la formazione degli adulti.

INGRESSO AL LAVORO - Il Piano - attraverso la collaborazione di servizi per l'impiego, sindacati e associazioni datoriali - mira a "promuovere tirocini di formazione e orientamento all'apprendistato"; "favorire l'accesso al credito per supportare start-up d'impresa"; "incentivare la partecipazione al Servizio civile nazionale".
 
Tanta paura, meno migranti (ecco i numeri)
Rispetto all'anno scorso gli sbarchi sono diminuiti del 21,16 per cento. La maggior parte arriva dalla Nigeria ed è ospitata in Lombardia. Ecco la fotografia aggiornata della situazione: 
   
DIRITTO ALLA SALUTE - Il documento raccomanda di "aumentare le attività di prevenzione", con particolare riferimento a vaccinazioni, screening e tutela della salute materno-infantile, e di potenziare la formazione ad hoc del personale sanitario.

ALLOGGIO E RESIDENZA - Due gli input del Piano: "creare le condizioni per includere i titolari di protezione nei piani di emergenza abitativa regionali e locali" e "mappare il patrimonio abitativo pubblico inutilizzato per verificare la potenziale destinazione ad uso abitativo".

VOLONTARIATO - Il Viminale si propone di "attuare processi di partecipazione e cittadinanza attiva", anche attraverso il fondamentale contributo delle associazioni del Terzo settore: va promossa "la partecipazione alle attività di volontariato sul territorio" e vanno potenziati "i percorsi di socializzazione (sportivi e culturali) riservati ai minori".

CONTRO LE DISCRIMINAZIONI - Per contrastare lo sfruttamento dei "soggetti più vulnerabili", il Piano prevede di rafforzare la rete dei centri per la tutela e l'assistenza delle vittime di tratta e delle associazioni che si occupano di tutela delle donne e di "sperimentare la mediazione di comunità o di quartiere" a partire dalle aree in cui sono presenti i centri Sprar. 
 







 
 
 
 
 
 


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ITALIA-CINA

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