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venerdì 22 luglio 2022

L'EX PREMIER MARIO DRAGHI

Draghi, la crisi di governo in diretta. Sciolte le Camere, si vota il 25 Settembre 2022.
Il premier: per i saluti c'è tempo!

Mattarella scioglie le Camere, si va a elezioni anticipate. Monito del Quirinale sui tempi del Pnrr. #Draghi invita i ministri a rimettersi al lavoro per affrontare inflazione e pandemia. Il governo presenterà comunque la nota al Def. Tabella serrata per le elezioni. Piazza Affari lima il calo allo 0,7%. Lo spread Btp-Bund a 229 punti. | Occhi puntati su Bce e Draghi | Piazza Affari subito negativa | Il diario della giornata al Senato | L'Italia resta senza paracadute | La commozione alla Camera e la battuta sul cuore dei banchieri | Le dichiarazioni di Mattarella


di Anna Messia e Angela Zoppo: 





Piazza Affari ha aperto le contrattazioni perdendo quasi il 2% nella giornata che sancisce la fine del governo Draghi, per chiudere  con una perdita più contenuta dello 0,7%, mentre lo spread Btp-Bund dopo essersi riportato a 233 punti è sceso a 229, segnando comunque un rialzo del 6%. Il rendimento del Btp decennale è salito ancora al 3,6%. Che sarebbe stata una partenza al ribasso lo si era capito anche dall'andamento del future sul Ftse-Mib di mercoledì, chiuso in calo dell'1,6% tra forti oscillazioni. L'addio di Mario Draghi a Palazzo Chigi si consuma così nelle stesse ore in cui la Bce - che Draghi ha a lungo presieduto - annuncerà il primo rialzo dei tassi dopo 11 anni (tra lo 0,25 e lo 0,50%). Sarà questo uno dei principali driver del mercato per tutte le piazze europee, ma non c'è dubbio che per Piazza Affari lo sarà anche il termometro politico come è emerso ieri in Borsa a mano a mano che dal Senato è parso chiaro che anche il cosiddetto centro-destra di governo (Lega, Forza Italia, Udc) stesse maturando lo strappo con Draghi, confermato dal non-voto sulla fiducia, al pari del Movimento 5 Stelle. 

20:00 Draghi, ci sarà tempo per i saluti. Ora mettiamoci al lavoro su Pnrr e inflazione.


Ci sarà ancora tempo per i saluti. Ora rimettiamoci al lavoro. Lo ha detto il premier dimissionario Mario Draghi nell'intervento introduttivo al consiglio dei Ministri tenuto in serata. Ora dobbiamo mantenere la stessa determinazione nell’attività che potremo svolgere nelle prossime settimane, nei limiti del perimetro che è stato disegnato. In particolare, dobbiamo far fronte alle emergenze legate alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all’inflazione e al costo dell’energia. Dobbiamo portare avanti l’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – anche per favorire il lavoro del Governo che ci succederà.

19:40 Carfagna prende le distanze da Forza Italia.


La ministra per il sud Mara Carfagna prende le distanze da FI e avvia riflessione "Per questioni di stile non esprimo giudizi su come Forza Italia ha gestito questa crisi, assumendo una decisione che non ho condiviso, che sono convinta vada contro l'interesse del Paese e di cui non ho mai avuto l'opportunita' di discutere in una sede di partito", ha detto, "Sono grata al presidente Berlusconi per le opportunita' che mi ha offerto e la fiducia che mi ha testimoniato in questi anni, ma quanto accaduto ieri rappresenta una frattura con il mondo di valori nei quali ho sempre creduto che mi impone di prendere le distanze e di avviare una seria riflessione politica".

19:20 La tabella di marcia verso le elezioni, le liste il 21 e 22 agosto.


Le liste dei candidati entro i prossimi 30 giorni, con deposito dei simboli a ridosso di Ferragosto: questa in sintesi la tabella di marcia verso le elezioni del 25 settembre, data stabilita dal Consiglio dei ministri sulla base dell'articolo 61 della Costituzione. Il 27 luglio è il termine entro il quale il ministero degli Interni deve inviare a quello degli Esteri gli elenchi degli elettori all'estero. Dal 12 al 14 agosto, invece, i partiti dovranno depositare al Viminale i contrassegni e i simboli elettorali, mentre 21 e 22 agosto sono i giorni designati per la presentazione delle liste.

18:00 Mattarella scioglie le Camere. Si vota il 25 settembre. 


Ora è ufficiale, si vota il 25 settembre. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, dopo che Draghi è andato al Quirinale a co-firmare il decreto di scioglimento delle Camere."Come ufficialmente comunicato ho firmato il decreto di scioglimento per indire nuove elezioni entro 70 giorni come previsto. Lo scioglimento anticipato del Parlamento è sempre l'ultimo atto. La situazione politica ha condotto a questa decisione. La discussione il voto e la modalità hanno reso evidente l'assenza di prospettive per una nuova maggioranza". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando dal Quirinale. La tempistica conferma perciò le elezioni per domenica 25 settembre. La preoccupazione del presidente della Repubblica ora è per l'agenda politica. "Davanti alle Camere ci sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell'interesse del Paese. A queste esigenze si affianca l'attuazione nei tempi concordati del Pnrr" (qui il video con la dichiarazione integrale di Mattarella).

17:50 Firmato il decreto di scioglimento delle Camere. Ftse-Mib -0,7%, Spread Btp-Bund a 229.


Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver sentito i Presidenti dei due rami del Parlamento, ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi. Il decreto di scioglimento sarà consegnato ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati dal Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti. Lo fa sapere il Quirinale, da dove a breve dovrebbe parlare Mattarella.

17:30 Draghi da Mattarella. Ftse-Mib -1%, Spread Btp-Bund a 231.

Draghi ha lasciato Palazzo Chigi Draghi per recarsi al Quirinale. Dovrà controfirmare il decreto di scioglimento delle Camere, firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alle 18 è previsto il Consiglio dei ministri. Il Governo Draghi predisporrà la Nadef, la Nota di aggiornamento del Def che viene presentata annualmente entro il 27 settembre per aggiornare le previsioni economiche e finanziarie del Documento di economia e finanze. La legge di bilancio verrà invece definita a approvata dal Governo che si formerà dopo le elezioni. Il premier dimissionario, spiegano inoltre fonti governative, manterrà l'agenda internazionale. I presidenti di Senato, Alberta Casellati, e Camera, Roberto Fico, si sono alternati a colloquio con Mattarella, che dovrebbe parlare a breve, rivolgendo un messaggio alle forze politiche ma anche al Paese. Il Consiglio dei Ministri è convocato alle 18 per definire il perimetro per il «disbrigo degli affari correnti», come chiesto a Draghi dallo stesso Mattarella.

15:07 C'è accordo politico sul ddl concorrenza in aula lunedì. Ftse Mib -2,26%, Spread Btp-Bund 231.


Ci sarebbe l'accordo politico per consentire il via libera al ddl Concorrenza la cui discussione generale è prevista in aula lunedì 25 luglio. "Grazie a Fratelli d'Italia e a tutto il centrodestra sarà stralciato l'articolo 10 dal ddl Concorrenza per tutelare i tassisti, come chiesto nell'odierna conferenza dei capigruppo. È questo l'unico modo per difendere il comparto dalla sleale competizione che metterebbero in campo le multinazionali per soddisfare la loro voglia di speculazione su un servizio pubblico. Dobbiamo salvaguardare i posti di lavoro e garantire l'intero sistema che rischiava di essere smantellato da questa assurda proposta". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. Intanto lo spread continua a salire ed è arrivato a 231 punti base con il Ftse Mib che accelera in flessione con una perdita del 2,6%

14:15 Al voto il 25 settembre o il 2 ottobre. Ftse Mib -1,3%, Spread Btp-Bund 221.

Cambiano le possibili date per le elezioni. Ora si parla del 25 settembre, o in alternativa del 2 ottobre. Sulla data del 25 settembre si è espressa anche l'Ucei, l'Unione delle Comunità ebraiche italiane, chiarendo che la giornata non pone ostacoli. La solennità che inizia la sera consente ai fedeli di religione ebraica di esercitare il proprio diritto al voto nelle ore precedenti. "La preoccupazione è naturalmente per le sorti del Paese, con una profonda crisi politica che si aggiunge alle gravissime questioni economico-finanziarie, sociali e umanitarie sulle quali il governo e le massime istituzioni erano impegnate", aggiunge l'Ucei in una nota. Intanto, Forza Italia perde un altro componente. Lascia anche il senatore Andrea Cangini, che ieri ha votato la fiducia al governo Draghi in dissenso dal partito.

13:45 Di Maio: al voto presto per salvare la manovra. Ftse Mib -1,4%, Spread Btp-Bund 228.


"Prima si va a a votare e meglio è, prima si fanno le elezioni e meglio è, almeno cerchiamo di salvare la legge di bilancio ed evitare l'esercizio provvisorio". Così il ministro degli Esteri e leader di Italia per il Futuro, Luigi Di Maio. Scetticismo invece sulle possibilità di salvare il Pnrr. "Le riforme non si potranno fare". Di Maio ha aggiunto che per la prossima campagna elettorale sarà importante portare avanti l' agenda Draghi. Infine, una stoccata ai 5 Stelle. "Da oggi esistono due tipologie di forze politiche, quelle che hanno tifato per l'Italia e quelle che hanno tifato contro l'Italia, che hanno scommesso contro. Sicuramente c'è il partito di Conte, che non è piu' il Movimento 5 stelle: io avevo contribuito a fondarlo, ed era una forza politica che creava governi, non li sfasciava". 

12:25 Il segretario del Pd Letta, se vinciamo riprendiamo il filo Draghi. Ftse Mib -1,40%, Spread Btp-Bund a 232.


Se vinciamo noi potremo riprendere filo Draghi. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, aggiungendo che "ieri c'è stato un vulnus nei confronti del Paese". Per quanto riguarda le imminenti elezioni Letta ha aggiunto che "Discuteremo e decideremo della conformazione della nostra
proposta, sul nostro progetto e programma, sulle modalita' con cui affronteremo il voto, partendo dal fatto che abbiamo questa legge
elettorale. Compagni di strada e modalita' con cui questo avverra' verra' deciso insieme, collegialmente. E' evidente che il voto di ieri impatta
molto fortemente". Intanto lo spread riprende a crescere arrivando a 232 punti

12:15 Verso elezioni il 18 settembre. Ftse Mib -1,6%, Spread Btp-Bund a 226.


Si delinea il possibile calendario elettorale dopo le dimissioni di Draghi. La data probabile per andare a votare è quella di domenica 18 settembre. Previsto oggi nel tardo pomeriggio il consiglio dei ministri per delineare l'agenda degli affari correnti che il governo uscente deve sbrigare.

12:00 Fico informa la Camera delle dimissioni di Draghi. Ftse Mib -1,7%, Spread Btp-Bund a 226.


Ripresa per pochi minuti la seduta alla Camera, il presidente Roberto Fico ha letto la breve dichiarazione di Mario Draghi, che ha confermato le dimissioni e informato della presa d'atto da parte del presidente della Repubblica: il governo resta in carica per il disbrigo degli affari correnti. Ora la seduta è nuovamente sospesa, riprenderà dopo la conferenza dei capigruppo.

11:45 Draghi non parlerà alla Camera. Ftse-Mib -2%, Spread Btp-Bund a 224.

Il presidente del Consiglio dimissionario, Mario Draghi, non interverrà in Aula alla Camera, dove era atteso alle 12 alla ripresa della seduta. Sarà quindi il presidente della Camera, Roberto Fico, a leggere ai deputati una comunicazione del premier. Nel pomeriggio si terrà poi un consiglio dei ministri per fissare il perimetro degli affari correnti. Tra le ipotesi, c'è quella di chiudere comunque l'iter parlamentare del disegno di legge sulla concorrenza, una delle riforme legate al Pnrr, ma su questo, secondo fonti parlamentari, è in corso un confronto tra i gruppi dell' ormai ex maggioranza. Ci sarebbe l'accordo per stralciare le misure sui taxi.

11:18 Brunetta lascia Forza Italia dopo la Gelmini Ftse-Mib -2,05%, Spread Btp-Bund a 229 punti.

Anche il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta lascia Forza Italia. Lo ha annunciato in una nota affermando che "non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa".  Ieri era stata la ministra per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, a lasciare il partito, aggiungendo che "Forza Italia ha definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini".

10:40 Fico e Casellati al Quirinale oggi pomeriggio. Ftse-Mib -2,7%, Spread Btp-Bund a 228 punti.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riceverà nel pomeriggio al Quirinale i Presidenti di Camera, Roberto Fico, e Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, dopo aver preso atto delle dimissioni di Mario Draghi, che alle 12 è nuovamente atteso alla Camera. La giornata sui mercati procede nervosa, col rendimento decennale italiano in aumento di 21 punti. Ora sfiora il 3,6%. 

10:10 Mattarella prende atto delle dimissioni "reiterate" di Draghi. Ftse-Mib -2,1%, Spread Btp-Bund a 234 punti.

"Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica ne ha preso atto. Il Governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti". Così la nota del Quirinale dopo il colloquio tra Mattarella a il presidente del Consiglio, Mario Draghi

9:50 Draghi esce dal Colle. Ftse-Mib -1,9%, Spread Btp-Bund a 225 punti.

Mario Draghi ha lasciato il Quirinale, dove si era recato a colloquio con il presidente Sergio Mattarella dopo le brevi comunicazioni alla Camera. Un incontro durato circa mezz'ora. Tecnicamente, il governo mercoledì al Senato ha ottenuto la fiducia, e ci sono due alternative. La prima è che Mattarella accetti le dimissioni: in quel caso, il governo rimarrà in carica per il disbrigo degli affari correnti, ossia l'ordinaria amministrazione. La seconda opzione è che Mattarella rifiuti per la seconda volta le dimissioni e sciolga le Camere. In questo caso Draghi sarebbe ancora nella pienezza dei poteri e lo resterebbe fino alla formazione del nuovo governo. Ma questa seconda ipotesi è data per meno probabile. Secondo fonti governative, Draghi tornerà alla Camera ma potrebbe non prendere la parola. Intanto, salle 10 è in programma un'assemblea del gruppo del M5S alla Camera. Lo ha reso noto il capogruppo Davide Crippa. Quella del Pd sarà trasmessa in streaming sui profili Facebook Deputati PD e PD nazionale.

9:15 Draghi annuncia le dimissioni. Ftse-Mib -2% Spread Btp-Bund a 229 punti.


Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha brevemente preso la parola nell'aula della Camera. Tanti e lunghi gli applausi appena ha ringraziato i deputati, il premier ha sdrammatizzato con una battuta: "Anche il cuore dei banchieri centrali viene usato qualche volta", poi ha fatto la sua stringata comunicazione. "Alla luce dell'esito delle votazioni di ieri al Senato, chiedo di sospendere la seduta perché mi sto recando dal presidente della Repubblica". La decisione delle dimissioni, scontata dopo la drammatica giornata di ieri al Senato dove gli è stata votata la fiducia con appena 95 sì, è stata comunicata all'inizio della discussione generale. La seduta alla Camera riprenderà alle 12, secondo le indicazioni che lo stesso Draghi ha dato al presidente Roberto Fico. Non sarà necessario un consiglio dei ministri, perchè Draghi aveva già comunicato le sue dimissioni in quella sede la settimana scorsa. Intanto il segretario del Pd, Enrico Letta, riunirà i gruppi parlamentari per fare il punto sulla crisi di govern, subito dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio alla Camera, nella Sala del Mappamondo di Montecitorio. La segreteria si riunirà, invece, nella Sala David Sassoli del Nazareno. 

(riproduzione riservata)

Fonte:https://www.milanofinanza.it/news/draghi-la-crisi-di-governo-in-diretta-sciolte-le-camere-si-vota-il-25-settembre-il-premier-per-i-saluti-202207210922192161

Ultimo aggiornamento: 21/07/2022 alle ore 20:43







martedì 6 marzo 2018

Il commento di Matteo Renzi (PD) ai risultati elettorali di Domenica 4 Marzo 2018 - Renzi è ancora di fatto il Segretario Nazionale del Partito Democratico e tutti NOI speriamo che ritiri al piu' presto le sue dimissioni per restare alla guida del PD anche all'opposizione!!!

MATTEO RENZI - PARTITO DEMOCRATICO
 
Matteo Renzi: "Ciao a tutti, è un momento molto importante, molto delicato perché le elezioni di ieri sono andate decisamente male. Una sconfitta netta per il PD che ci impone di aprire una pagina nuova. Intendiamoci: orgogliosi del nostro passato, orgogliosi dei risultati, dai diritti alle tasse, alle infrastrutture, a tutto il mondo della crescita economica!" -  Però contemporaneamente anche desiderosi di dire "Ragazzi, il futuro tocca a noi!" (Segretario Nazionale del PD)
 
Leggi tutto qui: http://bit.ly/5marzo2018MR
 
Tornerà il futuro a sorriderci e ad avere la possibilità per noi di dare un contributo più forte. Anche perché, diciamo la verità. In Italia chi ha vinto le elezioni, politicamente parlando, non ha i numeri per governare. Sono lì che festeggiano, esultano, ma non hanno i numeri per governare. Tra l’altro, la cosa fa anche un po’ pensare. Loro sono quelli che hanno detto NO al Referendum che avrebbe agevolato la formazione di un governo, in questo passaggio.
E una delle tante bugie di questa campagna elettorale è che ci hanno raccontato “Non faremo accordi, non faremo accordi, non faremo accordi” e vedrete che alla fine gli accordi li dovranno fare, se vorranno fare un governo.
Mostrino il loro valore, se ne sono capaci.
Noi abbiamo commesso degli errori in questa campagna elettorale. Il primo di tutti è non aver colto la finestra di votare nel 2017, di votare sulla campagna elettorale europea. C’erano sia le elezioni in Francia che quelle in Germania, con Macron e Merkel. Siamo stati forse un po’ troppo tecnici, senza mostrare tutta l’anima di ciò che siamo. Abbiamo parlato un po’ troppo di coalizione. Ma, certo, abbiamo sofferto il vento estremista. E il vento estremista è quello che nel 2014 eravamo riusciti a bloccare e che stavolta non siamo riusciti a fermare. Dunque, il simbolo di questa campagna elettorale per me è Pesaro, dove un candidato totalmente sconosciuto, anzi conosciuto come “impresentabile” dai Cinque Stelle che lo avevano candidato – si chiama Cecconi – ha battuto il ministro che ha risolto il problema dell’immigrazione in Italia, Marco Minniti.
È come se fossimo alla fine della politica, perché se uno come Cecconi, considerato come un appestato anche dai suoi, riesce a vincere contro Marco Minniti – uno dei più autorevoli e capaci ministri di questo governo – è segno evidente che qualcosa non va.
È ovvio che io lasci, adesso, la guida del PD dopo questo risultato. Come previsto dallo statuto io ho chiesto di fare tutta la procedura, che è quella di convocare l’Assemblea Nazionale. Questo avverrà al termine dell’insediamento del nuovo governo e della formazione del nuovo Parlamento. Perché questo? Perché io voglio evitare due rischi: il primo è quello di evitare un confronto vero su ciò che è avvenuto in questi anni. Io lo voglio fare, il confronto. Lo voglio fare fino in fondo. Lo voglio fare perché non voglio un reggente scelto dal caminetto in queste stanze. Io voglio che ci sia un segretario eletto dalle primarie, dalla gente. Primo punto.
Secondo punto: mi sento garante di un impegno morale e politico. Noi abbiamo detto “No a un governo degli estremisti”. Noi abbiamo detto, in campagna elettorale, “No a un governo con gli estremisti”. Ora, ragazzi, non è che cambiamo idea. Io non ho cambiato idea.
Salvini e Di Maio sono antieuropeisti, antipolitici e odiano, dal punto di vista almeno verbale, gli avversari.
Ci hanno detto che siamo mafiosi. Ci hanno detto che siamo corrotti. Ci hanno detto che siamo impresentabili. Che abbiamo le mani sporche di sangue, hanno avuto il coraggio di dire.
Bene, sapete che c’è, amici? Il governo fatelo da soli, se siete capaci di farlo. Il nostro posto è l’opposizione. E noi staremo là. Abbiamo già dato, in termini di presunta responsabilità. Noi adesso saremo responsabili innanzitutto con noi stessi. Perché? Perché il PD è nato per fare una scommessa contro gli anti-sistema. Contro i caminetti. Non faremo la stampella di quelli che sono contro ogni tipo di valore che noi rappresentiamo.
Che cosa farò io? Nessuna fuga.
Anzi, terminata la fase della formazione del governo io farò il parlamentare, il senatore semplice, il senatore di Firenze, Scandicci, Lastra a Signa, Signa e Impruneta. Mi hanno eletto per questo. Tra l’altro mi continuano a votare… Mi continuate a votare, amici di Firenze, ormai dal 2004, da 14 anni, è quasi stalking il mio. E vi sono grato per questo tributo d’affetto e di attenzione e di impegno reciproco del quale davvero vado orgoglioso.
Sarà un’occasione. Facendo il parlamentare, lavorando, militante tra i militanti, per riscoprire anche il piacere del rapporto col territorio, dell’andare nelle periferie, casa per casa, nel fare politica dal basso. E io vorrei che ripartissimo dall’orgoglio di ciò che abbiamo fatto. Perché quello che abbiamo fatto in questi anni non ce lo porta via nessuno.
Noi restituiamo le chiavi di casa a quelli che verranno dopo con una casa in ordine, con una casa messa a posto. Con una casa che è al +4% di PIL, +5,4% di consumi, +17% di export, +24% di macchinari e mezzi di trasporto, +1 milione di posti di lavoro.
Noi abbiamo un’altra idea del mondo.
Noi siamo per la società aperta. E gli altri sono per la società chiusa.
Noi siamo per la realtà, non per le fake news.
Noi siamo per il coraggio, contro la paura: del diverso, del vicino, di quello che ha il colore della pelle differente.
Noi siamo per i diritti, contro l’intolleranza.
Noi siamo per il lavoro, contro i sussidi.
Noi siamo per la giustizia fiscale, contro la finta flat tax di cui non parlano più già oggi.
Siamo per la cultura, contro la logica delle armi.
Queste sono solo alcune delle ragioni per cui non potremo mai fare un governo con quelli là. Quindi riprendiamoci la libertà di fare politica fuori dal palazzo, fuori dai recinti stretti in cui siamo stati anche costretti, in questi anni. Diciamo con forza: grazie a tutti i candidati che ci hanno creduto, grazie ai volontari, grazie a chi ha speso del tempo per noi, grazie a chi si è messo in gioco. Noi continueremo a lavorare facendoci riconoscere sul territorio su tre grandi NO. No ai caminetti, no agli inciuci e no agli estremismi.
Sapremo anche dire SÌ perché il nostro modo di fare opposizione sarà diverso da quello loro. Ma sarà una opposizione che faremo a testa alta, perché noi amiamo l’Italia e non accetteremo mai un atteggiamento contro il nostro Paese come quello che spesso abbiamo visto, in questi anni, dall’altra parte del tavolo.
Chi ha vinto, se ne è capace, governi.
Noi ci auguriamo che governi meglio di noi, anche se pensiamo che non sarà facile.
A tutte e a tutti dico: non finisce qui. Il nostro tempo tornerà, facciamo sì che tutti insieme continuiamo ad andare avanti. Certo, con ruoli diversi. Certo, riscoprendo la fatica e il sudore. Non sarà una passeggiata, ma sarà un’esperienza bella da fare insieme. #Avanti!
 
 
 


venerdì 2 marzo 2018

Tommaso Nannicini: «Scuola, lavoro, welfare: ecco perché il Pd è la vera Sinistra Italiana! Macron? Ci aiuterà a cambiare l’Europa, non a rifare la Sinistra!»

TOMMASO NANNICINI - PARTITO DEMOCRATICO

Parla il responsabile del programma del Pd: «Valorizzazione del capitale umano, formazione come vettore di mobilità sociale: così aiuteremo ad andare avanti chi è nato indietro. Macron? Ci aiuterà a cambiare l’Europa, non a rifare la sinistra. La Terza Via? Un parziale insuccesso!»

«Sono un socialista italiano e lo rivendico orgogliosamente. Non come D’Alema, che diceva di essere diventato socialista europeo senza esserlo mai stato in Italia, come se fosse qualcosa di cui vantarsi». Non è solo un economista, Tommaso Nannicini, né tantomeno un agnellino, come molti lo dipingono. Soprattutto, il responsabile del programma elettorale del Partito Democratico, capolista al Senato nel collegio di Milano, respinge con fermezza la vulgata secondo cui il Pd a guida Renzi abbia smarrito la sua identità di sinistra. Peggio, che sia più a destra della destra, come ha recentemente affermato Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali, secondo cui “Renzi è stato peggio di Berlusconi”: «A questa critica si risponde con due argomenti - spiega Nannicini - il primo dei quali è meramente fattuale: le nostre scelte di governo, negli ultimi cinque anni, sono state ispirate dall’obiettivo di garantire una crescita più inclusiva e un welfare più universale. Loro continuano a farne un argomento da convegno. Noi siamo passati alle scelte». Qualche esempio, Nannicini? Più di uno. All’inizio della nostra esperienza di governo, per il sostegno alla povertà c’erano 40 milioni stanziati in via sperimentale. Ce ne andiamo con una misura unica come il Reddito d’Inclusione per la quale abbiamo stanziato 2,7 miliardi. Una misura non solo assistenziale, peraltro, ma che prevede anche l’attivazione di chi la riceve. Continuo: i primi sussidi per i nuovi lavori previsti in una delega mai attuata dal governo D’Alema erano senza oneri aggiuntivi per lo Stato. Noi abbiamo messo due miliardi su un sussidio di disoccupazione universale, secondo solo a quello danese. Fatti, non convegni. Chi dice che abbiamo smarrito il faro della disuguaglianza racconta bugie, o non sa di cosa parla. Parlava di due argomenti, per respingere questa critica… Il secondo argomento è di prospettiva. Noi dobbiamo metterci d’accordo su cosa voglia dire essere di sinistra oggi. E cosa significa, secondo lei… Significa, come diceva Pietro Nenni, che bisogna portare avanti chi è nato indietro. Bisogna farlo partendo dal grande compromesso socialdemocratico, quello tra capitalismo di mercato e Stato sociale, una delle più grandi invenzioni del ventesimo secolo insieme alla penicillina. Il nostro problema è che quel compromesso va superato, non perché ha fallito, ma perché ha avuto successo. Oggi la società non è più una piramide, con tanti poveri in basso e pochi ricchi in alto, bensì un diamante, con una classe media più ampia e con bisogni diversificati. Vero, ma oggi la realtà racconta un’altra storia che il Censis chiama paura dello smottamento. In altre parole il rischio è che il diamante torni a essere una piramide. Che chi nasce avanti, possa tornare indietro. In questa nuova fase, la destra sembra avere più argomenti di voi… Servono entrambe le cose: evitare lo smottamento e costruire un welfare post-socialdemocratico. Nel nostro programma di governo ci sono molte proposte contro il rischio di smottamento sociale. Il salario minimo universale, per esempio, che non abbiamo noi e soli altri cinque Paesi europei. E poi misure per incentivare la natalità, dal sussidio per i nuovi genitori alle misure a sostegno dell’occupazione femminile. È inconcepibile che fare figli, in questo Paese, voglia dire aumentare esponenzialmente il rischio di finire in povertà. Noi parliamo di questo. Gli altri hanno la flat tax che vuol dire mandare ancora più avanti chi è nato avanti. A proposito di flat tax. Nicola Rossi, uno dei sostenitori della tassa piatta, ha rimarcato l’idea che la redistribuzione della ricchezza non può essere affidata unicamente al fisco, e più nello specifico alle tasse sul lavoro... Su questo sono d’accordo con lui. L’uguaglianza nella distribuzione del reddito è senz’altro importante. Ma se per raggiungerla si diminuiscono le opportunità di qualcuno? O se la si raggiunge sacrificando l’uguaglianza tra generazioni? Amartya Sen parlava di capacità, che altro non sono che la trascrizione delle nostre sfere di libertà: quella di inseguire i propri sogni, di sottrarsi a malattie evitabili, di trovare un impiego decente o di vivere in una comunità libera dal crimine. La lotta alle disuguaglianze deve abbracciare tutte queste dimensioni. Domanda: come si raggiunge questa idea di uguaglianza? O meglio: come si porta avanti chi è nato indietro in una società bloccata come quella italiana? Prima di tutto, con la formazione. Che vuol dire diritto allo studio, lotta alla povertà educativa, formazione permanente per evitare che le nuove tecnologie ti sbattano fuori dal mondo del lavoro. Voi avete fatto una riforma importante come la Buona Scuola: qualcosa non ha funzionato? Non è la riforma perfetta, indubbiamente, ma rivendico l’inversione di tendenza. Per la prima volta dai tempi di Prodi si è scommesso sull’autonomia e quindi sulle persone che la scuola la fanno. E per la prima volta in assoluto si è cercato di mettere al centro gli interessi di chi a scuola ci va, gli studenti. I governi precedenti avevano tagliato brutalmente i fondi. La Buona Scuola, piaccia o meno, è anche un investimento di oltre 3,5 miliardi in istruzione, a cui se ne aggiungono 10 per l'edilizia scolastica fino al 2020. Lo stesso vale per i 300 milioni che abbiamo messo sulla ricerca di base. Bisogna investire di più? Sì, bisogna investire di più. E bisogna far sì che questi benefici raggiungano tutti. Non è solo una questione di scuola, peraltro: usciamo dall’idea che scuola e lavoro siano silos separati. L’alternanza scuola-lavoro è un primo passo in questa direzione. E per noi l’istruzione va dalla culla alla tomba, per questo nel programma parliamo di asili nido e di formazione permanente. All’inizio della nostra esperienza di governo, per il sostegno alla povertà c’erano 40 milioni stanziati in via sperimentale. Ce ne andiamo con una misura unica come il Reddito d’Inclusione per la quale abbiamo stanziato 2,7 miliardi. Secondo Carlo Cottarelli, per ridurre il divario tra nord e sud è necessario investire nelle scuole del Mezzogiorno, per rafforzarne il capitale umano...
Sono d’accordo pure con Cottarelli: non per niente ogni volta che nel nostro programma parliamo di scuola e università parliamo di Sud, dal tempo pieno ai poli d’eccellenza. La lotta alle disuguaglianze passa soprattutto dal rafforzamento del capitale umano, è vero, ma non dobbiamo nemmeno pensare che sia tutto qua. Oggi le potenziali classi dirigente del Sud vanno a realizzarsi altrove, al Nord o all’estero. Per questo ritengo che infrastrutture e investimenti produttivi siano altrettanto importanti. Secondo il ceo di Adecco Group Alain Dehaze, invece, all’Italia mancano i poli d’eccellenza formativa, quelli che permettono di attrarre i talenti migliori...
Di più. L’Italia non sa selezionare. Abbiamo una concezione dell’uguaglianza che è caricaturale, che nega le differenze anziché combattere le ingiustizie. È importante far correre chi può correre e aiutare chi rimane indietro. La dispersione delle eccellenze è un problema. I nostri ricercatori sono i più produttivi al mondo, ma non fanno massa critica. Per questo, per l’appunto, servono poli d’eccellenza: a Milano, nell’area Expo. E a Napoli, dove vogliamo crearne uno analogo.
Tutto molto bello, ma i giovani votano tutti i partiti tranne il Pd. Come se lo spiega?
In realtà sono i 30/40enni che non votano Pd. È la generazione perduta della Seconda Repubblica, quella che è stata fregata dalle classi dirigenti di questo Paese, che sono rimaste ferme, che non hanno fatto riforme e innovazione. Quell’immobilismo l’abbiamo pagato caro. E in particolare l’ha pagato la generazione di chi non aveva più le vecchie garanzie costruite all’ombra del debito pubblico e non aveva ancora le nuove opportunità.
Sono i 30/40enni che non votano Pd. È la generazione perduta della Seconda Repubblica, quella che è stata fregata dalle classi dirigenti di questo Paese, che sono rimaste ferme, che non hanno fatto riforme e innovazione. Quell’immobilismo l’abbiamo pagato caro. E in particolare l’ha pagato la generazione di chi non aveva più le vecchie garanzie costruite all’ombra del debito pubblico e non aveva ancora le nuove opportunità.

Come pensate di recuperarli?
Abbiamo solo una strada: darci una mossa e continuare le riforme che abbiamo avviato. Ci sono un sacco di giovani occupati stabili che senza di noi avrebbero avuto un Cocopro o una finta Partita Iva e non potrebbero andare in banca a chiedere un mutuo. Oggi Berlusconi promette una decontribuzione alle nuove assunzioni che abbiamo già fatto noi. Abbiamo sbloccato il turnover nella pubblica amministrazione e ora abbiamo 500mila assunzioni nel pubblico impiego per innervarla di nuove competenze. Abbiamo fatto tante cose, ma c’è bisogno di tempo per recuperare quello che abbiamo perso. Purtroppo, per quella generazione il tempo è già scaduto da un bel po’.
A proposito di non più e non ancora, un altro problema italiano è il buco nel welfare per i giovani che finiscono gli studi ma non hanno ancora iniziato a lavorare. In altri Paesi d’Europa ci sono strumenti per dar loro un sostegno in quella fase, per accelerarne l’autonomia dalla famiglia. Noi invece siamo il Paese in cui fino a 37 anni si sta a casa coi genitori...

Noi nel programma diciamo innanzitutto che la transizione verso il primo lavoro e la stabilizzazione è troppo lunga. Per prima cosa, quindi, rafforziamo le opportunità, investiamo sull’apprendistato, potenziamo le politiche attive del lavoro, prevediamo un sostegno economico per chi affitta un appartamento. Fatto questo, si può ragionare su strumenti di welfare per l’inserimento. Ovviamente, condizionandoli alla ricerca attiva di un posto di lavoro. Un’ultima domanda: è Macron il vostro principale interlocutore in Europa? Macron è un interlocutore importante per costruire la nuova Europa, un po’ meno per costruire la nuova sinistra. A chi vi ispirate, allora. Vietato dire Tony Blair e la terza via...
Non più, ormai. La terza via è stata un parziale insuccesso e dobbiamo esserne consapevoli. La domanda era giusta, ma le risposte non sono arrivate. Nello stesso tempo, alle insicurezze non si può rispondere solo con più spesa pubblica e più debito. La sinistra europea deve scrivere un nuovo patto sociale per il XXI secolo, partendo dalla valorizzazione del capitale umano, dall’istruzione come elemento di mobilità sociale e dalla consapevolezza che a impedire l’emancipazione della popolazione non è solo l’assenza di reddito. Il marxismo è morto, la socialdemocrazia ha esaurito la sua funzione storica, ma della sinistra c’è ancora bisogno.
                                                                                                         Fonte: http://www.linkiesta.it di Francesco Cancellato

giovedì 1 marzo 2018

Il 4 Marzo 2018 sarà come alle Elezioni Europee e Comunali del 2014, questi i risultati: nel 2014 stravinceva Matteo Renzi. Pd a valanga con oltre il 40% - Pd al 40,8% - M5S 20 punti indietro, Matteo Renzi stravince il «derby» con Beppe Grillo (ve lo ricordate?) la storica vittoria del PD alle Elezioni Europee del 2014 con il 41% dei voti: Oltre 11 MILIONI di Italiani con il Partito Democratico: un elettore ogni 4 aventi diritto di voto!!!


Oltre 11 MILIONI di Italiani con il Partito Democratico: un elettore ogni 4 aventi diritto di voto. Forza Italia appena sotto il 17%. Lega oltre il 6%. Ve lo ricordate? Europee 2014.
Matteo Renzi aveva detto che il voto europeo, sul fronte italiano, sarebbe stato un «derby» tra speranza e rabbia. E quel derby alla fine lo ha vinto lui. Il Partito Democratico strappa il 40,81% dei consensi contro il 21 ,16 del Movimento 5 Stelle e il 16,82% di Forza Italia. Più di 11,1 milioni di italiani (uno ogni 4 aventi diritto, astenuti compresi) hanno votato per il nuovo Pd dell'ex sindaco di Firenze, quasi 5,8 milioni hanno scelto Beppe Grillo: quasi un doppiaggio. Ottengono il quorum anche la lista Tsipras e il Nuovo Centro Destra (rispettivamente con 4,03 e 4,38%), oltre alla Lega che arriva al 6,16%. Renzi: «Risultato storico!» Il capo del governo ha accolto con entusiasmo il risultato, affidando a caldo la sua soddisfazione a Twitter: «Un risultato storico. Commosso e determinato, adesso al lavoro per un’Italia che cambi l’Europa». E commentando i dati, questa mattina, con un intervento all’insegna del pragmatismo: «Non era un voto su di me. Ora le riforme». Una percentuale superiore al 40% nella storia repubblicana era riuscita a conquistarla solo la Dc di De Gasperi e neppure Berlinguer,evocato nei giorni scorsi proprio dai grillini che ne avevano rivendicato l'eredità sulla questione morale, ci si era mai avvicinato. Per l’incontro con i giornalisti ha, però, scelto di attendere i dati definitivi, annunciati formalmente poco dopo le 11 di lunedì. Le europee 2014 disegnano un'Italia diversa rispetto a quella delle precedenti europee del 2009. Il Pd cresce del 14,7% e passa dal 26,1% al 40,8%. Nel 2009 il Pdl ottenne il 35,2% dei voti, l'Udc il 6,5%, La Destra il 2,2%. Oggi Fi, Ncd, Udc, Fdi insieme hanno il 24,9%. L'Idv crolla dall'8% del 2009 allo 0,65%. La lista Tsipras è al 4,03%, ma nel 2009 le due liste di Rifondazione e Sel ebbero complessivamente il 6,5% dei voti. La Lega scende dal 10,2% del 2009 al 6,2% attuale. L’affluenza alle urne per le europee - sono i dati definitivi diffusi dal Viminale - è pari al 58,7% degli aventi diritto, in calo di quasi otto punti rispetto alle ultimi europee quando andò a votare il 66,4%. Per le comunali ha votato il 71% degli italiani, in calo di oltre cinque punti: alle ultime elezioni aveva votato il 76,4%. Beppe Grillo è il grande sconfitto di questa tornata elettorale. I 17 europarlamentari che dovrebbe avere conquistato non sono pochi, ma il M5S puntava a ben altri risultati. Soltanto nella circoscrizione dell’Italia insulare le distanze sono contenute: 34,9 al Pd e 27,35 al Movimento, con circa 170.000 voti di scarto (124.000 in Sicilia, appena 46.000 in Sardegna). Quindi il sorpasso non c'è stato e l'hashtag #vinciamonoi ora suona beffardo (anzi, viene sbeffeggiato). L’ex comico deve fare i conti non solo con un netto calo di consensi rispetto alle elezioni politiche dello scorso anno, ma anche con un distacco pesantissimo dal suo principale avversario - 20 punti sono di fatto un altro partito - che sembra difficilmente colmabile nel breve periodo. E che oltretutto finisce col legittimare Renzi spegnendo le polemiche sulla sua ascesa a Palazzo Chigi senza un passaggio elettorale. Il leader del M5S non si è fatto sentire nella notte elettorale («Forse sta già dormendo» hanno detto i suoi davanti alle telecamere), e anche gli altri esponenti di punta del Movimento hanno preferito prendere tempo rimandando le valutazioni a quando i dati saranno definitivi. Resta da vedere se ci sarà un passo indietro di Grillo, che nei giorni scorsi non aveva escluso questa ipotesi nel caso di un risultato deludente. A livello continentale i due dati più eclatanti sono la vittoria del Front National di Marine Le Pen in Francia e il successo di Nigel Farage in Gran Bretagna. Le ultime proiezioni stimano l’affluenza media al 43,09% e confermano il Partito popolare a 214 seggi con il 28,5% dei voti, segnano un leggero incremento dei socialdemocratici che passano a 189 seggi da 185 precedentemente stimati, con il 25,17% dei voti. I liberali scendono a 66 seggi (8,79%). Sostanzialmente invariati i numeri degli euroscettici (141) e dei partiti non schierati in famiglie politiche europee. L'Efd ottiene 38 seggi, gli eurodeputati indipendenti salgono a 41, gli altri partiti non allineati scendono a 63 eurodeputati. I conservatori e riformisti registrano 46 seggi, mentre la sinistra di Tsipras scende a 42 seggi e i verdi restano a 55. Tornando al fronte italiano, un risultato che desta preoccupazione è quello sull’affluenza, ferma al 58,69% a fronte del 65,87 della precedente tornata, quando però si votò in due giornate. Numeri inconsueti per un Paese come il nostro abituato a livelli di partecipazione ben più incoraggianti, ma su cui altre nazioni metterebbero subito la firma: una stima degli uffici statistici di Bruxelles parla infatti di un’affluenza media del 43,1% (che a livello comunitario - spiega Jaume Duch, uno dei portavoce dell’Europarlamento - segna «la prima inversione di tendenza dal 1979»). Le regioni italiane più assidue ai seggi sono state il Piemonte (dove si votava anche per il rinnovo del consiglio regionale), dove i votanti sono stati il 67,44%, e la Lombardia con il 66,43%. In Abruzzo, l’altra regione che votava anche per il consiglio regionale, gli elettori che si sono recati ai seggi sono stati il 64,13%. I dati più negativi quelli delle isole: in Sicilia ha votato il 42,88% degli aventi diritto e in Sardegna il 42.



 

 
Partito Democratico
PartitoDemocratico.svg
PresidenteMatteo Orfini
SegretarioMatteo Renzi
VicesegretarioMaurizio Martina
VicepresidenteBarbara Pollastrini
Domenico De Santis
CoordinatoreLorenzo Guerini
PortavoceMatteo Richetti
StatoItalia Italia
SedeVia Sant'Andrea delle Fratte, 16 - 00187 Roma[1]
AbbreviazionePD
Fondazione14 ottobre 2007
IdeologiaEuropeismo[2][3]
Riformismo[4]
Correnti interne
 · Liberalismo sociale[5][6][7]
 · Terza via[8]
 · Cristianesimo sociale[9]
 · Socialdemocrazia[10]
 · Ambientalismo[11]
CollocazioneCentro-sinistra
CoalizionePD-IdV-Radicali (2008-2013)
Italia. Bene Comune (2013)
PD-AP-SC (2013-2016)
PD-AP-MDP (2017)
PD-AP (dal 2017)
Partito europeoPartito del Socialismo Europeo[12]
Gruppo parl. europeoAlleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici[13]
Affiliazione internazionaleAlleanza Progressista
Seggi Camera
281 / 630
Seggi Senato
97 / 315
Seggi Europarlamento
29 / 73
Seggi Consiglio regionale
276 / 897
TestataEuropa (2007-2014),
l'Unità (2007-2014; 2015-2017)[14][15][16][17],
Democratica (dal 2017)
Organizzazione giovanileGiovani Democratici
Iscritti405 041 (2016)
ColoriTricolore
Sito web
Il Partito Democratico (PD) è un partito politico italiano di centro-sinistra, fondato il 14 ottobre 2007.
Secondo il Manifesto dei valori, approvato dal partito il 16 febbraio 2008, «il Partito Democratico intende contribuire a costruire e consolidare, in Europa e nel mondo, un ampio campo riformista, europeista e di centro-sinistra, operando in un rapporto organico con le principali forze socialiste, democratiche, progressiste e promuovendone l'azione comune».[18]
Il PD è il maggior partito italiano per numero di voti e per numero di parlamentari (dato riferito alla XVII legislatura), nonché la prima forza politica del centro-sinistra italiano. Nel 2016, al termine della fase di tesseramento, il partito annuncia 405.041 iscritti, con un aumento del 2,5% rispetto all'anno precedente.[19][20]
A livello europeo il PD ha aderito ufficialmente, il 27 febbraio 2014, al Partito del Socialismo Europeo[21][22] con il quale aveva già intrapreso un rapporto di stretta collaborazione formando nel 2009 il gruppo parlamentare dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici.[13] Il PD rappresenta tuttora, all'interno del Parlamento europeo, il primo partito nazionale per numero di parlamentari e per percentuale di voti ottenuti.
 

A Livorno, è stato aggredito un militante di Casa Pound. Il Pd ha condannato: “NO a qualunque atto di violenza!”

DOMENICA 4 MARZO 2018
VOTA PD FAI UNA X SUL SIMBOLO
LIVORNO - (ITALIA) - Nella notte un militante della formazione di estrema destra è stato aggredito a Livorno mentre stava tentando di riattaccare un manifesto staccato in via Garibaldi. L’aggressione sarebbe stata perpetrata da quattro persone, con il volto coperto dai cappucci, che hanno sfondato con dei bastoni i finestrini dell’automobile su cui si trovava anche la compagna dell’uomo. L’esponente di CasaPound – che si è poi scoperto essere un militare effettivo al 185° Reggimento Acquisizione Obiettivi dell’Esercito – è stato trasportato in codice rosso al Pronto soccorso e poi dimesso con una prognosi di trenta giorni per una frattura al naso e contusioni maxillofacciali.
Andrea Romano, candidato del Pd nel collegio uninominali di Livorno, si è recato al Pronto Soccorso della città toscana per fare visita all’uomo di 37 anni rimasto coinvolto nell’aggressione. “Ho interrotto la campagna elettorale – ha detto Romano – per accertarmi personalmente delle condizioni del militante di Casa Pound aggredito stanotte. Il ragazzo è stato medicato e dimesso, i Carabinieri di Livorno sono già al lavoro per verificare le esatte circostanze dei fatti e individuare i responsabili. Il Partito Democratico condanna con fermezza qualunque atto di violenza nei confronti di qualsivoglia partito o movimento politico, da qualunque parte provenga e contro chiunque sia rivolto, ribadendo il proprio costante impegno a tutela del confronto democratico e per la sicurezza di tutti, e auspica che le indagini in corso giungano rapidamente a chiarire i fatti e a dare un nome ai responsabili”.
 
Andrea Romano, candidato del Pd nel collegio di Livorno, si è recato al Pronto Soccorso per fare visita all’uomo di 37 anni...
 


PIETRO GRASSO DI "LIBERI E UGUALI" VORREBBE FARE UNA CONFERENZA INVITANDO IN PARLAMENTO DUE EX-BRIGATISTI CHE NEGLI ANNI DI PIOMBO FURONO PROTAGONISTI ANCHE DEL RAPIMENTO DI ALDO MORO (DC) VOTARE PD IL 4 MARZO SIGNIFICA VOTARE ANCHE CONTRO TUTTI I TERRORISMI, A 40 ANNI DAL L'UCCISIONE DI ALDO MORO, GRASSO HA FATTO UNA BRUTTA CADUTA DI STILE!!!

MATTEO RENZI -
SEGRETARIO NAZIONALE
DEL PARTITO DEMOCRATICO
 
La denuncia arriva da Paolo Bolognesi, deputato Pd, presidente dell’Associazione 2 agosto 1980, dell’Unione vittime per stragi e componente della Commissione d’inchiesta Moro: il Senato si preparerebbe ad ospitare un convegno con due ex brigatisti rossi, alla presenza della seconda carica dello Stato e del Guardasigilli. I due terroristi sono nomi di primo piano delle Brigate Rosse, Adriana Faranda e Franco Bonisoli, entrambi protagonisti di diverse azioni ma soprattutto del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro. Bolognesi fa riferimento alla presentazione de Il libro dell’incontro, prevista nei prossimi giorni, alla presenza, tra gli altri, degli ex brigatisti  e delle citate alte cariche istituzionali, Grasso e Orlando, “di cui – dice –  sono previsti saluti introduttivi e conclusioni e che hanno messo a disposizione una sede del Senato. «Un semplice cittadino, nell’ambito personale, può parlare di libri con chi vuole – afferma Bolognesi – ma quando sono le alte cariche dello Stato a sostenere dei terroristi che fino ad oggi hanno mentito, e continuano a mentire, sul sequestro e l’uccisione di Aldo Moro e spacciato la balla della comoda giustizia riparativa omettendo però fatti molto gravi che in Commissione stiamo appurando, è una inaccettabile offesa istituzionale nei confronti dei familiari delle vittime che rappresento e della verità sulla storia del nostro Paese».

I due ex Br già protagonisti di un altro “incidente” con i magistrati

Nel febbraio del 2016 la Scuola della magistratura aveva deciso di annullare l’incontro, nell’ambito di un corso di formazione per i giudici, al quale avrebbe dovuto partecipare proprio gli ex brigatisti rossi Adriana Faranda e Franco Bonisoli. Il Comitato direttivo della Scuola aveva preso atto “delle posizioni espresse, anche con dolore, da numerosi magistrati e familiari delle vittime -sull’inopportunità di coinvolgere nella formazione della Scuola, persone condannate per gravissimi reati di terrorismo”. 

Chi sono i due ex brigasti Bonisoli e Franata

Franco Bonisoli, membro della direzione strategica delle Brigate Rosse e del Comitato esecutivo, conosciuto con il “nome di battaglia” di “Luigi”, parteciò a diverse azione delle brigare rosse, tra cui il ferimento di Indro Montanelli e il sequestro dell’onorevole Aldo Moro. Nell’agguato di via Fani Bonisoli faceva parte del gruppo di fuoco travestito da aviere: armato di un mitra FNA-B Mod.43 ebbe il compito di neutralizzare l’Alfetta di scorta. Condannato all’ergastolo nel processo romano Moro-Uno del 24 gennaio 1983, si dissociò durante la detenzione dalla lotta armata e attualmente fruisce di un regime di semilibertà.
Adriana Faranda, dopo aver militato in alcune formazioni minori di lotta armata attive a Roma, entrò a far parte delle Brigate Rosse, insieme al suo compagno Valerio Morucci, nell’autunno 1976, dirigendo la colonna romana e svolgendo un ruolo importante durante il sequestro Moro. Si distaccò dalle Brigate Rosse per contrasti sulle scelte strategiche dell’associazione terroristica nel gennaio 1979. Si è dissociata dal terrorismo beneficiando delle riduzioni di pena.
 

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!