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sabato 17 febbraio 2018

IL CAVALIERE SI SBUGIARDA DI NUOVO: DOPO AVER DIMENTICATO CHE GLI ACCORDI DI DUBLINO SULL'IMMIGRAZIONE IN EUROPA FURONO SIGLATI E FIRMATI DAL SUO GOVERNO NEL 2003, NEL 2009 SILVIO BERLUSCONI IN TUNISIA, TRAMITE UN INTERVISTA AD UNA TV ARABA, INVITAVA I TUNISINI A VENIRE IN ITALIA PROMETTENDO LAVORO, ACCOGLIENZA E BENESSERE SOCIALE PER TUTTI! VOTARE PD - PARTITO DEMOCRATICO - VOTARE PER RENZI PREMIER IL 4 MARZO 2018; UNICA ALTERNATIVA PER UN'ITALIA PIU' FORTE IN EUROPA E NEL MONDO!



NEL 2009 SILVIO BERLUSCONI IN TUNISIA, TRAMITE UN INTERVISTA AD UNA TV ARABA, INVITAVA I TUNISINI A VENIRE IN ITALIA PROMETTENDO LAVORO, ACCOGLIENZA E BENESSERE SOCIALE PER TUTTI! VOTARE PER FORZA ITALIA E PER IL CENTRO-DESTRA SIGNIFICA SPEZZARE LA CONTINUITA' DI GOVERNO PD!
DAL CANALE DI MATTEO RENZI SU YOUTUBE:
 
 
Quando Berlusconi invitò i tunisini: "Casa e lavoro in Italia!"
 
Anche la strage di Lampedusa ha messo in scena lo spettacolo di una politica sguaiata e incompetente, che non sa quello che dice. I piranha della Lega hanno chiamato in causa Laura Boldrini e Cecile Kyenge, quasi che i disperati del Corno d’Africa seguissero con un tablet le loro dichiarazioni e le loro interviste, prima di mettersi in viaggio. Nessuno ha osato colpire ancora più in alto, citando Papa Francesco, che andò a Lampedusa l’8 luglio scorso, dicendo che quei morti (circa 20 mila, dal 1988 ad oggi) erano “una spina nel cuore” . E sì che le parole di un Papa hanno un effetto planetario. E nessuno ha citato Silvio Berlusconi, che ad agosto del 2009 alla tv tunisina garantì ai ragazzi e alle ragazze di quel paese “una casa e un lavoro” se fossero venuti in Italia. La più folle e irresponsabile delle dichiarazioni.
Ma aver citato la Bossi Fini come causa diretta della tragedia, come hanno fatto Guglielmo Epifani, Matteo Renzi e altri esponenti della sinistra, è di una superficialità che lascia sconcertati. Questa pessima legge, che andrebbe certamente e al più presto cambiata, non ha tuttavia impedito che, soltanto nel corso del 2013, le nostre forze navali salvassero dal mare ben 3.500 persone. La tragedia è avvenuta perché il sistema Frontex, l’agenzia europea che si occupa del pattugliamento delle frontiere esterne degli Stati membri, e si avvale di 26 elicotteri, 22 aerei e 113 navi, stavolta – e non è la prima – ha fatto cilecca.
Da Frontex l’Italia ha ricevuto 137 milioni soltanto per il 2013. Forse non bastano, forse non vengono impiegati al meglio. Ma è impossibile non vedere per tante ore un barcone brulicante di migranti, partito dal porto libico di Misurata e arrivato a mezzo miglio da Lampedusa. Le leggi del mare e la Convenzione di Amburgo del 1979, obbligano gli Stati a soccorrere i naufraghi. Certo, l’Italia non può fare da sola, e questa tragedia servirà a far sì che l’Unione si faccia carico del problema con modifiche normative e aumentate risorse, proclamando una guerra a tutto campo ai mercanti di esseri umani.
Ma noi abbiamo le nostre responsabilità: prima fra tutte, quella di aver firmato un Trattato con la Libia (lo impostò Amato nel gabinetto Prodi, lo sottoscrisse Berlusconi e lo confermò la Cancellieri nel governo Monti) senza imporre a questo paese di aderire alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati politici. E’ dalla Libia che partono gli scafisti ed è lì che chi fugge dall’inferno viene internato, torturato, depredato. Grosso modo la metà dei migranti che salgono sui barconi è alla ricerca di asilo politico o di un permesso umanitario. A conti fatti, anche l’Onu fa ben poco per questa gente.
La Bossi-Fini regola l’ingresso dei migranti economici, e non dei richiedenti asilo. Lo fa nel peggiore dei modi perché pretende che chi entra nel nostro paese abbia già un contratto in tasca, senza che il datore di lavoro l’abbia mai visto in faccia e all’opera. Così, crea soltanto irregolari e va rivista. Ma non confondiamo i temi.
Mario Morcone, per molti anni alla guida del dipartimento dell’Immigrazione del ministero dell’Interno, concorda su questo punto e lo scrive sul “Sole 24 Ore”: “La Bossi-Fini non è più rispondente in molte sue parti alle nuove realtà imposte dalla globalizzazione e, soprattutto, dalle tante crisi regionali; per onestà, tuttavia, ritengo che questo non ha diretto effetto sugli sbarchi e sui viaggi della speranza”.
 
 
 


VOTARE PD SIGNIFICA VOTARE PER UN PROGRAMMA SERIO, ONESTO E RAZIONALE!!! VOTARE PARTITO DEMOCRATICO SIGNIFICA VOTARE PER UN PARTITO DI GOVERNO CHE POTRA' VERAMENTE RISOLVERE L'EMERGENZA IMMIGRAZIONE!!! MIGRANTI CHE NON SI ACCONTENTANO DI 500 € AL MESE COME INCENTIVO ALL'INSERIMENTO NELLA SOCIETA' ITALIANA MA NE VOGLIONO ADDIRITTURA 2000 €...LAURA BOLDRINI, PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI IN QUOTA E CANDIDATA CON LIBERIEUGUALI DI PIETRO GRASSO, AUSPICA E SI AUGURA ALTRA IMMIGRAZIONE DI MASSA IN ITALIA ED IN EUROPA, L'ESTREMA SINISTRA NON HA VOTI E GIOCA LA CARTA PRO-IMMIGRAZIONE SOGNANDO L'ESODO DI MEZZO CONTINENTE AFRICANO VERSO I PAESI DELL'UNIONE EUROPEA...UNA FOLLIA COLLETTIVA!!! VOTARE PD - VOTARE MATTEO RENZI IL 4 MARZO 2018 SIGNIFICA VOTARE PER LA STABILITA' ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE...PER CONTARE DI PIU' IN EUROPA! VOTARE PARTITO DEMOCRATICO SIGNIFICA VOTARE CONTRO L'AUSTERITY E CONTRO I BUROCRATI DI BRUXELLES!!! VOTARE PD PER DARE CONTINUITA' AL BUON LAVORO DI MINNITI E DEI MINISTRI DEM!!!

Laura Boldrini di "LIBERIEUGUALI" è FAVOREVOLE ad una immigrazione di massa in Italia ed in Europa, è candidata con Pietro Grasso alle elezioni politiche del 4 Marzo 2018 ...
Il Governo Italiano offre 500 € al mese per ogni PROFUGO come incentivo per l'inserimento e l'integrazione nella nostra società, ma a loro non basta è troppo poco: chiedono 2000 € al mese!
 
I PUNTI PRINCIPALI DEL PIANO MINNITI (MINISTRO DELL'INTERNO) CANDIDATO PER IL PARTITO DEMOCRATICO (PD) ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 4 MARZO 2018  PER CONTROLLARE E ARGINARE L'IMMIGRAZIONE DI MASSA NEL NOSTRO PAESE:


Linea dura sui rimpatri forzati: Nella visione del Viminale, la prima e più fondamentale esigenza pare una soltanto: rimandare a casa quanti più “irregolari” possibili. E davvero, perché “il foglio di via non basta: chi non ha diritto a restare deve essere riportato nel paese di provenienza”.

Estensione del sistema della detenzione amministrativa: Nell’attesa di stipulare e rendere esecutivi altri accordi come quelli già siglati ed ottenere così l’accelerazione delle procedure di rimpatrio, la soluzione principe pare sempre quella della detenzione amministrativa. Il secondo elemento della ricetta di Minniti è infatti quello dell’estensione del sistema della detenzione amministrativa per gli immigrati. Quadruplicazione della capienza – dai nemmeno 400 posti attuali a 1600 – tramite l’apertura di nuovi centri, che, nella visione del Ministro, con gli attuali Centri di identificazione e espulsione (Cie) non dovrebbero avere proprio niente a che fare. Centri nuovi, nomi nuovi – da Cie a Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) – uno in ogni regione, dovrebbero essere “di piccole dimensioni, con governance trasparente e poteri di accesso illimitato per il Garante dei detenuti”.

Accorciare i tempi delle procedure d’asilo con aspetti positivi: l’investimento in accoglienza diffusa e rimpatri volontari e l’impegno per la trasparenza. Nelle linee programmatiche presentate da Minniti ci sono anche dei buoni propositi: all’eccessivo affidamento sui rimpatri forzati – assai lontani da essere usati come extrema ratio e anzi identificati come strumento fondamentale della strategia di gestione dei flussi – si affianca comunque la volontà di raddoppiare i fondi per i programmi di rimpatrio volontario assistito (RVA), l’alternativa umana su cui è importante investire. Poi c’è l’impegno per garantire un maggior coinvolgimento degli enti locali nella rete Sprar e far quindi crescere l’accoglienza diffusa e integrata. E infine tentativi di migliorare la trasparenza di un sistema notoriamente ed insopportabilmente opaco: da un lato, la rivoluzione degli appalti di gestione per i servizi dei centri per gli immigrati “lottizzati” (e cioè non a gara unica ma ciascuno messo a gara singolarmente) già approvata dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac); dall’altro, l’estensione del mandato del Garante nazionale dei detenuti sui centri.  


     Ecco le linee guida di Minniti per governare l'accoglienza
 
Il Viminale presenta il Piano nazionale di integrazione per i titolari di protezione internazionale. Regole da rispettare e cooperazione con gli enti locali per assicurare a tutti, italiani compresi, una convivenza sostenibile.
L'Italia si dota di un piano organico per gestire il flusso di migranti titolari di protezione internazionale. Le linee guida serviranno a inserire i migranti all'interno di percorsi di integrazione, una volta riconosciuto a chi ne ha diritto lo status di rifugiato politico o la protezione internazionale: si tratta di 74.853 persone attualmente presenti sul territorio italiano. Il piano, presentato ieri dal ministero dell'Interno, è uno strumento previsto dalla Costituzione, quando all'articolo 3 recita che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Gli obiettivi sono due: garantire una vita dignitosa a chi arriva nel nostro paese e, allo stesso tempo, permettere alle istituzioni – soprattutto a quelle locali – di governare in modo efficace l'accoglienza. Per questo, spiega il Viminale, cittadini italiani e titolari di protezione internazionale avranno pari obblighi e doveri perché possa essere garantita una pacifica convivenza.

Con un sistema di accoglienza diffusa – che prevede il coinvolgimento di enti nazionali, locali e settore privato – si affrontano i diversi aspetti dell'inserimento dello straniero nel nostro paese: dal piano abitativo, all'inserimento nel mondo del lavoro, passando per il diritto alla salute. Ma gli "ospiti" dovranno anche rispettare regole precise e inderogabili: oltre al dovere di imparare la lingua italiana, dovranno anche rispettare la laicità dello stato, l'uguaglianza di genere, il rispetto delle libertà personali. La libertà religiosa – precisa inoltre il testo del Viminale – non può essere normata per legge: sono piuttosto il confronto e la conoscenza reciproca che alimentano la tolleranza interconfessionale. Gli imam, nei casi della popolazione musulmana, dovranno rivolgere i propri sermoni in italiano e le moschee dovranno essere aperte a tutti, dice il piano, proprio per garantire la conoscenza reciproca e, allo stesso tempo, scongiurare casi di integralismo religioso. L'obiettivo è quello di creare un sistema di collaborazione virtuoso tra centro e periferia, che garantisca ai rifugiati e a coloro che possono avvalersi di protezione internazionale di condurre una vita dignitosa e sostenibile. Nel rispetto, però, di chi ospita.

ISTRUZIONE E CULTURA - Per "realizzare un concreto percorso di inserimento sociale e per l'accesso al mercato del lavoro" va resa obbligatoria la partecipazione ai corsi di lingua svolti nelle strutture del sistema di accoglienza e favorita la partecipazione a corsi di lingua offerti sul territorio per la formazione degli adulti.

INGRESSO AL LAVORO - Il Piano - attraverso la collaborazione di servizi per l'impiego, sindacati e associazioni datoriali - mira a "promuovere tirocini di formazione e orientamento all'apprendistato"; "favorire l'accesso al credito per supportare start-up d'impresa"; "incentivare la partecipazione al Servizio civile nazionale".
 
Tanta paura, meno migranti (ecco i numeri)
Rispetto all'anno scorso gli sbarchi sono diminuiti del 21,16 per cento. La maggior parte arriva dalla Nigeria ed è ospitata in Lombardia. Ecco la fotografia aggiornata della situazione: 
   
DIRITTO ALLA SALUTE - Il documento raccomanda di "aumentare le attività di prevenzione", con particolare riferimento a vaccinazioni, screening e tutela della salute materno-infantile, e di potenziare la formazione ad hoc del personale sanitario.

ALLOGGIO E RESIDENZA - Due gli input del Piano: "creare le condizioni per includere i titolari di protezione nei piani di emergenza abitativa regionali e locali" e "mappare il patrimonio abitativo pubblico inutilizzato per verificare la potenziale destinazione ad uso abitativo".

VOLONTARIATO - Il Viminale si propone di "attuare processi di partecipazione e cittadinanza attiva", anche attraverso il fondamentale contributo delle associazioni del Terzo settore: va promossa "la partecipazione alle attività di volontariato sul territorio" e vanno potenziati "i percorsi di socializzazione (sportivi e culturali) riservati ai minori".

CONTRO LE DISCRIMINAZIONI - Per contrastare lo sfruttamento dei "soggetti più vulnerabili", il Piano prevede di rafforzare la rete dei centri per la tutela e l'assistenza delle vittime di tratta e delle associazioni che si occupano di tutela delle donne e di "sperimentare la mediazione di comunità o di quartiere" a partire dalle aree in cui sono presenti i centri Sprar. 
 







 
 
 
 
 
 


ECCO I PUNTI PRINCIPALI DEL PROGRAMMA ELETTORALE DEL PARTITO DEMOCRATICO DI MATTEO RENZI PER CONTRASTARE LA POVERTA' IN ITALIA E PER AIUTARE LE FAMIGLIE ITALIANE IN DIFFICOLTA' - IL 4 MARZO 2018 VOTA E FAI UNA X SUL SIMBOLO DEL PD

IL PARTITO DEMOCRATICO
CONTRO LA POVERTA'
LE PROPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO DI MATTEO RENZI PER AIUTARE LE FAMIGLIE ITALIANE IN DIFFICOLTA' - IL 4 MARZO 2018 VOTA CON UNA X PD






sabato 29 dicembre 2012

La Juche: l'ideologia ufficiale della Repubblica Popolare Democratica di Corea!

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Corea del Nord

Questa voce è parte della serie:
Politica della Corea del Nord








Altri stati · Atlante
La Torre Juche a Pyongyang.
Con il termine Juche (주체 사상 /tɕutɕʰe/, simile a Giu-ce) si indica l'ideologia ufficiale della Repubblica Popolare Democratica di Corea, nonché il sistema politico su cui si basa. Significa letteralmente "corrente principale" o "corrente tradizionale", ma viene spesso reso come "autosufficienza"; la sua origine risiede in un discorso di Kim Il-sung dove si riferisce all'"Idea di Juche", che identifica le masse Coreane come gli artefici dello sviluppo della nazione. Il Juche viene usato per giusticare diverse scelte dell'organo politico nord-coreano, come la ricerca d'indipendenza dalle Superpotenze, un forte apparato militare e l'impiego prioritario delle risorse nazionali. Kim Il-sung descrisse il Juche come l'idea secondo cui "l'uomo è il padrone di ogni cosa e decide ogni cosa".

Indice

Teoria

Kim Il-sung diede origine al concetto di Juche il 28 dicembre 1955 nel discorso Sull'eliminazione del dogmatismo e del formalismo e della instaurazione di Juche nel lavoro ideologico.
L'idea Juche è un amalgama di neo-confucianesimo e di stalinismo, che mira a creare una società comunista e priva di classi sociali, al contempo permeata dal culto tipico dell'autorità e degli antenati. Negli anni l'idea ha preso sempre più forma, divenendo allo stato attuale una vera e propria ideologia.
Juche ha ufficialmente rimpiazzato tanto le religioni tradizionali quanto l'ideologia marxista, ponendo come principi cardini l'autoritarismo e il culto della personalità nei confronti prima del "Presidente Eterno" Kim Il-sung e poi di suo figlio, il "Caro Leader" Kim Jong-il. Juche predica infatti un'assoluta fedeltà tanto al Partito dei Lavoratori di Corea quanto al comandante supremo.

Società

Al tempo della dinastia Choson c'era una forte differenza tra le classi alte e le classi basse, mentre la Corea del Nord ha creato un'unica massa sociale unificata, definita genericamente "popolo". Invece di una gerarchia basata sulle convenzioni sociali o sulle classi, il governo coreano si prefigge di dividere la popolazione nelle tre classi di contadini, lavoratori e samuwon (intellettuali e lavoratori professionisti), dove ogni settore è equalmente importante. La classe samuwon consiste di impiegati, piccoli commercianti, burocrati, professori e scrittori, ed è stata creata col fine di incrementare l'educazione e l'alfabetizzazione della Corea del Nord. La maggior parte delle nazioni comuniste considera soltanto i contadini e/o i lavoratori, come in URSS dove gli intellettuali non erano una classe a sé stante bensì una zona intermedia tra il proletariato e la borghesia.
L'enfasi sull'istruzione deriva dal concetto di Lenin secondo cui lavoratori e contadini analfabeti sono inabili alla lotta politica, ma anche dalla necessità di creare una classe di lavoratori altamente qualificati in vista della crescita economica. Questo credo è simboleggiato anche dallo stemma della Corea del Nord, dove falce e martello sono accompagnati da una penna. Secondo alcuni però il Juche è responsabile dell'industrializzazione a tappe forzate e della conseguente trascuratezza del settore agricolo, la cui crisi negli anni Novanta ha causato una carestia che ha colpito duramente il popolo della Corea del Nord, in modo non dissimile da quanto avvenuto in URSS negli anni Venti e Trenta[senza fonte].

Calendario

La Corea del Nord ha assunto una variante del Calendario Gregoriano basata sul Juche. Tale variante prevede che l'anno 1 parta dall'anno di nascita di Kim Il-sung e cioè il 1912 (ufficialmente non esiste una data di morte, in quanto il "Presidente Eterno" non è considerato morto, ma solo asceso in cielo). Tale calendario è stato assunto nel 1997. In genere, però, il calendario Juche è utilizzato a fianco di quello gregoriano. L'anno viene perciò talvolta indicato in questo modo: Juche 100 (2011).

Altrove nel mondo

In Francia, il partito Juche di Francia si ispira all'ideologia Juche.

Note

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Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891Roma, 27 aprile 1937) è stato un politico, filosofo e giornalista italiano. Tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia, venne incarcerato dal regime fascista di Benito Mussolini. Gramsci è considerato uno dei più originali pensatori della tradizione marxista, e tra i suoi contributi più riconosciuti c'è il concetto di egemonia culturale, considerato uno strumento di mantenimento dello status quo in una società capitalista.
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