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venerdì 25 aprile 2008

Grigorij Efimovič Rasputin...chi era l'uomo mistico-religioso che ha influenzato la politica e la vita della Russia Zarista del '900!

Grigorij Efimovič Novy, noto come Rasputin nasce a Pokrovskoe, (Pokrovskoe, 22 gennaio 1869San Pietroburgo, 29 dicembre 1916), sperduto paesino della Siberia, situato nella provincia di Tobol'sk vicino ai monti Urali. La data di nascita è da sempre oggetto di dibattito; fu lo stesso Rasputin per sua volontà a creare confusione sulla sua data di nascita. Talvolta il monaco si invecchiava di vari anni per mantenere credibile la sua figura di Starec, parola russa che significa "anziano" e che identifica il particolare prestigio di alcuni monaci. Al tempo di Rasputin l'appellativo era carico anche di significati mistici, tanto che gli starec erano considerati eletti di Dio, capaci di poteri profetici e guarigione, di fatto erano considerati guide spirituali venerate e molto seguite. Tra registri dispersi e ricerche nei dati di censimento si è arrivati a definire la data di nascita di Rasputin nel giorno 10 gennaio 1869. Grisha - così lo chiamavano in famiglia - trascorre l'infanzia e l'adolescenza nel suo piccolo mondo rurale senza istruzione, lavorando nei campi assieme al fratello Misha. Dopo una lunga malattia il fratello muore; Rasputin ancora adolescente durante un attacco di febbre ha una visione: racconterà di aver visto la Madonna che parlandogli l'avrebbe guarito. Da questo episodio inizia ad avvicinarsi alla religione e agli Starec. Si unisce in matrimonio a vent'anni. Dopo la morte del figlio di soli pochi mesi cade in depressione. Guarisce grazie ad un'altra apparizione della Madonna, la quale lo spinge a lasciare tutto e partire. Intraprende lunghi peregrinaggi che lo mettono in contatto con esponenti dei Chlisty, setta considerata illegale, ma molto popolare in Russia. I Chlisty sono duramente critici nei confronti della Chiesa ortodossa, che accusano di corruzione e decadentismo. La fisicità e la religiosità si mescolano in modo equivoco in questa dottrina eretica: il rito erotico e le congiunzioni carnali - anche di gruppo - sono una delle sue caratteristiche basilari del credo. Rasputin, dopo aver passato un anno presso il convento di Verchoturje, viaggia nelle grandi quali Mosca, Kiev e Kazan. Torna al suo villaggio natale dove mette in piedi una chiesa personale. Le forza di Rasputin risiede nel suo sguardo magnetico, intenso e allucinato, capace di grande presa sulla gente; le sue sono parole semplici, capaci di convincere: la sua fama in breve si diffonde richiamando alla sua chiesa numerose genti cge provengono da tutta la regione. Trasferitosi a San Pietroburgo nel 1905 approda alla corte dello zar Nicola II di Russia. Accompagnato dalla propria fama di guaritore viene chiamato da persone molto vicine alla famiglia Romanov: la loro speranza è che Rasputin possa contenere l'inguaribile emofilia di Alessio, figlio dello zar. Già al primo incontro Rasputin riesce ad ottenere qualche effetto benefico sul piccolo. Esiste una teoria secondo la quale Rasputin sarebbe riuscito ad interrompere le crisi ematiche di Alessio utilizzando un tipo di ipnosi che rallentava il battito cardiaco del bambino, riducendo così la velocità di circolazione del sangue. Un'altra ipotesi sarebbe quella per cui semplicemente interrompendo l'assunzione di aspirina, che i medici di corte somministravano per lenire i dolori articolari, la salute di Alessio migliorava per effetto della diminuzione delle conseguenti emorragie, e il merito veniva attribuito a Rasputin. Esiste però anche un fatto scientificamente inspiegabile. Il 12 ottobre 1912 il monaco riceve un telegramma della famiglia reale che lo informava di una grave crisi di Alessio: "I medici disperano. Le vostre preghiere sono la nostra ultima speranza". Rasputin, che si trova nel suo paese natale, dopo essersi immerso in stato di trance per diverse ore in preghiera, invia un telegramma alla famiglia reale con cui assicura la guarigione del piccolo, cosa che avvenne puntualmente nell'arco di sole poche ore. Il carisma mistico del monaco fa molta presa in particolar modo sulla zarina Alessandra, tanto che il rapporto con questa dà adito a maldicenze libertine. Tutti i rapporti della polizia segreta e dei deputati della Duma sulla condotta di Rasputin che arrivavano allo Zar venivano sempre considerati frutto di maldicenze ordite dall'intellighenzia liberale e smentite dalla coppia regnante. Allo scoppio della prima Guerra Mondiale l'attività di Rasputin si sposta dal privato al politico. Pacifista convinto, cerca di opporsi con ogni mezzo: mentre lo Zar Nicola è al fronte cerca di manipolare la Zarina Alessandra (di origine tedesca), per portare la Russia su posizioni pacifiste. Con i suoi giochi di potere il monaco si crea molti nemici tra cui la casta militare, l'aristocrazia nazionalista, la destra e anche l'opposizione liberale. La Russia stava passando un brutto periodo, l'esercito subiva numerose perdite, all'interno il governo era diviso e Rasputin continuava a tramare per ottenere una pace immediata. Primo Ministro Trepov tenta di allontanare Rasputin offrendogli un'enorme somma di denaro, ma Rasputin volge a suo favore anche questa circostanza, informando la zarina: dopo questa nuova dimostrazione di fedeltà alla Corona, vede aumentare il suo prestigio tanto che viene considerato "unico amico della famiglia imperiale". Accusato di corruzione Rasputin riesce ad essere cacciato dalla casa dei Romanov, ma con l'aggravarsi delle condizioni del piccolo Alessio, la regina torna a cercare il mistico. Questi risponde che le condizioni del figlio sarebbero migliorate anche in sua assenza e proprio così in poco tempo accade. E' una congiura di alcuni nobili che decreta la fine di Rasputin: attratto in una trappola, nella notte fra il 16 ed il 17 dicembre 1916 viene prima avvelenato con del cianuro, poi – considerata la sua resistenza al veleno - ucciso con un colpo di pistola al cuore. Nonostante l'avvelenamento e il colpo di pistola, Rasputin riesce a riprendersi per tentare una fuga, ma viene raggiunto. Il suo corpo viene colpito da numerose randellate, finché il suo cadavere viene gettato nel canale Fontanka di San Pietroburgo. Il corpo riemerge due giorni dopo; sottoposto ad autopsia non si troverà traccia del veleno e si riscontrerà che era ancora vivo quando fu gettato in acqua. La salma viene prima sepolta, poi però verrà dissotterrata per essere bruciata ai bordi di una strada. La zarina Alessandra accoglie la notizia con evidente disperazione, mentre lo zar Nicola preoccupato per il sempre più ingombrante ruolo che Rasputin stava assumendo a corte, terrà un atteggiamento pacato; terrà inoltre conto del fatto che tra i partecipanti alla congiura c'erano nobili con lui imparentati tanto che nessuno venne punito per il delitto. Le grandi celebrazioni che seguono la diffusione della notizia della morte di Rasputin, vedono gli assassini considerati come eroi, capaci di aver salvato la Russia dalla pericolosa influenza della germanica Alessandra e del suo folle amico monaco Rasputin.


Papa Giovanni Paolo II...chi era in breve il Papa Polacco che ha sconfitto il Comunismo nell'Est-Europa!

Karol Józef Wojtyla nasce il 18 maggio 1920 a Wadowice, città a 50 km da Cracovia, in Polonia. E' il secondo dei due figli di Karol Wojtyla e di Emilia Kaczorowska, che muore quando lui ha solo nove anni. Anche il fratello maggiore non ebbe miglior sorte, morendo molto giovane nel 1932. Finiti brillantemente gli studi liceali, nel 1938 si trasferisce a Cracovia con il padre ed inizia a frequentare la Facoltà di Filosofia della città. Si iscrive anche allo "Studio 38", circolo teatrale che durante la seconda guerra mondiale va avanti clandestinamente. Nel 1940 lavora come operaio nelle cave presso Cracovia e in seguito nella locale fabbrica chimica. Evita così la deportazione ed i lavori forzati nel Terzo Reich tedesco. Nel 1941 il padre muore, e il giovane Karol appena ventenne si trova del tutto solo. A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequenta i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall'Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Nel contempo è uno dei promotori del "Teatro Rapsodico", anch'esso clandestino. Nell'agosto del 1944 l'arcivescovo Sapieha lo trasferisce, insieme ad altri seminaristi clandestini, nel Palazzo dell'arcivescovado. Vi rimarrà fino alla fine della guerra. Il giorno 1 novembre 1946 Karol Wojtyla è ordinato sacerdote; dopo pochi giorni parte per proseguire gli studi a Roma, dove alloggia presso i Pallottini, in Via Pettinari. Nel 1948 discute la sua tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce. Rientra da Roma in Polonia dove come viceparroco viene destinato alla parrocchia di Niegowiæ presso Gdów. Il Senato accademico dell'Università Jagiellonica, dopo avergli riconosciuto i titoli degli studi compiuti nel periodo 1942-1946 a Cracovia e i successivi all'Angelicum di Roma, gli assegna il titolo di dottore con la qualifica di ottimo. In quel periodo, durante le sue vacanze, esercita il ministero pastorale tra gli emigranti polacchi in Francia, Belgio e Olanda. Nel 1953 presenta all'Università cattolica di Lublino una tesi sulla possibilità di fondare un'etica cristiana a partire dal sistema etico di Max Scheler. Più tardi, diviene professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino. Nel 1964 Karol Wojtyla è nominato arcivescovo metropolita di Cracovia: si insedia ufficialmente nella Cattedrale del Wawel. Tra il 1962 e il 1964 partecipa alle quattro sessioni del Concilio Vaticano II. Il 28 giugno 1967 viene nominato cardinale da Papa Paolo VI. Nel 1972 esce "Alle basi del rinnovamento. Studio sull'attuazione del Concilio Vaticano II". Il 6 agosto 1978 muore Paolo VI, Karol Wojtyla partecipa alle esequie ed al conclave che, il 26 agosto 1978, elegge Giovanni Paolo I (Albino Luciani). In seguito alla improvvisa morte di quest'ultimo, il 14 ottobre 1978 inizia un nuovo Conclave e il 16 ottobre 1978 il cardinale Karol Wojtyla viene eletto Papa con il nome di Giovanni Paolo II. E' il 263° Successore di Pietro. Il primo Papa non italiano dal sedicesimo secolo: l'ultimo era stato l'olandese Adriano VI, morto nel 1523. Il Pontificato di Giovanni Paolo II si caratterizza in particolar modo per i viaggi apostolici. Durante il suo lungo Pontificato Papa Giovanni Paolo II compirà oltre 140 visite pastorali in Italia e, come Vescovo di Roma, si recherà in oltre 300 delle 334 parrocchie romane. I viaggi apostolici nel mondo - espressione della costante sollecitudine pastorale del Successore di Pietro per tutte le Chiese - sono stati quasi un centinaio. Anziano e malato, anche verso gli ultimi anni della sua vita - durante i quali ha convissuto con il morbo di Parkinson - Karol Wojtyla non ha mai rinunciato a compiere viaggi faticosi e impegnativi. Di particolare importanza, sono i viaggi nei paesi dell'Est europeo, che sanciscono la fine dei regimi comunisti e quelli in zone di guerra quali Sarajevo (aprile 1997) e Beirut (maggio 1997), che rinnovano l'impegno della Chiesa cattolica per la pace. Storico anche il suo viaggio a Cuba (gennaio 1998) e l'incontro con il "Leader maximo" Fidel Castro. La data del 13 maggio 1981 è invece segnata da un episodio gravissimo: Ali Agca, un giovane turco nascosto tra la folla in piazza San Pietro, spara al Papa due colpi di pistola, ferendolo gravemente all'addome. Il Papa viene ricoverato al Policlinico Gemelli, dove rimane in sala operatoria per sei ore. L'attentatore viene arrestato. Gli organi vitali vengono solo sfiorati: una volta ristabilitosi il Papa perdonerà il suo attentatore, andando a trovare Agca in carcere, in una visita rimasta storica. La ferma e convinta fede di Karol Wojtyla gli fa ritenere che sarebbe stata la Madonna a proteggerlo e a salvarlo: per volere dello stesso Papa la pallottola verrà incastonata nella corona di una statua di Maria. Nel 1986 le immagini televisive di un altro evento storico fanno il giro del mondo: Wojtyla visita la sinagoga di Roma. E' un gesto che nessun altro Pontefice aveva mai compiuto prima. Nel 1993 stabilisce le prime relazioni diplomatiche ufficiali tra Israele e Santa Sede. Da ricordare anche l'importanza data al dialogo con le nuove generazioni e l'istituzione, nel 1986, della Giornata mondiale della gioventù, che da allora, viene celebrata ogni anno. Particolare intensità e commozione ha suscitato in tutto il mondo, e al Papa stesso, il raduno dei giovani a Roma in occasione del Giubileo del 2000. Il 16 ottobre 2003 è stato il giorno dei 25 anni di pontificato; l'evento che ha attirato l'attenzione dei media di tutto il mondo ha visto inoltre il Presidente Ciampi esprimere, in un ideale abbraccio nazionale, gli auguri a Giovanni Paolo II con un messaggio televisivo alla nazione, a reti unificate. Nel 2005 è uscito il suo ultimo libro "Memoria e identità", nel quale Giovanni Paolo II affronta alcuni grandi temi della storia, in particolare le ideologie totalitarie del Novecento, come comunismo e nazismo, e risponde agli interrogativi più profondi della vita dei fedeli e dei cittadini del mondo. Dopo due giorni di agonia in cui le notizie sulla salute del Papa si sono rincorse con continui aggiornamenti in tutto il mondo, Karol Wojtyla è morto il 2 aprile 2005. Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato esemplare, condotto con passione, dedizione e fede straordinarie. Wojtyla è stato per tutta la sua vita un costruttore e sostenitore della pace; è stato uno straordinario comunicatore, un uomo dalla volontà di acciaio, un leader e un esempio per tutti, soprattutto per i giovani, ai quali si sentiva particolarmene vicino e dai quali traeva grande energia spirituale. La sua figura è considerata una delle più significative e influenti per il corso della storia contemporanea.


San Padre Pio da Pietrelcina...chi era in breve il Santo Frate con le stimmate!

Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, nasce il 25 maggio 1887 a Pietrelcina, piccolo comune campano vicino Benevento, da Grazio Forgione e Maria Giuseppa Di Nunzio, piccoli proprietari terrieri. La madre è una donna molto religiosa, alla quale Francesco rimarrà sempre molto legato. Viene battezzato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, l'antica parrocchia del paese, posta nel Castello, nella parte alta di Pietrelcina. La sua vocazione si manifesta sin dalla più tenera età: giovanissimo, a solo otto anni, rimane per ore davanti l'altare della chiesa di Sant'Anna a pregare. Iniziato il cammino religioso con i frati cappuccini, il papà decide di emigrare in America per affrontare le spese necessarie per farlo studiare. Nel 1903, a quindici anni, arriva al convento di Morcone e il 22 gennaio dello stesso anno indossa il saio di cappuccino prendendo il nome di Fra' Pio da Pietrelcina: viene destinato a Pianisi, dove rimane fino al 1905. Dopo sei anni di studi compiuti in vari conventi, tra continui ritorni al suo paese per motivi di salute, viene ordinato sacerdote nel duomo di Benevento il 10 agosto 1910. Nel 1916 parte per Foggia, presso il convento di Sant'Anna, e il 4 settembre dello stesso anno viene mandato a San Giovanni Rotondo, dove vi resterà per il resto della vita. Appena un mese dopo, nella campagna di Piana Romana, a Pietrelcina, riceve per la prima volta le stigmate, subito dopo scomparse, almeno visibilmente, per le sue preghiere. Questo avvenimento mistico porta un aumento del pellegrinaggio, sul Gargano, da ogni parte del mondo. In questo periodo inizia anche a soffrire di strane malattie di cui non si è mai avuta un'esatta diagnosi e che lo faranno soffrire per tutta l'esistenza. Dal maggio del 1919 all'ottobre dello stesso anno riceve la visita di diversi medici per esaminare le stigmate. Il dottor Giorgio Festa ha modo di dire: "...le lesioni che Padre Pio presenta e l'emorragia che da queste si manifesta hanno un'origine che le nostre cognizioni sono ben lungi dallo spiegare. Ben più alta della scienza umana è la loro ragione di essere". A causa del gran polverone sollevato dal caso delle stigmate, nonché dell'inevitabile, enorme curiosità suscitata dal fatto a prima vista del tuttto "miracoloso", la chiesa gli vieta, dal 1931 al 1933 di celebrare messe. La Santa Sede lo sottopone inoltre a numerose inchieste per accertare l'autenticità del fenomeno e indagare sulla sua personalità. La salute non buona lo costringe ad alternare alla vita conventuale continue parentesi di convalescenza al suo paese. I superiori, d'altronde, preferiscono lasciarlo alla calma dei suoi luoghi natali, dove secondo la disponibilità delle proprie forze, aiuta il parroco. Dalla sua guida spirituale nascono i Gruppi di Preghiera, che rapidamente si diffondono in tutta Italia e in vari paesi esteri. Nello stesso tempo attua il sollievo della sofferenza costruendo, con l'aiuto dei fedeli, un ospedale, al quale dà il nome di "Casa Sollievo della Sofferenza", e che è diventato nel tempo un'autentica città ospedaliera, determinando anche un crescente sviluppo di tutta la zona, un tempo deserta. Secondo varie testimonianze altri doni straordinari accompagnarono Padre Pio per tutta la vita, in particolare, l'introspezione delle anime (era capace di radiografare l'anima di una persona al solo sguardo), il profumo che faceva sentire a persone anche lontane, il beneficio della sua preghiera per i fedeli che ricorrevano a lui. Il 22 settembre 1968, a ottantuno anni, Padre Pio celebra la sua ultima messa e nella notte del giorno 23 muore portando con se il mistero di cui tutta la sua vita è stata in fondo ammantata. Il 2 maggio 1999 Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato. Padre Pio da Pietrelcina è stato canonizzato il 16 giugno 2002.


Fonte: http://biografie.studenti.it/ e per approfondimenti andare su www.padrepio.it

La Città del Vaticano...lo Stato Pontificio verso l'ottantesimo anniversario della sua fondazione!

La nascita dello Stato Vaticano nel 1929, con la firma dei Patti Lateranensi, mette fine a quasi 50 anni di disaccordo tra Stato e Chiesa. L'accordo prende il via su iniziativa di Mussolini, consapevole della grande influenza che la Chiesa esercitava sulla popolazione italiana. Naturalmente, il dittatore era ben lungi dall'abbracciare quei valori umani e morali tipici del cristianesimo ma desiderava solo ammantare il suo regime di un'aura umanistica e benevola. In sostanza l'operazione era volta, da parte sua, ad una strumentalizzazione della Chiesa e del cristianesimo nel suo insieme. Don Luigi Sturzo, il quale era stato costretto a sciogliere il Partito popolare scriveva: "Ai fascisti torna vantaggioso mostrarsi cattolici e proclamare i diritti della religione. Ma è ben noto che nel complesso né la loro concezione di vita, né il loro ideale di Stato hanno nulla a che vedere con il cattolicesimo come religione e come morale. Essi vogliono lo stato appoggiato dalla Chiesa, ma da una Chiesa che serva e non domini, che aiuti e non domandi". Per fare questo Mussolini si appellò all'allora pontefice in carica, Pio IX, con la lusinga di appianare finalmente i contrasti fra le due istituzioni e conciliare una volta per tutte le esigenze dello Stato italiano con quelle della Chiesa Cattolica. I patti vennero chiamati "Lateranensi" grazie al luogo in cui si svolse la firma dell'accordo, ossia San Giovanni in Laterano, sede della residenza papale. I Patti si componevano di due parti. 1) Il Trattato, che riguardava la ricostruzione dello Stato pontificio nei limiti della Città del Vaticano. Esso riconosce la necessità, "per assicurare alla Santa Sede l'assoluta e visibile indipendenza", di costituire un territorio autonomo sul quale il pontefice possa esercitare la sua piena sovranità. Veniva così creato lo Stato della Città del Vaticano. 2) Il Concordato sui rapporti tra Stato e Chiesa, che fissava una indennità per i beni della Chiesa passati allo Stato italiano. Si confermava inoltre l'articolo 1 dello Statuto albertino, in virtù del quale "la religione cattolica, apostolica e romana" era considerata la sola religione dello Stato. Caratteristiche dello Stato Pontificio Ha una superficie di 440.000 metri quadrati di cui 55.000 occupati dal Palazzo Apostolico e circa 25.000 da una ventina di cortili e piazze, tra le quali anche la piazza di San Pietro. Al di fuori del territorio dello Stato godono del diritto di extraterritorialità alcune aree minori situate in territorio italiano, sulle quali sono costruite basiliche o palazzi, in generale sedi di uffici della Santa Sede. Lo Stato della Città del Vaticano costituisce un soggetto di diritto internazionale distinto da quello della Santa Sede, essendo il primo in rapporto di subordinazione rispetto al secondo. Tra i due esiste inoltre un'unione personale in quanto su ambedue il Pontefice esercita il supremo potere. Il Pontefice, capo supremo della Chiesa, è il sovrano dello Stato, con la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario (una legge del 1º luglio 1969, stabilisce però che il Sommo Pontefice esercita i poteri legislativi ed esecutivi per mezzo di una commissione, coadiuvata da un organo consultivo, cioè la Consulta dello Stato, di cardinali, da lui nominati per un quinquennio). Lo Stato dispone di una propria stazione ferroviaria, una stazione radiotrasmittente, una propria bandiera, batte moneta, emette francobolli, ha tribunali, servizi tecnici, economici e sanitari. La tutela della persona del Papa e in generale l'ordine nell'ambito dello Stato sono affidati al Corpo della Guardia Svizzera e al Corpo di Vigilanza. L'organizzazione civile ed ecclesiastica dello Stato è autonoma. La rappresentanza internazionale è assicurata dalla Santa Sede; questa fa parte di varie organizzazioni internazionali, per esempio dell'Unione Postale Universale, dell'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, dell'Unione Europea di Radiodiffusione. Il potere giudiziario sia in materia civile (escluse le cause minori di competenza del giudice unico) sia in quella penale viene esercitato dal Tribunale di prima istanza e dalla Corte di Appello. Esiste inoltre nello Stato anche una Corte di Cassazione. La legislazione penale e quella processuale penale sono state regolate nel 1969. L'amministrazione ecclesiastica e religiosa fa capo – conforme all'istituzione del 1929 – al Vicario generale di Sua Santità: la sua giurisdizione si estende anche al Palazzo Pontificio Lateranense e alle Ville Pontificie in Castel Gandolfo; ne sono esenti la basilica e la canonica di San Pietro.


Il Futurismo...in breve! Movimento Culturale del '900...

"Avevamo vegliato tutta la notte - i miei amici ed io - sotto lampade di moschea dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgore di un cuore elettrico." Con queste parole il 20 febbraio 1909 sulle pagine del quotidiano Le Figaro fece la sua apparizione il Manifesto di fondazione del Futurismo. Il Futurismo, movimento d'avanguardia di matrice tutta italiana, scaturito dalla coraggiosa intuizione di Filippo Tommaso Marinetti, si proponeva di sovvertire l'ordine di tutte le arti e di portare la vita sociale ad una più appropriata sensibilità nei confronti del suo tempo, caratterizzato dal progresso tecnologico e dalle nuove scoperte scientifiche. L'intento del futurismo era quello di svecchiare la concezione della vita e dell'arte dominanti in Italia, avversando il classicismo e tutti i rimpianti che esso comportava negli ambienti artistici, e imponendo l'amore per le macchine, la tecnologia e la velocità. "I figli della generazione attuale, che vivono fra il cosmopolitismo, la marea sindacalista e il volo degli aviatori sono come abbozzi dell'uomo moltiplicato che noi prepariamo." Fin dalla pubblicazione del primo Manifesto il movimento irruppe con una carica provocatoria verbalmente violenta e polemizzò su tutte le regole sociali ed accademiche. I primi a rispondere all'appello lanciato da Marinetti furono Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Giacomo Balla, e Gino Severini, che nel 1910 scrissero il "Manifesto tecnico della pittura futurista". Furono proprio i manifesti programmatici a conferire al futurismo una spina dorsale, ed a chiarirne gli innovativi concetti con i quali si proposero di ricostruire una nuova sensibilità verso la vita. Questi scritti, espressamente tecnici, talvolta ironici e provocatori, riuscirono ad insinuarsi nell'immaginario di molti altri artisti, che in un primo momento furono ostili a cambiamenti così radicali, ed a creare un contatto fra il popolo e l'arte. L'avanguardia futurista fu la più poliedrica e prodiga nella ricerca e nella produzione di tutte le arti, (senza trascurarne nessuna, nel '17 non mancarono neppure le sperimentazioni cinematografiche) dell'architettura, della fotografia, del costume, della politica, e della culinaria. Marinetti si mostrò estremamente creativo nello studiare espedienti che concentrassero l'attenzione del pubblico verso le attività del gruppo, dimostrandosi un originale precursore della pubblicità creativa, e carpendo l'interesse delle masse anche all'estero, dove promosse mostre e conferenze. Un modo irruento ed un frasario violento caratterizzarono il modus operandi dei futuristi, il quale non mancò di creare sbigottimento, ma dopo un breve periodo di contestazioni e scetticismo molti, soprattutto fra i giovani artisti, aderirono al movimento che, per definizione del suo stesso fondatore, era: "... un movimento anticulturale, antifilosofico, di idee, di intuiti, di istinti, di schiaffi, pugni purificatori e velocizzatori. I futuristi combattono la prudenza diplomatica, il tradizionalismo, il neutralismo, i musei, il culto del libro." Nonostante un ostentato maschilismo, in Italia, il futurismo pose le basi per il diritto al voto delle donne, e la loro partecipazione alla vita politica, con l'intento di svecchiare l'arcaico parlamentarismo, e demolire le idee preconcette della "donna madre" e della "donna fatale". Due delle donne che più delle altre lasciarono segni indelebili all'interno dell' avanguardia furono Valentine De Saint Point, autrice del Manifesto della donna futurista, e del Manifesto della Lussuria, e la pittrice e poetessa Benedetta Cappa, che sposerà Marinetti nel 1923. Oltre ai manifesti, le serate teatrali riuscirono ad amplificare questa rivoluzione culturale, culminando in spettacoli volutamente caotici e provocatori in cui si dava mostra contemporaneamente di letture di poesie futuriste, musica rumorista, e pittura dinamica. Spesso queste serate davano origine a tumulti ideologici tra i difensori dell'accademismo classico ed i futuristi e i suoi simpatizzanti, culminando con l'intervento delle forze dell'ordine impegnate a sedare gli animi più accesi di entrambe le parti procedendo con arresti e denunce. Nella letteratura il futurismo si impose con le "Parole in libertà", invenzione del suo fondatore che, molto attento nel ricercare nuove forme di comunicazione, per contestare la lingua e le poetiche tradizionali, creò un linguaggio sintetico che sostituiva alla normale sintassi e punteggiatura un linguaggio molto asciutto, incrementato dalle onomatopee, dagli acrostici e dai simboli, eliminando il più possibile articoli e congiunzioni. Dai poemi marinettiani Zang Tumb tumb, e Battaglia + peso + odore , e dalle tavole Parolibere di Govoni se ne evince l'esempio concreto. Nella pittura e nella scultura gli artisti futuristi concepivano le loro opere tenendo conto della plasticità e del movimento in tutto il loro dinamismo, e con un particolarmente attento uso del colore. Per quanto riguarda la musica, i musicisti futuristi sfruttarono i suoni ed i rumori delle metropoli e dei cantieri per esprimere la forza costruttiva industriale inventando alcuni strumenti denominati "Intonarumori". Grazie a dei cicli di conferenze in Russia negli anni '10, e all' organizzazione di mostre in Francia e Cecoslovacchia, in poco tempo la fama del futurismo fece il giro del mondo, arrivando a portare il suo stile innovatore oltre che in tutta Europa, anche in America e Giappone, fomentando la creazione di alcune branche dell'avanguardia, come l' egofuturismo, cubofuturismo, il raggiofuturismo, ed il futurismo russo. Allo scoppio del primo conflitto mondiale i futuristi si dichiararono accesi interventisti ed all'inizio delle ostilità partirono volontari per il fronte. A causa della guerra alcuni di loro perirono chiudendo quello che gli storici delle avanguardie definiscono: il periodo del "primo futurismo" periodo più creativo del movimento. A guerra finita il movimento diede vita alle associazioni dei Fasci Futuristi ed i suoi Manifesti politici influenzarono Mussolini così tanto che egli fece suoi molti dei punti programmatici, ed alla riunione dei Fasci dei combattenti il futuro duce si avvalse della collaborazione propagandistica dei futuristi, i quali a loro volta sperarono di veder attuate le loro rivendicazioni. Il futurismo politico era caratterizzato da atteggiamenti antimonarchici e anticlericali, e dall'idea di: "cancellare il fastidioso ricordo della grandezza romana, per sostituirla con una grandezza italiana cento volte maggiore". Proprio questi punti si rivelarono i maggiori motivi d'attrito tra i futuristi ed il futuro regime, che rinsaldò i rapporti con monarchia e clero, e ripropose al popolo un' estetica fatta di miti classici greci ed in particolar modo della Roma Imperiale. Già nel 1920 Marinetti e molti futuristi presero le distanze dal fascismo accusandolo di passatismo. Nonostante questa presa di posizione Mussolini tenne sempre un atteggiamento riguardoso nei confronti del suo leader e del movimento, promuovendolo ad arte di stato,e conferendo a Marinetti, nel 1929, la carica di Accademico d'Italia. Nel corso di tutti gli anni 20 e 30 il futurismo continuò la sua ricerca stilistica e comunicativa nell'arte, prodigandosi maggiormente nella danza, nel teatro sintetico, e nella culinaria. Sempre in quel decennio alcuni degli artisti del movimento tornarono a dedicarsi al classicismo, mentre altri diedero vita a nuovi stili e sperimentazioni. Con lo sviluppo dell'aviazione si diede vita all'aeropoesia e all' aeropittura, gli autori stimolati dai voli aeronautici riportavano su carta e su tela le sensazioni e le prospettive del volo aeronautico. Se si volesse cercare una data conclusiva dell'avventura futurista, essa potrebbe rinvenirsi nel 2 dicembre del 1944, all' unisono con la data di morte del suo fondatore. Nonostante un lunghissimo periodo di ostracismo messo in atto da critici poco accorti, che hanno ingiustamente legato il movimento d'avanguardia al fascismo in ogni sua componente, e che hanno erroneamente analizzato le dichiarazioni più provocatorie del futurismo in tema di maschilismo e militarismo, l'influenza futurista non ha mai cessato di esistere nell'arte e nella comunicazione mondiale. Non è azzardato affermare che la Pop Art, la musica elettronica, la pubblicità, la grafica, il linguaggio e la letteratura odierne debbano molto all'insegnamento futurista.






Papa Pio XII...chi era in breve il Papa Italiano della Seconda Guerra Mondiale!

Eugenio Pacelli nasce a Roma il 2 marzo 1876 da nobile famiglia. Il suo nome completo è Maria Giuseppe Giovanni Eugenio Pacelli. E' nipote di Marcantonio Pacelli, fondatore de "L'Osservatore Romano". Dopo esser stato consacrato sacerdote nel 1899, è assistente del Cardinale Gasparri dal 1904 al 1916. Con l'ausilio della posizione sociale della famiglia segue la carriera diplomatica: nel 1911 diviene sottosegretario e nel 1914 segretario agli Affari Straordinari di Stato. Papa Benedetto XV lo nomina Nunzio Apostolico in Bavaria nel 1917 e nella Repubblica di Weimar in Germania nel 1920. Papa Pio XI lo nomina Cardinale alla fine del 1929. Poi, diviene Segretario di Stato, carica che ricopre dal 1930 al 1938. In questi anni è grazie al suo operato che la Santa Sede negozia diversi concordati in molti stati europei per il sostegno di iniziative (scuole, ospedal, etc.) cattolcihe. Nel 1933 viene firmato a Roma un concordato anche con la Germania, guidata dal Cancelliere Adolf Hitler. Il fatto farà discutere a lungo per il riconoscimento internazionale che veniva fornito al regime nazista. Tuttavia i rapporti tra chiesa e nazismo non saranno sereni: nel 1937 la chiesa condannerà pubblicamente l'ideologia nazista con l'enciclica Mit Brennender Sorge di Papa Pio XI. Eugenio Pacelli viene eletto papa il 2 marzo 1939. Assume il nome di Pio XII. Il nuovo papa si preoccupa subito di contenere la minaccia di guerra che grava sull'Europa. Pio XII mantiene buoni rapporti con il governo italiano, tuttavia questi non sono sufficienti a distogliere il regime fascista dai suoi propositi. Verrà a lungo criticato per non aver preso posizione contro l'Olocausto nazista, anche se durante il conflitto la Chiesa proteggerà le vittime delle persecuzioni razziali, in particolare ebrei, facilitando la fuga dei rifugiati: durante il conflitto mondiale Pio XII organizza in Vaticano un ufficio d'informazioni per i prigionieri e i dispersi. Dichiara Roma "città aperta". Grazie all'impegno della sua azione gli viene attribuito l'appellativo di Defensor civitatis. Pio XII accoglie in Vaticano i rappresentanti dei partiti oppositori del regime e si adopera attivamente in difesa degli ebrei. Già durante il conflitto, ma soprattutto dopo la sua conclusione, Pio XII lotta con il massimo sforzo per liberare l'Italia dall'avanzata del comunismo. Nel 1948 con il suo aiuto e con il supporto dell'Azione Cattolica, il partito dei cattolici italiani, la Democrazia Cristiana vince, risparmiando alla nazione la triste esperienza dello stalinismo. Nel 1949 papa Pacelli minaccia di scomunicare i cattolici che intendono iscriversi al Partito Comunista Italiano e, a seguito delle persecuzioni nei confronti della Chiesa nei paesi dell'Europa dell'Est, scomunica i capi dei governi di Jugoslavia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Polonia. In ambito religioso durante il suo papato Pio XII ha svolto un'importante attività: pur lasciando ai princìpi la loro essenziale immutabilità, ne ha rivisto molti punti aggiornando opportunamente gli aspetti morali e disciplinari, con lo scopo di adeguarne la formulazione esterna ai progressi tecnici e scientifici. Tra i suoi documenti più noti vi sono le encicliche: Summi pontificatus, la prima, del 1939, in cui attacca energicamente qualsiasi forma di totalitarismo, la Divino Afflante Spiritu (1943), sui principi che devono informare i problemi della ricerca biblica specialmente di fronte alle nuove esigenze e ai progressi scientifici, e la Mystici Corporis (1943), la Mediator Dei, la Humani generis, la bolla papale Munificentissimus Deus (1950), che definisce il dogma dell'Assunzione di Maria Vergine in Cielo e delinea il progressivo affermarsi delle verità implicitamente contenute nella Rivelazione, la Sempiternus Rex (1951). Nel campo delle scienze Pio XII ha dato impulso alla Pontificia Accademia delle Scienze, e ordinato scavi sotto l'altare della confessione in San Pietro per rintracciare il sepolcro del primo pontefice romano. Sui problemi morali papa Pacelli ha avuto particolarmente a cuore la tutela del matrimonio come sacramento, e della santità della vita familiare, proponendola nei suoi numerosissimi discorsi ai giovani sposi con un decreto del Sant'Uffizio del 1944, e con un noto discorso alle ostetriche nel 1951. Nell'ambito del diritto canonico ha fatto pubblicare i libri De Matrimonio, De Iudicibus, De bonis, De religiosis, De verborum significatione del Codice per le Chiese Orientali. Venendo incontro alle nuove esigenze del mondo moderno, Pio XII ha permesso la celebrazione della Messa anche nelle ore vespertine e ha ridotto gli obblighi del digiuno eucaristico. Sotto il suo pontificato, papa Pio X fu elevato agli onori degli altari(1951), e San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena proclamati patroni d'Italia (1939). Eugenio Pacelli, papa pio XII, morì il 9 ottobre 1958. Gli succedette Papa Giovanni XXIII. Negli anni '90 è stato nominato Venerabile, come primo passo nel processo di beatificazione proposto da Papa Giovanni Paolo II. All'inizio del 2005 il quotidiano "Avvenire" ha affermato, sulla base della testimonianza del generale delle SS, Karl Friedrich Otto Wolff, che un piano di Hitler "meditato per anni e messo a punto nei dettagli" organizzava il rapimento di Pio XII perchè "antinazionalsocialista e amico degli ebrei", con l'obiettivo di cancellare il cristianesimo e sostituirgli la "nuova religione nazista": la documentazione che prova il fatto, verrà presa in considerazione per la beatificazione.


Martin Luther King...chi era in breve l'uomo del "sogno" Americano!

Meno di quaranta anni fa, in America, c'erano fontanelle pubbliche separate per bianchi e neri. A teatro, le balconate erano altrettanto separate e così i posti negli autobus pubblici. La lotta per cambiare queste condizioni e guadagnare la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi razza è stata la scelta di fondo della breve vita di Martin Luther King. Pacifista convinto e grande uomo del Novecento, Martin Luther King Jr. nasce il 15 gennaio 1929 ad Atlanta (Georgia), nel Profondo sud degli States. Suo padre era un predicatore della chiesa battista e sua madre una maestra. I King inizialmente vivono nella Auburn Avenue, soprannominata il Paradiso Nero, dove risiedono i borghesi del ghetto, gli "eletti della razza inferiore", per dirla con un'espressione paradossale in voga al tempo. Nel 1948 Martin si trasferisce a Chester (Pennsylvania) dove studia teologia e vince una borsa di studio che gli consente di conseguire il dottorato di filosofia a Boston. Qui conosce Coretta Scott, che sposa nel '53. A partire da quell'anno, é pastore della Chiesa battista a Montgomery (Alabama). Nel periodo '55-'60, invece, è l' ispiratore e l' organizzatore delle iniziative per il diritto di voto ai neri e per la parità nei diritti civili e sociali, oltre che per l'abolizione, su un piano più generale, delle forme legali di discriminazione ancora attive negli Stati Uniti. Nel 1957 fonda la "Southern Christian Leadership Conference" (Sclc), un movimento che si batte per i diritti di tutte le minoranze e che si fonda su ferrei precetti legati alla non-violenza di stampo gandhiano, suggerendo la nozione di resistenza passiva. Per citare una frase di un suo discorso: "...siamo stanchi di essere segregati e umiliati. Non abbiamo altra scelta che la protesta. Il nostro metodo sarà quello della persuasione, non della coercizione... Se protesterete con coraggio, ma anche con dignità e con amore cristiano, nel futuro gli storici dovranno dire: laggiù viveva un grande popolo, un popolo nero, che iniettò nuovo significato e dignità nelle vene della civiltà.". Il culmine del movimento si ha il 28 agosto 1963 durante la marcia su Washington quando King pronunci a il suo discorso più famoso "I have a dream...." ("Ho un sogno"). Nel 1964 riceve ad Oslo il premio Nobel per la pace. Durante gli anni della lotta, King viene più volte arrestato e molte manifestazioni da lui organizzate finiscono con violenze e arresti di massa; egli continua a predicare la non violenza pur subendo minacce e attentati. "Noi sfidiamo la vostra capacità di farci soffrire con la nostra capacità di sopportare le sofferenze.metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case nell' ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora. Fateci quello che volete e noi continueremo ad amarvi. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno noi conquisteremo la libertà, ma non solo per noi stessi: faremo talmente appello alla vostra coscienza e al vostro cuore che alla fine conquisteremo anche voi, e la nostra vittoria sarà piena. Nel 1966 si trasferisce a Chicago e modifica parte della sua impostazione politica: si dichiara contrario alla guerra del Vietnam e si astiene dal condannare le violenze delle organizzazioni estremiste, denunciando le condizioni di miseria e degrado dei ghetti delle metropoli, entrando così direttamente in conflitto con la Casa Bianca. Nel mese di aprile dell'anno 1968 Luther King si recò a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città (bianchi e neri), che erano in sciopero. Mentre, sulla veranda dell'albergo, s'intratteneva a parlare con i suoi collaboratori, dalla casa di fronte vennero sparati alcuni colpi di fucile: King cadde riverso sulla ringhiera, pochi minuti dopo era morto. Approfittando dei momenti di panico che seguirono, l'assassino si allontanò indisturbato. Erano le ore diciannove del 4 aprile. Il killer fu arrestato a Londra circa due mesi più tardi, si chiamava James Earl Ray, ma rivelò che non era stato lui l'uccisore di King; anzi, sosteneva di sapere chi fosse il vero colpevole. Nome che non poté mai fare perché venne accoltellato la notte seguente nella cella in cui era rinchiuso. Ancora oggi il mistero della morte dell'indimenticabile leader nero rimane insoluto. A lui sono oggi dedicate molte vie, piazze, poesie e canzoni; non ultima la famosissima "Pride - In the name of love" degli U2.


Nelson Mandela...chi è l'uomo forte che ha sconfitto l'apartheid in Sud Africa!

Un personaggio storico, una di quelle persone che in vita fanno già parte della leggenda, alla stregua di Mikhail Gorbaciov o Fidel Castro. Nelson Mandela infatti è il simbolo del Sud Africa, appellativo che si è conquistato in un'intera vita spesa alla lotta contro l'apartheid ed alla conquista della libertà per il suo popolo. Quello che ha sempre colpito in lui è la sua statura morale e la convinzione con cui ha vissuto la propria vita in favore degli altri. Figlio di un capo della tribù Thembu (e quindi, secondo il sistema di caste tribali vigente in Africa, di origini aristocratiche), Nelson Rolihlahla Mandela nasce il 18 luglio 1918. Dopo aver seguito gli studi nelle scuole sudafricane per studenti neri conseguendo la laurea in giurisprudenza, nel 1944 entra nella politica attiva diventando membro dell'ANC (African National Congress) guidando per anni campagne pacifiche contro il cosiddetto "Apartheid", ossia quel regime politico che favorisce, anche sul piano legale e giuridico, la segregazione dei negri rispetto ai bianchi. Del 1960 è l'episodio che segnerà per sempre la vita del leader nero. Il regime di Pretoria, durante quello che è conosciuto come "il massacro di Shaperville", elimina volontariamente e con una proditoria operazione 69 militanti dell'ANC. In seguito, mette al bando e fuorilegge l'intera associazione. Mandela, fortunatamente, sopravvive alla strage e riesce a fuggire. Raccolti gli altri esponenti rimasti in vita, dà vita ad una frangia militarista, decisa a rovesciare il regime e a difendere i propri diritti con le armi. Viene arrestato nel 1963 e dopo un procedimento durato nove mesi è condannato all'ergastolo. La più alta testimonianza dell'impegno politico e sociale di Mandela la si ritrova proprio nel discorso pronunciato di fronte ai giudici del tribunale, prima che questi pronunciassero il loro verdetto: "Sono pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e disperata sia la situazione per un africano in un carcere di questo paese. Sono stato in queste prigioni e so quanto forte sia la discriminazione, anche dietro le mura di una prigione, contro gli africani... In ogni caso queste considerazioni non distoglieranno me né altri come me dal sentiero che ho intrapreso. Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta. Più potente della paura per l'inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo paese... non ho dubbi che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che i criminali che dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo". Passano più di vent'anni e, malgrado il grande uomo sia costretto alla segregazione carceraria, lontano dagli occhi di tutti e dalle luci dell'opinione pubblica, la sua immagine e la sua statura crescono sempre di più nell'opinione pubblica e per gli osservatori internazionali. Il regime tiene Mandela in gattabuia ma è sempre lui il simbolo della lotta e la testa pensante della ribellione. Nel febbraio del 1985, cosciente di questo stato di cose e ben consapevole che ormai non si poteva più toccare un tale simbolo, pena la ribellione di vasti strati dell'opinione internazionale, l'allora presidente sudafricano Botha offre a Mandela la libertà purché rinneghi la guerriglia. In realtà, l'accusa di sovversione armata, l'accenno alla guerriglia appunto, è solo un modo per gettare discredito sulla figura di Mandela, prospettando il fatto che fosse di base un personaggio predisposto alla violenza. Ad ogni modo Mandela rifiuta l'offerta, decidendo di restare in carcere. Nel 1990 su pressioni internazionali e in seguito al mancato appoggio degli Stati Uniti al regime segregazionista, Nelson Mandela viene liberato. Nel 1991 è eletto presidente dell'Anc, movimento africano per la lotta all'apartheid. Nel 1993 è insignito del premio Nobel per la pace mentre l'anno dopo, durante le prime elezioni libere del suo paese (le prime elezioni in cui potevano partecipare anche i neri), viene eletto Presidente della Repubblica del Sudafrica e capo del governo. Resterà in carica fino al 1998. Nella sua breve vita politica ufficiale ha dovuto subire anche un'altra logorante battaglia. Trentanove case farmaceutiche intentarono un processo a Nelson Mandela portandolo in tribunale. L'accusa era quella di aver promulgato nel 1997 il "Medical Act", una legge che permetteva al Governo del Sud Africa di importare e produrre medicinali per la cura dell'Aids a prezzi sostenibili. A causa delle proteste internazionali che tale causa ha sollevato, le suddette multinazionali hanno poi deciso di desistere dal proseguire la battaglia legale. Sul piano della vita privata, il leader nero ha avuto tre mogli. Della prima consorte, sposata assai giovane, si sa ben poco. La seconda è la celebre Winnie, impalmata nel 1958 e diventata grazie alla sua strettissima unione con il marito sia in campo civile che politico, "madre della nazione africana". Durante gli anni difficili del marito è stata tuttavia travolta da scandali di vario tipo, dal sequestro di persona all'omicidio. Nel 1997 i due si sono ufficialmente separati, con tanto di divorzio legale. Mandela però, sebbene ottantenne, si è poi risposato con la cinquantenne Gracia, vedova del presidente del Mozambico, assassinato in un incidente aereo organizzato dai servizi segreti del regime segregazionista bianco. Nel giugno 2004, all'età di 85 anni, ha annunciato il suo ritiro dalla vita pubblica per passare il maggior tempo possibile con la sua famiglia. Il 23 luglio dello stesso anno, con una cerimonia tenutasi a Orlando (Soweto), la città di Johannesburg gli ha conferito la più alta onorificenza cittadina, il "Freedom of the City", una sorta di consegna delle chiavi della città.


Ahmad Shah Massoud...chi era in breve l'uomo forte dell'Afghanistan che lottava per la libertà contro i Talebani fondamentalisti!

Ahmad Shah Massoud, leader dell'Alleanza del Nord e combattente contro il regime dei Taliban è stato ucciso da terroristi suicidi il 9 settembre 2001, due giorni prima dell'attacco agli U.S.A. Ha difeso per anni la sua gente nella valle del Panjshir dalla follia dei Taliban, combattendo per un Islam democratico ed un Afghanistan libero. Nella logica dei Taliban il suo assassinio avrebbe dovuto impedire all'Alleanza del Nord di liberare il Paese con il prevedibile appoggio degli Stati Uniti. Per milioni di persone alla ricerca degli ultimi personaggi di avventura egli è stato una icona come Che Guevara: l'ideale romantico del guerriero intellettuale. Sembrava un poeta della beat generation, con il suo copricapo tipico delle popolazioni dell'Hindu Kush indossato sempre di traverso, ed una espressione esistenzialista negli occhi. Avrebbe voluto essere architetto quando, da adolescente, studiava al Liceo Francese di Kabul. Il destino lo ha voluto Mujahidin, combattente per la libertà dell'Afghanistan fino alla fine. Iniziò la lotta con solo 20 uomini, 10 kalashnikov, una mitragliatrice e due lancia-razzi. I riferimenti intellettuali erano: Mao Tse Tung, Che Guevara, Ho Chi Min, tattiche rivoluzionarie adattate alla situazione Afghana. Nel corso di poco più di venti anni ha sconfitto il dittatore afghano Muhammad Daoud e l'Armata Rossa dell'Unione Sovietica. L'essere sfuggito ad innumerevoli accerchiamenti dei più duri generali russi ed essere stato in grado di tenere in scacco le orde nere dei Taliban, può essere considerato da molti un miracolo. Ahamad Shah Massoud è stato una leggenda che è nata non a caso in una terra che ha visto passare figure mitiche come Alessandro (Eskandar) e Tamerlano (Timur). Il suo Islam era gentile come il sapore delle pesche del Panjshir, niente di simile alla versione demenziale dei Taliban. Secondo gli astrologi afghani avrebbe dovuto vivere altri 40 anni, ma così purtroppo non è stato. Gli sarebbe bastato molto meno per vedere un Afghanistan libero. Avrebbe avuto il tempo di dedicarsi finalmente alle partite a scacchi con gli amici ed alla lettura delle poesie persiane che tanto amava, nella sua casa nella valle che sembra la materializzazione di Shangri-La. Massoud dormiva meno di quattro ore per notte. Ufficialmente era il vice presidente dello Stato Islamico dell'Afghanistan, l'unico governo del paese, riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma che controllava solo il 10% del territorio. Con l'ausilio di un telefono satellitare e walkie-talky coordinava la lotta finanziata con i proventi della vendita di smeraldi e lapislazuli estratti dalle miniere della sua valle. Nei rari momenti di sosta tornava a casa dalla moglie e dai quttro figli soffermandosi nella sua libreria contenente più di 3000 volumi di cui molti antichissimi. In tutto il Panjsher, Massoud era riverito come un Lord feudale, quasi come un re. Il più profondo contrasto tra la sua concezione dell'Islam e quella dei Taliban riguardava la condizione femminile, su questo argomento si trovava spesso in contrasto anche con gli altri leader dell'Alleanza del Nord. Il suo sogno era quello di costruire una università nel Panjshir, soprattutto per dare la possibilità alle donne afgane di studiare, avere un ruolo attivo nel governo del paese e dare inizio ad una emancipazione dal ruolo che tradizionalmente è a loro riservato in Afghanistan. In una intervista fu chiesto a Massoud come vedeva il futuro: "Per essere onesto, mi piacerebbe passare il resto della vita a ricostruire il mio paese". E' oggi compito di tutti gli Afghani, superando le divisioni etniche e tribali, realizzare il suo sogno.


ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!