PALERMO - E’ una mail che gira in perfetto stile “catena di Sant’Antonio”. Le immagini sono di una crudezza indescrivibile: ritraggono un uomo asiatico che si nutre del corpicino di un neonato. Poi altri asiatici che acquistano cervello in scatola in un supermercato. La mail gira incontrollata anche sugli account di posta di bambini e di minorenni. Che potrebbero rimanerne segnati per sempre.
Qualche anno addietro venne fuori dal nulla una storia assurda che infiammò l’animo degli animalisti di mezzo mondo e sfondò le porte dei maggiori quotidiani che sulla storia versarono fiumi di inchiostro: erano gli anni dei “Bonsai Kittens”. Un sito web che pubblicizzava e vendeva gatti in bottiglia: inseriti nelle bottiglie appena nati e poi nutriti con sondini sino a che assumevano perfettamente la forma della bottiglia o del barattolo in cui erano stati costretti a svilupparsi. Poveri gatti deformi che suscitavano sentimenti di rabbia e di compassione. Il sito era perfetto: conteneva persino i feedback di acquirenti soddisfatti del loro acquisto.Per diverso tempo tutti abboccammo all’esca bene organizzata messa in piedi da un gruppo di studenti di una nota università americana i quali, proprio dal laboratorio di informatica dell’ateneo, avevano messo in piedi quel sito. Sino a che le autorità, pur avendo evidenziato e provato che si trattava solo di una boutade di pessimo gusto, oscurarono quel sito perchè risultava comunque lesivo della sensibilità di molti.Erano tutti montaggi e foto modificate al computer ma il loro impatto visivo era dirompente ed agghiacciante.Ma siccome al peggio non c’è fine, ecco che oggi compare qualcosa di ben più terribile.Un appello. Un appello per fermare il commercio di bambini morti, di neonati morti.A corredo dell’appello una serie di foto a dire poco disgustose delle quali vi risparmio la descrizione dettagliata: in breve, molto in breve, si tratta di un uomo asiatico che lava sotto il rubinetto un neonato morto prima di cucinarlo e di consumarlo come un qualsiasi pasto. L’uomo in questione sarebbe di Taiwan.Ora, stante che i diritti umani sono simili in tutti i paesi del mondo e che il cannibalismo, così come il commercio di esseri umani morti o vivi che siano, è penalmente sanzionato in tutto il mondo, gli elementi per ritenere che si tratti ancora una volta di uno scherzo di pessimo gusto ci sono effettivamente tutti : sicuramente c’è la speranza che si tratti di una boutade inquietante frutto della fantasia di una mente fortemente disturbata. Oltretutto la mail è scritta in spagnolo e tradotta in italiano approssimativo e contiene diversi refusi.Queste mail però girano indiscriminatamente e fuori da ogni controllo, valicano qualunque filtro e piombano sulle caselle di posta elettronica di chiunque: anche di bambini.L’esortazione intanto va ai genitori: controllate sempre le caselle di posta elettronica dei vostri figli. Difronte e certe immagini la psiche di un bambino non può rimanere indifferente: guai se lo facesse.Ma l’esortazione va anche alla polizia postale affinchè riesca ad individuare l’origine della mail per fermare gli autori e i diffusori di un tale spettacolo. Io, per conto mio, non intendo dare corpo alla catena e quindi non spedirò a nessuno la mail che io ho ricevuto: la lascio,a richiesta, a disposizione dell’autorità giudiziaria che intendo informare al più presto.Se poi la faccenda fosse vera allora la questione sarebbe molto più grave e molto più delicata: ma di questo, eventualmente si occuperanno gli inquirenti.Il compito di un giornalista, oltre a quello di cercare di capire dove la realtà cessi di essere realtà e diventi costruzione e finzione, è quello di informare: e l’informazione che posso qui dare è proprio quella di vigilare. Di fare molta attenzione ad internet perchè internet è uno strumento straordinario se usato con le dovute cautele e con la dovuta cognizione, ma anche uno strumento devastante che espone a migliaia di informazioni e di immagini inopportune, ricettacolo di varie perversioni e di vari disagi. Attenti tutti alle chat, adulti e ragazzi, e attenti alla corrispondenza: tra pedofili accertati e presunti cannibali la vita su internet si fa sempre più dura, specie per i più giovani. Ma non sono esenti neppure gli “scafati” nè le persone mature: sono storie frequenti di ordinaria tristezza quelle di uomini infettati dal virus dell’ HIV da donne disponibili ed accattivanti, nè sono rari i casi di altrettanti uomini rimasti in braghe di tela per aver assecondato vizi e passioni di tante donne che, anche se in modo camuffato, esercitano la prostituzione sulle chat. Altri sono caduti vittime di ricatti: registrati al telefono durante i tanto diffusi amplessi telefonici, o minacciati con compromettenti chat più o meno spinte “salvate” si sono visti disintegrare famiglie, carriere e reputazioni parallelamente all’azzeramento progressivo del conto in banca. Storie squallide di umana solitudine pagata a caro prezzo. Ma i giovanissimi sono i più vulnerabili e i più esposti: è a loro che non dovranno mai arrivare sulla casella di posta immagini di un uomo che divora un bambino con tanto di coltello e forchetta. Indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di una boutade. Non deve e non può accadere, in nessun caso. Alle forze dell’ordine il compito non certo facile di fermare la catena, spezzandola.
Qualche anno addietro venne fuori dal nulla una storia assurda che infiammò l’animo degli animalisti di mezzo mondo e sfondò le porte dei maggiori quotidiani che sulla storia versarono fiumi di inchiostro: erano gli anni dei “Bonsai Kittens”. Un sito web che pubblicizzava e vendeva gatti in bottiglia: inseriti nelle bottiglie appena nati e poi nutriti con sondini sino a che assumevano perfettamente la forma della bottiglia o del barattolo in cui erano stati costretti a svilupparsi. Poveri gatti deformi che suscitavano sentimenti di rabbia e di compassione. Il sito era perfetto: conteneva persino i feedback di acquirenti soddisfatti del loro acquisto.Per diverso tempo tutti abboccammo all’esca bene organizzata messa in piedi da un gruppo di studenti di una nota università americana i quali, proprio dal laboratorio di informatica dell’ateneo, avevano messo in piedi quel sito. Sino a che le autorità, pur avendo evidenziato e provato che si trattava solo di una boutade di pessimo gusto, oscurarono quel sito perchè risultava comunque lesivo della sensibilità di molti.Erano tutti montaggi e foto modificate al computer ma il loro impatto visivo era dirompente ed agghiacciante.Ma siccome al peggio non c’è fine, ecco che oggi compare qualcosa di ben più terribile.Un appello. Un appello per fermare il commercio di bambini morti, di neonati morti.A corredo dell’appello una serie di foto a dire poco disgustose delle quali vi risparmio la descrizione dettagliata: in breve, molto in breve, si tratta di un uomo asiatico che lava sotto il rubinetto un neonato morto prima di cucinarlo e di consumarlo come un qualsiasi pasto. L’uomo in questione sarebbe di Taiwan.Ora, stante che i diritti umani sono simili in tutti i paesi del mondo e che il cannibalismo, così come il commercio di esseri umani morti o vivi che siano, è penalmente sanzionato in tutto il mondo, gli elementi per ritenere che si tratti ancora una volta di uno scherzo di pessimo gusto ci sono effettivamente tutti : sicuramente c’è la speranza che si tratti di una boutade inquietante frutto della fantasia di una mente fortemente disturbata. Oltretutto la mail è scritta in spagnolo e tradotta in italiano approssimativo e contiene diversi refusi.Queste mail però girano indiscriminatamente e fuori da ogni controllo, valicano qualunque filtro e piombano sulle caselle di posta elettronica di chiunque: anche di bambini.L’esortazione intanto va ai genitori: controllate sempre le caselle di posta elettronica dei vostri figli. Difronte e certe immagini la psiche di un bambino non può rimanere indifferente: guai se lo facesse.Ma l’esortazione va anche alla polizia postale affinchè riesca ad individuare l’origine della mail per fermare gli autori e i diffusori di un tale spettacolo. Io, per conto mio, non intendo dare corpo alla catena e quindi non spedirò a nessuno la mail che io ho ricevuto: la lascio,a richiesta, a disposizione dell’autorità giudiziaria che intendo informare al più presto.Se poi la faccenda fosse vera allora la questione sarebbe molto più grave e molto più delicata: ma di questo, eventualmente si occuperanno gli inquirenti.Il compito di un giornalista, oltre a quello di cercare di capire dove la realtà cessi di essere realtà e diventi costruzione e finzione, è quello di informare: e l’informazione che posso qui dare è proprio quella di vigilare. Di fare molta attenzione ad internet perchè internet è uno strumento straordinario se usato con le dovute cautele e con la dovuta cognizione, ma anche uno strumento devastante che espone a migliaia di informazioni e di immagini inopportune, ricettacolo di varie perversioni e di vari disagi. Attenti tutti alle chat, adulti e ragazzi, e attenti alla corrispondenza: tra pedofili accertati e presunti cannibali la vita su internet si fa sempre più dura, specie per i più giovani. Ma non sono esenti neppure gli “scafati” nè le persone mature: sono storie frequenti di ordinaria tristezza quelle di uomini infettati dal virus dell’ HIV da donne disponibili ed accattivanti, nè sono rari i casi di altrettanti uomini rimasti in braghe di tela per aver assecondato vizi e passioni di tante donne che, anche se in modo camuffato, esercitano la prostituzione sulle chat. Altri sono caduti vittime di ricatti: registrati al telefono durante i tanto diffusi amplessi telefonici, o minacciati con compromettenti chat più o meno spinte “salvate” si sono visti disintegrare famiglie, carriere e reputazioni parallelamente all’azzeramento progressivo del conto in banca. Storie squallide di umana solitudine pagata a caro prezzo. Ma i giovanissimi sono i più vulnerabili e i più esposti: è a loro che non dovranno mai arrivare sulla casella di posta immagini di un uomo che divora un bambino con tanto di coltello e forchetta. Indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di una boutade. Non deve e non può accadere, in nessun caso. Alle forze dell’ordine il compito non certo facile di fermare la catena, spezzandola.
Alessandra Verzera
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