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mercoledì 12 settembre 2012

In Libia, dove oramai a nessuno interessa più, la pace sociale non esiste da quasi due anni, cioè da quando un manipolo di ribelli e dissidenti armati dall'Occidente decise di scatenare la violenza e la rivolta armata nelle città Libiche, rivolta che ha dato poi il là per l'attacco militare Francese prima, Anglo-Americano poi con l'approvazione dell'O.N.U. e dell'Unione Europea! Il tutto basato sulla demagogia, la menzogna, la propaganda populista e sulle falsità orchestrate apposta per scardinare il Regime quarantennale di Gheddafi, ucciso poi brutalmente dai ribelli a fine conflitto con il plauso e la felicità dei Servizi Segreti di mezzo Mondo! Chissà Gheddafi quanto aveva da dirci sui misteri della "guerra fredda" e sui Russi e Americani? Omicidio "providenziale" come la rivolta e la guerra civile manipolata e manovrata dall'esterno così come sta accadendo oggi alla Siria di Assad...la Massoneria Internazionale con l'avvallo dell'alta Finanza ha gettato le basi, da quel famoso 11 Settembre 2001, per costituire il Nuovo Ordine Mondiale basato sul Capitalismo sfrenato, lo sfruttamento indiscriminato di tutte le risorse naturali Mondiali con in testa il petrolio, al solo scopo di creare profitto e arricchimento per pochi a scapito di molti! Le fasce della popolazione Mondiale più povere ed i popoli più deboli saranno costretti a soccombere e lavorare "apparentemente liberi" ma in realtà schiavi del "Dio Denaro" sotto il comando dei "Paperoni" e dell'Elite che guiderà i Governi e le Economie di tutti i Paesi più ricchi del Pianeta Terra! Intanto il terrorismo di Al Qaeda, dopo Gheddafi, imperversa in tutto il paese che è crollato in mano al fondamentalismo Islamico piu' estremo; dopo Gheddafi solo caos, morte e distruzione...e questo solo grazie alla scelleratezza dell'Occidente e degli Stati Uniti che oggi hanno di nuovo pagato i loro errori con un ennesimo tributo di sangue! Era meglio prima, era meglio con Gheddafi...


Dove sono finiti tutti quelli che erano a favore dell'intervento armato in Libia? Ah già, i TG hanno smesso di parlare della Libia e quindi per loro la Libia non esiste più...ora però i TG parlano della Siria! È quella la nuova dittatura? Andiamo a portare la democrazia anche in Siria con la violenza, con la menzogna e l'anarchia armata così come è successo alla Libia di Gheddafi! Gli Illuminati e la Massoneria Mondiale, con l'appoggio dell'alta finanza, hanno dall'11 Settembre 2001 gettato le basi per costruire il Nuovo Ordine Mondiale costituito sull'arroganza,  sulla falsità e sul profitto sempre a spese dei più deboli e dei più poveri! Lo sfruttamento indiscriminato di petrolio e di tutte le risorse naturali mondiali ha avuto inizio già da tempo, appunto da quell'11 Settembre...l'avidità e l'egoismo umano non ha limiti!

Alexander Mitrokhin 

I 16 privilegi che il popolo Libico ha praticamente quasi perso, se non del tutto, dopo la guerra del 2011-2012...

Chi è convinto che il presupposto più importante della guerra mossa alla Libia sia stato il (non più) suo petrolio, forse ignora il fatto che essa era rimasta uno dei pochissimi Paesi al mondo in cui la moneta era emessa direttamente dallo Stato e non da banche private e poi prestata a strozzo allo Stato, come accade in tutti gli altri Paesi.
A titolo di cronaca, dopo la sottomissione di Iraq e Libia, gli unici tre Paesi al mondo in cui lo Stato è ancora padrone della moneta sono la Corea del Nord, Cuba e, guarda un po', l'Iran...

...e forse ignora anche il fatto che, in base ad un preciso comandamento islamico, non è (era?) consentito lucrare sui prestiti di denaro, neanche e soprattutto alle banche.
Ora, tenendo ben presente i veri motivi che hanno portato l'Occidente nella sua manifestazione più violenta a sottomettere militarmente un Paese, sovrano e pacifico, in quanto non allineato col suo costume criminale, ecco un elenco di privilegi che rende difficile credere come anche il meno felice cittadino libico sano di mente possa aver mai sognato di ribellarsi contro un governo capace di servire il suo popolo fino a questo punto. L'elenco è declinato al presente come buon augurio per l'immediato futuro del popolo libico anche se vi sono legittimi dubbi che tali "pericolosi" privilegi possano perdurare in un Paese ormai divenuto "democratico" all'occidentale...:

1 – Non vi è alcun bolletta elettrica in Libia; l’elettricità è gratuita per tutti i cittadini.

2 – Non vi è alcun interesse sui prestiti, le banche in Libia sono di proprietà dello Stato e i prestiti concessi a tutti i suoi cittadini hanno, a norma di legge, lo zero percento di interesse.

3 – Avere una casa è considerato un diritto umano in Libia.

4 – Tutti i novelli sposi in Libia ricevono  60 mila dinari (U.S. $ 50.000) da parte del governo per acquistare i loro primo appartamento contribuendo così all’avvio della famiglia.

5 – Istruzione e cure mediche sono gratuite in Libia. Prima di Gheddafi solo il 25 per cento dei libici erano alfabetizzati. Oggi, la cifra è dell’83 per cento.

6 – Se un libico volesse intraprendere una carriera agricola, riceverebbe terreni agricoli, una casa in campagna, attrezzature, sementi e bestiame per avviare la propria attività, il tutto gratuitamente.


7 – Se i libici non fossero riusciti a trovare il sistema medico o scolastico di cui avessero avuto bisogno (in Libia), ci sarebbero stati dei fondi governativi per andare all’estero e non solo, avrebbero ottenuto mensilmente US $ 2.300 / al mese per indennità di alloggio e auto.

8 – Se un libico compra una macchina, il governo sovvenziona il 50 per cento del prezzo.

9 – Il prezzo del petrolio in Libia è di $ 0,14 per litro.

10 – La Libia non ha un debito estero e le sue riserve monetari sono pari a $ 150 miliardi (ora congelate).

11 – Se un libico non è in grado di trovare lavoro dopo la laurea lo stato paga l’equivalente dello stipendio medio per la professione. (Ciò vale anche per le professioni per cui non serve una laurea).

12 – Una parte degli introiti derivanti dalla vendita del petrolio libico viene accreditato direttamente sui conti bancari di tutti i cittadini libici.

13 – Una madre che dà alla luce un bambino riceve 5.000 dollari USA.

14 – 40 pagnotte di pane in Libia costano $ 0,15.

15 – Il 25 per cento dei libici è laureato.

16 – Gheddafi rese possibile il più grande progetto mai sperimentato al mondo di irrigazione, conosciuto come il Great Manmade River project, al fine di rendere disponibile più facilmente l’acqua nella regione desertica.
 

Ucciso l'ambasciatore Usa in Libia, il Presidente Americano Barack Obama manda i marines!

Proteste a Bengasi per un film anti-Islam. Pronti anche i droni. Romney attacca: risposta debole!

12 Settembre 2012, ore 23:07
 
 
BENGASI - (LIBIA) - L'ombra di Al Qaida si allunga sulla morte dell'ambasciatore Usa in Libia Chris Stevens, ucciso ieri notte nell'assalto alla sede di rappresentanza statunitense a Bengasi. Con lui hanno perso la vita altri tre americani, un funzionario e due marines. Nell'attacco sono rimasti feriti altri cinque civili statunitensi e sono morti una decina di agenti di sicurezza libici.
La reazione di Washington e' durissima: si parla di atto ''oltraggioso'', e soprattutto, di almeno 200 marines che sono in viaggio per la Libia, come altre unita' di elite, chiamate ad assicurare la sicurezza a Tripoli e Bengasi, come in Afghanistan ed Egitto. Scioccato, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che appena ieri aveva ricordato le vittime delle Torri Gemelle, ha promesso che ''sara' fatta giustizia'' ma che i legami fra gli Stati Uniti e la Libia ''non si romperanno''. Gli Usa tuttavia non si sbilanciano per ora sulla matrice dell'attacco: fonti della Casa Bianca si sono limitate a parlare di "un attacco chiaramente complesso", senza citare al Qaida.
Annunciato intanto il ritiro dalla Libia di tutto il personale americano, mentre per le indagini scendono in campo Cia e Fbi, in stretto coordinamento con le autorita' libiche. Tutto e' iniziato con la protesta per un film anti-Maometto che gia' ieri aveva scatenato le proteste al Cairo, con dimostrazioni violente sfociate nell'assalto all'ambasciata nella capitale egiziana, condito con scritte come ''Osama bin Laden riposi in pace''. Ma la concomitanza con l'anniversario dell'11 settembre non puo' rimanere una semplice coincidenza, ne' tantomeno l'annuncio 'ufficiale' della morte di Abu al-Libi, il numero due di al Qaida ucciso in giugno che proprio ieri Ayman al Zawahiri, il successore di bin Laden, ha deciso di confermare.
La dinamica degli eventi di Bengasi e' ancora difficile da chiarire: secondo numerose testimonianze, una dimostrazione 'pacifica' contro il film su Maometto e' stata l'occasione per dar vita a un vero e proprio assalto, a colpi di armi automatiche, Rpg e mitragliatrici pesanti. I miliziani di Ansar al-Sharia, i 'partigiani della legge islamica', protagonisti negli ultimi mesi di numerosi episodi di intimidazione e violenza ''hanno bloccato tutte le strade di accesso alla sede Usa, e dicevano di voler uccidere tutti quelli che si trovavano dentro'', ha raccontato un testimone, appartenente a una brigata dei ribelli incaricata di mantenere l'ordine a Bengasi.
Il console italiano, Guido De Sanctis, che si trovava a poca distanza - e che stamani avrebbe dovuto incontrare proprio Stevens per ''fare il punto sulla situazione'' in vista dell'elezioni da parte del neonato Parlamento libico del nuovo premier - ha riferito di ''un gran botto, il caos'' e di una sparatoria intensa. Un confronto ''feroce'', andato avanti per ore e che, secondo le autorita' libiche, ha lasciato sul campo almeno 10 ribelli incaricati della sicurezza.
Ansar al-Sharia ha negato un coinvolgimento ''ufficiale'' nell'attacco, ma si e' congratulata con coloro che hanno portato a compimento l'attacco ''per difendere il profeta Maometto''.
Funzionari dell'amministrazione Usa, citate dalla Cnn, hanno parlato di un ''attacco pianificato da al Qaida'', nel quale la vicenda del film 'blasfemo' ha svolto solo un ruolo ''diversivo''.
Gli esperti anti-terrorismo collegano l'episodio all'uccisione di al-Libi, e a una vendetta di al Qaida: ''Gli estremisti sapevano che l'ambasciatore era nell'edificio'', spiegano alcune fonti.
Altri due americani, del corpo dei Marines, sarebbero stati uccisi invece in una ''casa'' dove alcuni impiegati della sede diplomatica erano stati ''messi al sicuro'' dopo il primo assalto al consolato.
Stevens e' il primo ambasciatore americano assassinato dal 1979, l'ultimo aveva perso la vita in Afghanistan. E Washington non esclude neppure l'uso dei droni per dare la caccia ai responsabili. I medici hanno provato a rianimarlo per oltre un'ora e mezza senza successo. E' morto per asfissia e i video e le foto che circolano sui suoi ultimi momenti sono atroci.
La condanna dell'assalto a Bengasi e' unanime: si sollevano i musulmani, la comunita' internazionale, a partire dalla stessa Tripoli. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano parla di ''vile atto terroristico'', il premier Mario Monti, come l'Onu, sottolinea la ''ferma condanna''. ''Orrore e sdegno per un gesto infame'', sono invece le parole di Giulio Terzi.
Ma il film su Maometto e l'arrivo dei Marines in Libia rischiano di creare nuove tensioni e violenze con i ribelli libici, anche quelli non legati all'Islam, che gia' parlano di ''invasione Usa!''

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
di Claudio Accogli
 

lunedì 3 settembre 2012

Perchè la Chiesa Cattolica non santifica la piccola Sarah Scazzi così come fece per Maria Goretti? Forse perchè oggi una Santa come Maria Goretti non serve piu'? Santa Maria Goretti fu utile alla Chiesa Cattolica per "manipolare" e "controllare" la vita intima e sentimentale delle giovani credenti e fedeli alla Religione Cristiana del tempo! Oggi magari una "Santa Sarah Scazzi" non servirebbe piu' ai loro "loschi e ambigui" scopi! Nell'era di Internet, dei Cellulari e dei PC, la Chiesa Cattolica si sente sempre di piu' debole e spiazzata! Ma la piccola Sarah Scazzi, uccisa brutalmente dallo Zio e dalla Cugina, magari per gli stessi motivi per cui fu uccisa la giovanissima Maria Goretti, si meriterebbe a sua volta il "titolo" e innalzata agli onori dell'altare di martire del Terzo Millennio, alla pari della povera Santa osannata da un secolo dalle giovani Pie dell'ambiente Cattolico Italiano e Internazionale!

SARAH SCAZZI "SANTA SUBITO"

Delitto di Avetrana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.    

Il delitto di Avetrana è un caso di omicidio avvenuto il 26 agosto 2010 ad Avetrana (TA) a danno della quindicenne Sarah Scazzi.

Per il delitto sono attualmente sotto processo davanti alla Corte d'assise di Taranto, la cugina Sabrina Misseri di 24 anni e la zia Cosima Serrano di 55 anni, con l'accusa di omicidio doloso aggravato[1] e lo zio Michele Misseri con l'accusa di occultamento di cadavere[2].

La vicenda ha avuto un grande rilievo mediatico in Italia, culminato nell'annuncio del ritrovamento del cadavere della vittima e dell'arresto dello zio in diretta sul programma Chi l'ha visto? dove era ospite la madre di Sarah[3].

Indice

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La scomparsa di Sarah [modifica]

Il 26 agosto 2010 venne denunciata dalla madre la scomparsa della quindicenne Sarah Scazzi, studentessa al secondo anno dell'istituto alberghiero, conosciuta in paese come una ragazzina timida e schiva. La ragazza era uscita di casa alle 14.30[4] per raggiungere casa della cugina Sabrina, distante poche centinaia di metri, e andare con lei e un'altra amica al mare; da quel momento vennero perse le tracce di Sarah, che non rispose più al telefono e scomparve nel nulla[4].

La scomparsa della giovane Sarah ha avuto un immediato ed enorme risalto mediatico[5]. Da principio l'attenzione dei media si concentrò sulla vita privata di Sarah, analizzando le sue abitudini e addirittura il suo diario segreto e il suo profilo di Facebook per capire quali fossero i motivi che l'avevano spinta alla fuga da casa[6]. La ragazza fu dipinta dai media come un'adolescente inquieta, che frequentava sul web ragazzi molto più grandi di lei[6] e capace di progettare la propria scomparsa per diventare famosa e poter finalmente fuggire da un paesino dove si annoiava e si sentiva oppressa e da una madre con cui frequentemente litigava[6].

Questa immagine fu sostenuta in particolare dalla cugina Sabrina nelle sue numerose apparizioni a Domenica Cinque, Uno Mattina, La vita in diretta[7], mentre la madre continuava a sostenere la tesi del rapimento.

Inizialmente le indagini della polizia furono orientate verso una fuga della ragazza[6] o su un sequestro[8] ad opera di un uomo che l'avrebbe adescata su Facebook[6]. Le ricerche della ragazza andarono avanti per tutto il mese di settembre[9], in un crescendo di interesse mediatico che vide la madre e i suoi familiari ospitati dalle principali trasmissioni televisive per lanciare appelli per il ritorno di Sarah a casa[10].

Dopo oltre un mese di ricerche, il 29 settembre venne ritrovato il cellulare di Sarah semibruciato in un campo poco distante dalla sua abitazione[9]. A ritrovarlo fu lo zio Michele Misseri, agricoltore, il quale con dolore e preoccupazione per tale scoperta, asserì di essere in grado di trovare la nipote, il che contribuì ad alimentare i sospetti che subito s'iniziò a nutrire su di lui. Peraltro, lo zio Michele Misseri e sua moglie Cosima Serrano, entrambi agricoltori, avevano praticamente cresciuto in casa loro la ragazza scomparsa, della quale parlavano come di una terza figlia. Entrambi erano apparsi ripetutamente in televisione esprimendo dolore e preoccupazione per la sparizione della nipote.

Le indagini e il processo [modifica]

Dopo un'altra settimana di ricerche, il 6 ottobre Misseri, dopo un interrogatorio di circa nove ore, confessò l'omicidio della nipote, indicando alle forze dell'ordine il luogo dove aveva nascosto il cadavere[9]. La notizia del ritrovamento del cadavere venne comunicata alla madre e ai familiari in diretta televisiva dalla trasmissione Chi l'ha visto?[3].

Nei giorni successivi Michele ritrattò la confessione iniziale diverse volte[11], finché il 15 ottobre confermò i sospetti degli inquirenti sul coinvolgimento della figlia Sabrina[11]. Il giorno seguente, dopo un interrogatorio di sei ore, Sabrina venne arrestata con l'accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio[12]. Il 21 ottobre il GIP di Taranto decise la convalida del fermo, basandosi anche sulla testimonianza dell'amica Mariangela Spagnoletti - la quale riferì che, vedendo la cugina in ritardo all'appuntamento, Sabrina Misseri pareva del tutto sconvolta ed in preda all'ansia, ripetendo che la ragazzina era stata certamente rapita e che occorreva avvertire immediatamente i Carabinieri - e sui rilievi del medico legale[13].

Dalle indagini emerse come il movente di Sabrina fosse la gelosia per le attenzioni che la cugina riceveva da Ivano Russo, un cuoco di Avetrana del quale Sabrina era innamorata. Secondo gli inquirenti, Sabrina si confidava con la cugina Sarah riguardo alla sua infatuazione per Ivano Russo ed al rifiuto di questi di allacciare una relazione sentimentale con lei. Proprio le continue insistenze di Sabrina, insieme ai pettegolezzi in paese, avrebbero portato alla definitiva rottura da parte di Ivano e acuito, così, l'astio di Sabrina verso Sarah, costituendo il movente dell'omicidio, maturato probabilmente a seguito di un acceso diverbio tra le ragazze, nella sera del 25 agosto alla vigilia della scomparsa di Sarah, in un pub del paese, davanti a numerosi testimoni[14].

Intanto Michele Misseri, avendo l'esame autoptico sul corpo di Sarah smentito il vilipendio di cadavere, ritrattò ancora la confessione iniziale dichiarando di non aver abusato del cadavere della nipote[15]. Il 6 novembre infine Misseri cambiò ulteriormente la versione attribuendo l'omicidio alla figlia e dichiarando di essere stato chiamato da Sabrina dopo la morte di Sarah per aiutarla ad occultarne il cadavere[16]. A seguito di queste ulteriori indagini l'accusa nei confronti di Sabrina è diventata di omicidio, mentre è caduta quella di sequestro di persona[14].

A seguire, il 26 maggio 2011 è stata arrestata Cosima Serrano, madre di Sabrina, con l'accusa di concorso in omicidio. Dall'analisi dei tabulati risulta, infatti, che il suo telefono cellulare avrebbe effettuato una chiamata dal garage, mentre la donna aveva dichiarato che quel pomeriggio non si era mai recata nel garage[17]. Circostanza poi suffragata dai Carabinieri del Ros in sede di deposizione all'udienza del 27 marzo 2012[18]. Cinque giorni dopo l'arresto è stato scarcerato Michele Misseri, poiché erano trascorsi i termini della custodia cautelare per il reato di soppressione di cadavere che gli viene contestato[2].

Le indagini preliminari si sono concluse il 1º luglio con l'incriminazione di 15 persone per reati che vanno dal concorso in omicidio, alla soppressione di cadavere, sequestro di persona, false dichiarazioni al Pm, alla soppressione di documenti, all’infedele patrocinio e all’intralcio alla giustizia[19].

Particolarmente controverse, infatti, sono state pure le vicende occorse ai rispettivi uffici legali: la difesa legale di Sabrina Misseri è affidata al noto avvocato penalista Franco Coppi[20], che entrava nel collegio difensivo[21] con gli avvocati Emilia Velletri e Vito Russo, successivamente costretti a rinunciare al mandato, ai sensi dell'art. 5 del Codice Deontologico Forense[22] , in quanto indagati nello stesso giudizio per soppressione di documenti, intralcio alla giustizia e favoreggiamento personale. Stessa sorte toccava all'avvocato difensore di Michele Misseri, costretto anch'egli a rimettere il mandato dopo essere stato indagato nel medesimo procedimento dell'assistito[23].

Nel novembre del 2011 l'avvocata Velletri, a seguito di giudizio abbreviato, veniva assolta dalle accuse per insussistenza del fatto, e l'avvocato Russo, che invece aveva optato per il rito ordinario, prosciolto in udienza preliminare da due capi di imputazione sempre per insussistenza del fatto-reato. Contemporaneamente, venivano assolti a seguito di abbreviato gli altri due avvocati imputati nello stesso processo, sempre con la formula dell'insussistenza del fatto[24][25].

Il processo si è aperto davanti alla Corte d'assise di Taranto il giorno 10 gennaio 2012, e vede come principali imputati Sabrina Misseri con l'accusa di omicidio doloso premeditato, la madre Cosima con l'accusa di concorso in omicidio e il padre Michele con l'accusa di soppressione di cadavere. A deporre sono state chiamate anche alcune amiche di Sabrina, che hanno riferito di com'era ossessionata dal ragazzo[26], tempestandolo di sms dal contenuto sessuale esplicito e di gelosia verso la cugina che - a suo dire - cercava di "rubarle" l'uomo[27]. Di rilievo è stata poi la testimonianza di Ivano Russo, che ha svelato di avere avuto una fugace relazione con l'imputata, prima di chiudere ogni rapporto poco prima della scomparsa di Sarah. Durante la deposizione il giovane, ripercorrendo la giornata della scomparsa di Sarah, ha inoltre spiegato che nella notte, mentre girava in auto con Sabrina per cercare la cugina, si diressero alla contrada Mosca - dove effettivamente fu rinvenuto il cadavere di Sarah - su indicazione di Sabrina, dopo che questa aveva parlato al telefono con la madre. Il ragazzo ha anche riferito che Sabrina utilizzava il cellulare della madre Cosima per chiamarlo perché «aveva il timore di essere intercettata»[28].

Il comune di Avetrana si è costituito parte civile[29].

Trasmissioni tv dedicate al delitto di Avetrana [modifica]

Note [modifica]

Bibliografia [modifica]

  • Antonio Giangrande, Sarah Scazzi, il delitto di Avetrana. Il resoconto di un avetranese. 2012
  • Boeri Mariella, La bambina di Avetrana, Edizioni Anordest, 2010, pp. 274.
  • Fumarola Domenico, Sarah Scazzi. La morte segreta, Calcangeli, 2011, pp. 66.


Santa Maria Goretti


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Santa Maria Goretti
Santa Maria Goretti

Maria Goretti, in un dipinto del 1929
Vergine e martire
NascitaCorinaldo, 16 ottobre 1890
MorteNettuno, 6 luglio 1902
Venerato daChiesa cattolica
CanonizzazionePiazza San Pietro in Vaticano, il 24 giugno 1950 da papa Pio XII
Santuario principaleSantuario della Madonna delle Grazie, Nettuno
Ricorrenza6 luglio
AttributiPalma
Patrono diLatina e dell'Agro pontino, della gioventù.
Maria Teresa Goretti (Corinaldo, 16 ottobre 1890Nettuno, 6 luglio 1902) è venerata come santa e martire dalla Chiesa cattolica. Vittima di omicidio a seguito di un tentativo di stupro da parte di un vicino di casa, fu canonizzata nel 1950 da papa Pio XII con il nome di santa Maria Goretti.

L'infanzia [modifica]

La famiglia Goretti, originaria di Corinaldo nelle Marche, era composta dai coniugi Luigi Goretti e Assunta Carlini, entrambi coltivatori diretti e dai loro sei figli (un settimo figlio, il primogenito, morì a pochi mesi).
La vita della giovane Maria, fino al suo omicidio, non fu diversa da quella dei figli di molti lavoratori agricoli che dovettero lasciare le proprie terre per cercare sostentamento altrove: analfabetismo, denutrizione, lavoro pesante fin dall'infanzia. La Goretti, deceduta poco prima di compiere 12 anni, era alta appena 1,38 m e, secondo il referto autoptico, appariva vistosamente sottopeso e presentava sintomi di malaria in fase avanzata[1].

L'omicidio [modifica]


La casa dove Maria Goretti fu uccisa
I Goretti, in cerca di una migliore occupazione, si trasferirono dapprima a Paliano (nei pressi di Frosinone). In seguito i Goretti si trasferirono con una famiglia amica, i Serenelli, alle Ferriere di Conca, oggi frazione di Latina, all'epoca compreso nel territorio comunale di Cisterna di Roma (l'attuale Cisterna di Latina), in provincia di Roma. Nel 1900, Luigi Goretti morì di malaria e la collaborazione coi Serenelli, anch'essi in difficoltà, si fece ancora più stretta.
Alessandro, secondogenito dei Serenelli, tentò diversi approcci di natura sessuale nei confronti dell'undicenne, che raggiunsero il culmine nell'estate del 1902: il 5 luglio, con la scusa di farsi rammendare dei vestiti, Alessandro attirò Maria in casa e tentò di violentarla. Di fronte alle grida ed ai tentativi di difendersi, la ferì più volte con un punteruolo. Al processo, confermando quanto detto ai carabinieri immediatamente dopo l'arresto, Serenelli confessò di aver preparato l'arma e di aver deciso di usarla qualora la bambina gli avesse opposto resistenza. Confessò inoltre che la decisione di uccidere Maria era stata in parte motivata dal desiderio di fuggire dalla vita intollerabile nei campi, nella convinzione che la vita in carcere fosse preferibile. È molto probabile che il giovane Alessandro, proveniente da una famiglia in cui numerosi membri avevano dato segni di squilibrio mentale e figlio di un padre alcolista, fosse in realtà impotente ed abbia ferito mortalmente la sfortunata vittima una volta resosi conto di non riuscire a mettere in atto lo stupro[1][2]. Maria, ancora cosciente, venne trasportata all'ospedale Orsenigo di Nettuno; la morte sopravvenne il giorno successivo per una setticemia conseguente ad un intervento chirurgico.
Le esequie vennero celebrate l'8 luglio 1902 nella cappella dell'ospedale[3], e il corpo della bambina tumulato nel cimitero comunale.

Il culto [modifica]

Già durante il Fascismo la devozione per Maria Goretti si diffuse tra gli strati più umili della popolazione, in particolare quelli rurali, appartenenti allo stesso mondo in cui la piccola martire era cresciuta. Lo stesso regime cercò di cavalcare la devozione popolare per favorire la nascita di un'icona cara ai contadini. Anche dopo la caduta del fascismo e della monarchia sabauda, negli anni cinquanta, l'immagine di Maria Goretti rimase popolare anche presso i non cattolici, al punto che il giovane dirigente comunista Enrico Berlinguer indicò nel coraggio e nella tenacia della piccola santa un esempio da imitare per le giovani militanti comuniste[4]. A partire dagli anni settanta, in periodo di affermazione del femminismo, la figura di Maria Goretti perse gradualmente popolarità, in quanto ritenuta dai non cattolici troppo legata a una visione tradizionale della donna, casta, votata alla maternità e al lavoro domestico.
L'11 dicembre 1949 la Congregazione delle Cause dei Santi riconobbe come miracolose due guarigioni attribuite all'intercessione di Maria Goretti: quella di Giuseppe Cupe (8 maggio 1947) e quella di Anna Grossi Musumarra da pleurite (11 maggio dello stesso anno). La canonizzazione avvenne sotto il pontificato di Pio XII, il 24 giugno 1950. Per la prima volta, nella millenaria storia della Chiesa, la cerimonia si svolse all'aperto in Piazza San Pietro a Roma, e vide la partecipazione anche della madre di Maria Goretti. Il giorno di commemorazione istituito fu il 6 luglio, anniversario della morte della Goretti. Secondo l'agiografia, la motivazione della proclamazione della sua santità furono in primo luogo il perdono concesso al suo uccisore che Maria effettuò poco prima di morire, perdono che condusse alla conversione di Alessandro Serenelli e poi alla decisione di entrare in convento dopo aver scontato 30 anni di carcere e, in secondo luogo, il proposito fatto a 11 anni, al momento di ricevere la prima comunione «di morire prima di commettere dei peccati»[5].
Il corpo e le reliquie di Maria Goretti sono conservati a Nettuno, nel Santuario di Nostra signora delle Grazie e di Santa Maria Goretti e a Corinaldo, in provincia d'Ancona, dove è visitabile anche la sua casa natale.
Nel 1953, il leader del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti propose Maria Goretti come modello di vita alle giovani comuniste facenti parte della FGCI, Federazione Giovanile Comunista Italiana.[6]

Il pentimento dell'assassino [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Alessandro Serenelli.
Alessandro Serenelli fu condannato a 30 anni di reclusione. Nel carcere giudiziario di Noto, dal 1902 al 1918, incoraggiato dal vescovo di Noto del tempo, Giovanni Blandini, maturò il pentimento e la conversione alla religione cattolica. Anni dopo Serenelli avrebbe raccontato di aver tentato una riconciliazione con la famiglia e la religione in seguito ad un sogno in cui la sua vittima gli offriva dei gigli che si trasformavano in fiammelle. Nel 1929, dopo 27 anni di reclusione, Serenelli fu scarcerato in anticipo per buona condotta e chiese il perdono dei familiari di Maria Goretti. La madre glielo accordò. Dopo tale episodio, Serenelli trascorse il resto della sua vita come giardiniere e portinaio in un convento di cappuccini a Macerata e morì il 16 maggio 1970, a 88 anni, in un convento di Macerata per le conseguenze di una frattura del femore provocata da una caduta.

Filmografia [modifica]

Bibliografia [modifica]

  • Beatificationis seu declarationis martyrii Mariae Goretti, Roma, 1938-1939 (atti della causa di beatificazione).
  • Compendium vitae virtutum ac miracolorum Beatae Mariae Theresiae Goretti, Typis Polyglottis Vaticani, 1950 (atti della causa di canonizzazione).
  • Giordano Bruno Guerri, Povera Santa, Povero Assassino. La vera storia di Maria Goretti, Bompiani, 1984. ISBN 978-88-452-6102-2. Il volume di Guerri suscitò una vivace polemica nella stampa, che portò all'istituzione, da parte della Congregazione per le Cause dei Santi, di un'apposita Commissione di studio, il risultato della quale è il volume A proposito di Maria Goretti: santità e canonizzazioni: atti della Commissione di studio istituita dalla Congregazione per le cause dei santi il 5 febbraio 1985, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1986.
  • Giovanni Alberti, Maria Goretti, Città Nuova Editrice, 1980. ISBN 88-8386-150-7.

Note [modifica]

  1. ^ a b Giordano Bruno Guerri, Povera santa, povero assassino. La vera storia di Maria Goretti, Milano, Bompiani 1985 - edizione aggiornata e integrata Bompiani, Milano, 2008.
  2. ^ Lo stesso Guerri, riporta che si ventilò l'ipotesi che il giovane, proveniente da una famiglia in cui numerosi membri erano stati internati in manicomio, fosse in realtà affetto da impotenza
  3. ^ oggi chiesa parrocchiale di Santa Barbara Vergine e Martire di Nettuno, conosciuta sotto il nome di chiesa della Divina Provvidenza
  4. ^ La causa di canonizzazione, seguita dal postulatore Mauro Liberati, è citata in bibliografia.
  5. ^ Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) Goretti Maria. www.150anni.it. URL consultato in data 23-aprile-2012.

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