PARIGI (FRANCIA) - MOSCA (RUSSIA - EX URSS) - WASHINGTON (USA) -
Che cosa lega tra
loro le tre capitali Washington, Mosca e Parigi? Un solo dato di
fatto, grazie ai Governi che hanno guidato queste cancellerie negli
ultimi 20 anni, la pace Mondiale è stata messa a rischio in maniera
ancora più' grave rispetto ai tempi della “Guerra Fredda” mentre
centinaia di migliaia di persone innocenti hanno perso la vita, ed
altrettanti sono stati rapiti, torturati, sequestrati, umiliati,
feriti gravemente a causa delle decine di guerre civili e rivolte
armate che sono state scatenate a causa delle scelte sbagliate e
scellerate di una politica che mirava solo ad arricchire senza
ritegno le caste dei potenti e dell'alta finanza a discapito della
pace sociale e dei popoli piu' poveri e sfortunati.
Lo sfruttamento indiscriminato delle foreste, del
petrolio, delle risorse idriche e naturali del mondo, in special modo
delle zone più' ricche dell'Africa e dell'Asia Centrale, è stata la
priorità assoluta dei piani dei Governi che sono stati guidati dai
guerrafondai George Bush Senior e George Bush Junior negli Stati
Uniti d'America; da Mikhail Gorbaciov nell'ex Unione Sovietica che
grazie alla sua politica scellerata, da doppio-giochista e da
traditore, ha aperto la strada alla mafia in mezza Europa dell'Est
causando povertà, miseria, umiliazione, intolleranza che ha
scatenato decine di guerre civili sanguinose e rivolte armate
violente; infine come non dimenticare l'ex Presidente Francese
Nicolas Sarkozy, grazie alla sua mania di grandezza, grazie alla sua
politica avventata, per tentare di essere rieletto all'Eliseo e
cercare di scalare di nuovo la popolarità tra gli elettori Francesi,
ha scatenato la guerra in Libia contro Gheddafi basata sulla menzogna
e sulla propaganda populista; ancora oggi la Libia da un paese
civile, ordinato, laico, si è trasformato in un ennesimo eterno
Afghanistan, un paese in preda alla distruzione, alla violenza, alla
morte e alla povertà assoluta, l'assassinio dell'Ambasciatore
Americano a Bengasi l'11 Settembre 2012 lo sta a dimostrare.
Io dunque ritengo che questi Capi di Stato debbano
essere trattatati alla stregua dei leader da loro imprigionati,
processati, massacrati e assassinati come Saddam Hussein o Muammar Gheddafi (anche per nascondere tanti
segreti diplomatici e tanti scheletri nell'armadio ante e post-guerra
fredda) cioè io invoco il Tribunale Penale Internazionale dell'Aia
affinché vengano processati per “gravi crimini commessi contro
l'umanità e contro la natura, per aver messo in serio pericolo la
pace mondiale e sociale tra i popoli della terra, per aver agito in
base ai propri interessi personali e d'élite, a discapito dei popoli
più deboli e più poveri, per aver causato guerre civili e rivolte
armate sulla base di una propaganda menzognera e populistica,
ipocrita e mendace!”
Centinaia di migliaia di bambini, vecchi, donne,
uomini, ragazzi e ragazze adolescenti hanno perso la vita
inutilmente, e molti oggi sono ancora shoccati e traumatizzati;
centinaia di migliaia di città sono state semi-distrutte, molte
opere d'arte tramandateci dall'antichità sono andate perse per
sempre, intere popolazioni e nazioni vivono ancora oggi in balia
delle guerre e delle rivolte armate violente, proprio là dove dieci
e venti anni fa regnava la pace, l'ordine, la legge...
Alexander Mitrokhin
ECCO LA LISTA DELLE GUERRE CIVILI
CAUSATE DALLA POLITICA FALLIMENTARE E DOPPIOGIOCHISTA
DI MIKHAIL GORBACIOV NELL'EX UNIONE SOVIETICA
Riguardo alle libertà politiche all'interno delle ex repubbliche sovietiche, i Paesi sono divisi come segue:
- Estonia, Lettonia, Lituania e Ucraina sono nazioni "libere", ormai fortemente orientate verso i paesi occidentali.
- (nella lista del 2005 l'Ucraina era registrata come parzialmente libera.)
- Armenia, Georgia, Kirghizistan, e Moldavia sono nazioni "parzialmente libere"
- Russia, Bielorussia, Azerbaigian e le quattro nazioni dell'Asia Centrale (Uzbekistan, Turkmenistan, Tagikistan, e Kazakistan) sono registrate come "non libere", mentre il Turkmenistan in particolare si è posizionata all'ultimo posto ed è stata segnalata come uno degli otto regimi più repressivi dell'anno.
In modo simile, il Worldwide Press Freedom Index, pubblicato da
Reporters Without Borders, ha registrato i paesi secondo la
libertà di stampa:
È stato notato che diversi stati post-sovietici non hanno cambiato leadership a partire dalla loro indipendenza, come
Islom Karimov in Uzbekistan e
Nursultan Nazarbaev in Kazakistan. Tutti questi avevano in origine mandati a termine, ma attraverso decreti o referendum prolungarono la loro permanenza in carica (una pratica seguita anche dal Presidente della
Bielorussia Aleksandr Lukašenko).
Askar Akaev del
Kirghizistan ha, in modo simile, svolto la carica di Presidente a partire dall'indipendenza della nazione finché è stato obbligato a dimettersi a seguito della rivoluzione del
2005.
Saparmyrat Nyýazow in Turkmenistan ha governato dall'indipendenza fino alla morte nel
2006, creando un
culto della personalità intorno a se stesso.
Il problema della successione dinastica è stato un altro elemento che ha affetto le politiche di alcuni stati post-sovietici, con
Ilham Aliyev che è divenuto Presidente dell'Azerbaigian dopo la morte del padre
Heydar Aliyev, e teorie sui figli di alcuni leader dell'
Asia centrale che sono stati scelti per la successione.
[2] La partecipazione del figlio e della figlia di Akayev nelle elezioni parlamentari kirghize del 2005 ha suscitato paure di successione dinastica, e potrebbe aver contribuito al clima anti-Akayev che ha portato al suo rovesciamento.
Conflitti separatisti
Gran parte dei conflitti militari verificatisi negli stati post-sovietici hanno avuto a che fare con desideri
separatisti dei territori con differenti caratteristiche etniche o religiose, diverse da quelle della maggioranza della popolazione dello stato. Tali territori e i conseguenti conflitti militari sono finora stati:
Tra queste regioni, solo due sono state pienamente reincorporate nelle loro rispettive nazioni. L'Agiara è stata riannessa alla Georgia e il conflitto è terminato pacificamente. Il leader separatista
Aslan Abashidze è scappato in Russia, dove gli è stato concesso
asilo. La Repubblica Autonoma Talysh-Mughan è stata velocemente abbattuta dopo l'ascesa di Heydər Əliyev. Il suo leader, il colonnello
Alakram Alekper Gumbatov fu arrestato; la regione è oggi integrata nell'Azerbaigian, ma è divisa in
rajoni separati e non ha autonomia.
La Cecenia è stata coinvolta in due guerre, causate dai desideri delle forze separatiste di rendersi indipendenti dalla Russia, e il conflitto tra separatisti e federalisti continua tuttora. Attualmente, la posizione ufficiale della Cecenia è di repubblica, parte della
Federazione Russa. Allo stesso tempo esiste un governo separatista auto-proclamato, non riconosciuto da alcuno stato.
Esiste un movimento separatista nel Daghestan, i membri del quale hanno combattuto con i ribelli ceceni durante il raid del
settembre 1999. Tuttavia, quell'attacco fu subito sedato dalle forze armate russe con l'aiuto di alcuni abitanti locali che consideravano l'attacco ceceno un'invasione piuttosto che una liberazione.
La Transnistria, l'Abcasia e l'Ossezia del Sud, invece, hanno raggiunto un'indipendenza
de facto, che non è tuttavia riconosciuta da nessun altro paese del mondo — esiste ancora una presenza militare russa in tutti e tre i territori.
Nagorno-Karabakh ha anche raggiunto l'indipendenza de facto, con le truppe armene che esercitano il controllo di tutto il territorio e di alcune parti dell'Azerbaigian. Dal
1994 queste quattro regioni hanno effettuato accordi di mutua assistenza, e i loro leader hanno ripetuto diverse volte le promesse.
[3][4] [5]
I conflitti separatisti sono talvolta chiamati "conflitti congelati", in quanto i massacri di massa si sono calmati, ma esistono tuttora sentimenti e opinioni che continuano ad essere tramandati alle nuove generazioni.
Guerre civili
Le
guerre civili non collegate a movimenti separatisti verificatesi in queste regioni sono:
Rivoluzioni colorate
Dal
2003, si sono verificate diverse
rivoluzioni colorate pacifiche in alcuni stati post-sovietici, dopo elezioni fortemente contestate; le proteste popolari hanno riportato al potere l'ex opposizione.
Problemi delle popolazioni russe
Esiste una significativa popolazione russofona negli stati post-sovietici, la cui posizione politica di minoranza etnica varia da paese a paese. Mentre
Bielorussia,
Kazakistan e
Kirghizistan hanno mantenuto la
lingua russa come
lingua ufficiale, tale lingua ha perso il suo status in altri stati post-sovietici dopo la fine dell'
Unione Sovietica.
Negli
stati baltici, oggi nazionalisti comprensibilmente per la pesante occupazione sovietica subita per quasi cinquant'anni e la forzata
russificazione nel passato, i russi locali sono considerati come "
occupanti". Non volendo imparare le lingue locali, agli slavi è stata negata loro la cittadinanza automatica dopo la
dissoluzione dell'Unione Sovietica.
La guerra americana per il dominio globale
Siamo nella congiuntura della più grave crisi nella storia moderna?
L’amministrazione Bush si è imbarcata in un’avventura militare che minaccia il futuro dell’umanità. Le guerre in Afghanistan ed Iraq fanno parte di una più ampia agenda militare che venne lanciata alla fine della Guerra Fredda. L’agenda di guerra in corso è una continuazione della Guerra del Golfo e delle guerre della NATO in Jugoslavia (1991-2001). Anche il periodo successivo alla Guerra Fredda è stato segnato da numerose operazioni segrete di intelligence all’interno dell’ex Unione Sovietica che furono strumentali nello scatenare guerre civili in diverse delle ex repubbliche, comprese la Cecenia (nella Federazione Russa), la Georgia e l’Azerbaijan. Nell’ultima, tali operazioni segrete furono lanciate con la prospettiva di rendere sicuro il controllo strategico sui corridoi delle pipeline del petrolio e del gas. Le operazioni militari e di intelligence USA post Guerra Fredda furono condotte in stretto coordinamento con le “riforme di libero mercato” imposte sotto la tutela dell’FMI in Europa orientale, nell’ex Unione Sovietica e nei Balcani, che risultarono nella destabilizzazione delle economie nazionali e nell’impoverimento di milioni di persone. I programmi di privatizzazione patrocinati in questi paesi dalla Banca Mondiale permisero al capitale occidentale di acquisire la proprietà e di guadagnare il controllo di una grande parte dell’economia nei paesi dell’ex blocco orientale. Questo processo è anche alla base delle fusioni e/o scalate strategiche nelle industrie petrolifere e del gas ex sovietiche da parte di potenti conglomerate occidentali, attraverso pratiche di manipolazione e corruzione politica. In altre parole, ciò che è in gioco nella guerra degli USA è la ricolonizzazione
di una vasta regione che si estende dai Balcani all’Asia centrale. Lo spiegamento della macchina da guerra americana ha lo scopo di allargare la sfera di influenza economica dell’America. Gli USA hanno instaurato una presenza militare permanente non soltanto in Iraq ed Afghanistan, hanno basi militari in diverse delle ex repubbliche sovietiche alla frontiera occidentale della Cina. A sua volta, dal 1999, vi è stato un incremento della presenza militare nel Mar Cinese Meridionale. La guerra e la globalizzazione procedono assieme.
La militarizzazione sorregge la conquista di nuove frontiere economiche e l’imposizione mondiale del “libero mercato”.
La prossima fase della guerra L’amministrazione Bush ha già identificato la Siria come il prossimo stadio della “mappa di guerra”. Il bombardamento di presunte ‘basi terroriste in Siria da parte dell’aeronautica israeliana in ottobre era intesa a fornire una giustificazione per un successivo intervento militare preventivo. Ariel Sharon ha lanciato gli attacchi con l’approvazione di Donald Rumsfeld. (V. Gordon Thomas, Global Outlook, No. 6, Winter 2004) Tale programmata estensione della guerra alla Siria ha serie implicazioni. Significa che Israele diventa un importante attore militare nella guerra USA ed anche un membro ‘ufficiale della coalizione angloamericana. Il Pentagono vede il ‘controllo territorialè della Siria, che costituisce un ponte di terra tra Israele e l’Iraq occupato, come ‘strategico da una prospettiva militare ed economica. Esso costituisce anche un modo per controllare il confine iracheno e piegare il flusso di combattenti volontari che vanno a Baghdad per unirsi al movimento di resistenza iracheno. Tale allargamento del teatro di guerra è conforme al piano di Ariel Sharon di costruire un ‘Grande Israelè “sulle rovine del nazionalismo palestinese”. Mentre Israele cerca di estendere il proprio dominio territoriale verso il fiume Eufrate, con aree designate per insediamenti giudei in terra siriana, i palestinesi vengono imprigionati a Gaza e nella West Bank dietro un ‘Muro dell’apartheid’. Nel frattempo, il Congresso USA ha rafforzato le sanzioni economiche contro Libia ed Iran. Washington accenna anche alla necessità di un ‘cambio di regimè in Arabia Saudita. Stanno aumentando le pressioni politiche in Turchia. Dunque, la guerra potrebbe veramente propagarsi ad una regione molto più ampia che si estende dal Mediterraneo orientale al subcontinente indiano ed alla frontiera occidentale della Cina.
L’utilizzo “preventivo” di armi nucleari Washington ha adottato una politica nucleare “preventiva” di primo colpo che ha ora ricevuto l’approvazione del Congresso.
Le armi nucleari non sono più un’arma di ultima istanza come durante l’era della Guerra Fredda. Gli USA, la Gran Bretagna ed Israele hanno una politica coordinata delle armi nucleari.
Le testate nucleari israeliane sono puntate sulle principali città del Medio Oriente.
I governi dei tre paesi hanno tranquillamente dichiarato apertamente, prima della guerra in Iraq,
che sono pronti ad usare armi nucleari “se vengono attaccati” con le cd “armi di distruzione di massa”.
Israele e la quinta potenza nucleare al mondo. I
l suo arsenale nucleare è più avanzato di quello della Gran Bretagna. Appena poche settimane dopo l’arrivo dei marines USA a Baghdad, la Commissione Forze Armate del Senato USA ha dato luce verde al Pentagono per lo sviluppo di una nuova bomba atomica tattica da essere usata in teatri di guerra convenzionali, “con un carico [di fino a] sei volte più potente della bomba di Hiroshima”. In seguito alla decisione del Senato il Pentagono ha ridefinito i particolari della sua agenda nucleare in una riunione segreta con importanti dirigenti dell’industria nucleare e del complesso militare-industriale tenuta al QG del Comando Centrale alla base aerea di Offutt in Nebraska. La riunione si è tenuta il 6 agosto, il giorno in cui 58 anni fa venne sganciata su Hiroshima la prima bomba atomica. La nuova politica nucleare coinvolge esplicitamente nel processo decisionale i grandi fornitori della difesa. E’ equivalente alla “privatizzazione” della guerra atomica. Le aziende non soltanto mietono profitti multimiliardari dalla produzione di bombe atomiche, ma hanno anche una voce in capitolo nello stabilire l’agenda che riguarda l’utilizzo e lo spiegamento delle armi nucleari. Nel frattempo, il Pentagono ha scatenato una grande campagna di propaganda e pubbliche relazioni incentrata a sostenere l’uso delle armi atomiche per la “difesa del territorio americano”. Pienamente appoggiate dal Congresso USA, le miniatomiche vengono considerate essere “sicure per i civili”. Questa nuova generazione di armi nucleari è messa in lista per venire utilizzata nella prossima fase di questa guerra, in “teatri di guerra convenzionali” (cioè nel Medio Oriente ed in Asia Centrale) assieme alle armi convenzionali. Nel dicembre del 2003 il Congresso USA ha stanziato 6,3 miliardi di dollari solamente per il 2004 per lo sviluppo di questa nuova generazione di armi nucleari “difensive”. Il bilancio annuale totale della difesa è dell’ordine di 400 miliardi di dollari, approssimativamente la stessa grandezza del PIL della Federazione Russa. Mentre non vi sono prove certe dell’uso di miniatomiche nei teatri di guerra iracheno ed afgano, i test condotti dall’Uranium Medical Research Center (UMRC) canadese in Afghanistan confermano che le radiazioni tossiche registrate non sono attribuibili alle munizioni ad uranio impoverito (DU) di ‘metallo pesante’, ma ad un’altra forma non identificata di contaminazione da uranio: “erano stati usati alcuni tipi di armi all’uranio (…) I risultati sono stati sorprendenti: i donatori presentavano concentrazioni di isotopi di uranio tossico e radioattivo tra 100 e 400 volte maggiori che tra i veterani della Guerra del Golfo controllati nel 1999″. www.umrc.net
La pianificazione della guerra La guerra all’Iraq è stata pianificata almeno dalla metà degli anni ’90. Un documento della sicurezza nazionale dell’amministrazione Clinton dichiarava abbastanza chiaramente che l’obiettivo della guerra era il petrolio. Un ininterrotto, sicuro accesso al petrolio “per proteggere gli Stati Uniti”. Nel settembre del 2000, pochi mesi prima dell’arrivo di George W. Bush alla Casa Bianca, il Project for a New American Century (PNAC) pubblicava il suo piano per il dominio globale dal titolo “Rebuilding America’s Defenses.” Il PNAC è un istituto neoconservatore collegato alle istituzioni della difesa e dei servizi segreti, al partito repubblicano ed al potente Council on Foreign Relations
(CFR), che gioca un ruolo dietro le scene nella formulazione della politica estera USA. L’obiettivo dichiarato del PNAC è molto semplice: “Combattere e vincere decisivamente in multipli, simultanei teatri di guerra”. Tale dichiarazione indica che gli USA progettano di essere coinvolti simultaneamente in diversi teatri di guerra in differenti regioni del mondo. Il vicesegretario della difesa Paul Wolfowitz, il segretario della difesa Donald Rumsfeld ed il vicepresidente Dick Cheney avevano commissionato il progetto del PNAC prima delle elezioni presidenziali. Il PNAC delinea una mappa per la conquista. Esso chiede la “imposizione diretta di basi avanzate USA attraverso l’Asia centrale ed il medio Oriente” con lo sguardo ad assicurare il dominio economico del mondo, strangolando tutti i potenziali “rivali” od ogni possibile alternativa alla concezione americana di economia di “libero mercato”. (V. Chris Floyd, Bush’ Crusade for empire, Global Outlook, No. 6, 2003)
Il ruolo degli “eventi produttivi di numerose vittime” Il piano del PNAC delinea anche una corrispondente struttura di propaganda di guerra. Un anno prima dell’11/9, il PNAC invocava “un evento catastrofico e catalizzante, tipo una nuova Pearl Harbor”, che sarebbe servito a galvanizzare l’opinione pubblica degli USA a sostegno dell’agenda di guerra. (V. http://www.globalresearch.ca/articles/NAC304A.html) Pare che gli architetti del PNAC abbiano anticipato con cinica precisione l’uso degli attentati dell’11 settembre come “un incidente a pretesto per la guerra”. Il riferimento del PNAC ad “un evento catastrofico e catalizzante”echeggia una simile dichiarazione di David Rockefeller al Consiglio Economico delle Nazioni Unite del 1994: “Siamo sull’orlo di una trasformazione globale. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la giusta grande crisi e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale”. Simili le parole di Zbigniew Brzezinski nel suo libro ‘The Grand Chessboard’: “Si potrebbe trovare più difficile costruire un consenso sulle materie di politica estera [in America], eccetto in circostanze di una minaccia esterna diretta veramente enorme e ampiamente avvertita”.
Zbigniew Brzezinski, che era Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Jimmy Carter è stato uno degli architetti chiave della rete di Al Qaeda, creata dalla CIA all’inizio della guerra sovietico-afgana (1979-1989). L’”evento catastrofico e catalizzante”, come dichiarato dal PNAC, è una parte integrante della pianificazione militare-intelligence USA.
Il generale Franks, che ha guidato la campagna militare in Iraq, ha recentemente rilevato (ottobre 2003) al ruolo di un “evento produttivo di numerose vittime” per trovare sostegno all’imposizione di un governo militare in America. (V. General Tommy Franks calls for Repeal of US Constitution, November 2003, http://www.globalresearch.ca/articles/EDW311A.html). Franks identifica lo scenario preciso con il quale verrà istituito il governo militare:
“[avverrà] un fatto di terrorismo produttivo di numerose vittime da qualche parte nel mondo occidentale – potrebbe essere negli StatiUniti d’America – che provoca la messa in discussione della nostra Costituzione da parte della nostra popolazione e l’inizio della militarizzazione del nostro paese per evitare che si ripeta un altro evento produttivo di numerose vittime”. (Ibid) Questa dichiarazione da parte di un individuo che è stato attivamente coinvolto nella pianificazione militare e di intelligence ai più alti livelli suggerisce che la “militarizzazione del nostro paese” è un’ipotesi operativa in corso.
E’ parte del più vasto “consenso di Washington”. Identifica la “roadmap” di guerra dell’amministrazione Bush e la “Homeland Defense.”. Non vi è bisogno di dire che è anche una parte integrale dell’agenda neoliberista.
Il “fatto di terrorismo produttivo di numerose vittime” viene presentato dal generale Franks come un punto di svolta politico cruciale. Le risultanti crisi ed agitazioni sociali sono intese a facilitare un importante spostamento
nelle strutture politiche, sociali ed istituzionali degli USA. La dichiarazione del generale Franks riflette il consenso dei militari USA su come i fatti dovrebbero dispiegarsi. La “guerra al terrorismo”
deve fornire la giustificazione per revocare il governo della legge, in definitiva con la prospettiva “preservare le libertà civili”. L’intervista di Franks suggerisce che un attacco terroristico patrocinato da al Qaeda verrà utilizzato come un “meccanismo a grilletto” per un colpo di stato militare in America. L’”evento tipo Pearl Harbor” del PNAC verrebbe usato come giustificazione per dichiarare lo stato d’emergenza che porta alla costituzione di un governo militare. Sotto molti aspetti, negli USA la militarizzazione delle istituzioni civili dello stato è già in funzione sotto la facciata di una democrazia fasulla.
La propaganda di guerra In seguito agli attentati dell’11 settembre al World Trade Center, il segretario alla difesa Donald Rumsfeld ha creato l’Office of Strategic Influence (OSI), o “Ufficio della disinformazione”, come è stato etichettato dai suoi critici:
“Il Dipartimento della Difesa ha detto che hanno bisogno di farlo, e stavano realmente per impiantare notizie false in paesi stranieri, come sforzo per influenzare l’opinione pubblica mondiale. (Intervista con Steve Adubato, Fox News, 26 dicembre 2002.) All’improvviso l’OSI venne formalmente sciolto in seguito alle pressioni politiche ed a “fastidiose” notizie dei media che “il suo scopo era di mentire deliberatamente per portare avanti gli interessi americani”. (Air Force Magazine, gennaio 2003, enfasi aggiunta) “Rumsfeld rinunciò e disse che ciò era imbarazzante”. (Adubato, op. cit. enfasi aggiunta) Nondimeno, nonostante questa rinuncia apparente, la orwelliana campagna di disinformazione del Pentagono rimane funzionalmente intatta: “Il segretario della difesa su questo non è particolarmente esplicito. La disinformazione nella propaganda militare fa parte della guerra”. (Ibid) Più tardi, in una intervista con la stampa Rumsfeld confermò che, sebbene nominalmente l’OSI non esista più, le “funzioni previste per l’Ufficio vengono svolte”. (Citato in Federation of American Scientists (FAS) Secrecy News, http://www.fas.org/sgp/news/secrecy/2002/11/112702 .html , l’intervista di Rumsfeld si può consultare a: http://www.fas.org/sgp/news/2002/11/dod111802.html ). Molte agenzie governative ed unità dei servizi segreti, con collegamenti al Pentagono, rimangono attivamente coinvolte in varie componenti della campagna di propaganda. La realtà viene rivoltata. Le azioni di guerra vengono sbandierate come “interventi umanitari” ingranati per il “cambio di regime” ed il “ripristino della democrazia”. L’occupazione militare e l’uccisione di civili sono presentate come “mantenimento della pace”. La deroga alle libertà civili, nel contesto della cd “legislazione antiterrorismo”, viene dipinta come un mezzo per fornire la “sicurezza interna” e sostenere i diritti civili.
Global Research, June 06, 2009
Global Research e Nuovi Mondi Media April 18, 2004
La guerra è un
rapporto tra Stati per cui ognuno di essi ricorre alla violenza contro il
territorio, i beni, i cittadini dell’altro Stato.
Una
guerra tra stati o all’interno di uno stesso stato può scoppiare per motivi
molto diversi.
- CAUSE ESTERNE gli
uomini al potere scatenano la guerra per rafforzare la loro posizione e ridurre
al silenzio l’opposizione ( controllo dei mezzi di stampa e repressione di ogni
critica )
- CONTRASTI PER IL
CONTROLLO DI RICCHEZZE E RISORSE FONDAMENTALI come il petrolio e sempre più
spesso l’acqua
( Guerra
del Golfo 1991)
- CONTRASTI PER IL
CONTROLLO DI TERRITORI DI IMPORTANZA STRATEGICA ( grandi vie di comunicazione
)
- GUERRE DI
LIBERAZIONE O INDIPENDENZA ( guerre d’indipendenza italiana dell’800
)
- GUERRIGLIE PER
LIBERARSI DALLA: presenza straniera in molti territori occupati, ad esempio le
guerre di liberazione ( il Sahara occidentale invaso dal Marocco, la resistenza
in Italia) Le guerriglie
possono essere condotte da una minoranza nazionale che viene discriminata ( i
Curdi contro la Turchia ), contro i governi dittatoriali (Guatemala e Birmania
); possono nascere anche da gruppi che vogliono creare una diversa
organizzazione politica ed economica ( Perù, Venezuela )
- GUERRE
CIVILI
legate ai contrasti
tra due popolazioni all’interno dello stesso stato o tra due gruppi che
vogliono conquistare il potere ( Somalia )
Sembra che i
conflitti nel mondo si stiano trasformando da guerre tra Stati a guerre
all’interno di Stati: la maggior parte dei conflitti si svolgono nei paesi in
via di sviluppo (Fonte 1993)
42 paesi con 52
conflitti veri e propri in corso
37 paesi in
presenza di violenze politiche
tot. 79 paesi in
guerra, 65 paesi del Terzo Mondo
Guerre tra stati,
guerre civili, guerriglie, repressione di massa, lotte indipendentiste, tensioni
tra stati, o tensioni interne con vittime
( L'elenco seguente
deve essere continuamente aggiornato e alcune situazioni possono essere mutate
all’atto di questa scrittura )
EUROPA Bosnia, Croazia, Corsica, Paesi
Baschi, Georgia, Turchia, Gran Bretagna
MEDIO ORIENTE
Iraq, Israele, Libano
Palestina
AMERICA LATINA
Colombia, Guatemala,
Argentina, Perù, Messico
ASIA Bangladesh, India, Pakistan Kasmir
Iran, Laos, Birmania Corea del Nord e del Sud Filippine, Cambogia, Sri Lanka,
Tagikistan, Afganistan Turchia Papua Nuova Guinea, Timor est, Yemen
AFRICA Angola, Ciad, Etiopia, Marocco,
Somalia, Sud Africa, Sudan, Uganda, Zaire, Zimbabwe, Algeria, Sahara, Egitto,
Eritrea, Uganda, Mozambico, Malawi, Ruanda, Camerun, Guinea, Senegal, Niger,
Mali, Sierra Leone, Liberia, Nigeria, Burundi
Molti dei conflitti
interni agli stati durano da lungo tempo, alcuni tra i quattro e i dieci anni
con costi di vite umane tra i 4 e 6 milioni. Molti conflitti hanno spinto
persone alla fuga, moltissimi i profughi; le principali fonti di rifugiati nello
scorso decennio provenivano da:
Afghanistan 4,3
milioni
Ex Jugoslavia 1,8
milioni
Mozambico 1,7
milioni
Dal 1945 più di 20
milioni di persone sono morte in guerre e le cifre vengono aggiornate
quotidianamente. Quando a un conflitto prendono parte le grandi potenze, i mass
media si gettano sull’EVENTO trasformando i notiziari in veri e propri
bollettini di guerra inondandoci di servizi speciali, di tavole rotonde, di
interviste a esperti di ogni genere. Se invece le armi risuonano in luoghi
lontani, dove i soldati europei e americani non sono presenti, l’interesse degli
organi di informazione è quasi nullo: soltanto qualche breve riga sui giornali,
qualche generica notizia sui telegiornali, magari accompagnati da filmati
raccapriccianti, tali da colpire la sensibilità dello spettatore, poi tutto
viene dimenticato. Quasi impossibile trovare in questi casi analisi approfondite
circa la natura, le cause, le responsabilità delle guerre. I ricchi non vogliono
immischiarsi nelle faccende sporche dei poveri, eppure quei conflitti riguardano
anche il nostro continente, il nostro paese e quindi noi stessi in vari modi: La
prima e più visibile conseguenza è l’esercito di profughi che sbarcano e cercano
di sfuggire alla povertà e alla miseria, molti di loro provengono dal Kurdistan,
dallo Sri Lanka, dal Corno d’Africa.
PACE= assenza di lotte e conflitti
armati tra popoli e nazioni, periodo di buon accordo internazionale ( Zingarelli
)
PACE = quel rapporto esente da
violenza che più esseri umani hanno tra di loro ( Enciclopedia Einaudi
)
PACE = NON GUERRA, assenza di
conflitto armato; definizione riduttiva (pace
negativa)
PACE = Fine di ogni tipo di
violenza compresa quella che dipende dall’organizzazione della società, dalla
sua struttura (violenza strutturale ) solo in questo caso si ha la pace
positiva basata sulla giustizia e sul rispetto dei diritti di tutti gli
uomini.
NON VIOLENZA coinvolge i
comportamenti e i valori, è basata sulla tutela del diritto alla vita di tutti
gli esseri umani, in base a questo principio nessun tipo di violenza sia diretta
che strutturale è accettabile e quindi la guerra non è mai giustificabile,
neppure se condotta in difesa della propria libertà o dei propri diritti. I
conflitti tra le persone o tra gli stati devono essere affrontati e risolti in
modo che nessuna delle due parti venga penalizzata troppo rispetto all’altra, se
invece la soluzione adottata avvantaggia troppo una parte in causa si produce
una situazione di disuguaglianza che tende a generare altri
conflitti.
Si possono distinguere anche tre
tipologie di pace:
La pace imposta con la forza consiste nell’ordine stabilito da un
potere dispotico, da una potenza egemonica ( es. la pax romana o il modello
marxista - leninista - stalinista ), tale pace è espressione di una forza
politica fortemente ideologizzata, impersonata da un capo carismatico, in questo
contesto ogni dissenso è considerato un attentato allo stato, una violazione
dell’ordine legale costituito, perciò è un reato perseguibile. Tale pace si
macchia spesso di sangue ed è contrassegnata da sofferenza, da patimenti, da
mancanza di libertà.
La pace armata è il timore, anzi il terrore delle armi nucleari e
sofisticate a sconsigliare gli stati a non avventurarsi in una guerra, in questo
contesto la guerra non è definitivamente abolita, viene solo scongiurata
temporaneamente per ragioni di sopravvivenza. La pace armata è tipica della
politica dei blocchi militari che si contendono la supremazia del mondo, la pace
basata sull’equilibrio di potenza è preferibile alla pace imposta con le
armi.
Assenza di guerra questo modello diventa forte se si instaura una
cooperazione, una comunione di interessi reciproci quando si sono gettate tra
gli stati contendenti le condizioni per costruire solidamente la
pace;
- La pace è:
L’insieme delle
condizioni non solo economiche, politiche, sociali che consentono alle persone,
alle loro istituzioni, allo stato stesso di realizzarsi ciascuno nella propria
specificità, nel rispetto della propria dignità e dei propri diritti di
libertà.
Un ideale, è
qualcosa di labile, di complicato, di minacciato. Si fonda sul comandamento non
uccidere: Il fatto che l’uomo sia in grado di realizzare questo progetto è il
dato fondamentale che lo distingue dall’animale.
- tranquillità
- serenità
- amicizia
- fraternità
- rispetto per l’altro nel suo
complesso e nelle sue diversità
- dialogo
- rifiuto della violenza, dell’uso
della forza, dell’inganno, della menzogna, del dominio
sull’altro
- garanzia di libertà, di
giustizia, di fraternità fra tutti i popoli e tutti gli stati
- La pace suppone:
- dialogo, stabilità,
sicurezza
-
- I Passi per una educazione
alla pace: Informazione, disarmo
PACIFISMO
- Corrente di pensiero che si
concreta e si è concretata in movimenti culturali e politici, la quale pone come
proprio scopo e propria meta suprema la realizzazione della pace fra i popoli e
fra gli uomini, la definitiva eliminazione della guerra e della violenza dalla
storia umana.
- Predica l’abolizione della
guerra, il disarmo universale, il regolamento delle controversie fra gli stati
mediante mezzi pacifici.
- Si oppone al razzismo e al
nazionalismo.
Pacifismo, internazionalismo,
cosmopolitismo, umanitarismo non sono termini sinonimi però corrispondono a una
stessa visione di fondo, basata essenzialmente su due elementi: da un lato che
ciò che conta è l’uomo, mentre le differenze etniche non sono rilevanti;
dall’altro l’idea che il metodo della violenza deve essere eliminato per sempre
dalla società umana. ( Enciclopedia Feltrinelli )
Estratto dal rapporto del
segretario generale dell’ONU Kofi Annan in occasione dell’apertura del Vertice
del millennio svoltosi a New York il 6 Settembre del 2000:
- La minaccia di gravi conflitti
deve essere affrontata ad ogni stadio
Per promuovere azioni di pace è
necessario:
- Promuovere uno sviluppo sano ed
equilibrato nei paesi poveri mal governati e con nette disuguaglianze tra gruppi
etnici e religiosi
- Tutelare i diritti umani, i
diritti delle minoranze con accordi politici nei quali tutti i gruppi siano
egualmente rappresentati (Amnesty International)
- Portare alla luce il traffico
illecito di armi, denaro o risorse naturali
- Far rispettare il diritto
internazionale e i diritti umani e garantire che le violazioni non rimangano
impunite
- Applicare sanzioni più
intelligenti e mirate nei confronti di paesi che si macchino di eccidi, di
violazione di diritti
- Puntare ad una riduzione delle
armi e controllare in modo rigoroso i trasferimenti di quelle di piccolo
calibro
- Impegnarsi a diminuire i
pericoli rappresentati sia dalle armi nucleari già esistenti, sia da una loro
ulteriore proliferazione
- Affrontare il dilemma
dell’intervento armato autorizzato dal Consiglio di Sicurezza, (esso costituisce
infatti un’ opzione irrinunciabile in casi gravi di violazioni e eccidi di
massa) senza nascondersi dietro l’alibi della sovranità
nazionale.
LE MINE
ANTIUOMO
Una delle eredità più terribili dei
conflitti, soprattutto nel terzo mondo,è rappresentata dalle mine insediate e
lasciate nel terreno. Queste mine sono state poste a protezione militare di un
confine. Lo scopo delle mine è quello di terrorizzare popolazioni,impedire loro
il lavoro nei campi e indurli ad abbandonare case e villaggi. Il loro uso serve
più a mutilare che a uccidere: chi le installa pensa che sia più gravoso per il
proprio nemico curare ed assistere un invalido a vita.
L’attività delle mine dura a lungo nel
tempo, per es. in Polonia si continua a morire per l’esplosione di mine
collocate durante la seconda Guerra Mondiale. Nel mondo si calcolano circa
100milioni di mine attive, nella sola Cambogia ci sono 10mlioni di mine. Queste
hanno già ucciso 100000 bambini mentre altri 60000 hanno bisogno di arti
artificiali. Altri paesi infestati da questi ordigni sono l’Egitto, il Laos, il
Mozambico.
LE ARMI BIOLOGICHE
Le armi
biologiche costituiscono un antichissimo espediente bellico sfruttato da
combattenti di pochi scrupoli per fiaccare la resistenza dei
nemici.
Episodi
significativi:
1343: Assedio alla città di Caffa. I Mongoli
lanciarono per mezzo di catapulte i cadaveri appestati all’interno delle mura
inducendo i nemici alla capitolazione.
1763: Gli inglesi distribuirono tra i pellerossa
americani coperte di ammalati di vaiolo dando inizio al genocidio degli
indigeni.
1944-45: Hitler aveva pronta l’arma
batteriologica.
1944-45: I giapponesi usarono armi batteriologiche in
Manciuria dove riuscirono a introdurre topi infettati con la Pasteurella
Pestis il veicolo della peste bubbonica.
Questi mezzi sono
stati messi al bando da una convenzione firmata a Ginevra il 10 aprile del 1972
da 105 paesi.
La differenza tra
l’arma chimica e quella batteriologica risiede nel fatto che quella chimica è
costituita da sostanze tossiche di origine non vivente non
biologica.
L’arma
batteriologica (che è costituita da materiale vivente: germi, virus, batteri)
può scatenare epidemie di varie malattie quali il tifo l’antrace o carbonchio,
il colera la pesta nella forma cutanea o polmonare. Forse anche il
vaiolo.
L’arma
batteriologica rispetto a quella chimica se si estende e si diffonde in
proporzione è più grave da 1 a 10.
Un’epidemia può
colpire migliaia e migliaia di persone mentre l’arma chimica ha un raggio di
azione più limitato. I batteri possono contagiare soprattutto
attraverso le sorgenti idriche gli acquedotti, i pozzi. È per questo
canale, infatti che si diffondono le epidemie, per esempio di tifo o colera che
avrebbero una diffusione progressiva nella popolazione fino a suscitare un vero
stato di panico. E' per questo motivo che tra le misure anti-terrorismo tutti
gli acquedotti delle città occidentali sono sottoposti a rigidi controlli da
parte delle autorità
L’arma
batteriologica si può rendere meno aggressiva tramite un piccolo espediente che
consiste nel far bollire acqua e cibo in modo di distruggere i bacilli. Le
maschere anti-gas e le tute a tenuta stagna sono efficaci per proteggersi dai
gas, ma non servono contro i batteri che agiscono in modo diverso. Tuta e
maschera non possono essere indossate a lungo soprattutto con una temperatura
molto alta quindi dopo un attacco chimico bisogna subito recarsi in zone
protette e procedere alla decontaminazione.
Stati che possiedono armi
chimiche(fonte ONU):
Stati Uniti, paesi dell'
ex-unione sovietica, Francia, Gran Bretagna, Libia, Siria, Egitto, Somaliqa,
Iraq, Afghanistan, Birmania, Cina, Vietnam, Taiwan, Corea del Nord, (alcuni
paesi come ex-unione sovietica, gli Usa, Etiopia e ilVietnem hanno usato le
armi chimiche nel corso dei conflitti locali, oppure come ha fatto l'Iraq
nel1988 contro inermi popolazini civili: in quel caso si trattava di curdi da
sempre contrari al regime di Saddam Ussein).
Per quanto riguarda gli agenti
batterici non esistono soltanto carbonchio e botulino, nella tabella che segue
sono riportati i più pericolosi, la dose letale e i giorni d’ incubazione.
agente
|
dose infettante
|
incubazione (giorni)
|
vaccino
|
| carbonchio |
8.000-50.000
spore |
1-5 |
disponibile |
| brucellosi |
10-100
organismi |
5-60 (a volte
mesi) |
non
disponibile |
| peste |
100-500
organismi |
2-3 |
disponibile ma non
efficace |
| febbre
Q |
1-10
organismi |
10-40 |
allo
studio |
| tularemia |
10-50
organismi |
2-10 |
allo
studio |
| vaiolo |
10-100
organismi |
7-17 |
disponibile |
| encefalite virale |
10-100
organismi |
encefalite equina
venezuelana 2-6 encefalite equina orientale ed encefalite equina
occidentale 7-14 |
allo
studio |
| febbre
virale emorragica |
1-10
organismi |
4-21 |
allo
studio |
| botulino |
0,001 microg/kg (tipo
A) |
1-5 |
allo
studio |
| enterotossina stafilococcica |
30 ng
(incapacitante); 1,7 ng (letale) |
1-6
ore |
non
disponibile |
Grazie all’ ingegneria genetica e
alle mutazioni possibili, qualunque paese sarebbe in grado di produrre un nuovo
batterio o virus quasi devastante e inarrestabile, essendo il solo conoscitore
del vaccino. Questo fatto ha dato nuova spinta alla ricerca.
LE ARMI CHIMICHE
Per armi chimiche si intendono quegli armamenti
come: bombe d’aereo, proiettili d’artiglieria e missili contenenti al loro
interno al posto della carica di esplosivo dei componenti chimici che al momento
dell’impatto con l’obbiettivo sprigionano gas mortali per tutti gli esseri
viventi.
Ci sono vari tipi di
gas mortali, i più usati sono:
| GAS |
CONSEGUENZE
|
DIFESE |
| UOMO |
NATURA |
Asfissianti
(cloro +fosgene)
|
Lesione ai bronchi e ai polmoni
fuoriuscita di sangue
impossibilità di respirare
|
Assorbimento per le colture
inquinamento per almeno 1 anno su tutta la regione
animali non più commestibili
possibili carestie
|
Maschera anti-gas
|
Vescicatori
(iprite + lewsite)
|
Nausea
irritazione agli occhi cecità
irritazione alla pelle e vie respiratorie
morte per asfissia
|
Assorbimento per le colture
inquinamento per almeno 1 anno su tutta la regione
animali non più commestibili
possibili carestie
|
Maschera anti-gas
|
Tossici, emotossici
(cianogeno)
|
Lacrimazione
Soffocamento
morte a causa dell’incapacità del sangue di portare
ossigeno alle cellule
|
Assorbimento per le colture
inquinamento per almeno 1 anno su tutta la regione
animali non più commestibili
possibili carestie
|
Maschera anti-gas
|
Nervini,
neurotossici
|
Non giungono al corpo attraverso le vie respiratorie ma
attraverso la pelle
blocca i messaggi tra nervi e muscoli
la vittima è incapace di compiere movimenti fino a che
non si bloccano anche i muscoli respiratori
morte per soffocamento
|
Assorbimento per le colture
inquinamento per almeno 1 anno su tutta la regione
animali non più commestibili
possibili carestie
|
Maschera non sufficiente
tuta impermeabile d ermetica su tutto il
corpo
rifugi dotati di particolari filtri per l’aria come i
bunker anti-atomici
|
Stati che possiedono armi chimiche (19 fonte
ONU):
Stati Uniti, paesi dell’ex-Unione Sovietica, Francia,
Gran Bretagna, Libia, Siria, Egitto, Somalia, Iraq, Iran, Afghanistan, Birmania,
Cina, Vietnam, Taiwan, Corea del Nord, (alcuni paesi come ex-Enione Sovietica
gli USA Etiopia e il Vietnam hanno usato le armi chimiche nel corso dei
conflitti locali oppure come ha fatto l’Iraq nel 1988 contro inermi popolazioni
civili: in quel caso si trattava di curdi da sempre contrari al regime di Saddam
Ussein.)
LA NATURA DEI CONFLITTI
La guerra è un fenomeno sociale, costituisce lo scontro armato
tra due o più gruppi sociali organizzati e trova le sue cause, i suoi interessi
e le sue legittimità storiche negli interessi, nelle dinamiche interne, nei
problemi politici, ideologie, di questi gruppi; finora è apparso anche un
aspetto inevitabile dei sistemi di potere.
Perche scoppiano le
guerre?
molto schematicamente si possono distinguere:
- ragioni economiche
- ragioni politiche
- ragioni ideologiche
che spesso si presentano intrecciate tra loro.
NOTE CONCLUSIVE
-Non esistono guerre ideologiche "pure", in esse agiscono anche
motivi di tipo economico e politico.
-Esiste inoltre un bisogno di guerra legato all'
aggressività umana che ha periodicamente bisogno di esprimersi in forme violente
-raramente le guerre sono volute dalla maggioranza, ma sono
invece imposte dai gruppi dirigenti. E' certo però che le motivazioni
ideologiche e l'odio che la propaganda riesce a suscitare contro il nemico,
producono spesso un certo consenso dellì' opinione pubblica intorno al progetto
bellico.
- non esistono leggi statistiche sulla periodicità delle
guerre, la loro fequenza è inversamente proporzionale alla dimensione e durata(
dai 5 ai 30 anni). dopo la 2° Guerra Mondiale da un lato la straordinaria
potenza distruttiva delle nuove armi rende impensabile un conflitto militare tra
le grandi potenze; dall' altra c'è stata una serie interrotta di conflitti
locali (Corea,Algeria,Palestina,Pakistan,Cina,Vietnam,Afghanistan,Argentina,Iran).
L'impossibilità del "grande conflitto" ha dato luogo alla moltiplicazione di
guerre marginali di carattere quasi cronico.
LE ARMI NEL
MONDO
Oggi nel mondo ci sono sette stati che
dichiarano di avere armi nucleari, tra cui i cinque che occupano un posto nel
consiglio di sicurezza dell' ONU (USA, Russia, Cina, Gran
Bretagna, Francia più India e Pakistan). Alcuni paesi si definiscono in
"disarmo nucleare" perchè dicono di aver rinunciato a portare avanti un
programma per la costruzione dell'atomica, sono: Brasile, Argentina, Sud-Africa,
Algeria, Taiwan, Ucraina, Bielorussia e Kazakistan (gli ultimi tre prima
facevano parte dell'URSS e quindi né hanno in parte ereditato
l'armamento).
Ci sono paesi, infine, sospettati
di possedere l'atomica (Israele) o di avere in atto progetti, più o meno
avanzati per realizzarla (Libia, Iran, Iraq e Corea del Nord); tra questi,
secondo gli americani, la Corea del Nord come l'Iran sono ad uno stadio molto
avanzato perchè si dice abbiano assunto tecnici e materiali provenienti dall'ex
unione sovietica. Infine, molti ritengono che il Giappone potrebbe entrare nel
club dell'atomico quando lo volesse.
Una novità degli ultimi anni in
questo campo decisamente inquietante, è che i progressi e la diffusione delle
tecnologie, la dissoluzione dell'Impero sovietico e le grandi quantità di denaro
a disposizione dei governi ha fatto si che l'atomica - almeno in una certa
misura - si sia venuta trasformando in un "bene economico" per così dire
commerciabile sul mercato nero: regimi spregiudicati o addirittura gruppi
terroristici sarebbero in grado di procurarsela con relativa
facilità.
In generale la spesa mondiale negli
armamenti normali che nel 1987 aveva raggiunto il culmine (1026 miliardi di $) è
in forte discesa. Questa diminuzione si deve in primo luogo agli accordi tra
Stati Uniti e Unione Sovietica (poi Russia) e viene calcolata in percentuale
sul prodotto nazionale lordo (PNL). Naturalmente i dati relativi al rapporto tra
spese per la difesa e PNL possono essere ingannevoli, perchè ci sono grandi
differenze fra i PNL dei diversi paesi: una cosa è spendere 2% di mille, altra
cosa spendere un 2% di 20.000.
L' 80% delle importazioni mondiali
di armi viene assorbito da paesi in via di sviluppo, perchè quasi nessuno dei
paesi sottosviluppati produce armi in proprio. Si tratta in realtà molto spesso
(soprattutto, ma non solo, in Africa) di regimi fortemente repressivi che usano
le forze armate per mantenersi al potere. Inoltre si tratta di aree del mondo
nelle quali si combatte da decenni, per ragioni locali su cui si innestarono per
molto tempo gli interessi delle potenze. La Cina per esempio armò sempre i
nemici - almeno potenziali - dei suoi nemici: il Pakistan contro l' India, la
Cambogia contro il Vietnam. Gli Stati Uniti armarono, fra gli altri, l'Arabia
Saudita ma anche l'Iran e l'Iraq. La Francia vendette armi a tutti anche ad
India e Pakistan, tra loro rivali; e, più di recente a Cina e
Taiwan.
Negli ultimi anni, non esiste più
alcuna influenza delle ideologie sulle vendite di armi: anche perchè l'aspetto
principale è ormai rappresentato da un'industria in crisi che deve reagire
cercando nuovi mercati. Se è vero, infatti, che il parziale ritiro del mercato
dell' ex URSS apre nuovi spazi, altri spazi, invece, si sono ristretti: a
cominciare dal mercato iracheno che assorbiva da solo il 10% degli acquisti del
terzo mondo. I licenziamenti nell' industria degli armamenti sono molto numerosi
(gli addetti erano fino a 2-3 anni fa circa 15.000.000 in tutto il mondo la metà
dei quali nell' Unione Sovietica). Ma la riconversione dell' industria bellica
procede lentamente e in mezzo a molte difficoltà sicchè la ricerca di nuovi
compratori si fa sempre più pressante soprattutto nel terzo mondo, sono ottimi
acquirenti per esempio i paesi di nuova industrializzazione
dell'Asia.
LE ORGANIZZAZIONI
NON GOVERNATIVE
Le ONG (Organizzazioni non
governative )
Sono gruppi di impegno
politico e sociale che appoggiano i paesi del terzo mondo con interventi che
rifacendosi ad un famoso racconto cinese, invece di "dare il pesce" a queste
popolazioni portando semplicemente aiuti vogliono loro "insegnare a pescare ", a
diventare cioè autosufficienti. Sono nate negli anni 70 tra le finalità sono
passate dall’aiuto temporaneo al programma organico di sviluppo,
all’individuazione di gruppi locali cui fare riferimento, al pensare alla
cooperazione come intervento legato strettamente alla realtà locale in cui si
andava ad operare, da progetti di sostegno a progetti di sviluppo. Oggi in
Italia e in Europa esistono tantissime ONG esse operano in diversi settori
(rispetto dei diritti umani, sviluppo delle economie locali, sviluppo
sostenibile, valorizzazione del ruolo della donna, comunicazione e informazione,
e si rifanno per i loro interventi ai seguenti principi:
- giustizia sociale ed
equità
- partecipazione delle popolazioni
per le quali lavorano
- coinvolgimento della società
civile nella cooperazione allo sviluppo
- aiuto ai partner del Sud per
favorire i loro interessi
Alcune ONG che operano in
Italia
- COSV ( Comitato di
coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario
)
- Opera nel settore della
solidarietà internazionale e nella cooperazione allo sviluppo. I progetti
riguardano sanità, agricoltura, zootecnia, formazione professionale
ecc.
- ICEI ( Istituto cooperazione
Economica internazionale )
- Opera sui temi della pace,
dell’ambiente e dell’interdipendenza, promuove la cultura della solidarietà, il
rigetto di ogni forma di razzismo, la partecipazione attiva di uomini e donne,
svolge una importante azione di sensibilizzazione, informazione ed educazione
allo sviluppo attraverso: mostre, feste, corsi di aggiornamento, rivolte ad
associazioni culturali, scuole.
- INTERSOS ( Organizzazione
umanitaria per l’emergenza )
- è un’organizzazione che fa
interventi di soccorso alle popolazioni vittime di
- conflitti, calamità naturali,
siccità, carestie, presenza di mine e ordigni esplosivi
- MANI TESE
- Favorisce l’instaurazione di
nuovi rapporti tra i popoli fondati sulla giustizia e la solidarietà, il
rispetto delle identità culturali. Svolge costante opera di sensibilizzazione,
informazione, educazione allo sviluppo attraverso iniziative rivolte ad
insegnanti ed alunni
- A.I.C.O.S.
- Associazione per gli interventi
di cooperazione allo sviluppo in particolare nel settore socio
sanitario.
-
- Fonte: http://www.itcmc-gentili.it
-
-
Si estende la protesta per il film su Maometto: l’Onu condanna gli attacchi!
Al Cairo
gli scontri sono continuati per tutta la notte, nel venerdì di preghiera
la tensione è stata altissima in gran parte del mondo arabo e ci sono
state almeno otto vittime. Nel mirino le sedi diplomatiche occidentali,
in primis quelle Americane.
In seguito ai fatti dell’11 Settembre 2012, quando in un
agguato all’ambasciata americana a Bengasi sono rimasti uccisi quattro diplomatici,
la rabbia del mondo arabo contro il film su Maometto si è fatta sentire in maniera massiccia anche nel corso della giornata di ieri dove, in un gran parte dell’Islam,
si sono verificati manifestazioni e scontri.
Il bilancio del venerdì di preghiera è grave: nel corso delle
manifestazioni di ieri sono rimaste uccise almeno otto persone, a
Khartoum si registrano quattro vittime nei pressi dell’ambasciata
americana che era stata presa d’assalto, in Tunisia ci sono state altre
tre vittime, un morto anche a Tripoli. Decine e decine i feriti,
dall’Egitto
dove gli scontri sono andati avanti per tutta la notte, al Libano. A
Tunisi la polizia ha sparato ad altezza d’uomo. E la protesta contro gli
Usa e il film “Innocence of Muslims” è arrivata anche in Australia:
centinaia di persone si sono scontrate con la polizia a Sidney, gli
islamici continuano a prendere di mira i simboli americani. Tanti i
manifestanti che sono scesi in strada urlando slogan contro l’America.
Nel corso della giornata di ieri c’è stata paura anche per degli
allarmi bomba in diverse università americane, fortunatamente erano falsi.
-