Stato Pontificio
(Reindirizzamento da
Stato della Chiesa)
| Stato Pontificio |
|
|
|
|
|
| Dati amministrativi |
| Nome completo |
Stato Pontificio, Stato Ecclesiastico o Stato della Chiesa |
| Nome ufficiale |
Patrimonium Sancti Petri,
Status Ecclesiasticus,
Stato Pontificio |
| Lingue parlate |
de facto latino, italiano e dialetti regionali |
| Inno |
Noi vogliam Dio (sino al 1857)
Gran Marcia Trionfale (1857-1870) |
| Capitale |
Roma |
| Dipendente da |
Impero bizantino e Impero carolingio nell'Alto Medioevo, Impero francese in etร Napoleonica |
| Dipendenze |
Ducato di Puglia, Calabria e Sicilia, Regno di Napoli[1], Regno d'Inghilterra, Corona d'Aragona, Regno d'Ungheria, Regno del Portogallo[2], Domini dell'Ordine Teutonico, Regno di Sardegna e Corsica, sino al 1299, quando, sotto Bonifacio VIII, l'Isola passรฒ a Giacomo II d'Aragona. |
| Politica |
| Forma di governo |
Monarchia assoluta teocratica elettiva |
| Papa |
Elenco |
| Organi deliberativi |
Elenco |
| Nascita |
752 con Stefano II |
| Causa |
Donazioni carolinge |
| Fine |
1870 con Pio IX |
| Causa |
Presa di Roma |
| Territorio e popolazione |
| Bacino geografico |
Italia centrale e alcune zone dell'Italia settentrionale |
| Territorio originale |
Lazio |
| Massima estensione |
Oltre 44.000 km2 nel 1649, dopo la perdita, a cavallo fra il XV e XVI secolo, di alcune cittร padane cedute in feudo ai Farnese ed agli Estensi e alla successiva acquisizione, o riacquisizione, dei Ducati di Ferrara, Urbino e Castro. Tale superficie fu mantenuta fino al 1791, anno delle annessioni di Avignone e del Contado Venassino alla Francia. Nel 1859 lo Stato aveva un'estensione di 41.740 km², mentre alla vigilia dell'incorporazione al regno d'Italia (1870) non superava i 12.100 km2 |
|
| Economia |
| Valuta |
Baiocco, Bolognino, Giulio, Grosso, Scudo, Lira |
| Commerci con |
Italia, Mediterraneo occidentale, Adriatico |
| Esportazioni |
vino, manufatti, grano, ferro |
| Importazioni |
armi, spezie, seta, oro, marmo, gioielli |
| Religione e societร |
| Religioni preminenti |
Cristianesimo |
| Religione di Stato |
Cristianesimo fino al luglio 1054, poi cristianesimo cattolico |
| Religioni minoritarie |
arianesimo, ebraismo |
| Classi sociali |
clero, patrizi, cittadini, popolo |
| Evoluzione storica |
| Preceduto da |
Ducato romano
Regno longobardo
Esarcato d'Italia |
| Succeduto da |
Regno d'Italia |
Lo
Stato Pontificio, detto anche
Stato della Chiesa o
Stato Ecclesiastico, รจ il nome dell'entitร statuale costituita dall'insieme dei territori su cui la
Santa Sede esercitรฒ il proprio
potere temporale dal
752 al
1870.
Nella sua esistenza millenaria fu uno degli organismi politici piรน
influenti e prestigiosi d'Europa. La proiezione internazionale dello
Stato Pontificio, in epoca medievale e nei primi due secoli dell'etร
moderna, andรฒ ben oltre i limiti territoriali che le circostanze
storiche gli avevano assegnato. Il
Regno d'Inghilterra, il
Regno del Portogallo, la
Corona d'Aragona, il
Regno di Napoli e quello di
Ungheria
furono uniti alla Santa Sede da vincoli di vassallaggio e re e
imperatori dovettero prostrarsi talvolta al cospetto del suo sovrano, il
papa.
Storia medievale
Genesi dello Stato
Le origini del dominio temporale dei Papi possono essere considerate sotto due aspetti, uno di fatto e l'altro di diritto:
- di fatto: la progressiva dissoluzione del potere bizantino in Italia centrale. Con la costituzione del ducato romano (ultimi decenni del VI secolo), la figura del Papa venne prima ad affiancarsi, poi a sostituirsi, a quella del dux di nomina imperiale. I Papi subentrarono all'esarca bizantino nei suoi poteri, ed in primis
nell'esercizio della giustizia di appello, nella riscossione delle
imposte, nella possibilitร di imporre la fedeltร politica e l'aiuto
militare ai vassalli loro sottoposti[4].
- di diritto: le donazioni carolinge[5]. La Donazione di Sutri (728), la Promissio carisiaca (754) e la Constitutio romana (824) furono altrettante basi fondanti nella genesi dello Stato Pontificio.
Il Ducato romano
Sorto come circoscrizione politica e militare bizantina nel
VI secolo, occupรฒ, nell'ambito dell'
Esarcato d'Italia, la maggior parte dell'odierno
Lazio e alcune zone dell'
Umbria meridionale ed aveva a capo un
dux di nomina imperiale. Le sue origini non ci sono note, tuttavia viene menzionato per la prima volta da
papa Gregorio Magno in una sua lettera (
592)
[6]. Con la nascita del Ducato romano, il
vescovo di Roma iniziรฒ ad accentrare sempre piรน nella sua persona le funzioni civili, oltrechรฉ religiose, del territorio, lasciando al
dux un ruolo prettamente militare
[7]. La debolezza della classe senatoriale, decimata dalle guerre gotiche ed emigrata in gran parte a
Costantinopoli, la lontananza da Roma dell'
esarca (che aveva la propria residenza a
Ravenna) e, non ultimo, il prestigio personale di alcuni grandi papi (fra cui
in primis
Gregorio Magno), fecero sรฌ che il pontefice divenne, di fatto, la
massima autoritร civile del Ducato romano, affiancandosi, e in taluni
casi contrapponendosi, alla figura dell'
imperatore. Da semplice proprietร privata di carattere fondiario della Chiesa (
Patrimonium Sancti Petri),
il territorio di cui il papa era signore fondiario diverrร nei secoli
successivi un'entitร statale. Ciรฒ avvenne per effetto di alcuni decreti
reali, il primo dei quali fu emanato dal re dei
Longobardi.
La Donazione di Sutri
Il potere civile effettivo assunto dal papato fin dall'epoca di
costituzione del ducato romano, unitamente a una sempre maggiore
debolezza degli imperatori bizantini in Italia, resero possibile
quell'atto passato alla storia come la
Donazione di Sutri (
728), voluta dal
re longobardo Liutprando e mediante il quale il papa acquistรฒ per la prima volta un
potere temporale
formalmente riconosciuto. Al di fuori dei suoi possedimenti, la
supremazia del pontefice era tuttavia ben lontana dall'essere effettiva:
nei territori longobardi i vescovi locali erano pressochรฉ indipendenti,
mentre nelle terre bizantine si faceva sentire l'influenza del
patriarca di Costantinopoli, vicino alla volontร dell'Imperatore (
cesaropapismo).
Il re dei longobardi infatti nel
728 strappรฒ
Sutri alle milizie bizantine e
papa Gregorio II
chiese ed ottenne, con molto sforzo, di farselo consegnare. In realtร
quei territori appartenevano giuridicamente all'Imperatore bizantino, ma
il Papa, piรน che all'osservanza di una situazione giuridica formale,
era interessato a respingere la troppo vicina potenza longobarda. Il suo
timore non era infondato. Pochi anni dopo infatti, Liutprando, allo
scopo di rafforzare il suo dominio sul territorio a fronte di una
situazione interna molto difficile, cinse d'assedio Roma. Il Papa riuscรฌ
a farlo desistere solo grazie all'intervento (allora soltanto
diplomatico) del re franco
Carlo Martello (
739). Di fronte a una nuova crisi con i longobardi,
Zaccaria,
da poco asceso al soglio pontificio, accettรฒ accordi con Liutprando
solo a fronte di ulteriori donazioni dell'ex-"ducato romano", ovvero
quei territori bizantini nel centro Italia conquistati dai longobardi.
Bisanzio era debole e perdeva continuamente terreno a vantaggio dei
Longobardi, mentre le sue relazioni col papato peggioravano
ulteriormente. A metร dell'
VIII secolo, il regno longobardo volle dare la stoccata definitiva all'
esarca ravennate bizantino e colpรฌ al cuore le terre imperiali italiane: caddero la
Pentapoli e
Ravenna.
Le Donazioni carolinge
Con la fine del dominio bizantino in Italia nel
751, le minacce del re dei Longobardi
Astolfo nei confronti di Roma si fecero sempre piรน pericolose, per cui
papa Stefano II si recรฒ in Gallia per chiedere il supporto di
Pipino il Breve. Nella cittร di
Quierzy (
Carisium
in latino), Pipino promise al papa che, una volta recuperati i
territori conquistati dai Longobardi, li avrebbe donati alla Santa Sede.
Tale atto fu denominato
Promissio Carisiaca. Incoronato
re di Francia, Pipino inviรฒ
[8] i suoi eserciti in Italia nel
754 e nel
756. I Franchi riportarono la vittoria sui Longobardi.
In attuazione della
Promissio Carisiaca l'
Esarcato di Ravenna e la
Pentapoli sul
mare Adriatico, territori giร dell'Impero bizantino nell'Italia settentrionale e centrale, ritornarono alla "Sede dell'Apostolo Pietro"
[9]. Come ricompensa, Papa Stefano II conferรฌ a Pipino la legittimazione del suo potere con la nomina per sรฉ e per i suoi figli a
patrizi romani (cioรจ protettori di Roma).
L'imperatore bizantino ovviamente protestรฒ e inviรฒ due messi presso
il re franco, pregandolo di restituire l'Esarcato al legittimo padrone,
ovvero l'Impero romano d'Oriente; ma Pipino rispose negativamente,
congedando i due ambasciatori
[10].
Nel
774 Carlo Magno, dopo aver sottomesso definitivamente i Longobardi che, sotto re
Desiderio,
avevano cercato di riconquistare le terre pontificie, sancรฌ formalmente
l'appartenenza alla Santa Sede di una lunga serie di territori.
L'elenco comprende i territori giร appartenuti alla Chiesa di Roma:
Includeva ex possedimenti bizantini:
E comprendeva anche territori precedentemente soggetti ai Longobardi:
Nacque cosรฌ il
Patrimonium Sancti Petri come stato sovrano autonomo. Quel nome fino ad allora aveva indicato i
latifondi gestiti dal
vescovo di Roma, in contrapposizione al
patrimonium publicum gestito dai militari bizantini (
duces e
magister militum) e ai latifondi delle
arcidiocesi di Ravenna e di
Milano.
Furono esercitati invece in maniera indiretta:
- La sicurezza militare dello Stato, che fu garantita dall'esercito dell'Impero Carolingio;
- Il potere temporale: non avendo lo Stato Pontificio strutture
amministrative, furono i membri delle aristocrazie cittadine a governare
i territori della Chiesa per conto del Papa, cui riconobbero formale
supremazia.
Nel
817 Ludovico il Pio, figlio e successore di Carlo Magno, emanรฒ il
pactum confirmationis o
Pactum Hludovicianum, col quale confermava a
Pasquale I il dominio papale sulla Pentapoli.
La Donazione di Costantino
Tra impero carolingio e aristocrazia romana
Nell'anno
824,
la sovranitร papale sullo Stato della Chiesa e gli stretti vincoli che
legavano tale entitร politico-territoriale all'Impero furono ribaditi e
rafforzati mediante la
Constitutio romana, emanata dall'imperatore carolingio
Lotario I nel corso di un suo soggiorno a Roma. Con la
Constitutio romana,
l'imperatore ebbe riconosciuto il suo status di supremazia
sull'autoritร papale. Il trattato comportava, infatti, l'obbligo per il
papa neoeletto di giurare fedeltร all'imperatore, mentre questi si
riservava il diritto di intervento nell'elezione pontificia e diritti di
sorveglianza, anche militare, sulla cittร di Roma.
Con lo smembramento dell'impero carolingio, cadde in disuso anche la
Constitutio.
Finรฌ quindi il periodo di vassallaggio del papa verso l'imperatore, ma
gli anni successivi non furono migliori. La Santa Sede cadde in balia
dell'aristocrazia romana, che tentรฒ di sottrarre al pontefice il potere
temporale (amministrazione della giustizia, governo della cittร di
Roma). Tale situazione si protrasse per tutto il
X secolo.
Un tentativo di uscire da tale difficile situazione fu effettuato da
papa Giovanni XII, che nel
960 chiese al re di Germania
Ottone I di Sassonia
di imporre la propria autoritร , come sovrano della maggiore potenza
temporale della cristianitร , al popolo e all'aristocrazia romani. Ottone
I scese in Italia (settembre
961) e fu incoronato imperatore dallo stesso Giovanni XII (2 febbraio
962). I due sovrani ripristinarono di comune accordo la
Constitutio romana e stipularono un nuovo patto, il
Privilegium Othonis,
con il quale l'imperatore prometteva di restituire al pontefice quei
territori che gli imperatori carolingi gli avevano donato e poi i Re
d'Italia gli avevano sottratto. Ma con il pretesto della sacra
defensio ecclesiae, il
Privilegium consentiva anche la diretta intromissione dell'Imperatore negli affari del
patrimonium S. Petri e riaffermava la sovranitร dell'impero sullo Stato della Chiesa. Il
Privilegium fu riconfermato con il
Diploma Heinricianum, stipulato il giorno di
Pasqua del
1020 tra papa
Benedetto VIII (1012–1024) ed
Enrico II del Sacro Romano Impero (1002–1024).
Lo Stato della Chiesa nel Basso Medioevo
Con Innocenzo III (1198-1216) ebbe inizio la politica di "ricuperazione" del Patrimonio di San Pietro da parte del papato.
Nel primo millennio della storia cristiana la
potestas
spirituale era riconosciuta, oltre che al papa, a tutti i vescovi;
inoltre gli esponenti dell'episcopato erano di fatto i detentori del
potere secolare nei territori da loro amministrati. Lo dimostra
l'importanza rivestita tra XI e XII secolo dalla cosiddetta «
lotta per le investiture»,
ovvero il conflitto per il controllo delle sedi ecclesiastiche,
ritenute essenziali per il controllo dei territori e l'esercizio della
giurisdizione. Nello stesso Stato Pontificio, l'effettivo potere dei
papi, infatti, era rimasto circoscritto al solo territorio dell'antico
Ducato romano.
Nel corso dei secoli XII e XIII, invece, si realizza un processo di
accentramento che si conclude con l'attribuzione al solo pontefice della
plenitudo potestatis (pienezza del potere). L'azione di riforma ebbe come protagonista
Gregorio VII (
Dictatus papae,
1075), il quale concepรฌ ed implementรฒ la nuova struttura, accentrata,
della Chiesa, che comportava la dipendenza da Roma di tutti i vescovi.
Il modello era l'ordine celeste: come Cristo รจ origine di ogni
potestas
in quanto Dio e al tempo stesso titolare di essa in quanto uomo, cosรฌ
il suo vicario in Terra esercita una piena potestร , sia spirituale che
secolare. I due poteri rimangono concettualmente distinti, ma sono
riuniti entrambi nella persona del pontefice. Il quale puรฒ delegare
l'esercizio del potere secolare all'imperatore (
potestas indirecta)
e ai re, attraverso la loro legittimazione con la cerimonia
dell'incoronazione, salvo revocare la delega e rientrare in possesso dei
pieni poteri in seguito a comportamenti in contrasto con il Magistero
della Chiesa (
potestas directa)
[12].
Con
Innocenzo III
(1198-1216) lo Stato Pontificio iniziรฒ ad uscire dall'ambito romano per
assumere una nuova fisionomia, interregionale. Il suo pontificato fu
caratterizzato dalle
ricuperazioni del Patrimonio di San Pietro.
Nelle terre recuperate, Innocenzo III assegnรฒ i poteri di governo a un
esponente di una dinastia feudale. Il Papato e l'Impero, usciti da pochi
decenni dalla lunga lotta per le investiture, non avevano ancora
definito completamente a livello politico e territoriale i rispettivi
poteri. Non era chiaro quali fossero i territori sottoposti al dominio
temporale della Santa Sede. L'imperatore
Federico I Barbarossa aveva fatto atto di sottomissione al potere della Chiesa dopo la sconfitta nella
battaglia di Legnano (
1176), e si era impegnato a restituire al Papa
universa regalia et alias possessiones Sancti Petri, che i suoi predecessori avevano sottratto negli anni precedenti. Ma tale atto era rimasto sulla carta.
Il 12 luglio
1213 l'imperatore
Ottone IV confermรฒ le "promesse" di restituzione dei territori; nel
1219 Federico II di Svevia,
in procinto di essere incoronato imperatore, rinnovรฒ la cessione di
parte dell'Italia settentrionale al papa. Lo scontro con l'autoritร
imperiale in Italia si protrasse nel
XIII secolo, quando i
liberi comuni
e la nuova borghesia cittadina acquisirono un potere economico sempre
maggiore e iniziarono ad aspirare ad una maggiore libertร politica. Lo
Stato della Chiesa sostenne la lotta dei comuni contro
Federico I e
Federico II di Svevia
al fine di indebolire l'autoritร politica dei sovrani romano-germanici.
Innocenzo III si pose l'obiettivo di rendere effettivo uno Stato di
diritto che fino ad allora era stato riconosciuto dagli imperatori
soltanto a parole. A sostegno della propria azione, il pontefice enunciรฒ
la
teoria del Sole e della Luna.
Secondo tale visione, il papa, depositario della luce di Dio, sarebbe
stato superiore all'imperatore, detentore di un potere umano, poichรฉ i
poteri mondani originavano unicamente da Dio. L'imperatore, quindi,
avrebbe dovuto brillare semplicemente di luce riflessa
[13].
Papa Onorio III proseguรฌ la politica territoriale di Innocenzo III. Ma nel
1230 l'esperimento, iniziato ventotto anni prima dal suo predecessore, fu concluso senza successo.
Gregorio IX pertanto decise di inviare funzionari ecclesiastici, i
rettori,
che risiedessero permanentemente nella provincia e la governassero (o
meglio rappresentassero il governo centrale) per un certo numero di anni
[14]. Nel
1244 Innocenzo IV nominรฒ il cardinale Rainer suo rappresentante in tutto lo Stato della Chiesa.
Nel
1248 l'opera di riconquista dei territori del nord potรฉ dirsi conclusa, grazie all'azione dell'esercito
guelfo guidato da
Ottaviano degli Ubaldini (maggio-giugno 1248). Negli anni seguenti, perรฒ, le forze,
ghibelline ripristinarono il controllo sulle cittร
romagnole. Il
lungo interregno
che seguรฌ la morte di Federico II (dal 1250 al 1273), creรฒ in Italia
uno stato di incertezza e precarietร . Invece che favorire la Santa Sede,
ne limitรฒ l'azione. I territori nella pianura padana ritornarono sotto
il governo pontificio con
papa Niccolรฒ III. Nel
1274 il pontefice assegnรฒ a
Rodolfo, principe della
Casa d'Asburgo, il diritto di cingersi della corona di re dei Romani. Lo invitรฒ quindi a venire in Italia per essere incoronato
[15].
Rodolfo promise, sotto pena di scomunica, di scendere in Italia entro
una certa data. Ma mancรฒ la promessa, essendo scoppiata una guerra in
Germania. Scaduta la data concordata, al papa non rimase che
scomunicarlo. Per riconciliarsi con la Chiesa ed essere incoronato,
accettรฒ di cedere la Contea di Romagna e la cittร di
Bologna alla Santa Sede. Il passaggio formale dei poteri fu sancito il
29 maggio 1278. Con l'annessione della
Romagna e di Bologna, lo Stato Pontificio diventรฒ lo stato italiano piรน esteso dopo il Regno di Sicilia.
Nel
1302 Bonifacio VIII promulgรฒ la
bolla Unam Sanctam Ecclesiam, in cui riaffermรฒ la supremazia del potere spirituale sul potere temporale. Dopo
Benedetto XI
(morto nel 1304) la Santa Sede iniziรฒ a subire l'influenza politica
della componente francese. I transalpini fecero trasferire la sede
pontificia ad
Avignone e monopolizzarono per lungo tempo i conclavi, facendo eleggere solo pontefici francesi. Fu il periodo detto della
Cattivitร Avignonese[16].
Lo Stato Pontificio, a causa della lontananza della sede papale, cadde
in preda all'anarchia e fu dilaniato dalle lotte interne delle
principali famiglie nobiliari romane (come quelle tra i
Colonna e gli
Orsini, narrata anche da
Boccaccio).
La ricostituzione dello Stato dopo Avignone
Durante la cattivitร avignonese il papato perse il controllo di gran
parte dei propri territori. Lo Stato Pontificio si frazionรฒ in una serie
di potentati locali. Nel
1353 Innocenzo VI, anche in previsione del possibile ritorno del papato nella sede di Roma, incaricรฒ il
cardinale Albornoz
di restaurare l'autoritร papale nei territori della Chiesa in Italia.
Con la Bolla del 30 giugno 1353 gli furono conferiti poteri straordinari
(vicario generale
terrarum et provinciarum Romane Ecclesie in Italiane partibus citra Regnum Siciliae).
L'Albornoz riuscรฌ nell'impresa in parte con la diplomazia, in parte con
le armi. Il cardinale intraprese una serie di campagne che sottomisero
il
Lazio,
Spoleto, i
Montefeltro di
Urbino, i
Malatesta di
Rimini e gli
Ordelaffi di
Forlรฌ. Quest'ultima fu piegata solo quando papa Innocenzo VI proclamรฒ una
crociata contro i Forlivesi.
La Crociata durรฒ dal 1355-56 fino al 1359, quando si giunse ad un
compromesso: Forlรฌ ritornava alle dirette dipendenze pontificie.
Forlimpopoli e
Castrocaro
rimanevano all'Ordelaffi, che le governava a titolo di vicario papale.
Al termine della campagna, l'Albornoz si insediรฒ a Forlรฌ, dimostrando,
anche simbolicamente, che le operazioni per riaffermare l'autoritร
pontificia sui territori della Chiesa si erano positivamente concluse.
Al Nord, solo
Bologna, almeno fino all'epoca di
papa Giulio II, rimase indipendente. Il recupero dei possedimenti nelle
Marche e nella
pianura padana
fu fondamentale poichรฉ gran parte del reddito che alimentava le finanze
papali proveniva da questi territori. Solo con la ricostituzione di
tali possedimenti sarebbe stato possibile il ritorno del papato a Roma
[17].
Una volta ricostituita l'unitร dello Stato della Chiesa, il cardinale Albornoz creรฒ un'amministrazione basata sul
decentramento provinciale, codificata nel
1357 nelle cosiddette
Costituzioni egidiane[18].
Il modello organizzativo introdotto da Albornoz fu successivamente
ripreso e adottato dagli altri Stati italiani. Lo stato risultava
suddiviso nelle seguenti province:
La suprema autoritร di ogni singola provincia รจ il
Rettore, il quale opera con pieni poteri in nome del pontefice. Le province sono rette da
Legati,
finanziariamente autosufficienti e coordinate da Roma. La fisionomia
territoriale delle diverse Province rimarrร incerta a lungo. Solo con
papa Pio IV si avrร una certa e determinata individuazione di ciascuna provincia.
Nel
1367 Urbano V fece ingresso in cittร , ma ci rimase solo tre anni, poichรฉ nel
1370 fece ritorno ad Avignone, dove morรฌ. Ma questi erano solo i prodromi della svolta: nel
1378, morto
Gregorio XI, i cardinali riuniti in
conclave, sotto le pressioni insistenti dei romani, elessero
papa Urbano VI, un italiano che, a differenza dei suoi predecessori, restรฒ in cittร .
I francesi, non volendo perdere il proprio controllo sul pontefice,
dichiararono l'elezione nulla appigliandosi alle pressioni esercitate
dalla folla sui cardinali. Poi, riuniti tutti i propri cardinali,
elessero un
antipapa,
Clemente VII. Fu l'inizio del grande
Scisma d'Occidente.
In questo periodo, l'Europa si spaccรฒ in due e l'autoritร del papato
romano diminuรฌ sensibilmente. Si sviluppรฒ, cosรฌ, un forte interesse per
le terre dello Stato Pontificio, una base di potere sicura. Il
Quattrocento, perciรฒ, iniziรฒ all'insegna di una forte espansione delle
terre papali nell'Italia centrale che continuรฒ anche ben oltre la fine
dello scisma.
La frattura della cristianitร si ricucรฌ molto difficilmente: i due papi in carica rifiutavano di dimettersi e neppure il
concilio di Pisa,
che si riproponeva di dichiarare deposti i pontefici per eleggerne un
terzo, riuscรฌ a produrre qualche progresso. Alla fine il
concilio di Costanza
fece dimettere i papi di Pisa e di Avignone e tutti quegli altri
autonominati pontefici che, approfittando del disordine generale,
avevano cercato, con l'appoggio di numerosi stati, di impossessarsi del
soglio di Pietro.
Storia moderna
Il Cinquecento e Seicento
Negli ultimi anni del XV secolo, la politica dello Stato Pontificio
si orientรฒ sempre piรน nettamente verso la cura dei propri possedimenti
in Italia settentrionale, dando l'avvio, sotto il pontificato di
Alessandro VI (1492-1503) a una serie di campagne militari atte soprattutto a sottomettere le cittร romagnole. Ai primi del Cinquecento
Giulio II completรฒ la riconquista dei territori settentrionali dello Stato. Bologna venne ripresa nel 1506, Ravenna pochi anni dopo.
Lo Stato Pontificio aveva ereditato dal Medioevo la tradizionale
divisione territoriale il cinque Province. La fisionomia politica e
territoriale delle diverse Province rimase incerta a lungo. Solo con
papa Paolo III
(1534-1549) la Provincia conosce una prima e completa sistemazione
giuridico-amministrativa, con la raccolta di leggi e decreti (
Constitutiones)
promulgata da monsignor Gregorio Magalotti nel 1536. Si prescrissero i
compiti del presidente e dei suoi ufficiali, quelli dei governatori
delle singole cittร . Il governatore locale fu il principale ministro
della Legazione sul territorio.
Con il pontificato di
Pio IV
(1559-1565) si ebbe una certa e determinata suddivisione territoriale e
la fine del grande nepotismo. Rafforzata al proprio interno, per circa
un secolo la Santa Sede si impose come uno dei grandi protagonisti della
politica italiana del tempo. A partire dal pontificato di Paolo III lo
Stato della Chiesa si estese e consolidรฒ notevolmente, raggiungendo
attorno alla metร del secolo successivo la sua massima estensione.
▼ mostra
Suddivisione amministrativa nel XVII secolo
Il governo paternalista della Chiesa, se da un lato operรฒ per lenire,
soprattutto nella generale crisi che colpรฌ il mondo mediterraneo e
centroeuropeo, a partire dal
1620 circa
[21], le sofferenze delle classi piรน umili attraverso la creazione di una serie di istituzioni benefiche (fra cui i primi
Monti di Pietร
apparsi in Europa, ospedali pubblici, mense per poveri, ecc.),
dall'altro non riuscรฌ a rinnovarsi e modernizzarsi in forma
soddisfacente allorquando si ebbe, nella prima metร del
Settecento, in Italia e in altri paesi, una generale ripresa economica e culturale. Fino almeno allo scoppio della
Rivoluzione francese (
1789),
lo Stato Pontificio godรฉ tuttavia di un moderato consenso popolare e di
un fermo appoggio da parte delle sue classi dirigenti, grazie anche al
sostegno di una borghesia di estrazione non mercantile, legata
all'apparato burocratico dello Stato, e a quello della nobiltร locale,
ricompensata con feudi, prebende e, in alcuni casi, anche con l'ascesa
al soglio pontificio di alcuni fra i suoi rappresentanti piรน influenti.
Come si รจ giร avuto modo di segnalare, nel
Trecento e nel
Quattrocento la
Cattivitร avignonese e il
Grande Scisma
avevano indebolito il papato, che aveva iniziato a perdere parte della
propria influenza sulla politica europea, pur non avendo ancora
definitivamente rinunciato alla propria missione di guida della
Cristianitร . La nascita e la diffusione della
Riforma protestante nella prima metร del
XVI secolo, sembrรฒ compromettere per sempre la missione universale del Cattolicesimo in
Europa e nel Mondo. Nuovo vigore venne tuttavia dato alla Chiesa e al proprio Stato con il
Concilio di Trento e il fermo appoggio prestato al Papato dagli
Asburgo di
Spagna e d'
Austria,
allora all'apice della propria potenza. I rapporti con la Spagna furono
vantaggiosi per la Chiesa, ma conobbero anche momenti negativi. La
Spagna, potenza egemone in Italia dopo la
battaglia di Pavia (
1525), se da una parte schiacciรฒ con estremo rigore ogni opposizione papale alla propria politica di potenza nella penisola (
sacco di Roma,
1527)
dall'altra ne puntellรฒ il potere sia in funzione antiveneziana, sia
come baluardo del cattolicesimo e della stessa monarchia asburgica.
La decadenza dell'Impero ispanico, giร chiaramente percepibile attorno all'inizio degli anni quaranta del
XVII secolo e sancita definitivamente con la
Pace di Vestfalia,
si ripercosse negativamente sullo Stato della Chiesa, costretto a
patteggiare da posizioni di debolezza con la nuova potenza emergente
europea: la
Francia di
Luigi XIV.
Riforme del XVIII secolo
Nella prima metร del Settecento si ebbe, in Italia e in altri paesi,
una generale ripresa economica e culturale. Alcuni papi avviarono una
serie di riforme, sia sociali che economiche. I primi tentativi, volti a
migliorare la condizioni di vita dei sudditi e a rilanciare l'economia,
ebbero perรฒ esito negativo.
Clemente XI istituรฌ nel
1701
una «Congregazione del sollievo», che mise a punto un programma
economico e sociale che prevedeva il frazionamento dei latifondi,
l'istruzione agraria, il miglioramento delle condizioni igieniche dei
lavoratori, l'organizzazione del credito agrario, il miglioramento delle
comunicazioni e del commercio. I proprietari terrieri si opposero
fermamente alle riforme e il piano naufragรฒ. Nel
1715 il pontefice sciolse la Congregazione.
Fu portata termine con esito positivo, invece, la nuova ripartizione
del territorio dello Stato. La riforma comportรฒ la creazione di nuove
province e la riorganizzazione delle varie circoscrizioni su basi
territoriali piรน omogenee. Si voleva in tal modo effettuare un controllo
piรน capillare sul territorio ed attenuare gli effetti negativi dei
tanti privilegi (sia aristocratici che comunali) che impedivano il
corretto funzionamento della macchina statale.
La nuova e piรน articolata ripartizione provinciale prevedeva:
- Dodici province: Lazio, Patrimonio di San Pietro, Campagna e Marittima, Sabina, Ducato di Spoleto, Umbria, Marca di Ancona, Montefeltro, Urbino, Bologna, Romagna e Ferrara
- Una legazione extra-territoriale: Avignone
- Una contea: Contado Venassino
- Due territori dipendenti: Benevento e Pontecorvo
Nella seconda metร del secolo iniziรฒ una nuova stagione riformatrice in campo economico. Papa
Pio VI
(1775-1799), mise mano a un programma di riassetto delle finanze che si
concretizzรฒ nella semplificazione delle imposte e nella creazione di un
catasto (
1777).
Inoltre cercรฒ di rendere piรน efficace il controllo fiscale sulle
Legazioni istituendo una Camera di conti in ciascuna di esse. Nel
1786
il pontefice eliminรฒ le dogane interne (rimasero in attivitร solamente
quelle dei centri piรน importanti: Bologna, Ferrara, Benevento e
Avignone); rafforzando nel contempo il controllo sulle merci in
circolazione nello Stato, con l'istituzione di ottanta nuovi uffici di
frontiera. Infine il pontefice promosse la bonifica delle
paludi pontine.
Secondo i suoi intenti, la bonifica avrebbe permesso l'avvio di nuove
coltivazioni, con un effetto benefico sull'occupazione e sulla
produzione, ma le nuove terre finirono in mano ai grandi proprietari
assenteisti, che fecero fallire il progetto.
La parentesi napoleonica
La Repubblica romana sostituisce lo Stato Pontificio (1799)
Lo Stato della Chiesa (in inglese
Papal States) e gli stati vicini in epoca napoleonica (1806)
L'invasione napoleonica sconvolse gli equilibri settecenteschi
italiani e lo Stato Pontificio rischiรฒ di scomparire definitivamente.
Nel
1797, con il
trattato di Tolentino,
Napoleone fece riconoscere da
Papa Pio VI la cessione alla
Francia di
Avignone e del
Contado Venassino (giร occupati alcuni anni prima in
etร rivoluzionaria) e, alla Repubblica Cisalpina, l'annessione di
Bologna,
Ferrara e la
Romagna. Nel febbraio
1798 venne proclamata l'effimera Repubblica, storicamente conosciuta come
Repubblica Romana, strettamente legata alla Francia. Per la seconda volta in meno di cinque secoli
[22]
Roma non era piรน capitale dello Stato della Chiesa. Papa Pio VI fu
arrestato e esiliato; morรฌ prigioniero in Francia. Dopo alterne vicende,
la Repubblica romana cadde definitivamente nel settembre
1799,
con l'occupazione di Roma da parte dell'esercito borbonico (che giร si
era impossessato della cittร per alcuni giorni nel novembre-dicembre del
1798). Sotto la protezione del Regno di Napoli e dell'Impero austriaco fu ripristinato il potere temporale del Pontefice.
Il nuovo papa,
Pio VII, amministrรฒ lo Stato Pontificio finchรฉ nel
1808
l'Italia fu nuovamente invasa dall'esercito francese. In quello stesso
anno la parte settentrionale delle Marche fu devoluta allo Stato
satellite napoleonico del
Regno italico.
Anche Pio VII venne arrestato e deportato, la sua prigionia in Francia
si protrasse per alcuni anni (1808-1814). Dopo la caduta di Napoleone a
Lipsia (
battaglia di Lipsia), i territori occupati dai francesi furono restituiti alla
Santa Sede (
24 gennaio 1814). Lo Stato Pontificio perse solamente le
exclavi francesi.
Etร contemporanea
La Restaurazione
Fin dall'epoca della Rivoluzione francese erano andate diffondendosi,
nelle fasce sociali piรน colte e progressiste della popolazione, idee
liberali, che trovarono ulteriore alimento e diffusione, nel corso dei
decenni successivi, all'epoca della Repubblica romana e in etร
napoleonica. Durante la
Restaurazione,
l'insofferenza nei confronti del governo pontificio diede vita a
societร segrete che si diffusero rapidamente, ricevendo stimoli sia
dalle organizzazioni di ispirazione buonarrotiana, sia dalla
Carboneria.
[24]
Se i moti del 1820-1821 diedero luogo a un inasprimento delle
contromisure reazionarie in tutti gli Stati italiani, negli Stati della
Chiesa (e nel
Regno delle Due Sicilie)
tali contromisure non furono forse neppure percepite dal momento che la
repressione era una costante nei metodi governativi pontifici.
[25]
Il malessere assunse all'epoca, in alcuni territori pontifici, forme di
aperta ribellione domata talvolta da bande armate di sanfedisti: in
Romagna, alcuni anni piรน tardi, acquistรฒ una triste notorietร il capobanda ed avventuriero
Virginio Alpi, che operava nelle zone comprese tra
Forlรฌ e
Faenza[26].
Il pontificato di Pio IX
Nei primi anni di pontificato,
Pio IX
governรฒ il Paese con una progressiva apertura alle richieste liberali
della popolazione. Iniziรฒ una stagione di grandi riforme: la Consulta di
Stato; la
libertร di stampa e la libertร agli Ebrei; la Guardia Civica; l'inizio delle ferrovie, fra cui anche la progettazione della linea
Bologna-
Ancona, il cui primo tronco, Bologna-
Forlรฌ, fu aperto il
1ยบ settembre 1861; la costituzione del Municipio di Roma; il primo governo con una componente laica, guidato dal cardinale
Giuseppe Bofondi,
noto in quanto non avverso alle idee liberali. Proprio Bofondi, perรฒ,
si trovรฒ a dover negare l'appoggio del Governo Pontificio al nuovo
regime costituzionale del
Regno delle Due Sicilie[27].
Il pontefice promosse inoltre la costituzione di una
Lega doganale
tra gli Stati italiani, che rappresentรฒ il piรน importante tentativo
politico-diplomatico dell'epoca volto a realizzare l'unitร d'
Italia per vie
federali.
Nello stesso periodo «...l'azione governativa [rimase]...del tutto
estranea a ogni istanza di progresso posta dallo sviluppo economico
europeo...».
[28] Neanche la
Repubblica romana
(1849) seppe avviare una vera stagione di riforme. Il deficit dello
Stato Pontificio era nel periodo pre-unitario uno dei piรน alti tra gli
Stati della penisola: circa il 20% in piรน rispetto al
Regno di Sardegna, piรน del 200% in piรน rispetto al
Ducato di Parma e circa il 330% in piรน del
Ducato di Modena.
[29]
Successivamente Pio IX avviรฒ alcune riforme per favorire lo sviluppo dello Stato.
[30]
Fra le principali opere pubbliche iniziate o portate a compimento nello Stato Pontificio alla metร dell'Ottocento furono:
- prosciugamento delle paludi di Ferrara e di Ostia;
- ampliamento dei porti di Ravenna, Cesenatico, Senigallia e Ancona;
- realizzazione di una rete ferroviaria. Il primo collegamento fu Roma-Frascati, inaugurato il 14 luglio 1856. Seguirono l'Ancona-Falconara (1861)[31], la Roma-Civitavecchia (1859), la Roma-Orte (1865) e la Orte-Falconara (1866). Per quanto riguarda i collegamenti con il Regno di Napoli, nel 1862 fu completato il collegamento con Ceprano, nel frusinate[32].
Tale rete risultรฒ tuttavia essere inadeguata, cosรฌ come lo fu la rete
stradale costruita nei decenni che precedettero l'annessione all'Italia.
Secondo fonti di alto profilo vi fu, all'epoca, uno «... scarso
interesse governativo per la rete stradale e l'avversione verso le
ferrovie... ».[28]
Nei due decenni che precedettero l'annessione dello Stato Pontificio al
Regno d'Italia, furono in massima parte completati i lavori di bonifica dell'
Agro romano e iniziati quelli relativi alla rete idrica per il soddisfacimento del fabbisogno di
acqua potabile degli abitanti di Roma che tuttavia vennero portati a compimento solo dopo l'unione della cittร allo
Stato italiano.
La fine del potere temporale
I principali difensori dello Stato della Chiesa erano stati la
dinastia dei Savoia, la
dinastia dei Borbone e l'
Impero austriaco. Ma dalla metร degli anni cinquanta la politica dei Savoia, con il
Regno di Sardegna mostrรฒ una netta virata in senso anticlericale. Il
29 maggio 1855
il Parlamento di Torino approvรฒ una legge che sopprimeva gli ordini
religiosi ed ordinava l'incameramento e la vendita di tutti i loro beni.
Il re
Vittorio Emanuele
controfirmรฒ, sancendo cosรฌ la sua rottura con la Chiesa. Non era mai
successo prima che la dinastia Savoia si fosse messa frontalmente contro
la Santa Sede. Il papa condannรฒ fermamente la legge con l'allocuzione
Cum saepe.
L'anno seguente, in aprile, lo Stato Pontificio subรฌ un duro attacco diplomatico dal primo ministro di casa Savoia,
Camillo Cavour.
Il Regno di Sardegna aveva partecipato alla Guerra di Crimea come
alleata delle potenze europee occidentali. Vinta la guerra, potรฉ sedersi
al congresso di Parigi a fianco di Francia e Inghilterra. Cavour
pronunciรฒ un discorso che conteneva un attacco ben calcolato allo Stato
Pontificio. Il conte affermรฒ infatti: “Gli stati della Santa Sede non
furono felici che sotto Napoleone I”
[33].
La
Santa Sede capรฌ che il piano di Cavour fosse la conquista di Roma solo nel
1859, quando la
Legazione delle Romagne
fu invasa da due battaglioni di truppe piemontesi senza che l'atto
fosse stato anticipato da una dichiarazione di guerra. Si configurรฒ una
situazione di stallo, che si protrasse per tutto il resto dell'anno: la
conquista era fatta ma non aveva base legale. All'inizio del
1860
il governo di Torino chiese al Papa di rinunciare volontariamente alle
Legazioni; ottenendo un netto rifiuto, furono organizzati dei plebisciti
di annessione.
L'11-12 marzo si tennero le consultazioni nei territori delle ex
Legazioni e in Toscana. Alle nuove province fu immediatamente applicata
la legge sarda, che comprendeva la soppressione degli ordini religiosi e
l'incameramento dei loro beni.
Il prossimo obiettivo del Regno di Sardegna fu la conquista di Marche
ed Umbria. La Santa Sede, non disponendo di un esercito regolare,
lanciรฒ una chiamata alle armi per raccogliere volontari da tutta Europa.
Fu costituito un esercito multinazionale (italiani, austriaci,
olandesi, polacchi, belgi, svizzeri e irlandesi) di circa quindicimila
uomini, sotto la guida del generale francese
Christophe de Lamoriciรจre che andarono, in seguito, a formare il reggimento degli
Zuavi pontifici.
L'esercito piemontese, guidato dal generale
Enrico Cialdini, attaccรฒ l'11 settembre e vinse il confronto dopo solo una settimana. La battaglia decisiva fu combattuta il
18 settembre a
Castelfidardo, nell'Anconetano. Nel giro di un mese si svolsero i plebisciti di annessione.
Perse Marche ed Umbria, lo Stato Pontificio fu ridotto al
Lazio. Il
25 marzo 1861, pochi giorni dopo la proclamazione del nuovo
Regno d'Italia, Cavour annunciรฒ alla Camera dei Deputati che «Roma sola deve essere capitale d'Italia»
[33].
Roma era protetta, per antichissima tradizione, dal re di Francia (in quest'epoca l'imperatore
Napoleone III). Ma Napoleone III era, al contempo, il principale alleato e protettore del neonato Regno d'Italia. Il
15 settembre 1864 la
Francia e l'Italia stipularono una
convenzione con la quale il Regno d'Italia si impegnรฒ a non attaccare i territori della
Santa Sede, mentre la Francia ritirรฒ le sue truppe dai territori papali
[34]. Subito
Giuseppe Garibaldi
tentรฒ una marcia su Roma partendo dalla Sicilia. Ma, non avendo chiesto
il consenso a Parigi, la sua azione fu bloccata, ad opera dell'esercito
italiano, quando i volontari erano da poco sbarcati in Calabria
[35] (
29 agosto 1862).
Garibaldi ritentรฒ l'attacco a Roma nel
1867, a fine settembre con un esercito di volontari attaccรฒ il Lazio da nord. Fu fermato e sconfitto a
Mentana il
3 novembre 1867 da una forza costituita da soldati pontifici e il corpo di spedizione francese.
Nel
1868 Pio IX convocรฒ un
concilio ecumenico. I lavori del
Concilio Vaticano I iniziarono l'8 dicembre
1869; il risultato piรน importante fu l'affermazione del
dogma dell'
infallibilitร del magistero del
Papa in materia di fede e di morale (quando tale magistero rispettasse alcune condizioni). Lo scoppio della
Guerra franco-prussiana (19 luglio
1870) interruppe i lavori
[36]. Il 1ยบ settembre
1870
la Francia venne sconfitta dalla Prussia, e le venne a mancare la forza
militare per continuare a proteggere il potere temporale del Papa.
Vittorio Emanuele II ne approfittรฒ per attaccare Roma. Il
20 settembre avvenne la
presa di Roma
da parte dei bersaglieri del re. Il Regno d'Italia realizzรฒ
l'annessione del Lazio: liberazione secondo l'ottica italiana,
usurpazione secondo quella pontificia.
Nel
1867
il Parlamento del Regno aveva promulgato una legge che prevedeva
l'incameramento dei beni mobili e immobili di conventi e monasteri su
tutto il territorio, e comprendeva anche il divieto per tutti i
cittadini italiani di pronunciare voti. Il
13 maggio 1871
il Parlamento emanรฒ una nuova legge che elencava i diritti della Santa
Sede all'interno del Regno d'Italia. Passata alla storia come «
legge delle Guarentigie»,
essa riconosceva il papa come sovrano indipendente, con il possesso (ma
non la proprietร ) dei palazzi e giardini vaticani, dei palazzi del
Laterano, della cancelleria a Roma, e della villa di
Castel Gandolfo. Stabiliva inoltre che il governo italiano non sarebbe intervenuto nella nomina dei vescovi.
Pio IX non accettรฒ la legge, ne scomunicรฒ gli autori e si considerรฒ prigioniero in Vaticano.
Solo il 20 settembre 1900 il papa
Leone XIII proclamรฒ la dissoluzione ufficiale dello Stato Pontificio.
Il primo accordo ufficiale tra la Chiesa e lo Stato italiano fu siglato nel
1929, quando con la firma dei
Patti Lateranensi venne creata lo Stato della
Cittร del Vaticano, che restituรฌ una minima sovranitร territoriale alla
Santa Sede. Tale sovranitร potrebbe dar luogo a considerare la
Cittร del Vaticano come un vero e proprio stato successore (o fra gli stati successori, insieme al
Regno d'Italia) dell'antico Stato Pontificio. Il tema divide tuttora gli storici e continua ad essere oggetto di dibattito.
Esercito dello Stato Pontificio
Religione
Lo Stato Pontificio, per la sua particolare conformazione di entitร
statale e religiosa, ha da sempre rappresentato uno dei capisaldi della
chiesa cristiano cattolica in occidente. Il
cattolicesimo
era dichiarato per costituzione religione di stato e solo la sua
professione di fede dava pieno godimento di tutti i diritti statali.
Fino a tutta la prima metร del
XVI secolo vi erano tuttavia numerose comunitร ebraiche sparse per lo Stato, fra cui si segnalavano per importanza quelle di
Roma,
Ancona,
Ravenna,
Orvieto,
Viterbo,
Perugia,
Spoleto e
Terracina. In etร
controriformistica una legislazione sempre piรน restrittiva, inaugurata durante il pontificato di
Paolo IV con la bolla
Cum nimis absurdum e culminata con
Hebraeorum gens, spinse molti ebrei a emigrare. Durante il pontificato di
Sisto V,
caratterizzato da una relativa tolleranza religiosa, quattromila o
cinquemila ebrei fecero ritorno nello Stato Pontificio a seguito della
promulgazione della bolla
Christiana pietas (
1586)
[37]. Ma il ripristino di una legislazione antiebraica voluta da
Papa Clemente VIII con la bolla
Caeca et obdurata
ebbe effetti devastanti per tutti i sudditi di religione ebraica. Molte
comunitร sparirono (fra cui quelle di Terracina, Spoleto e Viterbo),
altre si ridussero a poche decine di unitร (Perugia e Ravenna). Solo a
Roma (e, in minor misura, ad Ancona), sopravvisse un nucleo ebraico di
una certa consistenza. Gli ebrei romani, relegati nel
ghetto,
dovettero tuttavia attendere l'etร napoleonica per vedere riconosciuti i
propri diritti che con la Restaurazione tornarono ad essere conculcati.
Durante la
Repubblica romana si produsse una nuova emancipazione, che subรฌ forti limitazioni dopo il
1849 ad opera di
Pio IX,
che pure agli inizi del suo pontificato aveva mostrato una certa
tolleranza nei confronti dei propri sudditi israeliti. Con l'annessione
dello Stato Pontificio al Regno d'Italia (
1870) gli ebrei tornarono nuovamente a godere di pieni diritti civili.
Lingue dello Stato Pontificio
Idioma ufficiale dello Stato Pontificio era il
latino,
in cui venivano redatte le pubblicazioni ufficiali e istituzionali, ma
non parlata usulamente nello Stato. Il latino fu anche molto utilizzato
come lingua veicolare dalle gerarchie ecclesiastiche in epoca medievale,
per essere in etร moderna gradualmente sostituito dall'
italiano.
In italiano veniva impartita l'istruzione elementare, che era
obbligatoria e gratuita per tutti i bambini dello Stato. La popolazione,
tuttavia, parlava abitualmente dialetti locali: il
romanesco, il
ciociaro, il
sabino, i
dialetti dei Castelli Romani, i
dialetti umbri (
perugino,
altotiberino, ecc.), i
dialetti marchigiani, il
romagnolo. Vi erano inoltre delle minoranze parlanti dialetti campani a
Benevento (
dialetto beneventano) e
Pontecorvo (ancor oggi compresa nell'area linguistica meridionale). Ad
Avignone,
cittร pontificia per quasi cinque secoli, la lingua piรน diffusa fra le
classi popolari e la borghesia minuta era una varietร dell'
occitano, il
provenzale mentre nell'aristocrazia, nell'alta borghesia e fra gli uomini di cultura era frequente il bilinguismo (
francese e provenzale) e, nel caso di cittadini legati alla
Curia, anche il trilinguismo (provenzale, francese e italiano).
Cronologia dei «Papi re»
Elenco dei papi che hanno governato lo Stato. Il numero indica il
loro ordine all'interno dell'elenco cronologico generale di tutti i
papi.
▼ mostra
Cronotassi dei papi a capo dello Stato Pontificio
Note
- ^ Il Regno di Napoli fu legato da vincoli di vassallaggio allo Stato della Chiesa fino al 1776, allorquando Ferdinando IV ordinรฒ di non pagare piรน al Papa la chinea,
tributo simbolico che aveva la funzione di riaffermare esplicitamente
tali legami. Il Regno di Napoli tuttavia, al pari di altre entitร
statuali unite al Papato da rapporti vassallatici, fu sempre un
organismo dotato, sotto il profilo giuridico, di piena sovranitร (anche
se spesso unito dinasticamente ad altri stati europei)
- ^ Dal 1179, allorquando Alessandro III, su sollecitazione di Alfonso I del Portogallo, riconosce l'indipendenza del Paese dal Regno di Leรณn e lo pone, come Stato vassallo, sotto la protezione della Santa Sede mediante la bolla Manifestus probatum
- ^ All'epoca il Lazio si estendeva a meridione fino alla cittร di Terracina, ultima roccaforte pontificia. Il circondario di Cittaducale, il circondario di Sora e il circondario di Gaeta con le Isole ponziane, facevano infatti parte del Regno delle Due Sicilie ed erano giร stati annessi nel 1860, quando il Regno d'Italia si chiamava ancora Regno di Sardegna
- ^ Andrea Gardi, op. cit., pag. 23.
- ^ Andrea Gardi, Lo stato in provincia. L'amministrazione della legazione di Bologna durante il regno di Sisto V (1585-1590), Bologna, Istituto per la Storia di Bologna, 1994 (Studi e ricerche 2), p. 21
- ^ Girolamo Arnaldi, Le Origini dello Stato della Chiesa, Torino, UTET Libreria, 1987, p. 28. ISBN 88-7750-141-3
- ^ «Con
l'istituzione del ducato di Roma...cominciava a profilarsi una nuova
antitesi fra una romanitร , a un tempo ecclesiastica e civile, incarnata
pressochรฉ esclusivamente dal clero locale e dal [vescovo dell'Urbe], e
una romanitร militare, di frontiera, incarnata dal duca bizantino...» di
Girolamo Arnaldi, Le Origini dello Stato della Chiesa, Torino, UTET Libreria, 1987 p. 28, ISBN 88-7750-141-3
- ^ Pipino non potรฉ partecipare personalmente alla guerra, poichรฉ il suo casato e quello del re longobardo erano imparentati.
- ^ Fu
in quell'occasione che, per giustificare la cessione forse dubbia anche
agli occhi dei diretti interessati, venne verosimilmente falsificato il
documento della Donatio Constantini.
- ^ Ravegnani 2004, op. cit., p. 138.
- ^ Questa
clausola fa forse riferimento ad un progetto di Carlo Magno su una mai
avvenuta spartizione dell'Italia lungo la trasversale Luni-Monselice.
- ^ Marco Rizzi, Cesare e Dio, Il Mulino, 2009, pp. 133-36.
- ^ Oltre a ciรฒ, i papi addussero come motivazione della propria superioritร nei confronti dell'autoritร imperiale anche la donazione di Costantino,
un presunto atto mediante il quale l'imperatore romano avrebbe donato
l'intera parte occidentale dell'Impero alla Chiesa. L'Europa
occidentale, quindi, sarebbe dovuta essere sottoposta al potere del
papato. Il documento, tuttavia, nel Rinascimento, fu riconosciuto
definitivamente come falso.[senza fonte]
- ^ Il governo tramite rettore era abituale nelle altre provincie dello Stato della Chiesa giร dal tempo di Innocenzo III.
- ^ Per
favorirne il viaggio, gli spedรฌ dei denari tramite i banchieri di
Firenze e Pistoia. I denari, 200.000 fiorini d'oro, gli furono messi a
disposizione a Milano.
- ^ O "Cattivitร babilonese" - (1309-1377), cosรฌ definito in Italia in ricordo della deportazione degli Ebrei a Babilonia.
- ^ Pagine cattoliche, Storia - Modernitร : L’Italia nel secolo XIV.
- ^ A. Gardi, op. cit., pag. 23.
- ^ L'attribuzione della sede a Ferentino non รจ sicura.
- ^ La sede cambiรฒ a seconda delle condizioni politiche (rapporti con le famiglie signorili).
- ^ Secondo Ruggiero Romano, che generalizza per l'intera Europa dei dati cronologici precedentemente proposti da Carlo Maria Cipolla per la sola Italia, la crisi economica ha inizio negli anni 1619-1622. Entrambi gli autori, e le rispettive posizioni sul tema, sono citati da Guido Quazza, La Decadenza italiana nella Storia europea, Torino, Giulio Einaudi Editore SpA, 1971, p. 59
- ^ La sede papale era stata infatti trasferita una prima volta ad Avignone nel 1309
- ^ Testo completo del Motu proprio disponibile al sito
- ^ Cfr. AA. VV., Storia d'Italia, Torino, Einaudi, 1974, ripubblicata da il Sole 24 Ore, Milano, 2005, vol. 5 (Stuart J. Woolf, L'Illuminismo e il Risorgimento. La Storia politica e sociale) p. 271
- ^ «...
Gli anni successivi a quelli in cui fallirono i moti rivoluzionari [del
1820-21] sono considerati tradizionalmente come il periodo delle
repressioni piรน severe avvenute in tutta l'etร del Risorgimento in tutti
gli Stati italiani, eccettuati forse lo Stato della Chiesa e il Regno
delle Due Sicilie, dove la dura e ininterrotta repressione governativa
rende difficile e superfluo qualsiasi giudizio qualitativo... » Ibidem p. 281
- ^ Riccardo Bacchelli gli dedicรฒ alcune pagine ne 'Il mulino del Po
- ^ Cf. F. Traniello, Religione cattolica e Stato nazionale. Dal Risorgimento al secondo dopoguerra, Il Mulino, Bologna 2007, p. 87.
- ^ a b Cit. in AA. VV., Storia d'Italia, Torino, Einaudi, 1974, ripubblicata da il Sole 24 Ore, Milano, 2005, vol. 21 (Nicola Crepas, Le premesse dell'industrializzazione) p. 169
- ^ M. Dincecco, G. Federico & A. Vindigni. Warfare, Taxation, and Political Change: Evidence from the Italian Risorgimento.. URL consultato in data 20 aprile 2012.
- ^ Secondo la Storia d'Italia Einaudi, tali riforme risultarono tuttavia tardive e, in molti casi, inefficaci. Cfr Ibidem, p. 169
- ^ Progettata nel 1856, entrรฒ in servizio quando i territori interessati erano entrati a far parte del Regno d'Italia.
- ^ La tratta Ceprano-Napoli fu realizzata sotto il Regno d'Italia.
- ^ a b Andrea Tornielli, Pio IX. L'ultimo Papa re, Milano, il Giornale, 2004.
- ^ Convenzione
stipulata a Parigi tra il Governo Francese e lo Italiano per la
cessazione della occupazione francese in Roma, e per il trasferimento
della Metropoli da Torino in altra Cittร del Regno. Parigi le 15
Septembre 1864.. MantuaLex. URL consultato in data 15 agosto 2010.
- ^ Vedi Giornata dell'Aspromonte.
- ^ Il concilio fu sospeso in seguito alla presa di Roma e non fu piรน riconvocato Non fu ufficialmente chiuso se non nel 1960 da papa Giovanni XXIII, come formalitร prima dell'apertura del Concilio Vaticano II.
- ^ Cfr. Attilio Milano, Storia degli Ebrei in Italia, Torino, Einaudi, 1992, p. 258, ISBN 88-06-12825-6
Bibliografia
- Hercule De Saucliรจres, Il Risorgimento contro la Chiesa e il Sud. Intrighi, crimini e menzogne dei piemontesi. Controcorrente, Napoli, 2003. ISBN 978-88-89015-03-2
- Domenico Demarco, Il tramonto dello Stato Pontificio Torino, Giulio Einaudi editore, 1949
- Ludovico Gatto. Storia universale del Medioevo. Roma, Newton & Compton, 2003
- Elio Lodolini, L'amministrazione periferica e locale nello Stato Pontificio dopo la Restaurazione. Ferrara Viva (1959) I/1, 5-32
- Leopold G. Glueckert, Between Two Amnesties: Former Political Prisoners and Exiles in the Roman Revolution of 1848. New York, Garland Press, 1991
- Alberto Guglielmotti, Storia della Marina Pontificia, voll. 10, Roma 1886-1893.
- Elio Lodolini, L'ordinamento giudiziario civile e penale nello Stato Pontificio (sec.XIX). Ferrara Viva (1959) I/2, 43-73
- Giacomo Martina, S.J. Pio IX (1846-1850). Roma, Editrice Pontificia Universita Gregoriana, 1974
- Adone Palmieri, Topografia statistica dello Stato Pontificio, Roma 1857
- Allan J. Reinerman, Austria and the Papacy in the Age of Metternich. Washington, Catholic University of America Press, 1979-1990. 2 volumi
- Giovanni Tabacco. Storia d'Italia, vol. 1, Dal tramonto dell'impero fino alle prime formazioni di Stati regionali. Torino, Einaudi, 1974
- Gabriella Santoncini, Ordine pubblico e polizia nella crisi dello Stato Pontificio (1848- 1850). Milano: Giuffre, 1981
- Piero Zama, La Rivolta in Romagna fra il 1831 e il 1845. Faenza: Fratelli Lega, 1978.
- Elvio Ciferri, Papal States in «Encyclopedia of the French Revolutionary and Napoleonic Wars», Santa Barbara (California), ABC Clio, 2006
- Atti del Convegno «La Legazione di Romagna e i suoi archivi: secoli
XVI-XVIII», pubblicati a cura di Angelo Turchini. - Cesena: Il ponte
vecchio, stampa 2006
Cinematografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
Altri progetti