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lunedì 11 maggio 2009

Stalin...e la vittoria di Maggio del 1945!

Stalin's speech with subtitles.
If there are any errors, let me know by e-mail. Freedom of speech (commenting on this video) is taken away by me due to some nazis who like to spam here. Death to the German occupiers! Yes, I am a dictator...

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Dal punto di vista storiografico, la seconda guerra mondiale rappresenta il
coronamento delle diverse ipotesi interpretative formulate sugli anni Venti e
Trenta. In questo quadro vale la pena accennare soprattutto alla cosiddetta
storiografia revisionista che proprio dall'analisi del ruolo avuto e svolto dalla
Germania fa discendere gran parte delle sue ipotesi. Anche in questo caso, come
per l'analisi che è stata condotta a proposito dei regimi totalitari, la storiografia
revisionista tende a considerare l'attacco tedesco alla Polonia quale risposta
all'ultimatum della Francia e dell'Inghilterra alla Germania1. In realtà le mire
d'espansione tedesche e la dichiarata volontà di conquista per mezzo della
guerra sostenute da Hitler, non lasciano dubbi su chi abbia avuto la
responsabilità ultima e definitiva nello scatenamento del confronto bellico (vedi
scheda «Nazismo e Sterminio»).
In quest’ottica interpretativa si snoda l'ipotesi che fa risalire alla
Rivoluzione francese la rottura di un equilibrio europeo destinata a ripercuotersi
fino al grande conflitto. La gravosa e politicamente miope pace imposta alla
Germania a Versailles (1920), il forte connotato ideologico che le dittature (di
destra e di sinistra) europee finirono per avere conferendo alla guerra il carattere
fanatico e intransigente tipico delle guerre di religione, hanno fatto diventare la
seconda guerra mondiale «...una guerra dei Trent'anni del XX secolo...». In
questa prospettiva la conquista violenta del potere da parte dei bolscevichi in
Russia, le cui lontane origini sono, ancora una volta, ravvisabili nel
giacobinismo della Rivoluzione, rappresentò l'ulteriore e decisivo momento di
spaccatura e contrasto all'interno della storia europea (E. Nolte, '88)2.
Va anche detto che se la guerra si innescò a causa del precario equilibrio
europeo, il carattere che essa assunse, soprattutto con l'attacco delle forze
dell'Asse all'URSS nel giugno del '41 e agli USA nel dicembre di quello stesso
anno, riguarda senz'altro una dimensione ben più vasta e globale. L'intero
scenario internazionale dopo la guerra subirà modificazioni profondissime.
L'Europa perderà ulteriormente e definitivamente la sua centralità politica a
favore degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, ambedue potenze di grandezza
mondiale impegnate a controllare molteplici e vasti settori intercontinentali. Lo
stesso atto finale, tragicamente finale, dello scontro, vedrà protagonista il fronte
di guerra in estremo oriente. Le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9
1 La prima scuola storiografica che si fregiò del titolo di «revisionista», ebbe origine negli Stati Uniti e
volle porre all'attenzione della storiografia coeva su chi veramente scatenò la prima guerra mondiale. H.
E. Barnes, l'antesignano di questo approccio, nel saggio Genesi della prima guerra mondiale,
pubblicato nel 1927, sosteneva che le responsabilità del conflitto non ricadevano sugli Imperi Centrali
(Germania e Austria-Ungheria) e che l'interpretazione che ne attribuiva la paternità rispondeva al fatto
che chi vince una guerra ne scrive anche la storia. Come si vede, in nuce, sono già presenti temi che qui
stiamo rapidamente affrontando. Oggi, su posizioni analoghe, pur con sfumature e differenze interne,
troviamo storici come E. Nolte, A. Hillgruber, M. Stürmer, K. Hildebrand, e, su posizioni più estreme
D. Irving, R. Harwood, R. Faurisson.
2 E. Nolte, Nazionalsocialismo e bolscevismo. La guerra civile europea 1917-1945, Sansoni, Milano
1988.
2
agosto 1945), al di là dell'immane tragedia umana, prefigureranno strategie
politico-militari ancora una volta assolutamente nuove rispetto a quelle
consumatesi in Europa. La «guerra totale», come ebbe modo di essere
«felicemente» battezzata dal ministro della propaganda nazista Goebbels, nel
corso del suo svolgimento ebbe modo di far percepire gli angoscianti sviluppi
che essa avrebbe potuto avere, in un futuro non lontano, trasformandosi in
guerra atomica di autodistruzione (Vedi: J. Hershey, '87).
Non va dimenticato che questo carattere extraeuropeo che il conflitto
aveva assunto, anche se va debitamente ricordato che il teatro dello scontro
principale fu e rimase il continente Europeo, ha dato il destro alla stessa
propaganda nazi-fascista di insistere sull'identità delle forze dell'Asse con
l'intera storia europea, quasi che i regimi dittatoriali di destra fossero i depositari
storici e morali della tradizione culturale e politica dell'intero continente e del
suo ruolo di guida detenuto nel recente passato.
Ma torniamo a parlare della guerra senza peraltro voler fornire tutte le
tappe del suo svolgimento facilmente recuperabile in un qualsiasi manuale di
storia contemporanea. Da un punto di vista generale pare importante ribadire
come la guerra assunse una dimensione veramente colossale. Si pensi che oltre
50 milioni furono i morti causati dal conflitto e che il 50% di essi furono civili.
Forse questo dato identifica come pochi altri il carattere di «totalità» che la
guerra assunse. Le occupazioni di intere nazioni e paesi, lo stato di persecuzione
e dominio attuato dalle forze dell'Asse, i metodi dell'internamento e
dell'assassinio di massa attuato contro gli oppositori e contro i popoli ritenuti
subalterni, offrono un quadro inquietante e sinistro del tipo di confronto messo
in atto. L'uso di nuove e terribili armi, che già avevano dato una triste prova di
sé nel corso della prima guerra, assume con la seconda guerra mondiale una
dimensione ancora più vasta e incombente. L'impiego massiccio dei carriarmati
e la rapidità delle manovre; l'uso delle portaerei e dei sottomarini; il grande
impiego dell'aviazione ed i bombardamenti a tappeto: non sono che un rapido e
insufficiente elenco dei nuovi e terrificanti mezzi messi a disposizione dei
moderni eserciti. Soprattutto l'agguerritissimo esercito tedesco collauderà la
tecnica della Blitzkrieg (guerra lampo), con forti penetrazioni dei mezzi
corazzati nel fronte nemico. Memore dell'assedio economico commerciale
sofferto nel corso della prima guerra, la Germania confidava sulla rapidità delle
azioni militari e su un immediato successo per evitare di essere strangolata
economicamente dal nemico.
Dall'apertura del conflitto (1 settembre 1939), in pochissimo tempo i
tedeschi occupano la Francia (10 maggio - 22 giugno 1940) e quindi la
Danimarca e la Norvegia. Solo l'Inghilterra (con la famosa «battaglia
d'Inghilterra»), grazie alla Royal Air Force, continuerà a resistere. Il 10 giugno
del 1940 anche l'Italia entrerà in guerra a fianco della Germania. La bellicosa
Italia fascista dimostrerà subito la sua totale inconsistenza militare: dalla guerra
di Etiopia (agosto 1940), alla guerra di Grecia-Albania (ottobre 1940), alla
guerra d'Africa sul fronte libico-egiziano, l'esercito italiano subì pesanti rovesci.
Svaniva così il sogno propagandistico di una «guerra parallela» da combattere
accanto all'alleato tedesco nel settore balcanico e mediterraneo. L'attività
3
militare italiana verrà ad occupare un ruolo assolutamente subalterno e
dipendente dalle strategie tedesche. La guerra contro l'URSS, iniziata nel giugno
del '41 per volontà tedesca, vedrà l'Italia impegnata a fornire un ampio
contingente di soldati. In uno scenario di guerra assolutamente estraneo e
lontano dagli stessi interessi fascisti, ma impostosi a causa della subalternità e
della vanagloria del Regime (il Duce si era espresso in questa circostanza con
grande cinismo; affermò che alle trattative di pace l'Italia aveva bisogno di
buttare sulla bilancia delle trattative «Qualche migliaio di morti»), i soldati
dell'Armir3 (circa 220.000) morirono a centinaia di migliaia nella paurosa
ritirata dell'inverno 1942-43.
Verso la fine del 1942 si consumò la svolta decisiva del conflitto. La
sconfitta di Stalingrado dei tedeschi segnò la riscossa sovietica. Nonostante le
immani distruzioni subite direttamente su una parte vastissima del territorio
dall'avanzata tedesca (la Germania aveva adottato la linea della «guerra di
sterminio» nei confronti dei nemici bolscevichi), con straordinaria tenacia e
determinazione i russi trasportarono e ricostruirono gran parte dei loro impianti
industriali nelle retrovie lasciando dietro di sé terra bruciata. Intanto l'ingresso
degli Stati Uniti in guerra nel dicembre del 1941, dopo il proditorio attacco dei
giapponesi a Pearl Harbour, aveva messo a disposizione delle forze anti-naziste
un formidabile apparato produttivo ed un esercito di enormi potenzialità
belliche.
L'ingresso degli Stati Uniti nel conflitto segnò anche una diversità di
linee tattiche da tenere nel corso del confronto. Roosevelt era seguace della
linea della «concentrazione» secondo la quale era necessario concentrare il
massimo delle risorse sullo scacchiere europeo contro l'avversario più forte.
Churchill era viceversa uno strenuo difensore della teoria della «diversione»
che consisteva nell'attaccare il nemico in aree periferiche, più deboli, puntando
sul logoramento. In questo quadro si inseriva anche la richiesta di Stalin che
sollecitava l'apertura di un secondo fronte europeo in grado di allentare la
pressione sul fronte orientale. La linea di Churchill risentiva anche di una
persistente e profonda diffidenza nei confronti di Stalin e dell'anticomunismo
che lo portava a procrastinare l'alleggerimento del fronte orientale. Lo sbarco in
Marocco nel novembre 1942 e quello in Sicilia nel 1943, che in qualche modo
rispecchiavano la linea di Churchill che vedeva nell'Italia il «ventre molle» della
fortezza europea, non dettero però apprezzabili risultati militari. Fu così decisa
l'«operazione Overold», vale a dire lo sbarco in Normandia, attuato il 6 giugno
1944, che, a prezzo di gravi perdite, riuscì ad aprire il fronte occidentale.
Il 1944 è anche l' «anno delle dieci vittorie» dell'Armata rossa: alla fine
del 1944 i russi erano pronti ad attaccare il territorio tedesco. Anche questa
precipitosa avanzata russa indusse gli alleati a rompere gli indugi e a cercare di
arrivare al cuore dell'Europa prima degli «alleati» sovietici. In questo fatto,
nonché negli accordi di Yalta (febbraio 1945), è già avvertibile lo scontro che
3 L'Armir è la sigla che corrisponde ad Armata Italiana in Russia. Fu presente in Russia tra il luglio '42 e
il febbraio '43. La tragica ritirata avvenne nel dicembre del '42 e costò agli italiani circa 220.000 morti.
É questa una delle pagine più tragiche e buie per l'esercito italiano impegnato nel conflitto.
4
caratterizzerà il dopoguerra tra il blocco comunista da una parte e quello
occidentale dall'altra.
Lo sbarco in Sicilia degli Alleati ebbe però sul piano politico importanti
riflessi rispetto al Regime. Il 25 luglio 1943 Mussolini veniva destituito per dare
luogo al governo diretto dal maresciallo Badoglio. L'8 settembre di quello stesso
anno l'Italia usciva dal conflitto e annunciava la firma dell'armistizio. Iniziava
così un periodo tra i più tragici ed eroici della nostra storia nazionale. Occupata
dai tedeschi; riorganizzatisi i fascisti che dettero vita alla Repubblica Sociale
Italiana, l'Italia fu attraversata direttamente dal conflitto, sia per l'avanzata, lenta
ed estenuante, degli eserciti alleati che procedevano dal sud verso il nord, sia
per la lotta di liberazione che gli antifascisti ingaggiarono contro i nazifascisti.
Il capitolo della Resistenza è molto denso e articolato al suo interno. In
questa rapida scheda sulla seconda guerra mondiale basti sapere che il paese ne
risultò profondamente modificato. Non solo il rapido cambiamento di fronte
espose la popolazione civile ad un durissimo capovolgimento (la guerra, fino ad
allora combattuta su fronti lontani, arrivava in casa); non solo l'occupazione
tedesca dimostrò tutta la sua durezza esacerbata dal «tradimento» italiano; non
solo l'Italia del Sud già liberata dagli alleati non visse con la stessa intensità
l'esperienza della lotta di liberazione; ma per la prima volta, nonostante il lungo
letargo politico imposto dal Regime, ampi settori popolari dimostrarono di
sentire l'appartenenza nazionale, di esprimere un sentimento collettivo e di
essere qualcosa di senz'altro molto diverso e molto lontano dal fascismo e dai
rappresentati della nazione (Badoglio e il Re) che, dopo l'armistizio, avevano
abbandonato Roma per rifugiarsi nel Sud d'Italia.
Lo sbarco in Normandia, nonostante una controffensiva tedesca sulle
Ardenne, segnò la fine della Germania. Dal bunker della Cancelleria Hitler volle
continuare la guerra fino all'ultimo. Una sorta di auto punizione da infliggere al
popolo tedesco che non aveva saputo realizzare il suo sogno millenario, portava
il Führer a vedere nel crollo totale del Reich una degna conclusione. É
veramente sorprendente come di fronte ad una ormai certa sconfitta, con
l'apparato dello stato ormai in completo sfaldamento, la classe dirigente tedesca
non abbia saputo esprimere qualcosa o qualcuno in grado di mettere termine
prima al massacro.
L'8 maggio 1945 la guerra ebbe fine in Europa. Il 2 settembre successivo
il Giappone firmò la capitolazione.
Indicazioni bibliografiche:
- R. BATTAGLIA, La seconda guerra mondiale, Ed. Riuniti, Roma 1971;
- M. BLOCH, La strana disfatta, Einaudi, Torino 1995;
- J. HERSHEY, Hiroshima, Bompiani, Milano 1987;
- A. HILLGRUBER, Storia della seconda guerra mondiale, Laterza, Bari
1987;
- J. RAWLS, Hiroshima, non dovevamo, Donzelli Editore, Milano 1995;
- F. SCHURMANN, La logica del potere, Il Saggiatore, Milano 1980;
- A.J.P. TAYLOR, Le origini della seconda guerra, Laterza, Bari 1961.
5
Badoglio P.; 4
Barnes E.; 1
Battaglia R.; 4
Bloch M.; 4
Churchill W.; 3
Faurisson R.; 1
Goebbels P.J.; 2
Harwood R.; 1
Hershey J.; 2; 4
Hildebrand K.; 1
Hillgruber A.; 1; 4
Hitler A.; 1; 4
Irving D.; 1
Mussolini B.; 4
Nolte E.; 1
Rawls J.; 4
Roosevelt F.D.; 3
Schurmann F.; 4
Stalin J.; 3
Stürmer M.; 1
Taylor A.J.P.; 4

Fonte: http://www.youtube.com/user/JossyHadash

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ITALIA-CINA

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