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giovedì 23 settembre 2010

Choc in Vaticano, IOR nella bufera, la banca della Città del Vaticano travolta da scandali finanziari decennali...

Sopra, la copertina di uno dei tanti libri che svelano
le trame oscure dei potenti del Vaticano...

Tratto da La Stampa - Nonostante la scansione dei fatti, dal Vaticano c’è stupore. Anche perché la parola d’ordine, negli ultimi anni – è stata «voltare pagina» rispetto alla raffica di scandali targati Ior (dal passaggio in Vaticano della maxitangente Enimont ai sospetti conti segreti di tangentisti e mafiosi). Questo inatteso smacco d’immagine preoccupa soprattutto alla luce degli altri scandali che stanno coinvolgendo la gestione amministrativa di importanti dicasteri di Curia come Propaganda Fide, nel mirino dei giudici per il «business del mattone» affidato ai Sepe-boys, Balducci e De Lise. Nell’operazione di pulizia il nuovo Ior di Gotti Tedeschi e Bertone era divenuto il modello da seguire per tagliare con il passato anche negli altri uffici economici della Santa Sede. Lo schiaffo dell’indagine di Roma destabilizza il «cambio di passo» – spiegano in Curia – ai piani alti del Vaticano, proiettando l’ombra inquietante di un «passato che non passa», quasi che «tutto sia mutato (in apparenza), perché nulla cambi (in sostanza)». Dunque, «si continua ad agire come si è sempre fatto», seguendo un copione ultradecennale che prescinde dal giro di vite di Bankitalia.Il pasticcio brutto targato Ior dei due (tentati) bonifici da 20 milioni (alla Jp Morgan Frankfurter) e 3 milioni (alla Banca del Fucino) si poteva evitare, se solo l’istituto vaticano avesse dato retta agli avvertimenti che il Credito Artigiano – la banca incaricata dell’operazione – gli aveva a più riprese indirizzato. Trascorsi 90 giorni dall’entrata in vigore della nuova normativa antiriciclaggio che la considera una banca extracomunitaria, lo Ior non comunica nulla al Credito Artigiano. In pratica non ottempera alle nuove regole. Così l’istituto controllato dal Credito Valtellinese – e il cui presidente, Giovanni De Censi, siede peraltro nel Cda dell’istituto della Santa Sede – a metà aprile blocca l’operatività del conto, informando lo Ior e la vigilanza di Bankitalia. Il 6 settembre, però, lo Ior – nonostante non abbia terminato i protocolli richiesti – chiama il Credito Artigiano e chiede l’esecuzione dei due bonifici. Dagli uffici italiani ribattono che la cosa non è possibile, in quanto mancano ancora le condizioni imposte da via Nazionale. Anzi: un’eventuale operazione, avvertono, sarà segnalata agli uomini di Draghi. Dopo una settimana di resistenza da parte italiana, dallo Ior tornano alla carica, con un ultimatum: «Fate comunque il trasferimento – è l’ordine in buona sostanza -, non avete titolo per opporvi». Il Credito Artigiano capitola, ma prima notifica la cosa a Bankitalia, la cui Unità di informazione finanziaria il 15 settembre blocca i bonifici e passa la palla alla procura.



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ITALIA-CINA

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