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venerdì 21 marzo 2008

Boicottare le Olimpiadi della repressione e del sangue!

Il CONI se si ritiene un'organismo serio rinunci a far partecipare i NOSTRI atleti italiani ai giochi olimpici della repressione e del sangue.In caso contrario dovremmo constatare che il CONI favorisce indirettamente la repressione e la dittatura cinese attraverso la sua partecipazione con la NOSTRA bandiera italiana simbolo del sangue dei patrioti che lottarono e morirono per la vera LIBERTA' e l'INDIPENDENZA dell'ITALIA. Gli Italiani si ricordino il gesto eroico di quel ragazzo sconosciuto che da solo con la forza dell'umiltà e della libertà sfidò i pesanti carri armati emblema della guerra, dell'odio maoista e del militarismo reazionario che soffocarono la civile protesta di Piazza Tien An Men.DESTRA NAZIONALE e DEMOCRATICANOI VERA MILIZIA DELLA LIBERTA' !NOI UNICA DESTRA LIBERALE!
Fonte: Circoli Destra Nazional-Democratica

venerdì 14 dicembre 2007

La Repubblica Italiana verso la Repubblica di Weimar...

Dopo l'ultimo impietoso commento sulla situazione generale della società Italiana che inaspettatamente è giunto a noi dalle pagine di uno dei maggiori quotidiani Americani, il New York Time's, è doveroso per tutti noi cittadini Italiani e ancora di più doveroso per tutta la classe politica nostrana, fare una breve ma sincera pausa di riflessione per tirare le somme e capire che l'anatema Americano non è tanto una cattiva sentenza ma è un drammatico avvertimento: se l'Italia continuerà sulla strada di questo disastro la nostra povera Patria sarà destinata ad un futuro "nero" costellato da miserie e povertà sociali devastanti.
Personalmente penso che l'articolo del New York Time's fotografa in gran parte veramente la realtà del nostro Paese: gli scioperi come l'ultimo dei camionisti che bloccano l'economia dell'intera Nazione registrano un grave e reale disagio trà i lavoratori Italiani che non hanno più certezze per il futuro; in Europa siamo al secondo posto in negativo per la corruzzione dei Partiti Politici e delle Amministrazioni Pubbliche, al primo posto di questa maglia "nera" c'è la Bulgaria e di questo non dobbiamo di certo rallegrarcene; la nostra economia è costantemente preda di crisi e di alti e bassi, ultimamente più bassi che alti, l'inflazione cresce ogni anno sempre di più, la regressione economica è sotto gli occhi di tutti visto che gli stipendi convertiti in Euro hanno perso in 5 anni la metà del potere d'acquisto; ogni anno aumentano in negativo le "MORTI BIANCHE": i nostri operai muoiono sempre di più sul posto di lavoro per guadagnare MILLE EURO scarsi, a volte anche per meno; le famiglie Italiane medie non arrivano alla fine del mese e soffrono già alla terza settimana per colpa dell'aumento costante del caro-vita, sono raddoppiati i poveri e diminuiti i ricchi ma che sempre sono più ricchi di prima; la disoccupazione giovanile registra in negativo ancora tassi troppo elevati, la disoccupazione in generale ancora peggio, senza considerare il lavoro precario, il lavoro temporaneo, il lavoro NERO, lo sfruttamento dell'immigrazione sul lavoro, la mancanza di sicurezza sui posti stessi di lavoro, tutte piaghe aperte e problemi sempre più gravi dove lo Stato Italiano latita...lo Stato Italiano pensa solo alle "CASTE" di potere, alle caste Politiche, alle caste della Magistratura e del Giornalismo, spesso e volentieri queste caste si scontrano trà loro ai vertici delle Istituzioni creando congestioni e conflitti che paralizzano l'intero apparato Statale.
La Società Italiana si stà pian piano scollando, la gente si allontana sempre più dalla Politica perchè da essa si sente abbandonata e da essa è delusa, disillusa...la Democrazia in Italia si è allentata, anche la stampa e la televisione è sempre più meno libera, la criminalità comune e la criminalità organizzata prendono piede e si allargano a macchia d'olio in tutti i settori ed in tutti i campi; il popolo Italiano non si sente più sicuro, manca la certezza della pena, manca la fiducia nello Stato che sembra allontanarsi sempre più dalla Società e dalla realtà.
La Repubblica Italiana assomiglia sempre più alla Repubblica di Weimar, sembra un paragone troppo azzardato e troppo forte ma le analogie ci sono tutte, di certo non viviamo più i periodi degli anni '20 e '30 ma...anche allora la società Tedesca non aveva più fiducia nelle proprie Istituzioni, anche allora la miseria, la povertà e la mancanza di sicurezze sociali imperversava e prendeva piede trà le famiglie medio-borghesi, anche allora il caro vita spezzava gli stipendi degli operai che diventavano sempre più poveri e morivano anche allora sui posti di lavoro per la mancanza totale di sicurezza guadagnando stipendi da fame a causa dell'inflazione che cresceva a dismisura ogni anno; anche allora le caste si allontanavano sempre più dal senso della realtà.
Il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano insieme al Premier Romano Prodi, ha risposto per impeto d'orgoglio alle critiche del New York Time's che l'Italia c'è la farà! Usciremo dalla crisi e faremo vedere a tutto il Mondo quello che siamo realmente! Queste stizze d'orgoglio ferito non bastano...è ora di agire sul serio! E' ora di lavorare duramente per salvare il salvabile e per ricostruire in fretta la nostra società, la nostra economia, il nostro Paese! Prima che arrivi il tempo del crollo definitivo e doloroso del sistema così come era successo, appunto, alla debole e disastrata Repubblica di Weimar in Germania!
Alexander Mitrokhin



Il New York Times: l'Italia è un Paese triste!!!


DA NEW YORK - Gli italiani? Un popolo triste, il più triste d'Europa. L'Italia? Un Paese alla frutta. Lo ha scritto ieri il New York Times in un lungo e documentato reportage di prima pagina firmato da Ian Fisher, corrispondente da Roma del quotidiano Usa. Il giornalista ha girato la Penisola, ha incontrato gente (Veltroni, Montezemolo, Illy, comuni cittadini) e ha tirato le somme. Il risultato è un'impietosa cartolina del fu Bel Paese, oggi malato grave affetto da un virus chiamato «malessere»: «Tutto il mondo ama l'Italia, ma l'Italia non si vuole più bene: c'è un senso di malessere generale nel Paese». L'Italia è più povera (l'11 per cento delle famiglie italiane vive sotto la soglia della povertà, il 15 per cento fatica ad arrivare a fine mese), più vecchia (basta guardare l'età media dei presentatori tv, scrive Fisher), la qualità della vita peggiora di anno in anno, i divorzi aumentano, il tasso di natalità è tra i più bassi d'Europa, la tecnologia è poco sviluppata. Il resto del mondo corre, noi restiamo al palo, bloccati nelle riforme da tante piccole corporazioni, con debito pubblico e costo della politica tra i più alti del Pianeta. E, se non correremo ai ripari, faremo la fine della Florida: un ricovero per turisti anziani. Il tutto suffragato dai dati.
Per esempio, saremo anche tra gli alleati più fedeli di Washington ma, come aveva già rivelato al Corriere l'ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, nel 2004 gli investimenti americani in Italia ammontavano a 16,9 miliardi di dollari, quelli in Spagna a circa 50 miliardi. Oppure, meglio archiviare lo stereotipo dell'italiano pizza e mandolino. Perché una ricerca dell'Università di Cambridge, condotta dall'economista italiana Luisa Corrado citata dal NYT, dimostra come, in Europa, siamo i più infelici. Tristezza causata dalla nostra scarsa fiducia nelle istituzioni (il 36 per cento degli italiani si fida del Parlamento contro il 64 per cento dei danesi, i più spensierati del Continente). Sull'economia, meglio sorvolare, dato che le piccole e medie imprese, cuore del nostro business, non possono competere nel mercato globale. Nemmeno le arti resistono: «Non ci sono più Fellini, Rossellini o la Loren, cinema, musica, letteratura italiani non sono più all'avanguardia ». Siamo così tristi che per tirarci su il morale leggiamo La casta, che denuncia i costi della politica, e Gomorra, che racconta l'impero economico della camorra.
Un malessere che spiega, secondo il giornale americano, l'ascesa di Beppe Grillo «il personaggio che più di ogni altro identifica lo stato d'animo degli italiani», il cui video, bippato sui «vaffa», è stato messo sul sito del NYT. Non ci rimane che il made in Italy, marchio di prestigio ancora riconosciuto in tutto il mondo. Può bastare? «Credo proprio di no», dice al Corriere Ian Fisher, l'autore del reportage. «A Roma sono arrivato tre anni fa senza pregiudizi. L'idea di questo articolo mi è venuta parlando con la gente. Tutti a ripetermi: perché la politica non ascolta i cittadini? Perché abbiamo solo Prodi e Berlusconi? Perché la Spagna va avanti e noi no?». Fisher ha vissuto a Praga e Varsavia: «Anche lì le persone erano tristi, ma con la voglia di cambiare le cose. Da voi, manca questa speranza». In difesa dell'Italia è intervenuto, proprio da New York, il presidente Giorgio Napolitano: «Scommettete sull'Italia, sulla nostra tradizione e il nostro spirito animale», ha detto il capo dello Stato citando l'economista Keynes e i suoi «animal spirits » (l'economia è in parte guidata da ondate di ottimismo e pessimismo, ndr). «Ci sono molti problemi e non si può fare del facile ottimismo — ha aggiunto Napolitano —. E poi, invece di prendere a modello un noto comico per capire la nostra società, perché non parlare anche dei punti di forza, come le gare vinte dalla nostra industria della Difesa dato che i presidenti americani viaggeranno su elicotteri italiani».


Fonte: Roberto Rizzo 14 dicembre 2007 da http://www.corriere.it/

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!