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domenica 30 settembre 2012

Vietato dire: "Maometto pedofilo!" Ma in Nord-Africa, dopo le "Primavere Arabe" sponsorizzate dall'Occidente, vogliono far sposare le bimbe! Proprio in Egitto vogliono riportare l'età legale per il matrimonio ad appena nove anni...

Foto
Egitto - (Nord-Africa) - Mentre un filmato di 13 minuti su YouTube in cui si dipinge Maometto come pedofilo scatena le manifestazioni violente in tutto l’islam, un deputato della Assemblea costituente egiziana va in tv e come se niente fosse butta là la proposta di consentire di nuovo i matrimoni alle bambine dai 9 anni di età. Con una scelta di tempi discutibile (per tacere dei contenuti), Muhammad Saad Al Azhari, membro islamista dell’Assemblea Costituente egiziana, ha fatto sapere che il limite per l’età del matrimonio dovrebbe essere abbassato, consentendo agli uomini di sposare anche le bambine.Il deputato dice di fare la proposta in questione pensando al bene delle bambine: «il matrimonio è un diritto delle ragazze», fin dal compimento del nono anno, ben inteso: se hanno già raggiunto la pubertà (le arabe sono precoci...). Al Azhari, intervenendo telefonicamente in un programma televisivo serale, ha sostenuto che la Costituzione egiziana dovrebbe prendere in considerazione le «specificità egiziane», per esempio il fatto che i beduini del Sinai sposano ragazze molto giovani. Ogni tentativo di cambiare abitudini radicate da migliaia di anni è, secondo il deputato, «un discorso illogico», votato al fallimento. Ogni civiltà insomma ha le sue proprie particolarità.
Al Azhari ha aggiunto che, in Occidente, le relazioni sessuali complete sono consentite fin dall’età di quattordici anni e sono anche studiate nelle scuole. Solo che, nella versione musulmana, il sesso sarebbe consentito anche (se non solo) con uomini maturi.
Una posizione aberrante che, per fortuna, ha suscitato qualche reazione indignata qua e là; come quella di Mustafa Al Najjar, attivista politico e parlamentare nella precedente legislatura, il quale ha replicato duramente, affermando che le proposte di «alcuni salafiti» è «un salto all’indietro, disumano, un insulto per le donne egiziane e una violazione di tutte le norme sui diritti umani».
In Arabia Saudita però la possibilità è già reale. Grazie a una fatwa del Mufti Supremo dell’Arabia Saudita, emessa a maggio, è diventato perfettamente legale che bambine di almeno 10 anni si sposino con uomini. Secondo le Nazioni Unite nel mondo musulmano ci sono 60 milioni di “spose bambine”, la cui età è inferiore ai 13 anni. Il marito è sempre un uomo molto più anziano, mai incontrato prima, spesso un parente
L’organizzazione americana International Center for Research on Women (Icrw) ha compilato una “classifica” dei venti paesi in cui i matrimoni di minorenni sono più diffusi: il Niger è al primo posto, seguito da Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica Centrafricana, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, India, Etiopia, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Malawi, Nicaragua, Nigeria, Zambia.

lunedì 11 luglio 2011

I costi umani delle guerre USA contro il terrore dell'estremismo Islamico nel Mondo!

La guerra globale contro il terrorismo scatenata dall’amministrazione degli Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001 ha causato sino ad oggi la morte di circa 258.000 persone.
La stima – “estremamente prudente” – è stata fatta dallaBrown University di Rhode Island, una delle più antiche università USA (è stata fondata nel 1764) che ha valutato i costi umani e finanziari dei conflitti in Afghanistan ed Iraq e delle cosiddette “campagne contro il terrorismo” del Pentagono e della Cia in Pakistan e Yemen.
“Alle vittime dirette dei conflitti vanno aggiunte le morti causate indirettamente dalla perdita delle fonti di acqua potabile e delle cure mediche e dalla malnutrizione”, spiegano i ricercatori della Brown University. Come avviene ormai in tutti gli scenari di guerra sono sempre i civili a subire le perdite maggiori in vite umane: 172.000 tra donne, bambini, anziani e uomini non combattenti assassinati, 125.000 in Iraq, 12.000 in Afghanistan e 35.000 in Pakistan, a riprova che è proprio quest’ultimo paese asiatico al centro di un’escalation militare volutamente tenuta segreta dall’amministrazione Obama e dai principali media internazionali.
“Ancora più difficile è conoscere il numero dei morti tra gli insorti”, aggiunge lo studio della Brown University, “anche se le stime si attestano tra le 20.000 e le 51.000 persone. Il numero dei militari uccisi è invece di 31.741 e include circa 6.000 soldati statunitensi, 1.200 militari delle truppe alleate, 9.900 iracheni, 8.800 afgani, 3.500 pakistani e 2.300 contractor privati”. Il rapporto denuncia che dallo scoppio della guerra “globale e permanente contro il terrorismo” sono scomparsi 168 giornalisti e 266 tra volontari, cooperanti e operatori umanitari. “Le guerre hanno inoltre prodotto un flusso massiccio di rifugiati e sfollati, più di 7,8 milioni di persone, la maggior parte dei quali in Iraq ed Afghanistan”, scrivono i ricercatori. “Si tratta di un numero corrispondente all’intera popolazione del Connecticut e del Kentucky”.
Sconvolgente pure l’entità delle risorse finanziarie dilapidate dalle forze amate degli Stati Uniti d’America nella loro “caccia” ai presunti strateghi dell’attacco dell’11 settembre. “I costi delle guerre possono essere stimati tra i 3.700 e i 4.400 miliardi di dollari, pari ad un quarto del debito pubblico odierno e molto di più di quanto speso nel corso della Seconda guerra mondiale”, spiega il rapporto della Brown University. “Si tratta di cifre notevolmente più alte di quelle fornite dal Pentagono e dall’amministrazione USA (1.300 miliardi di dollari), in quanto si sono considerate nello studio anche altre spese generate dalle guere, come ad esempio quelle previste sino al 2051 per i veterani feriti, quelle effettuate dal Dipartimento per la Sicurezza Interna contro le minacce terroristiche e i fondi direttamente relazionati con i conflitti del Dipartimento di Stato e dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale Usaid”.
Secondo i ricercatori del prestigioso centro universitario di Rhode Island, “il governo statunitense sta affrontando la guerra sottostimandone la potenziale durata e gli insostenibili costi mentre sopravvaluta gli obiettivi politici che possono essere raggiunti con l’uso della forza bruta”. I circa 4.400 miliardi di dollari spesi sino ad oggi sono certamente del tutto sproporzionati ai costi dell’attentato dell’11 settembre e ai suoi danni economici. “I diciannove attentatori più gli altri sostenitori di al Qaeda hanno speso tra i 400.000 e i 500.000 dollari per gli attacchi aerei che hanno causato la morte di 2.995 persone e tra i 50 e i 100 miliardi di dollari di danni. Per ogni persona uccisa l’11 settembre ne sono state assassinate da allora 73”.
Nel terribile bilancio sulle vite umane sacrificate e sulle risorse finanziarie sperperate con le guerre USA del XXI secolo non sono ovviamente contemplati i costi del conflitto scatenato in questi mesi contro la Libia. Tra bombe, missili Tomahawk all’uranio impoverito e carburante, solo il primo giorno dell’operazione Alba dell’odissea sarebbe costato agli Stati Uniti d’America qualcosa come 68 milioni di euro. Stando al Pentagono, le prime due settimane d’intervento militare contro Gheddafi sono costate 608 milioni di dollari, senza includere i salari dei militari e i costi operativi delle unità aeree e navali distaccate nell’area mediterranea precedentemente allo scoppio delle operazioni belliche.
Per il segretario all’aeronautica militare, Michael Donley, le attività di volo dei 50 cacciabombardieri e dei 40 velivoli di supporto impegnati e le munizioni utilizzate contro la Libia comportano una spesa di circa 4 milioni di dollari al giorno. Venticinque milioni di dollari è invece il valore dell’“assistenza non letale” concessa dall’amministrazione Obama il 20 aprile scorso ai ribelli del Transitional National Council di Bengasi. Si tratta in buona parte di “apparecchiature mediche, uniformi, stivali, tende, equipaggiamento per la protezione personale, radio e cibo in polvere”, ma Washington non ha escluso l’invio di armi e munizioni in buona parte stoccate nei depositi e magazzini della grande base di Camp Darby in Toscana.

Fonte: http://informarexresistere.fr/

martedì 8 marzo 2011

LA LIBIA VERSO IL CAOS? MEGLIO GHEDDAFI AL POTERE! GHEDDAFI GUIDA L'UNICO GOVERNO UFFICIALE RICONOSCIUTO IN LIBIA FINO AL 17 FEBBRAIO 2011, GHEDDAFI PROPONE UNA COMMISSIONE D'INCHIESTA DELL'ONU E DELL'UNIONE AFRICANA IN LIBIA, PERCHE' NON E' STATA ACCETTATA LA PROPOSTA? L'INTERVENTO ARMATO DELLA NATO POTREBBE TRASFORMARE LA LIBIA IN UN NUOVO AFGHANISTAN O IN UN NUOVO IRAQ, CON ANARCHIA, CAOS E VIOLENZA! NOI RICONOSCIAMO L'UNICO GOVERNO UFFICIALE CHE E' QUELLO DI GHEDDAFI AL POTERE, SOLO LUI E' IN GRADO DI GOVERNARE CON ORDINE E LEGALITA' LA LIBIA!

L'8 Marzo 2011, Festa della Donna in Italia, segna il giorno numero 19 dall'inizio dei combattimenti in Libia e dalla rivolta armata della “Giornata della Collera” indetta il 17 Febbraio scorso.
Nei primi due giorni di scontri armati e di contestazioni al vecchio Regime di Gheddafi, al potere da 41 anni, molte notizie erano trapelate anche via Internet, (poco prima dell'oscuramento della rete in Libia), sulla durissima reazione delle forze dell'ordine e dell'esercito contro i manifestanti che a migliaia erano scesi in piazza a Tripoli ma per lo più a Bengasi, a Tobruk e Zawiyah.
Ma spesso quelle notizie, corredate da fotografie, si sono rivelate infondate o comunque volutamente “ingigantite” ed esagerate, come ad esempio non ricordare quelle tre fosse vuote scavate nella sabbia con la didascalia che recitava: “Fosse comuni sulla spiaggia di Tripoli, il Regime di Gheddafi reagisce brutalmente e compie stragi contro la sua stessa popolazione!” Quelle fosse comuni in realtà non erano state scavate sulla spiaggia del bellissimo litorale Libico, e quella “spiaggia” era in realtà un regolare cimitero Islamico di Tripoli.
Tentativo propagandistico dunque dell'opposizione al Regime di Gheddafi per scuotere ancora di più le coscienze democratiche degli insorti prima e dell'opinione pubblica Internazionale poi, un po come accadde in Romania nella rivolta popolare del mese di Dicembre, annata 1989, quando fu deposto il vecchio dittatore Comunista Ceaucescu: alla televisione di Stato i ribelli riuscirono a far circolare le immagini di centinaia e centinaia di cadaveri messi tutti in fila uno accanto all'altro, spargendo la notizia che la Securitate, (Servizio Segreto Rumeno al servizio del Governo di Ceaucescu), aveva massacrato senza pietà migliaia di cittadini e di oppositori a sangue freddo: la notizia era fasulla, quei cadaveri erano stati disseppelliti apposta da diversi cimiteri di un villaggio poco lontano dalla Capitale Bucarest, cadaveri che sono stati poi fotografati, filmati e spacciati per insorti trucidati, ma in realtà il massacro a sangue freddo non ci fu mai stato, nonostante tutto quelle foto e quella tragica “notizia” fasulla bastò a fare inferocire ancora di più gli animi già tesi dei manifestanti anti-Ceaucescu che hanno spinto l'acceleratore verso la rivolta armata contro il Regime Comunista; la fine la sappiamo tutti, Ceaucescu e la moglie spodestati, catturati, processati e fucilati in sole 24 ore, la Romania Comunista accoppata con tanti saluti al suo Partito ed ai suoi dirigenti riciclatisi nella nuova e azzoppata Democrazia basata sulla corruzione, sulla mafia e sulla povertà diffusa.
Sempre soli dopo due giorni dall'inizio delle contestazioni, un'altra notizia che rasentava una realtà fin troppo surreale, fu quella dei bombardamenti attuati dall'aviazione Libica di Gheddafi contro le folle dei manifestanti pacifici e disarmati; niente di più falso: i bombardamenti che poi sono stati condotti dai Jet Libici sono quelli che oggi vediamo in tutti i telegiornali nei filmati degli inviati dai giornali e TV occidentali, raid aerei attuati nei dintorni delle raffinerie di petrolio e nelle periferie delle città occupate dagli oppositori che sono tutt'altro che disarmati.
A 19 giorni dall'inizio dei combattimenti tra insorti e forze armate Libiche fedeli a Gheddafi, supportate da miliziani alleati al Regime, la situazione sembra quanto mai incerta, con centinaia di caduti sul campo da ambo le parti in lotta, con un Paese spaccato in due: la Tripolitania (Con Tripoli Capitale) in mano al Governo ufficiale di Gheddafi e la Cirenaica, cioè tutta la parte Est del Paese (Con Bengasi Capitale) in mano ai ribelli anti-Gheddafi; ribelli che sono armati fino ai denti e pronti al martirio totale, alla guerra santa fino alla morte pur di spodestare il vecchio Leader Gheddafi.
Detto questo, con tutto il beneficio d'inventario, mi sento più di appoggiare il vecchio Governo ufficiale di Gheddafi, quanto meno perchè lo si conosce bene, in secondo luogo perchè nel panorama geo-politico del Magreb oggi è l'unico Governo non fondamentalista che può arginare il pericolo dell'Islam più fanatico e integralista, l'unico che può seriamente, sotto l'influenza dei Governi Occidentali, contenere e schiacciare il terrorismo Internazionale legato ad Al Qaeda.
In caso di vittoria dei ribelli, che per altro ad oggi non sembrano avere un unico coordinamento, l'alternativa non è la Democrazia e la pace sociale così come qui in Occidente sognano gli “Idealisti” della prima e della seconda ora; nessuno si illuda, la rivolta armata può avere il serio rischio e pericolo di trasformarsi in un “girone infernale” stile Iraq, intriso di anarchia, caos, violenza e assenza di regole certe.
Le varie rivolte anti-Governative scatenatesi dal Dicembre 2010 in tutto il Nord-Africa, a partire dalla Tunisia e dall'Algeria, per finire all'Egitto dell'ex-Presidente Mubarak, hanno tutte una natura ed un carattere ben diverso da quella rivolta che si è aperta in Libia il 17 Febbraio scorso, difatti ciò che ha caratterizzato le manifestazioni politiche in quei Paesi è stata la natura Democratica e pacifica delle contestazioni, anche se pure in queste occasioni ci sono state centinaia di morti e feriti in scontri fisici più o meno violenti, nulla è uguale a ciò che è accaduto in Libia dove già dai primi giorni i manifestanti si sono armati, oppure sono stati armati.
Da subito caserme di esercito e polizia, armerie e quant'altro sono state oggetto e obbiettivo delle scorrerie degli insorti che nel caos delle manifestazioni anti-Regime le hanno subito assaltate, e non si sa se veramente dietro a questa apparente Rivoluzione per la libertà della Libia ci sia in realtà la lunga mano dei seguaci di Osama BinLaden, di Al Qaeda e dei terroristi Islamici.
Dopo 3-4 giorni dall'inizio della rivolta armata, Gheddafi in TV ha da subito condannato gli insorti definendoli terroristi, giovani drogati, (Al Qaeda da sempre si finanzia e si arricchisce con lo spaccio di droga, di stupefacenti, di erba e quant'altro gravita intorno al mondo degli oppiacei e della cannabis!), definendoli seguaci di Osama BinLaden; forse ha ragione? Io da sempre ritengo che la verità non si trova ne in un estremo ne nell'altro estremo opposto, ma ritengo che la verità stia nel mezzo; possibile è dunque che Al Qaeda ed il fondamentalismo Islamico abbia approfittato della situazione di caos e incertezza che si è aperta in Libia il 17 Febbraio per inserirsi, insinuarsi nel cuore della rivolta, risvegliando le “cellule dormienti” che sicuramente già risiedevano a centinaia in Libia? Tutto in quel sfortunato e sfruttato Continente Africano è possibile, la Storia passata ce lo insegna.
La stessa Dittatura Iraniana si era aperta con una Rivoluzione di popolo, una Rivoluzione armata che sembrava nata per la libertà ma che di libertà nel vero senso della parola non aveva niente, Khomeini cavalcò la protesta spodestando lo Scià e subito dopo preso il potere, diede vita alla Repubblica Islamica Iraniana, una delle più dure, più fondamentaliste e oscurantiste, basate sul dogma e sulla legge Coranica.
Ritorno dunque alla mia analisi che oggi appoggia il Governo ufficiale guidato da Gheddafi e mi auguro che al più presto vengano sedati i combattimenti in tutta la Libia e che l'ordine, la pace sociale e la legge torni ad essere ripristinata quanto prima possibile, altrimenti davvero un nuovo Iraq caotico, sanguinolento ed anarchico si potrebbe aprire alle porte dell'Europa ed a pochi passi dalle coste Italiane.
Questa guerra civile Libica non porterà mai buone cose, perchè la guerra è solo sinonimo di distruzione, di morte, di sangue, di caos e ingiustizie, anche se questa guerra può essere sostenuta o basata su una buona causa.
Tornando alla minaccia del fondamentalismo Islamico e del terrorismo di Al Qaeda, riporto le ultime parole del Rais Libico Gheddafi, a capo dell'unico Governo ufficiale che io riconosco in Libia, così come le ha riportate l'emittente Francese “Journal du Dimanche” durante l'intervista concessagli due giorni fa, spiega Gheddafi:
Ci sarà una Jiihad Islamica, ci saranno atti di pirateria vicino all'Europa! Se il mio Governo cadrà, l'Europa sarà invasa da decine di migliaia di immigrati (Già oggi stanno iniziando a sbarcare a centinaia sulle coste Siciliane! n.d.r.) che più nessuno sarà in grado di fermare! Se cadrà il mio Governo la Libia sarà destabilizzata e scivolerà nel caos, arriveranno al potere i seguaci di Osama BinLaden, i terroristi prenderanno il sopravvento ed il controllo in tutto il Paese! BinLaden verrà a stabilizzarsi in Africa del Nord, lo avrete alle vostre porte di casa! Si scatenerà una vera e propria Jiihad (Guerra Santa) Islamica davanti a voi, nel Mediterraneo, da cui i terroristi partiranno e attaccheranno la Sesta Flotta Navale Americana, faranno attentati nelle vostre Città, faranno veri atti di pirateria da qui vicino a 50 km dalle vostre coste! Ci sarà una vera crisi Mondiale, si aprirà uno scenario che io non lascerei mai accadere, sono sorpreso che nessuno in Occidente capisca la portata di questo problema, questa è una lotta contro il terrorismo, i Servizi di Sicurezza Libici cooperano ed hanno sempre aiutato tanto l'Occidente negli anni passati per contenere il problema del terrorismo fondamentalista Islamico! Dunque perchè quando noi qui in Libia siamo in guerra contro il terrorismo, nessuno è disposto ad aiutarci? Nessuno qui ha soffocato nel sangue la rivolta popolare e non sono vere le notizie che riportano migliaia e migliaia di morti durante gli scontri armati! Propongo e invito l'ONU o l'UNIONE AFRICANA ad inviare in Libia una Commissione d'Inchiesta per controllare e valutare la situazione sul campo, questa Commissione d'Inchiesta potrà muoversi liberamente sul territorio Libico senza ostacoli o impedimenti! Questa Commissione d'Inchiesta potrebbe anche essere guidata e presieduta dalla Francia, che ha grandi interessi economici in Libia! Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU purtroppo oggi abusa dei suoi poteri sulla base di semplici voci e notizie, appunto io chiedo una Commissione d'Inchiesta se proprio l'ONU volesse realmente intervenire in Libia, nel frattempo la sua risoluzione per me non vale nulla!”
Anche l'ipotesi di inasprire l'embargo economico contro il Governo di Gheddafi non è una soluzione delle più felici, già con Saddam Hussein in Iraq l'embargo affamò solo il popolo Iraqeno (500.000 morti soprattutto tra i bambini per la mancanza di medicinali adeguati, medicinali che scarseggiavano ed erano in numero insufficiente per colpa dell'embargo economico Internazionale!) e non solo, l'embargo economico ebbe l'effetto inverso, cioè quello di rafforzare il Regime di Saddam Hussein e non di indebolirlo; prima della Seconda Guerra Mondiale, l'isolazionismo politico e le politiche dell'embargo economico come punizione contro gli Stati avversari, aveva fallito prima con la Germania poi con l'Italia Mussoliniana.
Che fare dunque? Si prendano al volo le parole stesse del Rais Gheddafi, si istituisca una Commissione d'Inchiesta delle Nazioni Unite capeggiata dalla Francia o da uno Stato dell'Unione Africana, si invii la Commissione sul campo, Gheddafi ha garantito alla ipotetica Commissione d'Inchiesta la massima libertà di movimento e di azione.
D'altronde, già nella metà degli anni '90 del secolo passato, diversi dispacci di vari informatori e agenti di diversi Servizi Segreti dei Paesi Europei avevano preannunciato e analizzato varie situazioni di tensioni sociali che pian piano si stavano aprendo all'interno della società Libica ed in generale in tutto il Nord-Africa, società già di per se “contaminate” dall'iniezione del fondamentalismo Islamico da parte di “cellule” dormienti infiltrate, eccovi qui sotto uno di quei dispacci da un informazione di un agente segreto operativo nell'anno 1995 in Libia a Tripoli:
Nel Giugno 1995 e nel Marzo 1996 si sono avuti aspri scontri armati nella Regione di Bengasi (Nord-Ovest) tra le forze dell'ordine di Gheddafi e gli insorti Islamici; la situazione ricorda molto, per certi aspetti, gli inizi dell'insurrezione Algerina, iniziata con un evasione di massa da una prigione dei detenuti che vi erano rinchiusi, i quali dopo aver saccheggiato un deposito di armi, si sono asserragliati su un territorio montagnoso, quello di Dirna, dando inizio alla guerriglia armata contro le forze di sicurezza Algerine.
Tornando ai rivoltosi di Bengasi, dopo aspri e sanguinosi combattimenti che avrebbero fatto un centinaio di vittime, l'esercito di Gheddafi è riuscito a prendere il sopravvento e a ristabilire l'ordine nella zona in questione.
Disorganizzati, isolati, nonostante l'aiuto dei fratelli Mussulmani Egiziani del Jama al' Islamiya presenti tra le loro file a combattere contro l'esercito, gli islamici Libici non sembrano in grado oggi di andare oltre i singoli colpi di mano contro Gheddafi e contro le istituzioni Libiche che lo rappresentano!”
Questo accadeva nel lontano 1996, per certi versi sembra quasi la “fotocopia” di ciò che sta accadendo oggi anche se nel 2011 a differenza di 15 anni fa, i ribelli Libici Islamici sembra siano riusciti ad organizzare file più ampie e numerose di combattenti bene armati, motivati e determinati.
In ogni caso, io spero in una soluzione pacifica al conflitto in atto, io prego per la pace sociale e per la fine delle violenze da qualsiasi parte arrivino, tuttavia personalmente, anziché al caos e all'anarchia violenta, senza regole precise, stile Iraq o peggio stile Afghanistan, anziché ai “signori della guerra” stile Etiopia o Somalia, preferisco di gran lunga che in Libia torni a Governare Gheddafi con il suo ordine certo, anche se discutibile, con la sua stabilità politica, sociale ed economica che in questi ultimi anni lo ha contraddistinto.

Alexander Mitrokhin



ITALIA-CINA

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PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!