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lunedì 24 ottobre 2011

Nella nuova Libia la "Sharia" sarà legge! Come si sospettava da tempo, come già io stesso ho sempre sostenuto su questo blog, in Libia gli estremisti Islamici di Al-Qaeda che hanno armato e guidato i ribelli nella guerra al regime di Gheddafi, hanno fatto sapere che nella nuova Libia liberata, la "Sharia" sarà la nuova legge! La "Sharia" non è altro che un complesso di norme Religiose, Giuridiche e Sociali direttamente fondate sulla dottrina Coranica che prende il nome appunto di Sharia. In quest'ultima convivono regole Teologiche, Morali, Rituali insieme a quelle che noi chiameremmo norme di Diritto Privato, affiancate da norme Fiscali, Penali, Processuali e di Diritto Bellico! "Sharia" significa, alla lettera, "la via da seguire" ma si può anche tradurre come "Legge Divina!" Dunque la Nuova Libia liberata si trasformerà in uno Stato in tutto e per tutto molto simile all'Iran, Afghanistan, Pakistan e a molte altre Repubbliche Islamiche in cui a dettare legge è solo il Corano!

 Sopra, il video di uno degli ultimi radio-messaggi di Gheddafi...

Migliaia a Bengasi per la festa della liberazione: finalmente liberi!

«Alzate la testa, siete libici e siete liberi dal giogo di Gheddafi». Di fronte a decine di migliaia di persone radunate in piazza Kish, nel cuore di quella Bengasi che 8 mesi fa tenne a battesimo la rivoluzione, il presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) Mustafa Abdel Jalil annuncia la nuova era. Si ricomincia dall’inno nazionale, la vecchia bandiera monarchica verde-nera-rossa, l’anima profonda del Paese rimasta viva in barba al dittatore ucciso giovedì nei pressi di Sirte. Jalil s’inginocchia in preghiera, segue il passo del Corano che accompagna l’avvio della cerimonia e riprende il microfono: «Essendo una nazione musulmana la sharia è per noi la fonte del diritto, ogni norma che contraddica i principi dell’islam non avrà più valore».
L’occidente sintonizzato sull’evento tv ha un fremito, la folla no. Lui precisa che la legge su matrimonio e divorzio verrà rivista compresa la norma anti-poligamia, che saranno aperte banche islamiche ossia estranee al concetto d’interesse, che Allah è grande e poi ringrazia la Lega Araba, l’Onu, l’Europa e i martiri passati ormai «nel migliore dei posti, il paradiso eterno». La Storia è qui, oggi. «Ho il cuore in gola, è una tale emozione. La sharia? Non c’è nulla di male, siamo musulmani» urla al telefono l’ingegnere trentenne Mustafa Fattah mentre dal palco il presidente detta l’agenda della transizione democratica e chiede l’impegno di tutti: governo a interim prima della fine dell’anno ed elezioni entro 20 mesi, «un esercito nazionale che protegga i confini» ma soprattutto «perdono, tolleranza, riconciliazione e rispetto della legge».
Tra luci e ombre la Libia si lascia alle spalle quarant’anni di regime. «L’uccisione di Gheddafi ha un po’ macchiato il Cnt», ammette il neoministro della Difesa britannico Philip Hammond. L’episodio dell’esecuzione del Colonnello resta un giallo su cui anche la Farnesina chiede un’inchiesta auspicando «che si faccia luce in tempi rapidi». L’autopsia, eseguita ieri a Misurata, rivela che il rais, catturato vivo, sarebbe morto in seguito a un conflitto a fuoco. Una versione che secondo il premier Mahmoud Jibril dovrebbe smorzare le polemiche confermando l’impossibilità di identificare le responsabilità. «Il medico legale afferma che Gheddafi era già ferito, è stato caricato su un camion e sulla strada per l’ospedale c’è stata una sparatoria» spiega Jibril.
Fuoco incrociato, insomma: «Non so se la pallottola che l’ha colpito alla testa provenisse dagli uomini della sua sicurezza o dalle brigate rivoluzionarie ma non c’è motivo di dubitare di questa informazione». L’onere di provare la credibilità democratica del Paese al di là della fiducia teorica passa ora al neogoverno insieme alla sorte dei 7 mila prigionieri di guerra rinchiusi qua e là in carceri improvvisate. «Tutti i giochi sono aperti, il Paese non è wahabita e non rischia un’islamizzazione alla saudita ma potrebbero prevalere le correnti più radicali» nota lo studioso libico Karim Mezran, direttore del Centro studi americani di Roma e coautore del saggio «I Fratelli Musulmani nel mondo contemporaneo». Il ricorso alla sharia non lo stupisce: «Era già stata subdolamente inserita nella Costituzione presentata a luglio a Washington e mal tradotta in inglese. Rispecchia la natura dei libici che si sono reislamizzati in questi vent’anni, da un pezzo a Bengasi come a Tripoli ci sono sempre più donne velate e non si beve vino».
Oltre alle sfide del futuro l’orizzonte è carico delle minacce del passato. Ieri, dopo notizie contrastanti sulla sua sorte, è tornato a farsi sentire Seif al Islam, il delfino di Gheddafi, che in un audiomessaggio trasmesso dalla tv siriana «Al Rai» annuncia di voler continuare a combattere la Nato e i «ratti» assassini di suo padre. 

Fonte: http://www3.lastampa.it/

LA SHARIAH
di Seyyed Hossein Nasr (eliminati gli accentti perennialisti)

La Shariah, è la legge divina: accettandola si diventa musulmani. Soltanto colui che accetta le ingiunzioni della Shariah come vincolanti è musulmano, anche se non fosse capace di realizzare nella sua vita tutto ciò che insegna o di seguire tutti i suoi ordini. La Shariah, è il modello ideale per la vita dell'individuo e la legge che unisce le genti musulmane in un'unica comunità. Essa è la materializzazione della volontà divina in termini di insegnamento specifico. Accettare questo insegnamento ed essergli fedele garantisce all'uomo una vita armoniosa in questo mondo e la felicità nell'altro.
La parola Shariah, è essa stessa etimologicamente derivata da una radice che ha il significato di strada. la strada che conduce a Dio. Assume grande rilevanza simbolica il fatto che sia la divina legge sia la via spirituale, Tariqah (quest'ultima, dimensione esoterica dell'Islam), siano fondate sul simbolismo della strada oppure del viaggio. Tutta la vita è un passaggio, un viaggio attraverso questo mondo transitorio per giungere alla divina presenza. 
La Shariah, è legge divina nel senso che impersona la volontà divina alla quale l'uomo deve attenersi, sia nella sua vita personale sia in quella sociale.
Nell'Islam, la manifestazione della volontà divina non consiste soltanto in un insieme di insegnamenti generici, bensì in un complesso di insegnamenti concreti. Non soltanto si ingiunge all'uomo di essere caritatevole, umile e giusto, ma gli si insegna anche come esserlo in tutte le diverse evenienze della vita. La Shariah, contiene i comandamenti della volontà divina applicati a ogni circostanza dell'esistenza. Essa è la legge secondo la quale Dio vuole che vivano i musulmani. Quindi essa è una guida che abbraccia ogni aspetto particolare della vita e dell'agire umani. Accettando di vivere secondo la Shariah, l'uomo pone la propria esistenza nelle mani di Dio. Quindi la Shariah, che non trascura nessun aspetto dell'attività umana, santifica tutta la vita e attribuisce significato religioso anche a quella che potrebbe sembrare la più profana delle attività.
L'incomprensione del vero senso della Shariah da parte del mondo occidentale è da addebitarsi alla sua natura concreta e onnicomprensiva. Un ebreo che creda nella legge talmudica può capire che cosa voglia dire avere una legge divina, mentre viceversa la maggior parte dei cristiani, e quindi i laici di estrazione cristiana, assimilano con difficoltà tale concezione, proprio perché nel cristianesimo non vi è netta distinzione fra la legge e la via. Nel cristianesimo la volontà divina è espressa in termini di insegnamento universale, come per esempio quello che induce alla carità, ma non in regole concrete.
La diversità fra la concezione della legge divina nell'Islam e nel cristianesimo è già chiara nel modo in cui la parola canone (qanun) è usata nelle due tradizioni in ambedue le tradizioni la parole è stata mutuata dalla Grecia. Nell'islam il termine è venuto a connotare in legge fatta dall'uomo, in contrasto con la Shariah, legge ispirata da Dio. In Occidente si dà un significato opposto a questo vocabolo, nel senso che la legge canonica indica l'insieme delle norme che governano l'organizzazione ecclesiastica, e gli si attribuisce una netta sfumatura religiosa.
Il punto di vista cristiano sulla legge che governa socialmente e politicamente l'uomo è espresso dal celebre detto del Cristo:
Date a Cesare quel che è di Cesare. Questa frase riveste in verità due significati, uno solo dei quali è generalmente preso in considerazione. Essa viene comunemente interpretata come un invito a lasciare alle autorità secolari, di cui Cesare è il modello più cospicuo, tutte le faccende mondane o attinenti alle norme politiche e sociali. Ma oltre a questo, quella frase vuoi dire che, essendo il cristianesimo una via meramente spirituale, esso non possedeva di per sé una legislazione divina delle cose terrene, motivo per cui doveva far sua la legge romana per divenire religione di una civiltà.
La legge di Cesare, o legge romana, fu assorbita provvidenzialmente nella visione cristiana dei mondo, una volta che questa religione prevalse in Occidente, ed è a questo fatto che allude il detto del Cristo. Tuttavia la dicotomia rimame sempre. Nella civiltà cristiana la legge che governa la società umana non ebbe la stessa divina sanzione ricevuta degli insegnamenti del Cristo. E infatti tale mancanza di legislazione divina per le cose mondane, nel cristianesimo, ebbe una parte di non poco conto nella secolarizzazione che si verificò in Occidente durante il Rinascimento. Essa è anche la causa più importante della mancanza di comprensione del significato della Shariah, da parte degli occidentali e di tanti musulmani moderni ormai occidentalizzati.
Rispetto alla legge divina, quindi, le posizioni dell'Islam e del cristianesimo sono completamente diverse. L'Islam non ha mai dato a Cesare quel che era di Cesare. Piuttosto, esso ha tentato di integrare quello che era il dominio di Cesare, cioè la vita politica, sociale ed economica, in una concezione religiosa comprendente il mondo in tutte le sue sfaccettature. Nell'Islam la legge è un aspetto integrante della rivelazione e non un elemento estraneo.
Nell'Occidente cristiano è successo così che la legge sia stata, fin dall'inizio, una norma umana da stabilire e da rivedere secondo la necessità e le condizioni del momento. L'atteggiamento occidentale verso la legge è totalmente determinato dal carattere del cristianesimo quale via spirituale che non apportava una sua propria legge rivelata.
La concezione universale della legge nell'ebraismo e nell'Islam, è all'opposto di quella occidentale generalmente prevalente. Si tratta di una concezione eminentemente religiosa, seconda la quale la legge è qualcosa che appartiene integralmente alla religione. Infatti la religione per un musulmano è essenzialmente la legge divina, che comprende non soltanto principi morali universali, ma anche norme particolari su come l'uomo deve amministrare la propria esistenze e agire nei riguardi del prossimo e di Dio; su come l'uomo deve mangiare, generare, dormire; su come deve vendere e comprare sulla pinza del mercato; su come deve pregare e compiere altri atti di culto. Tale legge include ogni aspetto della vita umana, comprendendo nei suoi dogmi anche il modo in cui un musulmano deve vivere la sua vita in armonia con la volontà divina. Essa guida l'uomo verso la comprensione della volontà divina indicandogli quali azioni e quali oggetti dal punto di vista religioso sono obbligatori (wajib), quali sono meritori o raccommandabili (mandub), quali sono proibiti (haram), quali reprensibili (makruh), e quali indifferenti (mubah).
Attraverso queste valutazione l'uomo perviene a conoscere il valore di tutte le azioni umane dal punto di vista del divino, sicché egli può scegliere tra il "sentiero angusto" e quello che lo guida fuori strada. La Shariah gli fa conoscere ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Con il libero arbitrio l'uomo deve scegliere quale strada seguire. Una simile legge è l'archetipo della vita umana ideale, è una legge trascendente che viene applicata alla società umana ma che non è mai pienamente realizzata, a cagione delle imperfezioni inerenti a tutto ciò che è umano. La Shariah corrisponde a una realtà che trascende il tempo e la storia. Per meglio dire, ogni generazione della società musulmana dovrebbe cercare di adeguarsi ai suoi insegnamenti, applicandoli in modo nuovo alla situazione contingente del suo tempo. Il processo creativo che è compito di ogni generazione non ha lo scopo di rifare la legge, bensì di riformare gli uomini e la società umana per adattarli alla legge. Secondo il modo di vedere islamico, la religione non dovrebbe essere riformata per essere adeguata alla natura degli uomini sempre mutevole e imperfetta, ma gli uomini dovrebbero riformarsi in modo da vivere in conformità ai dettami della rivelazione. Secondo quanto corrisponde alla realtà vera delle cose, è l'umano che deve adeguarsi al divino, e non viceversa.
Da: "Ideali e realtà dell'Islam" di Seyyed Hossein Nasr, Ed.:Rusconi - eliminati gli accentti perennialisti

GHEDDAFI E’ MORTO. LA VITTORIA DELLA VERGOGNA...




LA GUERRA IN LIBIA SEMBRA ESSERE GIUNTA AL TERMINE: DURATA 8 MESI, HA CAUSATO OLTRE 10.000 MORTI TRA CIVILI E COMBATTENTI E PIU' DI 50.000 FERITI!  UNA GUERRA FORTEMENTE VOLUTA E SCATENATA DAL PRESIDENTE FRANCESE SARKOZY, SFRUTTANDO CINICAMENTE LA PRIMAVERA ARABA, PER ELEGGERE LA FRANCIA A PRIMO PARTNER COMMERCIALE CON LA LIBIA, SCAVALCANDO L'ITALIA E GLI ALTRI PAESI CHE COME LA CINA, STAVANO COLLABORANDO CON IL GOVERNO DI GHEDDAFI PER IL PROGRESSO ECONOMICO E SOCIALE DELLA STESSA LIBIA OLTRE CHE FAVORIRE L'ECONOMIA DEL PROPRIO PAESE; DAI PRIMI APPELLI DI GHEDDAFI IN TV E IN PIAZZA A TRIPOLI VERSO IL SUO POPOLO, ALL'ULTIMO MESSAGGIO RADIO, INFINE UN VIDEO AMATORIALE CHE POTETE VEDERE QUI' SOPRA, GIRATO DA UN SUO FAMILIARE CHE LO RIPRENDE DURANTE LA SUA FUGA CON LA FAMIGLIA, NEI SUOI NASCONDIGLI SEGRETI PER TUTTA LA LIBIA, POCHE SETTIMANE PRIMA DEL TRAGICO EPILOGO E DELLA MORTE VIOLENTA A SIRTE!

LIBIA (SIRTE) - Pare proprio vero. Gheddafi, il rais, il colonnello per antonomasia, è stato ucciso. Una tacca in più sul calcio del fucile di un giovane negro irresponsabile, che da Washington gioca a birilli col mondo, col gioioso concorso di inglesi e francesi. Nelle guerre di aggressione non c’è mai nulla di bello; ma nella guerra contro la Libia si è raggiunto il culmine dell’osceno. Nessuno ci dirà mai quanti morti sono stati causati dai democratici bombardamenti dei “liberatori”; nessuno ci spiegherà quando nacque l’improvvisa illuminazione, in virtù della quale si scoprì, dopo quarant’anni, che Gheddafi era cattivissimo, ma così cattivissimo da giustificare una guerra, mai dichiarata, contro uno Stato sovrano. Nessuno ci spiegherà come mai il mondo è pieno di regimi che vessano e massacrano gli oppositori, nell’indifferenza della cosiddetta comunità internazionale. Il Presidente Assad da mesi fa sparare sulle folle dei dimostranti? E chi se ne frega? La discriminazione contro i cristiani fa quotidianamente vittime ai quattro angoli della Terra? E chi se frega? Adesso si può celebrare il festino dei vincitori della guerra vergognosa. Il petrolio libico si potrà spartire ben bene, ma l’incosciente di Washington e i suoi complici anglo-francesi non sanno ancora se i “liberatori” che hanno finanziato e coccolato saranno tanto disponibili.
Possiamo riempirci la bocca quanto vogliamo di parole come democrazia e libertà, facendo finta di credere che i successori di Gheddafi instaureranno un regime angelico e rispettoso della libertà di tutti.
Possiamo anche far finta di credere che i Fratelli Musulmani siano diventati d’un colpo moderati. Quando si è gettato via il pudore, si può credere a qualsiasi bugia che faccia da foglia di fico alla coscienza sporca.
Gheddafi è stato ammazzato, e finalmente il petrolio potrà essere ridistribuito e sarà chiuso lo scandalo della Banca Nazionale Libica, che aveva tolto la monetazione alle grandi banche private. Ma almeno in Italia, tra tanto tripudio internazionale, sarebbe opportuno il silenzio. Il nostro intervento contro Gheddafi, a fianco degli aggressori, ha un solo nome: tradimento. “Un bel tacer non fu mai scritto”, dice un proverbio. E invece, ecco le dichiarazioni di Berlusconi, di Frattini, di La Russa. Lasciamo da parte quelle di Napolitano, tanto ormai ogni giorno “dichiara” su tutto e su tutti. Ma davvero sembra una ricorrente maledizione storica questa Italia del 26 luglio e del 9 settembre, questa Italia spudorata che si crede furbissima voltando le spalle all’amico del giorno prima.
Vi prego, signori del Governo, di quello stesso Governo che ho tante volte difeso su queste pagine, osservate un opportuno silenzio. Gheddafi è morto, e non è gloria per nessuno. Non è gloria per gli aggressori in prima battuta, ma i pirati agiscono da pirati, è il loro mestiere. Ma chi si associa ai pirati per colpire il “colonnello” a cui l’anno prima aveva dichiarato granitica amicizia, di cosa può vantarsi?
Non potremo neanche vantarci di un ricco bottino, perché i concorrenti alla spartizione sono troppo potenti, e ci riserveranno le briciole. Tra il “realismo” e la totale immoralità dovrebbe esistere quello spazio in cui si pongono gli uomini seri. Non eravamo certo in grado di impedire l’aggressione alla Libia, ma potevamo ben evitare di leccare gli stivali dei cow boys. Se abbiamo ancora un briciolo di dignità, dimostriamolo con un bel silenzio.

Paolo Deotto
Riscossa Cristiana

Fonte: http://www.pontifex.roma.it/


Libia, festa per la liberazione a Bengasi! Saif Gheddafi: "Dobbiamo combattere il Cnt e la Nato!"



Bengasi - (Adnkronos/Dpa) - Il Consiglio nazionale transitorio ha esortato il Paese verso una transizione democratica. Poco dopo il messaggio del figlio del leader libico che ha invitato i suoi uomini alla "resistenza". Eseguita l'autopsia sul corpo del Raìs. La FOTO del certificato di morte. 'No, non sparare', la frase in italiano segnalata dagli utenti del sito Adnkronos (VIDEO). Ascolta il frammento (AUDIO) e di' la tua opinione su Facebook. Per 41 anni al potere. Dal libro verde alle amazzoni

Bengasi, 23 Ottobre 2011 (Adnkronos/Dpa) - “La Libia è liberata”. E’ arrivata oggi la dichiarazione del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) che ha esortato così il Paese verso una transizione democratica. Già dalle prime ore della mattina a Bengasi erano iniziate le celebrazioni, dopo tanti mesi di guerra civile. 
"Chiedo a tutti i libici di pensare al perdono e alla riconciliazione e di evitare la violenza", ha affermato il capo del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, nel corso della cerimonia in piazza Vittoria a Bengasi. "Questo è necessario -ha aggiunto- per il successo del futuro della Libia".
Mentre si festeggiava a Bengasi, è arrivato un messaggio audio di Saif al-Islam Gheddafi. Il figlio del leader libico ha lanciato un appello ai suoi uomini attraverso al Rai, la televisione con sede in Siria, a non arrendersi e a continuare a combattere contro i leader del Cnt e contro la Nato. "Questo è il nostro Paese, dove viviamo e moriamo e continueremo a resistere'', dice nel messaggio che dura solo pochi secondi. Di Saif al islam si sono perse le tracce, dopo la notizia poi smentita della sua cattura.
Intanto Mahmoud Jibril, primo ministro libico facente funzione alla Bbc dice che avrebbe voluto "Gheddafi vivo. Volevo sapere perché aveva fatto tutto questo al popolo libico. Avrei desiderato essere la pubblica accusa al processo''.
Ieri è stata eseguita l'autopsia sul corpo di Gheddafi che avrebbe voluto essere sepolto a Sirte, la sua città natale. Stando al website Seven Days News filo-Gheddafi, in uno scritto datato 17 ottobre il colonnello aveva chiesto, nell'eventualità di venire ucciso, di essere sepolto secondo il rito musulmano nel cimitero di Sirte accanto ai familiari.
Gheddafi avrebbe inoltre chiesto che la sua famiglia "soprattutto le donne e i bambini venissero trattati bene". "I libici dovrebbero preservare identità, realizzazioni, storia ed eroi che li hanno ispirati"e "devono continuare a resistere a qualsiasi aggressione straniera ", ha scritto il colonnello, inviando poi i suoi saluti "a tutta la mia famiglia, alla Jamahirya (la Libia) e a tutte le persone leali del mondo che ci hanno supportato anche nei loro cuori ". Il sito web spiega di aver ottenuto il messaggio da uno dei tre uomini a cui Gheddafi aveva dato il biglietto, ma non ne riferisce i nomi e il testo del messaggio non è dunque verificabile.
Fonte: http://www.adnkronos.com 

Un appello alla riconciliazione è stato lanciato ieri dal presidente del Consiglio nazionale transitorio libico (Cnt) Mustafa Abdel Jalil, durante la cerimonia in cui il Paese è stato proclamato libero da Gheddafi. "Esorto tutti al perdono, alla tolleranza e alla riconciliazione. Le nostre anime devono liberarsi dall'odio e dall'invidia. E' necessario per il successo della rivoluzione e del nostro futuro", ha detto Jalil.
"Chiedo a tutti i libici di ricorrere allo stato di diritto e a nient'altro che alla legge e di non conquistare diritti con l'uso della forza. Stiamo cercando di organizzare una sicurezza e un esercito nazionale per proteggere i nostri confini e la nostra nazione", ha aggiunto. Jalil ha poi espresso l'auspicio di una vittoria anche per yemeniti e siriani.
La cerimonia era cominciata con la lettura di un passo del Corano e con l'inno nazionale. Molti tra la folla sventolavano la nuova bandiera della Libia. Di fronte a decine di migliaia di persone riunite in piazza Vittoria a Bengasi, un ufficiale ha detto: "dichiariamo al mondo intero che abbiamo liberato il nostro amato Paese, con le sue città, i suoi villaggi, le nostre piu' alte montagne, i deserti e i cieli". Un altro speaker ha definito Jalil "l'uomo del momento".
Le elezioni in Libia si terranno entro giugno dell'anno prossimo, aveva affermato in precedenza il primo ministro facente funzioni Mahmoud Jibril.
Seif al Islam è vivo e minacciaSeif al Islam, secondogenito e delfino di Muammar Gheddafi, torna a farsi vivo dopo
l'uccisione del padre e esorta i fedelissimi a continuare la lotta contro "ratti" (gli insorti) e la Nato. Seif, dato per catturato e poi per morto da alcuni esponenti del Cnt, si è fatto vivo - forse dal Niger - con un breve messaggio audio: "Io vi dico, andate all'inferno, voi e la Nato dietro di voi. Questo è il nostro Paese, noi ci viviamo, ci moriamo e stiamo continuando a combattere", ha detto Seif
Washington Post: i prigionieri di guerra banco di prova per il nuovo governo
Oltre settemila prigionieri di guerra sono rinchiusi da settimane all'interno di squallide prigioni di fortuna in Libia, senza che alcuna accusa sia stata mossa a loro carico. Questi detenuti sono stati anche vittime di torture ed abusi, stando alle denunce dei gruppi per il rispetto dei diritti umani e alle testimonianze rese
dagli stessi detenuti. Lo scrive il 'Washington Post', che parla di un primo banco di prova per le nuove autorita', un test della loro capacita' di tenere a freno le varie milizie e rompere con il passato.

Fonte: http://www.rainews24.rai.it


Jibril: La Libia deve uscire da 42 anni di buio...



L’esecuzione di Gheddafi non è in accordo con l’aspirazione a una Libia democratica, fondata sulla giustizia, sui diritti umani e sul buon governo – scrive il noto giornalista palestinese Abdel Bari Atwan
***

LIBIA (TRIPOLI) - Aumentano gli indizi e le prove che confermano l’esistenza di un accordo preventivo tra i sostenitori del Consiglio nazionale transitorio (CNT) libico e i leader dei paesi della NATO per liquidare fisicamente il colonnello Gheddafi, i suoi figli e coloro che gli erano vicini (invece di prenderli vivi) per evitare di sottoporli a un giusto processo che avrebbe potuto rendere di dominio pubblico segreti e dossier alla cui  rivelazione costoro sono contrari – in particolare quelli legati alla collaborazione dei servizi di sicurezza occidentali con il precedente regime nel reprimere, torturare, ed assassinare personalità libiche di opposizione.
Le immagini non mentono, tanto più essendo registrazioni dal vivo. Abbiamo visto filmati trasmessi dai canali satellitari che mostrano l’ex leader libico camminare sulle proprie gambe ed implorare misericordia ai suoi carcerieri, e di non ucciderlo. Così come abbiamo visto immagini dal vivo di suo figlio Mu’tassim disteso a terra mentre muove le mani, senza una sola goccia di sangue sul suo corpo. Poi in altre immagini era ormai un cadavere esanime, con un grosso foro tra il torace e il collo. Il medico legale che ha esaminato la salma ha affermato che tale foro era stato prodotto da un’arma pesante, ed è stato confermato che la sua esecuzione è avvenuta dopo l’esecuzione di suo padre con un colpo alla testa. La stessa cosa è avvenuta con il generale Abu Bakr Yunis Jaber, il ministro della difesa.
La signora Safiya Farkash, vedova del defunto leader, ha presentato una richiesta ufficiale alle Nazioni Unite affinché investigassero sulle circostanze della sua esecuzione. L’ufficio dell’ONU per i diritti umani ha annunciato la propria decisione di compiere un’inchiesta sull’uccisione del leader libico, dopo che era stato arrestato in vita.
Colpisce il fatto che tutti i leader dell’Occidente “libero”, i quali non smettono di darci lezioni sul rispetto dei diritti umani e sull’applicazione dello stato di diritto, non abbiano criticato l’esecuzione, anzi le abbiano dato la loro benedizione. Possiamo soltanto immaginarci quale sarebbe stata la posizione di costoro se Hamas avesse giustiziato il soldato israeliano Gilad Shalit ed avesse esposto il suo cadavere nelle strade di Gaza.
Certo, Muammar Gheddafi era un criminale sanguinario, che aveva inferto severe punizioni ai figli del suo popolo – individui liberi, nobili, la cui caratteristica è la modestia, la dignità e la fierezza, e che si accontentano di pochissimo – privandoli degli elementi più basilari di una vita dignitosa, ma ciò non significa che egli dovesse essere trattato come trattava i suoi avversari ed i suoi oppositori che chiedevano una magistratura equa ed  un minimo rispetto dei principi e dei valori legati ai diritti umani.
Personalmente sono rimasto scioccato vedendo alcuni elementi fedeli al CNT far piovere percosse, anche con le scarpe, sulla testa di un uomo ferito, e trascinarlo a terra. E lo shock è stato ancora maggiore quando è stato mostrato il suo cadavere e quello di suo figlio Mu’tassim in un sudicio contenitore ai passanti di Misurata, come se non vi fosse alcun rispetto per la morte.
Alcuni funzionari della “nuova” Libia sostengono che la sua uccisione risparmi complessi procedimenti giudiziari che avrebbero potuto prolungarsi ed influire negativamente sul processo di transizione e sulla costruzione delle istituzioni dello Stato. Ma i sostenitori di questa argomentazione dimenticano che essi vogliono che queste istituzioni siano democratiche, fondate sulla giustizia, sui diritti umani e sul buon governo. Non crediamo che l’esecuzione del leader libico e dei suoi uomini sia in accordo con queste aspirazioni.
Sin dall’inizio abbiamo espresso la nostra diffidenza sulle intenzioni della NATO e del suo intervento in Libia, non perché fossimo contrari a proteggere il popolo libico dai massacri di Gheddafi e dei suoi uomini – una missione nobile che appoggiamo con forza – ma perché siamo consapevoli che questo intervento è arrivato per altre ragioni, non umanitarie ma essenzialmente coloniali.
Non è strano che le operazioni e le incursioni della NATO siano proseguite anche dopo la caduta della capitale Tripoli ed il crollo del regime del colonnello Gheddafi, e dopo che un manipolo di suoi sostenitori si era rifugiato nelle città di Sirte e Bani Walid – e questo con il pretesto di proteggere i civili libici? Ma di quali civili parlano costoro? Quelli che gli aerei della NATO bombardavano in queste due città erano i sostenitori del CNT, o gli oppositori del regime del tiranno?
Non è un caso che l’Alleanza atlantica e i suoi leader abbiano annunciato la fine della loro missione in Libia meno di 24 ore dopo l’uccisione del leader libico, di suo figlio e del suo ministro della difesa, giacché la missione della NATO non era affatto quella di proteggere i civili. Questa era una scusa. Non lo era invece cambiare il regime ed ucciderne i vertici.
Con l’esecuzione di Gheddafi nella maniera sanguinosa a cui, insieme a tutto il mondo, abbiamo assistito, la Libia ha chiuso una pagina nera della sua storia. L’augurio è che la nuova pagina che il paese intende aprire sia migliore, all’insegna della tolleranza e del superamento della propensione alla vendetta e alla rivalsa, di cui abbiamo visto le immagini più brutte con la liquidazione dei simboli del passato regime.
E’ vero che la Libia possiede le risorse finanziarie – ed in grande quantità, visto che vi sono più di 160 miliardi di dollari congelati nei conti europei ed americani del vecchio regime, e visto che le entrate derivanti dal petrolio sono dell’ordine dei 50 miliardi di dollari l’anno. I soldi certamente aiutano, ed anzi accelerano la soluzione di molti problemi, ma l’arma del denaro rimarrà insufficiente ed inefficace se non verrà rapidamente restaurata l’unità nazionale e raggiunta una riconciliazione, e di conseguenza ristabilita la convivenza fra le diverse tribù e le differenti regioni del paese, in base a uno spirito che sia lontano dalla “logica del vincitore e dello sconfitto”.
L’informazione araba, ed in particolare quella dei canali satellitari, ha giocato un ruolo di primo piano nel falsificare i fatti, ed è uscita molte volte dall’ambito della professionalità. Ciò non significa che l’informazione occidentale sia stata migliore. E’ giunto il momento che questa informazione faccia ammenda dei propri errori e lavori per preservare l’integrità territoriale della Libia e rafforzare i legami di solidarietà tra i figli del suo unico popolo.
Temiamo che la Libia possa andare incontro alla divisione e alla frammentazione, così come temiamo che possa andare incontro all’instabilità e sprofondare in conflitti interni, anche dopo l’esecuzione di Gheddafi. Vi sono numerosi segnali che rafforzano questi timori: il caos delle armi, i contrasti fra liberali e islamici, e quelli fra libici orientali ed occidentali. Questi timori sono stati espressi da alcuni fra gli stessi leader del nuovo governo transitorio.
Non vi è nessuno che provi simpatia per il colonnello Gheddafi – e se del tutto vi fossero dei simpatizzanti in patria e all’estero, sarebbero una sparuta e timida minoranza che non ha il coraggio di manifestare la propria simpatia, poiché la storia di quest’uomo sanguinario non ha potuto guadagnarsi molti amici. L’auspicio è che i nuovi governanti della Libia siano l’esatto contrario di Gheddafi, che non siano mossi da rancori e desideri di vendetta, siano molto cauti e non eccedano nell’ottimismo, dopo che abbiamo visto la giustizia dei fuorilegge applicata contro coloro che dissentivano, anche quando attraversavano i loro più gravi momenti di debolezza e di caduta.

Abd al-Bari Atwan è un giornalista palestinese residente in Gran Bretagna; è direttore del quotidiano panarabo “al-Quds al-Arabi”


(Traduzione di Roberto Iannuzzi)
Fonte: http://www.medarabnews.com  

اعدام القذافي ومهمة الناتو
عبد الباري عطوان
2011-10-21


تزايدت الأدلة والبراهين التي تؤكد وجود اتفاق مسبق بين انصار المجلس الوطني الليبي الانتقالي، وقادة دول حلف الناتو، على تصفية
العقيد معمر القذافي وابنائه والمقربين منه جسدياً، وعدم اعتقالهم أحياء، لتجنب تقديمهم الى محاكمات عادلة، يمكن ان تؤدي الى كشف أسرار وملفات لا يريد هؤلاء ان تظهر الى العلن، خاصة تلك المتعلقة بتعاون أجهزة الأمن الغربية مع النظام السابق، في قمع وتعذيب واغتيال شخصيات ليبية معارضة.
الصورة لا تكذب، خاصة اذا كانت تسجيلاً حياً، وشاهدنا أشرطة بثتها قنوات فضائية تظهر الزعيم الليبي السابق وهو يسير على قدميه، ويستعطف معتقليه الرحمة به، وعدم قتله، مثلما شاهدنا صوراً حية لابنه المعتصم وهو ملقى على الأرض يحرك يديه ولا نقطة دم واحدة على جسمه، ثم في صور اخرى وقد تحول الى جثة هامدة، وثقب كبير بين صدره وعنقه، قال الطبيب الشرعي الذي فحص جثمانه انه نتيجة عملية قتل بسلاح ثقيل، وأكد انه جرى اعدامه بعد اعدام والده برصاصة في الرأس. والشيء نفسه حصل للواء ابو بكر يونس جابر وزير الدفاع.
السيدة صفية فركاش ارملة المرحوم تقدمت بطلب رسمي الى الامم المتحدة للتحقيق في ظروف اعدامه، واعلن مكتب الامم المتحدة لحقوق الانسان عن عزمه اجراء تحقيق في مقتل الزعيم الليبي بعد اعتقاله حياً.
اللافت ان جميع قادة المجتمع الغربي الحر الذين لم يتوقفوا عن القاء محاضرات علينا حول كيفية احترام حقوق الانسان، وتطبيق حكم القانون، لم يعترضوا على عملية الاعدام هذه بل باركوها. وعلينا ان نتخيل كيف سيكون موقف هؤلاء لو ان حركة المقاومة الاسلامية 'حماس' قد اعدمت الجندي الاسرائيلي غلعاد شليط ومثلت بجثته، وسحلته في شوارع قطاع غزة.
نعم معمر القذافي كان مجرماً دموياً، نكّل بأفراد شعبه، وحرمهم من ابسط سبل العيش الكريم، وهم اناس احرار، شرفاء، سمتهم التواضع والكرم وعزة النفس ويرضون بأقل القليل، ولكن هذا لا يعني ان يعامل بالطريقة التي كان يعامل فيها خصومه ومعارضيه الذين يطالبون بالقضاء العادل واحترام الحد الادنى من مبادئ حقوق الانسان وقيمها.
شخصياً اصبت بصدمة وانا أرى بعض العناصر التابعة للمجلس الوطني الانتقالي تنهال ضرباً وبالأحذية على رأس رجل جريح، وتجره على الأرض، وتضاعفت هذه الصدمة عندما جرى عرض جثمانه وولده المعتصم في حاوية قذرة في مصراتة امام المارة، وكأن لا حرمة للموت.
يجادل البعض من المسؤولين في ليبيا 'الجديدة' ان قتله يعفي من اجراءات قضائية معقدة، قد تطول وتؤثر سلباً على العملية الانتقالية، وبناء مؤسسات الدولة، ولكن هذا الجدل واصحابه ينسون انهم يريدون ان تكون هذه المؤسسات ديمقراطية، اساسها العدالة وحقوق الانسان والحكم الرشيد. ولا نعتقد ان عمليات الاعدام للزعيم الليبي الراحل ورجاله تستقيم مع هذه التطلعات.
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شككنا منذ البداية في نوايا حلف الناتو وتدخله في ليبيا، ليس لأننا ضد حماية ابناء الشعب الليبي من مجازر القذافي ورجاله، فهذه مهمة سامية نؤيدها بقوة، وانما لأننا ندرك ان هذا التدخل يأتي لأسباب اخرى غير انسانية، واستعمارية في الاساس.
أليس غريباً ان تستمر عمليات حلف الناتو وغاراته لما بعد سقوط طرابلس العاصمة، وانهيار نظام العقيد القذافي، ولجوء حفنة من انصاره الى مدينتي سرت وبني وليد، وذلك تحت ذريعة حماية المدنيين الليبيين.. اي مدنيين يتحدث عنهم هؤلاء، فهل الذين كانت تقصفهم طائرات حلف الناتو في المدينتين هم من انصار المجلس الوطني الانتقالي، او المعارضين لنظام الطاغية؟
لم يكن من قبيل الصدفة ان يعلن حلف الناتو وقادته، انتهاء مهمتهم في ليبيا بعد اقل من 24 ساعة من مقتل الزعيم الليبي ونجله ووزير دفاعه، فمهمة الناتو لم تكن في الاساس لحماية المدنيين، فهذه ذريعة، ولا تغيير النظام، واما قتل رأس النظام ايضاً.
بإعدام العقيد القذافي بالطريقة الدموية التي شاهدنا، وشاهدها معنا العالم بأسره، تكون ليبيا طوت صفحة سوداء في تاريخها ، ولكن المأمول ان تكون الصفحة الجديدة التي تنوي فتحها اكثر بياضاً، عنوانها التسامح والترفع عن النزعات الثأرية والانتقامية، التي لمسنا ابشع صورها في تصفية رموز النظام السابق.' ' '
صحيح ان ليبيا تملك المال، بل الكثير منه، حيث هناك اكثر من 160 مليار دولار مجمدة أودعها النظام السابق في حسابات اوروبية وامريكية، ودخل سنوي من عوائد النفط في حدود 50 مليار دولار سنوياً، والمال ربما يسهل، بل يعجل بحل الكثير من المشاكل، ولكن يظل سلاح المال هذا قاصراً وغير فاعل اذا لم يتم ترميم الوحدة الوطنية بسرعة، وتحقيق المصالحة، وبالتالي التعايش بين مختلف القبائل والمناطق، بروح بعيدة عن منطق المنتصر والمهزوم.
الإعلام العربي، والفضائي منه على وجه الخصوص، لعب دورا كبيرا في تزوير الكثير من الحقائق، وخرج عن المهنية مرات عديدة، وهذا لا يعني ان الاعلام الغربي كان افضل حالا، وقد آن الأوان لكي يكفر هذا الاعلام عن اخطائه ،ويعمل من اجل الحفاظ على وحدة ليبيا الترابية ، وتعزيز أواصر التلاحم بين ابناء شعبها الواحد.
نخشى على ليبيا من التقسيم والتفتيت، مثلما نخشى عليها من عدم الاستقرار، والغرق في حروب داخلية، حتى بعد إعدام العقيد القذافي،وهناك العديد من المؤشرات التي تعزز هذه المخاوف، حيث فوضى السلاح والخلافات بين الليبراليين والاسلامييين، والمشارقة والمغاربة، وهي مخاوف عبّر عنها قادة في نظام الحكم الانتقالي الجديد انفسهم.
العقيد القذافي لم يجد أحداً يتعاطف معه، واذا كان هناك من متعاطفين في الداخل والخارج فهم قله خجولة، لا تجرؤ على اظهار تعاطفها، لان سجل الرجل الدموي لم يكسبه الكثير من الاصدقاء، والمأمول ان يكون حكام ليبيا الجدد عكسه تماماً، وان لا تحركهم الاحقاد والثارات، وان كنا حذرين جداً في الاغراق في التفاؤل، بعد ان شاهدنا عدالة الخارجين عن القانون تطبق ضد من يختلفون معهم، وهم في ابشع لحظات ضعفهم وانهيارهم.


Fonte: http://www.alquds.co.uk

LIBIA (TRIPOLI) - La demolizione della statua di Gheddafi mentre la Nuova Libia proclama la "Liberazione"! Intanto il cadavere di Gheddafi è ancora in attesa di una dignitosa sepoltura...





di Brian Rohan

BENGASI (Reuters) - I nuovi governanti libici hanno proclamato ieri la liberazione del paese nordafricano dopo 42 anni di regime di Muammar Gheddafi, annunciando che è in arrivo un futuro di democrazia e riconciliazione.
Ma mentre a Bengasi migliaia di persone ascoltavano le autorità "annunciare" la liberazione, il cadavere di Gheddafi, che ancora non è stato seppellito e resta in pubblica esposizione a Misurata, gettava un'ombra sulla nazione che un tempo dominava.
Alcuni temono che per il capo del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) Mustafa Abdel Jalil, un ex ministro della Giustizia, sarà dura imporre la propria volontà su un'alleanza rivoluzionaria divisa in molte fazioni. E a motivare i timori è proprio l'insistenza a mostrare il corpo martoriato di Gheddafi e del figlio Mo'tassim, oltre alla mancanza di una chiara ricostruzione della loro morte.
L'assenza di piani precisi per la sepoltura di Gheddafi indica, per alcuni analisti, il rischio di una situazione di caos senza una leadership chiara e di scontri armati tra le fazioni.
Molti libici e la comunità internazionale sperano che il paese non si allontani dal promesso iter democratico, e considerano un incoraggiamento su questa strada quello della Tunisia, che ha tenuto ieri le sue prime elezioni dopo la cacciata del presidente Zine Al-Abidine Ben Alì, nel gennaio scorso.
Alcuni musulmani saranno offesi dalla mancata sepoltura di Gheddafi in tempi rapidi, come indica l'Islam, sebbene in pochi abbiamo condiviso l'indignazione espressa da uno dei suoi figli, Saadi, per la morte del padre e del fratello Mo'tassim.
Ma nelle celebrazioni di Misurata non si è fatto alcun accenno alla macabra vicenda di Misurata. Nel suo discorso, Jalil ha ribadito la promessa di appoggiare la sharia, la legge islamica.
"Dichiariamo al mondo intero di aver liberato il nostro amato paese, con le sue città, i suoi villaggi, le cime delle colline, le montagne, i deserti e i cieli", ha detto un rappresentante del Cnt che ha aperto la cerimonia di Bengasi, la città dove a febbraio scoppiò la rivolta contro il regime, e che è stata quartier generale del Cnt.
Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha detto che le Nazioni Unite contribuiranno alla costruzione di una nuova Libia, e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha salutato la dichiarazione di Bengasi.
L'annuncio della "liberazione" fa partire ora la tabella di marcia del piano per un nuovo governo e per l'assemblea costituzionale che dovrebbe portare nel 2013 all'affermazione completa della democrazia.

-- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia

domenica 23 ottobre 2011

Gheddafi sodomizzato, abusato sessualmente, prima di essere ucciso da un militante del CNT di 18 anni! Questa è la prova schiacciante delle torture e dei maltrattamenti subiti durante la sua cattura...il Presidente Francese Sarkozy è un complice morale, insieme alla Nato, di questo scempio!!! Vergogna!!!


SIRTE (LIBIA) - Un uomo ferito e disarmato, aggredito da un gruppo di uomini inferociti: sono queste le le nuove immagini diffuse dai ribelli libici, che mostrano gli ultimi minuti di vita di Muammar Gheddafi.
Nel filmato, particolarmente crudo (e che abbiamo deciso di non pubblicare: chi volesse, può vederlo cliccando sul sito di Global Post, che lo ha diffuso) il Colonnello indossa la stessa divisa che appare negli altri video finora diffusi.
Le immagini della brutale aggressione (riprese in Italia dal quotidiano Libero) smentiscono nettamente le prime ricostruzioni ufficiali, secondo cui la morte del dittatore sarebbe avvenuta dopo una sparatoria.
Il corpo del raìs non ha ancora avuto sepoltura ed è stato per ore oggetto di macabre foto ricordo da parte di centinaia di libici di Misurata, prima di essere stato sottoposto ad autopsia. L'esame è stato condotto da alcuni medici nella camera mortuaria di un ospedale di Misurata e ha  confermato che a uccidere il colonnello è stato un colpo di pistola.
Intanto il Cnt (Consiglio nazionale di transizione) non ha dichiarato ufficialmente "la liberazione della Libia" che è attesa per le prossime ore e dovrebbe preludere alla formazione di un governo di transizione 'vero' in grado di preparare, tra otto mesi, le elezioni.

Fonte: http://tg24.sky.it

Diciassette secondi di video appena, che non aggiungono nulla di concreto alla vicenda della morte di Gheddafi che comunque resta un atto feroce. Ma che dimostra il volto più aberrante della rivoluzione e che ne mette in dubbio il valore morale, se ce n’è uno. In questi diciassette secondi di video, pubblicati in rete dal sito web Global Post, che ottiene le immagini direttamente dai miliziani del Cnt, si vede il colonnello di spalle e quindi non visibile in volto che viene sodomizzato, o quasi, con un bastone appuntito da uno dei miliziani che lo hanno catturato. Il video sembra essere autentico. Il raìs indossa la stessa divisa vista negli altri video negli attimi prima della morte. Le macchie di sangue sono compatibili, e anche l’ambientazione sembra la stessa.


Di lì a poco il raìs viene ucciso verosimilmente con un colpo alla tempia, sparato da un ragazzo con la pistola d’oro ritrovata nel bunker del Colonnello. Il corpo viene poi denudato, calpestato, martoriato dai ribelli presenti, quindi caricato su un automobile e portato a Misurata, dove si trova tuttora. E dove la gente fa la fila per andarlo a vedere, con la mascherina per proteggersi dal puzzo.

I ribelli hanno ieri annunciato che non permetteranno che sul corpo di Gheddafi venga effettuata l’autopsia, anche se alcuni sostengono che sia già stata fatta.  È stata anche ordinata un’inchiesta per fare luce sugli ultimi momenti di vita di Muammar Gheddafi, ma anche qui il Cnt si è diviso. Alla luce del nuovo video pubblicato viene il dubbio che attraverso l’autopsia e l’indagine vengano alla luce elementi molto imbarazzanti per i ribelli che inizierebbero una nuova era per la Libia all’insegna della barbarie.


Fonte: http://www.libero-news.it
di Simona Verrazzo
22/10/2011

sabato 22 ottobre 2011

Guy Fawkes e il grande complotto di Londra del 5 Novembre 1605...


Ritratto di Guy Fawkes (Trelleek)
Guy Fawkes (York, 13 aprile 1570Londra, 31 gennaio 1606) è stato un militare inglese.
Noto anche sotto lo pseudonimo John Johnson, Guy Fawkes (talvolta scritto anche Faukes o Faux) era membro di un gruppo di cospiratori cattolici inglesi che tentarono di assassinare con un'esplosione il re Giacomo I d'Inghilterra e tutti i membri del Parlamento inglese mentre erano riuniti nella Camera dei Lord per l'apertura delle sessioni parlamentari dell'anno 1605.
Il 5 novembre 1605 il complotto fu scoperto da un soldato del Re, Thomas Knyvet, e i barili di polvere da sparo furono disinnescati prima che potessero compiere danni.
Da allora ogni 5 novembre nel Regno Unito e in Nuova Zelanda inglesi andavano in giro per il paese con dei fantocci recitando una filastrocca e chiedendo soldi ai cittadini da dare ai genitori per comprare i fuochi per il falò.

Indice

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Biografia [modifica]

Fawkes nacque a Stonegate, nei pressi di York, dove fu battezzato nella chiesa di St. Michael-le-Belfry, e frequentò la scuola di St. Peter; sembra che intorno ai 16 anni si convertì al cattolicesimo. Era l'unico figlio di Edward Fawkes di York e di sua moglie Edith Jackson. Alla morte del padre, dopo avere dissipato il patrimonio ereditato, svolse per molti anni la professione di soldato, acquisendo una notevole esperienza nell'uso degli esplosivi. Nel 1593 si arruolò nei Paesi Bassi nell'esercito dell'Arciduca Alberto d'Austria, che combatteva le Province Unite protestanti nella Guerra degli ottanta anni. Nel 1596 era presente all'assedio e alla presa di Calais. Nel 1602 aveva raggiunto il grado di sottotenente.

La "Congiura delle Polveri" (Gunpowder Plot) [modifica]

L'ideazione dell'attentato [modifica]

Il complotto del 1605, che passò alla storia come la "Congiura delle Polveri" (Gunpowder Plot), era un piano progettato da cattolici inglesi a danno dello scozzese Re Giacomo I di Inghilterra, che non andò a compimento: l'obiettivo era quello di uccidere in un colpo solo il re, la sua famiglia e gran parte dell’aristocrazia protestante, facendo esplodere la Camera dei Lord durante la cerimonia dello State Opening, che si sarebbe tenuta il 5 novembre 1605. Alcuni storici ipotizzano inoltre che i cospiratori avessero pianificato di rapire i figli del re, non presenti in Parlamento, per spingere alla rivolta anche la classe media.
La "Congiura delle Polveri" fu ideata nel maggio 1604 da Robert Catesby, probabilmente quando svanirono le speranze di ottenere una politica di tolleranza per i cattolici. È pure presumibile che con questo disegno Catesby cercasse di far arrivare un re cattolico sul trono d’Inghilterra. Il piano considerava anche la nascita di una sommossa con la quale poteva essere stabilita sul trono la figlia di Giacomo (la diciannovenne principessa Elisabetta). All'inizio i cattolici che aderirono a questa cospirazione furono cinque: Thomas Percy, Guy Fawkes, John Wright, Thomas Wintour ed appunto Robert Catesby. Fawkes, che aveva considerevoli esperienze militari e una buona conoscenza degli esplosivi, era stato presentato a Catesby da un certo Hugh Owen. Alcune ricerche affermano che Thomas Wintour era il principale fautore della congiura e che Fawkes fosse solo l'esecutore materiale dell'attentato.
In questo giorno si ricorda l'evento con una filastrocca :
(EN)
« Remember, remember,
the fifth of November,
Gunpowder, treason and plot.
I see no reason
why Gunpowder treason
Should ever be forgot! »
(IT)
« Ricorda, ricorda,
il cinque novembre,
polvere da sparo, tradimento e complotto
Non vedo alcuna ragione
per cui la congiura delle polveri
dovrebbe mai essere dimenticata! »
(Filastrocca per bambini)

Versione italiana (usata nel film V per Vendetta)

« Ricorda per sempre il cinque Novembre,
il giorno della congiura delle polveri contro il parlamento.
Non vedo perché di questo complotto
nel tempo il ricordo andrebbe interrotto! »
Un'altra versione dice:

« Remember, remember,
the fifth of November
gunpowder, prison and plot,
a stike or a stake for king James's sake
will you please give us a fogget,
if you can't give us one,
we'll take two.
the better for us,
the worst for you. »

Pianificazione e preparazione [modifica]

Nel marzo 1605, i cospiratori, tramite Thomas Percy, presero in affitto una cantina sottostante al Parlamento; Fawkes aiutò a riempire la stanza con polvere da sparo che fu nascosta sotto suppellettili varie. I 36 barili appartenenti a John Whynniard si stima contenessero 2500 kg di polvere. Si pensa che il piano originale prevedesse lo scavo di una galleria che partisse dalla cantina per posizionare gli esplosivi esattamente sotto la sala delle riunioni della Camera dei Lord. L'esplosione avrebbe potuto ridurre in macerie molti degli edifici del complesso di Westminster, fra i quali anche l'Abbazia, e rotto le finestre di tutti gli edifici nel raggio di quasi un miglio.
Attorno alla Pasqua del 1605, Fawkes partì da Dover per Calais, recandosi quindi a Saint-Omer e poi a Bruxelles. Secondo la confessione da lui fatta dopo l'arresto nella città si incontrò con Hugh Owen, e William Stanley. Dopo l'incontro fece un pellegrinaggio nel Brabante. Ritornò in Inghilterra fra agosto e settembre, passando nuovamente per Calais.

Scoperta e arresto [modifica]

Attorno alla mezzanotte del 4 novembre, Fawkes, che dichiarò di chiamarsi John Johnson, fu arrestato nella cantina da un drappello di uomini armati guidati da Sir Thomas Knevytt. In possesso di Fawkes furono trovati un orologio, fiammiferi e carta per l'accensione. Si dice che Peter Heywood, residente di Heywood, Lancashire, fu l'uomo che afferrò la torcia dalle mani di Fawkes prima che potesse accendere la miccia.
All'arresto Guy Fawkes non negò le sue intenzioni, affermando che era suo scopo distruggere il Parlamento e il Re. Prima dell'arresto alcuni cospiratori erano preoccupati per i cattolici che sarebbero stati presenti in Parlamento il giorno dell'attentato. Uno di questi congiurati era Mark Tresham, che inviò una lettera a Lord Monteagle per avvertirlo del pericolo. Lord Monteagle si insospettì e mostrò la lettera al segretario di stato che iniziò le ricerche nei sotterranei della camera dei Lord.

Interrogatorio dei prigionieri [modifica]

Fawkes fu portato nella camera da letto del re, dove i ministri erano stati convocati urgentemente all'una del mattino. Mantenne un atteggiamento di aperta sfida, senza nascondere le sue intenzioni. Rispose al re, che gli aveva chiesto perché volesse ucciderlo, dicendo che la scomunica del papa imponeva un rimedio estremo, e aggiunse, rivolgendosi ai cortigiani scozzesi che lo circondavano, che uno dei suoi obiettivi era anche quello di ricacciare indietro in Scozia tutti gli scozzesi.
Più tardi in mattinata fu nuovamente interrogato. Gli fu chiesto dei suoi complici, sul coinvolgimento di Thomas Percy nella vicenda, delle lettere ricevute da oltremare e se avesse parlato con Hugh Owen.


Sopra firma di "Guido" sulla sua confessione sotto tortura; Sotto firma di "Guido Fawkes" otto giorni dopo essere stato torturato.
Fu trasferito alla Torre di Londra e qui interrogato sotto tortura. Dato che la tortura era vietata tranne che su richiesta del monarca o del Consiglio Reale, Giacomo I in una lettera del 6 novembre stabiliva: «Che lievi torture vengano inizialmente utilizzate su di lui, et sic per gradus ad maiora tenditur» [e quindi vengano incrementate sino alle peggiori], «e che Dio possa affrettare il vostro buon lavoro». Inizialmente il prigioniero resistette alla tortura. L'8 novembre, Fawkes confessò a voce, rivelando i nomi degli altri cospiratori, e raccontando dettagliatamente del complotto il 9 novembre. Fece una confessione firmata il 10 novembre; la sua firma dopo la tortura sulla ruota è visibilmente tremolante.

Il processo [modifica]

Un processo simbolico, in cui le sentenze erano già state predeterminate, si tenne il 27 gennaio 1606. Il 31 gennaio, Fawkes, Wintour, e altre persone implicate nella cospirazione furono portate all'Old Palace Yard a Westminster, dove furono impiccati, decapitati e squartati. Tra i condannati anche il prete gesuita Henry Garnet.

Curiosità [modifica]

  • Il personaggio di V, nel celebre fumetto di Alan Moore, V for Vendetta (da cui è stato tratto nel 2005 anche un film, V per Vendetta), indossa una maschera che riproduce il viso di Guy Fawkes ed il giorno stabilito per far esplodere il Parlamento è il 5 novembre.
  • Nella versione originale dei romanzi di Harry Potter, la fenice che accompagna il Professor Silente si chiama Fawkes.
  • Nel videogioco Fallout 3, il protagonista ha la possibilità di utilizzare come compagno una creatura di nome Fawkes; questo appellativo deriva dal fatto che nella cella del Vault in cui si trovava lui ha potuto imparare la lingua umana,difatti dice:"Mi chiamo come un uomo che è morto per quello in cui credeva...".
  • L'uso del nome proprio Guy, prima molto comune in Inghilterra, calò drasticamente dopo questo evento.
  • Una controversa incisione sul 12" di Strangeways, Here We Come (quarto e ultimo album del complesso inglese de The Smiths) recitava «Guy Fawkes era un genio».
Fonte: http://it.wikipedia.org

Domenica prossima la proclamazione della nuova Libia liberata! Lunga la fila per vedere il cadavere di Gheddafi che negli ultimi istanti di vita qualcuno dei ribelli dice che “offriva oro per non ucciderlo!”


MISURATA (LIBIA) – Spingono, urlano, si mettono in fila e reggono male l’attesa: così in Libia va in scena la lunga e macabra processione per vedere il corpo martoriato del rais Muammar Gheddafi. E’ in una cella frigorifera per polli prima e poi in un container dove viene normalmente messa l’acqua minerale.
Tutti vogliono vedere il cadavere del colonnello, con i ribelli di Misurata che lo scortano. Si trova al «Mercato dei Tunisini».
La corsa contro la storia di Muammar Gheddafi si è fermata in un tunnel di cemento a Sirte. Dove tutto era cominciato. Le ultime parole del combattente e indomito rais sono state le piu’ scontate, e umane: ”Non sparate”.
Dopo due mesi da primula rossa e 42 anni di regime, a fermare la sua corsa è stato simbolicamente un ragazzino di 20 anni, diventato subito eroe, che ha portato con se’ come trofeo l’ultimo orpello del rais: una pistola d’oro. E le immagini del rais ferito, debole, ormai vinto, hanno fatto immediatamente il giro del mondo.
Rievocando la fine di altri dittatori, da Mussolini a Saddam. Il rais sarebbe stato preso vivo, come mostra un video diffuso da Al Jazira, ma le foto del suo cadavere con un foro di pallottola sulla tempia hanno immediatamente fatto pensare ad una esecuzione.
“C’era molta confusione. Gheddafi era attorniato dai nostri uomini. L’ho visto spintonato, venire trascinato sul selciato. Tanti gridavano, lui farfugliava che era disposto a regalare soldi a tutti, purché lo lasciassero andare. Perdeva sangue, tanto sangue. A 69 anni il corpo non regge. Per me è morto dissanguato”, racconta Hammad Mufta Ali, 28 anni fa, comandante della Qatiba (brigata) Dawahi (periferie) al Corriere della Sera.
“Alle otto di giovedì ci hanno detto che dovevamo andare subito con le nostre auto verso l’ultimo quartiere dei lealisti. Via radio mi hanno avvisato che i nemici stavano scappando sui gipponi. Siamo arrivati vicino al lungomare e abbiamo sentito gli scoppi delle bombe lanciate dall’Onu. Subito dopo ho visto una trentina di gipponi quattro ruote passarci vicino. Procedevano con difficoltà. La strada era ingombra di macerie e resa pericolosa dagli ordigni inesplosi. C’è stato uno scontro a fuoco violentissimo. Li abbiamo inseguiti per pochi chilometri. Loro si sono divisi. Non era semplice distinguere le loro auto dalle nostre. L’unico criterio era che loro sono molto meglio equipaggiati di noi. I loro fucili sono modelli modernissimi, come non ne ho mai visti”.
 
22 ottobre 2011 | 09:43
Fonte: http://www.blitzquotidiano.it
TRIPOLI (LIBIA) - Era prevista per venerdì, poi per sabato, infine domenica pomeriggio. Alle 16 all’incirca sarà proclamata la liberazione della Libia. Probabilmente sarà il presidente del Consiglio nazionale di transizione Mustafa Abdel Jalil dalla piazza principale di Bengasi a farlo, secondo quanto ha riferito il ministro per l’Inforrmazione Mahmoud Shammam.
La Libia, intanto, festeggia. Anche a Misurata, dove si trova il cadavere di Muammar Gheddafi. Lunghe code si sono formate durante la giornata per immortalare ancora il corpo senza vita di un uomo che incuteva tanta paura.
Gli insorti hanno assicurato che la sepoltura dell’ex dittatore avverrà secondo i precetti islamici.
L’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto che si faccia piena luce sulle circostanze della sua morte, sulle quali ancora non c‘è un’unica versione.
“L’autopsia è stata conclusa. Tutti gli esami del caso sono stati effettuati e l’incartamento sarà immediatamente inviato all’Aia” ha affermato, nell’andare a sua volta a vedere il cadavere, il premier Mahmoud Jibril.
Assieme a quello di Gheddafi è stato mostrato al pubblico anche il corpo del figlio Mutassim, ucciso a sua volta nel corso della giornata che ha visto la liberazione di Sirte e la fine di un’era per la Libia.

Fonte: http://it.euronews.net

GHEDDAFI E' MORTO! LA FRANCIA: "CONCLUSA LA MISSIONE NATO!"

TRIPOLI (LIBIA) - «L'operazione militare in Libia è terminata. L'insieme del territorio libico è sotto il controllo del CNT e - fatte salve determinate misure transitorie - l'operazione della Nato è arrivata al suo termine». A dichiararlo è stato il ministro degli Esteri francese Alain Juppè. «Quello che era il nostro obiettivo, ossia accompagnre le forze del Consiglio nazionale di transizione nella liberazione del loro territorio, è stato raggiunto».

IL RAID (di Marco Pasciuti) La folla gridava: «Il sangue dei martiri non è stato versato invano». Lì, in mezzo alle bocche urlanti e ai fucili sollevati in aria il corpo di Muammar Gheddafi transitava sul tetto di una jeep diretta alla moschea di Misurata. Poche ore prima a Sirte il Colonnello era stato catturato e ucciso con un colpo di pistola alla testa. Il dittatore è morto. La missione militare potrebbe finire qui Ma ora in Libia il futuro resta tutto da scrivere.
Lo hanno tirato fuori da un buco nella terra, a Sirte. Due grosse tubature sotto un’autostrada sono state il nascondiglio dell’uomo che per 42 anni si è preso gioco delle potenze occidentali in un valzer di screzi diplomatici, intrighi internazionali e discusse alleanze all’insegna di feste, tende, hostess e cavalli. All’alba di ieri Gheddafi aveva tentato di fuggire da Sirte, ma il suo convoglio è stato intercettato sull’autostrada da due caccia francesi e bombardato. Il capo di Stato, il capopopolo, il buffone ha vissuto i suoi ultimi minuti implorando. «Non sparate, non sparate», ha urlato spaventato a morte ai militari del Cnt che lo tiravano fuori dal buco. Invece la pietà l’era già morta. Secondo un medico che ha potuto vedere il cadavere, Gheddafi sarebbe morto per le ferite alla testa e allo stomaco. La faccia del ragazzino che lo avrebbe ucciso ha fatto il giro del mondo: Mohammed, 20 anni, lunghi riccioli neri, cappellino da baseball in testa, in mano la pistola d’oro del raìs.
La storia degli ultimi minuti di vita di Gheddafi è avvolta nel mistero. Secondo il racconto dello stesso Mohammed, era stato proprio lui a scovare Gheddafi e a freddarlo. Ma un video circolato su internet e ripreso da Al Jazeera racconta un’altra realtà: una volta catturato il raìs era ancora vivo. Ferito, viene trascinato verso un pickup e fatto sdraiare sul cofano. Camicia aperta, capelli arruffati, il volto insanguinato. Versione compatibile con quanto avrebbe raccontato un gruppo di testimoni, secondo cui gli uomini del Cnt avrebbero catturato Gheddafi, lo avrebbero schiaffeggiato, sbeffeggiato e ucciso a sangue freddo. Un’altra versione racconta di un Colonnello ucciso in combattimento. Morto anche il figlio Mutassim, militare di carriera. Incerta quella di Seif, erede designato, fuggito da Sirte e catturato dai ribelli. Secondo alcune fonti sarebbe stato ucciso, secondo altre arrestato.
L’Occidente esulta. «Avete vinto la vostra rivoluzione - il messaggio di Obama al popolo libico - la missione Nato finirà presto». Ricorre al latino Silvio Berlusconi per commentare la fine dell’ex alleato e amico: «Sic transit gloria mundi».

I FEDELISSIMI, Con lui, dopo di lui, sono caduti anche i suoi fedelissimi: i due figli-guerriglieri Mutassim e Saif (anche se le notizie sulla sua morte non vengono confermate, ma sembra certa la sua cattura), il suo ministro della Difesa Abubakr Yunes Jaber, il potente capo dei servizi segreti Abdallah Senoussi, arrestato insieme al portavoce del rais Moussa Ibraim. La testa del regime capitolata in pochi istanti. Sancendo, probabilmente, la fine della guerra, tanto che la Nato sta considerando se decretare il termine della missione. Quel che è indubbio è che la primavera araba dei libici è compiuta. Alla notizia della cattura del rais, ribelli e semplici cittadini si sono riversati sulle strade per festeggiare, urlando «Allah è grande», hanno portato in trionfo il ragazzino ventenne che lo ha scovato e che forse riuscirà ad intascare anche la taglia da 20 milioni di dollari.

GIALLO SULLA MORTE. Avvolto nel mistero in vita, Gheddafi ha lasciato un giallo anche nella morte. Non è affatto chiara la dinamica della sua cattura. Il rais stava fuggendo dalla Sirte appena espugnata dai ribelli, diretto a Sud, su un convoglio di sette macchine formato da familiari e fedelissimi, quando è stato intercettato dagli aerei della Nato e, via terra, dai ribelli. L'alleanza - aerei francesi, ha rivendicato Parigi, anche americani, ha precisato Washington - ha colpito alcune macchine, uccidendo il capo delle forze armate. Per evitare i colpi dei caccia, una Toyota si è improvvisamente staccata dal convoglio, seguita da un'altra macchina. A questo punto, secondo la ricostruzione dell'ambasciatore libico a Roma Abdel Hafed Gaddur, sono entrati in azione i rivoltosi, che hanno bloccato le macchine. Qui tutto diventa più fumoso: forse Gheddafi, che si trovava nella Toyota, è riuscito a fuggire e nascondersi in alcuni tubi di cemento. Di certo quei tubi sono già diventati il simbolo della fine del rais. Dal lussuoso bunker alla buca. I ribelli si sono fatti riprendere accanto ai tunnel, dove hanno scritto con lo spray «Qui stava Gheddafi. Allah è più grande».

IL CORPO DEL RAÌS. Il corpo del rais è stato poi portato a Misurata e mostrato alle tv, prima di essere rinchiuso in una moschea. Sarà sepolto in una località segreta, ha annunciato in serata il governo transitorio. A sette mesi dall'inizio della guerra e due dalla liberazione di Tripoli, il Cnt si appresta dunque ad annunciare, tra domani e dopodomani, «la liberazione della Libia». La Nato ha fissato per domani il consiglio Atlantico per valutare se decretare la fine della missione. «La missione della Nato in Libia finirà d'accordo con l'Onu ed il Cnt», ha detto il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen. Anche Ban ki-Moon ha chiesto di «fermare i combattimenti». La morte di Gheddafi, per il presidente Usa Barack Obama, «chiude un doloroso capitolo» perchè i libici «hanno vinto la loro rivoluzione». D'accordo il capo dello stato Giorgio Napolitano, convinto che la fine del rais chiuda «una pagina drammatica», mentre il premier Berlusconi si è limitato a commentare: «Sic transit gloria mundi». Ma perchè sia compiuto il passaggio dal regime alla nuova Libia, il Cnt vuole che l'Algeria consegni quel che resta del clan Gheddafi: la moglie, la figlia Aisha con la bimba nata proprio poche ore dopo aver attraversato il confine, quest'estate, e poi ancora i figli Hannibal e Mohammed, con le mogli ed alcuni nipoti. Ultimi esponenti di un clan considerato un tempo invincibile e finito ormai nella polvere.

Fonte: http://www.leggo.it

ITALIA-CINA

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