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lunedì 31 ottobre 2011

Dalla rivolta a Bengasi alla morte violenta di Gheddafi, mini-cronaca di una "sporca" guerra annunciata...8 mesi di menzogne e di ipocrisie, falsità e cinico opportunismo da parte dei paesi occidentali, con la Francia in prima linea e il Presidente Sarkozy campione della bugia e del complotto! Strauss-Khan docet...


Sopra, la ricostruzione video delle menzogne 
della Nato e del Cnt Libico dei ribelli...

Tripoli - (Adnkronos/Aki) - La notizia della morte del colonnello Muammar Gheddafi, confermata dal Consiglio nazionale di transizione, segna una svolta nel conflitto libico, scoppiato il 17 febbraio con l'inizio delle rivolte delle forze anti-governative a Bengasi. 
I raid della Nato, scattati il 19 marzo, hanno fiaccato le resistenze del regime che ha perso progressivamente le sue roccaforti, da Tripoli a Sebha, da Bani Walid a Sirte. Nella capitale e' gia' esplosa la festa della popolazione che e' scesa in strada a celebrare la notizia della morte del colonnello.
I primi segnali dell'insurrezione contro Gheddafi risalgono allo scorso 17 febbraio, quando alcuni partiti di opposizione organizzano a Bengasi la 'giornata della collera' contro il regime a seguito dell'arresto dell'attivista per i diritti umani, Fethi Tarbel. La protesta viene repressa nel sangue dalle forze di sicurezza provocando tra i 10 e 20 morti. Il 24 febbraio le milizie antigovernative prendono il controllo della citta' costiera di Misurata.
Due giorni dopo il Consiglio di Sicurezza Onu impone sanzioni a Gheddafi e alla sua famiglia.
Il 5 marzo il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) dichiara di essere l'unico rappresentante legittimo della Libia. Il 17 marzo il Consiglio di Sicurezza autorizza l'imposizione della no-fly zone sulla Libia per proteggere i civili dalla repressione dei lealisti.
Il 19 marzo si registra il primo raid della Nato contro le brigate fedeli al colonnello su Bengasi. Nei mesi successivi si intensificano i raid sulla Libia. Il governo di Tripoli denuncia che nell'attacco del 30 aprile viene ucciso il figlio piu' giovane di Gheddafi e tre suoi nipoti.
Il 27 giugno la Corte Penale Internazionale spicca un mandato di cattura per Gheddafi, suo figlio Saif al-Islam e il capo dell'intelligence del regime, Abdullah al-Senussi, per crimini contro l'umanita'.
Il 21 agosto i ribelli entrano a Tripoli senza incontrare forti resistenze. In un audio Gheddafi chiede alla popolazione di combattere i ribelli, definendoli "ratti".
Due giorni dopo le truppe del Cnt espugnano Bab al-Aziziya, la residenza bunker del colonnello, uno dei simboli del potere.
Il 29 agosto la moglie di Gheddafi, sua figlia Aisha e altri due suoi figli fuggono in Algeria. Aisha, poco dopo aver varcato la frontiera, da alla luce un bambino in un ospedale. Il 1 settembre i massimi rappresentanti leader del governo libico ad interim incontrano i leader mondiali in una conferenza a Parigi in cui si discute il futuro del paese post-Gheddafi.
L'8 settembre il primo ministro del Cnt, Mahmoud Jibril, giunge a Tripoli per la sua prima visita ufficiale.
L'11 settembre la Libia riprende la produzione di petrolio, mentre il Niger annuncia che Saadi Gheddafi, uno dei figli del leader libico, si trova nel Paese africano dove e' stato accolto "per motivi umanitari".
Il 13 settembre il leader del Cnt, Abdel Jalil, pronuncia un discorso a Tripoli davanti a decine di migliai di persone. Due giorni dopo arrivano in visita nella capitale libica il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il primo ministro britannico, David Cameron. Il 20 settembre il presidente Usa, Barack Obama, chiede ai lealisti di arrendersi e annuncia il ritorno dell'ambasciatore americano a Tripoli.
Il 21 settembre il Cnt conquista Sabha.
Il 17 ottobre cade Bani Walid, uno delle ultime roccaforti dei lealisti, mentre il 20 e' il turno di Sirte, la citta' dove il colonnello Gheddafi era nato.
Fonte: http://www.adnkronos.com

Libia, l'ultima GRANDE BUGIA dei ribelli del CNT:"Sono state trovate le armi nucleari di Gheddafi!" Le menzogne per giustificare l'ingiustificabile, per dare in pasto all'opinione pubblica mondiale il motivo di una guerra "giusta" che secondo la NATO, Sarkozy, Obama, l'ONU è stata quella in Libia, una guerra doverosa e "inevitabile" per spodestare l'odiato e malvagio "tiranno" di Tripoli! Tutte menzogne, bugie spudorate che disgustano ancora di piu' il nostro buon senso e la nostra ragione razionale! La "real politik" di stampo Americano che ha portato nell'ultimo dopo guerra, dal 1945 al 2011, solo disastri economici, politici e sociali, provocando la morte di milioni di persone soprattutto in Africa, in Medio-Oriente e in Asia...è giunta l'ora che l'Europa tutta si svegli e si riprenda la sua sovranità monetaria e popolare, specialmente l'Italia!



Sopra, due video di alcuni suoi discorsi che Gheddafi proclamava davanti alla folla in Piazza a Tripoli durante i primi giorni di guerra, quando la Nato, guidata dalla Francia di Sarkozy, sferrava i primi bombardamenti sulla Libia...una guerra "criminale" durata 8 mesi con un tragico epilogo per il Rais! Una guerra oscena basata sulle menzogne della Nato e del Cnt dei ribelli!
Tripoli - (Adnkronos/Aki) - Lo ha rivelato alla tv Al-Arabiya un funzionario del Cnt, aggiungendo che Consiglio nazionale di transizione è in contatto con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica.
Dettagli sul materiale ritrovato, precisa l'emittente, verranno rivelati dal Cnt durante una conferenza stampa in programma per oggi. La questione delle armi chimiche, ha fatto sapere il premier Mahmoud Jibril, verrà poi sottoposta ufficialmente all'Aiea.
Pechino - (Adnkronos/Aki) - Il procuratore capo del Cpi Luis Moreno-Ocampo: ''Il figlio del Colonnello è preoccupato per cosa potrebbe accadere se dovesse essere assolto dalla corte!''
Saif al Islam vuole capire cosa accadrà se si consegnerà, si farà processare e verrà riconosciuto innocente, ha spiegato Moreno-Ocampo, che ieri aveva rivelato ''colloqui informali'' del Tribunale penale internazionale per la resa di Saif al-Islam Gheddafi.
Moreno-Ocampo, riporta il sito web in arabo della Bbc, ha precisato che i contatti avvengono attraverso intermediari ed è tramite questi emissari che il delfino di Gheddafi si è dichiarato innocente.
Il 27 giugno scorso la Corte dell'Aja ha emesso un ordine di arresto internazionale contro Saif al-Islam e l'ex capo dell'intelligence militare libica Abudullah al Senussi per crimini contro l'umanità. ''Ci sono persone legate a lui che sono in contatto con persone legate a noi, pertanto non abbiamo relazioni dirette. Tutto avviene tramite intermediari - ha detto il procuratore capo del Cpi, che si trova a Pechino per un convegno - Ma abbiamo molta fiducia nella persona coinvolta da parte nostra nei contatti. "Lui dice di essere innocente, dice che dimostrerà di essere innocente ed è interessato alle conseguenze!"
''Dice di essere innocente e che dimostrerà ai giudici la sua innocenza e quindi è più preoccupato per cosa potrebbe accadere dopo, se dovesse essere assolto dalla corte - ha detto ancora Moreno-Ocampo - Pertanto gli abbiamo spiegato il funzionamento legale, non facciamo accordi, perché abbiamo prove contro di lui''. ''Gli stiamo spiegando il meccanismo legale - ha precisato - e il suo diritto alla difesa''. Il timore del Cpi è però che Saif al-Islam Gheddafi possa continuare a fuggire.
''Abbiamo informazioni secondo cui c'è un gruppo di mercenari che sta cercando di aiutarlo a spostarsi in un altro Paese, pertanto stiamo cercando di impedirlo'', ha detto il procuratore capo del Tribunale penale internazionale, sottolineando che la corte ''sta lavorando con alcuni Paesi per riuscire a bloccare questo tentativo''. ''Sappiamo che ha valutato diverse opzioni - ha continuato - e vorremmo aiutarlo ad arrendersi'!'
Fonte: http://www.adnkronos.com

sabato 29 ottobre 2011

Gheddafi scrisse spesso a Berlusconi durante gli 8 mesi di conflitto in Libia! L'ultimo messaggio è del 5 Agosto 2011: «Ferma le bombe!» - Le salme del rais e del figlio sepolte segretamente nel deserto Libico!


ROMA (ITALIA) - «Caro Silvio, ferma i bombardamenti!». Lo scoop è del settimanale francese Paris Match: si tratterebbe, secondo il giornale, dell'ultimo messaggio inviato in Occidente da Muammar Gheddafi. E il destinatario sarebbe proprio il leader italiano Silvio Berlusconi. La lettera risale al 5 agosto, quando le sorti della guerra in Libia non erano ancora state decise dalla presa di Tripoli. Ma il governo lealista era in grande difficoltà. La lettera fu inviata al premier italiano «attraverso i tuoi connazionali che sono venuti qui per sostenere la nostra causa». Secondo il periodico francese i latori del messaggio sarebbero stati Alessandro Londero e sua moglie Yvonne di Vito, responsabili della Hostessweb, l'agenzia di ragazze che animarono le ultime visite del colonnello in Italia.
IL MESSAGGIO - Nonostante le pubbliche minacce all'Italia, privatamente il rais esprime sentimenti di amicizia per l'amico che solo qualche mese prima l'aveva accolto con tutti gli onori a Roma. Si dice sorpreso «per l'atteggiamento di un amico con cui avevo sottoscritto un trattato di amicizia reciproca tra i nostri popoli». Ma non rimprovera il Cavaliere: «Non ti biasimo per ciò di cui non sei responsabile, perché so bene che non eri favorevole ad un'azione nefasta che non onora né te né il popolo italiano!». Quindi la speranza «di poter ancora far marcia indietro!». E l'appello: «Ferma il bombardamento che uccide i miei fratelli libici. Parla con i tuoi alleati per pervenire ad una soluzione che garantisca il mio popolo da questa aggressione!». Infine la promessa: «Stai certo che sia io che il mio popolo siamo disposti a dimenticare e a voltare pagina!».
LA SEPOLTURA - Intanto, la salma di Gheddafi e del figlio Mutassim sono state portate via dalla cella frigorifera del mercato di Misurata. Secondo fonti del Cnt, saranno seppellite all'alba di martedì in un luogo segreto. Con loro ci sarà un religioso per assicurare il rito funebre secondo i precetti islamici. La decisione è stata presa perché non è stato raggiunto alcun accordo con la tribù Qaddafiya del Colonnello sulla consegna del corpo.
 
Fonte: http://www.corriere.it

giovedì 27 ottobre 2011

Le 16 cose che i cittadini Libici forse nella nuova Libia non rivedranno e non avranno mai più! Le grandiose conquiste sociali di Gheddafi e del suo Regime a favore e per il benessere di tutto il popolo Libico, rischiano oggi di essere cancellate dal nuovo Governo del CNT facile preda delle speculazioni economiche delle potenze occidentali, in primis della Francia! Le diseguaglianze sociali che nasceranno dalla nuova società, la quale sarà edificata sul modello Capitalista Francese e Anglo-Americano, sono più che un ipotesi infondata e porteranno nuove povertà e nuove miserie in uno Stato Libico già lacerato e semi-distrutto da 8 mesi di guerra civile! La mafia internazionale si insinuerà all'interno della società Libica, il Capitalismo produrrà nuovi e potentissimi ricchi ma anche decine di migliaia di nuovi poveri! La miseria sotto Gheddafi in Libia era stata quasi debellata e comunque era tenuta a bada! Oggi, modellando la società sullo stampo del Capitalismo occidentale, sappiamo già ciò che potrebbe succedere nelle città "liberate" della nuova Libia Islamica! Questo è il prodotto di 8 mesi di guerra vergognosa scatenata solo per il petrolio...


16 cose che i libici non rivedranno mai più!


1 – Non vi è alcuna bolletta elettrica in Libia; l’elettricità è gratuita per tutti i cittadini.

2 – Non vi è alcun interesse sui prestiti, le banche in Libia sono di proprietà dello Stato e i prestiti concessi a tutti i suoi cittadini hanno, a norma di legge, lo zero (0%) per cento di interesse.

3 – Avere una casa è considerato un diritto umano in Libia.

4 – Tutti i novelli sposi in Libia ricevono 60 mila dinari (US $ 50.000 dollari Americani) da parte del governo per acquistare i loro primo appartamento contribuendo così all’avvio della famiglia.

5 – Istruzione e cure mediche sono gratuite in Libia. Prima di Gheddafi solo il 25% per cento dei libici erano alfabetizzati. Oggi, la cifra è dell’ 83% per cento.

6 – Se un libico volesse intraprendere una carriera agricola, riceverebbe terreni agricoli, una casa in campagna, attrezzature, sementi e bestiame per avviare la propria attività, il tutto gratuitamente.

7 – Se i libici non fossero riusciti a trovare il sistema medico o scolastico di cui avessero avuto bisogno (in Libia), ci sarebbero stati dei fondi governativi per andare all’estero e non solo, avrebbero ottenuto mensilmente US $ 2.300 /al mese per indennità di alloggio e auto.

8 – Se un libico compra una macchina, il governo sovvenziona il 50% per cento del prezzo.

9 – Il prezzo del petrolio in Libia è di $ 0,14 per litro.

10 – La Libia non ha un debito estero e le sue riserve monetari sono pari a $ 150 miliardi (ora congelate).

11 – Se un libico non è in grado di trovare lavoro dopo la laurea lo stato paga l’equivalente dello stipendio medio per la professione. (Ciò vale anche per le professioni per cui non serve una laurea!)

12 – Una parte degli introiti derivanti dalla vendita del petrolio libico viene accreditato direttamente sui conti bancari di tutti i cittadini libici.

13 – Una madre che dà alla luce un bambino riceve $ 5.000 dollari USA.

14 – 40 pagnotte di pane in Libia costano $ 0,15.

15 – Il 25% per cento dei libici è laureato.

16 – Gheddafi rese possibile il più grande progetto mai sperimentato al mondo di irrigazione, conosciuto come il Great Manmade River Project al fine di rendere disponibile più facilmente l’acqua nella regione desertica.

Dalla Rivoluzione Culturale al Libro Verde: Onore al Colonnello Gheddafi che ha saputo emancipare un popolo, liberando le donne Libiche dalla schiavitù del fonfamentalismo Islamico, che oggi purtroppo con il nuovo Governo del CNT ritorna in auge...con Gheddafi la Libia aveva il reddito procapite netto più alto di tutto il continente Africano! Oggi la società Libica rischia di scivolare in mano agli speculatori, alla mafia e allo sfruttamento delle risorse energetiche, oggi più che mai il suo futuro è incerto, l'anarchia e il caos dopo l'ordine sociale di Gheddafi è alle porte!


Sopra, il video che riproduce tutti i francobolli della Libia,
stampati e prodotti nei 42 anni di Governo di Gheddafi, 
addio Colonnello, onore a te e riposa in pace...

 

Libro verde (Libia)

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Libro verde
Titolo originale الكتاب الاخضر
Green book.jpg
Edizione inglese e russa
Autore Mu'ammar Gheddafi
1ª ed. originale 1975
Genere Politico
Lingua originale arabo

Il Libro verde (arabo: الكتاب الاخضر al-Kitāb al-Aḫḍar) è un testo pubblicato in lingua araba nel 1975 da Muammar Gheddafi, il titolo prende ispirazione dal Libretto rosso o Citazioni dalle Opere del presidente Mao Zedong di Mao Zedong uscito nel 1966.
Nel testo Gheddafi espone in maniera succinta la sua visione della democrazia e dell'economia. Rigettando l'insieme dei principi della democrazia liberale, auspica una forma di democrazia diretta basata sui comitati popolari.
Il libro è diviso nelle seguenti partizioni:
  • Parte politica: l'autorità del popolo
  • Parte economica: il socialismo
  • Basi sociali della terza teoria universale
Gheddafi nel testo accusa i sistemi antecedenti di non essere democratici, poiché in questi sistemi al popolo viene concesso solo di eleggere i loro rappresentanti. Questi rimangono distanti e indipendenti nel loro agire; di qui, Gheddafi asserisce che non vi è diretto influsso del popolo sul sistema politico né della democrazia né del comunismo. Quindi fa una proposta di sistema: la partecipazione del popolo al processo politico deve essere assicurato attraverso gli strumenti del "Congresso popolare" e dei "Comitati popolari".
Gheddafi definì la sua come la "Terza teoria universale", che si proponeva come alternativa al capitalismo e al comunismo, nel solco del socialismo arabo. Negli anni successivi, i principi del libro verde saranno messi in pratica nell'organizzazione della Jamāhīriyya libica. Tuttavia Gheddafi fu largamente accusato di usare il concetto di "comitato popolare" come alibi per una politica autocratica e repressiva[senza fonte].
Il testo venne pubblicato in un'edizione bilingue (inglese-arabo) nel 1976 da Brian e Martin O'Keeffe; l'edizione tedesca venne pubblicata nel 1988.

Indice

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Capitoli [modifica]

  1. Lo strumento di governo
  2. I parlamenti
  3. Il partito
  4. La classe
  5. Il referendum
  6. I Congressi Popolari e i Comitati Popolari
  7. La legge della società
  8. Base economica della Terza teoria universale
  9. Base sociale della Terza teoria universale
  10. La famiglia
  11. La tribù
  12. La donna
  13. Le minoranze
  14. I neri
  15. L'istruzione
  16. La musica e le arti
  17. Lo sport, l'equitazione e gli spettacoli

Voci correlate [modifica]

Altri progetti [modifica]

Collegamenti esterni [modifica]

Gheddafi: Riassunto dei 42 anni di potere e di Governo in Libia...la vita del Colonnello in pillole!


  
Sopra, il video dell'arrivo di Gheddafi in Italia...


(LIBIA) - TRIPOLI - Mu’ammar Gheddafi è nato a Sirte nel 1942, quando la città faceva parte della provincia italiana di Misurata. L’ex dittatore libico ha frequentato fino ai 19 anni la scuola coranica della sua città natale. In quegli anni viene in contatto con le idee dell’allora presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser.
A 26 anni si iscrive all’accademia militare di Bengasi. Dopo un periodo in Gran Bretagna diventa capitano a 27 anni. Il 26 agosto 1969 è protagonista di un colpo di stato che destituisce il re Sayyd Hasan I, da pochi giorni succeduto a Idris I. La critica alla monarchia libica era di essere troppo servile nei confronti dell’Europa. Il regime instaurato in Libia si trasforma in una dittatura. Gheddafi ha cercato di coniugare il panarabismo con la socialdemocrazia. Tuttavia al regime “democratico” della Libia mancavano paletti fondamentali come il multipartitismo. Nei confronti degli italiani presenti in Libia Gheddafi, negli anni ’70, adotta una linea dura: nel 1970 vengono confiscati tutti i beni agli italiani presenti sul territorio. La politica estera di Gheddafi negli anni ’70 e ’80 è anti-israeliana e anti-americana: il leader libico supporta l’OLP di Arafat e l’IRA irlandese. Nel 1988 ha luogo la strage di Lockerbie, a proposito della quale nel 2011 l’ex ministro al-Jalil ha rivelato le responsabilità di Gheddafi. Dal 1988 la Libia è sotto un pesante embargo. Gli anni 2000 vedono un riavvicinamento tra Gheddafi e gli Usa e iniziative di distensione nei confronti dell’Italia. Nel febbraio del 2011 inizia la guerra civile libica che porterà alla morte del dittatore.


(LIBIA) - MISURATA - Sepolti in un luogo segreto con l’assistenza di un religioso. Muammar Gheddafi e il figlio Mutasim sono stati seppelliti in un luogo segreto con l’assistenza di un religioso.
A renderlo noto, fonti del Cnt, spiegando che con la tribù Qaddafiya, a cui apparteneva il Colonnello, non è stato raggiunto un accordo. Inizialmente i cadaveri erano stati tenuti in una cella frigorifera in un vecchio mercato di Misurata per essere mostrati alla gente.
Oggi, la sepoltura in segreto: la scelta è stata fatta dai ribelli per evitare che la tomba del raìs divenga meta di pellegrinaggio o venga fatto oggetto di vandalismi. Nel suo testamento Gheddafi aveva chiesto di esser sepolto a Sirte, ma non è dato sapere se quello sarà il luogo del suo riposo eterno.

lunedì 24 ottobre 2011

La Libia inguaita, dalla padella alla brace: Jalil proclama che la "Sharia" Islamica è la nuova Legge! Come si sospettava da tempo, come già io stesso ho sempre sostenuto su questo blog, in Libia gli estremisti Islamici di Al-Qaeda che hanno armato e guidato i ribelli nella guerra al regime di Gheddafi, hanno fatto sapere che nella nuova Libia liberata, la "Sharia" sarà la nuova legge! La "Sharia" non è altro che un complesso di norme Religiose, Giuridiche e Sociali direttamente fondate sulla dottrina Coranica che prende il nome appunto di Sharia. In quest'ultima convivono regole Teologiche, Morali, Rituali insieme a quelle che noi chiameremmo norme di Diritto Privato, affiancate da norme Fiscali, Penali, Processuali e di Diritto Bellico! "Sharia" significa, alla lettera, "la via da seguire" ma si può anche tradurre come "Legge Divina!" Dunque la Nuova Libia liberata si trasformerà in uno Stato in tutto e per tutto molto simile all'Iran, Afghanistan, Pakistan e a molte altre Repubbliche Islamiche in cui a dettare legge è solo il Corano!


Sopra, gheddafi gioca a scacchi nei primi giorni di guerra con il famoso campione russo!

Il Cnt: «Il nostro Paese ora è libero!» 

Jalil: «Rafforzeremo la Sharia!»

LIBIA (BENGASI) - La nuova Libia non nasce sotto i migliori auspici. Prima le brutalità assortite vissute negli ultimi mesi, tra gli eccidi compiuti da Gheddafi e le umiliazioni inflitte da vivo e da morto all'ex Raìs, e ora l'anuncio del leader del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Abdel Jalil, di uno stato disegnato sui contorni della Sharia, la legge islamica. Davanti a migliaia di persone riunitesi domenica a Bengasi, per la proclamazione della fine del regime e della liberazione, Jalil si è inginocchiato in preghiera dopo aver promesso che la legge islamica sarà rafforzata. Perché la Libia non sarà più un paese soltanto arabo, ma musulmano, "pertanto ogni legge che contraddica i principi dell'Islam non avrà valore". Per esempio, "la legge sul divorzio e sul matrimonio (Gheddafi proibiva la poligamia e autorizzava il divorzio, ndr), è contraria alla Sharia e non è più in vigore". E ancora, "cercheremo soprattutto di istituire banche islamiche che in futuro vieteranno l'usura, secondo la tradizione islamica".

Rivoluzione violenta - Dopo aver ringraziato Lega Araba, Nazioni Unite e Unione europea per l'aiuto e il supporto dato nel conflitto, ha spiegato che "la rivoluzione è iniziata come pacifica, per poi divenire violenta". Per pacificare una nazione divisa, Jalil ha chiesto alla folla "perdono, tolleranza e riconciliazione" e ha invocato "il rispetto della legge", assicurando comunque che "stiamo organizzando la sicurezza nazionale e un esercito nazionale che proteggerà i confini e la nazione". E' una condizione necessaria per impedire che gli otto mesi che separano Tripoli dalle elezioni non diventino un altro bagno di sangue.

Fonte: http://www.libero-news.it

Gli ultimi avvenimenti

Jalil: «Rafforzeremo la Sharia»
Il numero uno del Consiglio di transizione libico, Mustafa Abdel Jalil, si è inginocchiato oggi in preghiera subito dopo avere presenziato alla cerimonia di proclamazione della liberazione della Libia, che si è tenuta a Bengasi. Jalil ha promesso che la legge islamica sarà rafforzata. «Come nazione musulmana la sharia è alla base della nostra legislazione, pertanto ogni legge che contraddica i principi dell’Islam non avrà valore», ha detto. Jalil ha poi ringraziato le Lega Araba, le Nazioni Unite e l’Unione europea per l’aiuto e il supporto dato nel conflitto e che ha portato alla morte di Muammar Gheddafi. «Tutti i martiri, i civili e l’esercito hanno atteso questo momento. Adesso si trovano nel migliore dei posti, il paradiso eterno». Davanti a decine di migliaia di libici che hanno riempito una delle piazze principali di Bengasi in occasione della festa odierna, il presidente del Cnt ha concluso affermando che «la rivoluzione è iniziata come pacifica, per poi divenire violenta».
«Il nostro Paese è libero»
«Dichiariamo al mondo intero che abbiamo liberato il nostro Paese, con le sue città, i suoi villaggi, le nostre più alte montagne, i deserti e i cieli», ha dichiarato un ufficiale libico alla piazza gremita di persone osannanti. Al suo fianco c’è il presidente del Cnt, Abdel Jalil.Il vicepresidente del Conisglio nazionale di transizione libico, Abdul Hafiz Ghoga, ha detto a decine di migliaia di libici radunati in piazza a Bengasi: «Alzate in alto le vostre teste. Siete libici liberi ... liberi dal giogo di Gheddafi». La cerimonia si è svolta tre giorni dopo la morte del Colonnello.
Iniziata la cerimonia per la liberazione
È cominciata a Bengasi, la città portuale da dove otto mesi fa è cominciata la rivolta contro il colonnello Muammar Gheddafi, la cerimonia di proclamazione della liberazione della Libia.
Il leader del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Abdel Jalil, è arrivato nella piazza della città portuale di Bengasi dove migliaia di persone attendono la dichiarazione della liberazione del Paese.
 
Un colpo in pancia, uno in testa

Uno dei medici che hanno assistito all’autopsia compiuta la notte scorsa sul corpo di Muammar Gheddafi ha riferito alla Reuters che due proiettilo sono stati trovati nel cadavere, uno in testa, l’altro nell’addome. «Ci sono varie ferite - ha detto la fonte - C’è una pallottola nell’addome e ce n’è una nel cervello». In precedenza un altro dottore aveva detto che Gheddafi era ucciso a causa di una ferita d’arma da fuoco.
L’autopsia
A causare la morte di Muammar Gheddafi è stata una ferita d’arma da fuoco. Lo ha detto uno dei medici che ha compiuto l’autopsia. «Ci sono ancora diversi procedure da seguire. Dobbiamo passare tutta la documentazione al magistrato di turno. Allora ogni cosa diventerà di dominio pubblico e nulla sarà nascosto», ha aggiunto un medico che ha condotto l’autopsia sul corpo di Muammar Gheddafi. L’esame è stato eseguito questa mattina nell’obitorio della città di Misurata, a circa 200 km a est di Tripoli. Ufficiali locali hanno annunciato che il corpo del Colonnello sarà riportato nella cella frigorifera di una vecchia macelleria. Un portavoce del Consiglio militare di Misurata, Fathi Bachaga, ha confermato che l’esame è stato condotto in mattinata, anche se non era prevista un’autopsia sul corpo di Gheddafi, ma si è eseguita dopo le richieste di Tripoli. Il giudice incaricato di supervisionare l’autopsia ha fatto sapere che «non essendoci alcun rapporto scritto dell’esame, non si conoscono ancora la cause della morte di Gheddafi». 
 
La vicenda

Non ha ancora avuto sepoltura il corpo di Muammar Gheddafi, esposto accanto al figlio Mutassin
alle foto ricordo di centinaia di libici di Misurata. E ancora il Cnt (Consiglio nazionale di transizione) non ha dichiarato ufficialmente «la liberazione della Libia» che è attesa per oggi e dovrebbe preludere alla formazione di un governo di transizione `vero´ in grado di preparare, tra otto mesi, le elezioni.
Situazioni in sospeso, mentre resta misteriosa la sorte di Saif al Islam, il figlio dato per morto, ferito, nascosto nel deserto o fuggito in Niger, a seconda del momento o delle fonti. Ieri gli appartenenti alla sua tribù lo hanno nominato successore del padre «nella guerra di liberazione» contro «quelli che hanno fatto la rivoluzione con la Nato».
E si sono rifiutati di riconoscere la legittimità del Cnt. Per il Consiglio ha parlato il premier Mahmoud Jibril, in Giordania per partecipare Forum economico mondiale. Ha detto di avere intenzione di dimettersi dall’attuale incarico e ha rivolto un monito sulla ricostruzione: «Non sarà un compito facile. È come la `Mission Impossible´ del film di Tom Cruise ... Si devono ripristinare stabilità e ordine e quindi, come prima cosa, si devono togliere le armi dalle strade e dalle mani» dei tanti, troppi, che ne sono entrati in possesso in questi otto mesi di guerra.
«Bisognerà - ha sottolineato - prendere decisioni basate sulle regole economiche e non sulla politica». Un modo per dire che un Paese tradizionalmente diviso e complesso come la Libia, senza il Colonnello sarà comunque obbligato all’unità se vorrà risollevarsi economicamente e portare prosperità alla propria gente. E non solo alle multinazionali straniere che si affacciano a chiedere `compensi´ per il loro intervento militare a sostegno della rivoluzione.
Intanto comunque, il cadavere martoriato di Gheddafi è rimasto al centro delle cronache televisive. A centinaia hanno continuato a passargli davanti e l’hanno fotografato con i cellulari branditi come armi, in fila anche i bambini con i padri e nonni, quasi nessuna donna. Ieri - quando ormai una molteplicità di video aveva dimostrato che era stato preso vivo - era stato detto che un medico gli aveva fatto l’autopsia stabilendo che era stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco alla tempia; stamane un ufficiale del consiglio militare a Misurata ha garantito che «nessuno aprirà il corpo» del Colonnello; ma ieri sera una fonte anonima ha assicurato alla Bbc che l’autopsia è stata fatta.
Nessun dettaglio, ma un’informazione: il cadavere sarà restituito «ai parenti». Alcune fonti ritengono però che sia più probabile una `sepoltura segreta´, forse addirittura in mare come Osama bin Laden, in modo da non creare un luogo che potrebbe diventare una sorta di mausoleo.
La stessa sorte potrebbe essere riservata al cadavere di Mutassin, trasferito nella stessa cella frigorifera del padre: anche lui, d’altra parte, era stato catturato vivo (a Sirte, pare) ed era poi stato ammazzato a sangue freddo con un colpo d’arma da fuoco alla gola. Uccisioni che non sono d’aiuto alla necessaria «riconciliazione» e sulle quali - dopo l’Onu, Amnesty International e la moglie Saphia - anche un esponente del Cnt oggi ha chiesto venga aperta un’inchiesta. Ulteriore dimostrazione di dissidi interni all’attuale dirigenza del paese. 
Saphia Gheddafi, riparata da tempo in Algeria con i figli Mohammad e Hannibal e con la figlia Aisha, proprio con quest’ultima (e, presumibilmente con la nipotina nata in Algeria) sarebbe partita per un Paese del Golfo. Paese non meglio individuato ma che, secondo fonti di stampa, non avrebbe voluto accogliere i figli maschi del rais, gli unici due certamente in vita insieme a Saadi, l’ex calciatore riparato in Niger con una parte del `tesoro´ di famiglia.

Fonte: http://www.ilsecoloxix.it/

Nella nuova Libia la "Sharia" sarà legge! Come si sospettava da tempo, come già io stesso ho sempre sostenuto su questo blog, in Libia gli estremisti Islamici di Al-Qaeda che hanno armato e guidato i ribelli nella guerra al regime di Gheddafi, hanno fatto sapere che nella nuova Libia liberata, la "Sharia" sarà la nuova legge! La "Sharia" non è altro che un complesso di norme Religiose, Giuridiche e Sociali direttamente fondate sulla dottrina Coranica che prende il nome appunto di Sharia. In quest'ultima convivono regole Teologiche, Morali, Rituali insieme a quelle che noi chiameremmo norme di Diritto Privato, affiancate da norme Fiscali, Penali, Processuali e di Diritto Bellico! "Sharia" significa, alla lettera, "la via da seguire" ma si può anche tradurre come "Legge Divina!" Dunque la Nuova Libia liberata si trasformerà in uno Stato in tutto e per tutto molto simile all'Iran, Afghanistan, Pakistan e a molte altre Repubbliche Islamiche in cui a dettare legge è solo il Corano!

 Sopra, il video di uno degli ultimi radio-messaggi di Gheddafi...

Migliaia a Bengasi per la festa della liberazione: finalmente liberi!

«Alzate la testa, siete libici e siete liberi dal giogo di Gheddafi». Di fronte a decine di migliaia di persone radunate in piazza Kish, nel cuore di quella Bengasi che 8 mesi fa tenne a battesimo la rivoluzione, il presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) Mustafa Abdel Jalil annuncia la nuova era. Si ricomincia dall’inno nazionale, la vecchia bandiera monarchica verde-nera-rossa, l’anima profonda del Paese rimasta viva in barba al dittatore ucciso giovedì nei pressi di Sirte. Jalil s’inginocchia in preghiera, segue il passo del Corano che accompagna l’avvio della cerimonia e riprende il microfono: «Essendo una nazione musulmana la sharia è per noi la fonte del diritto, ogni norma che contraddica i principi dell’islam non avrà più valore».
L’occidente sintonizzato sull’evento tv ha un fremito, la folla no. Lui precisa che la legge su matrimonio e divorzio verrà rivista compresa la norma anti-poligamia, che saranno aperte banche islamiche ossia estranee al concetto d’interesse, che Allah è grande e poi ringrazia la Lega Araba, l’Onu, l’Europa e i martiri passati ormai «nel migliore dei posti, il paradiso eterno». La Storia è qui, oggi. «Ho il cuore in gola, è una tale emozione. La sharia? Non c’è nulla di male, siamo musulmani» urla al telefono l’ingegnere trentenne Mustafa Fattah mentre dal palco il presidente detta l’agenda della transizione democratica e chiede l’impegno di tutti: governo a interim prima della fine dell’anno ed elezioni entro 20 mesi, «un esercito nazionale che protegga i confini» ma soprattutto «perdono, tolleranza, riconciliazione e rispetto della legge».
Tra luci e ombre la Libia si lascia alle spalle quarant’anni di regime. «L’uccisione di Gheddafi ha un po’ macchiato il Cnt», ammette il neoministro della Difesa britannico Philip Hammond. L’episodio dell’esecuzione del Colonnello resta un giallo su cui anche la Farnesina chiede un’inchiesta auspicando «che si faccia luce in tempi rapidi». L’autopsia, eseguita ieri a Misurata, rivela che il rais, catturato vivo, sarebbe morto in seguito a un conflitto a fuoco. Una versione che secondo il premier Mahmoud Jibril dovrebbe smorzare le polemiche confermando l’impossibilità di identificare le responsabilità. «Il medico legale afferma che Gheddafi era già ferito, è stato caricato su un camion e sulla strada per l’ospedale c’è stata una sparatoria» spiega Jibril.
Fuoco incrociato, insomma: «Non so se la pallottola che l’ha colpito alla testa provenisse dagli uomini della sua sicurezza o dalle brigate rivoluzionarie ma non c’è motivo di dubitare di questa informazione». L’onere di provare la credibilità democratica del Paese al di là della fiducia teorica passa ora al neogoverno insieme alla sorte dei 7 mila prigionieri di guerra rinchiusi qua e là in carceri improvvisate. «Tutti i giochi sono aperti, il Paese non è wahabita e non rischia un’islamizzazione alla saudita ma potrebbero prevalere le correnti più radicali» nota lo studioso libico Karim Mezran, direttore del Centro studi americani di Roma e coautore del saggio «I Fratelli Musulmani nel mondo contemporaneo». Il ricorso alla sharia non lo stupisce: «Era già stata subdolamente inserita nella Costituzione presentata a luglio a Washington e mal tradotta in inglese. Rispecchia la natura dei libici che si sono reislamizzati in questi vent’anni, da un pezzo a Bengasi come a Tripoli ci sono sempre più donne velate e non si beve vino».
Oltre alle sfide del futuro l’orizzonte è carico delle minacce del passato. Ieri, dopo notizie contrastanti sulla sua sorte, è tornato a farsi sentire Seif al Islam, il delfino di Gheddafi, che in un audiomessaggio trasmesso dalla tv siriana «Al Rai» annuncia di voler continuare a combattere la Nato e i «ratti» assassini di suo padre. 

Fonte: http://www3.lastampa.it/

LA SHARIAH
di Seyyed Hossein Nasr (eliminati gli accentti perennialisti)

La Shariah, è la legge divina: accettandola si diventa musulmani. Soltanto colui che accetta le ingiunzioni della Shariah come vincolanti è musulmano, anche se non fosse capace di realizzare nella sua vita tutto ciò che insegna o di seguire tutti i suoi ordini. La Shariah, è il modello ideale per la vita dell'individuo e la legge che unisce le genti musulmane in un'unica comunità. Essa è la materializzazione della volontà divina in termini di insegnamento specifico. Accettare questo insegnamento ed essergli fedele garantisce all'uomo una vita armoniosa in questo mondo e la felicità nell'altro.
La parola Shariah, è essa stessa etimologicamente derivata da una radice che ha il significato di strada. la strada che conduce a Dio. Assume grande rilevanza simbolica il fatto che sia la divina legge sia la via spirituale, Tariqah (quest'ultima, dimensione esoterica dell'Islam), siano fondate sul simbolismo della strada oppure del viaggio. Tutta la vita è un passaggio, un viaggio attraverso questo mondo transitorio per giungere alla divina presenza. 
La Shariah, è legge divina nel senso che impersona la volontà divina alla quale l'uomo deve attenersi, sia nella sua vita personale sia in quella sociale.
Nell'Islam, la manifestazione della volontà divina non consiste soltanto in un insieme di insegnamenti generici, bensì in un complesso di insegnamenti concreti. Non soltanto si ingiunge all'uomo di essere caritatevole, umile e giusto, ma gli si insegna anche come esserlo in tutte le diverse evenienze della vita. La Shariah, contiene i comandamenti della volontà divina applicati a ogni circostanza dell'esistenza. Essa è la legge secondo la quale Dio vuole che vivano i musulmani. Quindi essa è una guida che abbraccia ogni aspetto particolare della vita e dell'agire umani. Accettando di vivere secondo la Shariah, l'uomo pone la propria esistenza nelle mani di Dio. Quindi la Shariah, che non trascura nessun aspetto dell'attività umana, santifica tutta la vita e attribuisce significato religioso anche a quella che potrebbe sembrare la più profana delle attività.
L'incomprensione del vero senso della Shariah da parte del mondo occidentale è da addebitarsi alla sua natura concreta e onnicomprensiva. Un ebreo che creda nella legge talmudica può capire che cosa voglia dire avere una legge divina, mentre viceversa la maggior parte dei cristiani, e quindi i laici di estrazione cristiana, assimilano con difficoltà tale concezione, proprio perché nel cristianesimo non vi è netta distinzione fra la legge e la via. Nel cristianesimo la volontà divina è espressa in termini di insegnamento universale, come per esempio quello che induce alla carità, ma non in regole concrete.
La diversità fra la concezione della legge divina nell'Islam e nel cristianesimo è già chiara nel modo in cui la parola canone (qanun) è usata nelle due tradizioni in ambedue le tradizioni la parole è stata mutuata dalla Grecia. Nell'islam il termine è venuto a connotare in legge fatta dall'uomo, in contrasto con la Shariah, legge ispirata da Dio. In Occidente si dà un significato opposto a questo vocabolo, nel senso che la legge canonica indica l'insieme delle norme che governano l'organizzazione ecclesiastica, e gli si attribuisce una netta sfumatura religiosa.
Il punto di vista cristiano sulla legge che governa socialmente e politicamente l'uomo è espresso dal celebre detto del Cristo:
Date a Cesare quel che è di Cesare. Questa frase riveste in verità due significati, uno solo dei quali è generalmente preso in considerazione. Essa viene comunemente interpretata come un invito a lasciare alle autorità secolari, di cui Cesare è il modello più cospicuo, tutte le faccende mondane o attinenti alle norme politiche e sociali. Ma oltre a questo, quella frase vuoi dire che, essendo il cristianesimo una via meramente spirituale, esso non possedeva di per sé una legislazione divina delle cose terrene, motivo per cui doveva far sua la legge romana per divenire religione di una civiltà.
La legge di Cesare, o legge romana, fu assorbita provvidenzialmente nella visione cristiana dei mondo, una volta che questa religione prevalse in Occidente, ed è a questo fatto che allude il detto del Cristo. Tuttavia la dicotomia rimame sempre. Nella civiltà cristiana la legge che governa la società umana non ebbe la stessa divina sanzione ricevuta degli insegnamenti del Cristo. E infatti tale mancanza di legislazione divina per le cose mondane, nel cristianesimo, ebbe una parte di non poco conto nella secolarizzazione che si verificò in Occidente durante il Rinascimento. Essa è anche la causa più importante della mancanza di comprensione del significato della Shariah, da parte degli occidentali e di tanti musulmani moderni ormai occidentalizzati.
Rispetto alla legge divina, quindi, le posizioni dell'Islam e del cristianesimo sono completamente diverse. L'Islam non ha mai dato a Cesare quel che era di Cesare. Piuttosto, esso ha tentato di integrare quello che era il dominio di Cesare, cioè la vita politica, sociale ed economica, in una concezione religiosa comprendente il mondo in tutte le sue sfaccettature. Nell'Islam la legge è un aspetto integrante della rivelazione e non un elemento estraneo.
Nell'Occidente cristiano è successo così che la legge sia stata, fin dall'inizio, una norma umana da stabilire e da rivedere secondo la necessità e le condizioni del momento. L'atteggiamento occidentale verso la legge è totalmente determinato dal carattere del cristianesimo quale via spirituale che non apportava una sua propria legge rivelata.
La concezione universale della legge nell'ebraismo e nell'Islam, è all'opposto di quella occidentale generalmente prevalente. Si tratta di una concezione eminentemente religiosa, seconda la quale la legge è qualcosa che appartiene integralmente alla religione. Infatti la religione per un musulmano è essenzialmente la legge divina, che comprende non soltanto principi morali universali, ma anche norme particolari su come l'uomo deve amministrare la propria esistenze e agire nei riguardi del prossimo e di Dio; su come l'uomo deve mangiare, generare, dormire; su come deve vendere e comprare sulla pinza del mercato; su come deve pregare e compiere altri atti di culto. Tale legge include ogni aspetto della vita umana, comprendendo nei suoi dogmi anche il modo in cui un musulmano deve vivere la sua vita in armonia con la volontà divina. Essa guida l'uomo verso la comprensione della volontà divina indicandogli quali azioni e quali oggetti dal punto di vista religioso sono obbligatori (wajib), quali sono meritori o raccommandabili (mandub), quali sono proibiti (haram), quali reprensibili (makruh), e quali indifferenti (mubah).
Attraverso queste valutazione l'uomo perviene a conoscere il valore di tutte le azioni umane dal punto di vista del divino, sicché egli può scegliere tra il "sentiero angusto" e quello che lo guida fuori strada. La Shariah gli fa conoscere ciò che è giusto e ciò che è ingiusto. Con il libero arbitrio l'uomo deve scegliere quale strada seguire. Una simile legge è l'archetipo della vita umana ideale, è una legge trascendente che viene applicata alla società umana ma che non è mai pienamente realizzata, a cagione delle imperfezioni inerenti a tutto ciò che è umano. La Shariah corrisponde a una realtà che trascende il tempo e la storia. Per meglio dire, ogni generazione della società musulmana dovrebbe cercare di adeguarsi ai suoi insegnamenti, applicandoli in modo nuovo alla situazione contingente del suo tempo. Il processo creativo che è compito di ogni generazione non ha lo scopo di rifare la legge, bensì di riformare gli uomini e la società umana per adattarli alla legge. Secondo il modo di vedere islamico, la religione non dovrebbe essere riformata per essere adeguata alla natura degli uomini sempre mutevole e imperfetta, ma gli uomini dovrebbero riformarsi in modo da vivere in conformità ai dettami della rivelazione. Secondo quanto corrisponde alla realtà vera delle cose, è l'umano che deve adeguarsi al divino, e non viceversa.
Da: "Ideali e realtà dell'Islam" di Seyyed Hossein Nasr, Ed.:Rusconi - eliminati gli accentti perennialisti

Libia, festa per la liberazione a Bengasi! Saif Gheddafi: "Dobbiamo combattere il Cnt e la Nato!"



Bengasi - (Adnkronos/Dpa) - Il Consiglio nazionale transitorio ha esortato il Paese verso una transizione democratica. Poco dopo il messaggio del figlio del leader libico che ha invitato i suoi uomini alla "resistenza". Eseguita l'autopsia sul corpo del Raìs. La FOTO del certificato di morte. 'No, non sparare', la frase in italiano segnalata dagli utenti del sito Adnkronos (VIDEO). Ascolta il frammento (AUDIO) e di' la tua opinione su Facebook. Per 41 anni al potere. Dal libro verde alle amazzoni

Bengasi, 23 Ottobre 2011 (Adnkronos/Dpa) - “La Libia è liberata”. E’ arrivata oggi la dichiarazione del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) che ha esortato così il Paese verso una transizione democratica. Già dalle prime ore della mattina a Bengasi erano iniziate le celebrazioni, dopo tanti mesi di guerra civile. 
"Chiedo a tutti i libici di pensare al perdono e alla riconciliazione e di evitare la violenza", ha affermato il capo del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, nel corso della cerimonia in piazza Vittoria a Bengasi. "Questo è necessario -ha aggiunto- per il successo del futuro della Libia".
Mentre si festeggiava a Bengasi, è arrivato un messaggio audio di Saif al-Islam Gheddafi. Il figlio del leader libico ha lanciato un appello ai suoi uomini attraverso al Rai, la televisione con sede in Siria, a non arrendersi e a continuare a combattere contro i leader del Cnt e contro la Nato. "Questo è il nostro Paese, dove viviamo e moriamo e continueremo a resistere'', dice nel messaggio che dura solo pochi secondi. Di Saif al islam si sono perse le tracce, dopo la notizia poi smentita della sua cattura.
Intanto Mahmoud Jibril, primo ministro libico facente funzione alla Bbc dice che avrebbe voluto "Gheddafi vivo. Volevo sapere perché aveva fatto tutto questo al popolo libico. Avrei desiderato essere la pubblica accusa al processo''.
Ieri è stata eseguita l'autopsia sul corpo di Gheddafi che avrebbe voluto essere sepolto a Sirte, la sua città natale. Stando al website Seven Days News filo-Gheddafi, in uno scritto datato 17 ottobre il colonnello aveva chiesto, nell'eventualità di venire ucciso, di essere sepolto secondo il rito musulmano nel cimitero di Sirte accanto ai familiari.
Gheddafi avrebbe inoltre chiesto che la sua famiglia "soprattutto le donne e i bambini venissero trattati bene". "I libici dovrebbero preservare identità, realizzazioni, storia ed eroi che li hanno ispirati"e "devono continuare a resistere a qualsiasi aggressione straniera ", ha scritto il colonnello, inviando poi i suoi saluti "a tutta la mia famiglia, alla Jamahirya (la Libia) e a tutte le persone leali del mondo che ci hanno supportato anche nei loro cuori ". Il sito web spiega di aver ottenuto il messaggio da uno dei tre uomini a cui Gheddafi aveva dato il biglietto, ma non ne riferisce i nomi e il testo del messaggio non è dunque verificabile.
Fonte: http://www.adnkronos.com 

Un appello alla riconciliazione è stato lanciato ieri dal presidente del Consiglio nazionale transitorio libico (Cnt) Mustafa Abdel Jalil, durante la cerimonia in cui il Paese è stato proclamato libero da Gheddafi. "Esorto tutti al perdono, alla tolleranza e alla riconciliazione. Le nostre anime devono liberarsi dall'odio e dall'invidia. E' necessario per il successo della rivoluzione e del nostro futuro", ha detto Jalil.
"Chiedo a tutti i libici di ricorrere allo stato di diritto e a nient'altro che alla legge e di non conquistare diritti con l'uso della forza. Stiamo cercando di organizzare una sicurezza e un esercito nazionale per proteggere i nostri confini e la nostra nazione", ha aggiunto. Jalil ha poi espresso l'auspicio di una vittoria anche per yemeniti e siriani.
La cerimonia era cominciata con la lettura di un passo del Corano e con l'inno nazionale. Molti tra la folla sventolavano la nuova bandiera della Libia. Di fronte a decine di migliaia di persone riunite in piazza Vittoria a Bengasi, un ufficiale ha detto: "dichiariamo al mondo intero che abbiamo liberato il nostro amato Paese, con le sue città, i suoi villaggi, le nostre piu' alte montagne, i deserti e i cieli". Un altro speaker ha definito Jalil "l'uomo del momento".
Le elezioni in Libia si terranno entro giugno dell'anno prossimo, aveva affermato in precedenza il primo ministro facente funzioni Mahmoud Jibril.
Seif al Islam è vivo e minacciaSeif al Islam, secondogenito e delfino di Muammar Gheddafi, torna a farsi vivo dopo
l'uccisione del padre e esorta i fedelissimi a continuare la lotta contro "ratti" (gli insorti) e la Nato. Seif, dato per catturato e poi per morto da alcuni esponenti del Cnt, si è fatto vivo - forse dal Niger - con un breve messaggio audio: "Io vi dico, andate all'inferno, voi e la Nato dietro di voi. Questo è il nostro Paese, noi ci viviamo, ci moriamo e stiamo continuando a combattere", ha detto Seif
Washington Post: i prigionieri di guerra banco di prova per il nuovo governo
Oltre settemila prigionieri di guerra sono rinchiusi da settimane all'interno di squallide prigioni di fortuna in Libia, senza che alcuna accusa sia stata mossa a loro carico. Questi detenuti sono stati anche vittime di torture ed abusi, stando alle denunce dei gruppi per il rispetto dei diritti umani e alle testimonianze rese
dagli stessi detenuti. Lo scrive il 'Washington Post', che parla di un primo banco di prova per le nuove autorita', un test della loro capacita' di tenere a freno le varie milizie e rompere con il passato.

Fonte: http://www.rainews24.rai.it


Jibril: La Libia deve uscire da 42 anni di buio...



L’esecuzione di Gheddafi non è in accordo con l’aspirazione a una Libia democratica, fondata sulla giustizia, sui diritti umani e sul buon governo – scrive il noto giornalista palestinese Abdel Bari Atwan
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LIBIA (TRIPOLI) - Aumentano gli indizi e le prove che confermano l’esistenza di un accordo preventivo tra i sostenitori del Consiglio nazionale transitorio (CNT) libico e i leader dei paesi della NATO per liquidare fisicamente il colonnello Gheddafi, i suoi figli e coloro che gli erano vicini (invece di prenderli vivi) per evitare di sottoporli a un giusto processo che avrebbe potuto rendere di dominio pubblico segreti e dossier alla cui  rivelazione costoro sono contrari – in particolare quelli legati alla collaborazione dei servizi di sicurezza occidentali con il precedente regime nel reprimere, torturare, ed assassinare personalità libiche di opposizione.
Le immagini non mentono, tanto più essendo registrazioni dal vivo. Abbiamo visto filmati trasmessi dai canali satellitari che mostrano l’ex leader libico camminare sulle proprie gambe ed implorare misericordia ai suoi carcerieri, e di non ucciderlo. Così come abbiamo visto immagini dal vivo di suo figlio Mu’tassim disteso a terra mentre muove le mani, senza una sola goccia di sangue sul suo corpo. Poi in altre immagini era ormai un cadavere esanime, con un grosso foro tra il torace e il collo. Il medico legale che ha esaminato la salma ha affermato che tale foro era stato prodotto da un’arma pesante, ed è stato confermato che la sua esecuzione è avvenuta dopo l’esecuzione di suo padre con un colpo alla testa. La stessa cosa è avvenuta con il generale Abu Bakr Yunis Jaber, il ministro della difesa.
La signora Safiya Farkash, vedova del defunto leader, ha presentato una richiesta ufficiale alle Nazioni Unite affinché investigassero sulle circostanze della sua esecuzione. L’ufficio dell’ONU per i diritti umani ha annunciato la propria decisione di compiere un’inchiesta sull’uccisione del leader libico, dopo che era stato arrestato in vita.
Colpisce il fatto che tutti i leader dell’Occidente “libero”, i quali non smettono di darci lezioni sul rispetto dei diritti umani e sull’applicazione dello stato di diritto, non abbiano criticato l’esecuzione, anzi le abbiano dato la loro benedizione. Possiamo soltanto immaginarci quale sarebbe stata la posizione di costoro se Hamas avesse giustiziato il soldato israeliano Gilad Shalit ed avesse esposto il suo cadavere nelle strade di Gaza.
Certo, Muammar Gheddafi era un criminale sanguinario, che aveva inferto severe punizioni ai figli del suo popolo – individui liberi, nobili, la cui caratteristica è la modestia, la dignità e la fierezza, e che si accontentano di pochissimo – privandoli degli elementi più basilari di una vita dignitosa, ma ciò non significa che egli dovesse essere trattato come trattava i suoi avversari ed i suoi oppositori che chiedevano una magistratura equa ed  un minimo rispetto dei principi e dei valori legati ai diritti umani.
Personalmente sono rimasto scioccato vedendo alcuni elementi fedeli al CNT far piovere percosse, anche con le scarpe, sulla testa di un uomo ferito, e trascinarlo a terra. E lo shock è stato ancora maggiore quando è stato mostrato il suo cadavere e quello di suo figlio Mu’tassim in un sudicio contenitore ai passanti di Misurata, come se non vi fosse alcun rispetto per la morte.
Alcuni funzionari della “nuova” Libia sostengono che la sua uccisione risparmi complessi procedimenti giudiziari che avrebbero potuto prolungarsi ed influire negativamente sul processo di transizione e sulla costruzione delle istituzioni dello Stato. Ma i sostenitori di questa argomentazione dimenticano che essi vogliono che queste istituzioni siano democratiche, fondate sulla giustizia, sui diritti umani e sul buon governo. Non crediamo che l’esecuzione del leader libico e dei suoi uomini sia in accordo con queste aspirazioni.
Sin dall’inizio abbiamo espresso la nostra diffidenza sulle intenzioni della NATO e del suo intervento in Libia, non perché fossimo contrari a proteggere il popolo libico dai massacri di Gheddafi e dei suoi uomini – una missione nobile che appoggiamo con forza – ma perché siamo consapevoli che questo intervento è arrivato per altre ragioni, non umanitarie ma essenzialmente coloniali.
Non è strano che le operazioni e le incursioni della NATO siano proseguite anche dopo la caduta della capitale Tripoli ed il crollo del regime del colonnello Gheddafi, e dopo che un manipolo di suoi sostenitori si era rifugiato nelle città di Sirte e Bani Walid – e questo con il pretesto di proteggere i civili libici? Ma di quali civili parlano costoro? Quelli che gli aerei della NATO bombardavano in queste due città erano i sostenitori del CNT, o gli oppositori del regime del tiranno?
Non è un caso che l’Alleanza atlantica e i suoi leader abbiano annunciato la fine della loro missione in Libia meno di 24 ore dopo l’uccisione del leader libico, di suo figlio e del suo ministro della difesa, giacché la missione della NATO non era affatto quella di proteggere i civili. Questa era una scusa. Non lo era invece cambiare il regime ed ucciderne i vertici.
Con l’esecuzione di Gheddafi nella maniera sanguinosa a cui, insieme a tutto il mondo, abbiamo assistito, la Libia ha chiuso una pagina nera della sua storia. L’augurio è che la nuova pagina che il paese intende aprire sia migliore, all’insegna della tolleranza e del superamento della propensione alla vendetta e alla rivalsa, di cui abbiamo visto le immagini più brutte con la liquidazione dei simboli del passato regime.
E’ vero che la Libia possiede le risorse finanziarie – ed in grande quantità, visto che vi sono più di 160 miliardi di dollari congelati nei conti europei ed americani del vecchio regime, e visto che le entrate derivanti dal petrolio sono dell’ordine dei 50 miliardi di dollari l’anno. I soldi certamente aiutano, ed anzi accelerano la soluzione di molti problemi, ma l’arma del denaro rimarrà insufficiente ed inefficace se non verrà rapidamente restaurata l’unità nazionale e raggiunta una riconciliazione, e di conseguenza ristabilita la convivenza fra le diverse tribù e le differenti regioni del paese, in base a uno spirito che sia lontano dalla “logica del vincitore e dello sconfitto”.
L’informazione araba, ed in particolare quella dei canali satellitari, ha giocato un ruolo di primo piano nel falsificare i fatti, ed è uscita molte volte dall’ambito della professionalità. Ciò non significa che l’informazione occidentale sia stata migliore. E’ giunto il momento che questa informazione faccia ammenda dei propri errori e lavori per preservare l’integrità territoriale della Libia e rafforzare i legami di solidarietà tra i figli del suo unico popolo.
Temiamo che la Libia possa andare incontro alla divisione e alla frammentazione, così come temiamo che possa andare incontro all’instabilità e sprofondare in conflitti interni, anche dopo l’esecuzione di Gheddafi. Vi sono numerosi segnali che rafforzano questi timori: il caos delle armi, i contrasti fra liberali e islamici, e quelli fra libici orientali ed occidentali. Questi timori sono stati espressi da alcuni fra gli stessi leader del nuovo governo transitorio.
Non vi è nessuno che provi simpatia per il colonnello Gheddafi – e se del tutto vi fossero dei simpatizzanti in patria e all’estero, sarebbero una sparuta e timida minoranza che non ha il coraggio di manifestare la propria simpatia, poiché la storia di quest’uomo sanguinario non ha potuto guadagnarsi molti amici. L’auspicio è che i nuovi governanti della Libia siano l’esatto contrario di Gheddafi, che non siano mossi da rancori e desideri di vendetta, siano molto cauti e non eccedano nell’ottimismo, dopo che abbiamo visto la giustizia dei fuorilegge applicata contro coloro che dissentivano, anche quando attraversavano i loro più gravi momenti di debolezza e di caduta.

Abd al-Bari Atwan è un giornalista palestinese residente in Gran Bretagna; è direttore del quotidiano panarabo “al-Quds al-Arabi”


(Traduzione di Roberto Iannuzzi)
Fonte: http://www.medarabnews.com  

اعدام القذافي ومهمة الناتو
عبد الباري عطوان
2011-10-21


تزايدت الأدلة والبراهين التي تؤكد وجود اتفاق مسبق بين انصار المجلس الوطني الليبي الانتقالي، وقادة دول حلف الناتو، على تصفية
العقيد معمر القذافي وابنائه والمقربين منه جسدياً، وعدم اعتقالهم أحياء، لتجنب تقديمهم الى محاكمات عادلة، يمكن ان تؤدي الى كشف أسرار وملفات لا يريد هؤلاء ان تظهر الى العلن، خاصة تلك المتعلقة بتعاون أجهزة الأمن الغربية مع النظام السابق، في قمع وتعذيب واغتيال شخصيات ليبية معارضة.
الصورة لا تكذب، خاصة اذا كانت تسجيلاً حياً، وشاهدنا أشرطة بثتها قنوات فضائية تظهر الزعيم الليبي السابق وهو يسير على قدميه، ويستعطف معتقليه الرحمة به، وعدم قتله، مثلما شاهدنا صوراً حية لابنه المعتصم وهو ملقى على الأرض يحرك يديه ولا نقطة دم واحدة على جسمه، ثم في صور اخرى وقد تحول الى جثة هامدة، وثقب كبير بين صدره وعنقه، قال الطبيب الشرعي الذي فحص جثمانه انه نتيجة عملية قتل بسلاح ثقيل، وأكد انه جرى اعدامه بعد اعدام والده برصاصة في الرأس. والشيء نفسه حصل للواء ابو بكر يونس جابر وزير الدفاع.
السيدة صفية فركاش ارملة المرحوم تقدمت بطلب رسمي الى الامم المتحدة للتحقيق في ظروف اعدامه، واعلن مكتب الامم المتحدة لحقوق الانسان عن عزمه اجراء تحقيق في مقتل الزعيم الليبي بعد اعتقاله حياً.
اللافت ان جميع قادة المجتمع الغربي الحر الذين لم يتوقفوا عن القاء محاضرات علينا حول كيفية احترام حقوق الانسان، وتطبيق حكم القانون، لم يعترضوا على عملية الاعدام هذه بل باركوها. وعلينا ان نتخيل كيف سيكون موقف هؤلاء لو ان حركة المقاومة الاسلامية 'حماس' قد اعدمت الجندي الاسرائيلي غلعاد شليط ومثلت بجثته، وسحلته في شوارع قطاع غزة.
نعم معمر القذافي كان مجرماً دموياً، نكّل بأفراد شعبه، وحرمهم من ابسط سبل العيش الكريم، وهم اناس احرار، شرفاء، سمتهم التواضع والكرم وعزة النفس ويرضون بأقل القليل، ولكن هذا لا يعني ان يعامل بالطريقة التي كان يعامل فيها خصومه ومعارضيه الذين يطالبون بالقضاء العادل واحترام الحد الادنى من مبادئ حقوق الانسان وقيمها.
شخصياً اصبت بصدمة وانا أرى بعض العناصر التابعة للمجلس الوطني الانتقالي تنهال ضرباً وبالأحذية على رأس رجل جريح، وتجره على الأرض، وتضاعفت هذه الصدمة عندما جرى عرض جثمانه وولده المعتصم في حاوية قذرة في مصراتة امام المارة، وكأن لا حرمة للموت.
يجادل البعض من المسؤولين في ليبيا 'الجديدة' ان قتله يعفي من اجراءات قضائية معقدة، قد تطول وتؤثر سلباً على العملية الانتقالية، وبناء مؤسسات الدولة، ولكن هذا الجدل واصحابه ينسون انهم يريدون ان تكون هذه المؤسسات ديمقراطية، اساسها العدالة وحقوق الانسان والحكم الرشيد. ولا نعتقد ان عمليات الاعدام للزعيم الليبي الراحل ورجاله تستقيم مع هذه التطلعات.
' ' '
شككنا منذ البداية في نوايا حلف الناتو وتدخله في ليبيا، ليس لأننا ضد حماية ابناء الشعب الليبي من مجازر القذافي ورجاله، فهذه مهمة سامية نؤيدها بقوة، وانما لأننا ندرك ان هذا التدخل يأتي لأسباب اخرى غير انسانية، واستعمارية في الاساس.
أليس غريباً ان تستمر عمليات حلف الناتو وغاراته لما بعد سقوط طرابلس العاصمة، وانهيار نظام العقيد القذافي، ولجوء حفنة من انصاره الى مدينتي سرت وبني وليد، وذلك تحت ذريعة حماية المدنيين الليبيين.. اي مدنيين يتحدث عنهم هؤلاء، فهل الذين كانت تقصفهم طائرات حلف الناتو في المدينتين هم من انصار المجلس الوطني الانتقالي، او المعارضين لنظام الطاغية؟
لم يكن من قبيل الصدفة ان يعلن حلف الناتو وقادته، انتهاء مهمتهم في ليبيا بعد اقل من 24 ساعة من مقتل الزعيم الليبي ونجله ووزير دفاعه، فمهمة الناتو لم تكن في الاساس لحماية المدنيين، فهذه ذريعة، ولا تغيير النظام، واما قتل رأس النظام ايضاً.
بإعدام العقيد القذافي بالطريقة الدموية التي شاهدنا، وشاهدها معنا العالم بأسره، تكون ليبيا طوت صفحة سوداء في تاريخها ، ولكن المأمول ان تكون الصفحة الجديدة التي تنوي فتحها اكثر بياضاً، عنوانها التسامح والترفع عن النزعات الثأرية والانتقامية، التي لمسنا ابشع صورها في تصفية رموز النظام السابق.' ' '
صحيح ان ليبيا تملك المال، بل الكثير منه، حيث هناك اكثر من 160 مليار دولار مجمدة أودعها النظام السابق في حسابات اوروبية وامريكية، ودخل سنوي من عوائد النفط في حدود 50 مليار دولار سنوياً، والمال ربما يسهل، بل يعجل بحل الكثير من المشاكل، ولكن يظل سلاح المال هذا قاصراً وغير فاعل اذا لم يتم ترميم الوحدة الوطنية بسرعة، وتحقيق المصالحة، وبالتالي التعايش بين مختلف القبائل والمناطق، بروح بعيدة عن منطق المنتصر والمهزوم.
الإعلام العربي، والفضائي منه على وجه الخصوص، لعب دورا كبيرا في تزوير الكثير من الحقائق، وخرج عن المهنية مرات عديدة، وهذا لا يعني ان الاعلام الغربي كان افضل حالا، وقد آن الأوان لكي يكفر هذا الاعلام عن اخطائه ،ويعمل من اجل الحفاظ على وحدة ليبيا الترابية ، وتعزيز أواصر التلاحم بين ابناء شعبها الواحد.
نخشى على ليبيا من التقسيم والتفتيت، مثلما نخشى عليها من عدم الاستقرار، والغرق في حروب داخلية، حتى بعد إعدام العقيد القذافي،وهناك العديد من المؤشرات التي تعزز هذه المخاوف، حيث فوضى السلاح والخلافات بين الليبراليين والاسلامييين، والمشارقة والمغاربة، وهي مخاوف عبّر عنها قادة في نظام الحكم الانتقالي الجديد انفسهم.
العقيد القذافي لم يجد أحداً يتعاطف معه، واذا كان هناك من متعاطفين في الداخل والخارج فهم قله خجولة، لا تجرؤ على اظهار تعاطفها، لان سجل الرجل الدموي لم يكسبه الكثير من الاصدقاء، والمأمول ان يكون حكام ليبيا الجدد عكسه تماماً، وان لا تحركهم الاحقاد والثارات، وان كنا حذرين جداً في الاغراق في التفاؤل، بعد ان شاهدنا عدالة الخارجين عن القانون تطبق ضد من يختلفون معهم، وهم في ابشع لحظات ضعفهم وانهيارهم.


Fonte: http://www.alquds.co.uk

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