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sabato 15 dicembre 2012

Sono i maschi tra i 30 e i 50 anni "in giacca e cravatta". Analisi dei nuovi poveri in Italia: "Sono casalinghe e pensionati!" Caritas: i nuovi poveri sono sempre più giovani. E arrivare a fine mese è dura anche per chi ha un lavoro…

crisi
Maschi, tra i 30 e i 50 anni. Fino a qualche mese fa non avevano problemi, economici. Ben vestiti, avevano una casa e un lavoro. Poi l'azienda nella quale lavoravano ha chiuso per la crisi. E tutto è cambiato. Sono loro, questi uomini in "giacca e cravatta", i nuovi poveri d'Italia. Da un momento all'altro si sono trovati a non riuscire più ad affrontare i costi di bollette, quelli della spesa al supermercato. E ora, sempre di più, si rivolgono alla Caritas per un pasto caldo, e ai dormitori per un letto sul quale dormire.
ANCHE LA CRISI CAMBIA - Anche la crisi economica e finanziaria, quindi, sta cambiando. Sta voltando pagina  provocando l'impoverimento di nuovi settori della popolazione e l'aumento del numero di italiani che si rivolgono ai centri di assistenza della Caritas. Solo nel 2012, secondo il rapporto 2012 della Caritas, sono cresciute di oltre un quinto le iniziative anti-crisi da parte delle diocesi. "La crisi economico-finanziaria ha determinato l'estensione dei fenomeni di impoverimento ad ampi settori di popolazione, non sempre coincidenti con i 'vecchi poveri'" - si legge nel rapporto - secondo cui "aumentano gli utenti e soprattutto gli italiani".
I nuovi clochard sono definiti i "poveri in cravatta", proprio perché la miseria non l'avevano mai vissuta. Ora, da un mese all'altro, da un giorno all'altro, si sono ritrovati a vivere in strada e la notte a bussare ai dormitori. Prendiamo la città di Torino, solo per fare un'esempio. Secondo i dati diffusi dal Comune, negli ultimi mesi, le liste d'attesa delle Case d'ospitalità sono aumentate del venti per cento; per lo più i richiedenti sono giovani che hanno perso il lavoro e la casa a causa della crisi.
Sono quindi aumentati in modo esponenziale i casi di giovani licenziati che si ritrovano costretti a chiedere aiuto ai dormitori, così come sono sempre di più gli anziani che, non riuscendo a sopravvivere con la propria pensione, vanno alle mense per poveri. E l'area della povertà continua ad espandersi velocemente e in modo preoccupante toccando, da qualche mese, fasce che un tempo venivano considerate immuni.
I DATI E I NUOVI POVERI - In Italia abbiamo circa 2,5 milioni di famiglie al di sotto della soglia di povertà per un totale di circa 8 milioni di soggetti. Altre 2,5 milioni di famiglie sono appena al di sopra di questa soglia. In totale, il fronte ufficiale del disagio profondo è costituito da circa 16 milioni di persone a cui va aggiunta una quota sempre più ampia di povertà nascosta ovvero di quei "poveri in giacca e cravatta" che altro non sono la triste avanguardia di quei ceti medi "in caduta libera" sui quali si fondava fino a qualche anno fa l'economia del nostro Paese.  

L'allarmante rapporto sulla povertà in Italia è stato elaborato da Caritas e Fondazione Zancan...

Nel Sud la categoria dei “nuovi poveri” è cresciuta del 74% in quattro anni!
Hanno un lavoro e una casa, ma vivono in condizioni di gravi disagio economico. Sono gli indigenti del nuovo millennio, ritratti dal Rapporto 2011 “Poveri di diritti”, elaborato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Zancan, presentato alla Pontificia Università Gregoriana, di Roma, in occasione della Giornata mondiale contro la povertà. Evento istituito dall’Onu, per ricordare la data del 17 ottobre 1987, quando oltre centomila persone si riunirono al Trocadéro di Parigi (dove fu firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, nel 1948), in segno di solidarietà con le vittime di miseria e ingiustizie sociali. Basterà citare alcuni numeri: almeno 963 milioni di persone ogni sera vanno a dormire affamate, un miliardo di persone vive in insediamenti abitativi precari, 350.000 donne all’anno muoiono per complicazioni legate alla gravidanza, 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all’assistenza sanitaria di base, 2,5 miliardi di persone non hanno servizi igienici adeguati e 20.000 bambini ogni giorno muoiono per questa ragione. 
I PIU’ VULNERABILI SONO GLI STRANIERI - In Italia, secondo i dati raccolti dai Centri di ascolto delle Caritas Diocesane, la categoria dei nuovi poveri è aumentata del 13,8%, tra il 2007 e il 2010. Nel Sud l’aumento è stato addirittura del 74%. In quattro anni si è registrato un aumento dell’80,8% di richieste di aiuto economico. I più vulnerabili sono sempre gli stranieri, che rappresentano il 70% delle persone che chiedono aiuto; il disagio maggiore è fra gli immigrati che vivono da soli in Italia, uomini, di età compresa fra i 25 e 44 anni. Ma c’è un forte, e preoccupante, aumento della quota di giovani che si rivolgono ai Centri, cresciuta del 59,6% in 5 anni. Il 76,1% non studia e non lavora, percentuale che nel 2005 era del 70%. Il 20% delle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto in Italia ha meno di 35 anni.
I DATI ISTAT CONFERMANO LA CRISI - Non è certo più rassicurante il rapporto annuale Istat, diffuso in luglio. Nel 2010 un milione e 156.000 famiglie erano in condizioni di «povertà assoluta» (il 4,6% di quelle residenti), per un totale di 3 milioni e 129.000 persone (il 5,2% della popolazione residente). Si tratta di nuclei che non possono permettersi di «accedere a beni e servizi essenziali con cui ottenere uno standard di vita minimamente accettabile». I più poveri tra i poveri.  Secondo il nostro Istituto nazionale di statistica l’anno scorso sono stati circa 8,3 milioni i cittadini costretti a vivere in condizioni di «povertà relativa», pari al 13,8% della popolazione: corrispondono a 2 milioni e 734 mila famiglie (l’11% di quelle residenti). Rientrano in questa soglia i nuclei familiari composti da due persone, che non riescono a spendere più di 992,46 euro al mese. Se nel 2004 il 75% dei problemi si riferiva ai bisogni di carattere primario (casa, cibo, sanità), nel 2010 questo valore ha raggiunto l’81,9%. Com’è ovvio, le famiglie numerose, con un solo genitore e quelle del Sud sono le più colpite dalla crisi. Il reddito disponibile delle famiglie ha avuto una crescita inferiore all’1% tra il 2005 e il 2007 ed è diminuito negli anni successivi.
«IL PROBLEMA RISCHIA DI DIVENTARE CRONICO» - «Il problema è sempre lo stesso: la prevalente logica emergenziale in base alla quale è preferibile erogare contributi economici piuttosto che attivare servizi», spiegano la Caritas e la Fondazione Zancan. Questo deficit strategico «non incentiva l’uscita dal disagio ma, anzi, rischia di rendere cronico il problema. Lo dimostra il fatto che, a fronte dell’aumento di risorse, non si è registrato il corrispettivo calo del numero di italiani poveri. Eppure in Italia si continua a percorrere questa strada fallimentare».
OGNI GIORNO SPRECATI 1,3 MILIARDI DI TONNELLATE DI CIBO - E non solo In Italia. La denuncia del direttore generale della Fao è chiara: «La quota degli aiuti per lo sviluppo agricolo da parte dei governi deve crescere dal 6% attuale al 19%, come nel 1980».  Jacques Diouf ha suggerito due direttive, per migliorare la situazione: riduzione dello spreco e controllo sulla speculazione dei prezzi delle materie prime. Secondo la Coldiretti, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono sprecate ogni anno. Dieci milioni soltanto in Italia. Si tratta, in controvalore, di 37 miliardi di euro di cibo, che potrebbero sfamare 44 milioni di persone.

Nuovi poveri in Italia: "Sono casalinghe e pensionati!"

L'allarme è stato lanciato dalla Caritas tramite la pubblicazione del Rapporto povertà 2012, che vede un'esplosione di richieste di assistenza per colpa della crisi!
L'allarme è stato lanciato dalla Caritas tramite la pubblicazione del Rapporto povertà 2012, che vede un'esplosione di richieste di assistenza per colpa della cris.
poverisisi.jpg L'Italia è un paese che ormai si avvicina in modo prepotente verso la povertà. Negli ultimi tre anni, infatti, la crisi economica ha portato sempre più italiani a fare richieste d'aiuto ai Centri Caritas e che ormai sono il 33,3%. Aumentano casalinghe (+177,8%), anziani (+51,3%) e pensionati (+65,6%). I dati, contenuti nel Rapporto povertà 2012 della Caritas Italiana, sono allarmanti: si tratta spesso di interventi volti a fornire beni materiali per la sopravvivenza, generi di prima necessità.
La gente che si rivolge ai centri Caritas non è necessariamente un emarginato o un barbone. A chiedere aiuto sono più le donne (53,4%), le persone coniugate (49,9%) e quelle con un domicilio (83,2%). In calo, invece, disoccupati (-16,2%), analfabeti (-58,2%) e homeless (-10,7% nei primi sei mesi del 2012 rispetto al 2011), segno che chi ha bisogno d'aiuto vive proprio nel tessuto sociale.

 





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ITALIA-CINA

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