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sabato 5 settembre 2015

Mentre l'Europa intera si appresta ad affrontare l'emergenza-profughi più catastrofica e disumana dalla fine della Seconda Guerra Mondiale del 1945, il vero responsabile di questo immenso dramma umano, cioè l'ex-Presidente Francese Sarkozy, si gode la fine delle vacanze estive con la sua bella Carla Bruni...Nicolas Sarkozy dovrebbe essere denunciato per gravi crimini contro l'umanità al Tribunale Penale Internazionale dell'Aia, mentre Francia e Stati Uniti dovrebbero risarcire l'Italia, l'Ungheria e la Grecia, per i danni politico-finanziari causati dalle guerre che hanno scatenato in Nord-Africa e Medio-Oriente!!!

Carla Bruni (a sinistra) con Nicolas Sarkozy
ROMA - (ITALIA) - Mentre tutti i paesi dell'Unione Europea e dell'Europa dell'Est, stanno affrontando la più drammatica e catastrofica emergenza umanitaria, che mai prima d'ora si era registrata in Occidente, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il "vero responsabile" di tutto questo cataclisma, cioè l'ex-Presidente Francese Nicolas Sarkozy, nelle ultime settimane di Agosto si è rilassato in vacanza con la sua bella consorte Carla Bruni, preparando il suo rientro sulla scena politica Francese in vista delle imminenti elezioni presidenziali...avete capito bene, colui che ha scatenato la sanguinosa guerra in Libia nel 2011, contribuendo al crollo del Regime di Gheddafi ed al suo stesso assassinio per mano di agenti segreti Francesi, infiltratisi tra i "sedicenti" ribelli, armati dalla stessa Francia e dalla Cia di Barack Obama-Hillary Clinton, colui che dovrebbe essere incriminato al Tribunale Penale Internazionale dell'Aia per gravi crimini commessi contro l'umanità, potrebbe tornare a sedere sulla poltrona Presidenziale dell'Eliseo, non solo, potremmo presto vedere seduta sulla poltrona Presidenziale della Casa Bianca in America, la possibile prima Presidente donna Hillary Clinton, dunque il tandem Sarkozy-Clinton potrebbe seriamente tornare a minacciare la pace sociale in mezzo Mondo, se così fosse sarebbe un vero problema!!!
Tra il 2010 ed il 2011, probabilmente la Cia, in collaborazione con i servizi segreti Francesi, Inglesi e Israeliani, sostennero e forse aiutarono a fommentare le famose "Primavere Arabe" destabilizzando in pochissimi mesi interi paesi, dando il via alle tristemente note guerre civili più sanguinose, con la comparsa dell'ISIS (lo Stato Islamico Fondamentalista, costituitosi dalle milizie "ribelli" dei vari Regimi di Iraq, Siria e Libia, milizie sostenute ed armate ovviamente dall'Occidente e dalla CIA), che prima di quegli anni era impensabile uno scenario geopolitico odierno, a causa di quel violentissimo "terremoto politico" interi regimi in Nord-Africa, vennero destituiti e sostituiti con il CAOS e l'anarchia politico-religiosa più totale.
Dall'Egitto alla Tunisia, dalla Libia alla Siria, dallo Yemen all'Iraq, dunque, centinaia di migliaia di morti tra civili e combattenti, intere popolazioni sterminate, interi patrimoni culturali distrutti e persi per sempre, miliardi e miliardi di dollari/euro di danni, perdite incalcolabili di paesaggi naturali e città caratteristiche, famiglie intere separate e devastate dalla guerra civile che persiste tutt'oggi in mezzo Nord-Africa, guerra che ha portato miseria, carestia, povertà, sangue, morte...guerra che ha costretto milioni di persone a scappare dalle proprie case e dalle proprie città distrutte, per cercare rifugio in Europa e in Occidente; un vero e proprio esodo di massa.
Tutto questo caos, tutta questa anarchia politica pilotata a regola d'arte per proteggere gli interessi economici di Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti d'America.
In primo luogo la Francia, che destabilizzando l'intera area del Magreb tra il 2010 ed il 2011, in particolare in Tunisia e Libia, ha praticamente distrutto economicamente parlando, gli interessi finanziari e commerciali dell'Italia ma anche della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese.
Ed è solo per gli sporchi petro-dollari, per il pieno controllo degli oleodotti di gas e petrolio Siriani e Libici, solo per questi sporchi affari e per il controllo totale delle materie prime di tutto il Nord-Africa e Medio-Oriente, per l'influenza politico-finanziaria sull'Iraq, sull'Egitto, sulla Siria, sulla Libia, sullo Yemen e sulla Tunisia, per tutto questo Nicolas Sarkozy con la Francia in testa, appoggiata e sostenuta da Usa-Inghilterra, nel 2011 ha scatenato la guerra in Libia contro Gheddafi, guerra che ha generato altre guerre come appunto in Siria e Iraq.
Le "Primavere Arabe" sono state una farsa, un complotto politico-sociale vero e proprio che ha nascosto ma per poco tempo, le reali cause delle rivolte armate contro i propri governi legittimi, in particolare contro Mubarak in Egitto, Gheddafi in Libia, Assad in Siria.
Adesso a distanza di 4 anni, (2011-2015), tutti noi in Europa stiamo pagando le nefaste conseguenze di quello scempio che è stato scatenato in Nord-Africa e nel Magreb, dalla Francia di Nicolas Sarkozy in primis, stiamo pagando il prezzo di una vera e propria invasione di massa da parte di profughi in fuga da guerre, miseria, povertà, caos, distruzioni, da stragi e repressioni politico-religiose compiute dai fanatici tagliagole dell'Isis, e questa povera gente oggi cerca salvezza ed aiuto da parte proprio di quei paesi occidentali ed europei che hanno causato, fomentato e scatenato proprio quello stesso disastro umanitario che oggi è in atto in Nord-Africa, Medio-Oriente e Centro-Africa!!!
L'ex-Presidente Francese Nicolas Sarkozy, che oggi lavora per essere rieletto all'Eliseo a capo della Francia, è tra i più diretti responsabili di questa catastrofe umanitaria, come già si è detto, dunque dovrebbe in realtà essere incriminato per gravi crimini contro l'umanità al Tribunale Penale Internazionale dell'Aia, mentre la Repubblica Francese, insieme agli Stati Uniti, dovrebbe essere chiamata in causa e denunciata all'ONU per imporgli il pagamento di un risarcimento economico per sopperire ai gravi danni economici e sociali, che sono stati inflitti all'Italia ed agli altri paesi Europei, soprattutto all'Est come ad esempio la Bulgaria, l'Ungheria, la Grecia e la Romania, a causa non solo della guerra in Libia, ma a causa anche dell'enorme numero di profughi e di immigrati, che sempre a causa di quella guerra scellerata, sono sbarcati negli ultimi 4 anni in Italia, oltretutto la Francia dovrebbe essere chiamata a risarcire economicamente anche tutte le famiglie di tutte quelle migliaia di profughi che sono morti annegati nel Mediterraneo. Nicolas Sarkozy, un vero e proprio criminale di guerra!!! 


Alexander Mitrokhin

 
 

sabato 15 dicembre 2012

Sono i maschi tra i 30 e i 50 anni "in giacca e cravatta". Analisi dei nuovi poveri in Italia: "Sono casalinghe e pensionati!" Caritas: i nuovi poveri sono sempre più giovani. E arrivare a fine mese è dura anche per chi ha un lavoro…

crisi
Maschi, tra i 30 e i 50 anni. Fino a qualche mese fa non avevano problemi, economici. Ben vestiti, avevano una casa e un lavoro. Poi l'azienda nella quale lavoravano ha chiuso per la crisi. E tutto è cambiato. Sono loro, questi uomini in "giacca e cravatta", i nuovi poveri d'Italia. Da un momento all'altro si sono trovati a non riuscire più ad affrontare i costi di bollette, quelli della spesa al supermercato. E ora, sempre di più, si rivolgono alla Caritas per un pasto caldo, e ai dormitori per un letto sul quale dormire.
ANCHE LA CRISI CAMBIA - Anche la crisi economica e finanziaria, quindi, sta cambiando. Sta voltando pagina  provocando l'impoverimento di nuovi settori della popolazione e l'aumento del numero di italiani che si rivolgono ai centri di assistenza della Caritas. Solo nel 2012, secondo il rapporto 2012 della Caritas, sono cresciute di oltre un quinto le iniziative anti-crisi da parte delle diocesi. "La crisi economico-finanziaria ha determinato l'estensione dei fenomeni di impoverimento ad ampi settori di popolazione, non sempre coincidenti con i 'vecchi poveri'" - si legge nel rapporto - secondo cui "aumentano gli utenti e soprattutto gli italiani".
I nuovi clochard sono definiti i "poveri in cravatta", proprio perché la miseria non l'avevano mai vissuta. Ora, da un mese all'altro, da un giorno all'altro, si sono ritrovati a vivere in strada e la notte a bussare ai dormitori. Prendiamo la città di Torino, solo per fare un'esempio. Secondo i dati diffusi dal Comune, negli ultimi mesi, le liste d'attesa delle Case d'ospitalità sono aumentate del venti per cento; per lo più i richiedenti sono giovani che hanno perso il lavoro e la casa a causa della crisi.
Sono quindi aumentati in modo esponenziale i casi di giovani licenziati che si ritrovano costretti a chiedere aiuto ai dormitori, così come sono sempre di più gli anziani che, non riuscendo a sopravvivere con la propria pensione, vanno alle mense per poveri. E l'area della povertà continua ad espandersi velocemente e in modo preoccupante toccando, da qualche mese, fasce che un tempo venivano considerate immuni.
I DATI E I NUOVI POVERI - In Italia abbiamo circa 2,5 milioni di famiglie al di sotto della soglia di povertà per un totale di circa 8 milioni di soggetti. Altre 2,5 milioni di famiglie sono appena al di sopra di questa soglia. In totale, il fronte ufficiale del disagio profondo è costituito da circa 16 milioni di persone a cui va aggiunta una quota sempre più ampia di povertà nascosta ovvero di quei "poveri in giacca e cravatta" che altro non sono la triste avanguardia di quei ceti medi "in caduta libera" sui quali si fondava fino a qualche anno fa l'economia del nostro Paese.  

L'allarmante rapporto sulla povertà in Italia è stato elaborato da Caritas e Fondazione Zancan...

Nel Sud la categoria dei “nuovi poveri” è cresciuta del 74% in quattro anni!
Hanno un lavoro e una casa, ma vivono in condizioni di gravi disagio economico. Sono gli indigenti del nuovo millennio, ritratti dal Rapporto 2011 “Poveri di diritti”, elaborato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Zancan, presentato alla Pontificia Università Gregoriana, di Roma, in occasione della Giornata mondiale contro la povertà. Evento istituito dall’Onu, per ricordare la data del 17 ottobre 1987, quando oltre centomila persone si riunirono al Trocadéro di Parigi (dove fu firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, nel 1948), in segno di solidarietà con le vittime di miseria e ingiustizie sociali. Basterà citare alcuni numeri: almeno 963 milioni di persone ogni sera vanno a dormire affamate, un miliardo di persone vive in insediamenti abitativi precari, 350.000 donne all’anno muoiono per complicazioni legate alla gravidanza, 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all’assistenza sanitaria di base, 2,5 miliardi di persone non hanno servizi igienici adeguati e 20.000 bambini ogni giorno muoiono per questa ragione. 
I PIU’ VULNERABILI SONO GLI STRANIERI - In Italia, secondo i dati raccolti dai Centri di ascolto delle Caritas Diocesane, la categoria dei nuovi poveri è aumentata del 13,8%, tra il 2007 e il 2010. Nel Sud l’aumento è stato addirittura del 74%. In quattro anni si è registrato un aumento dell’80,8% di richieste di aiuto economico. I più vulnerabili sono sempre gli stranieri, che rappresentano il 70% delle persone che chiedono aiuto; il disagio maggiore è fra gli immigrati che vivono da soli in Italia, uomini, di età compresa fra i 25 e 44 anni. Ma c’è un forte, e preoccupante, aumento della quota di giovani che si rivolgono ai Centri, cresciuta del 59,6% in 5 anni. Il 76,1% non studia e non lavora, percentuale che nel 2005 era del 70%. Il 20% delle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto in Italia ha meno di 35 anni.
I DATI ISTAT CONFERMANO LA CRISI - Non è certo più rassicurante il rapporto annuale Istat, diffuso in luglio. Nel 2010 un milione e 156.000 famiglie erano in condizioni di «povertà assoluta» (il 4,6% di quelle residenti), per un totale di 3 milioni e 129.000 persone (il 5,2% della popolazione residente). Si tratta di nuclei che non possono permettersi di «accedere a beni e servizi essenziali con cui ottenere uno standard di vita minimamente accettabile». I più poveri tra i poveri.  Secondo il nostro Istituto nazionale di statistica l’anno scorso sono stati circa 8,3 milioni i cittadini costretti a vivere in condizioni di «povertà relativa», pari al 13,8% della popolazione: corrispondono a 2 milioni e 734 mila famiglie (l’11% di quelle residenti). Rientrano in questa soglia i nuclei familiari composti da due persone, che non riescono a spendere più di 992,46 euro al mese. Se nel 2004 il 75% dei problemi si riferiva ai bisogni di carattere primario (casa, cibo, sanità), nel 2010 questo valore ha raggiunto l’81,9%. Com’è ovvio, le famiglie numerose, con un solo genitore e quelle del Sud sono le più colpite dalla crisi. Il reddito disponibile delle famiglie ha avuto una crescita inferiore all’1% tra il 2005 e il 2007 ed è diminuito negli anni successivi.
«IL PROBLEMA RISCHIA DI DIVENTARE CRONICO» - «Il problema è sempre lo stesso: la prevalente logica emergenziale in base alla quale è preferibile erogare contributi economici piuttosto che attivare servizi», spiegano la Caritas e la Fondazione Zancan. Questo deficit strategico «non incentiva l’uscita dal disagio ma, anzi, rischia di rendere cronico il problema. Lo dimostra il fatto che, a fronte dell’aumento di risorse, non si è registrato il corrispettivo calo del numero di italiani poveri. Eppure in Italia si continua a percorrere questa strada fallimentare».
OGNI GIORNO SPRECATI 1,3 MILIARDI DI TONNELLATE DI CIBO - E non solo In Italia. La denuncia del direttore generale della Fao è chiara: «La quota degli aiuti per lo sviluppo agricolo da parte dei governi deve crescere dal 6% attuale al 19%, come nel 1980».  Jacques Diouf ha suggerito due direttive, per migliorare la situazione: riduzione dello spreco e controllo sulla speculazione dei prezzi delle materie prime. Secondo la Coldiretti, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sono sprecate ogni anno. Dieci milioni soltanto in Italia. Si tratta, in controvalore, di 37 miliardi di euro di cibo, che potrebbero sfamare 44 milioni di persone.

Nuovi poveri in Italia: "Sono casalinghe e pensionati!"

L'allarme è stato lanciato dalla Caritas tramite la pubblicazione del Rapporto povertà 2012, che vede un'esplosione di richieste di assistenza per colpa della crisi!
L'allarme è stato lanciato dalla Caritas tramite la pubblicazione del Rapporto povertà 2012, che vede un'esplosione di richieste di assistenza per colpa della cris.
poverisisi.jpg L'Italia è un paese che ormai si avvicina in modo prepotente verso la povertà. Negli ultimi tre anni, infatti, la crisi economica ha portato sempre più italiani a fare richieste d'aiuto ai Centri Caritas e che ormai sono il 33,3%. Aumentano casalinghe (+177,8%), anziani (+51,3%) e pensionati (+65,6%). I dati, contenuti nel Rapporto povertà 2012 della Caritas Italiana, sono allarmanti: si tratta spesso di interventi volti a fornire beni materiali per la sopravvivenza, generi di prima necessità.
La gente che si rivolge ai centri Caritas non è necessariamente un emarginato o un barbone. A chiedere aiuto sono più le donne (53,4%), le persone coniugate (49,9%) e quelle con un domicilio (83,2%). In calo, invece, disoccupati (-16,2%), analfabeti (-58,2%) e homeless (-10,7% nei primi sei mesi del 2012 rispetto al 2011), segno che chi ha bisogno d'aiuto vive proprio nel tessuto sociale.

 





lunedì 19 novembre 2012

Quasi tre italiani su dieci a rischio miseria! EMERGENZA POVERTA', EMERGENZA ALLUVIONI E TERREMOTI, EMERGENZA SPECULAZIONE IMMOBILIARE, EMERGENZA IMMIGRAZIONE, EMERGENZA EVERSIONE TERRORISMO-RAZZISMO-INTOLLERANZA: CHE COS'HANNO IN COMUNE QUESTE EMERGENZE NAZIONALI? IN QUESTO ARTICOLO-POST CHE SCRIVERO' IN DIVERSI GIORNI VE LO SPIEGHERO'! LEGGETE ATTENTAMENTE CON CURA, SOPRATTUTTO RIFLETTETECI BENE...(Potete contribuire anche voi lettori con i vostri pensieri, notizie e riflessioni, scrivendoli nello spazio dei commenti che trovate sotto questo articolo!)

ITALIA - (UNIONE EUROPEA) - L'edificazione e la cementificazione selvaggia in Italia, negli ultimi 40 anni, si è mangiata 5 MILIONI DI ETTARI di terreni agricoli, boschi e campi verdi di ogni genere, una quantità pari all'intera SICILIA insieme alla SARDEGNA!
Dal dopo guerra sino ad oggi, soprattutto negli obbrobriosi anni '60 e '70 del secolo scorso, gli anni delle Brigate Rosse e delle Brigate Nere, gli anni delle stragi impunite e dell'omicidio di Aldo Moro, tutti i Sindaci delle città e dei paesi d'Italia, hanno autorizzato le speculazioni edilizie piu' spregievoli, hanno appoggiato i costruttori senza scrupoli, hanno avvallato improbabili pianificazioni edilizie dove purtroppo l'ambiente ed il clima naturale ci hanno sempre perso nel confronto; grazie a questa politica dissennata dell'arraffare perpetrata dalla vecchia Democrazia Cristiana (DC) oggi rappresentata dall'UDC dell'onorevole Pierferdinando Casini (Ex-Portaborse del Senatore a Vita Giulio Andreotti, in odore di Mafia) e da una costola del PD (Partito Democratico capeggiato da Bersani) e dal PDL (Capeggiato da Alfano) per mezzo secolo, solo grazie a loro, l'Italia oggi ha perso in 50 anni la sua autosufficienza alimentare! Anche l'olio d'oliva che si produce in Italia, non basta piu' per tutti; abbiamo bisogno di importare anche ciò di cui abbiamo bisogno grazie alle politiche mafiose, fallimentari e speculative perpetrate negli ultimi 70 anni dalla DC di Andreotti, Forlani e oggi da Casini.

Difatti oggi si potrebbe tranquillamente sostenere il fatto che, se Giulio Andreotti, che da oltre 60 anni ha governato l'Italia tutta e che ancora a quasi 100 anni di età siede oggi al Senato, se fosse stato un dipendente di un'azienda privata, sarebbe stato licenziato in tronco per evidente incapacità professionale e per varie negligenze oltre chè per aver affossato l'economia di un'intera nazione per mezzo secolo, lui e gli amici "mafiosi" complici e soci della sua "cricca" politica: Forlani, De Michelis, Craxi, De Mita, La Malfa, Martelli, Scalfaro, Cossiga, Ciampi, Napolitano, D'Alema, Bersani, Prodi, Fanfani, ecc. ecc. e chi piu' ne ha piu' ne metta!

Tutta la classe politica Italiana è nata, deriva o comunque è legata a quella generazione di politici che hanno marciato e hanno fatto marcire l'Italia per decenni sull'anti-fascismo di facciata (e di comodo) ma soprattutto sulla guerra fredda tra est e ovest, su cui hanno mangiato e fatturato miliardi di dollari, sempre a discapito del povero e ignorante popolo Italiano, che masochisticamente hanno sempre votato gli stessi.

Le facce di ieri (Andreotti, Forlani, Craxi, Martelli, De Michelis, Spadolini, La Malfa, Aldo Moro, Togliatti, Nenni) ecc. ecc. e quelle di oggi (Casini, Bersani, D'Alema, Veltroni, Napolitano, Fini, Bossi, Berlusconi, Montezzemolo, La Russa, Gasparri, Alemanno, Matteoli, Santanchè, Alfano, Mario Monti) ecc. ecc. rappresentano tutte, nel passato così come nel presente, un programma socio-economico-politico-assistenzialista-corrotto-mafioso-speculatore già fallito e riproposto all'infinito, per perpetrare null'altro che sugli enormi e giganteschi interessi e privilegi di una "Casta" che non vuole, e non può morire, se non si taglierà quel cordone ombelicale che li lega a "noi" e cioè, al popolo Italiano sovrano.
Un colpo al cerchio e un colpo alla botte, anche una parte del popolo sovrano ha avuto in passato le sue colpe, grazie alla sua latente ignoranza di comodo 3.769.518e di facciata, contento di farsi guidare ed assistere da uno Stato assassino e corrotto fino al midollo, e se è vero che il fumo di Satana è già entrato in Vaticano, possiamo ben dire oggi che Satana siede e governa già dentro le mura di Palazzo Madama, di Montecitorio, di Palazzo Chigi e del Quirinale.
E secondo l'ultimo demografico Italiano "terrificante" e forse in parte latente, perchè purtroppo forse saremo ancora di piu', pietosamente ci dice che siamo arrivati alla soglia di 59.500.000 residenti tra cui in fortissimo aumento dei residenti stranieri, ufficiali 3.769.518 ma vi assicuro che se ci aggiungiamo le centinaia di migliaia di extra-comunitari clandestini che bazzicano l'intero stivale, approssimativamente sfioreranno i 5.000.000 di stranieri; troppi, siamo troppi, in un lembo di terra spalmato nel Mar Mediterraneo, di cui un terzo sotto il costante alto pericolo sismico, deve far riflettere che oggi le politiche migratorie di tutta Europa in primis dell'Italia, devono essere riviste, ridimensionate, per il nostro caso ristrette al massimo.
E piu' i nostri confini si aprono ai poveri, e piu' si incrementa lo scontro dei poveri tra i poveri, uno scontro fratricida e sanguinario da cui i benefici ne traggono solo le ONLUS di partito e di religione, le varie CARITAS Diocesane, i Centri sociali, le Chiese Evangeliche e quei partiti e quei movimenti che sussistono solo grazie all'esistenza dei poveri, se immigrati ancora meglio, che senza di essi non avrebbero una mera ragione di esistere.
Ecco il collegamento dell' EMERGENZA POVERTA', EMERGENZA ALLUVIONI E TERREMOTI, EMERGENZA SPECULAZIONE IMMOBILIARE, EMERGENZA IMMIGRAZIONE, EMERGENZA EVERSIONE TERRORISMO-RAZZISMO-INTOLLERANZA, perchè è con l'immigrazione selvaggia e forzata dei poveri verso, oramai, povere anche le nostre città, che nasce il terrorismo, l'intolleranza e il razzismo! ORA BASTA! Si chiudano almeno per tre anni, le frontiere Mediterranee del Sud-Italia.
Prima dell'inevitabile spargimento di altro sangue e di vite innocenti.  

Alexander Mitrokhin 


 
"È inaudito e inaccettabile che in un Paese come l'Italia, milioni di cittadini vivano alla soglia della povertà ed altrettanti nella povertà più nera, mentre la casta politica gozzovigli indisturbata fagocitando anno dopo anno miliardi di risorse."


Raffaele Caponetto

(ITALIA) - 10 Dicembre 2012 - I nuovi poveri: quei quasi tre italiani su dieci a rischio povertà!

Nel 2011, il 28,4% dei residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. Emerge da un'indagine che rileva come i più a rischio siano gli anziani o le famiglie con un solo stipendio e molti figli. La concentrazione maggiore nel Mezzogiorno.

MILANO - Tre italiani su dieci rischiano di finire nella triste categoria dei poveri. Quelli che la bistecca si mangia una volta la settimana, che non riescono a fare una vacanza lontano da casa, che devono tenere i riscaldamenti spenti e che una spesa di 800 euro imprevista è un salasso inaffrontabile. Sono gli anziani, le famiglie con un solo reddito o quelle con tanti figli. Secondo il rapporto dell'Istat su reddito e condizioni di vita, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. La situazione è peggiorata negli ultimi due anni e vivere in Italia oggi è peggio che stare in qualsiasi altro paese europeo. Nel 2011 l'indicatore è cresciuto di 2,6 punti percentuali rispetto al 2010 a causa dall'aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all'11,1%). Dopo l'aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell'8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%). Come dire che basta ancora poco per finire nella peggiore delle condizioni possibili. Aumentano, rispetto al 2010, gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere, nell'anno, una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l'abitazione (dall'11,2% al 17,9%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3% al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%). Il 19,4% delle persone residenti nel Mezzogiorno è gravemente deprivato, valore più che doppio rispetto al Centro (7,5%) e triplo rispetto al Nord (6,4%). Nel Sud l'8,5% delle persone senza alcun sintomo di deprivazione nel 2010 diventa gravemente deprivato nel 2011, contro appena l'1,7% nel Nord e il 3% nel Centro. Le famiglie più esposte al rischio di deprivazione sono quelle più numerose e/o con un basso numero di percettori di reddito. Si trovano più spesso in condizioni di disagio le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con tre o più figli minori. Le persone in famiglie a prevalente reddito da lavoro autonomo mostrano una minore diffusione della severa diprivazione di quelle sostenute dal lavoro dipendente o da pensioni; le famiglie di pensionati sono anche quelle che hanno mostrato i più evidenti segnali di peggioramento tra il 2010 e il 2011. Il rischio di povertà, calcolato sulla base del reddito 2010, mostra aumenti più marcati tra gli individui residenti nelle regioni del Mezzogiorno, in famiglie monoreddito, dove la fonte principale di reddito è da lavoro, sia dipendente sia autonomo, tra le coppie con figli, con almeno un minore, i monogenitori e le famiglie di altra tipologia, con membri aggregati.
Quelle che incontravamo erano persone classificate come normali, vestite in maniera usuale, con un dire appropriato e con modi molto più spaesati, come di qualcuno che si trovi per la prima volta in un ambiente non suo. Sembravano casi singoli, non anelli di una catena più grande. 


(Pierluigi Dovis) 



Il fenomeno della povertà, che è sempre stato molto marginale nell’agenda politica italiana, sembra del tutto sparito; proprio quando, accanto ai gruppi tradizionalmente più a rischio e alle cause “classiche”, le nuove incertezze economiche del mercato del lavoro e della famiglia stessa allargano l’area della vulnerabilità a individui e gruppi sociali che credevano di esserne protetti.
 

(Chiara Saraceno) 

 




domenica 2 settembre 2012

Crolla l'occupazione tra i giovani, l'Istat: in 5 anni i 15-34enni senza un posto di lavoro sono 1,5 milioni in più!

"NON E' L'INFERNO" - EMMA MARRONE

Crolla il numero dei giovani occupati: in 5 anni 1,5 milioni in meno (-20%)

ROMA - Nel secondo trimestre 2012 i giovani occupati, tra i 15 e i 34 anni, sono diminuiti di quasi un milione e mezzo di unità (-1.457.000) rispetto allo stesso periodo del 2007, passandoda 7 milioni 333 mila a 5 milioni 876 mila, con un crollo del 19,9%. È quanto emerge dal confronto dei dati Istat. Nell'ultimo anno la riduzione è stata di 230 mila unità.
Insomma sin da quando è iniziata la crisi gli under 35 sono stati colpiti direttamente, con un vero e proprio crollo dei giovani che possono contare su un posto di lavoro. Una tendenza confermata anche nel secondo trimestre del 2012, basti pensare che l'anno prima, tra aprile e giugno 2011 gli occupati 15-34enni erano ancora in grado di superare la soglia dei sei milioni (6.106.000). Allo stesso, invece, sempre dai dati Istat emerge una tendenza opposta per gli occupati nella classe d'età tra i 55 e i 64 anni, che sono aumentati del 26% nell'arco di cinque anni, dal secondo trimestre del 2007 al 2012. Nel dettaglio, gli occupati più adulti (55-64 anni) sono saliti di 626 mila unità, passando da 2 milioni 403 mila del 2007 a 3 milioni 29 mila del 2012. Nel giro di un solo anno, dal secondo trimestre del 2011 allo stesso periodo del 2012, il rialzo è stato di 226 mila unità (+8%).
In cinque anni gli occupati unter-35 sono diminuiti di 1.457.000 unita', con una riduzione del 19,9%. Nel secondo trimestre di quest'anno i lavoratori tra 15 e 34 anni sono scesi a 5.876.000 unita', mentre erano 7.333.000 unita' nello stesso periodo del 2007. E' quanto emerge confrontando i dati Istat. Il tasso di occupazione per i 15-34enni scende dal 45% del secondo trimestre 2011 all'attuale 43,9% (dal 19% al 18,9% per i 15-24enni).
Secondo i dati dell'Istituto di statistica il tasso di inattivita' dei giovani tra 15 e 24 anni scende dal 73,8% del secondo trimestre 2011 al 71,4%. La discesa del numero dei giovani inattivi e' per circa quattro quinti spiegata dalla contrazione di quanti indicano lo studio (o la formazione professionale) come principale ragione della mancata partecipazione al mercato del lavoro.



domenica 15 aprile 2012

La generazione dei Tre "Niente"...mentre i Governi delle Banche e del Capitalismo sfrenato e avido impoveriscono i popoli e arricchiscono le Industrie Militari, si preparano a causare direttamente e indirettamente causano guerre sanguinarie in tutto il pianeta per accapparrarsi le risorse energetiche come il petrolio, l'oro e i diamanti...dopo i miliardi e miliardi di euro spesi in 8 mesi di guerra in Libia nel 2011, oggi a chi toccherà? Siria o Iran? Intanto l'elite delle lobby e dei Governi gode nel lusso mentre il popolo stenta nella maggior parte dei casi ad arrivare con il proprio misero stipendio alla fine del mese...


Da uno scritto recente di Fidel Alejandro Castro, ex-Capo dello Stato Cubano: Questa riflessione potrebbe essere scritta oggi, domani o qualunque altro giorno senza rischio di errore.
La nostra specie si trova ad affrontare nuovi problemi. Quando ho espresso, 20 anni fa nella Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo a Rio de Janeiro, che una specie era in pericolo di estinzione, avevo meno ragione di oggi di avvertire in merito ad un pericolo che vedevo distante forse 100 anni. Allora pochi leader dei paesi più potenti gestivano il mondo. Applaudirono alle mie parole per cortesia e continuarono tranquillamente a scavare la tomba della nostra specie.
Sembrava che nel nostro pianeta regnasse il buon senso e l’ordine. Era il tempo in cui lo sviluppo economico appoggiato dalla tecnologia e dalla scienza sembrava essere l’Alfa e l’Omega della società umana.
Ora tutto è molto più chiaro. Profonde verità stanno emergendo. Quasi 200 stati, apparentemente indipendenti, costituiscono l’organizzazione politica che in teoria equivale a reggere i destini del mondo.
Circa 25 000 armi nucleari nelle mani di forze alleate o antagoniste disposte a difendere l’ordine che cambia, per interesse o necessità, riducono praticamente a zero i diritti di migliaia di milioni di persone.
Non commetterò l’ingenuità di assegnare alla Russia o alla Cina, la responsabilità dello sviluppo di tali armi dopo la mostruosa strage di Hiroshima e Nagasaki, ordinata da Truman dopo la morte di Roosevelt.
Né cadrò nell’errore di negare l’Olocausto che significò la morte di milioni di bambini e adulti, uomini o donne, in maggioranza ebrei, zingari, russi e di altre nazionalità che sono stati vittime del nazismo. Ecco perchè ripugna la politica infame di chi nega al popolo palestinese il diritto di esistere.
Qualcuno pensa forse che gli Stati Uniti saranno in grado di agire con un’indipendenza che li protegga dal disastro inevitabile che li attende?
In poche settimane i 40 milioni di dollari che il presidente Obama ha promesso di raccogliere per la sua campagna elettorale serviranno solo a dimostrare che la moneta del suo paese ha perso molto valore e che gli Stati Uniti, con il loro eccezionale e crescente debito pubblico che si sta avvicinando a 20 mila miliardi di miliardi, vivono del denaro che stampano e non di ciò che producono.
Il resto del mondo paga quello che loro dilapidano.
Nessuno crede nemmeno che il candidato democratico sia migliore o peggiore rispetto ai suoi avversari repubblicani: che si chiami Mitt Romney o Rick Santorum. Anni luce separano i tre da personaggi tanto rilevanti come Abraham Lincoln o Martin Luther King. E’ davvero raro osservare una nazione tanto potente  tecnologicamente e un governo tanto orfano, al momento, di idee e valori morali.
L’Iran non ha armi nucleari. E’ accusato di produrre uranio arricchito che serve come combustibile energetico o per applicazioni di uso medico. Piaccia o no, il suo possesso o la sua produzione non è equivalente alla produzione di armi nucleari. Decine di paesi utilizzano uranio arricchito come fonte di energia, ma questo non può essere utilizzato nella fabbricazione di un’arma nucleare, senza un preliminare e complesso processo di purificazione.
Israele, tuttavia, che con l’aiuto e la cooperazione degli Stati Uniti ha fabbricato armi nucleari, senza informare né rendere conto a nessuno, oggi, senza ammettere il possesso di queste armi, ne ha centinaia. Per prevenire lo sviluppo della ricerca nei paesi arabi vicini attaccò e distrusse i reattori in Iraq e Siria. Ha annunciato a sua volta il proposito di attaccare e distruggere i centri di produzione di combustibile nucleare dell’Iran.
Intorno a questo tema cruciale sta ruotando la politica internazionale in questa complessa e pericolosa regione del mondo che produce e fornisce la maggior parte del carburante che spinge l’economia mondiale.
L’eliminazione selettiva dei più eminenti scienziati dell’Iran, da parte di Israele e dei suoi alleati della NATO, è diventata una pratica che favorisce odio e sentimenti di vendetta.
Il governo di Israele ha apertamente dichiarato la sua intenzione di attaccare l’impianto che produce uranio arricchito in Iran e il governo statunitense ha investito centinaia di milioni di dollari nel produrre una bomba a tale scopo.
Il 16 marzo, 2012 Michel Chossudovsky e Finian Cunningham hanno pubblicato un articolo che rivela che “un importante generale dell’Aviazione statunitense ha descritto la più grande bomba convenzionale anti bunker di 13,6 tonnellate, come ‘grandiosa’ per un attacco militare contro l’Iran.”
Un così loquace commento su un massiccio dispositivo assassino ha avuto luogo nella stessa settimana in cui il presidente Barack Obama si è presentato per mettere in guardia contro chi ‘parla alla leggera’ in merito a una guerra nel Golfo Persico.
“… Herbert Carlisle, vice capo del personale per le operazioni dell’Aviazione statunitense [...]” ha aggiunto che la bomba, probabilmente sarebbe stata utilizzata in qualsiasi attacco contro l’Iran ordinato da Washington.
Il MOP, che è indicato anche come ‘La madre di tutte le bombe’, è stata progettata per perforare 60 metri di cemento prima di far detonare la sua massiccia bomba.
Si ritiene sia la più grande arma convenzionale, non nucleare, dell’arsenale degli Stati Uniti.
Il Pentagono sta pianificando un processo di distruzione diffusa delle infrastrutture dell’Iran e massicce perdite civili  attraverso l’uso combinato di bombe tattiche nucleari e bombe convenzionali con nubi in forma di fungo, compresa la MOAB e la più grande GBU-57A/B oMassive Ordnance Penetrator (MOP), che supera la MOAB per distruttività.
La MOP è descritta come ‘una bomba nuova e potente che punta direttamente agli impianti nucleari sotterranei di Iran e Corea del Nord. Una bomba immensa più lunga di 11 persone affiancate, più di 6 metri dalla base alla punta. ‘”
Prego il lettore di scusarmi per questa lingua aggrovigliata di gergo militare. Come si è visto, questi calcoli presuppongono che i combattenti iraniani, che contano milioni di uomini e donne, noti per il loro fervore religioso e le tradizioni di lotta, si arrendano senza sparare un colpo.
Nei giorni scorsi gli iraniani hanno visto le truppe statunitensi che occupano l’Afghanistan, in sole tre settimane, urinare sui corpi di afghani uccisi, bruciare i libri del Corano e uccidere più di 15 cittadini inermi.
Immaginiamo le forze statunitensi lanciare bombe mostruose sulle istituzioni industriali in grado di penetrare 60 metri di cemento. Mai una simile avventura è stata concepita.
Non si ha bisogno di una parola in più per capire la gravità di una tale politica. Per questa strada la nostra specie sarà condotta inesorabilmente verso il disastro.
Se non impariamo a capire, non imparareremo mai a sopravvivere.
Da parte mia, non nutro il minimo dubbio che gli Stati Uniti siano sul punto di commettere e guidare il mondo verso il più grande errore della loro storia.
Fidel Castro Ruz
21 Marzo 2012

Dal film di Wall Street - Monologo di Gordon Gekko (Michael Douglas) su Denaro e Avidità!!! Così ci vuole il Governo Monti e dei Banchieri dell'Unione Europea: IL GOVERNO MONTI HA il record dei suicidi e delle persone che si danno fuoco davanti agli uffici dell'Agenzia delle Entrate! Tutto in pochi mesi, nelle prime settimane del 2012! Con Berlusconi tutto questo non è mai successo! Perchè i Comunisti, gli Anarchici, gli anti-Berlusconiani e gli Indignati non sono scesi in piazza a protestare contro il Governo Monti? Tanti suicidi per la crisi, brutte storie dall'Italia che soffre per colpa del Governo delle Banche di Mario Monti che si è rivelato essere l'usuraio Nazionale, il BOIA della povera gente e delle classi medio-basse! Il Governo dei Banchieri ci vuole o SCHIAVI O MORTI! Mario Monti "STERMINATOR" CHE LAVORA PER LA GOLDMAN SACHS E CHE E' A CAPO DI UN GOVERNO CRIMINALE E SANGUISUGA , UN GOVERNO CHE FA GLI INTERESSI SOLO DELLE BANCHE E MORTIFICA LE CLASSI PIU' POVERE DELLA SOCIETA' ITALIANA!

 
Sopra il video, tratto dal Film "Wall Street - il denaro non dorme mai!" con il memorabile discorso di Gordon Gekko (Michael Douglas) tenuto in una facoltà universitaria, dove si parla di soldi, speculazione e avidità del Capitalismo moderno del Terzo Millennio...
 
 
Sopra il monologo di GORDON GEKO sul denaro nel primo film "WALL STREET" del 1987
 


(ANSA) - GELA (CALTANISSETTA), 03 APRILE 2012 - ''Mia madre ha saputo ieri, da noi figli, che la sua pensione non era piu' di 800 euro ma di 600. E questa notizia l'ha letteralmente sconvolta. Non sapeva darsi pace perche' la riteneva un'ingiustizia''. Lo dice Bruno, 43 anni, proprietario di una pizzeria, il piu' piccolo dei quattro figli della donna di Gela che si e' suicidata dopo avere scoperto che l'Inps le aveva tagliato la pensione del 25%.
''Le notizie della crisi economica in Tv e i tagli operati dal governo - prosegue - l'avevano allarmata, come a tutti gli italiani; purtroppo la riduzione della pensione ha avuto in lei un effetto dirompente''.(ANSA).

Suicidi per la crisi, aumento del 24,6%

5 Aprile 2012: Suicidi per la crisi? Aumento del 24,6%

Tra il 2008 ed il 2010, segnala la CGIA di Mestre, i suicidi per motivi economici sono aumentati del 24,6%, mentre i tentativi di suicidio, sempre legati alle difficoltà economiche, sono cresciuti leggermente meno: + 20%.
Dopo l’ennesimo suicidio di un imprenditore avvenuto oggi a Roma, la CGIA di Mestre torna su questa piaga sociale analizzando i dati sui suicidi denunciati alle forze dell’ordine in questi ultimi anni di dura crisi economica. Purtroppo, segnalano dalla CGIA, i dati forniti dall’Istat non ci consentono di riconoscere la professione svolta da queste persone (ovvero, se fossero imprenditori, lavoratori dipendenti, pensionati, etc.).
In termini assoluti, a fronte di 150 suicidi per ragioni economiche registrati nel 2008, nel 2010 (ultimo anno disponibile) i gesti estremi per motivi economici sono saliti a 187, mentre i tentativi di suicidio sono passati da 204 a 245.
“Dopo l’ennesimo gesto estremo che si è verificato oggi – sottolinea il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – è necessario intervenire con misure emergenziali. Sicuramente c’è un effetto imitazione e, come spesso succede in questi casi, il denominatore comune di tutte queste tragedie è la crisi economica. La sua gravità ha suscitato in molti piccoli imprenditori la perdita di sicurezza, solitudine, disperazione e ribellione contro un mondo che si sta rivelando cinico e inospitale. Come Associazione – conclude Bortolussi – ci siamo attivati sia a livello nazionale, sia a livello regionale per dar vita ad un fondo di solidarietà col fine di evitare i suicidi tra i piccoli imprenditori.   La Regione Veneto, che presenterà questa iniziativa nelle prossime settimane, ha in serbo un provvedimento di legge, con un  plafond di 6 milioni di euro, che costituirà una prima risposta a questa grave emergenza che ha colpito soprattutto il Nordest!"

Suicidi per la crisi, storie dall'Italia che soffre per colpa del Governo delle Banche di Mario Monti l'usuraio Nazionale, il BOIA della povera gente e delle classi medio-basse!

Ben 13 negli ultimi mesi del 2012, ripercorriamoli caso per caso!

Ecco una lunga e triste lista di coloro che hanno scelto di togliersi la vita schiacciati dal peso dei problemi economici. Suicidi per la crisi, una piaga che non accenna a sanarsi:       
         


Roma, 4 aprile 2012 - La spada di Damocle della crisi: un problema per tanti, un dramma per alcuni.  Alla ribalta delle cronache, negli ultimi mesi, una lunga e triste lista di persone che hanno deciso di togliersi la vita, schiacciate dai problemi economici.
Incapaci di reagire, o forse solo sfiniti dal non vedere una luce in fondo al tunnel. L'imprenditore romano e il camionista di Milano sono solo le ultime vittime. Ripercorriamo, una per una, tutte queste storie in tempo di crisi. Con i due di oggi, il numero dei suicidi sale a 13. E non sono contemplati quelli, tanti, che hanno tentato ma, fortunatamente, non sono riusciti nel loro intento.
- Il 3 aprile un’anziana 78/enne di Gela si uccisa lanciandosi dal terrazzo di casa. L’Inps le aveva ulteriormente ridotto la pensione di 200 euro (da 800 a 600) e lei, Nunzia C., ha deciso di farla finita.
- L'1 aprile un artigiano di 57 anni si è impiccato all’interno della sua bottega di conici a Roma a causa dei ‘’problemi economici’’.
- Il 27 marzo scorso Giuseppe Pignataro, 49 anni, di Trani, si è ucciso dopo essersi lanciato dal balcone della sua abitazione. L’uomo, che faceva l’imbianchino, si è tolto la vita a causa delle difficoltà nel trovare un’occupazione stabile in grado di fornire un reddito degno alla propria famiglia.
- Il 23 marzo un imprenditore quarantaquattrenne di Cepagatti (Pescara) si è impiccato nella sua azienda. Strozzato dai debiti, non ha retto alla vergogna di non poter pagare gli stipendi ai dipendenti e all’incertezza sulla sua capacita’ di garantire un futuro al figlio e alla compagna.
- Il 21 marzo un uomo di 47 anni che gestiva un’attività commerciale, ma da due anni era senza lavoro, si è ucciso con un colpo di pistola nella sua automobile nel cosentino.
- Il 21 marzo un imprenditore edile, di 53 anni, in crisi da tempo per i crediti che non riusciva a riscuotere e che vantava nei confronti di pubbliche amministrazione e di privati, si e’ tolto la vita impiccandosi in una baracca dietro casa nel bellunese, mentre i familiari lo aspettavano a cena.
- Il 20 marzo un giovane artigiano di 29 anni si è impiccato a Scorano (Lecce). L’uomo ha lasciato un biglietto spiegando che non riusciva a trovare un altro lavoro e che era disperato.
- Il 9 marzo Vincenzo Di Tinco, titolare 60/enne di un negozio di abbigliamento si è impiccato ad un albero a Ginosa Marina (Taranto). In pochi giorni si era visto addebitare, forse per errore, 4.500 euro di commissioni bancarie e rifiutare un prestito di poco piu’ di mille euro.
- A febbraio un elettricista di Sanremo, 47 anni, si è suicidato sparandosi al capo con una pistola. L’uomo era stato licenziato qualche settimana fa dalla ditta nella quale lavorava da molti anni.
- Un imprenditore 64/enne si è impiccato nello stesso mese all’interno del capannone della sua azienda, nel fiorentino. All’origine del gesto motivi economici.
- A Paternò (Catania) un altro imprenditore di 57 anni ha posto fine alle sue ansie con il suicidio: si è impiccato, in un deposito di proprietà della ditta della quale era titolare, in preda alla disperazione a causa dei debiti contratti dalla sua azienda.
BOLZANO - L'uomo trovato arso vivo nella sua auto sulla corsia d'emergenza dell'Autobrennero a sud di Bolzano si sarebbe ucciso per motivi economici. È questa l'ipotesi più probabile che emerge delle indagini della questura di Bolzano.
La polizia sta controllando la situazione economica dell'uomo che pare fosse caratterizzata da debiti personali. In un primo momento tutto faceva pensare a un tragico incidente: l'uomo di 39 anni, nato a Padova ma che lavorava a Bolzano pur essendo residente in Val di Fiemme in Trentino, sembrava avesse fermato l'auto in fiamme sulla corsia d'emergenza, senza aver fatto in tempo a scendere.
I pompieri, intervenuti sul posto, hanno però trovato nell'abitacolo due taniche di benzina, mentre il fuoristrada andava a gasolio. Sarebbe il terzo caso di suicidio per motivi economici negli ultimi mesi in Alto Adige, dopo la vicenda di un commerciante del centro di Bolzano e di un fotografo del Brennero che, soffocati dai debiti, avevano deciso di togliersi la vita.
ROMA - Senza futuro. Deve essersi sentito così, Mario Frasacco, l’imprenditore di 59 anni che ieri pomeriggio si è ucciso - sparandosi un colpo di fucile - all’interno della sua azienda, la Cpa, centro di progettazione alluminio a Pietralata, immediate propaggini di Roma. L’ha trovato uno dei tre figli, insieme ad una lettera di spiegazioni e di scuse. Ultima vittima di una Spoon river - sono almeno dieci le vittime da inizio d’anno - che al mordere della crisi non vede altra soluzione che l’annientamento. Artigiani, piccoli imprenditori, pensionati.
«Monti si porterà i morti sulla coscienza. Mario non ha retto il peso di mettere in cassa integrazione almeno tre dipendenti» ha commentato sconvolto un amico d’infanzia dell’imprenditore. Perché la Cpa era ad un passo dal fallimento e Frasacco ha scelto di fare come Pasquale Clotilde, il corniciaio di Centocelle che, assediato dai debiti, l’altro ieri, s’è impiccato nel retrobottega. Come la 78enne di Gela che ieri s’è lanciata dalla finestra, perché le era stata decurtata la pensione, da 800 a 600 euro. Come Giuseppe Polignino che, perso il lavoro dopo la separazione dalla moglie, ieri s’è impiccato nella cantina comune di un caseggiato di viale Ungheria, a Milano. «Siamo sgomenti. Non possono più essere rinviate risposte concrete ai problemi delle imprese e riguardo allo sviluppo» ha detto il presidente di Confcommercio Roma, Giuseppe Roscioli. «Stava lottando per salvare la sua azienda - racconta Erino Colombi, presidente Cna Roma - Doveva partecipare ad una missione a Dubai, a maggio. Ha rinunciato, ma non immaginavo che la situazione fosse così grave».
«Siamo entrati in una contabilità di suicidi drammatica - dice il direttore della Cna romana, Lorenzo Tagliavanti - La politica ha il dovere di rispondere. Meno lacrime e più fatti». E il 18 aprile, a Roma, è stata organizzata una fiaccolata per i suicidi da crisi. 
MESTRE - Tra il 2008 ed il 2010, segnala la CGIA di Mestre, i suicidi per motivi economici sono aumentati del 24,6%, mentre i tentativi di suicidio, sempre legati alle difficoltà economiche, sono cresciuti leggermente meno: + 20%.
Dopo l’ennesimo suicidio di un imprenditore avvenuto oggi a Roma, la CGIA di Mestre torna su questa piaga sociale analizzando i dati sui suicidi denunciati alle forze dell’ordine in questi ultimi anni di dura crisi economica. Purtroppo, segnalano dalla CGIA, i dati forniti dall’Istat non ci consentono di riconoscere la professione svolta da queste persone (ovvero, se fossero imprenditori, lavoratori dipendenti, pensionati, etc.).
In termini assoluti, a fronte di 150 suicidi per ragioni economiche registrati nel 2008, nel 2010 (ultimo anno disponibile) i gesti estremi per motivi economici sono saliti a 187, mentre i tentativi di suicidio sono passati da 204 a 245. "Dopo gli ennesimi gesti estremi che si sono verificati in questi giorni - sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, è necessario intervenire con misure emergenziali. Sicuramente c'è un effetto imitazione e, come spesso succede in questi casi, il denominatore comune di tutte queste tragedie è la crisi economica. La sua gravità ha suscitato in molti piccoli imprenditori la perdita di sicurezza, solitudine, disperazione e ribellione contro un mondo che si sta rivelando cinico e inospitale. Come Associazione - conclude Bortolussi - ci siamo attivati sia a livello nazionale, sia a livello regionale, per dare vita ad un fondo di solidarietà col fine di evitare i suicidi tra i piccoli imprenditori".
Qualcuno sopravvive, ed è forse la cosa più dura. Per chi ha tentato negli ultimi due mesi di togliersi la vita, schiacciato dai debiti dell’azienda o dalla disoccupazione incancrenita, svegliarsi in ospedale è un nuovo giro di ruota. Fuori restano ad aspettarlo i debiti, le tasse, le banche che non prestano denaro, la famiglia che non ha più soldi in banca, gli esattori che non mollano.
Darsi fuoco, come i monaci tibetani, è tornato in voga da noi. L’estremo gesto l’hanno scelto in due, a distanza di 20 ore l’uno dall’altro, un ventisettenne marocchino di Verona e un muratore casertano di quasi 60 anni nella provincia di Bologna. Il primo – che urlava, tra le fiamme, “sono quattro mesi che non vengo pagato” – è quasi intatto, ragione sufficiente per derubricarlo a “gesto folle” e a chiederne la perizia psichiatrica.  Il secondo è ad un passo dalla morte, ustioni gravissime su tutto il corpo: era in macchina, davanti all’Agenzia delle Entrate, con due lettere sul sedile del passeggero. Una per la moglie, l’altra per l’Erario. “Ho sempre pagato le tasse, lasciate stare mia moglie”, dice il biglietto. Forse si salverà dalle ustioni, ma non dalla cartella esattoriale.
I numeri. Tra il 2010 e il 2011, 2 lavoratori e 2 imprenditori hanno tentato il suicidio, schiacciati dalla crisi dell’azienda o dal lavoro perduto: negli ultimi due mesi, ci hanno provato in dodici, e otto ce l’hanno fatta. C’è di tutto. Imprenditori sessantenni che si vergognano di dover licenziare i dipendenti di una vita; disoccupati piegati da mesi di ricerche a vuoto, con le tasche vuote e famiglie affamate; commercianti in rovina sotto la scure dell’Agenzia delle entrate. In tutta Italia, va detto, perché non c’è questione meridionale che tenga. La mappa è agghiacciante. Verona, Bologna, Ozzano Emilia (BO), Trani, Cepagatti (PE), Crispiano (TA), Belluno, Lucca, Noventa di Piave (VE), Firenze, Trento, Catania. Un suicida ogni 4 giorni fa pensare, quando il Governo dice che “siamo sulla giusta strada”.
Il binario giusto. Forse ha ragione la Commissaria europea Viviane Reding, “la Fornero riporta l’Italia sul binario giusto”, con la “certezza dei diritti per i lavoratori e flessibilità per le imprese”. Però i fatti sembrano parlare di un’italia diversa, tutt’altro che “paese forte”: un paese dove si muore per tutti i motivi sbagliati.
Che l’art.18 cambi o meno, i suicidi “economici” non caleranno. Perché non è questo il problema, non è qui che la disperazione della gente tocca il fondo. Il vero dramma è la speranza che non c’è più. Qualcuno l’ha tolta, agli italiani: l’ha tolta in vent’anni, con le mille promesse di prosperità e la ghigliottina della realtà. Di che cosa vogliamo occuparci allora, di gente disperata o di sondaggi elettorali rovinati da una firma alla riforma del Lavoro? Vogliamo stringere il cappio a chi si impicca disperato, o vogliamo allentarglielo e magari tagliare qualche spesa davvero inutile in bilancio?
Tra il 2008 e il 2010 i suicidi per motivi economici sono aumentati in Italia del 24,6%, mentre i tentativi di suicidio legati alle difficoltà economiche sono cresciuti del 20%. Lo sostiene la Cgia di Mestre, che ha analizzato i dati sui suicidi denunciati alle forze dell’ordine negli ultimi anni di crisi economica.
«Purtroppo - sottolinea la Cgia - i dati forniti dall’Istat non ci consentono di riconoscere la professione svolta da queste persone: se fossero imprenditori, lavoratori dipendenti, pensionati o altro».
Dopo gli ultimi gesti estremi - dal suicidio dell’anziana di Gela la cui pensione è stata ridotta a quello di un imprenditore che si è tolto la vita a Roma - il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi ha dichiarato che «è necessario intervenire con misure emergenziali: sicuramente c’è un effetto imitazione e, come spesso succede in questi casi, il denominatore comune di queste tragedie è la crisi economica».
In termini assoluti, a fronte di 150 suicidi e 204 tentati suicidi per ragioni economiche registrati nel 2008, nel 2010 - ultimo anno disponibile - i gesti estremi sono saliti a 187 per i suicidi e a 245 per i tentativi di suicidio.
«Come associazione ci siamo attivati a livello nazionale e regionale per dar vita a un fondo di solidarietà con il fine di evitare i suicidi tra i piccoli imprenditori - afferma Bortolussi - la Regione Veneto, che presenterà questa iniziativa nelle prossime settimane, ha in serbo un provvedimento di legge con un plafond di sei milioni di euro che costituirà una prima risposta a questa grave emergenza che ha colpito soprattutto il Nordest».
«La gente non arriva a fine mese, molti si stanno suicidando, lei questi suicidi ce li ha sulla coscienza» ha detto il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, parlando in aula alla Camera rivolgendosi al presidente del Consiglio, Mario Monti, che però era assente. Si allunga sempre più la lista delle persone che hanno tentato il suicidiocome ultimo, estremo, gesto a causa della crisi. Dipendenti licenziati, giovani disoccupati, persone attanagliate dai debiti, padri di famiglia che non riuscivano più a dar da mangiare ai figli e, ultimo caso di una macabra serie, i pensionati, sempre più poveri.

La tragedia della disperazione questa volta si è consumata a Gela, in provincia di Caltanissetta, dove una donna di 78 anni si è suicidata lanciandosi dal balcone di casa, al quarto piano di uno stabile. Alla base del gesto ci sarebbe il timore di non riuscire ad arrivare a fine mese dopo la decurtazione della pensione di 200 euro (da 800 a 600 euro). Una paura che avrebbe alimentato nell’anziana una depressione culminata nel suicidio. La tragedia di Gela, l’ennesima vergogna dello Stato italiano che usa la scure con i più deboli e che invece si dimostra genuflesso quando si tratta di ingrassare le banche e foraggiare l’intera cloaca di ladri parlamentari con privilegi e vitalizi, è solo l’ultima di una lunga serie. Il tutto mentre il governo della macelleria sociale, ansioso di rendere più facili i licenziamenti, si riempie la bocca di parole come mobilità flessibilità. Dall’inizio dell’anno sono già 16 le persone che si sono tolte la vita a causa della crisi. Segnali inquietanti. Un disagio mai preso in considerazione dalle isituzioni. A riguardo il silenzio imbarazzante dei professori-tecnici va a braccetto con le dichiarazioni complici del peggiore presidente che la storia della Repubblica abbia mai avuto, Giorgio Napolitano: «Non vedo esasperazioni, nutro molta fiducia sulla capacità di comprensione degli italiani sulla necessità di affrontare i cambiamenti e sulle strade nuove che questi cambiamenti prevedono». In tutta Italia, la mappa è agghiacciante: Verona, Bologna, Ozzano Emilia, Trani, Cepagatti, Crispiano, Belluno, Lucca, Noventa di Piave, Firenze, Trento, Gela. Un suicida ogni 4 giorni dovrebbe fare riflettere, quando il Governo dice che “siamo sulla giusta strada”. Invece no. Per Mario Monti, appena rientrato dal lungo viaggio asiatico, in una intervista al quotidiano La Stampa, ha affermato: «Sono cose drammatiche, anche in Grecia i suicidi sono molto aumentati, l’unica risposta adeguata e seria che possiamo dare è quella di risanare e rilanciare il Paese». Che l’art.18 cambi o meno, i suicidi “economici” non caleranno. Perché non è questo il problema, non è qui che la disperazione della gente tocca il fondo. Il vero dramma è la speranza che non c’è più. La politica, infarcita di ladri e parassiti, l’ha tolta, agli italiani con promesse di prosperità e la realtà della ghigliottina.
 
Grecia: anziano suicida in Piazza Syntagma per la 'crisi economica'! Ieri mattina la Grecia è stata scossa dalla notizia del suicidio in piazza Syntagma di uomo di 77 anni, Dimitris Christoulas, il quale intorno alle 9 si è sparato alla testa. L'uomo era un farmacista in pensione, che aveva venduto la sua farmacia nel 1994 e che prima di uccidersi avrebbe più volte gridato di non voler lasciare debiti ai suoi figli. Diffusasi la notizia, è stato creato un evento su Facebook con l'invito di trovarsi in serata in piazza Syntagma: "Tutti a Syntagma. Non abituiamoci alla morte".
Asteris Masouras, autore di Global Voices, ha creato un pezzo su Storify  raccogliendo vari materiali online sull'evento. In particolare Twitter è stato l'ambito dove reazioni e commenti si sono succeduti in maniera costante nell'arco dell'intera giornata. 
 



MONTI "STERMINATOR" CHE LAVORA PER LA  GOLDMAN SACHS E' A CAPO DI UN GOVERNO CRIMINALE E SANGUISUGA! 
 

Goldman Sachs, il lato ombra di Draghi e Monti:

Nei giorni scorsi Le Monde ha scritto che la Goldman Sachs rappresenta il lato ombra di Mario Draghi, ex governatore della Banca d’Italia e attuale presidente della Bce. Alla lista va aggiunto anche Mario Monti. Vediamo perché.
La Goldman Sachs è la più potente banca d’affari americana, che condiziona mercati e governi. Ha detto la verità il trader indipendente Alessio Rastani, prendendosi gioco della Bbc e rilasciando un’intervista in cui dichiarava che “i governi non  governano il mondo, Goldman Sachs governa il mondo. Nel film Inside Job, del regista Charles Ferguson, la banca d’affari risulta tra le protagoniste della crisi economica innescata nel 2008 negli Stati Uniti. In questo lungo post sul mio blog trovate la storia completa.
Ma è interessante notare come gli uomini della Goldman hanno ricoperto incarichi importanti nell’amministrazione Usa, arrivando a ruoli di primo piano. Durante l’amministrazione Clinton l’ex direttore generale della Goldman Sachs, Robert Rubin, divenne sottosegretario al Tesoro. Nel 2004, Henry Paulson, amministratore delegato dalla Goldman, fece approvare alla Commissione dei Titoli e Scambi un aumento dei limiti sul rapporto di indebitamento, permettendo alle banche d’investimento di avere ulteriori prestiti da utilizzare  per manovre di speculazione. Nel 2005 Raghuram Rajan, capo economista del Fondo Monetario Internazionale (2003-2007) pubblicò un rapporto in cui annunciava il rischio che le società finanziarie, assumendo grandi rischi per realizzare enormi profitti a breve termine, avrebbero potuto far collassare il sistema economico. Nella prima metà del 2006 la Goldman Sachs vendette 3,1 miliardi di dollari di Cdo e in quel periodo l’amministratore delegato era proprio Henry Paulson. Il 30 maggio 2006 George Bush lo nominò segretario del Tesoro e fu costretto a vendere le sue azioni della Goldman, intascando 485 milioni di dollari (e grazie a una legge di Bush padre non pagò nessuna tassa).
Nell’aprile del 2010 i dirigenti della Goldman Sachs furono costretti a testimoniare al Congresso americano: Daniel Sparks, ex capo reparto mutui della Goldman (2006-2008) dovette riferire su alcune email in cui definiva certe transazioni “affari di m…”. Fabrice Tourre, direttore esecutivo prodotti strutturati della Goldman Sachs vendeva azioni che definiva “cacca”. Llyod Blankfein, presidente di Goldman, e David Viniar, vicepresidente esecutivo, sotto le pressanti domande del senatore Carl Levin furono costretti ad ammettere che sapevano di vendere spazzatura.
Purtroppo anche Barack Obama ha confermato il potere della banca d’affari. Il nuovo presidente della Federal Reserve Bank di New York (principale azionista della Fed) è William Dudley, ex capo economista della Goldman (che nel 2004 lodava i derivati). Capo del personale del dipartimento del Tesoro è Mark Patterson, ex lobbista della Goldman Sachs. A capo della Cfct si è insediato Gary Gensler, ex dirigente della Goldman Sachs che aiutò ad abolire la regolarizazione dei derivati.
Anche in Europa la Goldman manovra da tempo. Nel 1999 la Grecia non aveva i numeri per entrare nell’euro. Quindi truccò i bilanci. Su Presseurope Gabriele Crescente scrive: Nel 2000 Goldman Sachs International, la filiale britannica della banca d’affari americana, vende al governo socialista di Costas Simitis uno “swap” in valuta che permette alla Grecia di proteggersi dagli effetti di cambio, trasformando in euro il debito inizialmente emesso in dollari. Lo stratagemma consente ad Atene di iscrivere il ‘nuovo’ debito in euro ed escluderlo dal bilancio facendolo momentaneamente sparire. E così Goldman Sachs intasca la sua sostanziosa commissione e alimenta una volta di più la sua reputazione di ottimo amministratore del debito sovrano.”
Ora torniamo a Mario Draghi. Dal 2002 al 2005 è stato vicepresidente e membro del management Committee Worldwide della Goldman Sachs. Insomma: proprio nel periodo in cui in America le banche d’affari erano scatenate in manovre speculative e scavavano il baratro finanziario che si è materializzato nel 2008, trascinando il resto del mondo. Non sapeva nulla di queste tendenze l’economista italiano?
Anche Mario Monti lavora per la banca d’affari: dal 2005 è International Advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del “Goldman Sachs Global Market Institute”. Cioè dall’anno in cui si stava progettando la crisi economica mondiale, di cui parlerò in una conferenza gratuita.
Queste informazioni, purtroppo, la stampa italiana le ha ignorate. Ma la Rete no.  Durante la seconda puntata di Servizio Pubblico il blogger Claudio Messora ha spiegato il rapporto tra Mario Monti e la Goldman. E ha citato un articolo di Milano Finanza che – unica eccezione – ha rivelato il ruolo della Goldman Sachs nel rialzo dello spread dei titoli italiani in questi giorni. In pochi minuti su Facebook è cambiata l’opinione degli utenti all’interno di un sondaggio: prima volevano Monti presidente del Consiglio, dopo le rivelazioni hanno cambiato idea. E’ la prova che se l’informazione facesse il suo dovere avremmo meno lobby al potere e più democrazia.



Dopo aver affamato i pensionati, aumentato la benzina e l’iva, spremuto i contribuenti con nuove tasse al punto da violentare lo “stato di diritto”, adesso Mario Monti vuole i licenziamenti di massa perché lo richiede il mercato che vuole tornare a investire in Italia. Naturalmente è l’ennesima balla, perché le aziende straniere non investiranno mai un centesimo finché  regnerà la corruzione, la burocrazia, la giustizia lenta e la casta politica. Ma l’attuale premier usa le televisioni in perfetto stile berlusconiano (spiega una balla come fosse una verità) e procede nel suo progetto di ferire il tessuto sociale, favorendo l’aumento della disoccupazione in nome di una parola che sta svuotando le democrazie e impoverendo il mondo: il mercato.
E’ un metodo inaccettabile. Forse il Professore lo ha imparato lavorando per Goldman Sachs, la banca d’investimenti americana che ha contribuito a innescare la crisi finanziaria del 2008, trascinando nel baratro le economie del mondo. Una banca a delinquere accusata di truffa e finita sotto inchiesta, definita da un ex manager – poche settimane fa – “un ambiente tossico e distruttivo” che considera i clienti dei “pupazzi” a cui vendere derivati avvelenati, pensando unicamente al dio denaro. E’ questo il suo mercato, mister Monti? Non prova imbarazzo, egregio presidente del Consiglio, per l’incarico che ha ricoperto all’interno di una piovra finanziaria che rappresenta un pericolo per le democrazie mondiali?
Nella conferenza stampa in cui Monti & Company hanno fatto a pezzi l’articolo 18 nessun giornalista ha chiesto come mai il debito pubblico italiano è aumentato di 59 miliardi durante la permanenza del professore a Palazzo Chigi, sfiorando ormai i 2 mila miliardi. Oppure perché il suo governo non ha tassato i grandi patrimoni, ha abbassato la testa di fronte alla lobby dei tassisti, ha ammorbidito la posizione verso le banche, ha bloccato la vendita delle frequenze televisive (il cosiddetto Beauty contest tanto caro a Berlusconi). Eppure anche questo è mercato, no?
Diciamo la verità: l’intezione di facilitare i licenziamenti ha rivelato il vero volto di mister Monti. È un uomo del mercato: freddo, tecnico, insensibile al dolore della gente che perde il lavoro e la speranza nel futuro. Un uomo delle banche che mette al riparo i ricchi e indebita il popolo. Un alleato della Banca centrale europea di Mario Draghi, anche lui consulente della Goldman Sachs, a cui deve assicurare che gli interessi del mercato verranno salvaguardati. Insomma, un premier arrogante che pensa allo spread e lascia in lacrime gli italiani. Il suo ministro del Lavoro, Elsa Fornero, adesso dice: “O si approva la riforma del lavoro o si va tutti a casa”. Ecco, vada tranquillamente a casa mister Monti, insieme ai suoi tecnici. E si occupi con sobrietà delle sue consulenze con le banche del mercato.

La Goldman Sachs? Una banca d’affari che in Europa ha «tessuto una rete d’influenza unica sedimentata nel corso dei lustri grazie a una fitta trama sia pubblica, sia sotterranea».
A dirlo non sono i soliti quattro gatti appassionati di trame e complotti internazionali, ma quelli di Le Monde. La bibbia dei “gauche caviar” d’Oltralpe parte da Mario Monti e Mario Draghi per accusare la banca d’affari statunitense di gestire un occulto direttorio europeo capace di manovrare, in base ai propri interessi, gli uomini chiamati prima a generare e poi governare la crisi dell’euro.
La caccia di Le Monde ai Goldman’s Boy parte proprio da Mario Monti. Come ricorda il quotidiano francese il nostro premier in pectore ha collezionato non solo l’incarico di consigliere internazionale della Goldman Sachs, conferitogli nel 2005, ma anche le cariche, non proprio ininfluenti, di presidente della Commissione Trilaterale e di socio del Bilderberg Group.
Ma l’appartenenza alla Trilaterale e al Bilderberg sembrano dei requisiti irrinunciabili per tutti i Messia delle disastrate nazioni europee.
Non a caso Peter Denis Sutherland presidente non esecutivo della Goldman Sachs International, membro del Bilderberg Group e presidente onorario della Trilaterale, è stato chiamato a dirigere le operazioni per il salvataggio dell’economia irlandese. Peccato che la Commissione Trilaterale, ideata nel 1973 da David Rockfeller, venga spesso accusata di non essere non soltanto un “think tank” dedito al coordinamento delle politiche di Asia, Europa e Stati Uniti, ma un centro di potere occulto creato - scriveva il senatore repubblicano Barry Goldwater - per sviluppare «un potere economico mondiale superiore ai governi politici delle nazioni coinvolte».
Ben peggiori sono però, ricorda Le Monde, i sospetti che circondano Mario Draghi l’attuale governatore della Bce, titolare tra il 2002 e il 2005 della carica di vice presidente della Goldman Sachs International. In quel fatale 2005 la Goldman Sachs rifila alla Grecia gli strumenti finanziari indispensabili per nascondere i debiti e metter piede nell’euro. A render possibile il raggiro targato Goldman Sachs contribuisce non poco Lucas Papadémos, il premier greco, membro come Mario Monti della Commissione Triennale, chiamato oggi - al pari del “Supermario” nostrano - a salvare la patria in pericolo.
Una patria accompagnata da lui stesso sull’orlo del precipizio quando, da governatore della Banca Centrale di Atene, affida a Petros Christodoulos, un ex gestore di titoli della Goldman, lo scellerato maquillage dei conti ellenici.
Tra i Goldman’s Boys nostrani Le Monde dimentica Romano Prodi. A puntare il dito sull’ex premier dell’Ulivo ci pensa già nel 2007 il Daily Telegraph accusandolo di esser stato sul libro paga della Goldman una prima volta tra il 1990 e il 1993 e poi di nuovo dopo il 1997.
Ma alla luce dello scenario disegnato da Le Monde è assai interessante anche il “cursus honorum” di Massimo Tononi, il 47enne manager bocconiano nominato nel 2006 sottosegretario all’Economia del governo Prodi dopo una fulgida carriera in Goldman Sachs. Tornato alla Goldman dopo quell’esperienza, Tononi è oggi il presidente di Borsa Italiana, la società di proprietà del London Stock Exchange che controlla Piazza Affari. Una carica assunta lo scorso giugno, poche settimane prima del fatidico decollo dello spread. Uno di quei casi che solo Dio sa spiegare. Non a caso Lloyd Craig Blankfein, presidente dal 2006 della Goldman Sachs e grande finanziatore delle campagne elettorali di Obama, spiega così il suo mestiere di banchiere.

Cresce la lista degli imprenditori e disoccupati che, strozzati dai debiti, decidono di togliersi la vita!

Si è ucciso con un colpo alla testa venerdì scorso a Mamoiada (Nuoro) perchè era stato costretto a licenziare i suoi due figli. L'imprenditore, 55 anni, è solo l'ultima vittima della crisi: sono molti i casi di imprenditori e disoccupati, gravati dai problemi economici, che hanno compiuto gesti estremi. Ecco i precedenti.

- 27 APRILE 2012: Imprenditore edile di 55 anni, G.M. che sembra legato alla crisi che aveva messo in ginocchio la sua impresa edile, soprattutto dopo l'abbandono di un fratello socio, anche se in paese non tutti vogliono crederci.

- 24 APRILE 2012: Diego Peludo, imprenditore di 52 anni, si lancia dall'ottavo piano della sua abitazione situata in via Cilea, nel centro del Vomero, quartiere collinare di Napoli.

- 22 APRILE 2012: Un artigiano edile di Bosa, 52 anni, si suicida perchè dopo aver perso il lavoro non riusciva a mandare avanti la famiglia. L'uomo aveva chiesto aiuto anche al sindaco. I motivi del gesto lasciati in un messaggio: «Scusatemi, ma forse non è solo colpa mia».

- 13 APRILE 2012: A Donnalucata, nel ragusano, un imprenditore agricolo in difficoltà a causa della crisi economica si suicida impiccandosi. L'uomo di 28 anni, titolare di impianti serricoli, lascia moglie e due figli. Il cadavere viene ritrovato dal padre, che avverte i carabinieri.

- 13 APRILE 2012: Un imprenditore, la cui azienda è in crisi, tenta di uccidersi sparandosi un colpo di fucile in piazza a Montecchio Maggiore (Vicenza).

- 12 APRILE 2012: Un agricoltore di 53 anni si uccide ad Altivole, in provincia di Treviso, perchè non in grado di coprire una serie di debiti che gravavano sulle sue spalle. La crisi e un'annata di siccità, che avrebbe compromesso il raccolto, le cause del drammatico gesto.

- 9 APRILE 2012: Una donna di 32 anni disoccupata tenta il suicidio perchè non riusciva a trovare un lavoro in provincia di Asti.

- 5 APRILE 2012: Un artigiano edile cinquantatreenne viene trovato morto, impiccato, all'interno di una abitazione che stava ristrutturando, nel centro di Savona. Sono i colleghi a scoprire il corpo senza vita.

- 21 MARZO 2012: A Crispiano, in provincia di Taranto, un uomo di 60 anni, disoccupato da due anni e invalido civile, a causa dello sconforto per le precarie condizioni economiche, si rinchiude nello sgabuzzino della propria abitazione e tenta il suicidio impiccandosi. La moglie, non vedendolo più in casa e notando la porta del ripostiglio chiusa a chiave, si preoccupa e telefona ai carabinieri e tra grida e lacrime chiede il loro aiuto. Grazie all'intervento dei carabinieri e del personale del 118 l'uomo viene salvato.

- 20 MARZO 2012: Un uomo di 53 anni, residente in provincia di Belluno, a Sospirolo, viene trovato senza vita, impiccato, in una baracca dietro alla sua abitazione. Da qualche tempo era in difficoltà economiche non riuscendo a incassare alcuni crediti. Il gesto estremo è maturato dopo che l'uomo è stato multato e si è visto sequestrare l'auto per guida senza patente.

- 15 MARZO 2012: Una donna di 37 anni tenta il suicidio per aver perso il lavoro in provincia di Lucca. La vittima ingerisce del liquido per sgorgare gli scarichi, un prodotto fortemente tossico, e finisce in ospedale.

- 9 MARZO 2012: Un commerciante di 60 anni, in provincia di Taranto, durante la notte si toglie la vita impiccandosi in contrada 'Ciaurrò, nella Marina della cittadina jonica. La causa del gesto è da attribuirsi a problemi di natura economica.

- 9 MARZO 2012: Un falegname di 60 anni si toglie la vita a Noventa di Piave (Venezia) per motivazioni riconducibili a problemi di carattere sia economico che personale. L'uomo lascia una lettera prima di compiere il folle gesto con una corda recuperata in azienda.

- 27 FEBBRAIO 2012: A Verona un piccolo imprenditore edile, dicendo di vantare crediti con vari clienti per circa 34mila euro, si presenta in banca chiedendo un prestito di 4mila euro. L'uomo, un 50enne titolare di un'impresa edile, vistosi negare il prestito dalla sua banca, verso cui era già debitore, esce dalla filiale e si cosparge di alcol tentando il suicidio . I carabinieri della Compagnia di Verona, intervenuti sul posto lo salvano.

- 26 FEBBRAIO 2012: Un imprenditore si toglie la vita impiccandosi nel capannone della sua ditta, in provincia di Firenze. Il cadavere viene trovato dai famigliari. All'origine del gesto le preoccupazioni dell'uomo, 64 anni, per la crisi economica che aveva investito la sua azienda: questo il senso del messaggio lasciato dall'imprenditore in un biglietto ritrovato accanto al corpo. L'uomo si impicca con una corda a una trave del capannone.

- 21 FEBBRAIO 2012: Un piccolo imprenditore trentino, oppresso dai debiti, cerca di suicidarsi gettandosi sotto un treno merci, nei pressi della stazione ferroviaria di Trento. Viene salvato dal tempestivo intervento di agenti.

- 15 FEBBRAIO 2012: A Paternò, in provincia di Catania, un imprenditore 57enne si uccide impiccandosi in preda alla disperazione a causa dei debiti della sua azienda. Il cadavere viene rinvenuto in un capannone in un deposito di proprietà della ditta della quale era titolare.

- 12 DICEMBRE 2011: Un imprenditore si suicida per problemi economici a Vigonza, nel padovano. Prima di uccidersi con un colpo di pistola nel suo ufficio lascia un biglietto sulla scrivania con scritto: «Perdonatemi non ce la faccio più». Soffriva perchè costretto ad accettare la cassa integrazione per i suoi dipendenti a causa di mancanza di liquidità.

10 FEBBRAIO 2011: Un commerciante si toglie la vita impiccandosi nel suo negozio situato al centralissimo corso Umberto a Napoli. è il figlio a fare la tragica scoperta. Prima di suicidarsi l'uomo lascia un biglietto ai suoi famigliari: «Perdonatemi, non ce la faccio più».

- 13 SETTEMBRE 2010: Troppi debiti. Questa la motivazione che spinge un imprenditore 57enne a bruciare nella notte, a Firenze, il ristorante che gestiva da tre anni, e poi a togliersi la vita impiccandosi nel gazebo esterno al locale. L'uomo, secondo quanto emerso, aveva uno scoperto di 18mila euro in banca. Prima di compiere il tragico gesto, invia degli sms ai suoi collaboratori, scrivendo: «Mi avete ammazzato con le vostre pretese, non riceverete più una lira, addio, arrangiatevi». L'imprenditore doveva ai suoi dipendenti degli stipendi arretrati.

- 2 MARZO 2010 - Un imprenditore si suicida a Camposampiero, nel padovano, per le difficoltà della sua azienda.

Le banche istigano al suicidio, una procura avvia le indagini:

E' questa una delle accuse mosse da Adusbef in un esposto inviato alle maggiori procure italiane. Sono ipotizzati anche i reati di truffa, peculato, abuso d’ufficio e appropriazione indebita. La novità delle ultime ore sta nel fatto che, secondo quanto detto ad Affaritaliani.it dal presidente di Adusbef Elio Lannutti, "una delle procure ha già affidato le deleghe per l’inizio delle indagini alla guardia di finanza!"


Le banche istigano al suicidio. E' questa una delle accuse mosse da Adusbef in un esposto inviato alle maggiori procure italiane. Oltre all’istigazione al suicidio, sono ipotizzati altri reati: truffa, peculato, abuso d’ufficio e appropriazione indebita. La novità delle ultime ore sta nel fatto che, secondo quanto detto ad Affaritaliani.it dal presidente di Adusbef Elio Lannutti, “una delle procure ha già affidato le deleghe per l’inizio delle indagini alla guardia di finanza”.
L’accusa parte dalle due operazioni di Ltro. Cioè dai finanziamenti concessi dalla Bce a un tasso agevolato dell'1%. L'iniziativa ha permesso agli istituti italiani di incamerare 251 miliardi di euro. Una iniezione di liquidità che, secondo Adusbef, gli istituti hanno tenuto per sé. “Quel finanziamento – afferma Lannutti – doveva servire a immettere nuova liquidità sul mercato e aumentare la disponibilità di credito verso le aziende. E invece è stato usato per pagare i bonus dei manager o per ripianare i bilanci delle banche. Mentre la crisi ha portato una catena di fallimenti, licenziamenti e suicidi”. La nostra, prosegue Lannutti, “è una campagna contro le banche e i banchieri, che ormai si credono padroni del mondo e hanno potere di vita o di morte sui governi”. Il tono dell’esposto presentato da Abusbef è duro quanto le parole del suo presidente: “Siamo dinanzi ad un modus operandi – si legge nel testo della denuncia - che se da un lato integra l’ipotesi di una vera e propria truffa, dall’altra apre le porte ad ipotesi delittuose vicine alla distrazione di denaro pubblico per fini privatistici e riservato ai compari di merende!"

di Paolo Fiore

Notizie estrapolate in Internet da Alexander Mitrokhin






ITALIA-CINA

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PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!