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venerdì 11 settembre 2015

11 Settembre 1973 - 11 Settembre 2015: 42 anni fa il golpe militare che portò al potere Augusto Pinochet in Cile...


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CILE - In quelle prime ore il Presidente Allende e il ministro della Difesa Orlando Letelier ricevettero informazioni incomplete sul golpe e pensavano che solo una parte della Marina avesse cospirato contro il governo. Non riuscirono a comunicare né con Gustavo Leigh, capo dell’Aeronautica militare, né con Augusto Pinochet, il generale capo dell’esercito che Allende stesso aveva nominato il 23 agosto 1973. Allende era convinto della lealtà di Pinochet e disse a un giornalista che i responsabili del colpo di Stato dovevano evidentemente averlo imprigionato. Era stato invece Pinochet a coordinare il colpo di stato con le altre forze militari.
Solo alle 8.30, quando le forze armate dichiararono di aver preso il controllo sul paese, fu chiaro quello che era successo. Nonostante la mancanza di qualsiasi sostegno militare, Allende rifiutò di dare le proprie dimissioni come gli avevano chiesto i golpisti e tenne un ultimo discorso di addio alla nazione attraverso radio Magallanes in cui disse: «Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento».
Verso mezzogiorno i militari ribelli circondarono con i carri armati il palazzo presidenziale e gli aerei militari iniziarono a bombardarlo. Luis Sepúlveda, lo scrittore che sarebbe stato incarcerato durante il regime di Pinochet per la sua attività politica, in un articolo tradotto e pubblicato su Repubblica, ricorda così quelle ultime ore:
Il giorno più nero della storia del Cile spuntò coperto di nuvole. La primavera alle porte, atterrita dall’orrore che si avvicinava, aveva deciso di negarci i primi tepori. (…) Il golpe fascista era iniziato, truppe e carri armati accerchiarono il palazzo, riecheggiarono i primi spari tra difensori e golpisti, le forze aeree bombardarono le antenne delle radio finché ne rimase soltanto una, quella di radio Magallanes, grazie alla quale ascoltammo e avremmo ascoltato le ultime parole del compagno presidente, quel «metallo tranquillo della mia voce». Con la Moneda assediata, Allende diede ordine di far uscire chiunque lo desiderasse, lui sarebbe rimasto a baluardo della Costituzione e della legalità democratica. In mezzo ai colpi d’arma da fuoco e ai proiettili esplosivi dell’artiglieria, un pugno di poliziotti socialisti decise di restare, e anche i GAP dissero chiaramente che la guardia non si arrendeva né abbandonava il Compagno Presidente. (…) Quando era quasi mezzogiorno, le forze aeree bombardarono la Moneda, le fiamme cominciarono a divampare nel palazzo ma il GAP non mollò. Rimane per sempre un’immagine di quel momento: il GAP Antonio Aguirre Vásquez, un patagone eroico, che spara dal balcone principale con la sua mitragliatrice calibro 30 finché le bombe non cancellano completamente la facciata della Moneda.
Alle due del pomeriggio era tutto finito. Alla guida del paese si insediò il generale Augusto Pinochet che governò fino al 1988. Nei combattimenti dell’11 settembre 1973 morirono 34 persone tra i militari ribelli e 46 tra i GAP. All’interno del palazzo della Moneda morirono due persone: il giornalista Augusto Olivares e il presidente Allende.
La morte di Allende
Il giorno del golpe, Salvador Allende fu ritrovato morto nel suo ufficio alla Moneda. Ci sono state numerose indagini e discussioni per stabilire se fosse stato assassinato o se si fosse suicidato prima di essere catturato. Nel 2011, dopo la riesumazione del corpo chiesta dalla famiglia, la commissione incaricata di chiarire le circostanze della morte dell’ex presidente ha affermato, come sostenuto nella versione ufficiale, che sia stato un suicidio. La versione ufficiale, sostenuta anche dal medico personale di Allende presente al suo fianco durante il golpe, è che il presidente si sia tolto la vita con un fucile AK-47 che gli era stato regalato da Fidel Castro. L’inchiesta ha concluso che Allende morì in seguito a due colpi d’arma da fuoco sparati con un fucile che teneva in mezzo alla gambe.
Prima del golpe
Il 3 novembre del 1970 il leader del Partito Socialista Salvador Allende era stato eletto presidente del Cile, guidando un’ampia coalizione di sinistra. Oltre all’appoggio degli operai e degli studenti, aveva l’aiuto della borghesia progressista e di molti intellettuali di sinistra (Pablo Neruda e Victor Jara, per citare solo i più conosciuti). Allende iniziò subito a muoversi per realizzare una riforma in senso socialista della società cilena. Fu avviato un programma di nazionalizzazione delle miniere e delle principali industrie private, fu creata una sorta di tassa sulle plusvalenze, fu decisa una riforma agraria e annunciata una sospensione del pagamento del debito estero. Furono molte le riforme anche dal punto di vista sociale: l’introduzione del divorzio, l’annullamento delle sovvenzioni statali alle scuole private, l’estensione del congedo di maternità.
La politica di Allende, sempre più orientata a sinistra, e i suoi stretti rapporti con Cuba – Fidel Castro trascorse un mese a Santiago nel 1971 – furono accolte con preoccupazione della gran parte della borghesia cilena, dei proprietari terrieri, degli imprenditori, della Chiesa Cattolica e degli Stati Uniti, spaventati dalla possibilità che il comunismo contagiasse il Sudamerica. Subito dopo la vittoria di Allende, Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di stato durante la presidenza di Richard Nixon, disse: «Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli». L’amministrazione Nixon cominciò dunque a esercitare una pressione economica sempre maggiore attraverso diversi canali: l’embargo, il finanziamento degli oppositori politici nel Congresso Cileno e, nel 1972, l’inconsueto appoggio economico al sindacato dei camionisti, che portò a continui scioperi e manifestazioni. Non ci sono prove che gli Stati Uniti abbiano appoggiato direttamente il colpo di Stato di Pinochet nel 1973: da un rapporto che si è concluso nel 2000 è risultato che la CIA «non assistette Pinochet nell’assumere la presidenza». Dallo stesso documento risulta però che gli Stati Uniti fornirono un supporto materiale al regime dopo il golpe e che molti uomini di Pinochet divennero informatori degli Stati Uniti.
L’anno del colpo di stato l’economia cilena era in forte crisi e la situazione sociale e politica molto tesa. Il 29 giugno, un reggimento dell’esercito cileno circondò con i carri armati La Moneda e cercò di rovesciare il governo: il tentativo fallì per l’intervento di una parte “lealista” dei vertici militari, ma fu poi considerato una “prova generale” del colpo di stato del successivo settembre. Il 22 agosto di quello stesso anno, i membri cristiano-democratici e del Partito Nazionale (il centro e la sinistra della Camera dei deputati diventati sempre più compatti nella loro opposizione a Allende) scrissero un documento in cui accusavano il governo di atti incostituzionali e si appellavano all’esercito per rimuovere il presidente. Il documento non ottenne il voto favorevole dei due terzi del parlamento, ma dimostra come anche la situazione politica del governo Allende fosse in grande difficoltà.
Gli anni di Pinochet
La giunta che prese il potere dopo il colpo di stato dell’11 settembre 1973 era formata da quattro persone che si accordarono per una presidenza a rotazione (cosa che poi non avvenne) e nominarono Pinochet capo permanente. Il 13 settembre, la giunta militare sciolse l’Assemblea Nazionale, distrusse i registri elettorali, mise fuori legge tutti i partiti che avevano fatto parte di Unidad Popular, la coalizione di Allende, decise da subito una serie di restrizioni della libertà individuale dei cittadini e emanò delle leggi speciali per la magistratura.
Oltre alle modifiche legislative, il regime di Pinochet si caratterizzò per l’uso della violenza fisica come strumento della propria azione di governo. Subito dopo il golpe, lo Stadio Nazionale di Santiago venne trasformato in un enorme campo di concentramento dove, nel corso di quei primi mesi, vennero torturate e interrogate migliaia di persone. Moltissime donne vennero stuprate dai militari addetti al “campo”. Migliaia di persone scomparvero nel nulla. Il governo cileno ha finora riconosciuto più di 40 mila torturati, uccisi o perseguitati dal regime.
Pinochet attuò una politica economica fortemente liberista ispirata al pensiero di Milton Friedman e alla scuola di Chicago: ridimensionò il ruolo dello stato, privatizzò molte aziende, riformò il mercato del lavoro, avviò un programma di totale apertura verso l’estero. In questo venne appoggiato dall’oligarchia finanziaria, dalle classi medie e dalle multinazionali a cui aveva affidato il controllo delle imprese che Allende aveva nazionalizzato: l’economia cilena ne trasse benefici alterni, ma fu schiantata dalla grande crisi mondiale del 1982, in seguito alla quale Pinochet annullò gran parte degli interventi iniziali e dell’approccio della scuola di Chicago. Alcuni commentatori dissero che sarebbero state le iniziative successive, che smentirono gran parte delle politiche liberiste, a salvare e aiutare a crescere l’economia cilena dopo le difficoltà gravissime del governo Allende, separando il giudizio sulla violenza sanguinosa del regime.
Fino al 27 giugno 1974 Pinochet rimase a capo della Giunta militare, poi, il 17 dicembre di quell’anno, assunse il titolo di “Capo Supremo della Nazione” e di Presidente del Cile. La Moneda venne ricostruita, venne varata una nuova Costituzione e Pinochet cominciò ad apparire in pubblico in abiti civili. Durante gli anni Ottanta le conseguenze della crisi economica, il crescere delle proteste contro il governo e uno sciopero generale, aumentarono le difficoltà del regime.
La fine della dittatura
Nell’ottobre del 1988 venne deciso un plebiscito per votare un nuovo mandato presidenziale di 8 anni per Pinochet, che era convinto di vincere e dunque di veder riconfermata la propria carica. Vinsero invece i sostenitori del “no” con il 55,99 per cento dei voti. In accordo con le norme della costituzione furono dunque convocate delle elezioni libere che si svolsero l’anno dopo. Pinochet rimase in Cile a capo delle forze armate fino al 1998 e poi come senatore a vita, godendo così dell’immunità parlamentare. Il Cile, intanto, accelerò il percorso verso il ritorno alla democrazia che raggiunse pienamente negli anni successivi.
Nel 1998, il giudice spagnolo Baltasar Garzón emise contro Pinochet un mandato di cattura internazionale per la sparizione di cittadini spagnoli durante la dittatura. Pinochet venne accusato di genocidio, terrorismo e tortura. Fu arrestato a Londra dove si trovava per farsi curare, ma non venne mai condannato. Il 2 marzo del 2000 il ministro dell’Interno inglese Jack Straw decise di liberarlo e di farlo tornare in patria dove riuscì ripetutamente a evitare qualsiasi processo a suo carico e dove morì per un attacco di cuore il 10 dicembre del 2006, a 91 anni.

L'11 settembre è il 254º giorno del calendario gregoriano (il 255º negli anni bisestili). Mancano 111 giorni alla fine dell'anno...


 Cerimoniale in ricordo delle vittime
11 Settembre 2001 - 11 Settembre 2015

L'11 settembre è il 254º giorno del calendario gregoriano (il 255º negli anni bisestili). Mancano 111 giorni alla fine dell'anno.

Indice

Eventi

Nati

Ci sono circa 630 voci su persone nate l'11 settembre; vedi la pagina Nati l'11 settembre per un elenco descrittivo o la categoria Nati l'11 settembre per un indice alfabetico.

Morti

Ci sono circa 300 voci su persone morte l'11 settembre; vedi la pagina Morti l'11 settembre per un elenco descrittivo o la categoria Morti l'11 settembre per un indice alfabetico.

Feste e ricorrenze

Nazionali

Religiose

Laiche

  • Cina – Festa nazionale dei Pompieri della Repubblica Popolare Cinese. Il giorno è scelto per il fatto che l'undicesimo giorno del nono mese (settembre) corrisponde al 119, il numero telefonico dei pompieri in Cina.
  • USA – Giorno del numero di emergenza "911"

11 SETTEMBRE 2001 - 11 SETTEMBRE 2015: 14 ANNI FA L'ATTENTATO "PRESUNTO" CHE HA DATO IL VIA AD UN LUNGO DECENNIO DI GUERRE IN NORD-AFRICA, MEDIO-ORIENTE, IN ASIA...

 
(Cliccare sulla scritta per aprire il link di Wikipedia)
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L'anniversario - 11 settembre 2001, gli Stati Uniti ricordano una tragedia che non smette di far male A 14 anni dagli attentati, numerose le celebrazioni in programma. Il cuore delle iniziative a New York. 
Il presidente Obama decreta tre giorni di "preghiera e commemorazione nazionale!"
NEW YORK - (STATI UNITI D'AMERICA) - L'anniversario 11 settembre 2001, gli Stati Uniti ricordano una tragedia che non smette di far male A 14 anni dagli attentati, numerose le celebrazioni in programma. Il cuore delle iniziative a New York. Il presidente Obama decreta tre giorni di "preghiera e commemorazione nazionale" Tweet 49 Marcy Borders, la donna soprannominata "Lady Dust" (Getty) È morta "lady cenere" ritratta dopo l'attacco dell'11 settembre a New York 11 settembre: le foto inedite di Bush e i suoi collaboratori durante l'attentato L'11 settembre attraverso i video amatoriali Da Bush a Obama: l'11 settembre nei discorsi dei presidenti americani "Quella mattina ero al World Trade Center": Martina Gasperotti racconta il suo 11 settembre 11 settembre: ecco chi erano gli attentatori I soccorritori, gli "eroi" dell'11 settembre 11 settembre 2001, l'edizione straordinaria del Tg3 11 settembre 2015 L’ultima vittima, poche settimane fa, è stata Marcy Borders, la giovane soprannominata “Lady Dust” perché fotografata ricoperta di cenere subito dopo il crollo di una delle torri del World Trade Center. È morta di tumore come molti altri sopravvissuti all’11 settembre: secondo le stime, i casi di neoplasia da allora sono stati tra 2500 e 3700. A 14 anni di distanza, l’attacco all’America continua a stroncare vite e fa ancora male a una nazione che non vuole dimenticare quel giorno drammatico che ha sconvolto il mondo. Migliaia di persone alle celebrazioni Anche quest’anno migliaia di persone sono attese sui luoghi della tragedia: New York, Washington e Shanksville. Scenderanno in strada per ricordare le quasi 3mila persone morte quando quattro aerei di linea dirottati si schiantarono rispettivamente sulle Torri Gemelle (alle 8.46 e alle 9.03 locali), sul Pentagono (alle 9.37) e su un campo in Pennsylvania (alle 10.03). Le cerimonie a New York A New York la cerimonia principale si svolgerà al Memoriale dell’11 settembre, con minuti di silenzio nei momenti degli schianti e del crollo delle torri e con la lettura dei nomi delle vittime. Inoltre, come ogni anno, nelle ore serali 88 proiettori genereranno delle colonne di luce che uniranno terra e cielo. In condizioni meteo ideali, il cosiddetto “Tribute in Light” è visibile a quasi 100 chilometri di distanza. Obama atteso a Fort Meade Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, insieme alla first lady e al suo staff parteciperà ad un momento di silenzio nel giardino della Casa Bianca e incontrerà i militari della base di Fort Meade. "Il presidente - ha riferito il portavoce Eric Schultz - non vede l'ora di parlare con uomini e donne patriottici che lavorano ogni giorno per mantenere l'America sicura e onorare i sacrifici dei soldati e delle loro famiglie". Un giorno che ha cambiato la Storia Gli attentati, rivendicati da Al Qaeda, hanno modificato il corso della Storia. Gli Stati Uniti – e più in generale l’Occidente – si scoprirono più vulnerabili e impararono a conoscere il volto di un nuovo nemico, quell’Osama Bin Laden che sarebbe stato ucciso quasi 10 anni dopo, nel maggio 2011, con un raid delle forze armate statunitensi ad Abbottabad, in Pakistan. In meno di un mese ci sarebbe stato l’attacco statunitense all’Afghanistan e da lì una spirale di eventi che hanno cambiato il mondo. 
 

sabato 5 settembre 2015

Mentre l'Europa intera si appresta ad affrontare l'emergenza-profughi più catastrofica e disumana dalla fine della Seconda Guerra Mondiale del 1945, il vero responsabile di questo immenso dramma umano, cioè l'ex-Presidente Francese Sarkozy, si gode la fine delle vacanze estive con la sua bella Carla Bruni...Nicolas Sarkozy dovrebbe essere denunciato per gravi crimini contro l'umanità al Tribunale Penale Internazionale dell'Aia, mentre Francia e Stati Uniti dovrebbero risarcire l'Italia, l'Ungheria e la Grecia, per i danni politico-finanziari causati dalle guerre che hanno scatenato in Nord-Africa e Medio-Oriente!!!

Carla Bruni (a sinistra) con Nicolas Sarkozy
ROMA - (ITALIA) - Mentre tutti i paesi dell'Unione Europea e dell'Europa dell'Est, stanno affrontando la più drammatica e catastrofica emergenza umanitaria, che mai prima d'ora si era registrata in Occidente, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il "vero responsabile" di tutto questo cataclisma, cioè l'ex-Presidente Francese Nicolas Sarkozy, nelle ultime settimane di Agosto si è rilassato in vacanza con la sua bella consorte Carla Bruni, preparando il suo rientro sulla scena politica Francese in vista delle imminenti elezioni presidenziali...avete capito bene, colui che ha scatenato la sanguinosa guerra in Libia nel 2011, contribuendo al crollo del Regime di Gheddafi ed al suo stesso assassinio per mano di agenti segreti Francesi, infiltratisi tra i "sedicenti" ribelli, armati dalla stessa Francia e dalla Cia di Barack Obama-Hillary Clinton, colui che dovrebbe essere incriminato al Tribunale Penale Internazionale dell'Aia per gravi crimini commessi contro l'umanità, potrebbe tornare a sedere sulla poltrona Presidenziale dell'Eliseo, non solo, potremmo presto vedere seduta sulla poltrona Presidenziale della Casa Bianca in America, la possibile prima Presidente donna Hillary Clinton, dunque il tandem Sarkozy-Clinton potrebbe seriamente tornare a minacciare la pace sociale in mezzo Mondo, se così fosse sarebbe un vero problema!!!
Tra il 2010 ed il 2011, probabilmente la Cia, in collaborazione con i servizi segreti Francesi, Inglesi e Israeliani, sostennero e forse aiutarono a fommentare le famose "Primavere Arabe" destabilizzando in pochissimi mesi interi paesi, dando il via alle tristemente note guerre civili più sanguinose, con la comparsa dell'ISIS (lo Stato Islamico Fondamentalista, costituitosi dalle milizie "ribelli" dei vari Regimi di Iraq, Siria e Libia, milizie sostenute ed armate ovviamente dall'Occidente e dalla CIA), che prima di quegli anni era impensabile uno scenario geopolitico odierno, a causa di quel violentissimo "terremoto politico" interi regimi in Nord-Africa, vennero destituiti e sostituiti con il CAOS e l'anarchia politico-religiosa più totale.
Dall'Egitto alla Tunisia, dalla Libia alla Siria, dallo Yemen all'Iraq, dunque, centinaia di migliaia di morti tra civili e combattenti, intere popolazioni sterminate, interi patrimoni culturali distrutti e persi per sempre, miliardi e miliardi di dollari/euro di danni, perdite incalcolabili di paesaggi naturali e città caratteristiche, famiglie intere separate e devastate dalla guerra civile che persiste tutt'oggi in mezzo Nord-Africa, guerra che ha portato miseria, carestia, povertà, sangue, morte...guerra che ha costretto milioni di persone a scappare dalle proprie case e dalle proprie città distrutte, per cercare rifugio in Europa e in Occidente; un vero e proprio esodo di massa.
Tutto questo caos, tutta questa anarchia politica pilotata a regola d'arte per proteggere gli interessi economici di Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti d'America.
In primo luogo la Francia, che destabilizzando l'intera area del Magreb tra il 2010 ed il 2011, in particolare in Tunisia e Libia, ha praticamente distrutto economicamente parlando, gli interessi finanziari e commerciali dell'Italia ma anche della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese.
Ed è solo per gli sporchi petro-dollari, per il pieno controllo degli oleodotti di gas e petrolio Siriani e Libici, solo per questi sporchi affari e per il controllo totale delle materie prime di tutto il Nord-Africa e Medio-Oriente, per l'influenza politico-finanziaria sull'Iraq, sull'Egitto, sulla Siria, sulla Libia, sullo Yemen e sulla Tunisia, per tutto questo Nicolas Sarkozy con la Francia in testa, appoggiata e sostenuta da Usa-Inghilterra, nel 2011 ha scatenato la guerra in Libia contro Gheddafi, guerra che ha generato altre guerre come appunto in Siria e Iraq.
Le "Primavere Arabe" sono state una farsa, un complotto politico-sociale vero e proprio che ha nascosto ma per poco tempo, le reali cause delle rivolte armate contro i propri governi legittimi, in particolare contro Mubarak in Egitto, Gheddafi in Libia, Assad in Siria.
Adesso a distanza di 4 anni, (2011-2015), tutti noi in Europa stiamo pagando le nefaste conseguenze di quello scempio che è stato scatenato in Nord-Africa e nel Magreb, dalla Francia di Nicolas Sarkozy in primis, stiamo pagando il prezzo di una vera e propria invasione di massa da parte di profughi in fuga da guerre, miseria, povertà, caos, distruzioni, da stragi e repressioni politico-religiose compiute dai fanatici tagliagole dell'Isis, e questa povera gente oggi cerca salvezza ed aiuto da parte proprio di quei paesi occidentali ed europei che hanno causato, fomentato e scatenato proprio quello stesso disastro umanitario che oggi è in atto in Nord-Africa, Medio-Oriente e Centro-Africa!!!
L'ex-Presidente Francese Nicolas Sarkozy, che oggi lavora per essere rieletto all'Eliseo a capo della Francia, è tra i più diretti responsabili di questa catastrofe umanitaria, come già si è detto, dunque dovrebbe in realtà essere incriminato per gravi crimini contro l'umanità al Tribunale Penale Internazionale dell'Aia, mentre la Repubblica Francese, insieme agli Stati Uniti, dovrebbe essere chiamata in causa e denunciata all'ONU per imporgli il pagamento di un risarcimento economico per sopperire ai gravi danni economici e sociali, che sono stati inflitti all'Italia ed agli altri paesi Europei, soprattutto all'Est come ad esempio la Bulgaria, l'Ungheria, la Grecia e la Romania, a causa non solo della guerra in Libia, ma a causa anche dell'enorme numero di profughi e di immigrati, che sempre a causa di quella guerra scellerata, sono sbarcati negli ultimi 4 anni in Italia, oltretutto la Francia dovrebbe essere chiamata a risarcire economicamente anche tutte le famiglie di tutte quelle migliaia di profughi che sono morti annegati nel Mediterraneo. Nicolas Sarkozy, un vero e proprio criminale di guerra!!! 


Alexander Mitrokhin

 
 

ITALIA-CINA

ITALIA-CINA
PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!