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mercoledì 31 gennaio 2024

TENUTA AL GUINZAGLIO COME UNA CAGNA: ILARIA SALIS CON LE CATENE A MANI E PIEDI, SEGUITA E GUIDATA DALLA POLIZIOTTA CARCERARIA UNGHERESE CHE LA TIENE AL LACCIO COME UN CANE PERICOLOSO! TENTATO OMICIDIO E' L'ACCUSA, PER L'ATTIVISTA ANARCHICA ANTIFASCISTA E ANTINAZISTA DOPO UN ANNO DI CARCERE IN UGNHERIA SI METTE MALE! RISCHIA 24 ANNI DI CARCERE! L'UNGHERIA DI ORBAN RISCHIA INVECE UN SEVERO RICHIAMO PER LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI CIVILI! IL GOVERNO ITALIANO CON IN PRIMIS GIORGIA MELONI E' IN IMBARAZZO E DIFFICOLTA' IN QUANTO ORBAN E' STRETTO AMICO ED ALLEATO DELLA PREMIER E DI FRATELLI D'ITALIA, DI SALVINI E DELLA LEGA NORD! COME ANDRA' A FINIRE? SI SAPRA' NELLE PROSSIME SETTIMANE, INTANTO L'11 FEBBRAIO 2024 I NEONAZISTI DI TUTTO IL MONDO SI PREPARANO A TORNARE A SFILARE PER LE STRADE DI BUDAPEST NELLA "GIORNATA DELL'ONORE"!

La Farnesina convoca l’ambasciatore. L’accusa è tentato omicidio: un anno fa aggredì alcuni manifestanti di estrema destra. E i suoi legali denunciano le condizioni in cui è detenuta!

CAGNA AL GUINZAGLIO? 
Ilaria Salis
, 39 anni, è un’anarchica italiana in carcere dal febbraio scorso in Ungheria. Maestra elementare milanese, militante antifascista, è accusata di tentato omicidio per l’aggressione a un gruppo di estrema destra. Si protesta innocente, ha rifiutato il patteggiamento a 11 anni. E ne rischia 24. Al processo è giunta con le manette ai polsi e alle caviglie, legate fra loro e attaccate a un guinzaglio tenuto dalle guardie penitenziarie in abbigliamento antisommossa e mephisto: «Un’immagine pazzesca!» denunciano i legali Eugenio Losco e Mauro Straini. 
La donna è in prigione da un anno. Secondo gli inquirenti, insieme ad alcuni esponenti del gruppo di estrema sinistra Hammerband partecipò ad una caccia all’uomo tra il 9 e il 10 febbraio scorso contro manifestanti di estrema destra.
MANIFESTANTI ANTIFASCISTI
Ora si è aperto il processo, rinviato poi al 24 maggio. E Losco spiega al 
Corriere della Sera le condizioni detentive: 
«È stato scioccante, un’immagine pazzesca. Ci aveva detto che veniva sempre trasferita in queste condizioni, ma vederla ci ha fatto davvero impressione. Era tirata come un cane, con manette attaccate a un cinturone da cui partiva una catena che andava fino ai piedi, con questa guardia che la tirava con una catena di ferro. Ed è rimasta così per tre ore e mezza. È una grave violazione della normativa europea l’Italia deve far finire questa situazione ora!». NON HA POTUTO LEGGERE GLI ATTI - In aula, aggiunge, ha sorriso, perchè per la prima volta ha potuto parlare con i familiari senza un vetro in mezzo: «Lo Stato italiano non può davvero più continuare a ignorare una situazione carceraria e processuale che viola le nostre leggi. L’imputato ha il diritto di seguire il processo libero di fianco al suo avvocato, Ilaria era incatenata in modo pazzesco. Inoltre Ilaria si è dichiarata non colpevole ma ha spiegato di non aver mai potuto leggere gli atti che non le sono stati mai tradotti e di non aver tanto meno visto le immagini su cui sostanzialmente si fonda l’accusa. E quindi ha detto di non poter presentare nessuna memoria. Questa situazione deve finire subito. Ilaria deve essere trasferita ai domiciliari in Italia e il governo deve fare subito qualcosa». Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato l’ambasciatore ungherese a Roma e commenta su Twitter: «Chiediamo al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana Ilaria Salis detenuta in attesa di giudizio!». Il padre di Ilaria, Roberto, ha organizzato una mobilitazione pubblica per riportarla a casa e alla tv Rtl ha detto: «Ha subito nelle prime settimane un trattamento assimilabile alla “tortura”!». Il Comune di Milano ha approvato un ordine del giorno per chiedere al governo di Budapest l’estradizione in Italia «per trascorrere il periodo di custodia cautelare nel suo Paese e per partecipare in videoconferenza dall’Italia al processo!». 


Cos’è il raduno neonazista del “Giorno dell’Onore”?

9 - 10 - 11 FEBBRAIO GIORNO DELL'ONORE
Si tiene ogni anno intorno all'11 febbraio per ricordare i soldati ungheresi e tedeschi uccisi durante l'assedio di Budapest nella Seconda guerra mondiale.
Ilaria Salis, la donna italiana
 detenuta in Ungheria da quasi un anno, è accusata di aver aggredito alcuni militanti neonazisti lo scorso febbraio a Budapest, in occasione delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”. È un evento che si svolge da anni nella settimana dell’11 febbraio: da sempre è legato a movimenti di estrema destra, neonazisti o neofascisti, che si riuniscono nella città e organizzano cortei, proteste e commemorazioni. Si vedono spesso striscioni con slogan antisemiti o ispirati alle ideologie naziste, e i militanti non nascondono la loro appartenenza a gruppi radicali. Il “Giorno dell’onore” non è una ricorrenza ufficiale, ma un anniversario simbolico relativo ad alcuni fatti dell’epoca della Seconda guerra mondiale. Tra l’ottobre del 1944 e il febbraio del 1945 nella città di Budapest ci furono scontri tra l’Armata Rossa, ossia l’esercito sovietico, e le forze tedesche e ungheresi (il regno d’Ungheria rimase alleato dei nazisti per buona parte della guerra). È il periodo del cosiddetto “assedio di Budapest”: a partire da dicembre la città venne accerchiata e bombardata dall’esercito sovietico, e le truppe tedesco-ungheresi rimasero senza via d’uscita. Nonostante la chiara situazione di difficoltà, Hitler impedì alle truppe tedesche di dichiarare la resa. A inizio febbraio però il comandante in carica, Karl Pfeffer-Wildenbruch, decise comunque di ordinare il ritiro dei suoi soldati: la notte dell’11 febbraio quasi 30mila soldati tedeschi e ungheresi iniziarono ad abbandonare Budapest, ma furono nuovamente attaccati dall’esercito russo. Moltissimi vennero uccisi negli scontri che seguirono il tentativo di ritirata, e sono oggi ricordati dai militanti neonazisti nel “Giorno dell’onore”. Secondo alcuni resoconti giornalistici, la manifestazione fu organizzata per la prima volta nel 1997 su iniziativa di István Győrkös, un militante ungherese di estrema destra che si definiva “Vezető”, un termine ungherese comparabile a “Führer” o “Duce”. Nel 1989 Győrkös fondò il movimento paramilitare Gruppo d’azione nazional-socialista ungherese (poi diventato Fronte Ungherese Nazionale): ne fu leader fino al 2016, quando uccise con un colpo di arma da fuoco un poliziotto che stava perquisendo la sua abitazione. Győrkös è stato poi condannato all’ergastolo. La manifestazione del “Giorno dell’onore” cominciò ad affermarsi a partire dai primi anni Duemila, e ancora oggi viene organizzata più o meno ogni anno. È diventato un evento internazionale, a cui partecipano regolarmente centinaia di militanti di organizzazioni neonaziste non solo ungheresi ma anche di altri paesi europei. Tra queste c’è “Sangue e onore”, un gruppo neonazista che prende il nome dal motto della gioventù hitleriana. Il gruppo fu fondato nel 1987 nel Regno Unito ma negli anni si è diffuso in vari paesi, tra cui l’Ungheria, ed è stato dichiarato illegale dalle autorità in Germania e in Spagna. Nell’ambito delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”, oltre ai cortei nel centro di Budapest alcuni militanti partecipano anche a una camminata di 60 chilometri tra le montagne intorno alla città, seguendo il percorso fatto dalle truppe tedesche e ungheresi nel febbraio del 1945: secondo vari resoconti alcuni partecipanti indossano divise militari che ricordano quelle dei soldati nazisti, con svastiche e altri simboli estremisti. La compagnia che organizza la camminata sostiene che non abbia «scopi politici», ma che sia semplicemente un’occasione per ricordare un evento storico. Le manifestazioni neonaziste sono spesso affiancate da contro-manifestazioni ed eventi organizzati da gruppi pacifisti o anti-fascisti. Dal 2017 in poi ci sono stati diversi tentativi per bloccare le manifestazioni del “Giorno dell’onore”, che però sono sempre falliti a causa della contrarietà della Corte Suprema ungherese. Solo nel 2022 la Corte approvò la richiesta presentata dalle forze dell’ordine di Budapest, e la manifestazione fu vietata. Nella sentenza la Corte spiegò che la presenza di gruppi estremisti «potrebbe essere accompagnata da minacce per l’ordine pubblico». Nel 2023 invece la manifestazione si è svolta regolarmente, e diversi militanti neonazisti ungheresi e stranieri si riunirono a Budapest tra il 9 e il 12 febbraio. Alcuni furono aggrediti per strada da un gruppo di persone a volto coperto, che vennero riprese dalle telecamere di sicurezza dei negozi locali: pochi giorni dopo le autorità ungheresi arrestarono alcuni militanti antifascisti tedeschi, insieme a Ilaria Salis.




sabato 27 ottobre 2012

L'omicidio di Melania Rea: Parolisi ebbe un complice, ma chi è?


IL MISTERO DELL'OMICIDIO DI MELANIA REA
Inizialmente si pensava che avesse agito da solo, il caporalmaggiore della Caserma Clementi sia nella fase dell'assassinio che in quella del vilipendio di cadavere. La Procura di Teramo, secondo quando si evince dall'ordinanza, di cui una parte è trapelata ai mass-media, ipotizza che Parolisi abbia potuto avere un complice, qualcuno da inviare a Ripe a "fare il lavoro sporco al posto suo". Secondo l'anatomopatologo, un individuo tornò il giorno dopo, per depistare le indagini ed infierire sul corpo della povera Melania. Parolisi ha inviato qualcuno la mattina del 20 aprile scorso, qualcuno di cui si fidava, un collega forse? Oppure ha realmente agito da solo, come testimonierebbe l'amico Raffaele Paciolla che lo vide uscire all'alba proprio il 20 aprile? Il nuovo giallo che potrebbe dirimere questi dubbi riguarda il telefonista anonimo che ha rinvenuto il corpo senza vita della Rea. Perché non si fa vivo? Perché non rivelare la sua identità senza timori, se estraneo totalmente ai fatti? Ciò potrebbe alimentare il sospetto che l'uomo c'entri qualcosa, se non con l'omicidio, almeno col vilipendio di cadavere. Che si tratti del misterioso complice che furbamente resta in incognito? Sia come sia la caccia all'uomo è partita, anche da parte dei difensori del Parolisi che vorrebbero ottenere informazioni a favore dell'indagato proprio da chi ha rinvenuto il cadavere nel bosco di Ripe.


sabato 1 settembre 2012

Tutto quello che avreste potuto sapere sul delitto di Sarah Scazzi...a 9 anni di distanza dall'omicidio di Avetrana, (26 Agosto 2010 - 26 Agosto 2019), nessun rito per ricordarla e soprattutto ancora oggi la verità stenta a venire a galla, ancora troppi dubbi sia sul movente del delitto, sia sulle modalità con cui è stato eseguito; troppi sono stati gli errori iniziali degli inquirenti, (voluti o casuali?), troppo il tempo che si è perso nei primissimi giorni subito dopo l'orrendo delitto; si poteva fare di piu' e si potevano utilizzare da subito le intercettazioni telefoniche ed ambientali! Una preghiera e un ricordo per la giovane vita spezzata di Sarah Scazzi che quest'anno avrebbe dovuto compiere 23 anni! A nove anni dalla morte di Sarah Scazzi, Avetrana sembra aver dimenticato uno dei delitti piu' torbidi dell'ultimo decennio!

SARAH SCAZZI E LO ZIO MICHELE MISSERI
I FUNERALI DI SARAH SCAZZI
 
AVETRANA - (PUGLIA) - “Perché i pm Pietro Argentino e Mariano Buccoliero tra i molti testimoni non hanno chiamato anche Valentino Castriota a testimoniare tutto quanto era da lui conosciuto sul caso Sarah Scazzi, essendo il Castriota il primo ad essere intervenuto da estraneo nell’ambiente familiare in qualità di portavoce della famiglia Scazzi nei rapporti con i media?
Le 21 udienze del dibattimento e un centinaio di testimoni sfilati, direttamente o tramite verbale, dinanzi alla corte d’assise, hanno dimostrato che gli autori del delitto vanno cercati tra le ultime persone ad aver visto Sarah il pomeriggio del 26 agosto 2010, ovvero Michele Misseri, sua figlia Sabrina e sua moglie Cosima. Sul movente, quel mix di gelosia e rancore tratteggiata dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Pietro Argentino, non c’è ancora sufficiente chiarezza e condivisione. Hanno sposato un tesi e non la vogliono abbandonare. Ma è quella giusta? Porta ad una verità giudiziaria, ma è anche quella storica? C’è una prima domanda di Mimmo Mazza del “La Gazzetta del Mezzogiorno”, tra molte, che attende ancora una esauriente risposta: quanti sapevano già il 26 agosto del 2010 che a Sarah Scazzi era successo qualcosa di terribile? Poche ore dopo la scomparsa di Sarah, quando la notizia comincia a circolare in paese, sul profilo Facebook chiamato «Regen» (pioggia in tedesco), gestito da alcune persone tra le quali ci sarebbero Antonella Spinelli, la cuginetta di Sarah di San Pancrazio Salentino, ma anche Sabrina Misseri (la cugina in carcere perché accusata di omicidio), Alessio Pisello, amico sia di Sarah che di Sabrina, e dalla stessa Sarah compaiono delle foto inquietanti (poi rimosse ma entrate in possesso della Gazzetta del Mezzogiorno): un manichino legato da corde, una ragazza bionda che galleggia nell’acqua e un pozzo. Coincidenze? Il cadavere di Sarah – stando a quanto raccontato da Michele Misseri – è stato imbragato con una corda (praticamente come il manichino postato su Fb) per poi essere calato nella cisterna di contrada Mosca, cisterna piena di acqua. Un manichino con la corda, la ragazza in acqua, la botola di un pozzo. Possibile che a suo tempo ci fu qualcuno che cercò d’indirizzare gli inquirenti verso la verità ma non fu ascoltato? Il mistero resta. E forse si intreccia con quello riguardante la collana con un teschio che Sarah comprò assieme alla cugina Antonella a San Pancrazio prima di far ritorno a casa, il 25 agosto e due anni fa. Concetta ricorda di aver visto quella collana ma quel teschio non è mai stato ritrovato. Attenti a parlare di omertà di un intero paese e della sua comunità. Si potrebbe parlare di reticenza di qualcuno o, quantomeno, di indagini svolte in modo approssimativo da gente forse non preparata a questo tipo di situazioni delittuose. Ma parlare di inadeguatezza degli inquirenti è un tabù per i giornalisti che si sono occupati del caso. Troppo amici dei magistrati, fonte delle loro notizie, per poter sputare nel piatto in cui mangiano. Da qui la domanda più importante.
«Vorrei farvi una domanda alla fine dell’audizione dei testi dell’accusa nel processo sul delitto di Sarah Scazzi: Perche non è mai stato ascoltato l’ex portavoce Valentino Castriota? Perché i pm Pietro Argentino e Mariano Buccoliero tra i molti testimoni non hanno chiamato anche Valentino Castriota a testimoniare tutto quanto era da lui conosciuto sul caso Sarah Scazzi, essendo il Castriota il primo ad essere intervenuto da estraneo nell’ambiente familiare in qualità di portavoce della famiglia Scazzi nei rapporti con i media? “Il Corriere della Sera” e le altre testate, così come la rete, danno la notizia. Valentino Castriota nativo di Trepuzzi (Lecce) e residente a Roma è stato arrestato il 5 gennaio 2011 con l’accusa di truffa e millantato credito nell’ambito di un’inchiesta della Procura della capitale su finte assunzioni presso la Marina militare, di cui danno notizia alcuni quotidiani pugliesi. A Castriota è stata notificata dai carabinieri un’ordinanza di custodia cautelare del gip del Tribunale di Roma Giovanni Ariolli su richiesta del pm Ilaria Calò. L’uomo, a quanto riportato dai giornali, è accusato di aver millantato conoscenze nelle forze armate per garantire, in cambio di soldi, la ferma prolungata a otto militari in congedo illimitato. Per millantato credito e truffa: per questo è stato arrestato l’ ex portavoce della famiglia Scazzi, Valentino Castriota. Avrebbe intascato soldi da ex ufficiali della Marina dietro la promessa di farli tornare in servizio. Valentino Castriota, 37 anni, di Trepuzzi, è stato arrestato dai carabinieri della stazione su delega dei colleghi del Nucleo in servizio presso il Ministero della Difesa: l’ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari di Roma, Giovanni Ariolli, gli ha contestato di aver intascato diverse migliaia di euro da sette ufficiali della Marina in ferma prolungata, dietro la promessa di farli tornare in servizio. Uno di questi ha scoperto il raggiro contestato dal pubblico ministero Ilaria Calò, presentandosi negli uffici di Genova della Marina con lettera che avrebbe ricevuto per intercessione di Castriota: e fu allora che scoprì di essere stato raggirato. Castriota, tra l’altro, si rileva dalla stampa, non è nuovo a queste vicende nonostante si sia esposto come portavoce della famiglia Scazzi, ma anche come uno dei promotori dell’associazione “Famiglie fratelli ristretti di Brindisi” e recentemente ha fondato un sodalizio a difesa delle donne. Il pubblico ministero della Procura di Lecce, Giovanni De Palma, ha chiesto la proroga delle indagini su nove ragazzi che gli avrebbero consegnato del denaro per garantirsi un posto di lavoro. Chi per fare l’autista di Gianfranco Fini, chi per lavorare alla Stp e chi alle Poste. Quest’ultimo ha subito la stessa onta dell’ufficiale della Marina presentatosi a Genova: con una lettera si è rivolto alla direzione delle Poste centrali di Lecce credendo di essere stato assunto. Ma anche questa lettera non sarebbe stato altro che un tassello dell’ennesima truffa. Tra l’altro negli anni scorsi Castriota finì sotto processo al Tribunale di Mesagne per aver spillato 70 milioni di lire ad una biologa di Torchiarolo dopo averle promesso un posto in un ospedale del Nord Italia grazie all’intercessione di un fantomatico deputato di An chiamato Fittipaldi. Il processo si chiuse perché l’altro imputato risarcì la vittima convincendola così a rimettere la querela. Insomma, se le accuse che gli sono costate il carcere si riveleranno fondate, sembra azzeccata la descrizione della personalità di Castriota fatta dal Gip del Tribunale di Roma Giovanni Ariolli: “Una spiccata capacità mimetica, doti dialettiche ed organizzative non comuni”. Ma l’indagato si professa innocente e vittima di raggiri anche lui: «Attendiamo l’esito delle indagini e spero quanto prima che il mio assistito dimostri la sua estraneità», sostiene l’avvocato difensore Giovanni Battista Cervo. «Se quelle promesse non hanno trovato seguito, lo si deve a terze persone. Quelle che poi hanno preso i soldi». Valentino Castriota per qualche settimana si disse “portavoce” di casa Scazzi e alla famiglia propose la gestione dei media. Perché non è stato mai ascoltato? Si dirà: nel processo Sarah Scazzi è inattendibile od è ininfluente. Certo che un dubbio viene: non è forse perché si vuol tacitare l’errore commesso dagli organi investigativi che in quel frangente di tempo dicevano di cercare Sarah e comunicavano che le indagini approfondite erano in corso a 360° e che invece sfuggisse loro il fatto che proprio all’interno della famiglia nell’imminenza del fatto si era permesso di inserirsi un corpo estraneo, già noto anche come il presenzialista di “Striscia la Notizia”? Anomalia sconosciuta dai carabinieri e dalla procura di Taranto e resa nota proprio su mia segnalazione fatta settimane dopo la scomparsa di Sarah, per non essere accusato di protagonismo. Segnalazione che solo allora ha portato all’allontanamento del Castriota. O forse perché si vuol tacitare la pessima figura fatta proprio dai media, nazionali e in particolar modo locali, che si arrogavano una presunta emancipazione che non esiste (i cittadini tarantini vengono definiti dai provinciali: cozzari). Giornalisti così affamati di verità ed a tal fine impegnati a riportare chiacchiere, pettegolezzi e maldicenze sul paese e sulla ragazza scomparsa, tanto da non scoprire quanto era palese sotto i loro occhi? Gli stessi organi di informazione che prima cercavano Sabrina e che oggi sposano in pieno la tesi accusatoria della sua colpevolezza? Il Settimanale “Oggi” con Giuseppe Fumagalli su Focus nel mese di novembre 2011 pubblicò una bella intervista del CASTRIOTA il quale parlava dei depistaggi e non solo di quelli. Perché non è stato mai ascoltato?»
“Sabrina Misseri parla. Dal 26 agosto 2010 non ha fatto altro. Fondamentalmente ha espresso due concetti. Oggi che è in carcere, accusata dell’omicidio di Sarah, proclama la propria innocenza. Prima di essere arrestata proclamava la colpevolezza degli altri. La ragazza, dicono i suoi avvocati, è sempre stata sincera. Lo è oggi e lo era anche allora, quando non poteva immaginare un padre mostro e forniva elementi, spunti e suggerimenti che potevano rivelarsi utili alle indagini. «Storie», ribattono i magistrati. Per loro Sabrina è una gran bugiarda. Sapeva benissimo che fine aveva fatto la cugina e tutto quello che raccontava aveva come unico scopo il depistaggio, per tenere carabinieri e magistrati il più possibile lontani da casa sua e dalla scena del delitto. Colpevolisti o innocentisti, ognuno può vederla come vuole. O se ancora non si è fatto un’idea, può rivederla come un film in dvd. Avetrana ha riempito Internet, giornali, trasmissioni televisive e oggi quel materiale permette di tornare indietro, premere play e ripartire da zero. Può essere un esercizio interessante. Utile per raccoglierle i frammenti dispersi dalla cronaca e allinearli in un’unica storia. Per scoprire così che nei primi dieci giorni di ricerche Sabrina ha indicato almeno dieci piste. Una al giorno. In questo viaggio a ritroso la guida è Valentino Castriota, trentasettenne leccese, accorso ad Avetrana due giorni dopo la scomparsa di Sarah. «Un amico mio, parente della famiglia, mi presentò a Concetta, mamma della ragazza. Donna fredda? No, io ho visto una donna frastornata. Era assediata dai media, c’erano giornalisti che si infilavano in camera di Sarah e li abbiamo persino trovati a frugare nei cassetti, alla ricerca di chissà quale scoop. È allora che ho deciso di fare la mia parte e ho fatto da portavoce alla famiglia Scazzi. Gratis, naturalmente». In quei giorni Sabrina va e viene dalla casa di Sarah e Valentino entra subito in contatto con lei. «Quella ragazza era un fiume in piena», ricorda lui. «Appena arrivava voleva sapere tutto, le televisioni o i giornali che volevano intervistarla, gli orari delle trasmissioni e poi il suo look, se era meglio col codino o coi capelli sciolti, con gli occhiali o senza, col trucco o nature». Con gli inquirenti che non sanno da che parte girarsi, Valentino viene travolto dal tornado Sabrina. Lei produce ipotesi investigative a raffica, lui le organizza interviste, conferenze stampa, appelli. «Erano tutti lì a pendere dalle sue labbra», spiega, «e questo invece che intimidirla le dava una carica pazzesca. Qualsiasi cosa andava bene. Bastava una voce, la notizia apparsa su un giornale o anche una supposizione campata per aria e lei partiva in quarta. Che fosse in casa coi famigliari o in pubblico davanti alle telecamere non si fermava più». L’ex portavoce di casa Scazzi però prende nota e quando riordina gli appunti si spaventa. «All’inizio mi sono lasciato travolgere. Poi, col passare dei giorni, c’era qualcosa che non mi tornava e lei lo ha capito». I primi contrasti cominciano con la fiaccolata per Sarah. «Lei non la voleva», prosegue Castriota, «diceva che non serviva a niente, che sarebbero venute cento persone. Credo che Sabrina volesse avere tutto sotto il suo controllo e un evento pubblico come la fiaccolata la preoccupava. Temeva che la situazione le sarebbe scappata di mano. Il 9 settembre, dopo la fiaccolata, piangeva sulle mie spalle e ho pensato che avesse cambiato idea. La sera dopo quando mi sono avvicinato a casa sua lei non si è fatta vedere. È uscita solo Cosima, che mi ha preso a male parole, come uno che si stesse immischiando nelle loro faccende». In quel momento si consuma la rottura. Sabrina scarica Valentino e insiste perché Concetta faccia lo stesso. «Ormai c’era qualcosa che non mi convinceva», insiste lui, «non potevo far finta di niente e così mi sono tolto dai piedi. Le dieci storie che ho sentito raccontare a Sabrina però non le ho dimenticate. E nei giorni successivi le ho viste uscire tutte. E tutte si sono rivelate campate in aria». Valentino le elenca, dividendole in due capitoli. Il primo, più scarno riguarda due ipotesi di sequestro. Uno, ordito dalla rumena Maria Pantir, badante del nonno di Sarah, il secondo portato a termine dagli zingari. Segue il capitolo più corposo delle fughe. Tre per amore. La cugina poteva essere scappata con un ragazzo conosciuto qualche giorno prima a San Pancrazio, poi con un trentenne col quale chattava e infine per farsi notare da un compagno di scuola che le piaceva e da cui si sentiva ignorata. «Me lo ricordo ancora quel ragazzino», commenta Valentino, «mentre lancia un appello la sera della fiaccolata: “Torna Sarah, diventeremo amici, te lo prometto”». Ma l’amore non è tutto. E Sabrina si sbizzarrisce. Sarah? Forse è in Germania, a casa di un cugino che la chiamava. Anzi, se n’è andata perché insofferente alla fede religiosa della madre, testimone di Geova. E non andava trascurato un episodio di inizio estate, quando Sarah si era scattata delle foto buttando lì una frase strana: «Le useranno quelli di Chi l’ha visto?» (la trasmissione che si occupa di persone scomparse e che il 6 ottobre avrebbe annunciato il ritrovamento del cadavere). Siamo a otto. «Nove e dieci mi danno i brividi», continua Valentino. «Me la ricordo come fosse oggi, mentre si rivolge a Concetta e le confida il lato segreto della figlia, ragazza spinta e disinibita, desiderosa di vivere la sua libertà lontana dalla famiglia. E se davvero sapeva della fine di Sarah, mi chiedo con che coraggio il 1° settembre abbia mostrato a sua zia quel messaggio arrivato sul suo telefonino da un numero sconosciuto: “Mamma sto bene non ti preoccupare”». Siamo a dieci. Ma sono ancora di più se si considera la testimonianza di Mariangela, che delle ricerche iniziate il 26 agosto fotografa un particolare: «Sabrina ripeteva “l’hanno presa, l’hanno presa”». Dodici se si considera l’interrogatorio dell’8 settembre, quando mette a verbale i suoi «sospetti sul padre di Sarah, descritto come uno che allungava le mani alle donne». Il 21 ottobre 2011, quando il gip Martino Rosati decide di tenere Sabrina in galera ed elenca tutti gli indizi raccolti contro di lei, in testa ci sono i depistaggi. Che alla fine non depistano. E per i giudici, riportano sempre a casa Misseri.”
Nessun pellegrinaggio nei luoghi dell'orrore, nessun rito religioso per ricordarla, rarissime visite al cimitero di Avetrana (Ta) dove e' sepolta: a due anni dalla tragica morte della quindicenne Sarah Scazzi, ad Avetrana non c'e' assolutamente nulla che riporti in qualche modo al clamore mediatico di quel fine estate-inizio autunno del 2010.
Allora la tragedia di Avetrana era su tutti i giornali e le tv, mentre decine di persone si spostavano anche da fuori regione per vedere i posti dove Sarah era stata: la sua casa e quella degli zii Misseri. Di Sarah non si parla piu'. Il 26 agosto 2010 Sarah Scazzi, 15 anni, zainetto sulle spalle e cuffie per la musica alle orecchie, esce di casa diretta in via Deledda per incontrare la cugina Sabrina Misseri e l'amica Mariangela Spagnoletti con le quali aveva in programma di andare al mare.
Indossa una t-shirt rosa, pantaloncini corti neri, ai piedi un paio di infradito. Secondo gli inquirenti, nella villetta dei Misseri, Sarah e' stata uccisa da Sabrina e dalla zia Cosima Serrano, con la complicita' di Michele Misseri (padre e marito delle due presunte assassine), a sua volta accusato di soppressione di cadavere, in concorso con le due donne, con il fratello Carmelo e il nipote Mimino Cosma. Per il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, il suo aggiunto Pietro Argentino e il pm Mariano Buccoliero non ci sono dubbi: hanno ucciso Cosima e Sabrina. Il movente e' la gelosia che Sabrina nutriva nei confronti della cugina, che aveva atteggiamenti affettuosi per l'amico comune Ivano Russo, del quale entrambe si erano invaghite. A fine agosto 2010, dopo alcuni giorni di incertezze perche' si pensava a una fuga volontaria, Sarah Scazzi comincia a essere cercata ovunque, anche per le insistenze della mamma Concetta, che pensa a un rapimento. Si parla anche di romeni ma cosi' non sara'. Poi iniziano le battute nelle campagne, fra casolari diroccati e pozzi incustoditi. Arrivano numerosi rinforzi per i carabinieri impegnati nelle indagini e alla madre di Sarah l'allora prefetto di Taranto, Carmela Pagano, consegna anche una lettera di risposta del presidente Napolitano. Michele Misseri, sua moglie Cosima e le figlie Sabrina e Valentina vengono ascoltati piu' volte dagli investigatori. Il 29 settembre 2010 Michele Misseri consegna ai carabinieri il cellulare di Sarah raccontando di averlo trovato in campagna tra le stoppie che aveva bruciato la sera prima. Ma si tratta, palesemente, di una messinscena. Il 6 ottobre lui, la moglie Cosima e la figlia Valentina vengono convocati nella sede dei carabinieri di Taranto. Dopo un interrogatorio-fiume, Michele confessa e in seguito portera' lui stesso gli investigatori in contrada Mosca nelle campagne di Avetrana.
Concetta Serrano apprende la notizia in diretta tv, mentre partecipa alla trasmissione "Chi l'ha visto?" seduta in casa Misseri accanto alla sorella Cosima. Il cadavere di Sarah e' nascosto in una cisterna di acqua, galleggia e ha i segni di quella lunga permanenza: 40 giorni. Michele afferma di aver ucciso Sarah strangolandola perche' la giovane aveva rifiutato i suoi approcci sessuali. E aggiunge di aver abusato del cadavere sotto un albero di fico. Ma il 15 ottobre Michele chiama in causa la figlia Sabrina e poco dopo scarica tutte le responsabilita' sulla stessa Sabrina e conferma le sue dichiarazioni nel corso di un incidente probatorio. Il 26 maggio 2011 viene arrestata anche sua moglie, Cosima Serrano, accusata in concorso con la figlia Sabrina. Il processo, cominciato il 10 gennaio scorso, riprendera' il 18 settembre.
Cosima e Sabrina sono detenute nel carcere di Taranto.


ALCUNE IMMAGINI DI SARAH SCAZZI

Nessun pellegrinaggio nei luoghi dell'orrore, niente celebrazioni religiose e sporadiche visite alla tomba della quindicenne trovata morta in un pozzo. Per il delitto a processo la zia Cosima e la cugina Sabrina...

Taranto - Nessun pellegrinaggio nei luoghi dell'orrore, nessun rito religioso per ricordarla, rarissime visite al cimitero di Avetrana dove è sepolta: a due anni dalla morte della quindicenne Sarah Scazzi, ad Avetrana non c'è assolutamente nulla che riporti in qualche modo al clamore mediatico di quel fine estate-inizio autunno del 2010. Allora la tragedia di Avetrana era su tutti i giornali e le tv, mentre decine di persone si spostavano anche da fuori regione per vedere i posti dove Sarah era stata: la sua casa e quella degli zii Misseri. Di Sarah non si parla più.
Il 26 agosto 2010 Sarah Scazzi, 15 anni, zainetto sulle spalle e cuffie per la musica alle orecchie, esce di casa diretta in via Deledda per incontrare la cugina Sabrina Misseri e l'amica Mariangela Spagnoletti con le quali aveva in programma di andare al mare. Indossa una t-shirt rosa, pantaloncini corti neri, ai piedi un paio di infradito.
Secondo gli inquirenti, nella villetta dei Misseri, Sarah è stata uccisa da Sabrina e dalla zia Cosima Serrano, con la complicità di Michele Misseri (padre e marito delle due presunte assassine), a sua volta accusato di soppressione di cadavere, in concorso con le due donne, con il fratello Carmelo e il nipote Mimino Cosma. Per il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, il suo aggiunto Pietro Argentino e il pm Mariano Buccoliero non ci sono dubbi: hanno ucciso Cosima e Sabrina. Il movente è la gelosia che Sabrina nutriva nei confronti della cugina, che aveva atteggiamenti affettuosi per l'amico comune Ivano Russo, del quale entrambe si erano invaghite. A fine agosto 2010, dopo alcuni giorni di incertezze perché si pensava a una fuga volontaria, Sarah Scazzi comincia a essere cercata ovunque, anche per le insistenze della mamma Concetta, che pensa a un rapimento. Si parla anche di romeni ma così non sarà.
Poi iniziano le battute nelle campagne, fra casolari diroccati e pozzi incustoditi. Arrivano numerosi rinforzi per i carabinieri impegnati nelle indagini e alla madre di Sarah l'allora prefetto di Taranto, Carmela Pagano, consegna anche una lettera di risposta del presidente Napolitano. Michele Misseri, sua moglie Cosima e le figlie Sabrina e Valentina vengono ascoltati più volte dagli investigatori. Il 29 settembre 2010 Michele Misseri consegna ai carabinieri il cellulare di Sarah raccontando di averlo trovato in campagna tra le stoppie che aveva bruciato la sera prima. Ma si tratta, palesemente, di una messinscena. Il 6 ottobre lui, la moglie Cosima e la figlia Valentina vengono convocati nella sede dei carabinieri di Taranto. Dopo un interrogatorio-fiume, Michele confessa e in seguito porterà lui stesso gli investigatori in contrada Mosca nelle campagne di Avetrana.
Concetta Serrano apprende la notizia in diretta tv, mentre partecipa alla trasmissione "Chi l'ha visto?" seduta in casa Misseri accanto alla sorella Cosima. Il cadavere di Sarah è nascosto in una cisterna di acqua, galleggia e ha i segni di quella lunga permanenza: 40 giorni. Michele afferma di aver ucciso Sarah strangolandola perché la giovane aveva rifiutato i suoi approcci sessuali. E aggiunge di aver abusato del cadavere sotto un albero di fico. Ma il 15 ottobre Michele chiama in causa la figlia Sabrina e poco dopo scarica tutte le responsabilità sulla stessa Sabrina e conferma le sue dichiarazioni nel corso di un incidente probatorio. Il 26 maggio 2011 viene arrestata anche sua moglie, Cosima Serrano, accusata in concorso con la figlia Sabrina. Il processo, cominciato il 10 gennaio scorso, riprenderà il 18 settembre. Cosima e Sabrina sono detenute nel carcere di Taranto.
 
(27 agosto 2012)© Riproduzione riservata

La triste storia Sarah Scazzi: un omicidio di paese!

Sarah Scazzi e il dolore per una ragazzina uccisa nella fase più delicata e difficile della vita, l'adolescenza, la ragazzina infatti credeva nelle persone e non aveva paura di ciò che faceva, né dei pericoli in cui andava incontro.
Poi i parenti non sono pericolosi, nella mente dei ragazzi, in un borgo di provincia tutti si conoscono e si sa di chi aver paura e di chi invece stare distante, ma lei non aveva capito nulla.
Era una ragazzina e il pericolo non lo si conosce a 15 anni, la paura, se esiste, è solo irrazionale, senza un vero senso, invece c'è la certezza di essere immortali, a te non potrà mai capitare nulla.
Così Sarah andò dagli zii, dalla cugina, sua amica: la frequentazione degli zii per lei rappresento una scelta sbagliata, fatale, mortale.
Quel giorno caldo d'estate voleva andare al mare, mentre finì a casa Misseri, forse fu trascinata a forza.
L'ingenuità per lei fu fatale.

 
 


Delitto di Avetrana

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Il delitto di Avetrana è un caso di omicidio avvenuto il 26 agosto 2010 ad Avetrana (TA) a danno della quindicenne Sarah Scazzi.
Per il delitto sono attualmente sotto processo davanti alla Corte d'assise di Taranto, la cugina Sabrina Misseri di 24 anni e la zia Cosima Serrano di 55 anni, con l'accusa di omicidio doloso aggravato[1] e lo zio Michele Misseri con l'accusa di occultamento di cadavere[2].
La vicenda ha avuto un grande rilievo mediatico in Italia, culminato nell'annuncio del ritrovamento del cadavere della vittima e dell'arresto dello zio in diretta sul programma Chi l'ha visto? dove era ospite la madre di Sarah[3].

Indice

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La scomparsa di Sarah [modifica]

Il 26 agosto 2010 venne denunciata dalla madre la scomparsa della quindicenne Sarah Scazzi, studentessa al secondo anno dell'istituto alberghiero, conosciuta in paese come una ragazzina timida e schiva. La ragazza era uscita di casa alle 14.30[4] per raggiungere casa della cugina Sabrina, distante poche centinaia di metri, e andare con lei e un'altra amica al mare; da quel momento vennero perse le tracce di Sarah, che non rispose più al telefono e scomparve nel nulla[4].
La scomparsa della giovane Sarah ha avuto un immediato ed enorme risalto mediatico[5]. Da principio l'attenzione dei media si concentrò sulla vita privata di Sarah, analizzando le sue abitudini e addirittura il suo diario segreto e il suo profilo di Facebook per capire quali fossero i motivi che l'avevano spinta alla fuga da casa[6]. La ragazza fu dipinta dai media come un'adolescente inquieta, che frequentava sul web ragazzi molto più grandi di lei[6] e capace di progettare la propria scomparsa per diventare famosa e poter finalmente fuggire da un paesino dove si annoiava e si sentiva oppressa e da una madre con cui frequentemente litigava[6].
Questa immagine fu sostenuta in particolare dalla cugina Sabrina nelle sue numerose apparizioni a Domenica Cinque, Uno Mattina, La vita in diretta[7], mentre la madre continuava a sostenere la tesi del rapimento.
Inizialmente le indagini della polizia furono orientate verso una fuga della ragazza[6] o su un sequestro[8] ad opera di un uomo che l'avrebbe adescata su Facebook[6]. Le ricerche della ragazza andarono avanti per tutto il mese di settembre[9], in un crescendo di interesse mediatico che vide la madre e i suoi familiari ospitati dalle principali trasmissioni televisive per lanciare appelli per il ritorno di Sarah a casa[10].
Dopo oltre un mese di ricerche, il 29 settembre venne ritrovato il cellulare di Sarah semibruciato in un campo poco distante dalla sua abitazione[9]. A ritrovarlo fu lo zio Michele Misseri, agricoltore, il quale con dolore e preoccupazione per tale scoperta, asserì di essere in grado di trovare la nipote, il che contribuì ad alimentare i sospetti che subito s'iniziò a nutrire su di lui. Peraltro, lo zio Michele Misseri e sua moglie Cosima Serrano, entrambi agricoltori, avevano praticamente cresciuto in casa loro la ragazza scomparsa, della quale parlavano come di una terza figlia. Entrambi erano apparsi ripetutamente in televisione esprimendo dolore e preoccupazione per la sparizione della nipote.

Le indagini e il processo [modifica]

Dopo un'altra settimana di ricerche, il 6 ottobre Misseri, dopo un interrogatorio di circa nove ore, confessò l'omicidio della nipote, indicando alle forze dell'ordine il luogo dove aveva nascosto il cadavere[9]. La notizia del ritrovamento del cadavere venne comunicata alla madre e ai familiari in diretta televisiva dalla trasmissione Chi l'ha visto?[3].
Nei giorni successivi Michele ritrattò la confessione iniziale diverse volte[11], finché il 15 ottobre confermò i sospetti degli inquirenti sul coinvolgimento della figlia Sabrina[11]. Il giorno seguente, dopo un interrogatorio di sei ore, Sabrina venne arrestata con l'accusa di sequestro di persona e concorso in omicidio[12]. Il 21 ottobre il GIP di Taranto decise la convalida del fermo, basandosi anche sulla testimonianza dell'amica Mariangela Spagnoletti - la quale riferì che, vedendo la cugina in ritardo all'appuntamento, Sabrina Misseri pareva del tutto sconvolta ed in preda all'ansia, ripetendo che la ragazzina era stata certamente rapita e che occorreva avvertire immediatamente i Carabinieri - e sui rilievi del medico legale[13].
Dalle indagini emerse come il movente di Sabrina fosse la gelosia per le attenzioni che la cugina riceveva da Ivano Russo, un cuoco di Avetrana del quale Sabrina era innamorata. Secondo gli inquirenti, Sabrina si confidava con la cugina Sarah riguardo alla sua infatuazione per Ivano Russo ed al rifiuto di questi di allacciare una relazione sentimentale con lei. Proprio le continue insistenze di Sabrina, insieme ai pettegolezzi in paese, avrebbero portato alla definitiva rottura da parte di Ivano e acuito, così, l'astio di Sabrina verso Sarah, costituendo il movente dell'omicidio, maturato probabilmente a seguito di un acceso diverbio tra le ragazze, nella sera del 25 agosto alla vigilia della scomparsa di Sarah, in un pub del paese, davanti a numerosi testimoni[14].
Intanto Michele Misseri, avendo l'esame autoptico sul corpo di Sarah smentito il vilipendio di cadavere, ritrattò ancora la confessione iniziale dichiarando di non aver abusato del cadavere della nipote[15]. Il 6 novembre infine Misseri cambiò ulteriormente la versione attribuendo l'omicidio alla figlia e dichiarando di essere stato chiamato da Sabrina dopo la morte di Sarah per aiutarla ad occultarne il cadavere[16]. A seguito di queste ulteriori indagini l'accusa nei confronti di Sabrina è diventata di omicidio, mentre è caduta quella di sequestro di persona[14].
A seguire, il 26 maggio 2011 è stata arrestata Cosima Serrano, madre di Sabrina, con l'accusa di concorso in omicidio. Dall'analisi dei tabulati risulta, infatti, che il suo telefono cellulare avrebbe effettuato una chiamata dal garage, mentre la donna aveva dichiarato che quel pomeriggio non si era mai recata nel garage[17]. Circostanza poi suffragata dai Carabinieri del Ros in sede di deposizione all'udienza del 27 marzo 2012[18]. Cinque giorni dopo l'arresto è stato scarcerato Michele Misseri, poiché erano trascorsi i termini della custodia cautelare per il reato di soppressione di cadavere che gli viene contestato[2].
Le indagini preliminari si sono concluse il 1º luglio con l'incriminazione di 15 persone per reati che vanno dal concorso in omicidio, alla soppressione di cadavere, sequestro di persona, false dichiarazioni al Pm, alla soppressione di documenti, all’infedele patrocinio e all’intralcio alla giustizia[19].
Particolarmente controverse, infatti, sono state pure le vicende occorse ai rispettivi uffici legali: la difesa legale di Sabrina Misseri è affidata al noto avvocato penalista Franco Coppi[20], che entrava nel collegio difensivo[21] con gli avvocati Emilia Velletri e Vito Russo, successivamente costretti a rinunciare al mandato, ai sensi dell'art. 5 del Codice Deontologico Forense[22] , in quanto indagati nello stesso giudizio per soppressione di documenti, intralcio alla giustizia e favoreggiamento personale. Stessa sorte toccava all'avvocato difensore di Michele Misseri, costretto anch'egli a rimettere il mandato dopo essere stato indagato nel medesimo procedimento dell'assistito[23].
Nel novembre del 2011 l'avvocata Velletri, a seguito di giudizio abbreviato, veniva assolta dalle accuse per insussistenza del fatto, e l'avvocato Russo, che invece aveva optato per il rito ordinario, prosciolto in udienza preliminare da due capi di imputazione sempre per insussistenza del fatto-reato. Contemporaneamente, venivano assolti a seguito di abbreviato gli altri due avvocati imputati nello stesso processo, sempre con la formula dell'insussistenza del fatto[24][25].
Il processo si è aperto davanti alla Corte d'assise di Taranto il giorno 10 gennaio 2012, e vede come principali imputati Sabrina Misseri con l'accusa di omicidio doloso premeditato, la madre Cosima con l'accusa di concorso in omicidio e il padre Michele con l'accusa di soppressione di cadavere. A deporre sono state chiamate anche alcune amiche di Sabrina, che hanno riferito di com'era ossessionata dal ragazzo[26], tempestandolo di sms dal contenuto sessuale esplicito e di gelosia verso la cugina che - a suo dire - cercava di "rubarle" l'uomo[27]. Di rilievo è stata poi la testimonianza di Ivano Russo, che ha svelato di avere avuto una fugace relazione con l'imputata, prima di chiudere ogni rapporto poco prima della scomparsa di Sarah. Durante la deposizione il giovane, ripercorrendo la giornata della scomparsa di Sarah, ha inoltre spiegato che nella notte, mentre girava in auto con Sabrina per cercare la cugina, si diressero alla contrada Mosca - dove effettivamente fu rinvenuto il cadavere di Sarah - su indicazione di Sabrina, dopo che questa aveva parlato al telefono con la madre. Il ragazzo ha anche riferito che Sabrina utilizzava il cellulare della madre Cosima per chiamarlo perché «aveva il timore di essere intercettata»[28].
Il comune di Avetrana si è costituito parte civile[29].

Trasmissioni tv dedicate al delitto di Avetrana [modifica]

Note [modifica]

  1. ^ Sarah Scazzi, arrestata zia Cosima Per Sabrina omicidio premeditato Il gip: «Sabrina strangolò Sarah E Cosima non fece nulla per fermarla» Corriere del Mezzogiorno 26 maggio 2011
  2. ^ a b Colpo di scena, scarcerato zio Michele Corriere del mezzogiorno 30 maggio 2011
  3. ^ a b Gesto di delicatezza nella tv verità Corriere della sera 8 ottobre 2010
  4. ^ a b L'identità segreta di Sarah e il mistero dei 700 metri Corriere della sera 3 settembre 2010
  5. ^ Sarah Scazzi, si teme il rapimento Liberonews.it
  6. ^ a b c d e Sarah preparava la fuga: pensò alla foto per le ricerche Corriere della sera 6 settembre 2010
  7. ^ La mala television Fusiorari.org] 14 novembre 2011
  8. ^ Gli amici e un diario, il mistero di Sara La pista del sequestro Corriere della sera 1 settembre 2010
  9. ^ a b c Dalla scomparsa alla verità, la tragedia di Sarah Scazzi virgilionews.it
  10. ^ La mamma comunica la lista dei sospetti Italianwes
  11. ^ a b Le cinque versioni di zio Michele Corriere della Sera 6 novembre 2010
  12. ^ Sarah, arrestata la cugina. "Aiutò il padre ad uccidere" TG24sky.com
  13. ^ Convalidato il fermo di Sabrina. La moglie del mostro in Procura Corriere del Mezzogiorno 18 ottobre 2010
  14. ^ a b Riesame: «Sabrina agì per gelosia Può fuggire e commettere altri delitti» Il Messaggero 22 novembre 2010
  15. ^ Misseri ritratta: nessuno stupro. Fermo convalidato, Sabrina nega Adkronos 18 ottobre 2010
  16. ^ Verbale interrogatorio Misseri Corriere della sera 10 novembre 2010
  17. ^ Omicidio Scazzi, l’intercettazione che incastra Cosima Misseri
  18. ^ Omicidio Sarah Scazzi. I Ros inchiodano Cosima "Pure lei era in garage" Gazzetta del Mezzogiorno 28 marzo 2012
  19. ^ Avetrana, conclusione delle indagini La procura: indagate quindici persone Corriere del Mezzogiorno 1º luglio 2011
  20. ^ Sarah Scazzi, il penalista Franco Coppi avvocato di Sabrina Misseri: difese Andreotti e Cossiga Blitz quotidiano
  21. ^ La nuova carta di Sabrina Misseri: Franco Coppi nel collegio difensivo
  22. ^ http://www.altalex.com/index.php?idnot=1497
  23. ^ Sarah, la maledizione degli avvocati. Lascia De Cristofaro La gazzetta del mezzogiorno
  24. ^ Agenzie su assoluzione avvocati imputati ad Avetrana. 21 novembre 2011
  25. ^ Sarah/Cosima e Sabrina a processo Assolti da ogni accusa tre avvocati Quotidiano di puglia, 21 novembre 2011
  26. ^ Sarah, slitta la testimonianza di Ivano L'amica di Sabrina: "Era ossessionata da lui" Bari Repubblica.it 17 gennaio 2012
  27. ^ Mariangela Spagnoletti spiega perché Sabrina Misseri era gelosa di Sarah Scazzi NewsPuglia 21 febbraio 2012
  28. ^ Ivano Russo:«Sesso con Sabrina, ma incompleto». Processo Scazzi: il ragazzo conteso dalle cugine parla in aula Lettera43 31 gennaio 2012
  29. ^ Omicidio Scazzi: Comune Avetrana si costituisce parte civile AdnKronos 10 gennaio 2012

Bibliografia [modifica]

  • Antonio Giangrande, Sarah Scazzi, il delitto di Avetrana. Il resoconto di un avetranese. 2012
  • Boeri Mariella, La bambina di Avetrana, Edizioni Anordest, 2010, pp. 274.
  • Fumarola Domenico, Sarah Scazzi. La morte segreta, Calcangeli, 2011, pp. 66.


ITALIA-CINA

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PER L'ALLEANZA, LA COOPERAZIONE, L'AMICIZIA E LA COLLABORAZIONE TRA' LA REPUBBLICA ITALIANA E LA REPUBBLICA POPOLARE CINESE!!!