L'
attentato del 20 luglio 1944 fu il tentativo organizzato da alcuni politici e militari tedeschi della
Wehrmacht ed attuato dal
colonnello Claus Schenk von Stauffenberg di assassinare
Adolf Hitler; esso ebbe luogo all'interno della
Wolfsschanze, il quartier generale del
Führer, sito a
Rastenburg nella
Prussia Orientale.
Lo scopo dell'attentato era quello di eliminare Adolf Hitler e, attraverso un
colpo di Stato, instaurare un nuovo governo che avesse il compito di negoziare una tregua con la
Gran Bretagna e gli
Stati Uniti, allo scopo di evitare la
resa incondizionata della
Germania. L'attentato fu pianificato sfruttando la possibilità che offriva il piano
Walküre,
ossia la mobilitazione della milizia territoriale in caso di colpo di
stato o insurrezione interna, opportunamente modificato dal colonnello
von Stauffenberg. L'esplosione dell'ordigno uccise tre ufficiali e uno
stenografo, ma il
Führer
subì solo lievi ferite; il conseguente fallimento del colpo di Stato
portò all'arresto di circa 5.000 persone, molte delle quali furono
successivamente giustiziate o internate nei lager
[1].
Premesse
Ai primi significativi dissensi al regime hitleriano in ambito
militare, si andarono ad affiancare altri di tipo religioso, quali
quelli del
cardinale Clemens August von Galen e del
vescovo Theophil Wurm che protestarono contro l'attuazione del cosiddetto
programma eutanasia[2] e civile, promossi da gruppi organizzati quali l'
Orchestra Rossa e la
Rosa Bianca. Questi movimenti iniziarono sommessamente a manifestarsi nel
1938, quando gruppi dell'
Abwehr e dello
Heer cominciarono a pianificare un rovesciamento del regime di Hitler; i primi che ipotizzarono tale opzione furono i
generali Hans Oster e
Ludwig Beck ed il
feldmaresciallo Erwin von Witzleben, che stabilirono in seguito contatti con numerose autorità politiche come
Carl Goerdeler e
Helmuth James Graf von Moltke[3].
I militari, parzialmente soggetti al controllo della
Gestapo
e all'influenza del partito nazista, avevano espresso notevoli critiche
al regime, in particolare durante gli avvenimenti svoltisi tra il
1933
ed il 1938, quando i più alti membri delle gerarchie dell'esercito
erano entrati in contrasto con Hitler. Il generale Beck rassegnò le
dimissioni, ipotizzando già un possibile rovesciamento del regime di
Hitler, ma anche altri importanti personaggi compirono lo stesso gesto
in seguito all'
Anschluss (l'annessione dell'
Austria alla Germania) e allo
scandalo Fritsch-Blomberg, che provocò l'allontanamento del generale
Werner von Fritsch e del feldmaresciallo von Blomberg
[4].
L'opposizione in ambito militare crebbe mano a mano che le sorti del
conflitto volgevano a sfavore della Germania, allo scopo di favorire una
pace separata con gli
Alleati ed evitare così una possibile distruzione del paese
[5].
Queste idee in virtù del giuramento di fedeltà prestato, non si
manifestarono mai apertamente, ma rimasero sommerse nello scontento
degli ufficiali
[6].
Alcuni piani per un rovesciamento del regime atti a impedire a Hitler
di scatenare una nuova guerra mondiale vennero preparati già nel 1938 e
nel 1939, ma non furono portati a termine a causa dell'indecisione dei
generali dell'esercito
Franz Halder e
Walther von Brauchitsch e della fallimentare strategia delle potenze occidentali nel contrastare la politica aggressiva del Führer
[4].
Nel 1942, anche a seguito dei primi insuccessi della
Wehrmacht, il colonnello
Henning von Tresckow membro dello
Stato Maggiore del feldmaresciallo
Fedor von Bock, formò un nuovo gruppo di adepti, che divenne presto il centro nevralgico della cospirazione
[7].
Tuttavia la notevole protezione di cui godeva Hitler rappresentava un
evidente problema per la progettazione e l'attuazione di un attentato
[8]. Nel 1942 l'adesione del generale
Friedrich Olbricht,
che in qualità di capo del quartier generale dell'ufficio dell'esercito
controllava un sistema indipendente di comunicazione delle unità di
riserva in tutta la Germania, al gruppo di resistenza di Tresckow, gettò
le basi per l'attuazione di un colpo di Stato
[6].
Tra il 1942 e il 1943, Tresckow, all'epoca
capo di stato maggiore dell'
Heeresgruppe Mitte, aveva partecipato a tre infruttuosi tentativi. Il primo, avvenuto il
17 febbraio a
Zaporižžja nel
quartier generale dell'
Heeresgruppe Süd, ma non realmente concretizzatosi a causa dell'opposizione del feldmaresciallo
Erich von Manstein[9], il secondo, avvenuto il
13 marzo a
Smolensk durante la visita di Hitler allo stato maggiore dell'Heeresgruppe Mitte, dove il colonnello
Fabian von Schlabrendorff
consegnò ad un ufficiale dello stato maggiore che viaggiava in aereo
con il Führer un pacchetto, ufficialmente contenente alcoolici,
provvisto invece di due piccole cariche esplosive sufficienti per fare
precipitare l'aereo, che tuttavia non esplosero. Il terzo infine,
avvenne il
21 marzo a
Berlino, quando al colonnello
Rudolf Christoph Freiherr von Gersdorff
fu affidato l'incarico di accompagnare Hitler ad una mostra di
materiale bellico catturato al nemico; Tresckow chiese a von Gersdorff
se fosse disponibile a sacrificarsi facendosi saltare in aria mentre si
trovava accanto a lui ma, dopo averne ricevuto l'assenso, la visita del
Führer si svolse così rapidamente da non permettere il tempo di
azionamento delle spolette, costringendo von Gersdorff ad uscire per
disinnescarle.
La pianificazione dell'attentato
L'idea di un attentato ai danni del Führer nacque durante un incontro avvenuto nel settembre del
1943 tra il feldmaresciallo
Günther von Kluge, il generale a riposo
Ludwig Beck, il dottor
Carl Friedrich Goerdeler ed il generale
Friedrich Olbricht, riunitisi presso l'appartamento di quest'ultimo
[10]. Goerdeler fu
sindaco di
Lipsia
e per un breve periodo commissario del Reich per il controllo dei
prezzi. Fu uno dei maggiori oppositori alla politica del Führer, nonché
fautore di una nuova forma di governo nella quale egli stesso avrebbe
dovuto ricoprire la carica di
Cancelliere, mentre il generale Beck, ex
capo di stato maggiore dell'esercito, sarebbe dovuto divenire il nuovo
Capo di Stato[6][11]. Il motivo della riunione risiedeva nella richiesta del feldmaresciallo von Kluge (comandante dal
16 dicembre 1941 al
27 ottobre 1943 dell'
Heeresgruppe Mitte
sul fronte orientale), di un incontro con il generale Beck per
esprimere la sua preoccupazione sull'andamento della guerra e
sull'impossibilità di proseguirla su due fronti, e in merito alla
necessità di prendere una decisione per eliminare Hitler dalla scena
politica e militare, ritenendo che questo avrebbe impedito la
distruzione del paese e l'invasione
sovietica della Germania.
[12]
Le condizioni per la realizzazione di un attentato tuttavia
peggioravano sempre di più poiché Hitler non appariva quasi più in
pubblico e raramente si recava a Berlino
[8]; egli infatti, dal
24 giugno 1941, due giorni dopo l'inizio dell'
operazione Barbarossa, aveva spostato il suo quartier generale a Rastenburg, nella
Wolfsschanze, spostandosi solo occasionalmente nella sua residenza estiva nell'
Obersalzberg, il
Berghof. Heinrich Himmler e la
Gestapo
inoltre nutrivano sospetti sulla possibilità di un complotto contro
Hitler, sospettando un coinvolgimento da parte degli ufficiali dello
Stato maggiore generale.
L'ingresso di Stauffenberg nei cospiratori
Nell'agosto 1943, Tresckow incontrò per la prima volta un giovane ufficiale, il tenente colonnello
Claus Schenk von Stauffenberg; questi era stato gravemente ferito in
Tunisia, perdendo la mano destra, due dita della mano sinistra e l'occhio sinistro. Il
conte
von Stauffenberg aveva un orientamento politico conservatore,
nazionalista e cattolico e, dall'inizio del 1942, condivise il pensiero
largamente diffuso tra gli ufficiali dell'esercito, che il proseguimento
della guerra avrebbe portato la Germania al disastro e che Hitler
sarebbe dovuto essere rimosso dal potere. Inizialmente i suoi scrupoli
religiosi gli avevano impedito di giungere alla conclusione che
l'assassinio sarebbe stato l'unico modo per raggiungere questo scopo ma
cambiò idea dopo la sconfitta della
6ª armata a
Stalingrado nel dicembre 1942, ed il conseguente fallimento della
seconda offensiva estiva sul
fronte orientale[13].
Una volta terminata la convalescenza, venne contattato dai
cospiratori, accettando di unirsi all'organizzazione; dopo avere
ricevuto la nomina di capo di stato maggiore dell'esercito territoriale,
sotto il diretto comando del generale Olbricht, rielaborò insieme a von
Tresckow ed al
maggiore Hans-Ulrich von Oertzen
la strategia del colpo di stato, modificando radicalmente gli ordini di
mobilitazione della riserva nel caso della morte di Hitler, in modo
tale da poter agire contro le più alte personalità del Reich e le
SS.
La scelta su chi dovesse compiere materialmente l'attentato cadde
proprio sul colonnello von Stauffenberg, in virtù dell'opportunità che
questi aveva di avvicinare il Führer durante le riunioni alla "
tana del lupo" (
Wolfsschanze), il quartier generale di Adolf Hitler sul fronte orientale
[8].
Il piano Walküre
Nel 1943 Olbricht aveva presentato una nuova strategia per la realizzazione del colpo di Stato; l'esercito territoriale (l'
Ersatzheer), aveva un piano operativo denominato "operazione Valchiria" (in
tedesco Operation Walküre),
utilizzabile in caso di rivolta interna o nei territori occupati. I
vertici militari avevano infatti considerato l'ipotesi che la mancanza
di ordine e di controllo, dovuta alla distruzione delle città a causa
dei bombardamenti e nelle conseguenti difficoltà di controllare le
strutture necessarie a trattenere i milioni di lavoratori forzati
occupati nelle fabbriche tedesche, sarebbe potuta sfociare in una
ribellione o in una insurrezione.
Olbricht suggerì che questo piano avrebbe potuto essere utilizzato
per mobilitare l'esercito territoriale non contro la minaccia
preventivata ma viceversa contro le SS ed i vertici del partito. Tra
l'agosto ed il settembre 1943 venne quindi redatto un nuovo piano
Walküre
da von Tresckow, che introdusse nuovi ordini supplementari per
l'occupazione dei ministeri del governo di Berlino, del quartier
generale di Himmler nella Prussia orientale, delle stazioni radio e
delle centrali telefoniche, oltreché per la liberazione dei campi di
concentramento
[14][15]. L'operazione Valchiria poteva essere messa in atto esclusivamente dal generale
Friedrich Fromm,
comandante dell'esercito territoriale, che quindi si trovò nella
posizione di dover partecipare alla congiura oppure essere arrestato
assieme agli altri funzionari governativi ed ai militari che fossero
rimasti fedeli ad Hitler.
Il ruolo di Stauffenberg era indispensabile per l'attuazione del
piano. Durante il colpo di Stato che avrebbe seguito la morte del Führer
Stauffenberg avrebbe dovuto fare immediatamente ritorno a Berlino per
prendere il comando della milizia territoriale mentre il capo ufficio
segnalazioni
Fellgiebel,
avrebbe dovuto telefonare a Berlino per dare la notizia della morte di
Hitler, e ricevuta la notizia, il generale Friedrich Olbricht assieme al
nuovo
capo di Stato Maggiore, al colonnello
Albrecht Mertz von Quirnheim e ad altri ufficiali favorevoli al rovesciamento del governo, avrebbero avviato il piano
Walküre.
Questo era tuttavia debole in diversi punti: il generale Fromm era a
conoscenza del complotto ma fino a quel momento non aveva fatto nulla
per fermarlo, e tra i congiurati si era fatta largo la convinzione che
parimenti non avrebbe fatto nulla per ostacolarlo. Egli tuttavia aveva
condizionato la sua adesione alla riuscita del colpo di Stato, ossia non
ne avrebbe preso parte fino a quando il successo non fosse stato
assicurato
[16],
quindi, in caso di fallimento era lecito pensare che si sarebbe
schierato contro i partecipanti. In questo modo il suo eventuale rifiuto
di inoltrare gli ordini relativi al piano, avrebbe impedito ai
comandanti dei distretti militari la loro conferma, con il pericolo che
questi avrebbero potuto opporre il rifiuto di eseguirli.
La verifica della morte di Hitler era un'altra delle variabili
essenziali alla riuscita del piano, poiché, se l'attentato fosse
fallito, le possibilità di iniziare l'operazione Valchiria erano
praticamente inesistenti dato che i comandanti dei distretti non
avrebbero obbedito ad ordini provenienti dalla milizia territoriale, se
questi si fossero basati sulla notizia inesatta della morte del Führer.
Il tempo necessario a Stauffenberg per fare ritorno a Berlino, pari a
circa tre ore, aggiungeva difficoltà al piano, poiché gli ordini per la
mobilitazione della riserva territoriale erano firmati da Olbricht e da
von Quirnheim; tuttavia, se dai distretti militari fosse pervenuta la
richiesta, questi avrebbero dovuto essere confermati da Fromm, e di
conseguenza Stauffenberg non avrebbe potuto confermare nessun ordine
prima del suo ritorno a Berlino. Inoltre se gli ordini non fossero
partiti o se il blocco delle comunicazioni non avesse retto, lo stato
maggiore di Hitler avrebbe potuto emanare i relativi contrordini
[17].
L'attentato
L'adesione di Rommel
Nell'estate del 1944 la Gestapo era a conoscenza di un piano per
assassinare Hitler. Inoltre vi era la sensazione che anche sul campo di
battaglia rimanesse poco tempo prima della definitiva disfatta della
Germania, poiché il fronte orientale era in rotta e il 6 giugno gli
Alleati aprirono un
nuovo fronte in
Francia. Circa un mese prima il feldmaresciallo
Erwin Rommel era stato informato dal generale
Hans Speidel
dei preparativi di un attentato al Führer e questi aveva formalmente
aderito e, anche se nulla fu deciso riguardo alla sua posizione nel
nuovo governo, la notizia rafforzò la determinazione dei congiurati in
quanto Rommel godeva in Germania di una grande popolarità e di una
grande stima da parte della popolazione e la sua presenza avrebbe potuto
spostare l'equilibrio del consenso a favore di Stauffenberg. Il
feldmaresciallo sostenne che si doveva "venire in soccorso della
Germania" ma allo stesso tempo, riteneva che uccidere Hitler ne avrebbe
fatto un martire, preferendo l'idea di arrestarlo e trascinarlo davanti a
un tribunale militare per i suoi molteplici crimini
[18].
Quando Stauffenberg mandò, attraverso il tenente
Heinrich Graf von Lehndorff-Steinort,
un messaggio a Tresckow chiedendo se vi fosse ancora qualche motivo per
tentare di assassinare Hitler, in quanto nessun fine politico sarebbe
servito alla Germania, Tresckow rispose: "
L'assassinio deve essere tentato, coûte que coûte
(ad
ogni costo). Anche qualora il tentativo fallisse, dobbiamo procedere
nell'operazione Valchiria a Berlino. Ai fini pratici non è più alcuno
scopo; quello che conta adesso è che il movimento di resistenza tedesco
deve fare un grande passo davanti agli occhi del mondo e della storia.
Rispetto a questo, nient'altro ha importanza[19]."
I giorni precedenti l'attentato
Sabato 1º luglio 1944, Stauffenberg venne nominato capo di stato
maggiore del generale Fromm presso la sede dell'esercito territoriale al
Bendlerblock, nel centro di Berlino; il nuovo incarico permise a Stauffenberg di partecipare alle riunioni informative di Hitler, sia alla
Wolfsschanze
che a Berchtesgaden, offrendogli la possibilità di uccidere
personalmente Hitler. Nel frattempo nuovi elementi si aggiunsero alle
fila dei congiurati e tra questi vi era il generale
Carl-Heinrich von Stülpnagel, comandante militare in Francia, il quale, dopo la morte di Hitler, avrebbe preso il controllo di
Parigi con l'intento di negoziare un armistizio con le forze Alleati
[20].
Il
7 luglio il generale Stieff ebbe la possibilità di uccidere Hitler durante una mostra di nuove divise presso il
castello di Klessheim vicino a
Salisburgo, senza tuttavia riuscire ad agire, mentre l'
11 luglio
Stauffenberg partecipò ad una conferenza alla presenza di Hitler,
portando una bomba nella sua valigetta, ma a causa della precedente
decisione dei cospiratori, che ritenevano imprescindibile uccidere il
Führer eliminando contemporaneamente
Hermann Göring ed
Heinrich Himmler, l'attentato non venne realizzato a causa della mancata presenza di quest'ultimo
[8].
Quando Stauffenberg, il
15 luglio,
si recò nuovamente alla Wolfsschanze, la decisione di uccidere Hitler
insieme ad Himmler era stata abbandonata ed il piano di Stauffenberg
consisteva nel posizionare la valigetta con la bomba, dotata di un
innesco a tempo, all'interno del bunker di cemento dove usualmente si
tenevano le riunioni, uscire con un pretesto, attendere l'esplosione per
poi fare ritorno a Berlino dove, dal
Bendlerblock,
l'edificio del ministero della guerra eletto a quartier generale della
cospirazione, si sarebbe stato dato il via all'operazione Valchiria.
Anche in questa occasione tuttavia, nonostante alla riunione fossero
presenti sia Himmler che Göring, l'attentato non poté essere realizzato
in quanto Hitler venne chiamato fuori dalla stanza all'ultimo momento
[8].
Il 20 luglio 1944
Il mattino del
20 luglio 1944, von Stauffenberg si recò nuovamente alla
Wolfsschanze;
egli era stato convocato allo scopo di riferire sulle divisioni che la
milizia territoriale stava creando in previsione dell'avanzata
sovietica ed avrebbe dovuto presentare il suo rapporto ad Hitler durante la riunione quotidiana che questi teneva insieme al suo
stato maggiore. In compagnia del colonnello vi erano il
tenente Werner von Haeften ed il generale
Hellmuth Stieff; sia Stauffenberg che von Haeften portavano una bomba nelle rispettive borse, ognuno dei due ordigni, preparati da
Wessel Freytag von Loringhoven, era composto da circa un chilogrammo di
esplosivo al plastico,
avvolto in una carta di colore marrone; questi avrebbero dovuto essere
innescati a tempo, attraverso un detonatore formato da una sottile molla
di rame che sarebbe stata progressivamente corrosa da un acido
[21].
Mappa del complesso della
Wolfsschanze, la "tana del lupo". L'edificio contrassegnato con il numero 6 è la sala delle conferenze dove avvenne l'attentato.
Una volta giunto a Rastenburg, von Haeften ordinò al pilota di
tenersi pronto a ripartire per la capitale da mezzogiorno in avanti e,
lasciato l'aeroporto, i tre si diressero in automobile alla
Wolfsschanze; il dispositivo di sorveglianza del quartier generale di
Hitler era formato da tre anelli, difesi da
campi minati,
casematte e barriere di
filo spinato, superabili attraverso tre
posti di blocco
ed ogni ufficiale aveva a disposizione un lasciapassare, valido una
sola volta, e tutti dovevano essere soggetti alla perquisizione da parte
di un ufficiale delle
SS;
i due cospiratori, convocati personalmente da Hitler, riuscirono
facilmente ad oltrepassare il dispositivo, presentandosi all'interno
della "tana del lupo" intorno alle ore 11.00
[22].
Adolf Hitler (in blu) si trovava al centro della sala congressi della
Wolfsschanze; le persone decedute (in rosso) si trovavano alla sua destra, in prossimità della bomba.
La riunione in cui avrebbe dovuto essere presente il Führer era in
programma per le 13.00 ed i due ufficiali, dopo una breve colazione, si
recarono dal generale Fellgiebel che insieme al generale Stieff avrebbe
dovuto trasmettere la notizia della morte di Hitler e quindi bloccare
qualunque comunicazione verso l'esterno, per dare tempo ai cospiratori
di avviare l'operazione Valchiria. Poco dopo le ore 12:00, von
Stauffenberg si recò dal feldmaresciallo
Wilhelm Keitel
per sottoporgli il contenuto della sua relazione e, dopo averne
ottenuto l'approvazione, venne informato dell'anticipo della riunione
alle 12.30 a causa dell'arrivo di
Benito Mussolini
che sarebbe giunto in visita nel pomeriggio. Il cambiamento di orario
rese necessario accelerare l'operazione di innesco degli ordigni e von
Stauffenberg chiese al feldmaresciallo il permesso di ritirarsi per
qualche minuto per lavarsi e cambiarsi la camicia, chiedendo di essere
accompagnato dal suo attendente. Il nervosismo di von Haeften tuttavia
rischiò di compromettere l'operazione. Mentre von Stauffenberg era a
colloquio con gli ufficiali, l'attendente lasciò l'esplosivo incustodito
in una borsa su una scrivania avvolto in una camicia, tanto che un
sottufficiale delle SS gli chiese di cosa si trattasse, ma l'arrivo di
von Stauffenberg risolse la situazione
[23].
Una volta rimasti soli, i due iniziarono la preparazione dei due
ordigni ma, dopo l'innesco del primo, vennero richiamati dal
feldmaresciallo Keitel poiché la riunione era già iniziata: un sergente
bussò alla porta e fece ingresso nella stanza, vedendo i due ufficiali
manipolare un oggetto e, dopo che Keitel disse ad alta voce "
Stauffenberg si sbrighi",
il sottufficiale rimase davanti alla porta aperta fino a che il
colonnello non uscì con la borsa sotto il braccio, non riuscendo quindi
ad innescare la seconda bomba. Per non attirare troppo l'attenzione su
di sé Stauffenberg rinunciò a proseguire i preparativi, ritenendo
erroneamente che il calore prodotto dall'esplosione di uno degli ordigni
avrebbe fatto deflagrare anche il secondo. Una volta diretto verso la
sala riunioni, l'attendente di Keitel cercò di prendergli la borsa per
affrettarsi ma il colonnello non glielo permise e percorse velocemente i
500 metri che separavano la baracca dove aveva sostato dalla sala dove
era in svolgimento la riunione, diversamente dalle informazioni in
possesso di von Stauffenberg che riteneva che questa si sarebbe tenuta
nel bunker di cemento, che avrebbe amplificato la potenza
dell'esplosione
[23].
Un soldato mostra i pantaloni di Hitler, distrutti dalla deflagrazione della bomba.
La sala riunioni era un comune edificio in mattoni e legno, con
larghe finestre, protette da serrandine di acciaio per proteggere i
presenti dalle schegge, che, a causa del caldo opprimente di quel
giorno, erano tutte aperte; von Stauffenberg iniziò a pensare che la
carica potesse essere insufficiente ma a quel punto era impossibile
fermarsi. All'interno dell'edificio, il colonnello chiese all'attendente
di Keitel di essere posizionato vicino al Führer a causa dei suoi
problemi di udito; l'ufficiale diede il suo assenso ed appoggiò la
cartella di von Stauffenberg dietro al
tenente generale Adolf Heusinger, che in quel momento stava presentando il suo rapporto in merito al
fronte orientale. Si presume che il colonnello
Heinz Brandt,
che era in piedi accanto a Hitler, spinse con il piede la cartella
dietro la gamba del tavolo, evitando così l'uccisione di Hitler, ma
causando la propria morte
[24].
Nella stanza si trovavano 24 persone ed il feldmaresciallo Keitel richiamò l'attenzione di Hitler dicendogli "
Stauffenberg è arrivato, non vuole sentirlo su questo punto?" ma questi, dopo avere salutato il colonnello con un cenno del capo, rispose "
più tardi, lasciamo finire Heusinger";
immediatamente dopo von Stauffenberg chiese all'attendente di Keitel di
potere uscire per fare una telefonata ed i due lasciarono insieme la
stanza e, una volta giunti all'apparecchio telefonico, von Stauffenberg
chiese di essere messo in comunicazione con il generale Fellgiebel;
l'attendente fece ritorno nella stanza mentre il colonnello, sollevato e
riagganciato il ricevitore, uscì dall'edificio
[25].
Mentre von Stauffenberg stava percorrendo a piedi i circa 300 metri
che lo separavano dall'automobile che lo attendeva, il generale
Heusinger stava terminando la sua relazione e la sua frase "
se non facciamo ritirare immediatamente il nostro gruppo di armate che si trova accanto al lago Peipus, una catastrofe...", fu interrotta dall'esplosione che avvenne alle 12.42
[24][26].
Il colonnello, insieme al tenente von Haeften, salì in macchina ed
ordinò all'autista di partire; egli ritenne che l'attentato fosse
riuscito ma, nella confusione e nella fretta, non era riuscito a vedere
nulla di quanto fosse realmente accaduto, mentre il generale Fellgiebel
vide un uomo barcollante uscire dall'edificio distrutto, appoggiato al
braccio di Keitel e quell'uomo era Adolf Hitler, sopravvissuto quasi
incolume all'attentato; egli riportò infatti solo alcune bruciature alla
gambe e la perforazione del timpano destro.
[24] Lo scoppio della bomba aveva invece ucciso tre ufficiali, tra cui il colonnello Brandt, e lo stenografo
[26].
Von Stauffenberg, dopo aver udito l'esplosione e visto il fumo che si
levava dalle finestre dell'edificio colpito, presupponendo la morte di
Hitler, salì sulla sua auto personale con il tenente von Haeften. Alle
12.44 uscì dalla tana del lupo telefonando ad un ufficiale dello stato
maggiore con cui aveva fatto colazione, per convincere il sottufficiale
di guardia a lasciarlo passare
[27],
ed a recarsi all'aeroporto. Durante il tragitto von Haeften riuscì a
liberarsi della seconda bomba, che fu in seguito ritrovata dalla
Gestapo, ed entrambi s'imbarcarono sull'aereo messogli a disposizione dal generale
Eduard Wagner per fare ritorno a Berlino
[28].
Le conseguenze
L'inizio dell'operazione Valchiria
Dopo l'esposione, da Rastenburg il generale Fellgiebel doveva
informare Berlino dell'accaduto, ma i segnali a sua disposizione erano
solo due, ossia quello di avvio dell'operazione Valchiria e quello di
arresto; non era stata presa in considerazione l'ipotesi che la bomba
scoppiasse dando quindi avvio al colpo di Stato, ma che Hitler potesse
comunque sopravvivere all'attentato
[29].
Nell'impossibilità di contattare von Stauffenberg, le comunicazioni con
l'ufficio del generale Olbricht furono confuse, ed il generale per non
compromettere definitivamente il colonnello, parlando con il generale
Fritz Thiele, disse semplicemente "
è successa una cosa terribile, il Führer è vivo"
[30].
La confusione delle informazioni fu tale che la milizia territoriale
non venne messa in movimento fino all'arrivo a Berlino di von
Stauffenberg. Questi diede il via al piano comunicando a tutti i
distretti la morte del Führer, nonostante il rifiuto del generale Fromm a
collaborare
[31].
Fromm infatti aveva parlato personalmente con il feldmaresciallo
Keitel, il quale gli aveva riferito che il Führer era vivo; Hitler aveva
ripreso il controllo della situazione.
Nonostante il ritardo nell'avvio delle operazioni, riprese solo alle
16.00, furono diramate per radio le nomine per il nuovo regime, ma
queste comunicazioni iniziarono ad essere smentite dai messaggi
provenienti da Rastenburg; la lentezza e le esitazioni nell'attuazione
delle operazioni, unite al fallimento dell'attentato, furono fatali ai
cospiratori.
La repressione
Verso le 18.00 il comandante del III gruppo della difesa, generale
Joachim von Kortzfleisch,
fu convocato al Bendlerblock ma si rifiutò di obbedire agli ordini di
Olbricht, sostenendo che il Führer non era morto. Venne così arrestato e
tenuto sotto sorveglianza, e al suo posto venne nominato il generale
Karl Freiherr von Thüngen, che tuttavia non fu in grado di mobilitare le sue truppe. Il generale
Fritz Lindemann che avrebbe dovuto leggere alla radio un proclama al popolo tedesco non si presentò
[32],
né la radio né il quartier generale della Gestapo vennero occupati, e
alle 18.45 la radio tedesca iniziò a diffondere ripetutamente un
messaggio che spiegava che il Führer era stato oggetto di un attentato
che l'aveva però lasciato illeso e che era in atto un colpo di stato.
Inutilmente von Stauffenberg cercò di smentire la notizia, a
Praga e
Vienna
i comandanti territoriali che avevano iniziato ad arrestare le SS,
liberarono i prigionieri ristabilendo l'ordine. Alle 19:00 circa Hitler
effettuò diverse telefonate mentre il ministro della propaganda
Joseph Goebbels si attivò per smentire la notizia della sua morte. Il maggiore
Otto Ernst Remer,
che si era presentato per arrestare lo stesso Goebbels, dallo stesso
ministro fu messo in contatto con Hitler, che lo rassicurò sulle sue
condizioni, lo promosse colonnello, e gli ordinò di fermare il colpo di
stato e arrestare i cospiratori
[31].
Remer, prima di assolvere il suo compito, ricevette la notizia che
un'unità corazzata allertata dai cospiratori, si era radunata nella
Fehrbelliner Platz agli ordini del generale
Heinz Guderian.
Remer si mise immediatamente in contatto con questi, e nonostante
l'autorità di comando su tutte le forze armate disponibili nella
capitale che Hitler gli aveva conferito, ricevette risposta che l'unità
avrebbe obbedito solo agli ordini di Guderian. L'eventuale intervento di
un'unità corazzata avrebbe messo i cospiratori in una condizione di
vantaggio rispetto alla
divisione Großdeutschland da lui comandata; tuttavia la situazione venne risolta dal
tenente colonnello Gehrke che convinse gli equipaggi dei panzer della stabilità della situazione, richiamando la loro fedeltà al Führer
[33].
Il colonnello Remer ordinò alle sue truppe di circondare ed isolare il Bendlerblock, senza entrare nell'edificio
[34].
Alle ore 20:00 Witzleben arrivò al Bendlerblock, dove discusse con
Stauffenberg che insisteva ancora sul proseguimento del colpo di stato.
Nello stesso momento, il sequestro del governo di Parigi venne
interrotto quando il feldmaresciallo
Günther von Kluge venne a sapere che Hitler era vivo. Alle 20.30 il feldmaresciallo Keitel diffuse un messaggio in cui si affermava che
Heinrich Himmler
era stato nominato comandante dell'esercito territoriale al posto di
Fromm e che da quel momento si sarebbe dovuto obbedire solo agli ordini
che provenivano da lui. Alle 22.30, dopo una breve sparatoria
all'interno del Bendlerblock, i principali congiurati vennero arrestati
dal generale Fromm. Poco dopo la mezzanotte del
21 luglio, il colonnello
Claus von Stauffenberg, il generale
Friedrich Olbricht, il colonnello
Albrecht Mertz von Quirnheim ed il tenente
Werner von Haeften, su ordine del generale Fromm vennero arrestati e fucilati nel cortile del Bendlerblock. Pochi minuti dopo lo
Standartenführer Otto Skorzeny
arrivò con una squadra di SS e, dopo aver vietato altre esecuzioni,
arrestò i congiurati rimasti e li consegnò alla Gestapo, che
immediatamente si attivò per scoprire tutte le persone coinvolte
nell'attentato
[31].
Il processo
Nelle settimane successive, la Gestapo catturò quasi tutti coloro che
avevano la più remota connessione con l'attentato; la scoperta di
lettere e diari nelle case e negli uffici degli arrestati rivelò i piani
dei congiurati fin dal 1938, portando ad una serie di arresti, tra cui
quello di
Franz Halder, condotto poi in un campo di concentramento. Seguendo il cosiddetto
Sippenhaft,
l'arresto per motivi di parentela, vennero arrestati tutti i parenti
dei principali congiurati. Alla fine furono circa 5.000 le persone
arrestate dalla Gestapo e circa 200 i giustiziati;
[35]
non erano tutti collegati con la congiura, tuttavia la polizia politica
colse l'occasione per regolare i conti con molte altre persone
sospettate di avere simpatie con l'opposizione nazista
[36]. Anche
Erwin Planck, il figlio del famoso fisico
Max Planck, venne giustiziato per il suo coinvolgimento
[37].
I partecipanti al complotto vennero processati dal
Volksgerichtshof ("Tribunale del Popolo"), presieduto dal giudice
Roland Freisler,
condannò a morte tutti gli imputati a seguito di processi brevissimi svolti tra il
7 e l'
8 agosto.
[38]
Pochissimi tra i congiurati cercarono di fuggire o di negare le loro
colpe. I processi vennero condotti senza una vera e propria difesa e
senza alcun riguardo nei confronti delle persone accusate, obbligate a
presentarsi ai processi privi di cinture e con indosso abiti fuori
misura
[6] allo scopo di renderli grotteschi
[39]. Hitler stesso volle che i colpevoli venissero "impiccati e appesi come bestiame al macello"
[38][40].
Anche il tentativo di Fromm di scampare al processo, ordinando
l'immediata esecuzione di Stauffenberg e di altri congiurati, fu
infruttuoso; venne arrestato il 21 luglio e in seguito condannato a
morte dal Tribunale del Popolo
[31].
Nonostante il suo coinvolgimento nella cospirazione venne accusato
esclusivamente di scarso rendimento nelle sue funzioni. Fu giustiziato a
Brandeburgo sulla Havel; Hitler in persona commutò la condanna a morte per impiccagione alla "più onorevole" fucilazione.
Pochissimi riuscirono a sfuggire al Tribunale del Popolo, tra questi
il feldmaresciallo von Kluge ed i generali Wagner e von Tresckow che si
suicidarono; quest'ultimo prima della sua morte disse a
Fabian von Schlabrendorff:
"Il mondo intero ora ci diffamerà, ma io sono ancora del tutto convinto
che abbiamo fatto la cosa giusta. Hitler è l'acerrimo nemico non solo
della Germania, ma del mondo intero.
[41]" Durante un interrogatorio,
Karl-Heinrich von Stülpnagel fece il nome del feldmaresciallo
Erwin Rommel; pochi giorni dopo, il consigliere personale di Stülpnagel,
Cesare von Hofacker
ammise sotto tortura che Rommel era un membro attivo della cospirazione
e nonostante non vi fosse stata alcuna partecipazione diretta da parte
sua, il feldmaresciallo fu costretto a togliersi la vita il 14 ottobre
1944
[18].
L'esecuzione delle prime condanne avvenne nel
carcere di Plötzensee,
a poche ore dalla lettura della sentenza. I condannati vennero
impiccati con filo di ferro ed i loro corpi appesi poi a ganci da
macellaio.
[42]
Tutte le esecuzioni furono filmate in maniera meticolosa e dettagliata
per circa quattro ore di filmato, questo venne mostrato a Hitler, che lo
aveva commissionato, e successivamente ad altri gerarchi, non pochi dei
quali si sentirono male e dovettero abbandonare la sala di proiezione.
Il filmato venne proiettato per l'ultima volta nel 1950 e da allora
occultato a Berlino
[38].
Altri congiurati, tra cui l'
ammiraglio Wilhelm Canaris, ex capo dell'
Abwehr e il generale
Hans Oster furono arrestati e giustiziati il
9 aprile 1945 nel
campo di concentramento di Flossenbürg. I parenti dei congiurati arrestati secondo le norme del
Sippenhaft,
vennero internati nei campi di concentramento; tra questi vi furono
dieci membri della famiglia Stauffenberg, tra i quali Berthold, che fu
processato e giustiziato, otto della famiglia Gordeler, e molti altri
familiari dei congiurati, alcuni dei quali persero la vita. Dal momento
del loro arresto e del loro internamento, mano a mano che gli alleati
avanzavano, essi vennero spostati da un campo all'altro fino alla loro
liberazione, avvenuta in
Tirolo da parte degli americani il
28 aprile 1945
[43]. Oggi a
Berlino, nella prigione dove furono eseguite le sentenze di morte, c'è un museo commemorativo per le vittime del processo.
I protagonisti della vicenda
I partecipanti alla riunione del 20 luglio
In
corsivo i personaggi che rimasero uccisi nell'esplosione.
I cospiratori direttamente coinvolti
Molte personalità militari che ricoprivano posizioni importanti
nell'ingranaggio militare tedesco ed importanti esponenti
dell'imprenditoria industriale, appartenevano a circoli antinazisti,
segretamente od a titolo personale, anche se non tutti concordavano
sull'eliminazione fisica di Hitler e dei principali gerarchi; molti
erano i simpatizzanti che non avrebbero agito concretamente, o,
appellandosi al giuramento di fedeltà, disposti a mostrare i loro veri
sentimenti solo dopo la morte del Führer.
Fra coloro che parteciparono direttamente all'attentato vi furono:
- Claus Schenk von Stauffenberg, capo di stato maggiore della milizia popolare.
- Ludwig Beck, già capo di stato maggiore dell'esercito, dopo il colpo di stato avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di capo provvisorio dello Stato[44]
- Erwin von Witzleben, designato a divenire il comandante supremo dell'esercito.
- Friedrich Olbricht, intendente generale dell'esercito territoriale.
- Henning von Tresckow, capo di Stato Maggiore del gruppo d'armate di centro sul fronte orientale.
- Erich Fellgiebel, capo ufficio segnalazioni a Rastenburg; non riuscì nel suo intento di bloccare le comunicazioni[45]
- Werner von Haeften, attendente di von Stauffenberg.
- Albrecht Mertz von Quirnheim, capo di stato maggiore del generale Olbricht.
- Hellmuth Stieff, si recò a Rastenburg insieme a von Stauffenberg e von Haeften.
- Eduard Wagner, mise a disposizione l'aereo con cui von Stauffenberg si recò e ripartì da Rastenburg.
- Fritz Thiele, generale dello stato maggiore del generale Olbricht.
- Friedrich Karl Klausing, collaboratore di von Stauffenberg.
- Carl Friedrich Goerdeler, designato a divenire Cancelliere del Reich.
- Wolf-Heinrich von Helldorf, capo della polizia di Berlino; garantì la collaborazione delle forze dell'ordine della capitale.
Cinematografia
Film
Documentari
Note
- ^ Shirer, 1960, op. cit., p. 1393
- ^ Hoffmann, op. cit., p. 81
- ^ Taylor, 1974, op. cit., p. 224
- ^ a b Thomsett, 1997, op. cit., p. 45
- ^ Questi
sottovalutarono ogni apporto informativo che avrebbe consentito loro di
conoscere il piano o addirittura di agevolarlo: cfr. P.R.J. Winter, British Intelligence and the July Bomb Plot of 1944: A Reappraisal in War in History, Sports Industry Market Research, Statistics, Trends and Leading Companies, 2006, pp. 468-494.
- ^ a b c d Fest, 1997, op. cit., p. 95
- ^ Fest, 1997, op. cit., p. 188
- ^ a b c d e Taylor, 1974, op. cit., p. 226
- ^ Hoffmann, 1994, op. cit., p. 148
- ^ Biagi, 1995, op. cit., p. 2021
- ^ Thomsett, 1997, op. cit., p. 40
- ^ Thomsett, 1997, op. cit., p. 46
- ^ "Claus Schenk Graf von Stauffenber" , German Resistance Memorial Center, 2009.
- ^ Fest, 1997, op. cit., p. 219
- ^ In precedenza, si credeva che fosse il tenente colonnello Claus Schenk von Stauffenberg il principale responsabile del piano Walküre,
ma i documenti recuperati da parte dell'Unione Sovietica dopo la guerra
e pubblicati nel 2007 suggeriscono che il piano fu sviluppato da
Tresckow entro l'autunno del 1943.
- ^ Hoffmann, 1994, op. cit., p. 155
- ^ Galante, 1981, op. cit., pp. 11-12
- ^ a b Shirer, 1990, op. cit.
- ^ Fest, 1997, op. cit., p. 236
- ^ Fest, 1997, op. cit., p. 228
- ^ Hoffman, 1996, op. cit.
- ^ Biagi, 1995, op. cit., p. 2024
- ^ a b Hoffmann, 1994, op. cit., p. 156
- ^ a b c (DE) Der Anschlag. Spiegel Online. URL consultato il 19-4-2011.
- ^ Biagi, 1995, op. cit., p. 2030
- ^ a b Biagi, 1992, op. cit., p. 398
- ^ Hoffmann, 1994, op. cit., p. 161
- ^ (DE) Einer der Letzten, die Stauffenberg lebend sahen. Br Online. URL consultato il 24-4-2011.
- ^ Biagi, 1995, op. cit., p. 2031
- ^ Hoffmann, 1994, op. cit., p. 426
- ^ a b c d Taylor, 1974, op. cit., p. 227
- ^ Fest, 1997, op. cit., pp. 270-272
- ^ Fraser, 1993, op. cit., p. 499
- ^ Galante, 1981, op. cit., p. 209
- ^ Kershaw, 2009, op. cit., p. 693
- ^ Fest, 1997, op. cit., p. 301
- ^ Alleged July Plot Conspirators Executed in Plötzensee Prison. JewishVirtualLibrary.org. URL consultato il 24-4-2011.
- ^ a b c Shirer, 1960, op. cit., p. 1070–1071
- ^ Durante l'interrogatorio al feldmaresciallo von Witzleben, il giudice Freiser gli si rivolse gridandogli: Witzleben, la smetta di tirarsi su continuamente i pantaloni, è disgustoso. Non può trovare il modo di tenerli a posto? Gallo, 1970, op. cit., p. 351
- ^ Fest, 1997, op. cit., p. 295
- ^ Hoffmann, 1996, op. cit., p. 187
- ^ Thomsett, 1997, op. cit., p. 231
- ^ Enzo Biagi, cit., pag. 2036.
- ^ Ulrich F. Zwygart, Integrity and moral courage: Beck, Tresckow and Stauffenberg in Military Review, Sports Industry Market Research, Statistics, Trends and Leading Companies, 1994.
- ^ Salmaggi e Pallavisini, 1989, op. cit., p. 561
- ^ Scheda su Rommel, la volpe del deserto dell'Internet Movie Database
- ^ Scheda su Accadde il 20 luglio dell'Internet Movie Database
- ^ Scheda su Operazione walkiria dell'Internet Movie Database
- ^ Il film ricevette nel 1956 il Deutscher Filmpreis nella categoria "Filme, die zur Förderung des demokratischen Gedankens beitragen".
- ^ Scheda su La notte dei generali dell'Internet Movie Database
- ^ Scheda su Il complotto per uccidere Hitler dell'Internet Movie Database
- ^ Scheda su Die Stunde der Offiziere dell'Internet Movie Database
- ^ Scheda su Stauffenberg dell'Internet Movie Database
- ^ Scheda su Operazione Valchiria dell'Internet Movie Database
- ^ Scheda su Geheime Reichssache dell'Internet Movie Database
- ^ Scheda su The Restless Conscience dell'Internet Movie Database
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